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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 07/04/22 in tutte le aree
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La storia delle battaglie di ieri come di oggi e’ costellata di morti , feriti ed invalidi , chi era piu’ fortunato o piu’ bravo a combattere ne usciva indenne . La maggior parte delle prime tre categorie di combattenti : morti , feriti ed invalidi , era costituita da soldati , sottufficiali e in minor parte anche da ufficiali superiori specialmente quando la battaglia contro il nemico era persa ; nell’ antichita’ si combatteva all’ arma bianca e quando una delle due parti soccombeva aveva inizio la strage del perdente , allora soldato , sottufficiale ed ufficiale non facevano nessuna differenza al vincitore , anzi uccidere piu’ ufficiali possibile era considerato un onore e chi riusciva era fatto oggetto di doni ed onorificenze . Diverso era il caso di un Imperatore o di un altissimo ufficiale che perdeva una battaglia , di norma si suicidava per non cadere in mano nemica macchiando per sempre la sua onorabilita’ , ma in alcuni casi moriva sul campo di battaglia , come si suol dire “con le armi in mano” , per cause non volute espressamente o accidentalmente per varie concause negative . Le morti in battaglia di Imperatori romani nella storia dell’ Impero sono molto rare , un Imperatore che moriva in campo era considerato un fatto inaudito come se fosse morta la stessa Roma ; a parte la solennita’ del fatto , quasi aulico , dell’ Imperatore che muore in campo con le armi in mano , in pratica era la peggior cosa che potesse accadere ad un esercito romano . A mia memoria quattro Imperatori ebbero la “disgrazia” di morire in battaglia , oppure secondo altre fonti , in conseguenza di una sconfitta , la differenza sembra enorme ma in pratica , secondo la mentalita’ degli antichi , non lo e’ . Di sicuro solo Traiano Decio e Giuliano II morirono in battaglia , mentre per Gordiano III la sua morte in battaglia e’ di sola fonte persiana , mentre Valente , pur ferito in campo , mori’ in conseguenza della sconfitta . Con l’ aiuto di Wikipedia la storia dei quattro Imperatori che ebbero la sventura di incorrere in sconfitte campali o di morire per conseguenza della sconfitta . GORDIANO III Le fonti persiane riportano che, all'inizio del 244, i Persiani e i Romani si scontrarono nella battaglia di Mesiche (l'odierna Falluja), battaglia dall'esito incerto. Sapore I cambiò il nome della città in Peroz-Shapur ("Sapore vittorioso") e celebrò la vittoria con un'iscrizione a Naqsh-i-Rustam in cui affermava di aver ucciso Gordiano. Le fonti romane, invece, non menzionano la battaglia e suggeriscono che Gordiano sia morto a Circesium, a oltre 300 km a nord di Peroz-Shapur, ma non riportano la causa della morte dell'imperatore, anche se il prefetto del pretorio, Filippo, che gli succedette sul trono, fu spesso descritto come il mandante del suo assassinio. Secondo Zosimo, Filippo appena assunse la carica di prefetto del pretorio, fu preso dall'ambizione di occupare il potere imperiale e fomentò lo scontento dei soldati, inclini alla rivolta. Si racconta che, quando vide che gli approvvigionamenti dell'esercito erano sufficienti, mentre l'Imperatore si trovava con le armate tra Carre e Nisibis, ordinò alle navi che portavano i rifornimenti ai soldati lungo l'Eufrate, di avanzare all'interno, affinché l'esercito oppresso dalla fame e dalla mancanza di viveri si ribellasse. Il piano di Filippo riuscì. I soldati, infatti, circondarono Gordiano e lo uccisero, come unico responsabile della loro rovina. Secondo la spesso inattendibile Historia Augusta, in seguito alla mancanza di viveri, i soldati avrebbero stabilito che Filippo e Gordiano III avrebbero governato insieme con pari autorità, nominando però Filippo suo tutore. Gordiano III avrebbe reagito prendendo la parola e lamentandosi di fronte ai soldati e agli ufficiali dell'ingratitudine di Filippo nella speranza di far cambiare loro idea, ma invano. Chiese allora ai soldati di votare e fare la loro scelta su chi sarebbe stato il loro imperatore, ma, a causa degli intrighi di Filippo, fu proprio quest'ultimo a spuntarla nel voto. Gordiano III allora chiese invano dapprima che potessero governare insieme con pari autorità, poi che almeno gli fosse attribuita la carica di Cesare o almeno di prefetto; in seguito al rifiuto anche di queste richieste, supplicò che fosse nominato almeno generale e che gli fosse risparmiata la vita. Filippo era propenso ad accettare quest'ultima richiesta, ma poi considerò il fatto che l'intero mondo romano ammirava Gordiano perché era di nobile nascita e aveva liberato l'intero stato da perniciose guerre, dunque, per evitare il rischio che potesse tentare di tornare al trono, per