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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 06/22/22 in tutte le aree

  1. Buongiorno amici...condivido questo 6 tornesi per la Repubblica Napolitana, moneta tra le più ostiche da trovare in buona conservazione. Sempre tribolata, debolezze, mancanze e difetti vari...qui a farmi convinto l'aspetto del metallo e il fascio ancora in parte visibile anche nei dettagli...spero gradiate...molte le varianti anche per questa serie Saluti
    6 punti
  2. Ben volentieri condivido una delle ultime entrate in collezione sul fronte delle "beneventane" in argento. Agli occhi dei più "esperti" l'ardua sentenza.... Lotto 25 dell'asta Varesi n. 79 del 10-11/05/2022 di cui allego foto (sito web) e descrizione in catalogo: BENEVENTO - GRIMOALDO III, Principe (788-806) Denaro MIR 196 Ag g 1,58 mm 19 RRRR • Bellissimo esemplare con patina di vecchia raccolta SPL. Su tale Principe (https://www.treccani.it/enciclopedia/grimoaldo_(Dizionario-Biografico)? Principe di Benevento, primo di questo nome, era figlio del duca Arechi (II) e di Adelperga, figlia di Desiderio, re dei Longobardi, un'unione che avrebbe fortemente contribuito a indirizzare la politica del giovane principe. Suo padre era salito al trono ducale verso la fine degli anni Cinquanta dell'VIII secolo, poco meno di vent'anni prima della caduta del Regnum Langobardorum a opera di Carlo Magno. Gli anni della giovinezza di G. - la cui data di nascita potrebbe essere collocata entro il settimo decennio del secolo - furono segnati dal progressivo deterioramento dei rapporti con il re franco. Il padre di G. aveva contribuito a rinnovare e a potenziare il potere ducale ponendosi per molti aspetti sullo stesso piano di una figura regia con tutto quello che ciò implicava, e non solo nel quadro di una politica tradizionalmente indipendentistica dal Regnum. Aveva infatti radicalmente mutato il valore della sua titolatura da ducale a principesca, esprimendo così un più alto senso della propria autorità e imponendosi quale effettivo erede della tradizione regia longobarda. Sue dunque erano le nuove, altisonanti definizioni del potere quasi-regio in area beneventana dal 774; e sempre sue furono le migliorie legislative che con un predicato, sia pure non propriamente regio, apportò al già cospicuo corpus di leggi emanate dai re longobardi. Migliorie, che - sebbene inquadrate in un contesto storico-geografico relativamente ristretto e in un panorama politico particolare - furono pur sempre pensate in una prospettiva che, va ribadito, era decisamente quasi-regia. Riforme in linea con l'aulico programma e con la nuova coscienza principesca beneventana vennero attuate anche in campo monetario, nei rapporti con l'episcopato locale e la Chiesa romana, negli usi cancellereschi e nel cerimoniale di corte. Studi recenti (Albertoni, p. 23; Gasparri, p. 110) hanno ribadito l'estraneità dei Beneventani alla sfortunata sommossa antifranca del 776, anche se l'assenza di prove, nelle fonti documentarie e cronachistiche, di una complicità del padre di G. non basta certo a fugare tale sospetto. Tuttavia, l'orgogliosa insofferenza del Ducato meridionale nei confronti del potere franco doveva apparire una vera e propria sfida. Carlo d'altra parte, pressato dalle richieste di intervento della Chiesa di Roma, si accordò anticipatamente con papa Adriano I per la donatio di quell'area al Patrimonium S. Petri. Per mantenere un certo equilibrio politico-territoriale locale raggiunse inoltre un'intesa con i Bizantini e, infine, con l'indipendente Ducato napoletano. Nel 787 Carlo, benché forse non del tutto convinto a invadere il Beneventano, territorio che nel complesso mosaico di dominazioni in area meridionale poteva servirgli da cuscinetto, specie nei confronti dell'Impero orientale, dopo una rapida avanzata raggiungeva il Ducato apprestandosi a occuparlo. Arechi, per scongiurare rappresaglie franche, inviò sia doni al nemico sia, quali ostaggi, due suoi figli: G. e Adelchisa (il Poeta Saxo, Vita, II, ad annum 786, si riferisce invece all'invio di G. e di suo fratello Romualdo). La fedeltà giurata del duca al sovrano poneva momentaneamente fine alle ostilità con i Beneventani. Anche Carlo auspicava questa pace sia perché si era imbattuto in una decisa quanto inaspettata resistenza dei Longobardi di Capua, sia in quanto temeva, e con ragione, un'assai prossima ribellione dei Bavari del duca Tassilone (III). Si