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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 08/20/22 in tutte le aree
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Buongiorno, potreste aiutarmi a catalogare questa piastra di Ferdinando quarto. Gradito anche parere su stato di conservazione e valutazione. Questo è il rovescio, grazie3 punti
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Segnalo questo interessante esemplare di Ottavo di scudo della croce a nome del Doge Pesaro che sarà esitato nella prossima asta Hirsch del 23/9: Lotto 2930. ITALIEN-VENEZIA, REPUBBLICA Giovanni Pesaro. 1658-1659, Ottavo di Scudo d. Croce o.J. (Mmz. BV = Benardino Vizzamano). Kreuz mit Weinblättern. Rs: Markuslöwe in verziertem Schild. Montenegro 1791 vgl. Paolucci 9. Hübsche Tönung. Kleine Randausbrüche. 3,78 g. RRR ss Da: https://it.wikipedia.org/wiki/Giovanni_Pesaro Figlio di Vettor ed Elena Soranzo, uomo ricchissimo, fece una rapida carriera nell'amministrazione pubblica venendo eletto più volte senatore e consigliere, giungendo a ricoprire in un paio di occasioni la carica di Vice-doge. Nonostante tutti questi onori numerose macchie infamanti oscurarono a lungo il suo nome: nel 1642 aveva abbandonato la guarnigione di Pontelagoscuro all'arrivo dei nemici nonostante ne fosse il comandante, durante gli anni successivi s'era macchiato di malversazione ed appropriazione indebita. Durante un rettorato in terraferma aveva rubato dalle proprietà dei suoi amministrati. Vedovo di Lucia Barbarigo, si diceva che avesse sposato una governante dai facili costumi. Il fratello venne bandito a vita per numerosi crimini. Eppure, pur con queste macchie, il Pesaro era riuscito a risalire pian piano la china e poco prima, con un lungo discorso al Maggior Consiglio, aveva convinto i nobili, titubanti, a proseguire la guerra offrendo egli stesso 60.000 ducati. Questo nuovo atteggiamento gli fruttò grandi consensi tra le famiglie aristocratiche e gli permise di candidarsi allo scrutinio del 1658. L'8 aprile 1658 riuscì sin dal primo scrutinio ad imporsi sugli altri, grazie all'appoggio della maggior parte dei nobili. Sofferente da tempo di problemi di salute, nel giugno del 1658 venne colpito da una malattia sconosciuta e perse tutti i denti. Il doge Pesaro morì il 30 settembre 1659 dopo soli diciassette mesi di governo e venne sepolto con grande pompa nella basilica dei Frari, dove gli fu poi eretto un sontuoso monumento. d2 punti
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Buonasera , e' vero per quanto riguarda le persone comuni o anche piu' altolocate , invece per gli Imperatori , almeno fino all' epoca Antonina , gli ustrini erano dislocati in Campo Marzio , uno vicino al Mausoleo di Augusto che servi per le cremazioni degli Imperatori probabilmente fino a Nerva , altri due ustrini erano poco distanti , presso Montecitorio , dove furono cremati Antonino Pio e forse Marco Aurelio . In prima foto ruderi dell' ustrino presso il Mausoleo di Augusto , in seconda foto posizione degli ustrini antonini in prossimita' circa di Montecitorio .2 punti
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Quando mi trovo di fronte a questi dubbi io provo a liberare la mente da qualsiasi pregiudizio e cerco di valutare la moneta in maniera obiettiva, anche andando contro i miei eventuali interessi e traendo delle conclusioni. In questo specifico caso, quando mi sono occupato di questa monetazione diversi anni fa, non avevo mai visto un esemplare di tarì con S rovesciate e mi sono fidato di quanto scritto da altri. Qualche tempo dopo ne ho avuto uno in mano ed il primo pensiero che ho avuto è che la moneta non fosse buona. E' bastato per me confrontarla con una originale per rendermene conto. Trovo poi assurdo che un peso così calante (su tutti gli esemplari noti) sia passato inosservato a chi preposto al controllo prima che la moneta fosse liberata in zecca. Ma anche chiudendo gli occhi davanti a queste che per me sono "pistole fumanti" io sinceramente non riesco a chiuderli di fronte allo stile della moneta che a me risulta, considerando il ritratto e i caratteri della legenda, veramente poco probabile. Queste le mie conclusioni ed ovviamente tengo a sottolineare che sono e rimangono esclusivamente una mia opinione basata su quanto scritto sopra. Nulla toglie che io sia nel torto e che le mie ipotesi siano sbagliate. La Numismatica è anche questo. Sereno e pacifico confronto che non deve per forza dimostrare che uno ha ragione e l'altro ha torto. In assenza di documentazione probante ognuno è libero di restare fermo nella sua posizione rispettando comunque le idee altrui. Buon fine settimana a tutti.2 punti
