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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 08/01/22 in tutte le aree
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Nel percorso - talvolta tortuoso, talvolta lineare - del mio viaggio alla ricerca di monete con provenienza da ripostiglio, mi sono imbattuto in varie tipologie di depositi. Ripostigli famosi che fanno "bibliografia di riferimento", piccoli depositi locali pressoché sconosciuti, tesoretti che assumono questo "rango" perché occultati in numero superiore a uno ma minore di dieci!, depositi storicamente "antichi" in quanto scoperti nel XIX secolo e ripostigli scoperti in tempi recenti e in circostanze anomale e del tutto decontestualizzati. Ecco, il ripostiglio che vi presento oggi rientra in quest'ultima tipologia. Nel 1998, in Costa Azzurra, un'anziana signora amante del bridge soprannominata Hortensia dalle amiche, passa a miglior vita e lascia in eredità casa e suppellettili a un nipote. In questa casa, il nuovo proprietario trova una borsa di circa 13 chili piena di monete: si tratta di un insieme di antoniniani che... niente. Il nuovo proprietario decide di non pensarci e li lascia così, riuniti nella stessa borsa, fino al 2022 quando - vuoi per le contingenze economiche sopraggiunte vuoi per altri e imprecisati motivi - decide di notificare al DRAC dell'Ile-de-France (l'equivalente dei nostri Beni Culturali) il malloppo riportando la "curiosa storia" fin qui raccontata. Gli esperti del DRAC trattengono per qualche tempo quello che viene a tutti gli effetti riconosciuto come un ripostiglio sebbene del tutto decontestualizzato e senza alcun riferimento nemmeno al periodo esatto di rinvenimento. Terminato lo studio e appurato che si tratta di un deposito "comune" e privo di particolare interesse, decidono di restituirlo all'attuale proprietario permettendone la dispersione in commercio. Il 7 luglio del 2022 la casa d'aste Rossini procede con la vendita dell'intero deposito proponendo 54 lotti, alcuni singoli, altri a piccoli gruppi e un cospicuo numero ripartito a blocchi di 250 esemplari l'uno. Il nome del ripostiglio, Tresor D'Hortensia, lo decide proprio la casa d'aste che ne pubblica anche un piccolo report: Si tratta di un tipico ripostiglio del III secolo che ben si armonizza con gli altri depositi in terra Francese interrati appena dopo la fine del regno di Postumo una volta terminata la turbolenza dell'usurpazione di Leliano e l'avvicendamento di Mario con la stabilità (relativa) ritrovata con il regno di Vittorino. L'insieme presenta un quantitativo considerevole di antoniniani di Postumo (compreso alcune emissioni del primo periodo del tipo SALVS PROVINCIARVM con la titolatura lunga e l'errore nel nome POSTIMVS). Degna di nota la presenza di un paio di antoniniani di Macriano e soprattutto di un nuovo esemplare di Salonino con il titolo di Augusto che si aggiunge ai pochi esemplari noti (che sono oggetto del mio censimento in itinere). Mentre risulta assente Leliano. Di seguito ecco alcuni esemplari: 1) Denario di Gallieno, tipo VBERITAS AVG, Goebl 664t 2) Antoniniano di Salonino da Augusto, tipo SPES PVBLICA, Goebl 917f 3) Antoniniano di Postumo, busto erculeo, tipo IOVI STATORI, Agk 38b 4) Antoniniano di Postumo, busto erculeo, tipo PAX AVG, Cunetio 2446 Di seguito vi riporto invece i tre esemplari che ho acquistato e messo in collezione provenienti da questo ripostiglio: 1) SALONINA Antoniniano, Roma, 3.31gr D\ SALONINA AVG R\ FECVNDITAS AVG Goebl 579aa, Ex ArtDec di J. Marjollet, Ex Rossini 07/07/22, Ex Tresor d'Hortensia (Cote d'Azur) 2) GALLIENO Antoniniano, Roma, 3.47 gr D\ GALLIENVS AVG R\ PAX AVG, V| Goebl 366x, Ex ArtDec di J. Marjollet, Ex Rossini 07/07/22, Ex Tresor d'Hortensia (Cote d'Azur) 3) POSTUMO Antoniniano, Treviri, 3.62 gr D\ IMP C POSTVMVS PF AVG R\ MINER FAVTR Elmer 313, Cunetio 2396, Ex ArtDec di J. Marjollet, Ex Rossini 07/07/22, Ex Tresor d'Hortensia (Cote d'Azur) Che dire, sicuramente si tratta di un ripostiglio di importanza minore, di cui purtroppo si è perso ogni contesto di riferimento. Tuttavia anche così ha offerto spunti di studio e riflessione che sono stati acquisiti e repertoriati. Dalla composizione del ripostiglio sembra si tratti di un deposito formato durante tutto il regno di Postumo e occultato appena dopo la sua fine, un deposito che riflette quanto circolava nel territorio nel periodo: principalmente antoniniani di Gallieno e di Postumo.3 punti
