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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 08/17/22 in tutte le aree
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Dopo la recente discussione sul ripostiglio di Dorchester, vi scrivo oggi di altri due interessanti ripostigli, che forse son tre, ma più probabilmente uno solo! Non preoccupatevi, non sto dando i numeri, mettevi comodi che vi racconto una storia. I primi di Agosto del 1989 i Brian Malin se ne va a spasso per la campagna attorno al villaggio di Chalgrove - a una decina di miglia a sud-est di Oxford - assieme al padre e al fratello Ian. I tre hanno un metal detector per cercare qualche moneta sparsa nel terreno, un hobby di famiglia che quel giorno regalerà loro l'inizio di un'avventura che durerà anni. Nei pressi di Chalgrove Farms (Home Farm) infatti si imbattono in quello che ha l'aria di essere un ritrovamento notevole: un vaso in terracotta con all'interno un considerevole quantitativo di monete! I tre raccolgono il tutto con molta attenzione e il 7 agosto portano vaso e monete all'Ashmolean Museum. Controllando di non aver lasciato nulla nel sito, i tre - lo stesso giorno - si imbattono in un secondo vaso, rotto in cocci, contenente anch'esso molte monete e allargando l'area di ricerca raccolgono un considerevole quantitativo di monete sparse. L'8 agosto si recano nuovamente all'Asmolean Museum per consegnare anche la seconda parte del ritrovamento. Il ripostiglio, che prenderà il nome di Chalgrove I contiene 4145 antoniniani così ripartiti: - 2766 nel primo vaso (Pot A) - 634 nel secondo vaso (Pot B) - 745 pezzi dispersi nel terreno (scatter) che molto probabilmente facevano parte del secondo vaso rinvenuto rotto Il ripostiglio è stato studiato e catalogato tenendo conto di questi tre sottogruppi che però non hanno rilevato sostanziali differenze cronologiche o di composizione tranne una minor presenza di monete di Aureliano nel Pot A e una maggior corrosione delle monete trovate sparse (scatter) per ovvi motivi di minor protezione dagli agenti atmosferici e per contatto diretto con il terreno. La distribuzione delle zecche è quella tipica dei ripostigli britannici del III secolo con una prevalenza dell'85% della zecca di Roma per l'Impero Centrale seguita da Milano con il 7.5% e Siscia con il 3.7%. L'Impero Gallico invece domina con la Mint I (Treviri) con il 69% seguita dalla Mint II (Colonia) con circa il 25,5%. La composizione del ripostiglio rispecchia la composizione standard dei depositi del III secolo terminanti con monete di Probo e chiusi durante gli anni '80 del secolo. Questi ripostigli vedono generalmente una presenza di monete dell'Impero Centrale compresa in un range che va dal 20 al 30% e una presenza di galliche stimata tra il 60 e il 75%. Il Chalgrove I presenta rispettivamente le percentuali del 20.2% e del 60.7% Il ripostiglio termina con emissini a nome di Probo battute a Lione che Bastien data al 278/9 ed è quindi ragionevole pensare alla chiusura del deposito attorno al 280. Nel ripostiglio sono presenti ben 689 imitazioni, circa il 16.6% dell'intero deposito. Di questo gruppo il 78% imita monete ufficiali dell'impero Gallico, l'11.5% monete dell'impero Centrale e la rimanenza tipi incerti. Da sottolineare come il diametro delle imitazioni più piccole si attesti attorno ai 12-13 mm e che questo dato si raccorda con quanto sostenuto da Doyen ovvero che la produzione dei cosiddetti minimi imitativi (7-9 mm) fa il suo exploit a partire dal 282 (cioè dopo la chiusura del nostro ripostiglio. Ed ecco l'assetto del ripostiglio: Impero Centrale Valeriano e Gallieno -- 12 Gallieno e Salonina -- 337 Claudio II -- 364 Divo Claudio -- 67 Quintillo -- 23 Aureliano -- 12 Tacito -- 11 Probo -- 14 Impero Gallico Postumo -- 44 Leliano -- 1 Mario -- 6 Vittorino -- 700 Tetrico I -- 1176 Tetrico II -- 519 Galliche incerte -- 72 Incerte -- 98 Imitative -- 689 Totale 4145 Il racconto potrebbe finire qui e io potrei inserire una serie di monete da presentarvi dicendo che provengono da questo ripostiglio e poi lasciare spazio ai commenti come al solito, ma... la storia non finisce in quell'agosto del 1989! Pass qualche decennio, ma la passione non si affievolisce e il nostro Brian Malin il 7 aprile del 2003 a circa 100 piedi di distanza da dove aveva rinvenuto il ripostiglio di cui abbiamo parlato finora fa un'altra scoperta destinata a cambiare la sua vita e - un po' - anche la storia della numismatica e la storia dell'impero gallico. Mr Malin si imbatte a una profondità di 30-60 cm in un nuovo vaso in terracotta di produzione romana locale (bottega di Oxford) con un diametro alla base di 8,5 cm e alla "pancia" di 20,5 cm per un'altezza superstite di 18,5 cm ricolmo di antoniniani: 4957 per la precisione, legati assieme come fossero un unico blocco. Il nuovo deposito prende il nome di Chalgrove II e viene portato dalle autorità locali al British Museum dove i due conservatori Simon Dove e Abby Dickson iniziano le operazioni di studio, pulizia e conservazione. La singolarità e la sorpresa si avranno non tanto al momento del ritrovamento - sebbene non sia così comune trovare due ripostigli nella medesima zona a distanza di anni - quanto durante