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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 08/15/22 in tutte le aree
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Stranamente su questo ripostiglio non era mai stata aperta una discussione ad hoc sebbene fosse stato inserito in una lista di famosi ripostigli britannici fatta a suo tempo da @Illyricum65 e consultabile tutt'ora al seguente link: Si tratta di uno dei ripostigli inglesi più famosi per dimensione e spettacolarità d'insieme. Il deposito venne scoperto casualmente l'11 maggio del 1936 a Dorchester, nel Dorset, durante i lavori di ristrutturazione dell'edificio destinato a ospitare per molti anni il supermercato della nota catena britannica Marks and Spencer. L'edificio ha mantenuto la sua destinazione d'uso di supermercato fino al 2020: Poi, causa la crisi e la pandemia, a febbraio 2020 ha chiuso i battenti ed è rimasto in stato di abbandono fino a giugno di quest'anno quando è stato riaperto con una nuova destinazione d'uso: una sala di assistenza per i cittadini bisognosi locali. Ma torniamo al nostro ripostiglio che agli occhi dei lavoratori impiegati nell'area nel '36 si presentò in questa spettacolare forma: un insieme di ben 22.121 monete suddivise in tre differenti contenitori: - una brocca in bronzo a un solo manico - un ampio catino di bronzo - forziere di legno, conservato solo in parte, con delle borchie e lastre bronzee di chiusura Purtroppo nel breve periodo intercorso tra il rinvenimento e la comunicazione alle autorità della scoperta, un cospicuo gruzzolo di monete scomparvero molto probabilmente per mano degli operai presenti nel cantiere che le dispersero immediatamente nel mercato. Al British Museum per lo studio, la pulizia e l'identificazione arrivarono infatti 20.748 esemplari suddivisi in 16 denari e 20.732 antoniniani. Le monete contenute nel deposito sono state emesse in un periodo relativamente limitato di tempo compreso tra il 215 e il 257 d.C. (data di coniazione della più antica e più recente moneta) a nome di questi imperatori: Il termine ultimo del 257 non corrisponde ovviamente alla data esatta di chiusura del deposito che va spostata in avanti ragionevolmente di un paio d'anni. Una particolarità che emerge a una prima occhiata è la presenza di ben 25 denari "overstrikes" ovvero riutilizzati per battere antoniniani, il tutto con conii ufficiali (conferma derivata dalla presenza di die links) e quindi in ambito di operazioni ufficiali all'interno della zecca. L'insieme presenta relativamente poche rarità, da sottolineare due esemplari di Tranquillina e due di Cornelia Supera di cui il presente pezzo è oggi conservato al British: Dallo studio del ripostiglio fatto da Mattingly e pubblicato su Numismatic Chronicle qualche tempo dopo la scoperta, emerge una notevole presenza di die links (legami di conio) tra gli esemplari rinvenuti che, accompagnata a una generale alta conservazione di tutto l'insieme e in particolar modo anche degli esemplari più "antichi", fa pensare non tanto a un deposito costituito sottraendo negli anni esemplari dal flusso circolante, quanto piuttosto a un deposito formato dall'accantonamento di grossi blocchi di monete tenuti da parte subito dopo (o comunque relativamente poco tempo dopo) esser state coniate. E' singolare inoltre come gli esemplari di Gordiano III, Filippo I e Traiano Decio siano stati accantonati in quantitativi ingenti in tempi relativamente brevi: - 8.892 esemplari per Gordiano III in poco meno di 6 anni - 6990 esemplari per Filippo I in circa 5 anni e mezzo - 2300 esemplari per Traiano Decio in poco meno di 2 anni Mentre gli esemplari attribuiti a Valeriano e Gallieno (che sostanzialmente rappresentano il periodo di chiusura del ripostiglio) siano stati messi da parte in misura nettamente inferiore: solamente 858 esemplari che coprono un arco temporale di quasi 4 anni. Dall'analisi di tutti questi dati Mattingly afferma che questo ripostiglio non ha le caratteristiche di un