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Filippo II, Tornese 15 93 con doppia data: Al dritto sotto il busto e al rovescio ai lati della Cornucopia. Coniato quando in Zecca era Mastro Marco Antonio de Leo (MAL) e Gaspare Juno (CI) mastro di prova. Dietro il busto le sigle di entrambi in monogramma. Riferimento Magliocca 146, R53 punti
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Buongiorno a tutti, Ecco un esempio di fantasmino completo, corregetemi se sbaglio. (immagine presa in rete). Un saluto Raffaele.3 punti
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Segnalo sin da ora il 4° Congresso Nazionale dei Circoli Numismatici che quest'anno si terrà ad Asola in provincia di Mantova il prossimo sabato 8 ottobre 2022. Il Congresso nazionale dei Circoli numismatici e’ una iniziativa rivolta ai Circoli numismatici italiani sorta nel 2017 allo scopo di avviare una collaborazione ed un confronto tra le associazioni numismatiche. Durante il congresso organizzato dal locale circolo numismatico ci saranno alcuni interventi proposti da studiosi provenienti da vari circoli italiani, seguirà pranzo conviviale. Possibilità per gli accompagnatori di visitare i monumenti del paese. Seguiranno al più presto notizie più approfondite Vi invitiamo sin da ora a partecipare singolarmente o con il vostro circolo (gradita conferma) https://circolinumismatici.it/ https://www.cfna.it/2 punti
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Spero di fare cosa gradita condividendo un articolo sui galyhalpens, i soldini veneziani che ebbero una certa circolazione in Inghilterra fra il XV e il XVI secolo https://www.academia.edu/83373479/Galyhalpens_appunti_sulla_circolazione_dei_soldini_veneziani_in_Inghilterra_dal_XV_al_XVII_secolo2 punti
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Buon pomeriggio a tutti, posto il mio secondo esemplare di Tornese . L'ho classificato come 15 93 anche se il 9 non è bello definito come l'altro esemplare. Siete d'accordo? Sempre Magliocca 147/1 Saluti Alberto2 punti
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A me sembra proprio un principio di cancro del bronzo. Può capitare quando una moneta cambia di ambiente, non c'è da fasciarsi la testa. Basta curarla per tempo, anche perché è appena accennato e probabilmente ancora superficiale.2 punti
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Buongiorno a tutti, colgo l'occasione per postare i miei Tornesi del 15 93. Ecco il primo Magliocca 147/1 Saluti Alberto2 punti
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Prendo spunto dal post di VALTERI per un cenno sul culto di Era Lacinia Il culto di Era, la massima divinità femminile dell’Olimpo greco e la maggiore divinità di Argo (Era Argiva), è attestato specialmente nell’Elide, a Sicione, a Corinto e a Samo. Poi in Occidente presso Crotone, antica colonia achea dove insieme al culto di Eracle, fondatore mitologico della città, e di Apollo, ispiratore della fondazione stessa, era molto sentito il culto di Era Lacinia, tant’è che pochi chilometri più a sud della città, sul promontorio dove insisteva una precedente area sacra, i crotoniati edificarono il grande santuario dedicato ad Era Lacinia, tra le più grandi aree sacre di tutto il mondo ellenico. Moglie e sorella di Zeus e regina tra gli dei, Era veniva venerata come dea protettrice dei pascoli anzitutto, delle donne, della fertilità femminile, della famiglia e del matrimonio. Bella tanto da gareggiare con Afrodite e con Atena nel noto ‘giudizio di Paride’, fedelissima al marito, veglia sulla fedeltà delle spose ed è la protettrice dei parti; come tale ha l’epiteto di Εἰλείϑυια, Ilizia. All'interno del santuario, nel VI secolo a.C. venne eretto un maestoso tempio dorico a 48 colonne, facente parte del monumentale Santuario di Era Lacinia, che già prima era esistente e venerato in tutto il mondo greco. Nello stesso periodo il leggendario Milone, eroe pluriolimpionico ritenuto figlio di Eracle, fu nominato sacerdote del tempio di Era Lacinia in segno dell'assoluta devozione che la città di Crotone aveva nei confronti del santuario e della dea venerata. Il santuario, uno dei più grandi e certamente più famosi di tutta la Magna Grecia, divenne subito il principale luogo di culto del versante ionico, meta di viandanti e navigatori provenienti da ogni dove pronti a pagare pegni votivi pur di ingraziarsi la potente dea. Nel IV secolo a. C. il Santuario di Era Lacinia divenne sede sacra della Lega Italiota, voluta dalle città di Taranto e Crotone per difendersi dai continui attacchi delle popolazioni brettie. Durante gli scavi archeologici sul promontorio Lacinio, oggi chiamato di Capo Colonna, è stata rinvenuta una grossa quantità di ori, gioielli, vasi in terracotta e altri oggetti votivi che