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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 07/10/22 in tutte le aree

  1. Beh, l'auspicio sarebbe di andare un poco oltre rispetto a sollecitare la curiosità. Se si riuscisse a fare luce o quantomeno ipotesi realistiche sul significato del punzone - cosa che non è detto sia possibile ma neppure impossibile - la cosa sarebbe di interesse numismatico certamente superiore a qualsiasi fior di conio, dal momento che ti ricordo che la numismatica è la scienza che studia le monete nei suoi aspetti storici, sociali, culturali ed economici, e non ha nulla a che vedere con il mercato collezionistico (per il quale, concordo assolutamente con te, i criteri di attribuzione di un valore - e stavolta parliamo di valore esclusivamente venale e non culturale - sono tutt'altri).
    7 punti
  2. Ciao Alberto, Rocco ha ragione quando dice che è difficile trovare 2 monete uguali di questa tipologia. Questa è una moneta comunissima battuta in grande quantità. Vuol dire che sono stati utilizzati centinaia di coni, forse qualche migliaia, e naturalmente per approntarli ci sono voluti parecchi incisori che hanno lavorato per poco più di vent'anni. I coni erano incisi a mano e se anche un solo incisore ne avesse fatto parecchi, già ci sarebbero delle differenze, figuriamoci tra incisori diversi. Ci saranno sicuramente molte varianti di conio, forse nemmeno ancora segnalate, visto che molti studiosi non danno la giusta importanza a queste piccole monetine. Mi vengono in mente per esempio le scritte retrograde del follaro REX W o le contromarche sul trifollaro con il leone che non sono poi state notate da chissà quanto tempo.
    3 punti
  3. Mi chiedo cosa abbiano nel cervello questi “manovali del bulino” quando rovinano monete, nel caso seguente, anche di una certa rarità.. Anche se dovrei autocensurarmi per l’off topic parziale (visto il titolo) aggiungo qui un altro didrammo akragantino orribilmente manipolato al dritto. Siamo scesi verso la metà del V secolo a.C. rispetto all’esemplare della discussione, con una moneta che era ancora completamente e piacevolmente leggibile prima di essere sfregiata. Una emissione alquanto rara quella dei didrammi connessi al periodo II della monetazione di Akragas: un solo conio di incudine, tre di martello per un totale di 19 esemplari censiti dal corpus della professoressa Westermark. Il numero di catalogo per questo accoppiamento di conii è il 441 (O1-R1), di cui aggiungo tre esemplari per confronti. Nel bulinare come se non ci fosse un domani, il nostro “artista moderno” ha aggiunto cerchietti su cerchietti, anche dove l’incisore antico (questo sì un Vero Artista) aveva tracciato un piumaggio fatto di linee variamente allungate sul collo e nella parte superiore dell’ala dell’aquila. Moneta rovinata che qualche anima pia ha accolto comunque.. 1- L’esemplare dal dritto vaioloso, ex Artemide eLive 23/86 del 4/5-06-2022: https://www.numisbids.com/n.php?p=lot&sid=5711&lot=86 2- Westermark 441.1 ex NAC P/1137 del 2005, ex collezione Moretti, ex Leu 1954 ed ex Ars Classica 17/120 del 1934. 3- Westermark 441.9, ex collezione Dewing 556, acquistato nel 1941 ed in precedenza venduto da Spink nel 1894. 4- Westermark 441.10, al British Museum dal 1905.
    2 punti
  4. Denaro del ducato di Normandia emesso dalla zecca di Rouen; sembra attribuibile a Richard II (vedi collegamento) o una sua eventuale degenerazione anonima : https://en.numista.com/catalogue/pieces332475.html Mario
    2 punti
  5. @scacchi Nei documenti, tranne quando diversamente specificato, pagamenti e prezzi sono espressi in moneta di conto, le monete effettivamente usate per adempiere alle obbligazioni espresse nei contratti erano generalmente quelle più un uso nel territorio dei contraenti, quindi quelle coniate nelle zecche delle autorità competenti oppure quelle più apprezzate dai mercati, soprattutto quando si trattava di grosse somme e pagamenti importanti in cui erano impiegate monete auree. In quel periodo, 1548, si è nella fase iniziale del passaggio dal dominio del fiorino/ducato alla progressiva diffusione dello scudo d'oro di origine francese che poi nella seconda metà del secolo diventerà la moneta aurea per eccellenza, famosa soprattutto per i suoi multipli da 2 e da 4 scudi, la doppia e i dobloni, i termini fiorino e ducato erano sinonimi nella sostanza, cioè indicavano una moneta aurea con le stesse caratteristiche di peso e intrinseco che aveva avuto origine col nome di fiorino a Firenze e con quello di ducato a Venezia ma che già nel corso del trecento era stata coniata in diversi tipi da molteplici zecche in Italia ed Europa, dal quattrocento il termine ducato tenderà a generalizzarsi un po' ovunque e sarà più utilizzato anche nei documenti rispetto a fiorino, ma poi ovviamente tutto dipendeva dagli usi locali nella documentazione... nel 1548 a Gubbio si è sotto l'autorità del duca di Urbino, all'epoca Guidobaldo II Della Rovere, che proprio nella sua zecca principale, Urbino, aveva fatto battere dei ducati d'oro, magari può essere stata questa la moneta usata effettivamente nel pagamento in questione, di sotto posto il link del catalogo Lamoneta che rinvia alla moneta: https://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-GBII/19
    2 punti
  6. A proposito di Bibliografia, al momento ho solo questo quaderno di Studi del Circolo Numismatico Mario Rasile di Formia. Gia presente nella mia Biblioteca. Mi è stato molto utile per il primo approccio , ma capisco la necessità di acquistare anche altri testi per meglio approfondire. Saluti Alberto
    2 punti
  7. Incredibile. Qui il falsario ha operato veramente di fino. Oltre a riprodurre quanto più fedelmente possibile i disegni ed i caratteri, ha fatto anche un lavoro di EMULAZIONE della realtà, includendo i difetti di conio. Sono d'accordo: il falsario ha avuto come modello la moneta che hai postato. Quelle due (la vera e la falsa) non dovrebbero separarsi, ad onore dell'opera "interessante" del falsario.
    2 punti
  8. Continuo con un altro 1582, ma con legenda al dritto che termina con VT.
    2 punti
  9. Indubbiamente le case d’asta di San Marino godono di maggiore libertà ( al pari delle altre case d’asta mondiali - escluse quelle greche e turche che credo non esistano ?). Le disposizioni recenti vigenti discriminano e danneggiano i commercianti italiani senza peraltro - purtroppo - garantire alcunché se non che il commercio si sposti e favorisca i vicini di banco.