trattava di episodi che, se concomitanti, avrebbero reso problematica la difesa, se non la permanenza, di truppe franche in Italia, intrappolate tra due fronti nemici. Pochi mesi dopo, nell'agosto 787, Arechi moriva lasciando vacante il trono per la prematura scomparsa di suo figlio Romualdo (luglio 787) che avrebbe dovuto succedergli. G., che nel frattempo era stato condotto da Carlo alla corte di Aquisgrana, ottenne dal re franco di poter tornare a Benevento, dove la reggenza era stata presa da Adelperga, esaudendo così le reiterate richieste di lei e dei locali magnates in tal senso. G., a questo scopo, dovette giurare fedeltà a Carlo facendo giurare anche il suo popolo e promettendo altresì, una volta giunto in patria, di porre il nome del sovrano franco sui diplomi e le monete che avrebbe emesso. Tra le condizioni di Carlo cui G. non acconsentì una volta giunto in patria con l'incarico di amministrare il Principato - non è noto se per legame vassallatico - ci furono invece il taglio della barba ai suoi uomini e l'abbattimento delle mura di Salerno, Conza e Acerenza anche se va osservato che non si è certi, per quest'ultimo punto, della bontà delle fonti e dell'eventuale accoglimento di tale proposta da parte del principe. Giunto a Benevento, G. inaugurò il suo governo rendendo grazie in cattedrale; l'inizio del suo principato è collocato concordemente (da Di Meo a Schipa, da P. Bertolini a Gasparri) nel maggio del 788, come appare dalla datazione del primo diploma da lui emanato, ma questa data non trova riscontro negli annali e nelle cronache locali che pure descrivono gli avvenimenti del tempo. Né Erchemperto infatti, né gli Annales Beneventani, né Romualdo Salernitano né il Chronicon Salernitanum offrono chiari ragguagli sul preciso momento in cui G. pervenne al potere. È stato giustamente supposto, al riguardo, che, tacendo i particolari dell'assunzione al trono di G., si evitava abilmente di chiarire il ruolo decisivo ricoperto al proposito dal sovrano franco (P. Bertolini, pp. 34 ss.). G. optò per il temporaneo mantenimento di una linea politica che, per quanto possibile autonoma, pur nella formale dipendenza dai Franchi, in breve lo rese ostile alle ingerenze papali e a quelle bizantine. Il papa Adriano I, dal quale si erano recati in ambasceria alcuni longobardi capuani restii a sottomettersi a Carlo, aveva nel tempo chiaramente fatto intendere, con la sua politica genericamente antilongobarda ancor più che filofranca, di avere delle mire verso i territori della Campania, tra il Liri e il Volturno. D'altra parte G., sottomettendosi ai Franchi e favorendone la politica, aveva in un certo senso reso più difficile quell'espansione a Sud cui il Papato avrebbe invece mirato, specie stando alle promesse e agli accordi con Carlo Magno, stipulati a metà degli anni Settanta. Nel 788, durante il suo primo anno di principato, G. ebbe occasione di adempiere fattivamente al giuramento di fedeltà a Carlo. Il re franco aveva infatti rifiutato la proposta della corte orientale, che avrebbe desiderato ottenere per promessa sposa del giovane imperatore Costantino VI una delle figlie di Carlo Magno. Lo sdegno bizantino sfociò in una spedizione punitiva organizzata ai danni di alcuni territori ormai franchi, come quelli beneventani. G. si impegnò vigorosamente a favore dei Franchi contro i Bizantini, particolarmente in Calabria. Probabilmente verso il 791, con una politica oscillante nelle sue alleanze, G. si unì in matrimonio con Ewanzia che, per Erchemperto (cap. 5; Chronicon Salernitanum, cap. 13), sarebbe stata una nipote dell'imperatore Costantino VI, mentre in realtà era cognata di quest'ultimo. L'unione tuttavia, è bene sottolinearlo, coronava un più articolato progetto di politica matrimoniale che era stato pianificato e parzialmente concordato, a suo tempo, dal padre di G. con l'imperatore d'Oriente. È altresì da rimarcare, nella disinvolta politica estera di G., il tentativo, momentaneamente riuscito, di scollare il Principato beneventano dall'orizzonte piatto di un'alleanza con la Corona franca, alleanza che sarebbe comunque stata senza speranze di autonomia. Da quel momento (791) cominciarono le incursioni franche in territorio beneventano ma, come è stato ampiamente posto in rilievo dall'attuale storiografia, si trattò di una serie di scaramucce senza gravi conseguenze per i contendenti. In un primo scontro G. ebbe facilmente la meglio sulle truppe condotte da