i pellegrini portavano in dono, tra cui il famoso Diadema e la misteriosa Barchetta Nuragica, che oggi sono custoditi presso il Museo Archeologico Nazionale di Crotone, nella sala dedicata al Tesoro di Era. Venerata dunque come dea protettrice dei vincoli familiari, la dea lacinia riceveva offerte di vesti finemente intessute da parte delle giovani donne prima del matrimonio. Una gran parte degli oggetti votivi rinvenuti nel santuario proviene da luoghi lontani, come le isole dell'Egeo, l'Anatolia, spesso dall'Africa mediterranea, il che rende l'idea dell'ampia diffusione del culto di Era Lacinia. Così la poetessa locrese Nosside ricorda e accompagna il suo personale dono alla dea lacinia: "Era onorata, che spesso proveniente dal cielo guardi l'odoroso promontorio Lacinio, accogli la veste di bisso tessuta da teofili di cleoca con Nosside, figlia nobile". Diodoro Siculo racconta anche della consuetudine che avevano le donne crotoniati di piangere ogni anno la morte di Achille, mostrando così la loro partecipazione al dolore della madre Teti, colei che secondo la leggenda aveva donato le terre del sacro promontorio Lacinio proprio alla dea Era. Da https://www.calabriatours.org/history/culto-di-hera-lacinia.html apollonia2 punti
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Secondo me bisognerebbe inquadrare bene il problema: su alcuni manuali di recente apparizione si citano dei numeri per affidare il grado di rarità. Da 1 a 5 esemplari conosciuti R5, da 6 a 20 R4, e così via... Poi se si scende nel particolare questi parametri non sempre vengono rispettati in quanto, come è giusto che sia, nel momento in cui viene "scoperta" un nuova variante (che si tratti di variante di conio o semplicemente di inversioni/mancanze di lettere nella legenda) bisogna aspettare qualche lustro per stabilire l'effettivo numero di monete coniate o comunque VERIFICARE effettivamente la veridicità della variante. Chi non ricorda la fantomatica "testa piccola" del 5 tornesi 1857, che ancora oggi appare in aste di tutto rispetto, che si avvalgono di esperti di alto rango, a scapito del collezionista "ingenuo" che si trova a sborsare cifre sproporzionate per una moneta che non vale nulla... Scusandomi per lo sproloquio e tornando al quesito iniziale, anche io credo che l'R3 sia riduttivo. Saluti, Alessandro.2 punti
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Buona sera a tutti, Ciao Rocco, secondo me R3 è un tantino stretta, ora sono curioso di conoscere il tuo pensiero e quello degli altri Amici... Intanto posto anche la mia... Un saluto a tutti. Raffaele.2 punti
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Tre piccole, non comuni frazioni ( oboli - litre ? ) con testa di toro / quadrato incuso, attribuite a zecca siceliota : di epoca arcaica, sarebbero tra le prime emissioni di Selinunte, coeve almeno alla più nota simbologia cittadina della foglia di sedano selvatico .1 punto
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Ciao Caravelle82, che sia stato adattato rozzamente a ciondolo è certo, ma che sia nato come tale non credo. Anch'io possiedo un paio di vecchie catene da orologi da tasca, alle quali sono appesi vari ciondoli : monete, simboli portafortuna, sigilli, ma nessuno di fattura così modesta. Per 38,00 euro, sicuramente acquisterei altre cose : in assoluto non è una cifra altissima, ma è assai modesto anche il manufatto. Poi, come sempre, ognuno è libero di fare gli acquisti che crede e al prezzo che crede ! Buona serata.1 punto
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Ciao, nel pomeriggio ho integrato la scheda storica di un mio antoniniano di Caracalla (acquistato parecchi mesi fa) e ho visionato moltissime monete dello stesso e tra aurei, sesterzi, denari e antoniniani non ne ho trovati con la legenda come quella del sesterzio descritto dal Gusseme prima e dal Sestini poi. Sulle monete di Eliogabalo invece si. Io ho un antoniniano di quest'ultimo con legenda quasi simile(manca solo PIUS) ma ho trovato anche sesterzi e denari. Quindi quanto da me detto nel post precedente e cioè che Gusseme abbia attribuito a Eliogabalo, sbagliando perche forse fuorviato dalla legenda, potrebbe essere verosimile. Voi cosa ne pensate ?. Posto foto dei miei due antoniniani di Caracalla ed Eliogabalo con le rispettive legende.1 punto
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Complimenti. Se può essere utile, ho ritrovato questa discussione. Domenico1 punto
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Ciao Rocco Conservazione buona,estremamente raro pure,doppia data,sigle di entrambi....e che dire,complimenti ancora una volta?✌️1 punto