    2 punti
  10. Forse non tutti sanno che del rarissimo centesimo del 1902 esistono due diverse versioni generate da due coppie di coni differenti. Come sappiamo fino al 1908 i coni del centesimo in alcuni elementi venivano punzonati a mano conio per conio. Questa attività manuale creava delle piccole differenze che consentono di individuare con precisione la coppia di coni che ha battuto le singole monete e costituiscono anche dei marcatori per distinguere le monete originali da quelle false, e per questa moneta risulta particolarmente difficoltoso, in quanto molto falsificata. La cosa strana è che questa moneta ha una tiratura di soli 26.308 pezzi e noi sappiamo che con una coppia di coni si riuscivano a produrre circa 100/150 mila monete. In questo caso, nonostante la bassa tiratura sono state usate due coppie di coni differenti. Vediamo le differenze che identificano le due versioni. Nella scritta "CENTESIMO" nella prima versione le lettere sono un po' più "disordinate" in particolare la lettera "C" e la lettera "N" sono più inclinate verso sx. Nella data nella prima versione lo "0" presenta una leggera ripunzonatura in basso a sx, i "9" sono diversi e lo "0" è posizionato più in basso. Al dritto le due versioni si distinguono nelle lettere "TALI" della parola ITALIANA. Infatti, nella prima versione la lettera "A" è allineata con la precedente lettera "T" e la lettera "L" non presenta nella parte superiore l'astina a dx. Invece nella seconda versione la lettera "A" è ripunzonata e la punzonatura più marcata è disallineata rispetto alla lettera "T", mentre la lettera "L" la parte superiore presenta l'asta orizzontale integra. Ho evidenziato queste differenze in una seconda coppia di esemplari presi da due importanti database numismatici Ucoin e Numista. Da miei studi le due versioni hanno sotanzialmente lo stesso grado di rarità. Voi che versione avete?
    2 punti
  11. Direttamente dall’asta Aphrodite Art Coins (Auction 4 del 9-11/7/2022), posto il Lotto n. 791 che così viene descritto in catalogo e di cui allego le relative foto: Italy, Napoli. Carlo V D'Asburgo (1516-1556). Æ Cavallo (17mm, 1.60g). Near VF Al riguardo, posto anche quanto riportato dal Vergara sulla tipologia dell’esemplare stesso. Volevo solo condividere una particolarità (se tale possa essere considerata): si tratta di quella lettera T rovesciata che si vede sul D/. Sappiamo che la legenda è PLVS VLTRA (al di là di possibili interpunzioni presenti). Pare verosimilmente che la lettera L sia stata (erroneamente?) sostituita dalla lettera T (che poi si è rilevata come T rovesciata). Sembra noto l’utilizzo di una lettera L “quasi” simile alla T rovesciata, ma in questo esemplare pare abbastanza nitida e chiara la T, a mio parere. Ciò detto, i più esperti sapranno magari fornire ulteriori considerazioni soprattutto in ordine ad eventuali casi simili per questa specifica tipologia. Grazie tante. Domenico
    1 punto
  12. Un sera, mentre effettuavo una ricerca in rete, mi sono imbattuto in questo tondello che ha subito attirato la mia attenzione: Effettuata una prima valutazione (necessariamente sommaria, per quanto attenta, essendo una fotografia) ho deciso di provare ad acquistarla e, dopo una breve trattativa con il venditore, l’ho portata a casa per un costo complessivo di 20 euro. Come al solito: e’ tanto? E’ poco? Non so. So solo che lei mi ha chiamato e io ho risposto alla chiamata. Del resto, il prezzo era basso, anche se certamente la conservazione non e’ un granché. Ma in questo caso il mio interesse andava anche oltre: era una occasione di studio e di approfondimento. E credetemi, la serie FEL TEMP REPARATIO per quanto molti la considerino noiosa, di fatto si mostra sempre ricca di sorprese e offre spesso spunti interessanti. Si tratta, infatti, di una FEL TEMP REPARATIO della tipologia “Galley”, ovvero “imperatore su galea”. Come la tipologia “Falling horseman” o “cavaliere disarcionato” fu la tipologia preferita da Costanzo II, così la tipologia “Galley” fu quella preferita da Costante, il cui nome compare in molte monete con questo rovescio, emesse sia da lui stesso sia da suo fratello Costanzo II nelle zecche delle rispettive aree di influenza come era prassi in quel periodo. In essa l’imperatore e’ mostrato in abiti militari in piedi sulla prua di una galea con uno stendardo col chi/rho nella mano sinistra e con una vittoriola o una fenice su globo nella mano destra. Nel significato generale, la “Galley” rappresenterebbe il sovrano vincitore che governa la nave dello stato. Nel significato specifico riguardante il solo Costante, si riferirebbe al viaggio di questi in Britannia nella campagna del 342-343 contro gli invasori Pitti. Della tipologia “Galley” fu coniato un modulo più grande, ovvero un AE2 di peso teorico di circa 5.4 g (pari a 1/60 di libbra romana) ed un modulo più piccolo di tipo AE3 con peso teorico di circa 2.7 grammi (1/120 di libbra romana). Il modulo più grande era argentato e la percentuale di fino era compresa grossomodo tra il 2 ed il 3% nelle emissioni occidentali, ma addirittura intorno all’1,5 % nelle emissioni orientali. Il modulo più piccolo, con ogni probabilità, non era neppure argentato. Dopo qualche giorno di trepidante attesa (e’ sempre così, no?), arriva la moneta. Ed ecco le mie foto (scadenti): Rispetto a quello che si nota nella foto del venditore dove manifesta una tonalità grigia, in mano la moneta mostra una bella patina verdina con una tonalità calda che, paradossalmente, si vede meglio nelle mie foto dove il colore e’ quello reale. La sensazione generale e’, devo dire, gradevole, meglio di quanto mi potessi aspettare. Mi sono quindi messo ad osservarla bene ed ecco le mie conclusioni. Peso: 4,02 grammi Diametro massimo: 22,08 mm; AE2 D\ D N CONSTAN-S P F AVG: busto di Costante, drappeggiato, corazzato, con diadema a rosette R\ FEL TEMP REPARATIO: imperatore in piedi sulla prua di una galea governata da una Vittoria, con uno stendardo nella mano sinistra (con chi/rho) e con un globo sormontato da una fenice nella mano destra. -/-// ? S L G dot; zecca di Lugdunum Con un SLG dot in esergo, l’unica possibilità e che prima della S ci sia una stella. Quindi il rovescio dovrebbe essere star S L G