prudenza lo fece uccidere. Altre fonti ricordano che l'esercito romano in ritirata costruì un cenotafio a Gordiano sulla riva dell'Eufrate, a Zaitha. La possibilità che Gordiano sia morto in conseguenza della battaglia di Mesiche è poco considerata dagli storici. La campagna di Gordiano in Oriente fu infatti presentata come una vittoria; in effetti, i Sasanidi non conquistarono altre città, oltre ad Hatra, e Sapore non intraprese ulteriori iniziative militari per i successivi otto anni. La giovane età ed il buon carattere, insieme alla morte di suo nonno, dello zio e la sua tragedia personale per mano di un altro usurpatore, accattivarono a Gordiano III il favore popolare e del Senato romano. Malgrado l'opposizione del nuovo imperatore, egli fu divinizzato dopo la sua morte per compiacere il popolo ed evitare ribellioni. TRAIANO DECIO L'anno successivo (nel 251), la monetazione imperiale celebrò una nuova "vittoria germanica", in seguito alla quale Erennio Etrusco fu proclamato augusto insieme al padre Decio. I Goti, che avevano trascorso l'inverno in territorio romano, in seguito a questa sconfitta offrirono la restituzione del bottino e dei prigionieri a condizione di potersi ritirare indisturbati. Ma Decio, che aveva ormai deciso di distruggere quest'orda di barbari, preferì rifiutare le proposte di Cniva e sul cammino del ritorno dispose le sue armate ed impegnò il nemico a battaglia nei pressi di Abrittus, in Dobrugia. Secondo la versione di Zosimo, la fine di Decio fu causata dal tradimento di Treboniano Gallo: «[..] Gallo, deciso a ribellarsi [a Decio], inviò dei messaggeri presso i barbari, invitandoli a partecipare al complotto contro Decio. Accolta in modo favorevole la proposta, mentre Gallo rimaneva a guardia, i barbari si divisero in tre armate: disposero la prima in una località davanti alla quale si estendeva una palude. Dopo che Decio ebbe ucciso molti di loro, subentrò la seconda armata, e quando anche questa fu messo in fuga, apparvero solo pochi soldati presso la palude del terzo contingente. Gallo consigliò allora a Decio di attraversare la palude e inseguire i barbari. L'Imperatore, che non conosceva quei luoghi, mosse all'attacco senza alcuna precauzione. Bloccato, però dal fango con tutto l'esercito e colpito da ogni parte dagli arcieri dei barbari, fu ucciso insieme alla sua armata, non potendo più fuggire. Questa fu la fine di Decio, che aveva regnato in modo eccellente.» (Zosimo, Storia nuova, I, 23.2-3.) Decio aveva cinquant'anni circa e regnava da tre: fu il primo imperatore romano morto in battaglia contro il nemico. Rimase imperatore il figlio minore, Ostiliano, il quale fu a sua volta adottato dall'allora legato delle due Mesie, Treboniano Gallo, a sua volta acclamato imperatore in quello stesso mese. Gallo, accorso sul luogo della battaglia, concluse una pace poco favorevole con i Goti di Cniva: non solo permise loro di tenersi il bottino, ma anche i prigionieri catturati a Filippopoli, molti dei quali di ricche famiglie nobili. Inoltre, furono loro garantiti sussidi annui, dietro alla promessa di non rimettere più piede sul suolo romano. Ma Ostiliano, rimasto a Roma, dopo essere stato associato al trono da Treboniano, morì poco dopo per cause naturali. GIULIANO La mattina dopo, malgrado l'opinione contraria degli aruspici, fece levare le tende per riprendere la ritirata verso Samarra. Durante la marcia, presso il villaggio di Toummara, si accese un combattimento nella retroguardia: Giuliano accorse senza indossare l'armatura, si lanciò nella mischia e un giavellotto lo colpì al fianco. Cercò subito di estrarlo ma cadde da cavallo e svenne. Portato nella sua tenda, si rianimò, credette di star meglio, volle le sue armi ma le forze non risposero alla volontà. Chiese il nome della località: «è Frigia», gli risposero. Giuliano comprese che tutto era perduto: un tempo aveva sognato un uomo biondo che gli aveva predetto la morte in un luogo con quel nome. Il prefetto Salustio accorse al suo capezzale: lo informò della morte di Anatolio, uno dei suoi amici più cari. Giuliano pianse per la prima volta e la commozione prese tutti gli astanti. Si riprese, Giuliano: «È un'umiliazione per noi tutti piangere un principe la cui anima sarà presto in cielo a confondersi con il fuoco delle stelle». Quella notte fece il bilancio della sua vita: «Non devo pentirmi né provare rimorso di alcuna azione, sia quando ero un uomo oscuro, sia quando ebbi la cura dell'Impero. Gli dèi me lo concessero paternamente ed io lo conservai immacolato [...] per la felicità e la salvezza dei sudditi, equanime nella condotta, contrario alla licenza che corrompe le cose e i costumi». Poi, com'è degno di un filosofo, conversò con Prisco e con Massimo della natura dell'anima. Le sue guide spirituali gli ricordarono il suo