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Salve. Il silenzio, a volte, è più loquace della parola! I miei quesiti sono caduti praticamente nel nulla. Salvo le isolate ed interessanti ipotesi messe in campo da Demonetis e Beppe. Ne deduco che la questione non interessa oppure che nessuno condivide le mie congetture fin qui esposte ( tutte, naturalmente, da verificare ed approfondire). Per cui, ritengo opportuno non insistere, “azzerando” quanto da me considerato in questi giorni sulla variante “V con barretta: quando e perché “. Non per polemica, assolutamente, ma solo in base ad una valutazione realistica della situazione che è venuta a delinearsi. Mi sia consentito, però, di tornare un’ultima volta sulla questione per puntualizzazioni e precisazioni di un certo rilievo. Ed allora confermo che, per quanto mi risulta, le monete di Ferdinando IV e Ferdinando II, in legenda, presentano la “V” ( = U ) o il numero romano “V” (= 5)(FERDINANDVS, VTR, IV…) sempre con il lato SINISTRO più spesso. Invece, per quanto riguarda le monete di Ferdinando I, confermo che le piastre 1817/18 o il 30 Ducati 1818 presentano, in legenda, la “V” sempre con il lato DESTRO più spesso. La stessa cosa, però, non avviene per il carlino da 10 grana 1818, dove, in legenda, vengono utilizzate indifferentemente ambedue le versioni ( “V” con lato più spesso a volte a destra e a volte a sinistra). Osserviamo, ora, la prima foto che vado a pubblicare oggi. Trattasi, appunto, di un carlino da 10 grana 1818 con “V” di “SICILIARVM” corredata di barretta e che, in questo caso, risulta portatore della variante “ A “ capovolta classica, avendo, evidentemente, l’incisore preso a riferimento la “V-BASE” con il lato SINISTRO più spesso. Se, invece, l’incisore avesse preso a riferimento la “V-BASE” con il lato DESTRO più spesso, “segnandola”, poi, con la solita barretta, di cosa parleremmo? Parleremmo di un semplice esubero? Comunque sia, se non sono incorso in errori tipici di un principiante, quale io sono, grazie a questa discussione è saltata fuori la parola SICILIARVM con la “A” capovolta classica, credo mai rilevata in precedenza ( da affiancare ai FERDINANDAS, ATR…) Le altre foto pubblicate in questo intervento si riferiscono a piastre 120 grana 1817/18 (spulciate attentamente dal web) con la presenza, più o meno marcata, della barretta che “segna” la “V” di SICILIARVM: non danno la possibilità di potervi leggere quella che noi riteniamo essere una “A” capovolta classica (quindi, la “V” è con il lato DESTRO più spesso). Vanno ad aggiungersi a quelle già pubblicate nei precedenti post. Alla fine della fiera, dopo aver valutato il tutto, riteniamo ancora che sia realistico definire le ricorrenti barrette che “segnano” sempre la stessa “V”, sempre della stessa parola SICILIARVM, sempre di monete riguardanti Ferdinando I, dei semplici e casuali esuberi? Se sussistono dei dubbi, non sarebbe opportuno porsi delle domande e cercare delle risposte? Siamo certi di non aggrapparci, a volte, agli esuberi come a delle foglie di fico cui viene richiesto di nascondere ciò che non ci è chiaro? E torniamo, ora, alle foto che vado a pubblicare. Complessivamente, sono 13: La PRIMA: 1 carlino da 10 grana 1818 ( con “A” capovolta classica); La SECONDA: piastra 120 grana 1818. Pubblicata su questo forum in un topic dal titolo “Parere su questa piastra del 1818” del 14/12/2013; La TERZA/ QUARTA/QUINTA/SESTA/SETTIMA/OTTAVA/NONA/DECIMA/UNDICESIMA: tutte piastre 120 grana 1818; La DODICESIMA: piastra 120 grana R 1817. Pubblicata su Magliocca “ Manuale delle monete di Napoli 1674/1860”, pag. 298, n.442a; La TREDICESIMA: 120 grana 1817 R. Appare la stessa moneta della precedente, ma più leggibile. Dello stesso conio della mia? Lascio a voi giudicare, anche se dei caratteri sembrano differenti ( “E” di Regni o “S” di Siciliarvm”.) Ma Interessa relativamente. Ciò che meraviglia è come mai la particolarità di questa barretta, non del tutto rara, non sia mai stata osservata prima. Chiudo in fretta perché mi è venuto fuori un poema. Mi scuso. Cari saluti a tutti1 punto
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Complimenti Alberto @Litra68! Il secondo esemplare è leggibile in tutto, anche il 9 si distingue bene.1 punto
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Grazie a @FlaviusDomitianusper la risposta. Comunque @Pxacaesar quel punto era già presente un mese fa e da allora mi pare sia rimasto delle stesse dimensioni, nella prima foto che ho allegato si nota poco, ma ingrandendo la zona interessata qualcosa si vede. Più che altro si confonde con della luce che sembra risplendere in quell'area della moneta. Non c'è che dire, la foto l'hanno fatta bene.1 punto