dot. Ciò mi porterebbe a ipotizzare una RIC VIII 77. Non ha caso ho usato il termine “ipotizzo” e vi spiego il perché. Ecco un estratto del RIC VIII: D4 identifica il busto drappeggiato, corazzato con diadema a rosette. Come vedete qualcosa non quadra. La cesura prevista dovrebbe essere D N CONSTA-NS P F AVG; sulla mia moneta, invece, la cesura e’ D N CONSTAN-S P F AVG. Come si può notare dall’estratto dal RIC, questa cesura sul nome e’ comunque nota sulle monete ufficiali di Costante (Cn3), ma non e’ preceduta da D N come in questo caso. Ad ogni buon conto, dal controllo che ho fatto, mi sembra che la stessa legenda Cn3 non sia nota sulle FEL TEMP REPARATIO (anche di altra tipologia) in nessuna delle zecche ufficiali. Teniamolo a mente. Comunque, ho provato a fare una ricerca sui cataloghi on line della RIC VIII 77 di Lugdunum (data comunque come “scarce”), ma ho trovato solo questo esemplare che potrebbe però benissimo essere anche la RIC VIII 74 (purtroppo, l’inscatolamento della moneta non consente di capire se vi sia un dot dopo star PLG): Ho guardato poi su OCRE la RIC VIII 77. Innanzi tutto, la legenda di dritto e’ indicata come CONSTAN-S P F AVG: Molto strano. La legenda non e’ contemplata dal RIC. Cosa può voler dire? Errore di OCRE? O esiste veramente una moneta con questo dritto? Certo sarebbe stato interessante poter visionare gli esemplari presentati e che risultano parte della collezione del British Museum…. Purtroppo, però, non sono visibili in quanto cliccando sul collegamento specifico al sito del museo compare la frase “We have no available images for this object”…. Il primo esemplare (1903, 1004.19) farebbe parte del “Croydon Hoard”. Pertanto, ho fatto una semplice ricerca su Google e ho trovato qualcosa. Su JSTOR e’ disponibile un estratto della rivista Numismatic Chronicle del 1965 che parla proprio di questo ripostiglio scoperto nel 1903 e composto da 2796 esemplari, essenzialmente monete di Costante (poco meno della metà) , ma anche di Costanzo II, di Magnenzio e di Costanzo Gallo. L’articolo fa un censimento delle monete del deposito che, però, e’ un po’ sommario e non contiene (purtroppo) immagini. Per Costante da Lugdunum ho trovato questo: Come si può notare, della RIC VIII 77 dovrebbe esserci un esemplare. Al di là di tutto, possiamo vedere come la legenda sia comunque D N CONSTANS P F AVG. Peccato non si faccia menzione di alcuna cesura. Quello che parrebbe almeno sicuro, quindi, e’ che la legenda CONSTAN-S indicata su OCRE per il RIC VIII 77 deve essere necessariamente sbagliata. Ora vi mostro alcuni esemplari catalogati come ufficiali e coniati a Lugdunum per Costante su modulo AE2 per avere un idea dello stile di questa zecca: Ed ora qualche “small galley”, AE3: Veniamo ora alla mia moneta partendo dal dritto: Sul dritto, il ritratto di Costante appare un po’ spigoloso, quasi duro e arcigno, con lo sguardo accigliato. Certo, il naso e’ un po’ il marchio di famiglia, ma l’effigie nel suo complesso mi ricorda, in verità, più Costanzo II. Di solito, il volto di Costante e’ più disteso e rilassato, meno rude, coi lineamenti generalmente più morbidi (anche se devo dire che talvolta e’ difficile distinguerli dalla sola effigie). Anche la corazza, pur coi limiti della conservazione, appare un po’ approssimativa, così come il diadema. E la legenda? Se ricordate abbiamo già parlato della strana ed inconsueta cesura, D N CONSTAN-S P F AVG. Ed anche le lettere sono strane, per la verità. Mi sembrano piuttosto diverse dagli esempi postati, poco uniformi, irregolari, sia come profilo che come altezza. Ed ora, il rovescio: Tenendo conto anche qui della conservazione certamente non eccelsa, nel complesso ritengo le effigi di buona qualità, comunque abbastanza definite, per quanto ci siano elementi un po' più stilizzati, tipo la galea. Ma la cosa che più mi lascia perplesso sono le legende. Le lettere della parola REPARATIO appaiono molto diverse dalle ufficiali presentare, in particolare le R che paiono diverse una dall’altra, le A che risultano aperte in alto e di diverse dimensioni, le T che ha la parte orizzontale molto corta e che appare comunque senza grazie. Quanto all’esergo, colpisce la distanza irregolare tra le lettere S L G che sono anche di altezza diversa e la stessa L che ha la parte orizzontale molto più lunga di quella verticale. A tutto ciò si aggiunge il peso più basso pur ammettendo l’usura ed un un calibro da AE2. Alla luce di quanto detto, la mia impressione e’ che possa trattarsi di una moneta imitativa che però, nel suo complesso, mi sembra di buona qualità. Sarei più orientato il tal senso, anche se non ho l’esperienza necessaria per dare un parere più fondato. Mi farebbe piacere conoscere il vostro pensiero in merito: cosa ne pensate? A proposito, ora vediamo alcune monete che ho trovato in rete e identificare come imitative: Questa ha lo stesso peso delle ufficiali ed e’ data per ufficiale, ma… Questa, venduta su Vcoins, peserebbe addirittura 9.33 grammi... L’argomento della monetazione bronzea imitativa del IV secolo (esistono anche monete imitative di silique di cui non parlerò) è piuttosto complesso ed io, onestamente, non ho le competenze necessarie per una analisi approfondita e dettagliata del fenomeno. Mi limiterò quindi solo ad un breve accenno lasciando magari in calce qualche riferimento per chi vorrà approfondire e lasciando soprattutto libero spazio agli amici del forum che avranno piacere di contribuire. Il fenomeno delle imitative bronzee sicuramente dovette rivestire una certa rilevanza nel corso IV secolo, soprattutto in alcune aree dell’impero. Ad un certo punto, sia per circostanze casuali (tipo la prolungata ed improvvisa chiusura di alcune zecche- vedi Londinium, Ambianum, Colonia- per i più svariati motivi), sia per cause di forza maggiore (tipo, ad esempio, lo scarso afflusso monetario in Britannia a causa della usurpazione di Magnenzio proprio contro Costante oppure nella stessa Britannia e parte della Gallia in occasione degli attacchi degli Alamanni del 354-355), la popolazione locale si vide costretta a fare da sé per la mancanza di numerario spicciolo per la transazioni quotidiane. Ecco quindi comparire le monete imitative che, giocoforza, iniziarono a