destino, fissato dall'oracolo di Elio: «Quando avrai sottomesso al tuo scettro la razza persiana, inseguendoli fino a Seleucia a colpi di spada, allora salirai all'Olimpo su un carro di fuoco attraverso le vertiginose orbite del cosmo. Liberato dalla dolorosa sofferenza delle tue membra mortali, raggiungerai la dimora senza tempo della luce eterea, che abbandonasti per entrare nel corpo di un mortale.» Sentendosi soffocare, Giuliano chiese dell'acqua: appena ebbe finito di bere, perse conoscenza. Aveva 32 anni e aveva regnato meno di venti mesi: con lui, moriva l'ultimo eroe greco. VALENTE Dopo una breve sosta con lo scopo di rafforzare le proprie truppe e ottenere un caposaldo in Tracia, Valente uscì dalla città, andando incontro all'armata barbarica il 9 agosto 378; la fonte primaria per la battaglia è Ammiano Marcellino. I tentativi iniziali di trattativa furono interrotti quando un'unità romana ruppe lo schieramento caricando e diede così inizio ai combattimenti. I Romani stavano ancora resistendo quando furono travolti dall'arrivo a sorpresa della cavalleria gota che mandò nel caos l'esercito imperiale. Valente aveva lasciato una discreta parte delle proprie forze a guardia del suo tesoro personale. L'ala destra dello schieramento, la cavalleria, giunse all'accampamento nemico prima dell'ala sinistra, stancandosi senza supporto strategico. Nel frattempo Fritigerno mandò ancora un emissario con proposte di pace, nella sua continua manipolazione della situazione. Il ritardo risultante mostrava il logoramento subito dai Romani. Le risorse dell'esercito furono ancora diminuite quando un attacco fuori tempo da parte degli arcieri rese necessario richiamare l'emissario di Valente, il comes Ricomere. Gli arcieri furono battuti e si ritirarono. Quindi la cavalleria dei Goti colpì sotto il comando di Alteo e Safrace, e la cavalleria romana dovette soccombere, in quello che fu probabilmente l'evento decisivo della battaglia. La fanteria, abbandonata a se stessa, fu circondata e fatta a pezzi. Valente fu ferito e venne trasportato alla sua tenda. I Goti la circondarono e la misero a fuoco, ignari del suo prezioso ospite; secondo Ammiano Marcellino questa fu la fine dell'imperatore. Alla fine della battaglia, i due terzi dell'armata imperiale giacevano morti a terra. Erano morti anche molti degli ufficiali; ciò che rimaneva dell'esercito fu condotto via nottetempo dal comes Ricomere e dal generale Vittore. La battaglia fu un grave colpo per Roma: l'imperatore Graziano, diciannovenne, era sopraffatto dalla disgrazia e non fu in grado di affrontare la catastrofe che seguì finché non nominò Teodosio I nuovo imperatore d'oriente. In foto quattro monete degli Imperatori trattati4 punti
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Buongiorno a tutti, comunico con estremo piacere che dal 15 al 17 settembre 2022 il Circolo Numismatico Romano-Laziale a Palazzo Caetani Lovatelli, nella Sede della Ditta Bertolami Fine Art, in occasione dei 40 anni di carriera del Maestro Loredana Pancotto, inaugurerà la Mostra: “OPVS LOREDANA PANCOTTO” All’interno del Salone verrà esposta una selezione di numerosi esemplari, tra medaglie, monete e placchette, ideate e realizzate da Loredana Pancotto nel corso dei suoi 40 anni lavorativi per lo Stato del Vaticano, San Marino, Enti e persone private. Per celebrare l’evento il Maestro ha approntato un Catalogo, che sarà disponibile alla vendita dal giorno dell’Inaugurazione della Mostra ma che è già possibile prenotare, che riporta le seguenti caratteristiche: Formato 21 x 21, stampa a colori, pagine 96, rilegatura in brossura con cucitura in filorefe, carta interna patinata opaca di gr 150, copertina 4+4 su carta patinata plastificata opaca di 350 gr. Costo € 25,00 più eventuali spese postali. Per le prenotazioni contattare: [email protected] Roma - Palazzo Caetano Lovatelli Bertolami Fine Art – Piazza Lovatelli 1 Dal 15 al 17 settembre 2022 Orari: Giovedi 15 settembre 2022 Inaugurazione della Mostra: ore 17:00 / 19:00 Venerdi 16 e sabato 17 settembre 2022: ore 10:00 / 14:00 e 15:00 / 19:00 Patrocini: Bertolami Fine Art. Roma. Assessorato alla Cultura. Nepi. Assessorato alla Cultura. Nepi. Museo Civico.3 punti
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MICHELE PANNUTI • VINCENZO RICCIO LE MONETE DI NAPOLI DALLA CADUTA DELL'IMPERO ROMANO ALLA CHIUSURA DELLA ZECCA NUMMORUM AUCTIONES S. A. - LUGANO 1984 e PREZZI ATTUALI DELLE MONETE DELLA ZECCA DI NAPOLI SECONDO IL TESTO DI M. PANNUTI e V. RICCIO: LE MONETE DI NAPOLI DALLA CADUTA DELL'IMPERO ROMANO ALLA CHIUSURA DELLA ZECCA con nota di A. de Falco3 punti
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Ciao, buongiorno a tutti. Un nuovo addendum al mio lavoro è già stato pubblicato sulla rivista di ricerca numismatica Acta numismàtica. Se qualcuno è interessato a ricevere una copia PDF da allegare all'opera originale, può contattarmi in privato e te lo invierò via email. Un caro saluto.2 punti