le operazioni di distaccamento e pulizia degli antoniniani perchè, con grande stupore, si imbattono in quello che è a oggi il secondo esemplare noto di Domiziano II: La scoperta pone fine ai dubbi che erano stati avanzati circa la bontà del solo esemplare fino ad allora conosciuto che proveniva da un ripostiglio del 1900 trovato a Cleons. I due pezzi condividono la medesima coppia di conii di dritto e di rovescio. Da questo momento dunque la cronologia dei sovrani gallici - con buona pace dei detrattori - inizia ad annoverare ufficialmente un nuovo imperatore che va a inserirsi tra Vittorino e Tetrico I. Il Chalgrove II consta di 1486 monete dell'impero Centrale di cui 165 sono imitazioni costituendo il 30% (o 27% senza imitazioni) dell'intero ripostiglio. Le monete più vecchie sono di Treboniano Gallo e le più recenti di Probo (zecca di Lione) coprendo un range temporale che va dal 251 al 278/9. Anche qui la zecca di Roma domina con il 72% della porzione delle monete centrali seguita all'11% da Milano e al 3.8% da Siscia. Le monete galliche sono 3178 e costituiscono il 72% del deposito. Le imitazioni galliche contano 293 pezzi e rappresentano solo l'8.4% della monetazione dell'impero Gallico. Ed ecco l'assetto del ripostiglio: Impero Centrale Treboniano Gallo -- 2 Valeriano e Gallieno -- 43 Gallieno e Salonina -- 744 (di cui 20 imit.) Claudio II -- 519 (di cui 78 imit.) Divo Claudio -- 102 (di cui 67 imit.) Quintillo -- 51 Aureliano -- 18 Tacito -- 3 Probo -- 4 Impero Gallico Postumo -- 178 (di cui 15 imit.) Leliano -- 5 Mario -- 11 Vittorino -- 1145 (di cui 11 imit.) Domiziano II -- 1 Tetrico I e II -- 2092 (di cui 218 imit.) Incerte -- 39 Totale 4957 La domanda che sorge spontanea e che si sono posti anche gli studiosi è: si tratta allora di un solo ripostiglio oppure siamo di fronte a due depositi distinti? L'analisi dei dati ci offre una possibile e probabile risposta: 1) la dimensione dei due depositi è analoga: 4145 pezzi (Chalgrove I) e 4957 pezzi (Chgalgrove II) 2) l'arco cronologico è pressoché lo stesso ed entrambi i depositi terminano con emissioni di Probo della zecca di Lione databili al 278-9 3) la composizione generale dei due depositi offre una serie di parallelismi di percentuali compositive impressionanti 4) notevole vicinanza 5) i contenitori rinvenuti sono tutti di produzione romana locale della zona di Oxford e risalenti al medesimo periodo 6) entrambi i depositi sono di tipo "saving hoard" cioè di accantonamento di risparmi e riflettono la situazione del circolante al momento della sua sottrazione per costituire il deposito. Cercando le differenze possiamo dire che il Chalgrove I contiene più imitative, meno monete di Postumo e meno monete di Vittorino e può far pensare a un deposito costituito con un occhio maggiore all'accantonamento di esemplari con un maggior contenuto di fino, ma si tratta di valori comunque trscurabili e lontani ad esempio dal caso del Beachy Head hoard dove lì era ben più marcata la differenziazione delle monete sui vari contenitori in base al loro valore intrinseco. Alla luce di questi dati non sembrano esserci molti dubbi sul fatto che il tutto vada visto come un unico deposito interrato in più contenitori e in punti diversi e vicini tra loro dal medesimo proprietario attorno al 280 d.C. Tuttavia, non ho ancora finito... vi ricordate in premessa che davo i numeri? 1-2 o 3? Il 1 marzo del 2013, nell'area in questione è stato trovato un terzo piccolo deposito di soli 10 antoniniani: Postumo -- 1 Vittorino -- 1 Tetrico I -- 5 Imitative -- 3 (di cui una della serie Divo Claudio) E questo Chalgrove III come va considerato? Legato o a parte? Si tratta di pochi esemplari ma ben si raccordano con i ritrovamenti precedenti... chissà! Fine della storia... forse...5 punti
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E le monete? Quasi me ne dimenticavo... mentre l'intero Chalgrove II è stato musealizzato, il Chalgrove I è stato disperso nel mercato e qualche esemplare, sei per l'esattezza, è finito nella mia collezione. 1) Claudio II - Antoniniano, Zecca di Milano D\ IMP CLAVDIVS PF AVG R\ FELIC TE(N/M)PO --//T RIC 145, Chalgrove I 81d (1 es. - Scatter) Ex Michael Ford; Ex B. Malin; Ex Chalgrove Hoard I 2) Divo Claudio, Antoniniano, zecca di Cizico D\ DIVO CLAVDIO, °° R\ CONSACRATIO RIC 266, Chalgrove I 85c (1 es. - Pot A) Ex Michael Ford; Ex B. Malin; Ex Chalgrove Hoard I 3) Vittorino, Antoniniano, Zecca Mint II (Colonia) D\ IMP C VICTORINVS PF AVG R\ PROVIDENTIA AVG Elmer 743, Chalgrove I 123 (101 es.) Ex Michael Ford; Ex B. Malin; Ex Chalgrove Hoard I 4) Tetrico I, Antoniniano, zecca Mint II (Colonia) D\ IMP TETRICVS PF AVG R\ LAETITIA AVG N Elmer 786, Chalgrove I 147 (37 es.) Ex Michael Ford; Ex B. Malin; Ex Chalgrove Hoard I 5) Tetrico I, Antoniniano, Zecca Mint I (Treviri) D\ IMP TETRICVS PF AVG R\ HILARITAS AVGG Elmer 789, Chalgrove I 137 (104 es.) Ex Michael Ford; Ex B. Malin; Ex Chalgrove Hoard I 6) Tetrico II, Antoniniano, zecca Mint I (Treviri) D\ C PIV ESV TETRICVS CAES R\ PAX AVG Cunetio 2613, Chalgrove I 155b (20 es.) Ex Michael Ford; Ex B. Malin; Ex Chalgrove Hoard I Le monete, di per sé, sono in conservazione mediocre, ma comunque identificate e godibili. Laddove