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Ho detto al gatto dei miei nipoti : Sei un alieno e sei pure invasivo. Ha risposto : miaoo. Poi ha posato il mento sulla mia mano perché glielo grattassi e dopo le grattatine mi appoggia la zampa sul palmo per ringraziare. Gli alieni invasivi sono i babbaloni dell'accademia1 punto
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Diciamo che era FDC (o quasi), poi è stata pulita (e graffiata): il prezzo tiene conto del declassamento conservativo della moneta. È un esemplare che può allettare, ma che alla lunga si cerca di sostituire.1 punto
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Non conosco questo gettone : lo defineri tale perché una Medaglia di questo formato presenta generalmente un appiccagnolo e qui invece siamo alla presenza di un foro sicuramente procurato a posteriori, che ha deformato leggermente il bordo della medaglia. Ci sono anche medaglie, e soprattutto medaglioni, non portative e che vengono consegnate in astuccio ma sono coniate in metalli o leghe decisamente più nobili. Un oggetto comunque da conservare, ha pur sempre un valore storico e, per giunta, lo hai pagato nulla... Un saluto cordiale.1 punto
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La variante è riportata per la prima volta dal Magliocca e poi, l'anno successivo, anche dal Gigante (R3) se non ricordo male...1 punto
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Alex,per caritá non è brutta,anzi,però guarda qua. Parliamo anche di scialba pulizia.1 punto
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Per quanto riguarda il prezzo, diciamo che se cerchi la massima qualità (lustro forte e intatto, bordo tagliente, rilievi molto forti), 250€ non ti bastano Per quello che si può vedere dalle foto, al rovescio vedo delle leggere rigature assimilabili a una blanda pulitura. Diciamo che dalla foto una bella impressione non me la fa…1 punto
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Noi non possiamo sapere se avrebbe fatto la trafila o meno. Sta di fatto che, in caso di vendita all'estero, è obbligato a farla. Il fatto se guadagna o meno è irrilevante. Arka Diligite iustitiam1 punto
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Grazie @fedafa per la spiegazione chiara ed ineccepibile. Ciao e Buona Giornata1 punto
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Per quanto riguarda le emissioni spagnole, la loro identificazione e pubblicazione si deve a Pierluigi Debernardi e Olivier Legrand (Roman Republican silver coins of the quadrigatus period struck in "Spain, Revue Belge de Numismatique", 2015) che li suddividono in 3 gruppi. Al GRUPPO A Pierluigi Debernardi e Olivier Legrand attribuiscono 19 monete di cui 5 provenienti da scavi spagnoli (La Carència, Tivissa e La Palma), altre 12 censite in aste o collezioni spagnole, nessuna rinvenuta fuori dalla penisola e per questo attribuite a zecca in terra iberica. Sono caratterizzate da un peculiare angolo di visuale della quadriga, a causa del quale i cavalli sembrano inclinati, tanto che gli zoccoli anteriori quasi toccano la legenda. Questa è incusa o semi incusa, spesso con lettere segnate in modo impreciso, su tavoletta trapezoidale. I due sottogruppi sembrano attribuibili a due incisori diversi; mancano incrocî di conio, per cui si può presumere che ci sia stato uno iato fra le due emissioni. Sono probabilmente le prime monete romane coniate in Spagna, databili tra la fine del 215 e gli inizi del 214: si collocano infatti, probabilmente, immediatamente dopo la battaglia di Hibera (215), quando il Senato non poteva soddisfare inviare denaro in Spagna perché il tesoro cittadino era vuoto a causa dello sforzo bellico, ma il proconsole Publio Scipione e il legato suo fratello Gneo avevano bisogno di pagare lo stipendium alle truppe, appena uscite vittoriose dalla battaglia. La zecca potrebbe essere Tarraco, che all’epoca era la principale base delle operazioni romane. Al GRUPPO B attribuiscono 18 monete, di cui 2 provenienti dallo scavo di La Palma e 14 censiti in aste o collezioni spagnole. Anche questo gruppo, pertanto, è attribuito a zecca romana in terra iberica. Si differenziano dal gruppo A per la legenda in rilievo. Presentano una sostanziale omogeneità stilistica, che fa pensare all’opera di un unico incisore. Lo stile è sostanzialmente differente da quello dei quadrigati romani; la legenda è iscritta in mezzo a due linee parallele e le lettere non presentano i caratteristici punti a inizio e fine