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apro questa discussione per mostrarvi questo bel monetone in bronzo beccato in ciotola sabato? spero vi piaccia!2 punti
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Proverei con 25 Centimes anni '30 Belgio https://en.numista.com/catalogue/pieces749.html Possiedo la versione in zinco ma questa in nichelio mi manca ancora2 punti
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Direi che con questo posso soddisfare tutti, basta sostituire a piacimento il tipo di somministrazione Ecco, l'unico problemino è che dovete fare un salto a Poggioreale2 punti
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Oppure collezionarle dato che, se non te ne sei accorto, questo è un sito di appassionati e anche la più "misera" delle monete viene amata perchè non centra nulla il valore di mercato con la passione Detto ciò, dire che in Italia ci sono solo 5000 collezionisti è un enorme assurdità campata in aria2 punti
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Proviamo con questa con il buco: https://en.numista.com/catalogue/pieces7601.html ?2 punti
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Mario buona serata e complimenti, non finisci mai di stupirci, purtroppo non potrò esserci, oramai mi muovo più poco, con un solo occhio poi! So di chiederti tanto; ma se puoi avrei piacere di potermi rigirare tra le mani questo meraviglioso volume; sempre a cose migliori Mario ed auguri per il futuro2 punti
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Da vecchi cataloghi ( Gemini II n. 85 / NAC 9 n. 148 ) , un estremamente raro statere in argento noto in soli 3 esemplari ma di non nota ( allora ) origine . Il compilatore di Gemini ( 2006 ) ricorda le ipotizzabili attribuzioni forse ad Erice , forse ad Eraclea Minoa , non tralasciando il parere di Calciati orientato su Eraclea di Lucania . Ignoro se i 10 anni trascorsi abbiano portato elementi di chiarezza in merito , né ho saputo trovare nel forum eventuali passati commenti . Aggiungo lo statere di pari tipologia , certamente di Erice , censito da Jenkins .1 punto
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Di recente acquisizione. Medaglia 1651, Sodalizio del Lucchesi a Venezia. D/ HIERONIMVS COLVMNA RECTOR 1651. Sei stemmi disposti circolarmente attorno a stemma centrale. R/ CONF VVLTVS SANCTI NOBIL LVCENCIVM. IL Volto Santo. AE. 37.50 mm. qSPL.1 punto
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Della prossima moneta farò visualizzare solo il buco centrale per l'identificazione!1 punto
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Ricordavo bene....LANZ 48 del 1989 lotto n.67...il mitico pegaso ericino..... Allego foto. Noterete il graffito al rovescio dietro l'elmo di Atena, tipico e usuale su taluni pegasi. Odisseo1 punto
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Interessante, aggiungo un esemplare della mia collezione, entrambe le facce identiche.1 punto
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Appunto meglio usarli per creare portachiavi o cose simili inutile aspettare che valgano qualcosa visto che ormai nessuno più colleziona monete. In Italia forse saranno 5000 su 60.000.000 stando ottimisti1 punto
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Il 1.000 Lire "confini errati" (1997) è stato coniato in 100.000.000 di pezzi, mentre il "confini corretti" (sempre 1997) in "soli" 80.000.000 di esemplari. In ogni casa italiana è possibile trovarne alcuni pezzi: con una produzione così alta ed il poco tempo che sono rimasti in circolazione (non c'è stato neppure il tempo di perderli, rovinarli, esportarli, ecc.) il valore è basso. Già al cambio iniziale valevano poco più di 50 Centesimi di Euro e persino i cataloghi (di solito ottimisti nelle valutazioni della Lira) considerano valori di 1 € (anche perché non usano le frazioni) solo in condizioni FDC.1 punto
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Effettivamente alla guida ,oltre che quello diesel,mi servirebbe tanto anche questo?1 punto
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Complimenti al CNRL e a Loredana Pancotto1 punto
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Col mio criterio di collezione li terrei tutti, con una raccolta tipologica basterebbero solo i primi due.1 punto
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DE GREGE EPICURI Anche a me pare sicuramente coniato ed autentico. Io non vedo veri salti di conio, e nel complesso le condizioni sono più che accettabili. E' difficilissimo trovare dei denari di Maesa in ottime condizioni.1 punto