possibile ho anche indicato con maggior precisione il contenitore in cui stavano (Vaso A e terreno sparso), operazione quest'ultima fattibile solo per quei pezzi presenti in un solo esemplare. Il tutto per me ha un grande fascino e un valore storico incredibile... pensare che il proprietario di questo ripostiglio ha maneggiato un Domiziano II è qualcosa di incredibile! In più, l'acquisizione di queste monete, che ancora non posseggo fisicamente, è stata un'ottima occasione per recuperare la storia di questi depositi per poi farne uno studio comparato. Per chi fosse interessato, i riferimenti bibliografici sono: - Chalgrove, Oxfordshire: 4145 radiates to ad 279, di C.E. King in The Chalfont Hoard and other Roman coin hoards, CHFRB vol. IX - Chalgrove II (2003), Osfordshire, di J. Mairat, R. Abdy, P. Booth, J.D. Hill in CHFRB vol XII - The second-known specimen of a coin of Domitian II recorded in a hoard from Oxfordshire, di R. Abdy in Revue Numismatique n. 160 - L'usurpateur Domitianus, di S. Estior in Revue Numismatique n. 160 - An Inventory of Romano-British Coin Hoards, di A.S. Robertson Come vedete quello che ho sintetizzato in un paio di post in questo forum è frutto della lettura e delo studio di tutti questi testi e ci tengo a sottolinearlo non per farvi vedere "quanto sono bravo" (gran poco in realtà!) quanto piuttosto per farvi vedere come intendo io la numismatica e cosa sta dietro a questi "insignificanti" e "umili" tondelli che mi ostino a cercare, comperare e mettere in collezione: le monete sono solo un "medium", un oggetto che - come un portale - mi porta altrove e mi fa viaggiare nella storia e nello studio di essa. La speranza, come sempre, è quella di avervi fatto venire un po' di curiosità su questo affascinante mondo dei ripostigli monetali romani.4 punti
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E si continua ad acquistare monete classiche su catawiky con la convinzione che sia tutto a posto e siano verificate….. in confronto la baia è un giardino di rose.4 punti
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E' una piccola città ( 1970 ab. ) nel Cilento campano, nell' entroterra della rivierasca Policastro, sulla direttrice verso il Vallo di Diano . Prima per il ricorrente pericolo delle incursioni dei pirati saraceni, poi per l'arrivo dei Normanni, che con Roberto il Guiscardo ( 1015-1085 ) distruggono la città di Policastro ( 1065 ) , verso la metà dell' XI sec. gli abitanti prossimi alla costa tirrenica, si spostano verso le alture dell' interno e si insediano nel territorio dove avrà origine Turris Ursajae - Nella zona, in località Castel Roggero ( Castra Roggerii ) dal 1150 è costituito un insediamento militare di Ruggero II il Normanno . Il nuovo nucleo abitativo, già da tempo in formazione, viene poi ulteriormente consolidato e strutturato, dopo il 1301, quando il vescovo-barone, Pagano, promulga i "capitula terre turris Ursaye" che normano l' assetto della piccola città . Di Ruggero II di Altavilla ( 1095-1154 ), che ha signoria su queste terre, sono interessanti i follari in rame ( 6,12 g ) battuti in Messina ed i ducali in argento ( 2,86 g ) battuti in Palermo .2 punti
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@Adelchi66 Visto che sei anche un appassionato di libri non puoi non visitare la "via dei librai" a port'Alba nei pressi di Piazza Dante... https://it.m.wikipedia.org/wiki/Port'Alba2 punti
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Intervengo in qualità di collezionista di basse e bassissime conservazioni. Non sono un maestro dell'analisi conservativa (sono anzi una pippa), lo stato conservativo non mi interessa, ma che la moneta sia al di sotto del BB mi sembra evidente. Caro @eggiacal, la moneta ne ha già passate tante, poverina. Prenditene cura tu adesso, plastichina o velluto che sia. Evitiamole altre mortificazioni. Se proprio volessi alienarla, lasciala comunque nel mercato numismatico. Evitiamo vada a finire in qualche "compro argento" o da qualche gioilliere.2 punti
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Ciao, oggi condivido un denario di Marco Aurelio con al rovescio la personificazione di Onore, divinità importante per tutti i romani ma in particolare per la classe militare, proprio perché rappresentava l'onore e la moralità, capisaldi a cui facevano riferimento i buoni combattenti. Onore (Honos) è stato quasi sempre rappresentato sulla monetazione romana, su questo denario come un uomo in piedi, togato, con un ramoscello d'olivo nella mano destra e con cornucopia retta col braccio sinistro (RIC 429a). È stato coniato a Roma tra il 145 ed il 147 d. C (spero ?) sotto la reggenza del padre Antonino Pio quando Marco Aurelio era ancora Cesare. Diventerà imperatore insieme al fratello Lucio Vero solo nel 161 d. C, alla morte del padre che non farà rimpiangere perché governo' altrettanto bene (da solo dopo la morte di Lucio Vero nel 169 d. C). Inizio scheda tecnica e storica percui interventi a tal proposito sono sempre molto graditi. Da esame diretto mi sembra autentico, ha circolato abbastanza visti i segni di consunzione sia delle figure che delle legende. Molto meglio il dritto con buon ritratto di Marco Aurelio da giovane, peccato solo per le legende parzialmente mancanti. Figura del rovescio più marcatamente consunta, metallo abbastanza integro. Nel complesso, per me, moneta molto piacevole?. Grazie ed alle prossime ANTONIO MM 17,50 G 3,31 RIC 429a1 punto