segmento, presenti invece in molte legende repubblicane. Esiste un unico esemplare classificato Hr1, rinvenuto tronco (pesa solamente 3,55 g), il cui D/ è chiaramente collegato allo stile delle monete Hi2; probabilmente rappresenta un’emissione transitoria tra la serie con legenda in incuso e quella con legenda in rilievo. Questo gruppo sarebbe consecutivo al precedente ma dovrebbe comunque essere precedente alla morte dei fratelli Scipione, avvenuta nel 211. La zecca potrebbe essere sempre Tarraco. Del GRUPPO C esiste un unico quadrigato noto, bandito in asta Aureo Calicò 227, lotto n. 22 (e precedentemente in asta 222, lotto 15). Alla stessa serie, tuttavia, apparterrebbe il mezzo quadrigato con scena del giuramento (2 esemplari noti) e il piccolo argento classificato da Crawford come RRC 28/5, ritenuto un diobolo corrispondente - per valore - a un sesterzio). Tutte queste monete sono caratterizzate da tre particolari: lo stile della raffigurazione di Giano, il collo (verticale e troncato di netto da una linea orizzontale) e il modo peculiare di scrivere la legenda, in rilievo su tavoletta concava. Inoltre, il tondello su cui sono battute appare sfaccettato, a dimostrazione di una stessa tecnica di produzione. Anche questo gruppo doveva essere successivo all’A (che termina nel 214) e precedente alla morte degli Scipioni (211), ma potrebbe provenire da una zecca diversa di quella del gruppo B, forse installata sempre a Tarraco, forse a Sagunto (riconquistata nel 212; a questa città potrebbe riferirsi la scena del giuramento sulla dracma), forse itinerante con le truppe. La produzione di frazionali sembra potersi interpretare nel senso che queste monete fossero destinate a donativi per le tribù locali, nel tentativo di ingraziarle; sappiamo infatti che la cultura locale era maggiormente orientata all’uso di dracme e frazionali (come si evince anche da Villaronga, Les dracmes ibèriques i llur divisors, Barcellona 1998, e da vari ripostigli spagnoli)1 punto
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Il nominativo del Tumminelli compare sui Bollettini, nell'elenco dei soci, sino al 1976; nell'anno successivo il nome scompare forse perché deceduto o dimissionario dal Circolo. Nei numeri successivi non venne pubblicato nessun necrologio. Dal BCCN del 1976:1 punto
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E' un fenomeno abbastanza diffuso in tutte le monetazioni. Incidenti di zecca. Sono noti come clashed dies e creano sulle monete quelle impronte solitamente definite "fantasma o fantasmino". A Napoli, per la forma leggermente concava dei conii la collisione avveniva solo lungo i bordi ma in altre zecche è possibile vedere esemplari con fantasmi completi. Anni fa assistetti ad una discussione fra collezionisti su due piastre di Ferdinando II che presentavano un fantasmino lungo il bordo del D/ ed uno di loro insisteva nel dire che tale errore non poteva verificarsi identico su due monete quindi per lui le piastre erano cloni, quindi false. Nessuno dei due aveva preso in considerazione l'ipotesi dei coni collisi. Alcuni li ritengono difetti della moneta. Altri li considerano un qualcosa in più. Per me rimangono una simpatica curiosità e non disdegnerei un esemplare con un fantasmino completo.1 punto
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Nella prima metà del novecento il collezionismo numismatico era appannaggio e interesse di un'elite molto ristretta, e si sa, essere in pochi comporta alcuni vantaggi, tra cui soprattutto una migliore conoscenza dell'ambiente e dei suoi partecipanti con relativa solidarietà e maggiore fiducia reciproca, tuttavia a questi vantaggi facevano contraltare gli svantaggi più generali di una società fortemente gerarchizzata e classista dove solo alcuni privilegiati potevano frequentare certi ambienti e usufruire di determinate esperienze in un contesto di povertà diffusa, oggi sperimentiamo situazioni opposte, abbiamo il vantaggio di un accresciuto benessere materiale e una maggiore diffusione ad ogni livello del collezionismo e della cultura numismatica, è molto più facile accedere a monete e pubblicazioni del settore, anche grazie al progresso della tecnologia digitale, d'altro canto questa diffusione dell'interesse si accompagna a maggiore caos nelle interazioni umane con conseguenti fenomeni sgradevoli come truffe, furti, norme caotiche o penalizzanti per il collezionismo, azioni poliziesche piuttosto brutali e diffidenza generalizzata... In tutto questo una guida che si concentri su istituzioni museali, biblioteche a archivi di interesse numismatico sarebbe un progetto interessante e fattibile, anche in forme digitali su piattaforma in rete che ne accresca la fuibilità...1 punto