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Salve a tutti. In questo periodo di "quiete apparente" sto risistemando un po' le amate monetuzze... Questo Cavallo l'ho classificato Napoli Mir 84/5 ma non sono così sicuro...2 punti
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Ciao, puoi iniziare con il testo di Adriano Savio, semplice ma molto ben scritto e ti da le nozioni fondamentali per iniziare. Adriano Savio - Monete Romane. Bella la tua moneta2 punti
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Chi desidera può postare liberamente quelli che possiede. Dalla mia minuscola raccolta - 19151 punto
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In questo thread vorrei raccogliere informazioni e discussioni sulle 2 € "speciali" di solidarietà all'Ucraina. Fin'ora abbiamo l'emissione di quest'anno dell'Estonia, ideata da Daria Titova, giovane profuga ucraina studentessa di belle arti in Estonia. L'immagine rappresenta una ragazza (simbolo di tenerezza, secondo l'autrice) coi capelli adornati da fiori che protegge un uccellino, affiancata a spighe di grano. Poi c'è l'emissione prevista l'anno prossimo dalla Lettonia, con un girasole che insieme al grano è uno dei classici simboli dell'Ucraina. Fatto salvo il piccolo errore sul bozzetto lettone, entrambe riportano in alto la scritta "Slava Ukraini" (in traslitterato ufficiale Slava Ukraïni) che vuol dire "Gloria all'Ucraina": non è uno slogan inventato durante l'attuale guerra ma un saluto tradizionale usato dal XIX secolo, a cui spesso si risponde "Herojam slava" ovvero "Gloria agli eroi".1 punto
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Ciao, oggi condivido un denario di Antonino Pio (RIC 441) fatto coniare dopo la sua morte da Marco Aurelio e Lucio Vero suoi successori come imperatori. Sono monete di commemorazione e consacrazione battute in due serie quelle Divo Pio e Consecratio. Da notare che su queste monete Antonino Pio è sempre rappresentato con testa nuda, segno forse che si voleva divinizzare principalmente l'uomo oltre che l'imperatore? (uno tra i più amati dal popolo romano). È solo una mia considerazione. La moneta reca sul rovescio la raffigurazione di quello che dovrebbe essere un altare (così viene riportato nelle descrizioni delle tante monete che ho visionato). Dico questo perché sto leggendo qualcosa per iniziare le schede e ci sono tesi che sostengono che potrebbe anche trattarsi di un Ustrino (ustrinum) vista la presenza di porte chiuse sul presunto altare. L 'ustrinum era un'area sacra in prossimità delle necropoli dove veniva cremato il corpo del defunto, alla presenza dei familiari, e dove successivamente si raccoglievano i resti per la tumulazione. Ogni intervento su tale argomento è molto gradito. Il denario coniato nel 161/162 d. C (spero ?) da attento esame non desta sospetti, ha circolato abbastanza ed è molto più piacevole dal vivo che in foto. Grazie ed alle prossime ANTONIO MM 17,50 G 3,56 RIC 4411 punto
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Un recente arrivo in collezione, comprata dal mio famosissimo "Local Coin Shop" Canadese, che mi ha chiamato appena gli è arrivata. La moneta mi viene con cartellino anni 1800' tutto in inglese, c'è da chiedersi da quanto tempo già abita sponde lontane da quelle bagnate dal suo mar mediterraneo! Pareri e commenti saranno molto graditi! LRC1 punto
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È probabilmente un errore scaturito in fase di coniazione,nessuna volontà nell'imprimere HEER anziché HIER... Almeno secondo me... Questo è il mio esemplare...1 punto
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Moneta in buona conservazione attorno allo SPL: i rilievi ci sono tutti tenendo conto di questa tipologia. La patina non è uniforme, potrebbe essere un tentativo (artificiale) di "patina a bersaglio" non ben riuscito. Posto a confronto:1 punto