circolare (e sin da subito, parrebbe) insieme a quelle ufficiali. Alcune vennero prodotte in officine clandestine con un chiaro intento di tipo fraudolento e lucrativo; altre (in particolare quelle di buon livello) e’ possibile che venissero prodotte in officine, per così dire, semi-clandestine (e quindi magari tollerate dalle autorità preposte) da collaboratori o ex-collaboratori delle zecche ufficiali che potevano quindi avere avuto accesso ai conii ufficiali. Sulle motivazioni elencate sopra non sono però tutti d’accordo. Alcuni, infatti, ritengono che la riduzione del numero delle monete bronzee non fosse dovuto a cause di forza maggiore o a circostanze casuali, bensì ad una voluta politica monetaria per contenere il progressivo aumento dei prezzi (provvedimenti di tipo deflativo). Quindi, secondo questa teoria, le emissioni imitative sarebbero state fraudolente e quindi punibili dalla legge con punizioni molto severe (almeno sulla carta perché poi pare che diverse amnistie abbiano ridotto le pene). Mi viene da pensare che probabilmente fossero vere entrambe le cose: le autorità, da una parte, punivano le contraffazioni (con leggi in teoria severe, ma di fatto blande), mentre dall’altra tolleravano le emissioni non ufficiali (magari anche di bassa qualità) per compensare la loro incapacità di fornire il numerario bronzo necessario. Il fenomeno delle imitative nel IV secolo, passò nel corso del tempo, dalla produzione di monete di calibro AE2 fino alla emissione di minimi e minimissimi passando per il fenomeno dell’overstriking (riconiazione) di altre monete ormai fuori corso a seguito della riforma monetaria del 348 d.C. che aveva lanciato la serie FEL TEMP REPARATIO. A proposito delle FEL TEMP REPARATIO e’ da notare come solo le “galley” e le “falling horseman” siano state frequentemente imitate. In particolare, tra le imitative di più grande calibro sono più comuni sono proprio le “galley”, il contrario per quelle di piccolo calibro dove prevalgono le “falling horseman” che sono anche più tardive. Si parlava delle imitative di qualità e, a questo proposito, ho trovato interessante quanto letto al riguardo proprio del report del Croydon Hoard dove viene specificato che in molti casi era risultato difficile distinguere tra imitazioni barbariche di ottima fattura e le emissioni ufficiali. La percentuale di monetazione imitativa nei depositi fino al primo decennio del V secolo varia sì in rapporto a quanto detto sopra, ma soprattutto (e ovviamente) in base alle diverse condizioni politiche, economiche e militari delle diverse regioni dell’impero. Per esempio, in Inghilterra, in alcuni hoard scoperti negli ultimi 10 anni, la percentuale di imitative e’ addirittura superiore al 50 % ,giusto per evidenziare l’importanza del fenomeno (considerando anche che le monete imitative “si muovevano poco” , essendo soprattutto usate per il piccolo commercio locale). Prima di chiudere, torniamo ancora per un attimo alla mia moneta. Vi e’ il dato del peso, un po’ basso in effetti, puro considerando l’usura. Riporto però quanto scritto da King nel report di un altro importante deposito del IV secolo, il Coleshill Hord, ovvero che le “galley” imitative avevano peso sì inferiore, ma molto vicino a quello delle ufficiali. Il Coleshill hoard contiene esemplari imitativi della mia moneta, ma anche in questo caso, purtroppo, non vi sono immagini. Peccato. Fonti: - Gianfranco Pittini (il “nostro” gpittini): “Imitazioni barbariche di bronzi del IV secolo” in https://www.academia.edu/42160018/Imitazioni_barbariche_di_bronzi_del_IV_secolo_senza_foto_?email_work_card=title - Gianfranco Pittini: “Imitazioni barbariche di monete romane, minimi e minimissimi” in https://www.academia.edu/42159648/IMITAZIONI_BARBARICHE_DI_MONETE_ROMANE_MINIMI_E_MINIMISSIMI - “FEL TEMP REPARATIO imitations” in http://augustuscoins.com/ed/imit/imitFTR.html - G. F. Hill: “Roman coins from Croydon” in Numismatic Chronicle; 1965; https://www.jstor.org/stable/42662117?read-now=1&refreqid=excelsior%3Ac1484ec83218a336e308240205ec566f&seq=1 - RIC volume VIII - Coleshill Hoard in Coin Hoards for roman Britain Volume IX Per le immagini: - OCRE: http://numismatics.org/ocre - Nummus Bible II: http://www.nummus-bible-database.com/ - Wildwinds: http://www.wildwinds.com/coins/ric/i.html - Augustuscoin (vedi sopra) - Cointalk: https://www.cointalk.com/threads/fel-temp-galley-lugdunum-imitatives.396195/ Naturalmente, sempre disponibile a correzioni, osservazioni, suggerimenti. Buona serata da Stilicho
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  13. La moneta su cui propongo la discussione, appartiene alla così detta "serie di presentazione" imperiale in argento del 1936 XIV consegnata al Re dal Ministero del Tesoro in data 04/02/1937, come segnalato sul suo Diario personale. Anni fa ci fu una discussione circa la moneta da Lire 20, che presentava i rilievi marcati e uno stemma dei Savoia diverso, con uno strano mascherone. Dette monete, ho avuto la conferma, sono presenti in duplice copia presso il Museo di Palazzo Massimo, che conserva la collezione ex reale, e corrispondono alla serie venduta all'Italphil nel luglio 1988, rivenduta poi alla NAC n. 129 del 01/12/2021. Per quanto riguarda la moneta da Lire 10, essa presenta le differenze più vistose nella data che appare più sottile, e nel 1 della data che è a forma di bastoncino, anzichè avere la base e il vertice a capitello come negli esemplari coniati per la circolazione. Tutte e 3 le monete presentano un colore d'argento meno brillante, segno che anche la lega o la lavorazione è stata fatta in modo diverso. Qualcuno ha storto il naso riguardo alla loro autenticità, senza presentare ragioni valide (ormai è diventata una moda), altri le hanno giudicate come progetti, essendo diverse dalle Prove definitive e dalle monete messe poi in circolazione. Le monete sono state sigillate da esperti periti e garantite autentiche. Sopra l'esemplare di presentazione, e sotto quello coniato per la circolazione (particolare della data e del valore).
    1 punto
  14. Pensavo fosse chiaro che la moneta è in vendita sulla baia da Lanz (che non sappiamo se sia vivo o si sia ritirato e chi gestisca oggi la ditta)). Nessuna casa d'aste dunque.