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Condivido il mio 15 93, troppe schiacciature di conio non fanno scorgere sigle al dritto purtroppo.1 punto
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In questo caso non è rimasta incastrata nessuna moneta nel conio ma quest'ultimi sono andati a battere il tondello che però non era presente. In questi casi avviene il fenomeno noto come "conii collisi" cioè i conii si "battono" fra loro senza la presenza del tondello da coniare. Il forte colpo permette che i conii "si coniano" fra loro. Quindi sul conio, nella parte che va a collidere, solitamente lungo il bordo, si conia in rilievo parte dell'altro conio. Quindi sul conio colliso, oltre all'impronta incusa della faccia della moneta da coniare, si troverà anche parte dell'altro conio, in rilievo, nel punto di collisione. Il risultato sarà una serie di monete che presenteranno la caratteristica delle piastre postate, fino alla sostituzione del "conio colliso coniato" . Spero di essere stato chiaro.1 punto
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Salve, dal peso credo che dovrebbe trattarsi di un 2 reales a nome di Filippo III re di Spagna (1598-1621). La zecca purtroppo non è determinabile con precisione, in quanto il marchio identificativo non è più visibile. Stessa cosa per l'anno di emissione.1 punto
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Ciao! Grande Federico, certo che fai cosa gradita saluti luciano1 punto
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Caro @Adelchi66, sono tornati i pomodori dell'orto! Evviva! Non si può non riprendere tale discussione sulla esemplarità del discorso storico. ? @Orodicarta e @Illyricum65 hanno posto un sacco di domande un anno fa al #14 e #15. Nietzsche ha voluto correggere il tiro dell'insegnamento antico secondo cui la storia è maestra di vita. Per Nietzsche e tanti altri dopo di lui fino ad arrivare ad Aleida Assmann senza oblio, senza il sonno, senza l'azzeramento di certi modelli saremmo schiacciati dal peso di analogie storiciste che metterebbero in secondo piano la contingenza. Conoscere la storia ci aiuta davvero a evitare gli errori del passato e a costruire un futuro migliore? Ispirarci ai modelli del passato ci aiuta a capirci? Direi non necessariamente. E allora perché leggiamo la storiografia? Perché ci affabula? Ricordo però che nella etimologia della parola "storia" c'è il verbo vedere, vedere per poi riportare, testimoniare. Deve dunque necessariamente esserci qualcosa di più dell'affabulazione nella storia. D'altronde Cicerone non ha scritto solo che la storia è maestra di vita. Egli scrisse che la storia è anche vero "...testis temporum, lux veritatis, vita memoriae, nuntia vetustatis." Non indugio invece a rispondere sì a Illyricum65 quando si chiede se la storia serva ad analizzare il presente. Orodicarta ha comunque dannatamente ragione quando scrive che il rapporto tra storia, memoria e oblio ci riguarda direttamente in quanto collezionisti. Noi conserviamo la storia attraverso tondelli, carte filigranate e altro. Noi collezionisti siamo tutti degli allievi di Benedetto Croce, secondo cui ogni forma di conoscenza del reale è conoscenza storica. E il mio collezionismo è in effetti sempre un tentativo di recupero, di contatto con strati profondi che non sono più, una prova di forza quasi con l'oblio. Quando stringo un sestante del I secolo a.C., io non posso non identificarmi in quella persona che 2100 anni fa lo stava cedendo come mezzo di pagamento. Parafrasando Illyricum65: eccomi in un passato che non si ripete identico all'oggi ma che sta però all'origine e in analogia con le azioni quotidiane che io eseguo oggi, pur essendo cambiato il campo d'azione. Devo specificare qui che il mio collezionismo ha poco a che fare col grading e con l'osservazione degli hairlines. La (carta)moneta è per me (e sottolineo per me) istituzione storico-sociale piuttosto che oggetto artistico. Eppure quando Illyricum65 scrive sull' ossessione per la moneta, sulla divinizzazione (che potrebbe diventare estetizzazione della storia)... ha ragione! Sembrerebbe che noi non ci limitiamo a conservare, ma, come intuito da "Nicce", veneriamo (evidentemente "Nicce" non era un collezionista ?) il Dio Denaro di cui il buon @ARTART ci ricorda sempre il culto. Chi può affermare di non aver mai venerato almeno per una volta la propria civetta, o una Capranesi o una bella sterlina vittoriana tutta gialla? ? Comunque tutti noi scegliamo le nostre collezioni. Noi scegliamo cosa conservare