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Che sia "pubblicità" non c'è dubbio @Orodicarta, se sia "pubblicità-progresso" non saprei dire. Qui quello che si trova su G-Play: Contatto sviluppatore: Sito web http://www.maktun.com/ Indirizzo email: [email protected] Indirizzo: Harju maakond, Tallinn, Kesklinna linnaosa, Pärnu mnt 41a, 10119 Estonia https://play.google.com/store/apps/details?id=ru.vlcoins.catalog&hl=it&gl=US Un commento di un' utente che trovo pertinente: Non male , giustamente come scrivono È un'applicazione ancora giovane che deve ampliare il suo archivio di monete magari @Adelaida ci racconta qualcosa di più? PS: Bono per due pani, 1/2 toma e un salame e ci facciamo merenda forse che @PriamoB ne ha uno nel cassetto? Servus, Njk1 punto
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Per chi volesse approfondire l’argomento sulla Compagnia mercantile dei Peruzzi, segnalo questo interessante l’acoro del 1934 a firma di A.Sapori: https://www.jstor.org/stable/26242459 Sapori, Armando. “STORIA INTERNA DELLA COMPAGNIA MERCANTILE DEI PERUZZI.” Archivio Storico Italiano, vol. 92 (Serie 7, Vol. 22), no. 3 (351), 1934, pp. 3–65. JSTOR, http://www.jstor.org/stable/26242459. Accessed 4 Jul. 2022.1 punto
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Al momento mi servirebbe un bono benzina perchè con 20 euro (ex 40.000 lire) l'indicatore della benzina non ne vuole sapere di salire un pò!1 punto
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https://www.lamoneta.it/topic/161315-gettone-l-500-miniere-montevecchio/#comment-1860902 Qui trovi il gettone da 50 cent. in rame. Ce ne dovrebbe essere anche uno da 25 cent. apollonia P.S. Mi era sfuggito che Oppiano aveva già richiamato questo link.1 punto
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Qui, fino agli ultimi anni ‘60, i minatori potevano pagare con una moneta “Gettoni”, coniata inizialmente dalla stessa Montevecchio, che circolava liberamente negli spacci aziendali e nei dopolavoro. In alternativa, la spesa, veniva “segnata” in un apposito libretto e, a fine mese, l’importo veniva detratto alla fonte dalla paga mensile. http://www.minieramontevecchio.it/02-spaccio/1 punto
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La società, in maniera molto furba, elargiva gli stipendi con una “moneta” interna al villaggio, in modo che i minatori fossero costretti a spendere tutti i propri compensi all’interno dell’area da lei gestita, aumentando così i propri guadagni. https://www.cometosulcis.it/dove-andare/sulcis/narcao/1 punto
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Fermo restando che le monete vanno pulite solo se assolutamente necessario e, comunque, con estrema cautela, posto un esempio di una Piastra del 1854 in alta conservazione che presentava una patina al R/ che esaltava i graffi di conio rendendola sgradevole alla vista (ovviamente giudizio personale). Il trattamento seguito è quello indicato nel mio post precedente:1 punto
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@OppianoIl Pannuti e Riccio sulle monete di Napoli è un testo che fa parte della storia della Numismatica e qualifica una biblioteca numismatica. Quasi tutte le case d'aste mondiali si avvalevano e ,tutt'oggi lo citano insieme ad altri studi,per classificare le monete partenopee che pubblicavano e pubblicano in asta. odjob1 punto
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Circolo Numismatico “Monticello Conte Otto" INTRODUZIONE ALLE MONETE MEDIOEVALI VENETO, EUROPA E BACINO MEDITERRANEO DA CARLO MAGNO A FEDERICO BARBAROSSA 774 - 1190 Editrice Veneta - Vicenza 20091 punto
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Per curiosità sono andato a vedere altri esemplari di Giustine e ho trovato che hanno tre tipologie di bordi del manico. Arricciati, come in questo caso, arrottondati verso il basso e dritti (a volte in forma triangolare). Credo quindi che fosse una libera scelta dell'incisore. Arka Diligite iustitiam1 punto
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Ciao Cesare, grazie intanto dei complimenti e degli auguri, per te vedrò di fare il possibile a tempo debito, mi raccomando rimettiti !1 punto
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E' giusto completare questo viaggio di Milda ricordando che l'immagine di Zelma Brauere fu riportata anche su alcune banconote nel corso degli anni. Infatti Rihards Zariņš fu il disegnatore del taglio da 100 lats del 1923: Qualche anno più tardi l'artista fu commissionato per il disegno del 10 lats (1934): e successivamente sul bellissimo taglio da 20 Lats del 1935: Poi nel 1992 i disegnatori Imants Žodžiks e Valdis Ošiņš ripropongono Milda nel terza serie delle banconote lettoni: P.S.: qualsiasi integrazione e/o correzione di questa discussione sarà utile a migliorarla come strumento di condivisione di conoscenza. Grazie a tutti e un ringraziamento particolare a @nikita_ numys “La storia è madre della verità, emula del tempo, depositaria delle azioni, testimone del passato, esempio e annuncio del presente, avvertimento per il futuro.” (M. De Cervantes)1 punto