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  15. This is a billion coin from Lesbos. It's not rare. Have a look here for example https://www.acsearch.info/search.html?id=4429417
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  16. Caro @Rocco68 come sai le leghe di rame sono molto difficili da pulire. Soprattutto se si tratta di una moneta ultracentenaria e non si conosce la percentuale dei vari metalli usati. I risultati sono spesso deludenti con i metodi "soft" ed addirittura dannosi con metodi "invasivi". Ti consiglierei soltanto di metterla a mollo con dell'acqua distillata x qualche settimana, cambiando ogni tanto l'acqua e poi con uno stecchino di legno sfregare lievemente le ossidazioni. Ci sono altri metodi più invasivi tipo immergere un cotton fiocc in succo di limone o aceto e strofinare le ossidazioni con questo. Ma sinceramente non vorrei che la patina sottostante diventasse di quel brutto color arancione che spesso si vede. Ciao Beppe
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  17. Questo mi sembra un denaro del ducato di Normandia emesso dalla zecca di Rouen a nome di Guillaume le conquerant... vedi cllegamento https://www.poinsignon-numismatique.fr/monnaies_r5/autres-monnaies-provinciales_c18/normandie-duche_p6181/duche-de-normandie-guillaume-le-conquerant-1035-1087-denier-rouen_article_86418.html Mario
    1 punto
  18. Regno di Napoli Filippo III di Spagna 1598-1621 3 cavalli in rame Da quel poco che riesco ad intuire al dritto dovrebbe essere catalogata al numero 85, pagina 189 de: "LA MONETA NAPOLETANA DEI RE DI SPAGNA NEL PERIODO 1503-1680" di Pietro Magliocca... Al D/ PHILIPP.III.D.G.REX.ARA.V ✚,al centro un acciarino con quattro pietre focaie disposte a croce, intervallate negli angoli da quattro fiamme... Al R/ croce di Gerusalemme accantonata da crocette simili,in corona di alloro,la corona è chiusa dal simbolo: ✠... In considerazione del diametro e peso che hai comunicato è un 3 cavalli coniato su un tondello di basso peso... A titolo di esempio posto un esemplare reperito in rete...
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  19. Grazie mille per le gentili e veloci risposte.
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  20. Devo prendere atto della vittoria di Adelchi per acclamazione, ma la penna di Apollodoro scrive di un oracolo favorevole agli Dei nell’esito della battaglia, a condizione del fatto che essi fossero aiutati da un mortale: nessun Gigante infatti sarebbe stato sconfitto per mano divina. E Zeus vinse grazie all’aiuto del mortale Eracle. apollonia
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  21. Dedica ("omaggio dell'Autore") sul reprint di Reginald Stuart Poole, data to 1873. Poole utilizzo' le monete di Kamarina per illustrare la quarta e quinta ode olimpica di Pindaro nell'ambito di una "lecture" universitaria. Il Poole era all'epoca Direttore del Dip. Monete e Medaglie del British Museum di Londra, Autore di una monumentale opera qual e' il B.M.C. Evidentemente il fascino e la sublime armonia artistica delle monete camarinesi lo avevano conquistato!
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  22. Salve 3 cavalli Filippo lll come detto da Rocco Catalogo Mir 228 Saluti
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  23. https://www.lamoneta.it/guidelines/ Questo per capire un pò tutto compreso per gli scambi tra utenti.
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  24. Tra Adelchi ed un valteri, non ho dubbi : Adelchi per sempre .
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  25. Buonasera a tutti cari amici, chi mi conosce sa quanto io sia appassionato di riusi monetali e di appiccagnoli, fori e amenità assortite. Ho trovato questo 5 lire 1839 G con una insolita punzonatura, riguardo alla quale mi stavo ponendo alcune domande. Leggiamo il numero 1240, che sembra realizzato con punzoni singoli... io pensavo potesse essere qualcosa come un gettone di affiliazione, magari a una società segreta visto il periodo. Da stile e ossidazione la punzonatura è a mio parere coeva o di poco successiva alla moneta. Qualcuno di voi ha mai visto qualcosa di analogo, o ha qualche idea in merito al suo significato?
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  26. Ciao Mirco! Villa di Santa Maria di Burano. Ci troviamo quindi a Gubbio, non più località assogettata ai Montefeltro che la tennero fino al 1508, ma ai Della Rovere che la tennero fino al 1631 per poi cederla allo Stato Pontificio. L'uso del termine "fiorino", inteso come moneta d'oro fisica (scarterei da subito quello in argento), dovrebbe arrivare al 1530, poi divenne una moneta di conto, il fiorino di conto che divenne reale con la coniazione della piastra, Il fiorino risorge poi nel Granducato di Toscana. Personalmente (e considerato la vicinanza delle aree) proporrei il fiorino di conto fiorentino. Non è monetazione che seguo, ma a Venezia, se in una scrittura si voleva intendere lo zecchino in oro, lo si specificava: zecchino d'oro in oro, ovvero si aggiungeva il valore in Lire (giacché il cambio di questa moneta d'oro era libero e mutava nel tempo), altrimenti si doveva intendere la moneta di conto. Non so se anche nel centro Italia funzionasse così ... spero, altrimenti "resetta" la mia ipotesi. saluti luciano
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  27. Mi è giunto un suggerimento relativo alla possibile lettura del numero come una data, quindi non 1240 ma 1 - 2 [febbraio] - (18)40. Dunque il significato potrebbe essere quello di commemorare un evento o magari costituire un pegno (per un fidanzamento), evento per cui le monete in argento erano spesso utilizzate nel XIX secolo. Dal punto di vista cronologico le date tornerebbero alla perfezione, ma nonostante ciò personalmente non mi convince troppo l'ipotesi: ho visto (e possiedo) diverse monete riusate in tal senso, ma in genere la scritta riporta le iniziali delle persone coinvolte, le incisioni sono molto meno profonde (sono graffite con una lama, non incise tanto a fondo come vere e proprie contromarche), i caratteri sono più leziosi e soprattutto la data è ben riconoscibile come tale. Vi porto un paio di esempi:
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  28. Fare storia consiste nel chiedersi il perché delle cose al fine di comprendere l'operato di chi ci ha preceduti. In tal senso l'oggetto che ho postato può essere di interesse (poi non necessariamente lo sarà, ma anche il solo ragionarci ha un suo significato). Il mio post infatti non ha mai preso in considerazione altri aspetti al di là di questo: non ho mai accennato a un valore, a una rarità della moneta o a un suo interesse collezionistico. Gli unici riferimenti alla presunta rarità del 1839 G non li ho fatti io ma un altro utente, e io non li ho raccolti perché non era certo questo lo scopo del post. Siamo una comunità non solo di investitori, ma anche di amanti della storia, credo: per questo ritengo che oltre a soffermarci sulla bellezza artistica dei pezzi (e in quanto a ciò gli esemplari che tu spesso ci proponi hanno pochi eguali) ci possa essere dell'altro.