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E senza bisogno dell'informazione che 4 era in grassetto! Congratulations. Buona notte da apollonia1 punto
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Qualcosa poi è stato recuperato come si legge in altro articolo del quotidiano La Stampa del 21 dicembre 1980:1 punto
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E' completamente diverso... osservando il drappeggio, lo stile del mezzo busto pare essere quello del 1/2 carlino di Filippo III... chissà se c'é un nesso1 punto
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Riprendo questa discussione per postare l’articolo apparso sul quotidiano La Stampa il giorno martedì 22 febbraio 1977. Nell’articolo, a firma del giornalista Adriaco Luise (*), si parla di ”7186 pezzi in oro, argento e bronzo di età imperiale, da Augusto a Vespasiano”. Chissà come è andata per i restanti 7185 ? d (*) Adriaco Luise è morto nel luglio del 2019 a Napoli all'età di 97 anni. Dopo aver iniziato l'attività professionale con Il Risorgimento aveva scritto anche per il Corriere di Napoli e Il Mattino, fino all'assunzione alla Stampa di Torino per la quale aveva lavorato fino alla pensione.1 punto
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Di seguito altri due esemplari in miglior conservazione: Il primo è di @Colonia e il secondo di @uzifox1 punto
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Grazie mille per la vostra risposta. Dopo l'avere veduta, confermo che sia TRP VI.( Mi ero sbagliato e non avevo visto la cifra I dopo la V). Spero che sara più leggibile con quest'ultima foto. Ancora una volta grazie.1 punto
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Ritratto ancora pienamente godibile, che in una moneta come questa è la cosa più importante. Personalmente trovo la moneta molto piacevole.1 punto
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Dovrebbe essere, salvo smentite di chi cnosce questa monetazione più di me, una litra di Siracusa del periodo di Gerone II (275-215 aC), con testa di Poseidone da un lato e tridente fiancheggiato da delfini dall'altro, tipo questa: https://www.acsearch.info/search.html?id=3582435. Se così fosse, le lettere che si intuiscono sotto al tridente sarebbero IEPΩNOΣ P.S.: limitare le "informazioni sulla moneta" a "che valore ha?" è decisamente un po' riduttivo... comunque sul valore non mi sbilancio, dico solo che dipende da molti fattori e non è mai "univoco". Lascio la valutazione a chi ha più esperienza di me.1 punto
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Ciao Lorenzo e Grazie per il tuo intervento. I due busti non sembrano identici. Provo ad affiancare le due monete e fotografarle per un confronto.1 punto
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Questi Antoniniani di Gordiano III vengono attribuiti alla zecca di Roma non essendo presenti in esergo simboli di zecche . Se la TRP della tua moneta e' la VI ? (come sembra di leggere) , la moneta e' scarsa , RIC 90 ? Il suo stato di conservazione , cosi' in foto , puo' essere un qBB / BB Nota : se la TRP fosse la VI , la data di emissione sarebbe 243 / 2441 punto
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La Venere verde di Parrano la divinità più antica dell’Umbria Ventimila anni di età. Grosso modo. Età del bronzo medio. La statuetta venne creata, lavorando un pezzo di steatite o di ofiolite, da un artista del paleolitico superiore. Un sacerdote, forse. O uno sciamano. Venne ritrovata in una forra detta Fossa del Bagno Minerale, all’interno delle grotte “Tane del diavolo”, nell’Ottocento, nel territorio del piccolo comune di Parrano, in provincia di Terni. Undici centimetri di altezza mostra quella che gli studiosi definiscono una dea madre. Entra in una mano. La testa appare fasciata da un copricapo. Ben visibili gli occhi, il naso, la bocca, all’altezza dell’inguine una sorta di “V” per indicare l’organo genitale, mentre le gambe terminano a forma di rana, come in diversi altri casi di ritrovamenti non solo in Europa ed in Asia, ma anche in altre zone del mondo. Le Tane sarebbero state una specie di santuario dell’epoca, in un luogo impervio, quasi inaccessibile da raggiungere, ma con all’interno aree con focolari o altari sui quali bruciare offerte – cereali soprattutto, ma anche animali (marmotte e stambecchi), dei quali sono stati recuperati resti bruciacchiati – alla divinità. Dunque un’area sacra. Non sono state rinvenute, infatti, tracce di vita comunitaria: il sito, insomma, suggerisce, per quanto emerso sino ad oggi, di non essere stata una grotta abitata da una famiglia o da un clan, ma, piuttosto, un luogo dedicato a riti arcaici, dunque esclusivamente a fini religiosi ed in cui, in alcuni punti, scorre l’acqua. Purtroppo, anche in questo caso, i tombaroli hanno scavato, clandestinamente ed in tempi diversi dopo la scoperta, arraffando chissà cosa ed impedendo oltre tutto che si potessero studiare ed approfondire, attraverso un attento e puntuale