Winichis, duca franco di Spoleto che, dopo una rapida penetrazione tra Abruzzo e Molise con l'occupazione dei gastaldati di Chieti e Ortona, venne fermato e catturato da G. a Lucera. Dall'unione con Ewanzia almeno per qualche tempo si ebbe un riavvicinamento alla corte orientale ma, come non manca di sottolineare Erchemperto (cap. 5, che tuttavia non chiarisce i motivi di un probabile disagio nella coppia), tra i due coniugi in pochi anni (forse nel 795) l'amore si trasformò in odio. Il ripudio di Ewanzia avvenne probabilmente durante i continui scontri con i Franchi. Era stato reso possibile, sempre secondo Erchemperto, dall'occasio, realistica, dell'opposizione d'Oltralpe all'unione di G. con la principessa bizantina, fatto che parve un chiaro riavvicinamento beneventano alla corte orientale. Forse il ripudio, cui già era ricorso l'imperatore, che a sua volta aveva lasciato la moglie (sorella di Ewanzia) per risposarsi, significò per G. la possibilità di far cessare le incursioni franche (ibid., dove acutamente si rileva la sua astuzia). G. mirava così al duplice riconoscimento, e dei Carolingi e di Costantino VI, per l'ossequio dimostrato a entrambe le corti. Narrando delle ostilità tra G. e i Franchi (in Italia ormai sotto la guida di Pipino), la partecipazione emotiva di Erchemperto, sebbene scrivesse a distanza di circa un secolo dagli avvenimenti, è fortissima: è palese il suo entusiasmo per l'indipendentismo dimostrato da G. quando usa, in senso partecipativo, la prima persona plurale (cap. 6). Non mancarono momenti di maggiore tensione quando alle azioni di guerriglia - perché di questo realmente si trattava - da parte franca parteciparono anche Pipino e Ludovico, figli di Carlo Magno (probabilmente nel 793, e ancora tra l'800 e l'801). L'entusiasmo per la fermezza di G. che risalta nelle pagine di Erchemperto non corrispose, nei fatti, a un sostanziale mutamento della situazione, che si mantenne più o meno invariata, in una sorta di stallo nel panorama politico meridionale. La tensione antifranca aveva caratterizzato i suoi circa diciotto anni di principato, dal maggio del 788 all'aprile dell'806, quando, morendo senza lasciare eredi diretti, gli succedette il suo "storesaiz" (probabilmente il tesoriere), Grimoaldo, che proseguì decisamente la linea politica del suo predecessore cercando di mantenere indipendente il Principato dall'ormai esteso dominio dei Carolingi. Quella della morte di G. è un'altra data che ha dato origine, dal Settecento a oggi, a una serie di complicate riflessioni sulla cronologia ducale-principesca beneventana, senza che tuttavia siano mai state rilevate delle particolari variazioni, se non nel riferimento al giorno della settimana o al mese. Saluti, Domenico
    5 punti
  3. Ciao Domenico, innanzitutto complimenti per l’acquisto! Dato che ti stai appassionando, approfitto per mostrarti allora parte della mia collezione. Al momento non ho una immagine della collezione completa ma la farò al più presto. (A questa vanno aggiunti altre 13 tessere)
    5 punti
  4. Confermo. E non solo i tagli da 5 franchi, ma anche da 20, 50, 100, 500 e 1000. Nella foto, dalla mia collezione, il biglietto da 100 franchi Circolarono dopo la liberazione del paese, marzo 1943, durante il governo provvisorio di Bourguiba, sostenuto dagli americani. Ma alla fine della guerra Bourguiba fu incriminato di secessionismo dai francesi, per la sua politica indipendentista, e costretto a rifugiarsi in Egitto nel marzo 1945. Tornerà nel 1956 per guidare la Tunisia indipendente. petronius
    4 punti
  5. Pian piano mi sto appassionando a questo genere di manufatti. Nel contempo, ho acquistato dei primi libri e qualche primo esemplare. Non potevo però non approfittare dell’occasione rappresenta dal Lotto 611 di cui all’asta Antivm Numismatica del 15-16/06/2022 di cui riporto la relativa descrizione e foto: TESSERE. Raccolta di 14 tessere mercantili medievali (XIII-XIV sec.) in cofanetto (periodo '800 - inizi '900). Splendido insieme per collezionisti, studiosi e appassionati del genere, da catalogare. BB Si tratta, ora, non appena disponibili, di studiare i singoli esemplari e “calarli” nella loro passata storia. Saluti, Domenico
    3 punti
  6. Siamo in pieno rinascimento e l'Uomo assume una valenza importante; forse anche nella Venezia di fine 1400 ed inizio 1500, alcune "forze sociali" spingevano in una direzione che, evidentemente, il conservatorismo veneziano frenò.