deposito privato di accantonamento di risparmi perché troppo ingente né ha una destinazione d'uso di natura militare (ad es. pagamento delle truppe) perché nella zona della città romana di Dorchester non sono noti fortilizi o stanziamenti militari di una certa importanza negli anni di formazione del deposito. L'elevata qualità dei pezzi, la presenza massiva di legami di conio e una marcata preferenza per una moneta con un maggior contenuto di fino rispetto agli ultimi antoniniani di Valeriano e Gallieno, fanno propendere Mattingly a ritenere l'accantonamento opera di qualche banchiere locale o conduttore di istituzione analoga, a cui a un certo punto è successo qualcosa che gli ha impedito il recupero dell'ingente gruzzolo di monete. Chissà se è questa la vera origine del deposito, resta il fatto che si tratta di uno dei più noti e importanti ripostigli inglesi e gode anche oggi, nonostante la scoperta negli anni successivi dei depositi di Cunetio e Normanby, di grande fama e fascino. Nel corso degli anni sono riuscito a inserire in collezione tre pezzi da questo ripostiglio che ora vi presento: 1) GORDIANO III - Fortuna Redvx Antoniniano, zecca di Roma D\ IMP GORDIANVS PIVS FEL AVG R\ FORTVNA REDVX RIC IV 144 Ex M. Wallser (cartellino originale); Ex Dorchester Hoard 1936 D 2) GORDIANO III - Virtvti Avgvsti Antoniniano, zecca di Roma D\ IMP GORDIANVS PIVS FEL AVG R\ VIRTVTI AVGVSTI RIC IV 95 Ex Gert Boersema; Ex CNG Keystone Auction n. 6/2022; Ex KEn Bressett Collection; Ex Joe Powers 1950; Ex Dorchester Hoard 1936 3) TRAIANO DECIO - Abundantia Antoniniano, zecca di Roma D\ IMP C M Q TRAIANVS DECIVS AVG R\ ABVNDANTIA AVG RIC IV 10b Ex Andie Paul, Ex Old English collection '60-'80 (cartellino originale), Ex Dorchester Hoard 1936 Termina qui questo mia breve discussione su questo importante ripostiglio, per chi volesse approfondire: Mattingly, Harold. “THE GREAT DORCHESTER HOARD OF 1936.” The Numismatic Chronicle and Journal of the Royal Numismatic Society, vol. 19, no. 73, 1939, pp. 21–61. JSTOR, http://www.jstor.org/stable/42663394.4 punti
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Ad Ottobre del 2020 e' stata trovata una corazza di un legionario romano che partecipo' alla battaglia di Teutoburgo rimanendo probabilmente torturato ed ucciso ; e' l' unico ritrovamento di una corazza in ferro quasi completa . Gli scavi archeologici condotti a Kalkriese, in Germania, hanno portato alla luce i resti dell'armatura romana più completa recuperata fino al giorno d'oggi. Apparteneva probabilmente a un soldato sacrificato dopo la battaglia del bosco di Teutoburgo, nell'anno 9 d.C. Un team di archeologi ha recuperato i resti della corazza romana più completa e meglio conservata giunta fino ai nostri giorni. Si tratta di una lorica segmentata, la caratteristica armatura composta da lamine che indossavano i legionari romani. La scoperta è stata realizzata sulla collina di Kalkriese, il luogo dove nell'anno 9 d.C ebbe luogo uno dei peggiori disastri militari della storia dell'impero romano: la battaglia di Teutoburgo. Stefan Burmeister, direttore del Museo e Parco di Kalkriese – dedicato alla battaglia di Teutoburgo e alla Germania dei tempi di Augusto – ha spiegato che la corazza probabilmente apparteneva a un legionario catturato durante la battaglia e poi sacrificato, una pratica che i guerrieri germanici erano soliti realizzare sugli avversari sottomessi. Questo spiegherebbe perché l'armatura, un bottino estremamente prezioso per l'epoca, fu invece abbandonata sul campo di battaglia. «In un contesto rituale, il corpo e l'armatura diventavano tabù» e dovevano essere lasciati esattamente nel luogo dove si era prodotta la morte. Quando, anni dopo la battaglia di Teutoburgo, una spedizione punitiva inviata da Augusto giunse sul luogo della battaglia, i soldati si ritrovarono davanti un panorama dantesco: scheletri abbandonati con indosso le loro corazze e corpi inchiodati agli alberi. Una corazza di lusso Sono stati rinvenuti circa trenta