esame stratigrafico, l’ambientazione e si potessero acquisire altri importanti particolari. Proprietà degli eredi della famiglia De Sanctis (lo scopritore fu Cesare De Sanctis, un laureato in scienze agrarie col pallino dell’archeologia), il suggestivo reperto è stato consegnato al Comune, che ha in progetto di musealizzarlo. L’idea – ormai in dirittura di arrivo – del sindaco Valentino Filippetti e dei suoi collaboratori, consiste nel porre la Venere verde in un locale del palazzo comunale, uno spazio di una ventina di metri quadri: la statuetta al centro e tutt’intorno gli altri reperti ritrovati alle Tane del Diavolo e in due tombe di Soriano, individuate nel 1993 e nel 2017. Fino ad oggi la Venere viene custodita all’interno di un forziere chiuso a chiave, anche se i visitatori che ne facciano richiesta, hanno la possibilità di vederla ed ammirarla. Ma, certo, una collocazione più suggestiva – come quella che si sta cercando di realizzare – offrirebbe un colpo d’occhio diverso anche per i non esperti o non appassionati e pure per richiamare un maggior flusso turistico. Le Veneri preistoriche – periodo della cultura Gravettiana – arrivate ai nostri tempi non sono poi tantissime. Spiccano quella di Hole Fels, in Germania, lavorata sull’avorio di zanna di mammuth; quella di Willendorf in Austria su pietra calcarea colorata con ematite; quella di Brassempouy, in Francia, ricavata dall’avorio di zanna di mammuth: una piccola ma bellissima testa; quella di Laussel pure questa in Francia; quella di Dolni Vestonice nella Repubblica Ceca, in ceramica; quella di Savignano di Modena, in serpentino; quella Ligure dei Balzi Rossi, al confine con la Francia, in steatite giallognola; quella del Lago Trasimeno in pietra scheggiata e priva, purtroppo, della testa e appunto questa di Parrano, con il suo colore verde. http://www.umbrialeft.it/notizie/venere-verde-parrano-divinità-più-antica-dell’umbria1 punto
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Buongiorno a tutti, ciao @Rocco68 e complimenti per la moneta! Azzardo un'ipotesi... potrebbe trattarsi di un "conio misto", con il rovescio e la legenda al dritto di una moneta da 3 cavalli del 1625 - Solo la testa invece é di una 3 cavalli 1626. Cosa ne pensi, potrebbe essere un'ipotesi plausibile? Un saluto, Lorenzo1 punto
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Molto utili questi inserti Nello specifico Ruotolo,nel suo lavoro, ci riporta delle compravendite avvenute in terra di Puglia nei secoli X ed XI e veniamo a sapere il costo di un immobile o di un terreno all'epoca facendoci un idea,grosso modo, dei valori delle monete che circolavano in quel periodo in Puglia e nel sud Italia. odjob1 punto
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Chalgrove Roman Coin Hoard The hoard was discovered in 2003 by Brian Malin while metal detecting on farmland near Chalgrove, less than ten miles from Oxford. He found it only 100 feet away from another hoard, which he and other members of his family had unearthed fourteen years earlier. The jar in the ground held 4957 Roman coins ranging in date from AD 251 to 279. Most of the coins look bronze, but they contain some silver. But this hoard also held a surprise. Fused within the mass of coins lay hidden an important coin revealing the ‘lost emperor’, Domitianus. The finder brought the coins to the Ashmolean still fused together in the jar. They were then taken to the British Museum for cleaning. The conservators carefully removed the coins from the pot by hand, using warm water and alcohol to loosen the soil. They cleaned off the green and red copper corrosion using ultrasound and chemical solvents. Finally, the coins were dried and stabilized before being coated with lacquer to protect them for the future. Most of the coins are relatively common. It was only after they had been carefully separated and cleaned by the British Museum that the wholly unexpected coin of Domitianus was discovered. This is a remarkable coin of a previously unknown Roman emperor named Domitianus. It was found in the Chalgrove Hoard behind it. A second, identical, coin was said to have been found in France a hundred years earlier. Some scholars rejected it as a hoax because there was no other evidence of an emperor called Domitianus at this time. The new coin, coming straight from the ground, proves that the earlier one was genuine and that Domitianus really did claim to be emperor. The extreme rarity of the coin suggests that Domitianus’ bid for power lasted only a few days. Between AD 200 and 300 the Roman Empire was in crisis and central control was sometimes lost. Emperors might control only part of the empire, with other emperors controlling other parts. The majority of coins in the hoard were from what we call the Gallic Empire, which lasted from AD 260 to AD 274. The rest of the coins were struck in the Central Empire, centred on Rome itself. The Gallic emperors look very alike with their rays-of-the-sun crowns, longish hair and flowing beards. Only the young Tetricus II is unbearded. da: https://britisharchaeology.ashmus.ox.ac.uk/coins/chalgrove-hoard.html#1 punto