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  29. Concordo con tutto quanto è stato detto. Anche per me moneta contraffatta. Hanno utilizzato una moneta di Otacilia, modificato alcune lettere creando attorno alle lettere modificate un abbassamento dei fondi (la mancanza di abbassamento fondi si nota nella T e in Aug, mentre negli altri si nota una escavazione. Finito il lavoro di bulinatura la povera moneta è stata buttata in una sostanza corrosiva per nascondere i lavori e ammorbidire i rilievi (vecchi e nuovi). Credo in mano sia tutto molto più evidente. Sbalordito dalla cifra raggiunta. Magari alcune decine di euro senza pensarci troppo su si potevano buttare, ma 1000???!!!
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  30. Mi sembra un oggetto interessante. Purtroppo non ho trovato nulla su monete incise in questo stesso modo che possa orientare una ricerca in qualche direzione. Tuttavia alcuni elementi si possono desumere anche da quel poco che si può constatare e posso avanzare qualche personale impressione: la moneta sembra abbastanza circolata, direi che siamo distanti almeno qualche anno dalla data di emissione. L'incisione del numero appare profonda e ben evidente quindi chi l'ha praticata non penso l'abbia fatto in modo casuale ma con una precisa finalità pratica a cui l'oggetto doveva rispondere. Inoltre 5 lire non erano di nullo valore al tempo quindi a maggior ragione non penso si tratti di nulla di estemporaneo. Ultima considerazione, a mio parere anche il primo segno si tratta di un numero , la curvatura del tratto dell'incisione nella parte finale potrebbe trattarsi di una semplice deviazione finale dell'incisione e ciò mi sembra confermato dal fatto che non è incisa così in profondità come il resto della scritta, fosse stata un J per me il tratto sarebbe stato più definito nella parte terminale.
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  31. Buongiorno e Buona domenica a tutti, dal poco che inizio a capirci, ci si può sbizzarrire senza mai annoiarsi con questi gioiellini. Come dici tu non ci sta uno uguale ad un altro, ognuno ha un qualcosa nello stile che lo rende direi unico (almeno per me). Dobbiamo metterci a studiare il cufico. E anche qualcosa in più su questa monetazione. Bibliografia necessaria averne in biblioteca direi. Saluti Alberto
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  32. Bah, spero solo non sia stata presentata da una casa d'aste "seria" perché persino ad un neofita come me, che di solito evita di esprimersi, la legenda con il nome pare palesemente contraffatta.
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  33. Provo: SBOCCHI ORDINARI Buona domenica da Stilicho
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  34. Mah.. mi sembra che ce le abbia tutte.. bolle, escrescenze, rilievi poco netti, bordi, mancanze di metallo, ossidazioni strane. Io non avrei dubbi, ma non essendo esperto, attendi pareri più autorevoli che arriveranno presto. ciao! E aggiungiamo anche il diametro..?
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  36. Il non comune, piacevole didrammo 'horsemen' di Taranto, con al diritto la particolare figurazione del cavaliere in armatura, con alle spalle un ragazzo intento ad allacciargli la corazza sul fianco : vicino, il cavallo con brigliatura, è in attesa . L' esemplare è conservato in museo a Berlino, censito da Rutter in H.N.Italy al n. 899 ed in Fischer-Bossert al n. 726a .
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  37. Ciao @Follis01, da neofita come te, ma colleziono solo denari ed antoniniani in argento, il consiglio che mi sento di darti guardando il denario di Adriano che hai postato e di cercarne un altro. Il mio è solo un parere che ti esprimo per di più da foto. Resto in attesa anche io dei pareri dei più esperti ? ANTONIO
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  38. Un'interessante nota storica che lega la nascita dello Smithsonian Institute alla sterline d'oro inglesi; This coin is one of the type sent to the United States at James Smithson's bequest for the creation of the Smithsonian Institution. James Smithson was born in 1765 as the illegitimate son of Sir Hugh Smithson, later known as Sir Hugh Percy, Baronet, 1st Duke of Northumberland, K.G., and Elizabeth Hungerford Keate. Elizabeth Keate had been married to James Macie, and so Smithson first bore the name of James Lewis Macie. His mother later married Mark Dickinson, by whom she had another son. When she died in 1800, he and his half-brother inherited a sizable estate. He changed his name at this time from "Macie" to "Smithson." James Smithson died June 27, 1829, in Genoa, Italy. His will left his fortune to his nephew, son of his half-brother, but stipulated that if that nephew died without children (legitimate or illegitimate), the money should go "to the United States of America, to found at Washington, under the name of the Smithsonian Institution, an establishment for the increase and diffusion of knowledge among men." The nephew, Henry Hungerford Dickinson, died without heirs in 1835, and Smithson's bequest was accepted in 1836 by the United States Congress. Smithson never visited the United States, and the reason for his generous bequest is unknown. The gift was the foundation grant for the Smithsonian Institution. The Smithson bequest consisted of 104,960 gold sovereigns. Presumably they all bore the head of the new Queen Victoria, who had acceded to the throne in 1837. The United States insisted on new sovereigns rather than circulated ones for a very practical reason: the United States would get more gold that way. The U.S. Mint subsequently melted these coins down to reuse the gold.
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  39. Ciao @dracma hai pienamente ragione. Conosco la letteratura che citi e che non ho riportato perchè sono andato direttamente alla conclusione ovvero che secondo me la catalogazione di CNG non è frutto di un ragionamento critico e preciso come il tuo, ma per come fatta è stata presa la prima trovata....... Personalmente reputo la moneta non coniata in Magna Graecia bensì in Sicilia......per affinità stilistiche con il pegaso ericino e per il fatto che non mi risultano ritrovamenti di pegasi (da letteratura storica e recente) e di questo tipo di conio in quell'area lucana.... Saluti Odisseo
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  40. Credo che l’attribuzione a Casamabile sia stata superata da tempo, questa tipologia viene ora assegnata a Roberto il Guiscardo per Salerno (post 1077-1085). Esemplari di questo tipo si trovano a volte ribattuti su follari al tipo delle fortificazioni e con legenda VICTORIA, attribuiti anch’essi al Guiscardo come celebrativi della conquista di Salerno. Un bell’esemplare con tale ribattitura è presente alla biblioteca nazionale francese, e visibile qui: https://catalogue.bnf.fr/ark:/12148/cb44819505w
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  41. Sul diritto si nota di più la composizione di due metalli differenti, il rovescio è venuto meglio. Comunque moneta artefatta con effetto elettrolisi.