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Ciao Non mi pare naturale,ne omogenea. Per il mio personale gusto,non mi fa impazzire sinceramente. Non saprei, forse mBB-qSpl Non si capisce assai con sta patina?1 punto
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Ciao @Rocco68, non metto in dubbio la tua inconfutabile esperienza di collezionista ed il tuo sapere numismatico maturato in decenni di studio, ma perdonami... parliamo di un'antica tecnica che non ho certo inventato io. le superfici lunari di cui parli, non sono una caratteristica tipica della fusione ma, sono degli errori, sono monete false fatte in modo maldestro. Le superfici porose o granulose, possono essere il frutto di uno stampo fatto male... la superfice dell'argilla refrattaria é porosa - ma può essere anche lisciata con il fondo di un cucchiaio prima di imprimerci una moneta. Se invece fai riferimento a dei "mari lunari" sulla superfice - questi sono dovuti ad un colaggio non eseguito ad arte (vedi - quantità del metallo fuso versato nello stampo) e/o a causa dell'utilizzo di determinati metalli. Questa tecnica lascia inevitabilmente una bava sul contorno (alla giuntura delle due metà) - che veniva limata a mano - é normale che abbiano forme diverse. Qui mi limito a risponderti solo: FALSO - perché altrimenti mi sembra veramente di perdere tempo. Obiettivamente, penserei alla coniazione al martello - battendo un tondello di 4,5 g forse fatto di stagno e piombo, il modulo si assottiglia e di conseguenza si allarga, poi viene tosato per riportarlo al diametro di 25 mm - perdendo quindi, spessore e peso. Allo stesso tempo, dubito che gli artigiani falsari non riuscissero a capire che per ottenere una moneta simile a quella autentica, bisognava partire con un tondello di maggiore spessore e peso. Sinceramente, se proprio dovessi usare l'immaginazione, penserei piuttosto a dei falsi coniati in Zecca nelle ore notturne, magari con gli stessi conii ma con metalli diversi... come quelle fabbriche che, di giorno producono per le grandi marche e poi la notte, producono i falsi delle stesse marche per il mercato nero con materie prime scadenti. Ad ogni modo, pare che l'editto per il ritiro delle monete false del 1800, non menzioni delle monete false coniate al torchio in delle improbabili Zecche clandestine, così come pare non menzioni la monetazione al martello (diventata obsoleta 50 anni prima) ma, pare si riferisca proprio alle monete fuse... metodo che - rispetto alla battitura - era molto più facile e meno faticoso, pratico, veloce e soprattutto remunerativo, vista la quantità delle monete che si potevano duplicare in un solo giorno. Caro Rocco, detto questo, non ho né l'interesse, né l' intenzione di convincere nessuno... figurati, io pensavo addirittura di poter essere utile. Niente di personale. Un saluto.1 punto
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Discussione un po' datata ma pertinente... ? Saluti Illyricum1 punto
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Ringrazio @ART per la discussione. Devo essere sincero. Non sono molto a mio agio a scrivere. Non sono convinto della giustezza di un disegno che riporti il motto conosciuto, ottocentesco o novecentesco che sia. Nel caso lettone mi sarei forse fermato al disegno dei girasoli. Sottolineo il "forse". Ma non intendo argomentare oltre. Rimango sul piano collezionistico (anche se ridurre questioni spinose e mortifere al solo piano collezionistico mi sembra già un delitto). Mi aspetto il trittico baltico, a questo punto. Faccio un appunto appurato or ora sul WEB. Non dovrebbe esserci alcun errore nella scritta lettone SLAVA UKRAINAI. Mentre l'Estonia ha deciso di traslitterare il motto ucraino in caratteri latini (cioè i caratteri in cui l'estone viene scritto), la Lettonia ha deciso di tradurre il motto ucraino in lettone: slava Ukrainai!1 punto
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Niente a che vedere come difficoltà col precedente: Per aver devi a volte dare1 punto
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Tornare sulle tracce dei nostri amati pezzi, dalla coniazione / fusione fino alle nostre mani... uno dei miei più veri crucci collezionistici.1 punto