pezzi, la corazza quasi completa. Il suo stato di conservazione non è ottimo – la lorica segmentata era composta da lamine di ferro che si sono deteriorate nel corso dei millenni – ma è ancora possibile identificare tutti i pezzi e scoprire nuove informazioni sull'elaborazione delle armature romane, più complesse di quanto si credeva fino ad oggi. La lorica segmentata era uno degli equipaggiamenti più usati dai romani, ed era propria dei legionari. Era formata da diverse lamine di ferro tenute insieme da strisce di cuoio e costituiva una protezione solida che allo stesso tempo permetteva una discreta libertà di movimento. Si trattava di un equipaggiamento caro a causa dei materiali che lo componevano e alla sua fabbricazione elaborata, e dal II secolo d.C. sparì progressivamente in favore della cotta di maglia, anche grazie alla crescente inflazione e all'impoverimento dei soldati. Un'umiliazione terribile La battaglia di Teutoburgo ebbe luogo nel settembre del 9 d.C. e fu senza dubbio una delle più grandi catastrofi della storia militare romana: furono annichilati tra i 15.000 e i 20.000 soldati, correspondenti a circa tre legioni complete. Il governatore della Germania, Publio Quintilio Varo, cadde in una trappola che gli era stata tesa da uno dei suoi ufficiali di fiducia, Arminio, un principe germanico educato a Roma. Questi lo condusse nel bosco di Teutoburgo, un terreno dove le legioni romane non potevano schierarsi in formazione – la loro arma principale –, dove i romani vennero attaccati. La sconfitta ebbe conseguenze profonde: la perdita della Germania e la fine di un'incipiente romanizzazione dei popoli che vivevano tra i fiumi Rin e Elba. Nonostante i tentativi per recuperare il controllo del territorio, il successore di Augusto, l'imperatore Tiberio, prese la decisione di rinunciare a una riconquista che supponeva un costo economico e umano enorme. Articolo tratto da : https://www.bing.com/ck/a?!&&p=63e4686f5781f9abJmltdHM9MTY2MDU2NjY5MSZpZ3VpZD1kNjZlYmIwZi0zNmY4LTQ0NTYtYjFhMC1iN2M1ZDY3ZjM5NTImaW5zaWQ9NTI2Mg&ptn=3&hsh=3&fclid=30ebbcf6-1c96-11ed-9b76-c77fc7cc2a5d&u=a1aHR0cHM6Ly93d3cuc3RvcmljYW5nLml0L2Evcml0cm92YXRhLWNvcmF6emEtcm9tYW5hLWRlbGxhLWJhdHRhZ2xpYS1kaS10ZXV0b2J1cmdvXzE0OTM2&ntb=1 Video :3 punti
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Colgo al balzo quelli che ha detto petronius e rilancio con l'umile dimora di Tiberio, che per un periodo è stata pure Caput Mundi..... PANORAMA DALLA VILLA RICOSTRUZIONE DELLA VILLA PLANIMETRIA DELLA VILLA RICOSTRUZIONE DI C. WUEICHARDT RICOSTRUZIONE DI VILLA JOVIS DI C. WUEICHARDT RICOSTRUZIONE DI VILLA JOVIS RICOSTRUZIONE3 punti
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Naturalmente non puoi tralasciare i musei, in particolare l'Archeologico, dove, se sei fortunato, potresti trovare aperto perfino il gabinetto numismatico (ma dovrai averne tanta di fortuna ), e Capodimonte, con gli Uffizi e Brera la più importante pinacoteca d'Italia. E poi le chiese, il Duomo (con, anche, il tesoro di San Gennaro), il Gesù Nuovo, San Domenico Maggiore, la già ricordata San Gregorio Armeno (chiesa e chiostro del convento, non solo la via), Santa Chiara, e tante altre. D'obbligo, anche, la cappella del Principe di Sansevero. Sono tutte vicine tra loro, zona Tribunali/San Biagio dei Librai, con mezza giornata a piedi le visiti tutte. Infine, se hai tempo, Capri. Sarà banale, sarà una trappola per turisti, sarà tutto quello che ti pare, ma se sei per la prima volta da quelle parti, non puoi non andarci. petronius2 punti
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Di Erice si conosce un esemplare. Qualcuno in più di Heraclea Minoa come per Terina. Delle tre città sono apparse in asta in oltre 20 anni due monete- La Heraclea di cui alla discussione citata Gemini. II, 85 agg. 3500 $. e Terina Stack's. 11/2012 , 11538 Very Rare Only few known. Stima 420 $, realizzati 1500 , una miseria per una moneta rarissima specie se paragonata a questa CNG Triton XX, 173 . che di dollari ne ha ottenuti ben 16.000. Ma era :Superb EF, wonderful deep cabinet tone. Certainly among the finest known for this period, exceptional for issue.. Manca solo lo squillo di trombe e il rullo di tamburi ! Di queste ne ho viste passare una trentina. (alla prossima puntata)2 punti