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  42. La tecnica a rovescio incuso rappresenta, come ben noto, un fenomeno circoscritto sul piano spazio-temporale, limitato all’ambito magno-greco in un arco compreso tra la seconda metà del VI secolo a.C. e gli anni Quaranta/Trenta del V, epoca che segna il passaggio alla fase con tipi in rilievo su entrambi i lati della moneta. Non mancano tuttavia le eccezioni, come ben evidenzia questo nomos di Taranto proveniente dalla coll. Vlasto (n. 889) e ascrivibile al periodo VIIII.F Evans (= RUtter, HN 1036: ca. 275-240/35). Viene definito nel catalogo d’asta interessante Fehlprägung. Künker 72, 18-21.7.2022, 33 Lotto 33. CALABRIA TARENT. AR-Didrachme, 272/240 v. Chr.; 6,25 g. Reiter r. mit Hüfttuch//Aversincusum. Ravel, Vlasto 889 (dies Exemplar); Rutter, Historia Numorum 1036. Interessante Fehlprägung. Kl. Kratzer, leicht dezentriert, hohes bzw. tiefes Relief, fast sehr schön Exemplar der Theodor Prowe Collection, Auktion Egger 40, Wien 1912, Nr. 118; der Sammlung Michel Pandèly Vlasto und der Auktion CNG 54, Lancaster 2000, Nr. 4. Bei dieser Münze handelt es sich um eine einzigartige Fehlprägung, die nachweislich Bestandteil zweier bekannter Sammlungen (Sammlung Theodor Prowe und Sammlung Michel Pandèly Vlasto) war. Ein wirklich einmaliges und sehr interessantes Objekt.
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  43. Tra le 12 'fatiche' , nell' 8^ Eracle è impegnato nella cattura del toro che infuriava nell'isola di Creta . A questa impresa, si attribuisce la raffigurazione posta sul diritto di alcuni non comuni didrammi, battuti in Selinunte nell'ultimo periodo prima della caduta della città per mano dei Cartaginesi . Due di questi bei didrammi erano presenti a suo tempo ( 1998 ) nella prestigiosa vendita NAC 13 .
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  44. taglio: 2 euro paese: andorra anno: 2019 tiratura: 1.058.310 condizioni: bb+ città: trieste taglio: 2 euro cc paese: grecia anno: 2015 A tiratura: 750.000 condizioni: bb città: trieste
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  45. Buonasera a tutti o meglio buonanotte, anche se con alcuni giorni di ritardo proseguiamo il viaggio intrapreso della storia di Milda. Rihard Zarriņš per la creazione del suo design aveva bisogno di trovare il prototipo di ragazza che potesse rappresentare la fanciulla popolare lettone e allo stesso tempo riuscisse ad idealizzare la libertà e l’amore. Un giorno l’artista ritrovò sulla sua strada una donna che gli avrebbe cambiato la vita artistica e non solo, Zelma Brauere: infatti lei lavorava come revisore di bozze presso la tipografia di stato e grazie alla correzione di un grave errore su un libro, da mandare in stampa, di Zarriņš riuscì a conquistare la sua fiducia. Da quel momento l'artista rimase affascinato dal suo senso di responsabilità, dal contegno gentile, dalla sua intelligenza nonché dalla sua particolare bellezza. Ma chi era Zelma Brauere? Nacque 1900 a Riga e si laureò in filologia presso l'Università della Lettonia e conosceva sette lingue. Donna affascinata dal giardinaggio, si appassionò all'arte ed in particolare ai libri mantenendo sempre vive le relazioni con gli amici. Particolarmente attenta ad aiutare gli altri prestò servizio presso la Croce Rossa. Dopo la laurea, Zelma iniziò a lavorare come correttore di bozze presso la State Paper Printing House dove vi rimase per 43 anni fino al pensionamento. Giovane, bella, ma molto seria, tranquilla e riservata grazie al suo lavoro catturò l’attenzione dell’artista ed iniziò una lunga collaborazione tra i due. Infatti Zarriņš invitò Zelma a posare come modella con i costumi popolari lettoni immortalandola sulla rivista satirica "Svari" edita da J. R. Tillbergs e successivamente nell’edizione edita da Zarrins “Latvju raksti”, libro che trattava di ornamenti lettoni: L’artista era molto legato a Zelma, non solo professionalmente: infatti, da alcune lettere ritrovate, erano evidenti i sentimenti per la giovane donna ma la loro relazione rimase platonica. Del resto Zelma fu fidanzata con un pilota di aereo che sfortunatamente rimase coinvolto in un incidente mortale all'aeroporto di Krustpils nel 1935. Da quel momento lei rimase fedele al suo compagno e non si sposò mai vivendo fino alla sua morte con la sorella in una casa di legno sopravvissuta fino ad oggi nel distretto di Āgenskalns di Riga. Zarriņš, apprezzando Zelma come donna virtuosa, onesta e nobile, non c'è da meravigliarsi che l'abbia scelta come modello ideale per il 5 lati d'argento. Così Rihards Zarriņš disegnò l'allora 29 enne giovane donna: per rappresentala come la fanciulla popolare, così umile, intatta e pura per natura, diventando tra le immagini più popolari del folklore lettone. Sul dritto disegnò Zelma di profilo, vista dal lato destro, circondata da entrambi i lati dall'iscrizione “Latvijas Republika” ma per far emergere l'idea di amore e libertà in modo potente, l'artista optò solo per pochi dettagli: spighe di grano che ricoprivano la spalla della modella, una ricca treccia che le scendeva lungo la schiena e il colletto e il copricapo ricamati con un disegno ornamentale caratteristico del costume popolare lettone. L'espressione artistica era intensificata dalla bellezza serena del rapporto reciproco di tutti gli elementi e dalla simultanea leggerezza e fermezza della silhouette. Ma un contributo fondamentale al raggiungimento dell’obiettivo lo offrì l'incisore britannico Percy Metcalf che rese l'immagine più nobile, più espressiva, un simbolo di libertà e di etica. Quindi il pezzo a cinque lats fu il risultato del lavoro congiunto di artisti lettoni e britannici. Oggi, grazie alla gentile concessione della British Royal Mint, possiamo ammirare le forme in gesso usate molti anni fa per coniare la moneta da 5 lats con la possibilità di confrontare l’originale di Zarriņš, un ritratto realistico di Zelma Brauere, con le modifiche apportate dall'incisore britannico Percy Metcalf: A sinistra il disegno di Rihards Zariņš a destra la fotografia dei modelli in gesso di Percy Metcalfe. Per il rovescio scelse il suo disegno del 1921 del grande stemma araldico della Repubblica