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Queste incisioni sono state oggetto di articoli recenti soprattutto di Asolati. Sono tutte o quasi su territorio italiano. Non sono vandale perché con la serie vandal condividono solo il numero 42 ma in queste incisioni c'è anche il numero 83 Lxxxiii. Poiché et stato pubblicato un esemplare su cui fu poi coniato un follis di Giustiniano zecca di Roma. Questa pratica precede la riconquista giustinianea. Nella maggioranza dei casi sono bronzi dei flavii. A parte la datazione l'uso è ancora non certo completamente1 punto
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I follis erano placcati di argento, quindi è comune che anche gli esemplari dei giorni nostri presentino una argentatura residua. Gli esemplari meglio conservati la possono avere anche pressoché integra; altri più ossidati presentarne solo tracce, meglio visibili controluce, come credo sia il tuo caso.1 punto
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Dalla descrizione è un follis di Massimiano Ercole (Mi g. 10.57) Inizio mettendo le foto fatte dalla casa d'aste. Quelle fatte da me, anche se ridimensionate, non riesco a metterle -.-.1 punto
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Ciao, scusa il ritardo ma ho letto solo adesso. Ti ringrazio per la citazione ma mi sopravvaluti: forse sarebbe più opportuno girare la domanda al maestro @Rex Neap Io non penso a una coniazione postuma: forse una "prova" per le emissioni del 1790 o perché non pensare a una "liberata" di pochi pezzi (e quindi molto rara) con questi accoppiamenti di conii? Di supposizioni potremmo avanzarne tante...1 punto
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Quasi tutti rari/rarissimi gli ottavi di scudo della croce!1 punto
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Penso sia una provinciale romana con al rovescio la statua di Artemide all'interno di un tempio. Le misure suggerirebbero Perge in Pamphylia. Un'ipotesi sarebbe Nerone: link1 punto
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DE GREGE EPICURI Potrebbe essere una provinciale romana con al rovescio l'imperatore a cavallo (un "adventus" o una "profectio"), sull'altro lato c'è un busto imperiale, molto deteriorato. Presente una grande contromarca circolare.1 punto
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@Poemeniusgrazie per la pazienza con una bestia come il sottoscritto, Alain. Immaginavo - ripeto, nella mia veramente pesante ignoranza - fosse una moneta della "reconquista" giustinianea con scritte latino + greche ma nella mia ingenuità non mi capacito ancora di come nel mercato si diano queste attribuzioni. Grazie ancora1 punto
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Bronzo di Filippo II che raffigura al rovescio Tyche di Antiochia seduta di fronte e, sopra, un ariete (Aries) che salta a destra, il tutto all'interno di un'edicola a quattro colonne; sotto, il dio-fiume Eufrate che nuota a destra (Aquila Numismatics 4). Lotto 793. Roman Provincial MESOPOTAMIA, Nisibis Philip II (247-249 AD) AE Bronze (25.5mm, 10.7g) Obv: AYTOK M IOVΛI ΦIΛIΠΠOC CЄB, radiate and cuirassed bust to left, wearing paludamentum Rev :IOY CЄΠ KOΛΩ NЄCIBI MHT, Tyche of Antioch seated facing; above, ram (Aries) leaping to right, head to left; all within tetrastyle shrine; below, river-god Euphrates swimming to right. Cf. BMC 22-3 (Philip I); cf. SNG Copenhagen 240 (same); cf. Lindgren II 2604 (same); Roma e60, 565. apollonia1 punto
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Buonasera, Tra pochi giorni in vendita nell'asta elettronica 522 di CNG al lotto 13 un didrammo di Akragas tardo arcaico (495-485 a.C.) che presenta la combinazione di conii O46-R69, non censita nel corpus della professoressa Westermark. Ma che erroneamente CNG interpreta come la comparsa di un nuovo conio del rovescio. Il dritto sembra presentare un’usura di conio generale più pronunciata che in altri esemplari noti (numeri 109-110-111). Al rovescio mancano i difetti di conio (sotto il granchio) che il corpus riporta per tutti e tre gli esemplari noti finora battuti dal conio di martello O69, numero di catalogo 112. Siccome l’ultimo accoppiamento di conii riportante il dritto O46 era catalogato al numero 111, potremmo vedere in questo nuovo esemplare un esempio del passaggio tra il conio O46 ed O47 per quanto riguarda la serie dei conii. Un osservazione sull’esemplare CNG. Al dritto sopra la testa, dietro il collo e fino alla parte superiore dell’ala dell’aquila si può