    3 punti
  7. Ciao! Non proprio ufficiale ..... ti riporto quanto da me scritto in proposito qualche anno fa: Nel "Capitolar dalle broche", nei mesi di giugno e luglio 1462 (il Moro era stato eletto Doge il mese precedente), si susseguono le trascrizioni di disposizioni emanate dalla Signoria ai Massari della zecca, perché producano dei flaoni buoni per stampare grossi e grossoni, così che possano essere incisi da miser Antonello per il facimento di prove. Alla data del 21/06/1462 leggiamo che i primi 12 flaoni per stampare grossi devono essere consegnati a miser Piero Salomon, Capo della Quarantia; successivamente, alla data del 23/06/1462 vengono consegnati altri 20 flaoni per la stampa di grossi ed il successivo 03/07/1462 la Signoria richiede ulteriori 13 flaoni per le stampe di grossoni. Interessante è quello che si legge alla data del 7 luglio 1462: + MCCCC°LXII adì 7 luio Noto io Iachomo de Antonio d'Alvixe schrivan chomo vene qui alla Zecha miser Triadan Griti savio grando disse da parte de la Signoria se dovesse far far zerti pezolli grandi per mostre de rame puro e chussì fo fato et è fato che i fono e fono dati al dito miser Triadan. I qual pizoli aveva da una banda la testa del Dosie e da l'altra san Marco, presente io Iacomo schivan sopradito. Curioso il nome Triadan (derivante da Hàghia Triàda, cioè Santissima Trinità in greco) e che, salvo omonimie, ma non credo, era il nonno di Andrea Gritti, futuro Doge; morto nel 1474 a ottant'anni, con la dignità di Capitano generale da mar, cioè comandante in capo della flotta veneziana. Quanto sopra è inequivocabile; la Signoria ha voluto delle prove di piccoli (bagattini) in puro rame, che riportino in un lato il ritratto del Doge e nell'altro San Marco. A questo punto le tracce di questa proposta si interrompono e le uniche informazioni che anche lo studioso veneziano Nicolò Papadopoli reperisce, riguardano le diatribe in seno alle varie magistrature su quale tipo di moneta si debba emettere, quali caratteristiche metrologiche e forma adottare e quali, invece, debbano essere ritirate. Eppure nelle raccolte numismatiche i bagattini con la raffigurazione del doge ci sono (pochi in verità) ed hanno anche evidenti tracce di circolazione; non solo esiste il tipo – chiamiamolo standard – ma ci sono anche tre differenti varietà (una differente per il diametro di mm. 13 rispetto ai mm. 15 dello standard e due differenti per l'iconografia adottata) ed una variante con differente interpunzione; ciò indica inequivocabilmente una discreta emissione. Quantificare la discreta emissione è impossibile; 50 o 100 o 200? E' probabile che, nella more di bloccare tutto, alcune siano uscite dalla zecca, forse pensando che questa emissione sarebbe stata avallata; penso che non sia andata così. Quindi moneta mai emessa ufficialmente, non necessita di essere oltremodo bloccata. saluti luciano
    3 punti
  8. Ciao, anche io sono attratto dalle monete con pedigree e se posso le metto molto volentieri in collezione. Nella mia raccolta ne ho diverse, e non nego che in alcuni casi il sapere la provenienza di quella data moneta (che spesso nei listini d'asta non è riportata), mi ha indotto anche ad uno scatto in più nell'offerta, proprio perchè il mio desiderio era di possedere proprio quella! Eccone un esempio: Gregorio XIII (1572-1585), Testone per ANCONA (Munt. 205, CNI 191) D/: Stemma ovale in cornice con due putti, cimasa con fiore. GREGORI – XIII . P . MAX R/: Gesù e la Samaritana al pozzo. . NVNQVAM . SITIET . Es.: ANCONA T/: liscio Peso: 9.52 gr Provenienza: -ex Asta Santamaria 1956 (Collezione Conte Magnaguti). -ex Asta Montenapoleone 4, 1984 (Collezione Muntoni). -ex NAC 81, 2014 (Collezione De Falco).