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Il giorno che si rinverrà un EID MAR in uno scavo scientificamente certificato ... Quello sarà un gran giorno.2 punti
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Valentiniano II è da escludere. La sua testa è sempre piccola. Per quanto riguarda la stella, tutto può essere perché la mancanza di metallo è in posizione critica. Tuttavia quando preparavo il libro ho visionato centinaia di esemplari e la stella dovrebbe essere più visibile con lo spazio che resta. Arka Diligite iustitiam2 punti
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Ci sono degli esemplari nei quali, su un lato, è presente sia l’AQUILA imperiale sia nella legenda la parola MONETA, e che si riferiscono a Massimiliano I. Ma sono esemplari non riconducibili a quello postato. Inoltre, la raffigurazione dell’Aquila sull’esemplare postato pare abbastanza poco lineare/nitida (un po’ raffazzonata) rispetto agli esemplari che si possono visionare in Internet, anche recenti.1 punto
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Da wikipedia La storia del nord borneo è abbastanza complicata....1 punto
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Come avrai notato non sempre è scritta la nazione in modo occidentale, questi sono simboli da ricordare sempre in entrambi i collezionismi. Abbiamo comunque lasciato una piccola spiegazione per referenze future nel forum. Evviva.1 punto
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Ora in musei in Bulgaria, 2 phalere in argento , diametro 18 cm, dalla Tracia, ornamento spesso ( non solo ) delle corazze . La 1^ del II sec. a.C. da Galice, la 2^ del II-I sec. a.C. da Catalka .1 punto
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C'è anche questa battuta nera: «se sei stato a Napoli e non sei stato derubato, allora non sei stato a Napoli». Parlando seriamente, la città più interessante, le persone colorate, molte impressioni.1 punto
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Se permettete, vorrei aggiungere un modestissimo mio contributo (onestamente non ricordo se l'ho già postato, eventualmente chiedo venia per la ripetizione). È la storia di due Centurioni legati dallo stesso avvenimento, ma che ebbero due destini diversi. Del primo è conosciuta la sua stele funeraria del secondo alcuni accenni degli storici del tempo.1 punto
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Zeus ed Europa Secondo il mito, Zeus si innamorò di Europa osservandola su una spiaggia della costa fenicia insieme alle ancelle con le quali raccoglieva dei fiori e per averla ordinò ad Ermes di guidare i buoi di Agenore, il padre di Europa, verso quella spiaggia. Poi assunse le sembianze di un toro bianco e le si avvicinò per distendersi ai suoi piedi. Europa salì sul dorso del toro, impressionata dalla sua mansuetudine, e questi la rapì e la portò attraverso il mare fino all'isola di Creta. Zeus rivelò quindi la sua vera identità e tentò di usarle violenza, ma lei resistette. Il dio si trasformò in aquila e riuscì a sopraffarla in un bosco di salici o, secondo altri, sotto un platano sempre verde. Europa ebbe da Zeus i figli Minosse, Radamanto e Sarpedonte, che vennero adottati e nominati suoi eredi da Asterio, il re di Creta che sposò Europa che divenne così la prima regina dell'isola di Creta. Ho parlato di questa vicenda in un articolo su Panorama Numismatico n. 396, di cui si può prendere visione in https://www.panorama-numismatico.com/wp-content/uploads/MITI-E-LEGGENDE-DI-CRETA-E-MONETE-CON-IL-LABIRINTO-DI-CNOSSO.pdf apollonia1 punto