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Beh, Feo ha "le fisique du rôle" per fare il califfo: stazza 8 chili. E pensare che era un micetto malmesso e poi, in un paio di mesi ha incomiciato a crescere esponenzialmente: a sei mesi pesava 5 chili e mezzo; quando lo abbiamo pesato in clinica, faceva già la sua figura surclassando un Maine Coon di nove mesi di "soli" cinque chili. Feo (a destra) con Daphne un mesetto dopo il suo arrivo tra noi. Feo con Daphne qualche mese dopo...1 punto
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Beh, solo per il primo anno di vita della repubblica però, quindi giusto per il tempo necessario a provvedere al cambio. Era ovvio che le lire del regno non avrebbero cessato di avere corso legale il 6 giugno '46... secondo me la domanda dell'utente era se si continuasse a utilizzare la vecchia moneta come avviene per esempio dopo un cambio di sovrano, quindi la risposta corretta sarebbe "no, ad eccezione del primo anno in cui era in corso la sostituzione della valuta".1 punto
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Ho un esemplare praticamente identico acquistato anni fa. I blasoni colonnese e orsini ( le due famiglie baronali piu’ potenti a roma nel periodo basso medioevale ) sono ben visibili e molto bello e’ il leone gradiente di fattezze ancora primitive cosi come la rappresentazione di Roma ( caput mundi) con globo crucigero e palma. i Colonna avevano influenza sulla parte sud di Roma mentre gli Orsini dominavano i commerci fluviali nella parte nord con i loro insediamenti e fortezze principalmente a Monte Giordano (quasi di fronte a Castel S.Angelo) , monte Savelli al Teatro di Marcello, nel palazzo costruito sull’anfiteatro di Pompeo ( dietro S.Andrea della Valle ) e infine a Campo de’ Fiori dove avevano un altro fortilizio oggi distrutto.1 punto
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La raffigurazione del pellegrino sui tappi sigillo qui descritti è diversa da quella sul tappo sigillo della teriaca venduta “Alla Speciaria del Pellegrino” pubblicato dal Voltolina e da quella sull’insegna “Al Pelegrino” del 1716 tra le insegne delle spezierie di Venezia riportate nel Codice Gradenigo. Riguardo alle possibili differenze iconografiche sui tappi sigillo della stessa spezieria, dai tempi più lontani a quelli relativamente più recenti, esse si possono ragionevolmente attribuire al fatto che l’incisione degli stampi poteva subire delle modificazioni a seconda dell’epoca di fabbricazione. Qui però notiamo che il diametro del tappo con la mezza figura del pellegrino pubblicato dal Voltolina è circa il doppio del diametro dei tappi con il busto frontale dell’uomo barbuto con cappello e bastone che si trovano sul mercato. Probabilmente questi servivano da chiusura di bossoletti più piccoli, contenenti una minore quantità di teriaca. apollonia1 punto
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Ho visto qui postate monete molto belle (a proposito, @Follis01, e' tua?), ma io vorrei dire qualcosa circa Giunone ed il pavone. Sulla monete imperiali Giunone viene spesso rappresentata in piedi nell'atto di tenere una patera nella mano destra, un lungo scettro nella mano sinistra e con un pavone ai piedi. La patera era un piatto piano usato nei sacrifici. In questa scena Giunone lo tiene leggermente inclinato verso il basso, proprio verso dove si trova il pavone che ha la testa a sua volta girata verso l'alto, probabilmente ad indicare in gesto di nutrire l'animale. Interessante il significato del pavone. Se l'aquila si associata alla apoteosi degli augusti dopo la loro morte, così il pavone si associa alla apoteosi delle auguste, essendo l'animale caro a Giunone e simbolo anche della fedeltà coniugale, come si evidenzia nel mito di Argo: "Giove, per sedurre Io, si era trasformato in una nube e aveva avvolto la terra, poi aveva trasformato Io in una vacca allo scopo di celare l'infedeltà coniugale. Ma Giunone, sospettosa per aver visto la terra tutta avvolta da una nube, era scesa sulla terra a controllare e aveva trovato Giove in compagnia della vacca. Il trucco non poteva ingannare la dea che astutamente aveva chiesto a Giove di avere in dono il bovino, dono che Giove non poté negarle senza ammettere il misfatto. Quindi Giunone aveva affidato ad Argo, il mostro dai cento occhi, l'incarico di custodire l'animale; tra i suoi cento occhi, Argo, ne aveva infatti almeno uno sempre aperto e quindi nemmeno il sonno avrebbe potuto impedirgli di adempiere l'incarico. Giove allora, per riprendersi Io, inviò Mercurio il quale, prima addormentò Argo con il suono del suo strumento, poi lo decapitò. Giunone volle allora ripagare Argo per il suo sacrificio, sicché prelevò i suoi occhi e li trasferì sulla coda del suo animale preferito, il pavone, dove tuttora si possono ammirare". Tratto da: www.moneteromane.info Credo che in questa rappresentazione di Faustina come Giunone si voglia rappresentare non solo il potere della augusta (lo scettro), ma anche il suo ruolo di madre e moglie fedele che nutre e alleva la prole (e forse, in senso lato, anche lo stato) con il benestare degli dei. Buona domenica da Stilicho1 punto