    3 punti
  9. Perseo fu l'ultimo re di Macedonia, quello che osò sfidare la potenza di Roma e perse la scommessa. Ha coniato molti tetradrammi che ora sono stati analizzati in questo Corpus che classifica 308 tretradrammi diversi ottenuti da 63 conii di diritto e 272 conii di rovescio. Lo studio precedente più completo sull’argomento, rimasto peraltro non pubblicato, presentava 205 esemplari ottenuti da 58 conii di diritto e 116 conii di rovescio. https://www.academia.edu/81926405/F_De_Luca_The_tetradrachms_of_Perseus_of_Macedonia_Italian_and_English_text_Associazione_culturale_Italia_Numismatica_2021?fbclid=IwAR10T2JKS_Rcm9Slq67FMHbPLsz9ROwcD606OWJW5J3z3YopIPwXR9JBNuM
    2 punti
  10. Grazie Luciano di aver riportato il tuo scritto che mi sono andato a rileggere per intero dopo la tua segnalazione. È particolare che la prova con il volto del doge Moro fu abortita, volutamente, dalle magistrature competenti, ma poi come principio fu ritirata fuori dal Doge Tron e successivamente alla sua morte poi vietata per le emissioni future. Confermo essere Triadano il nonno di Andrea Gritti, al quale il nipote debbe molto e fu molto affezionato, tant’è che, nel fondare e far erigere dal Sansovino la chiesa di San Francesco della Vigna, volle dallo stesso architetto, sul presbiterio, che fossero realizzati, dirimpetto, il suo di monumento funebre e quello del nonno.
    2 punti
  11. C'è, o potrebbe esserci, una storia, dietro questo biglietto. Poco dopo averlo acquistato ho provato a immaginarla, probabilmente chi tra voi non era ancora iscritto non l'ha letta. Così, eccola Spero che la frase "prende a capocciate il primo italiano che incontra" sia (ancora) chiara per tutti, in quei giorni non si parlava d'altro anche se non avete letto la discussione, la finale dei Mondiali 2006 l'avrete vista, no? petronius
    2 punti
  12. Sicuramente con queste previsioni le avete allungato la vita. God Save the Queen. apollonia
    2 punti
  13. Proverei con.... questo Franco lussemburghese anni '30 https://en.numista.com/catalogue/pieces4194.html
    2 punti
  14. Ciao GS.64, nei falsi d'epoca il falsario aveva 2 scopi: 1- ingannare chi spendeva la moneta 2- lucrare sulla lega d'argento. Pertanto si notano delle monete approssimative o "imperfette" ( o comunque x noi facilmente distinguibili, ma non per il "popolino" che doveva spenderle ) e coniate ( o fuse in uno stampo ) in maniera che fosse accettata x la circolazione. In questo caso la Lega comprendeva meno argento sostituito da altri metalli meno "nobili" come Piombo, Stagno etc. Questo costituiva il guadagno del falsario ( pertanto la moneta oltre che facilmente distinguibile, presenta un peso cosiddetto "calante"). Nei falsi moderni (dal 1960 in poi) il falsario si dedicava ai collezionisti, che di solito hanno più "occhio" della gente comune, pertanto la moneta doveva presentare delle caratteristiche simili all'originale, con meno errori o imprecisioni possibili e la Lega di argento può essere uguale ( in questo caso 900/1000 ). Naturalmente era necessaria un'officina attrezzata e dei coni madre molto simili all'originale. Qui entrava in gioco l'abilità dell'incisore-falsario. Si usava probabilmente un pantografo x copiare la moneta, ma i ritocchi venivano fatti dall'incisore. Più era abile l'incisore-falsario, più era probabile ingannare il collezionista ( se non l'esperto/professionista!). Infatti ci sono monete chiuse e garantite autentiche da Professionisti che invece non sono originali, come ci sono dei quadri da decine di milioni di euro, considerati autentici che non lo sono. Con questo termino dicendo che se si vuole comperare una moneta di un certo valore ( oppure se si ha in casa una moneta di un certo valore ) conviene sempre fare una perizia da un Professionista esperto e di fiducia. Ciao Buona giornata, Beppe
    2 punti
  15. Chi a partecipato ieri sera ha avuto la possibilità di vedere circa tre secoli di monetazione...non ci siamo di certo annoiati? Ci rivediamo con gli incontri e le conferenze a Settembre.
    2 punti
  16. Complimenti! esattamente del 1942 la liberty non sarà rifinita come quella presente nelle once da un dollaro ma questa almeno è una vera moneta!
    2 punti
  17. Buongiorno...ho recuperato le immagini, non è una provenienza da collezione ma da listino, non è la stessa cosa ma vabbè io condivido, custodisco con cura moneta e cartellino. Buona giornata!