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Curioso esemplare. Sarebbe interessante capirne anche la provenienza. Comunque, penso che l’assenza della data non sia un problema. Esemplari undated pare che siano stati catalogati (cfr. allegato). Veramente strana però l’inversione delle legende. dp1 punto
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Prova a vedere tra le ribattute dei follari salernitani anonimi o di Roberto il Guiscardo.1 punto
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Si è proprio Ottone III ( 983 - 1002 ) La moneta non è stata tosata, ma è nata cosi' catalogazione - Rizzolli/ Pigozzo C.N.V- Vr131 punto
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Buon Ferragosto, giusto giustissimo il ragionamento e per completezza, da bravi cattolici, va ricordato che oggi si celebra l'Assunzione della Vergine Maria, quindi, che siano benedetti i pranzi luculliani di tutta la penisola ... Corrado Giaquinto ( 1747 ) Assunzione della Vergine Molfetta - Cattedrale di Santa Maria Assunta1 punto
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Giusto 21 perché, nelle espressioni, le moltiplicazioni precedono le addizioni (1+10×2=21). In bocca al lupo a tua figlia. apollonia1 punto
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Io aspetto il giorno in cui uno troverà la eid mar autentica nel cassetto del nonno. Quello sarà un gran giorno!1 punto
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Nessun problema amico mio, il tempo è dalla nostra parte ...1 punto
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Buonasera a tutti, non ti bastavano le Vicereali , ora anche i Cavallucci, ho capito... ti aggiungo alla lista dei concorrenti. Saluti Alberto1 punto
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Il sigillo nella storia e nella cultura: mostra documentaria. Museo Correr - Venezia 19851 punto
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Oggi vorrei spezzare una lancia a favore delle monete "brutte". I cavalli, in quanto nominale più basso nel circolante e di metallo che sicuramente non li rendeva appetibili alla tesaurizzazione, sono tra le monete che spesso si trovano in bassa conservazione. Ma per questo vanno snobbati? Per aver assolto appieno il loro compito fino alla quasi totale cancellazione dei rilievi? Monete che noi siamo soliti definire in "bassa conservazione" e che i Numismatici del passato attribuivano, nella scala delle conservazioni, il termine di MB o peggio B. Ma che nella loro "romantica visione" delle monete questi termini indicavano MOLTO BELLO e BELLO quindi, nonostante l'usura del tondello, questo veniva considerato "BELLO". Oggi la "romantica visione" ha lasciato spazio alla spasmodica ricerca dell'alta conservazione, forse dettata più da regole di mercato e da forme di investimento che dalla passione, facendo sì che i cavalli Molto Belli e Belli non vengano spesso considerati come meritevoli di entrare in una collezione. Io, vuoi per passione o forse per motivi anagrafici, mi ritengo più vicino ai Numismatici del passato e, pur non disdegnando le alte conservazioni (quando capitano), apprezzo molto le monete BELLE o MOLTO BELLE al punto di averne diverse nella mia piccola raccolta. Tutta questa premessa per presentare (o forse più per giustificare ) l'ultima acquisizione. Un cavallo battuto a nome di Pietro Giovanni Paolo Cantelmo, duca di Sora e di Alvito la cui conservazione rientra appieno nel discorso sopra affrontato. Un cavallo talmente "BELLO" che è risultato difficile anche da fotografare... Per concludere mi preme chiarire che non è mia intenzione consigliare di collezionare monete "Belle" o "Molto Belle" ma semplicemente di non disdegnarle quando capita. Specialmente se parliamo di cavalli. Un buon Ferragosto a tutti!1 punto
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Buon giorno. Mi sembrano buoni i rilievi , sono concorde con dux-sab, ma devo aggiungere che la moneta, a mio parere, è stata, purtroppo, lucidata. Potrebbe darsi che sia solo un'impressione data dalla fotografia ma mi sembra proprio poco "naturale". Buona giornata. Gabriella.1 punto