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Bronzo di Alessandro Severo che raffigura al rovescio la veduta frontale di una quadriga guidata da un auriga radiato con la frusta e la mano alzata; in basso, un’aquila di fronte ad ali spiegate, testa a sinistra, sopra un altare; a sinistra, un albero (Naumann Gitbud & Naumann 36). https://rpc.ashmus.ox.ac.uk/coins/6/6470 Province Galatia City Amasea Region Pontus Reign Severus Alexander Obverse inscription ΑΥΤ Κ ϹƐΟΥΗΡΟϹ ΑΛƐΞΑΝΔΡΟϹ Obverse design laureate, draped and cuirassed bust of Severus Alexander, r., seen from rear Reverse inscription ΑΔΡ ϹƐΥ ΑΛƐ(Ξ) ΑΜΑϹΙΑϹ ΜΗΤΡ (or ΜΗ(T) ΝƐ ΠΡ Π(Ο) ƐΤ ϹΚΘ Reverse design front view of quadriga driven by a radiate charioteer, holding whip and raising hand; below, eagle facing with spread wings, head l., over an altar; to l., tree apollonia1 punto
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Originale, conservazione sul BB, qualità oggi economicamente assai penalizzata anche per le monete rare, quindi faresti fatica a venderla a duecento euro a mio parere.1 punto
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Purtroppo il Sig.Tolino non si collega al forum dal 14 Novembre 2021. In conclusione questa moneta risulta INEDITA e MANCANTE in tutti i testi ad oggi pubblicati. ?1 punto
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Se poi trovi anche la collezione Bovio a disposizione, allora caro @Adelchi66, saresti un vero miracolato.1 punto
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Mi permetto di dire che se si cercasse il mare, lo si potrebbe comunque trovare in città, senza visitare per forza le perle del Golfo che hanno già citato gli altri. Gli scogli di Posillipo sono attrezzati con stabilimenti balneari.1 punto
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Posta altre immagini anche del bordo, e se riesci nella seconda, un ingrandimento del foro1 punto
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Buonasera,in quel punto dovrebbero esserci i due cerchietti predisposti in verticale,come nel resto della legenda,a volte nettamente divisi,altre volte sono attaccati e altre volte ancora si sovrappongono e possono assomigliare ad un 8... A titolo di esempio posto un esemplare che presenta tutti i cerchietti che si sovrappongono tanto da sembrare degli 8,mentre nel tuo esemplare si sovrappongono solo quelli sotto al busto...1 punto
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Ciao @Lucifugo, hai guardato se sul bordo delle monete ci sono eccessi di metallo o abrasioni sospette? ? ANTONIO1 punto
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Da quale utente venditore catawiki le hai acquistate? Tanto per informazione...1 punto
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Grazie, anche per i bellissimi esemplari che posta, è sempre un piacere confrontarli e studiarli.1 punto
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In queste due foto ci sono parte di caratteri "affogati" cui volevo metter in evidenza. Poi ripeto,dalle foto sembrerebbe molto facile indoviduare anche i " crateri" qua e lá. Ma per curiosità,i dati ponderali non coincideranno giusto?1 punto
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Non ti devi scusar di nulla. Anche se vi è poco valore pecuniario,non significa che ciò è una perdita di tempo o che non abbia la sua importanza?1 punto
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Il mantra che gli Scandinavi sono più ecologisti, che rispettano più la natura, che amano gli animali più di noi è una balla colossale. Freya, il tricheco ucciso per colpa dei selfie. Non c’erano davvero alternative? Freya, una femmina di tricheco, era diventata la mascotte del fiordo di Oslo, si avvicinava ai turisti, dormiva sulle barche, e si faceva accarezzare, essendo molto abituata all’essere umano che da anni la alimentava per scattarsi selfie in sua compagnia. Un’attrazione turistica, insomma. Così, come spesso accade, negli animali selvatici, la mancanza di paura e diffidenza, li porta ad essere eccessivamente confidenti e quindi pericolosi per l’Uomo. Ed è quello che è successo alla povera Freya, che accerchiata giorno e notte da persone, flash e urla di turisti, aveva iniziato a non dormire più come la sua etologia richiedeva. Secondo gli esperti la specie dovrebbe dormire 20 ore al giorno, ma Freya non soddisfava il suo sonno fisiologico a causa del disturbo dei turisti. Così, l’animale, stressato e confidente, secondo le autorità era diventato un pericolo per i turisti. Sì, ma per colpa dei turisti. La soluzione al problema del tricheco che dormiva sulle barche, quindi, è stata quella di abbatterlo. Uccidere non solo un essere innocente, ma una vittima. Vittima del turismo malsano, vittima dell’ignoranza della gente, dell’egoismo, vittima della cattiva amministrazione che doveva fare il possibile per evitare che la gente la alimentasse, proteggendo il tricheco dall’umanizzazione e dal disturbo. Invece non è andata così. Freya è stata alimentata, avvicinata, ricattata con il cibo per i selfie, è stata sfruttata per turismo e infine, una volta “utilizzata” a sufficienza, è stata soppressa per aver mostrato segnali di stress dovuti al suo non essere stata rispettata. Secondo le autorità norvegesi, è stato fatto il possibile per