di Lettonia, creato sulla base del progetto dello stemma statale realizzato dall'artista grafico Vilhelms Krūmiņš. Il bordo della moneta fu contrassegnato dalla frase “DIEVS SVETI LATVIJU”, che si traduce in "Dio benedica la Lettonia". Coniata in argento fino all'83,5% in 25 grammi di peso e 37 mm di dimensione: la coniazione di questa moneta durante i suoi tre anni di breve durata è stata di soli 3,6 milioni. Quando la moneta fu emessa il 23 dicembre 1929, i residenti formarono lunghe file in banca per averla e bisogna tener presente che in quell’anno la Lettonia stava attraversando una crisi economica ma anche una "svalutazione del valore della moneta", secondo la Royal Mint: "La gente desiderava qualcosa di nobile, bello e il disegno sulla moneta era ampiamente accettato come incarnazione sentimentale di quelle qualità. Il popolo lettone, la classe contadina lettone, è sentimentale e sensibile alle idee romantiche nazionali: il nuovo pezzo da cinque lats era l'incarnazione del suo ideale di bellezza.” La moneta d'argento da 5 lats divenne estremamente popolare grazie alla sua piacevole espressione artistica, al suo valore e la sua immagine ottenne un grande significato simbolico al pari della statua del Monumento alla Libertà a Riga: Durante la seconda guerra mondiale, nella Lettonia occupata, le belle monete da cinque lats non avevano più corso legale, ma continuarono la loro vita di simbolo, forse rafforzandone il significato. Le monete salvate durante le occupazioni tedesche e sovietiche, servirono per fare spille e ciondoli, diventarono un regalo ambito in occasione di matrimoni e battesimi. Erano state tenute come un prezioso cimelio di famiglia da persone in Lettonia, nonché da coloro che erano stati deportati in Siberia e in esilio all'estero. Il pezzo d'argento da cinque lats svolgeva una missione molto rara per una moneta: per chi "sapeva" era un simbolo di libertà e statualità della Lettonia, come spilla significava l'appartenenza alla nazione lettone e la speranza di riconquistare l'indipendenza. Grazie a tutti numys il viaggio continua .... ma ormai siamo quasi alla fine della storia “La storia è madre della verità, emula del tempo, depositaria delle azioni, testimone del passato, esempio e annuncio del presente, avvertimento per il futuro.” (M. De Cervantes)
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  46. Buongiorno a tutti, chiedo per cortesia una vostra valutazione su questa moneta della mia collezione. Grazie a tutti.
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  47. Noterete che I due pezzi che ho messo a confronto hanno in comune alcuni "difetti" di coniazione, L'esubero di metallo di fronte il mento di Ferdinando IV! Avranno usato questo conio di Piastra per i calchi? Voi che dite
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  48. Sempre dall'asta n°32 di Numismatica Ars Classica ho trovato questa rara moneta napoletana lotto n°97 ,e l'ho scelta per la moneta del Regno di Napoli del giorno: Napoli Filippo IV re di Spagna (1621-1665). Ducato 1622. AR D/PHILIPPVS • IIII • DEI • GRAZ • Busto giovanile radiato, corazzato e drappeggiato, a destra; gorgona ad ornamento della lorica. Nel campo a sinistra, MC C (Michele Cavo e Costantino di Costanzo, rispettivamente maestri di zecca e di prova). Sotto, nel giro, •1622• R/ HISP • VTRIVSQ • SICILIE • RX • Stemma coronato entro cartella a forma di cuore ornata a cartocci. Asse a 170°. CNI 37 var. Cagiati tipo C. Pannuti Riccio 14 (R/4). Davenport 4043. Una variante apparentemente inedita di una emissione della più grande rarità. Lievissima traccia di doppia battitura Filippo IV a soli sedici anni si trovò ad essere il sovrano di domini immensi per estensione e popolazione, purtroppo il suo carattere rispecchiava l'indecisa personalità paterna. Dimostrò abulia nella condotta degli affari di Stato e travagliato dagli intrighi di corte delegò pienamente il potere al Duca di Olivares fino al 1643 e poi a don Luigi de Haro. Filippo IV sposò in prime nozze la figlia del re di Francia Enrico IV, Elisabetta di Borbone e nel 1649, in seconde nozze, Anna Maria d’Austria, figlia di Ferdinando III, poi madre dell' infante principe Carlo. Il suo regno fu segnato da cruente guerre e cocenti sconfitte tra cui vale la pena ricordare quelle che portarono all’ indipendenza del Portogallo nel 1640 e a quella, dopo la pace di Westfalia del 1648, delle Province Unite. Le continue vessazioni che oppressero i napoletani durante questo regno culminarono nel 1647 con la rivolta capeggiata da Masaniello. La vera causa di questa rivoluzione non fu, come comunemente accettato, l’introduzione della nuova gabella sulla frutta, ma la cattiva situazione della moneta circolante che, continuamente adulterata nel titolo e nel peso dalle autorità spagnole, veniva immessa in circolazione ma non accettata per il pagamento delle imposte, che venivano riscosse in ragione del peso e non dell’impronta. Va specificato che la moneta realmente circolante a Napoli era: per il popolo quasi esclusivamente il mezzo carlino (zanetta) e per la borghesia il carlino e il doppio carlino, infatti l’unica emissione di questo regno dello scudo in buon argento è quella del 1622, conosciuta in pochissimi esemplari e che ci fa pensare a una coniazione limitatissima. ATTENZIONE::faccio notare che ,i responsabili della NAC, addetti alla classificazione di questa moneta hanno commesso un'errore,in quanto scrivono che al D/vi è inciso nella leggenda PHILIPPVS • IIII • DEI • GRA e la Z la interpretano TL e poi scrivono ,nella storia di cui sopra: Non abbiamo trovato riscontro alla presenza delle lettere TL (?) in nesso poste sotto il busto del sovrano, nel giro della leggenda del diritto di questo rarissimo ducato. In tutti documenti da noi consultati non siamo riusciti a trovare traccia di un ufficiale della zecca le cui iniziali corrispondessero alle lettere suddette. Allo stato attuale delle nostre conoscenze l’esemplare va pertanto considerato inedito Nella classificazione che vi ho dato ho aggiunto la lettera Z a GRA al D/ --mi farebbe piacere se postaste altri ducati del 1622 -Salutoni odjob
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