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Buongiorno questa discussione, avendo come oggetto delle "pseudomonete" straniere, avrebbe dovuto essere posta nella sezione "monete estere"; ma poichè verte soprattutto sulla natura di tali oggetti, ho preferito questa locazione;. Se ho sbagliato, prego i responsabili di spostarla ove meglio credono. inizio allegando due link che descrivono, per chi non le conoscesse, le "cose" in oggetto; mi scuso se il secondo fa riferimento a una pagina Wikipedia in inglese, ma purtroppo non ho trovato niente di altrettanto dettagliato in italiano. https://en.wikipedia.org/wiki/Shooting_thaler Vorrei per prima cosa limitare la discussione alle sole emissioni degli anni che vanno dal 1855 al 1885: si tratta di 15 diversi tondelli; le precedenti, oltre ad essere di origine cantonale e non federale, non avevano le caratteristiche tipiche degli scudi (diametro, peso, composizione), ed è proprio dall'equivalenza scudi-Schützentaler che nasce il dibattito, non certamente mio come si vedrà più avanti, sulla natura di tali coniazioni. Le emissioni del 1934 e del 1939 invece mi sembrano dei malriusciti tentativi di emulare i fasti del periodo considerato, e vorrei parimenti ignorarle. La natura degli scudi di tiro è stata ed è tuttora discussa: furono monete, medaglie, buoni? Già nel 1893 la questione venne posta, in un interessante articolo apparso sulla Rivista Svizzera di Numismatica, con il titolo "gli Schützentaler sono da includere in una collezione di monete o no?" a firma di tale F.Haas. I punti evidenziati dall'autore furono: 1) i talleri furono coniati nella zecca federale 2) essi avevano le stesse caratteristiche (dimensioni, peso e composizione) delle correnti monete da 5 franchi 3) essi passarono gli stessi controlli qualitativi dei pezzi da 5 franchi 4) essi pure portano la denominazione di 5 franchi 5) hanno tutti (ad esclusione di quelli di Solothurn) il bordo rigato Un'altra circostanza ci fa ritenere che gli Schützentaler siano da prendere in considerazione quali monete collezionabili, in quanto per 30 anni essi circolarono e furono usati dalla popolazione come monete da 5 franchi senza che l'autorità federale intervenisse per impedirlo. "Quindi, per concludere, io credo di poter rispondere alla domanda iniziale dicendo che gli Schützentaler degli anni 1855-1885, anche se non ufficialmente ritenuti monete, possono essere inclusi in una collezione di monete svizzere". Questa, in sintesi, l'opinione di F.Haas (se a qualcuno interessa, posso inviare il link all'intero articolo -è scritto in tedesco-). -------------------------------------------------- Non è facile definire la natura della moneta: una prima definizione, canonica, dice che una moneta (moderna) per essere tale, deve riportare il nome dello stato emittente, il valore di scambio e deve essere emessa da una zecca ufficiale a fronte di un decreto legislativo. Gli Schützentaler non rispondono compiutamente a queste specifiche: due soli di essi riportano la scritta "Helvetia"; tre di essi non hanno la scritta col valore, e furono tutti coniati a fronte della richiesta fatta dagli organizzatori dei festival di tiro (pur essendo coniati dalla zecca federale svizzera). Da questo punto di vista quindi non possono essere considerati monete. Però permettetemi un'osservazione: la moneta che ha dominato gli scambi commerciali dell'800, la sovrana inglese, non riportava né nazione emittente , né valore, ma nessuno può porre in dubbio che non sia una moneta. Quindi la regola suriportata non è poi così rigida. Si potrebbe proporre un'altra definizione di moneta, più pragmatica: qualunque oggetto il cui valore di scambio venga accettato dall'intera comunità che lo utilizza, e da questa venga utilizzato per i pagamenti, è da considerasi una moneta. Le conchiglie dei Papua sono quindi monete, e, in questa accezione, gli Schützentaler lo sono altrettanto, visto che circolarono liberamente in Svizzera (non so se furono utilizzati come moneta anche dagli altri paesi dell'Unione Monetaria Latina: sarebbe molto interessante scoprirlo). A conferma dell'effettiva circolazione degli Schützentaler si veda l'inserzione dell'amico