disincentivare i turisti ad avvicinarsi all’animale. «Attraverso le osservazioni in loco della scorsa settimana è stato chiarito che il pubblico ha ignorato l'attuale raccomandazione di mantenere una chiara distanza dal tricheco», ha affermato una dichiarazione della direzione della pesca. «Pertanto, la direzione ha concluso che la possibilità di potenziali danni alle persone era alta e il benessere dell’animale non veniva mantenuto». Così, non trovando soluzioni alternative all’uccisione, Freya è stata uccisa. Non sono chiare quali siano state le misure di prevenzione e di disincentivo ai turisti per evitare che alimentassero il tricheco, ma evidentemente qualsiasi esse siano state, non sono state sufficienti. Siri Martinsen, portavoce per i diritti degli animali gruppo NOAH, ha dichiarato: «È molto scioccante. È stata una misura affrettata e le autorità avrebbero dovuto multare chiunque non avesse ascoltato il consiglio di stare lontano da Freya. È stata un'occasione mancata per mostrare alle persone come rispettare gli animali selvatici». È infinitamente triste che abbiano scelto di fare l’eutanasia ad un animale così bello semplicemente perché non ci siamo comportati bene con lui» ha affermato il biologo Rune Aae. Un’altra opzione, che non si capisce perché non abbiano preso in considerazione, sarebbe stata quella di spostare l’animale in cattività o in semi libertà proteggendo in questo modo i turisti dall’eventuale pericolo ma allo stesso tempo tutelando il tricheco salvandogli la vita. Infatti, all'inizio di questa settimana, il Partito dei Verdi aveva informato che gli esperti raccomandavano di sedare Freya, portarla via dalle aree popolate e spostarla nell’arcipelago delle Svalbard. Ma Bakke-Jensen, Ministro della difesa della Norvegia, ha detto che «non era un'opzione praticabile perché sarebbe stata troppo complessa». Secondo Per Espen Fjeld, biologo ed ex ricercatore, responsabile della fauna selvatica la risonanza mediatica che ha avuto e sta avendo la storia di Freya è eccessiva paragonata a problemi molto più grandi come i cambiamenti climatici e la perdita di ecosistemi, a causa di cui ogni giorno muoiono migliaia di animali…come Freya, solo senza un nome e una storia alle spalle. «Se ci interessassero davvero i trichechi dovremmo guardare a nord, dove vivono migliaia di parenti di Freya. Il ghiaccio marino su cui vivono si sta sciogliendo a causa del cambiamento climatico. È un gigantesco paradosso che queste sfide non ricevano quasi alcuna attenzione, mentre un tricheco solitario viene protetto come se significasse tutto. Sfortunatamente, non tutti i trichechi hanno un nome, come Freya». Sicuramente un pensiero profondo e giustissimo, ma che svia il focus sulla questione: i cambiamenti climatici e la perdita di biodiversità sono un grave ed urgente problema, ma non per questo non bisogna sensibilizzare i turisti sul giusto rapporto da avere con gli animali selvatici. Anzi, è inutile lottare e cercare di educare sulla tutela delle specie animali, se allo stesso tempo permettiamo alla gente di invadere lo spazio di selvatici, disturbarli, alimentarli, alterare la loro etologia per scattare una foto e infine, quando questi diventano un problema, gestirli come rifiuti, uccidendoli lavandocene le mani per i nostri errori. https://www.lastampa.it/la-zampa/altri-animali/2022/08/15/news/freya_il_tricheco_ucciso_per_colpa_dei_selfie_non_cerano_davvero_alternative-6369986/1 punto
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Mi ricordo che moltissimi Scandinavi si lamentavano dal ritorno da vacanze in Scozia perché dicevano che dopo essere entrati in proprietà private senza autorizzazione erano stati scacciati fuori in malo modo anche con i fucili. Forse gli Scandinavi non amano provare sulla propria pelle il loro tanto amato rigore e la loro amata logica ? Se non fosse un reato proporrei di utilizzare la stessa medicina con gli Scandinavi rompipalle ....e ce ne sono .....1 punto
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Il punto è l'elemento di migliore distinzione tra la medaglia originale e il riconio Mazio1 punto
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Beh dire che l’attuale ministro dei beni culturali non sia un ministro adatto solo perche avvocato di formazione e non di liceo artistico mi pare un po’ riduttivo . intanto ha portato - inimicandosi buona parte del sistema - fior di direttori stranieri - seri, competenti e lavoratori - che hanno svecchiato e di molto lo stantio sistema museale italiano ( eicke agli uffizi e il canadese Bradburne a Brera per fare solo due esempi eccellenti). Poi nessuno e’ perfetto e sulla numismatica vi sarebbero fiumi di osservazioni da fare ….? non occorre avere una preparazione artistica per essere un buon ministro molto piu’ impirtante essere ‘sensibili’ all’arte e ai suoi problemi. e piu’ che uno storico dell’arte penso sia molto piu’ efficace un bravo ‘amministratore’ che comprenda problemi e sfide e sappia gestirli scegliendo le persone giuste … scusate l’OT1 punto