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Ciao @gpittini È una moneta che mi manca ancora in collezione, non sono ancora riuscito a trovare una conservazione accettabile ad un prezzo congruo (ed io ho le braccine corte!)... Io cerco una conservazione migliore della tua, purtroppo la conservazione è bassa e si vedono pochi particolari della moneta, ma mi preoccupano di più quelle ossidazioni verde acceso, ho paura sia cancro del bronzo....1 punto
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Rileggevo questa bella discussione di @UmbertoI, e mi era sfuggito un particolare molto importante di questa Piastra : Ha le lettere V simili in tutto alle lettere A, ma senza barretta ! Questa Piastra secondo me è Unica ed eccezionale, un conio di dritto e di rovescio mai visto prima. Bella, bella e rarissima!1 punto
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Condivido l'opinione di Emilio. Pezzo Kunker assolutamente genuino con metallo un po ossidato e alcuni segni/colpetti da circolazione oltre alla relativa usura ma se notate nei recessi attorno ai rilievi del modellato del dritto e rovescio sono ancora presenti i lucidi/lusters da battuta. Questa moneta è sicuramente servita per clonare il falsone Bertolami....mi chiedo come si possa ancora nel 2022 mettere in vendita certe schifezze... Odisseo1 punto
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Caro Giov60, credo che la nostra differenza di vedute sia da ricondurre al diverso tipo di collezionismo numismatico che ci caratterizza. Io non sono tipologico, ma tranne poche altre cose colleziono esclusivamente tutte le monete napoleoniche (quindi anche le francesi con tutte le zecche, le spagnole, quelle di Westfalia etc.), circostanza che porta inevitabilmente a una specializzazione. Quindi si tratta di punti di vista completamente diversi, nessuno dei due che possa dirsi giusto o sbagliato. Quello che è invece certamente sbagliato è il fatto che nei cataloghi non si segue né l'una né l'altra soluzione, essendosi accolta una classificazione creatasi in maniera alluvionale in cui convivono eccessi di specializzazione (con indicazione per certe monete e certi millesimi di varietà irrilevanti o di errori che costituiscono semplici curiosità) e totale assenza invece di indicazioni di varianti anche significative. Basta pensare che dopo l'articolo di Nasca i cataloghi di allora inserirono le varianti dei puntali per quasi tutti i millesimi del secondo tipo e che ancora oggi si inseriscono per tutti e tre i valori in lire la variante con puntali aguzzi di Bologna per il 1813, quando nessuna delle tre monete esiste ed è mai esistita. C'è insomma molta confusione, che però con un po' di buona volontà e senza preconcetti può essere superata e risolta, se qualcuno nel forum ha voglia di darmi una mano1 punto
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Nell’arco di circa un secolo il rinvenimento è stato oggetto di accesi dibattiti tra gli studiosi sia per l’anomala composizione sia per l’inusuale assenza della zecca locale (Taranto). Dalle rocambolesche avventure di una nave da carico che, partita da Focea, avrebbe toccato le coste traco-macedoni, l’Africa, la Grecia, la Sicilia e la Magna Grecia, riportandone le diverse valute (Babelon) alla provenienza delle monete “non da un unico ripostiglio ma la frazione di diversi, gabellati agli acquirenti francesi come una sola unità” accertata da una “rigorosa inchiesta” della Soprintendenza di Taranto (P. ORSI, in AMIlN, 3, 1, 1927, 29) fino alla negazione dell’attendibilità stessa del rinvenimento, inteso come complesso “creato in sede antiquaria con nuclei di materiale di differente provenienza” (L. BREGLIA, I rinvenimenti di monete ateniesi in Sicilia e in Magna Grecia, in La Circolazione della Moneta ateniese in Sicilia e in Magna Grecia, Atti del I Convegno deI Centro Internazionale di Studi Numismatici di Napoli – 1967 (suppl. AIIN, 12-14), Roma 1969, 3-32. Sulla stessa linea: A. STAZIO, Considerazioni