osservare una particolare fenditura che sembrerebbe portare al sollevamento (?) di parte del metallo. Purtroppo tramite foto non è facile capire chiaramente di cosa si tratti, tuttavia proprio dietro la nuca del rapace mi sembra di notare un area più scura, un agglomerato di ossido o un possibile sintomo di suberatura? L’esemplare non è di peso calante in ogni caso, arrivando a 8,48 grammi, e la casa d’asta descrive il particolare come difetto del tondello. @odisseo @skubydu ? Piuttosto interessante il fatto che sul conio R69 si possano notare due globetti in posizioni poco comprensibili lungo i fianchi del carapace del granchio, uno proprio sopra il quarto arto destro dal basso ed uno tra il secondo e terzo arto sinistro dal basso. Essendo compatibili per fattura, posizione e dimensioni con gli elementi di congiunzione tra gli arti del granchio ed il carapace mi chiedo: che siano i segni di un errore dell’incisore antico, forse un ripensamento dopo essersi accorto che stava inserendo gli arti in una posizione troppo asimmetrica ed innaturale? L’esemplare CNG 522/13: https://auctions.cngcoins.com/lots/view/4-6U5GZ1/sicily-akragas-circa-495-485-bc-ar-nomos-22mm-848-g-4h Gli esemplari 111 e 112 riportati in The Coinage of Akragas: L'immagine dell’esemplare Westermark 112.1 presente sul Bollettino del Circolo Numismatico Napoletano del 1924 insieme alla descrizione che ne fece allora Monsignor Giuseppe de Ciccio:1 punto
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Qualcosa poi è stato recuperato come si legge in altro articolo del quotidiano La Stampa del 21 dicembre 1980:1 punto
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Buongiorno Alberto,in verità la difficoltà non sta nel trovare ulteriori esemplari,ma nel trovarli discreti ed interessanti... Tanto per dire questa è una delle ultime 23 aggiunte in collezione... A mio avviso in buona conservazione considerando la data...1 punto
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Buongiorno a tutti , inizio la mia settimana Numismatica con una delle mie piastre almeno per me più belle che ho di Ferdinando II. Millesimo 1846 Mi è piaciuta subito per la patina e la conservazione, purtroppo dalla foto non si vede benissimo ma vi assicuro essere un gioiellino. Giudicata BB+ dal venditore, io complessivamente la giudicherei qBB. Voi cosa ne pensate? Aspetto commenti. Saluti Alberto1 punto
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Norma Pratelli Parenti (1921-1944) Medaglia d'oro al valor militare Norma Pratelli Parenti - Wikipedia1 punto
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Moneta in alta conservazione. Mi sembra di notare una "patina a bersaglio" sul R/, mentre non mi entusiasma la patina del D/ (ma sono gusti personali) perché non uniforme. Partecipo volentieri con la mia liretta:1 punto
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Salve a tutti. Discussione interessantissima dai risvolti da seguire con attenzione. L'esemplare in oggetto (sui nostri Cataloghi la varietà con S rovesciate è segnata alla nota 4 ed è portata come R: http://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-FIV1/24), poi, è molto particolare: stiamo parlando di una moneta dallo stile insolito (a me sembra più rozzo rispetto agli esemplari "canonici" che siamo abituati a vedere), dal peso di gran lunga calante (di solito il peso medio si aggira intorno ai 4,58 g.) e con evidenti "errori" nelle legende. Sarei curioso di sapere com'è il taglio di queste monete, liscio o con la solita treccia in rilievo? Il peso calante è giustificato da un tondello più sottile, ma le particolarità evidenziate sono troppe per accostare queste monete alle tipologie simili, ma con caratteristiche diverse, nella "norma". Da una prima analisi, dalle foto che si vedono qui, non mi sembra che i due esemplari postati si possano considerare dei falsi d'epoca, anzi, a me danno l'impressione di essere coevi e in argento così com'erano gli altri nominali da 20 grani. Né le differenze sopra riscontrate sono sufficienti a dire che una moneta simile sia un falso. Lo stile rozzo ed il peso calante, così come gli "errori" nelle legende, secondo me, avrebbero una ragion d'essere negli avvenimenti storici di quell'anno, il 1798. Perché produrre delle monete di taglio medio-basso (quindi a largo spettro di