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molto bello quanto scrivi caro Archestrato e forse oggi una necessità - vista la marea montante di falsi - poter andare a ricostruire un pedigree, un'origine delle proprie amate monete. Piu' si va indietro e piu' si è tranquilli (anche se i falsi sono un po' sempre esistiti) e inoltre soprattutto aumenta la storia della moneta e quindi il suo fascino, l'interesse e il divertimento. Stoecklin era un dottore e amava le monete un po' come te - per le storie che potevano raccontare. Le sue vicende sono complesse e la collezione stessa puo' vantare piu' di 100 anni di storia. Ti allego un link dove potrai trovare le informazioni su Stoecklin e la storia della collezione: https://coinsweekly.com/the-story-of-the-stoecklin-collection/1 punto
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Il collezionista Samuel-Jean POZZI (1846-1918) Desidero aprire un piccolo “spaccato” sulla storia del collezionismo e parlare brevemente della vita di uno dei più grandi collezionisti di monete greche, Samuel-Jean Pozzi. Egli era nato il 3 ottobre 1846 a Bergerac, Dordogne (Francia) da una facoltosa famiglia di origine italo-svizzera. Il suo originario cognome era Pozzy e lui successivamente fece modificare la vocale finale, evidenziando l’origine italiana. Nel 1869 si spostò a Parigi, dove poi intraprese la carriera medica e fu prediletto allievo del famoso neurologo Paul Broca e si appassionò di anatomia comparata. Si specializzò in ginecologia, divenendo uno delle massime autorità in quel campo. Nel 1884 ricoprì la prima cattedra di ginecologia in Francia e nel 1890 pubblicò il famoso “Traité de gynécologie”, che divenne uno dei testi fondamentali della ginecologia e fu tradotto in molte lingue. Si sposò nel 1879 con Thérese Loth-Cazolo, figlia di un magnate delle ferrovie e dalla quale ebbe tre figli. Ma non fu un matrimonio felice. Pozzi era un uomo di grande fascino ed era un ottimo insegnante, idolatrato dai suoi allievi, che lo soprannominarono “La Sirena”, per il suo sguardo angelico e per il suo atteggiamento molto raffinato. Foto da Nadar, intorno al 1880 (una delle ultime foto, nel 1918) Fu un grande donnaiolo ed ebbe molte amanti nell’alta società parigina. Fra esse si annovera la famosa attrice Sarah Bernhardt (1844-1923), della quale fu anche amico e confidente e fu lui a operare per amputare la gamba dell’attrice, nel 1915. Berhardt, nella celebre foto di Nadar nel 1864 (è lo stesso fotografo che la fatto anche la foto di Pozzi da giovani di cui sopra). Bernhardt dipinta da Bastien Lepage nel 1879. Altra famosa amante fu Virginie Avegno-Gautreau (1861-1915), che era una signora americana, sposata con un noto banchiere parigino, passata alla storia dell’arte per essere la “Madame X” nel celeberrimo quadro dipinto John Singer Sargent nel 1884 e che causò molto scalpore e scandalo (ora il dipinto è custodito nel Metropolitan Museum of Arts). Ella fu poi ”Madame X”, dipinta da Singer Sargent nel 1884 Dal dipinto di Courtois nel 1891 Indubbiamente esiste qualche collegamento tra la passione per le donne e per le monete greche..... (anche se ci vogliono diverse doti, non ultima quella economica....). Fu grande amico dello scrittore Marcel Proust e, insieme ad Emile Zola, fu uno dei principali sostenitori di Alfred Dreyfuss durante il famoso “Affare di Deyfuss” (1894-1898). Partecipò alla Prima Guerra Mondiale come ufficiale chirurgo. Nel 13 giugno 1918 si trovava nel suo studio medico di Parigi, quando fu assalito da un suo paziente, che due anni prima era stato da lui operato con amputazione a una gamba. Siccome era diventato anche impotente, questo paziente pretendeva un secondo intervento chirurgico, ma veniva dissuaso da Pozzi. Per tutta risposta ricevette quattro coltellate nello stomaco e l’assalitore poi si suicidò. Pozzo fu subito ricoverato in ospedale e, ancora cosciente, diede istruzioni per il suo intervento. Ma fu inutile ed egli spirò poco dopo. Fu sepolto nel cimitero protestante di Bergerac. Nella sua vita di esimio medico ebbe modo anche di mettere su una impressionante raccolta di monete greche di tutti i periodi e poleis. I figli eredi poi decisero di mettere in asta la parte migliore della sua raccolta nella famosa prima asta di Naville, a Lucerna. La data era 14 marzo 1921, ma nel catalogo la data fu alterata in 4 aprile 1921. Essa consta di 3334 lotti, con ben 101 tavole fotografiche. Il catalogo originale è molto ricercato e costoso. Ebbe una ristampa a cura di Leu (Zurigo) e Schulman (Amsterdam), nel 1966. Successivamente Serge Boutin, Catalogue des monnaies grecques antiques de l’ancienne collection Pozzi, Maastricht 1979, fece una ristampa in due parti, includendo anche monete di bronzo, che non erano incluse nella vendita Naville (ma non tutte sono illustrate). Recentemente, nel 1992, l’editore Louis d’Or ha curato una nuova accurata edizione, riunendo in tre volumi il catalogo dell'asta Naville del 1921 e il lavoro di Boutin, che descrive e cataloga tutte le monete del Prof. Pozzi. Così almeno per la parte europea si ha una visione totale della collezione con anche il valore in franchi svizzeri del 1921. Ci sono anche le valutazioni comparate al mercato del 1992. Ecco il link per un acquisto conveniente (l’opera pesa oltre 4 kg !). http://www.gadoury.com/ita/libro-128-collection-pozzi.htm1 punto
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