    2 punti
  18. Ciao Damar, ti segnalo l'esistenza dei cataloghi del forum. La pagina seguente riguarda il tuo marengo. https://marenghi.collectorsonline.org/moneta/M-2/34 Se hai piacere potrai informarti riguardo questa moneta, circa gli altri millesimi francesi e quelli di altre nazioni. Se la tua curiosità aumenta potrai, attraverso una semplice ricerca sul nostro forum, capire perché tanti paesi battevano monete con dati ponderali congruenti. Magari ti verrà voglia anche di sapere perché sono stati appellati "marenghi". Insomma il forum è un mare di informazioni; se ne hai voglia puoi nuotare allo sfinimento. La tua moneta vale l'oro che pesa ma se stimolasse la tua sete di conoscenza potrebbe valere enormemente di più. Buon forum.
    2 punti
  19. Il mito di Hipparis e Kamarina Secondo un’antica leggenda, sui Monti Iblei posti all’estremità meridionale della Sicilia viveva il pastorello “Hipparis” (o “Ippari”), che scendeva nella fertile valle ai piedi dei monti portando il suo gregge al pascolo. Un giorno si trovava presso le rive del Mar Mediterraneo quando vide la ninfa Kamarina in compagnia di un grosso cigno. I due giovani si incontrarono e fu amore a prima vista. Decisero di trascorrere assieme il resto della loro vita, ma non fecero i conti con il volere di Zeus che, innamorato anche lui della ninfa, fece in modo di separare i due giovani che non sopportarono la lontananza ed erano entrambi sul punto di morire di crepacuore. Gli dei dell’Olimpo si impietosirono alla vista dei due giovani così innamorati e decisero di trasformare il corpo morente del pastore in una sorgente da cui sarebbe nato un fiume e il corpo della ninfa in un bellissimo lago. In questo modo Ippari e Kamarina si sarebbero ricongiunti dopo la morte, formando l’attuale fiume Ippari che, prima di sfociare nel Mediterraneo, si congiungeva presso il Lago di Kamarina. apollonia
    2 punti
  20. Il cartellino è sicuramente originale e proveniente dalla collezione von H., solo sovrascritto in matita (probabilmente ex Lanz). Questa la descrizione NAC: "FDC, splendida patina ultrasecolare. Con questa emissione inizia il processo che porterà in breve tempo, già nel corso del dogato, il valore della lira immutata nel peso e nell’intrinseco a soldi 24 (dal 10 novembre 1525). L’esemplare qui illustrato è pertanto da considerarsi da 24 soldi, perchè coniato sotto la responsabilità di Zuan Grimani massaro dal 1534."
    2 punti
  21. Ste banconote sono fatte per quelli che avevano 4 in storia?
    2 punti
  22. Sfogliando l'ottimo catalogo on-line del museo di Berlino, un esemplare di Taranto della non comune serie "Oikistes" . Al rovescio, l'ecista, appunto, seduto su uno scranno, gioca con un gattino : al diritto Taras in armi con elmo e scudo, cavalca il delfino seguito da una grossa cernia .
    1 punto
  23. Concordo, si legge bene […]TO - NINIA… @Fiore151 La confusione tra Edessa e Carrhae è stata introdotta da Eckel che attribuiva tutte queste monete a Carrhae, (LVCIA) AVRELIA CARRHAE COLONIA METROPOLIS. Oggi queste monete con Tyche al rovescio e legende in latino (spesso sbagliate) vengono riassegnate ad Edessa, elevata al rango di colonia da Caracalla, dopo la deposizione del re Abgar IX d’Osroene nel 212/213 d.C. Il suo nome completo è COLONIA METROPOLIS AVRELIANA ANTONINIANA ALEXANDRIA.
    1 punto
  24. Uomo di poca fede - nessuno scherza quando si parla di raccolte - certo che si può collezionare altro. Pensa che non ti ho parlato di una collezione iniziata (e finita) nel primo decennio di questo secolo: i trenini della serie 3000 della Märklin. Questi modelli furono sul mercato negli anni '60 e risalgono all'alba della mia giovinezza. Io avevo quattro anni, ma mio padre e mio zio, per esaudire un sogno irrealizzato della loro gioventù (anni '30 e '40 del secolo scorso) decisero che dovevo giocare con essi e costruirono un plastico a partire da una confezione base (3148). Come detto, attorno ai primi anni 2000 colto da incoercibile malinconia, di slancio volli acquisire i modelli di quell'epoca saccheggiando eBay Germania, procurandomeli anche in non perfette condizioni e divertendomi a restaurarli: Questa è una foto di un catalogo degli anni '60, ma il circuito costruito dai miei era questo... La confezione iniziale (#3148 da eBay). Una parte della collezione (i modelli privi di confezione originale). Il famoso "Coccodrillo" (in scala 00), il pezzo forte della Märklin degli anni '50-'70.
    1 punto
  25. DE GREGE EPICURI Voto per Edessa.Sulla tua moneta si legge bene: NINIA, parte della scritta COL AUR MET ANTONINIANA, che appunto designa Edessa. Credo significhi: Colonia Aurelia Metropolitana Antoniniana.