Sargantana: Si può notare come lo scudo, ingenerosamente classificato MB, riporti evidenti segni di usura da circolazione. Tornando alla definizione pragmatica di moneta, anche in questo caso vi sono eccezioni: la miriade di Euro commemorativi emessi in questi ultimi anni, e canonicamente definibili monete, ma che tali non sarebbero; immagino che nessuno che ha acquistato a 25 Euro una moneta dal valore nominale di 5 Euro la utilizzi per un pagamento: ma anche succedesse, ritengo che il barista o la cassiera del supermercato che la ricevono in pagamento, la rifiuterebbero non riconoscendola. Quindi, in definitiva, manco di una definizione formale della parola "moneta", che mi permetta di stabilire, senza discussioni, la natura degli Schützentaler . --------------------------------------------------- C'è un aspetto interessante da valutare per tentare di stabilire se gli Schützentaler furono monete o meno, ed è il motivo per cui la Svizzera, nel 1885, smise di coniarle. Come è noto, a seguito della diminuizione del valore commerciale dell'argento, l'Unione Monetaria Latina, alla fine degli anni '70, bloccò la produzione degli scudi da parte degli stati aderenti, Svizzera compresa ovviamente. La coniazione degli Schützentaler proseguì imperterrita, indifferente all'interruzione della produzione di scudi tradizionali, in quanto, ufficialmente, gli Schützentaler non erano considerate monete. Ma nel 1885 la Svizzera, su pressione dell'UML, fu dissuasa dal permettere la loro produzione, e quindi dopo quell'anno non vi furono altri scudi dei tiri federali. Ma chiediamoci: che motivo e che ragione aveva L'UML di bloccare la produzione degli Schützentaler, se questi erano medaglie? L'intervento dell'UML non può che essere inteso come un tacito riconoscimento del fatto che questi erano da considerarsi monete, non medaglie. Infine, come ultimo argomento sul quale riflettere, riporto il giudizio che la zecca nazionale di Berna esprime sull'essenza degli Schützentaler: Mi pare però che ci sia una contraddizione in quanto affermato dalla zecca: da una parte nega che ufficialmente questi non devono essere considerati monete, dall'altra, dichiara pubblicamente che gli Schützentaler vennero usati, in primis proprio da chi ne aveva commissionato la produazione, come monete, senza alcuna obiezione da parte del potere centrale, al punto da creare un conflitto con la Cassa federale. Per concludere: non trovo una risposta chiarificatrice in tutto quello che ho riportato sinora, ed è appunto per questo che ho iniziato la discussione; visto che possono essere considerati sia medaglie che monete, a seconda di come uno voglia intenderlo, mi piacerebbe veramente sentire le vostre opinioni al riguardo. Attendo quindi le risposte. Infine mi scuso per la lunghezza del testo, ma ho cercato di essere quanto più chiaro possibile, e di riferire quello che sapevo sugli Schützentaler; di mio posso aggiungere che, pragmaticamente, la funzione fà l'oggetto, e pertanto io li considero monete. Grazie per avermi letto, e rimango in attesa delle vostre opinioni Gino1 punto
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Buonasera a tutti, la mia Napoletana di oggi è nominale che non ho mai avuto, di cui ho sempre atteso l'occasione di un buon rapporto qualità conservativa e prezzo. Repubblica Napoletana (1799) Tornesi Quattro , proveniente dalla Numismatica Marcoccia, lotto 504. Peso 12,95 conservazione BB1 punto
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RABUT, François. Cinquième notice sur quelques monnaies de Savoie inédites Mémoires et documents publiés par la Société Savoisienne d'histoire et d'archéologie. Tome treizième 1872 Chambéry PERRIN, André. Le monnayage en Savoye sous les princes de cette maison. (Con quattro tavole fuori testo) Mémoires et documents publiés par la Société Savoisienne d'histoire et d'archéologie. Tome treizième 1872 Chambéry1 punto
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Il titolo MATER CASTRORVM le fu conferito nel 174/175: Cassio Dione lo colloca in seguito al miracolo della pioggia miracolosa. Faustina era presente in quegli anni presso gli accampamenti sul Danubio come testimoniato dall'episodio dell'incontro con Erode Attico citato da Filostrato nel suo "Vite dei Sofisti". Faustina poi partì con il marito per l'oriente per sedare la rivolta di Avidio Cassio, in cui forse era implicata, e morì nel 175 o nel 176 presso Halala nell'odierna Turchia. E' discusso se la morte avvenne durante il viaggio di andata o di ritorno. Monete con la legenda MATER CASTRORVM esistono sia quando era in vita che postume. Questo titolo, il primo riconoscimento militare conferito ad una donna romana, venne poi riutilizzato anche da Giulia Domna Ciao Alessio1 punto
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