e cosa abbandonare/scambiare/alienare. Noi collezionisti tutti, che ci piaccia il FDC o il B, siamo parte attiva nella dinamica di memoria e oblio. Sono d'accordo con Paul Ricoeur quando scrive che c'è un altro termine che deve legarsi alla memoria e all'oblio in un discorso che tenta di stabilire quanto la storia sia maestra di vita. Quella parola è "perdono". A ciò penso ogni volta che mi capitano tra le mani banconote dell'ex Jugoslavia. A ciò comincio a pensare adesso che mi riguardo tra le dita rubli e grivne coniati pochi anni fa solamente. A ciò penso quando mi rigiro tra le mani un bronzetto tessalonicense che forse circolò durante i disordini conseguenti alla conquista romana della città.1 punto
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Buona domenica a tutti. Non se ne vedono molte di Piastre 1840 con questa tipologia di busto, la sua rarità si è ridimensionata oppure è rimasta una R41 punto
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Medaglia devozionale lauretana, bronzo/ottone, con piolini a ore 3,6,9.. Prima metà del XVII sec. produzione Italia centrale.- D/ La Madonna di Loreto con il Bambino in edicola , anepigrafe.- R/ La crocefissione di Gesù con ai lati i due ladroni in croce, le due figure ai lati della croce sono la Madonna e S. Giovanni apostolo, anepigrafe. non comune. Ciao Borgho1 punto
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Vista la coda (e un po' anche la "sottigliezza" di corpo ed arti) opterei più per lupo o felino, come ha descritto il mio conterraneo @Flavio_bo. Magari un paio di foto meno sfocate consentirebbero un'identificazione più certa e magari anche un giudizio sull'autenticità. Con quella parte spezzata potrebbe anche essere autentico (anche se capisco che vi vuol poco a falsificare anche quella, volendo...).1 punto
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Moneta molto interessante che non avevo mai visto. Le legende invertite sono logicamente sbagliate: l'aquila imperiale ha la legenda relativa al vescovo e lo stemma di quest'ultimo riporta il nome di Massimiliano. Da mostrare (possibilmente de visu) a qualche esperto.1 punto
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ORNITHOGALUM NUTANS | LATTE DI GALLINA A FIORI PENDULI Ornithogalum nutans: caratteristiche principali Latte di Gallina a fiori penduli (Nome scientifico:Ornithogalum nutans), conosciuta anche come Myogalum nutans Link. è una pianta rara, fà parte della famiglia delle Hyacinthaceae ed ha origini incerte. La pianta Ornithogalum nutans cresce a quote che variano tra 0 e 1100 metri sul livello del mare. La pianta fiorisce nel periodo compreso tra i mesi di Marzo e Aprile Radice bulbosa. Scheda Ornithogalum nutans Nome scientifico: Ornithogalum nutans Nome italiano: Latte di Gallina a fiori penduli Nomi alternativi: Myogalum nutans Link. Regno: Vegetale Divisione: Spermatofite Sottodivisione: Angiosperme Classe: Monocotiledoni Ordine: Asparagales Famiglia: Hyacinthaceae Classificazione A.P.G.: Monocots Lilianae Asparagales Hyacinthaceae Genere: Ornithogalum Specie: nutans Distribuzione e habitat Ornithogalum nutans Crescita spontanea: Pianta rara. In Italia è possibile trovarla nelle regioni: Campania, Emilia Romagna, Lazio, Liguria, Marche, Piemonte, Toscana, Trentino Alto Adige, Umbria, Valle d'Aosta. Mesi di fioritura: Tra Marzo e Aprile Cresce a quota: Tra 0 e 1100 metri sul livello del mare https://www.catalogopiante.it/piante/ornithogalum-nutans_latte-di-gallina-a-fiori-penduli-021902/1 punto
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@Litra68, Alberto ti faccio vedere un bel pezzo Vicereale proveniente dalla Civitas NEAPOLIS : Il Tarì 1623 di Filippo IV, Lotto 286 dietro il Busto B/C, le sigle di Fabrizio Biblia e Costantino di Costanzo. Il simbolo del coniatore non si distingue bene.1 punto
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Condivido. Moneta collezionabile. Dare un valore è sempre un azzardo perché molti fattori entrano in gioco: diciamo che attorno ai 100 Euro il prezzo, a mio avviso, è corretto. Partecipo anch'io con un paio di esemplari dove quello in miglior conservazione è privo di "uncini" sul 2 del valore e sul 7 della data:1 punto
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Ecco un obolo macedone con la testa di Apollo ed al rovescio una lira (strumento) per aprire una bella discussione. Quanti di voi collezionano monete con raffigurata la lira? Pochi? eppure per esempio ci sono tanti collezionisti che raccolgono monete con raffigurazioni di grappoli d'uva ! Una moda? roth371 punto
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