sulle prime forme di tesaurizzazione monetaria nell'ltalia meridionale, in Proceedings of the 9th ING, Luxembourg - Louvain-la-Neuve, 1982, 53-70; ID., Monetazione greca e indigena nella Magna Grecia, in Forme di contatto e processi di trasformazione in Magna Grecia, Roma 1983, 963-978). Alla svalutazione dell’unitarietà del complesso, anche attraverso l’osservazione della marcata l’estraneità dei pezzi rinvenuti – ad eccezione del numerario di Atene e di Corinto – alla circolazione monetale in Occidente, è seguita, più di recente (e convincentemente) l’interpretazione dell’accumulo come contesto chiuso pertinente alle attività di un “sanctuary or bankers' hoard” (R.R. HOLLOWAY, Remarks on the Taranto hoard of 1911, “Revue belge de Numismatique”, CXLVI, 2000, 1-8 con bibl. prec.). Tornando al pezzo in esame, si osserva la corrispondenza con uno degli appena due esemplari di Crotone (su più degli 80 stimati) descritti ed illustrati da Babelon (p. 28 e pl. V, 5). Da Taranto il pezzo (insieme ad altri 28) migrò a Parigi (coll. Robert Jameson, n. 1879) ed anche alla svelta visto che già Babelon (p. 28) ne annota la provenienza dalla collezione Jameson. Successivamente la moneta confluì nella splendida raccolta che il Dr. Mirsky (1900-1974) aveva realizzato in progresso di tempo – a partire dal secondo dopoguerra fino al 1959 - attraverso acquisti effettuati presso numerosi collezionisti, tra i quali De Falco e Santamaria. Con lascito testamentario la collezione fu poi donata all’Università di Rockefeller, presso la quale Mirsky era stato docente dal 1927 svolgendo un’intensa e proficua attività scientifica nel campo della ricerca biochimica. Dopo oltre trent’anni dalla sua scomparsa la collezione venne venduta nell’asta Gemini (VII, 2011, 65). L’esemplare di Crotone appartiene alla prima fase della coniazione incusa, a tondello largo e sottile, priva di simboli aggiuntivi al tipo principale. Il peso (gr. 8,86), sebbene alquanto elevato per lo standard acheo-corinzio, ben riflette l’oscillazione ponderale che si riscontra nello stadio iniziale della monetazione, risultando pienamente coerente con l’ottimale preservazione del pezzo.1 punto
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Ciao Alessandro, grazie mille per il gentile quesito. Dunque: la monetazione borbonica dell'800 seguiva un processo produttivo diverso da quello utilizzato in altre zecche europee, questo perchè i conii erano punzonati con un criterio differente. In primis il punzone madre che delineava il volume dell'effigie era grezzo (vedi immagine allegata dei conii e punzoni originali, quella indicata dalla freccia è il suddetto punzone grezzo), e poi rifinito dagli artisti incisori nella capigliatura e negli elementi araldici al rovescio, stessa discorso le leggende, i distanziatori per apporre i caratteri c'erano ma non c'era un'impronta precisa su dove ubicare i caratteri e i numerali, ecco perchè in quasi tutte le monete ci troviamo di fronte a differenze di conio spesso sostanziali, maggiormente riscontrabili nelle leggende. Per i graffi di conio ci sono state diverse teorie negli anni, in effetti in altre monete di altri stati italiani ed esteri mancano quasi del tutto questi graffi ........... perchè a Napoli c'era anche una diversa metodologia di apposizione delle leggende in incuso nel taglio delle monete ed per questo tali manovre graffiavano spesso le superfici delle monete. Ora mi domanderete: perchè la presenza dei graffi sulle monete sono da imputare maggiormente alle manovre di incusione dei tagli? ............ Perchè come contro-prova vi faccio notare la quasi assoluta perfezione delle medaglie napoletane coeve, dove i tagli sono lisci e i graffi non ci sono. Occhio ragazzi! L'originalità dei conii delle monete napoletane fa sì che tali monete fossero opere d'arte originali e non il prodotto di una coniazione fredda e dozzinale ....... dove ogni moneta è perfettamente uguale all'altra.1 punto
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