    1 punto
  26. Ciao, si tratta di un sesterzio di Settimio Severo che appartiene alla stessa tipologia della foto che ti posto ? ANTONIO
    1 punto
  27. 1 punto
  28. Salve. Comunicazione del Presidente Regionale Sabina Liebschner Link per collegarsi all'evento: https://cri-it.zoom.us/j/97793123674?pwd=QmdnbVYrN0sxRjNYK2s5b3RSRkNtdz09 apollonia
    1 punto
  29. Al Museo Numismatico di Atene per visionare i tetradrammi di Perseo: un'emozione unica!
    1 punto
  30. Grazie Beppe per queste utilissime informazioni sui falsi in generale.... Farò tesoro di quanto mi hai puntualmente descritto. Complimenti, non potevo sperare di meglio nella risposta Confermo ancora una volta la fiducia nei componenti di questo forum... persone esperte veramente preparate... come te... cui fare affidamento per ogni dubbio o problematica. Grazie ancora... un caro saluto.
    1 punto
  31. Buongiorno! In Italia il grado fdc è molto amplio, al di là della serietà del perito e della correttezza della valutazione, ci sono fdc perfetti e fdc con lievissimi difetti. La differenza economica tra due fdc della stessa moneta può essere anche molto amplia!
    1 punto
  32. Grazie tante Giuseppe per la tua descrizione e ricostruzione molto puntuali e precise...mi hai reso edotto di una cosa che non conoscevo. L'unica cosa da apprezzare in tutto questo è che si tratta solamente di un "capolavoro" dell'arte dei falsari ... Peccato... Del tipo di metallo cosa mi sai dire? saluti. Giuseppe.
    1 punto
  33. Falso degli anni '60. Neanche d'epoca purtroppo. Ne esistono molti. Erano coniati da un falsario molto bravo operante a Roma che affinò la propria arte fraudolenta nel tempo, arrivando a monete ( tipo 20 L. Elmetto o 20 L. 1936 che possono ingannare). Il problema dei falsari è sempre quello del bordo ( difficile che sia uniforme) e del taglio (caratteri, rosette non ben evidenti o malformate). Peccato. Ciao
    1 punto
  34. Buongiorno, nelle perizie se ci sono dei "difetti" vanno indicati. Questi hairlines se sono praticamente invisibili è giusto non indicarli, se invece indicano una pulizia eccessiva vanno menzionati. Quanto poi allo screditare il lavoro degli altri è un'abitudine abbastanza diffusa.
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  35. Ciao Giovanni Eh .... questa me la ricordo! Stupenda Eppure, solo ora, mi sono accorto di un dettaglio che non avevo focalizzato quando l'avevi mostrata in un'altra occasione ... solitamente sul vessillo è impresso il leone marciano "andante" (o stante) rivolto verso sinistra; in quello che hai postato c'è, invece, il leone in mo'eca (o in maestà)! Particolarità tutta del Gritti per quanto riguarda l'iconografia del vessillo? (vedasi anche quelli raffigurati sugli zecchini; ben tre variabili). Da verificare questo aspetto! Giovanni, ancora complimentoni. saluti luciano
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  36. Proverei con...un half dollar walking liberty in argento degli Stati Uniti prima metà XX secolo https://en.numista.com/catalogue/pieces4455.html
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  37. Dalla stessa collezione (Ex Lanz asta 23, Graz 1982, collezione Marquis Alb. von Hohenkubin), acquistata in asta NAC 43, questo Mocenigo di A. Gritti (Lira da 24 soldi) con cartellino.
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  38. Sono d'accordo con Riccardo @caravelle82, ultima cifra 5, un cinque sibillino, quasi una S potremmo dire. Riflettevo su quanto fosse stimolante questa monetazione, dove sei invogliato e quasi coinvolto in una sorta di gioco/sfida . Qui in questo esemplare per esempio non abbiamo a quanto sembra , nemmeno il conforto e l'aiuto delle sigle per una corretta datazione. Succede per molte monete, al contrario delle Borboniche dove per esempio le date sono belle leggibili. Questo è con il Vicereale, una monetazione che affascina.