circolazione e per usi quotidiani), di peso calante (all'epoca, pesando la moneta se ne sarebbero sicuramente accorti) e con dei caratteri così "diversi" (rozzi) da distinguersi palesemente dalle coniazioni coeve "normali"? Secondo me si trattò di necessità: in pratica, avevano bisogno di moneta sonante in circolazione e produssero altri nominali di questo tipo, ma con conii più rozzi perché incisi in tutta fretta, senza dedicare troppa attenzione ai particolari, e di peso calante (quindi di spessore più sottile) per risparmiare sull'argento in zecca. Ma quale circostanza costrinse la produzione di questi tarì così anomali? Sempre secondo la mia ipotesi, la causa scatenante fu la guerra che il Regno di Napoli aveva ingaggiato con la Francia della Prima Repubblica (settembre 1792 - maggio 1804). L'esercito francese aveva invaso l'Italia e, nel 1798, si era spinto fino a minacciare i territori dello Stato Pontificio, all'epoca alleato nonché "vicino" confinante del Regno di Napoli di Ferdinando IV, con l'obiettivo di sostenere la Repubblica Romana, nata proprio in quell'anno e quindi ancora debole di fronte alle altre potenze italiane vicine. Terni era stata occupata e la calata francese doveva essere arrestata, ma il Papa si trovava nell'impossibilità di contrastare gli invasori, poiché era stato deposto. Così, i Napoletani accorsero in armi in aiuto di Pio VI: al comando del colonnello Sanfilippo, un contingente napoletano di ben 4000 uomini, accompagnati dal micidiale sostegno di molti pezzi d'artiglieria, aveva occupato Rieti senza troppe difficoltà. Da lì, il 27 novembre 1798, la colonna si mosse per affrontare l'esercito francese del generale Louis Lemoine a Terni che contava a malapena 1500 effettivi (la guarnigione di Terni era praticamente insignificante tanto era ridotta all'osso, sia di mezzi che di uomini). Solo l'arrivo dei rinforzi al comando di Simon Dufresse riequilibrò le forze in campo, ma Sanfilippo rimaneva in netta superiorità numerica. In più, l'artiglieria era una minaccia concreta per i Francesi che dovevano sbarazzarsi subito dei cannoni napoletani per avere qualche possibilità di vittoria. Invece di asserragliarsi a Terni e di aspettare l'attacco di Sanfilippo, il generale Lemoine decise di passare all'azione: tra Terni e Papigno sorprese così la colonna napoletana in marcia e, dato che i soldati borbonici non si aspettavano un attacco così aggressivo e repentino, furono messi in fuga. La vittoria quel giorno arrise ai Francesi e il bilancio delle perdite per Sanfilippo fu tragico: tutti i cannoni del convoglio, insieme alle salmerie, erano caduti interamente nelle mani del nemico e lo stesso colonnello fu fatto prigioniero insieme a 400 dei suoi soldati. Le truppe napoletane, sbandate, si diedero alla fuga senza tentare di recuperare quanto perduto, né di salvare il proprio comandante dal nemico. Il successo francese, però, fu di breve durata perché il 14 agosto 1799 un contingente austro-russo del generale Gerlanitz cacciò i Francesi da Terni, aprendo così la strada al crollo della Repubblica Romana (cadrà il 30 settembre 1799). Secondo me, quindi, questi tarì furono coniati in quell'anno proprio per far fronte ad una simile evenienza: data la mole della spedizione napoletana in territorio pontificio (4000 uomini, cannoni e vettovaglie con munizioni), non mi sorprende se si deducesse che furono coniate altre monete di taglio medio-basso, magari per l'approvvigionamento o la paga delle truppe. Dobbiamo pensare che i soldati non venissero pagati tutti in piastre o sue frazioni (ducati e mezze piastre), ma anche con tagli di minor valore. Una cosa simile avveniva anche ai tempi degli antichi Romani se pensiamo che le paghe dei legionari o dei pretoriani erano espresse in sesterzi (unità di conto nei documenti d'epoca, oltre che moneta effettiva circolante di grande modulo e di peso consistente), ma il pagamento veniva effettuato con moneta sonante di taglio diverso, spesso molto più basso (assi e dupondi in rame) o più alto (denari in argento). Prendete le mie parole come quelle che sono, cioè delle ipotesi: ho sentito comunque il bisogno di avanzare la mia idea sul perché dell'esistenza di queste monete così particolari, poiché non mi appariva del tutto priva di senso.1 punto
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