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  39. Allora ne aggiungo un altro, sempre con triplice illustre provenienza: Clemente VIII (1592-1605), testone, Roma. Munt 23. -Ex Bank Leu 36 (collezione Cappelli). -Ex Varesi 16 del 1992 -Ex NAC 81 (collezione DeFalco) Michele
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  40. Ecco la mezza doppia del 1796 di Vittorio Amedeo III dall’asta Nomisma 65 - Numismatica del 17-18/06/2022 Lotto 1383 (foto sito web) e relativa descrizione in Catalogo: Vittorio Amedeo III (1773-1796) Mezza doppia 1796 - Nomisma 318 (indicato R/5 senza valutazione); MIR 1094l (indicato R/10 senza valutazione) AU (q 4,53) RRRR Una rarità assoluta! Grading/Stato: BB+/qSPL Saluti, Domenico
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  41. Ecco la mezza doppia del 1769 di Carlo Emanuele III dall’asta Nomisma 65 - Numismatica del 17-18/06/2022 Lotto 1375 (foto sito web) e relativa descrizione in Catalogo: Carlo Emanuele III (1730-1773) Mezza doppia 1769 - Nomisma 143 (indicata R/4); MIR 1054o AU (g 4,82) RRRR Esemplare di conservazione eccezionale, specie per un millesimo tra i più rari della serie delle mezze doppie di Calo Emanuele III. Il nuovo MIR, ad esempio, lo riporta R/8 (il valore più alto della serie). Al contrario, la doppia del 1769 è abbastanza reperibile segno che in quell’anno la produzione dell’oro fu concentrata in particolare sul nominale maggiore. Grading/Stato: qFDC/FDC Saluti, Domenico
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  42. Grazie Nikita, sempre prezioso. Leggendo i commenti dell’ancor più prezioso Petronius mi pare di capire che il timbro Tunisie sia legittimo e pensato per permettere la circolazione di queste banconote da 5 franchi (algerini) in Tunisia. Quindi questa banconota dimostra ineccepibilmente che abbiamo occupato ANCHE la Tunisia! ??
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  43. Volentieri condivido l’ultimo esemplare veneziano recentemente entrato in collezione. Si tratta dell’unica Osella che il Doge Sebastiano Veniero poté far coniare nel suo brevissimo Dogato. Ho ripreso, al riguardo, quanto riporta il Manin nel suo lavoro sulle Oselle, e di seguito lo ritrascrivo: “Nel giugno dell'anno 1576 Sebastiano Veniero, Procuratore di S. Marco, succedette al defunto Mocenigo, ma un solo anno sulla sede ducale rimase. Questo Doge, che era stato capitano generale sulla flotta, e il quale col suo valore con tributo, aveva all'esito fortunato della battaglia di Lepanto in cui il centro comandava, la ricompensa più grande dalla patria ottenne pe' suoi sparsi sudori. Distribuendo a' nobili il consueto dono, volle, che nel diritto inciso fosse il protettore S. Marco in atto di benedire, con la sinistra allo stendardo appoggiata, mentre il Doge genuflesso gli presenta un ramo di palma in omaggio per la ottenuta vittoria, ed un Angelo a volo discende dal cielo col ducale berretto apparecchiato a collocarglielo sul capo col motto : SEB. VENERIO. P. MVNVS., e sotto ANNO.1., e tutto ciò in memoria di essere stato dal suo Angelo tutelare nella famosa giornata salvato. Nel rovescio poi ricorda la protezione del cielo accordata alla città nella pestifera mortalità passata, dall'alto mostrandosi il Signore che la sottoposta città benedice, ed alla quale varie galere approdano con la epigrafe : 1577. MAGNA . DEI. MISERICORDIA.SVP. NOS. Parve al Palazzi di vedere in questo rovescio nuovamente rammentata la battaglia dei Curzolari, sognando esservi le flotte che s'incontrano; ma chiaramente risulta essere al di sotto del Signore raffigurata una città, ed anzi da’ suoi edifizii puossi Venezia riconoscere, alla piazzetta della quale, non già nemiche flotte s'incontrano, ma tranquille navi onerarie approdano, e danno fondo; oltre a che lo stesso motto che vi si legge appalesa piuttosto la liberazione di un flagello, che non una vittoria per la Dio grazia ottenuta.” Qualche ulteriore info sul Doge: (Da: https://www.treccani.it/enciclopedia/sebastiano-venier_(Enciclopedia-Italiana)/) Doge (86°) dall'11 giugno 1577 al 3 marzo 1578. Impersona, con Agostino Barbarigo morto combattendo, la gloria veneziana di Lepanto. Nato da Mosè Venier e da Elena Donà intorno al 1496, sposatosi, nel 1544, con Cecilia Contarini, di Natale, fu eletto nel 1548 duca di Candia dove restò fino al 1551; quindi capitano a Brescia (1561-62), deputato alla definizione di vertenze confinarie nel Friuli (1564), podestà a Verona (1566-68), avogador di Comun, Savio Grande, provveditore generale alle fortezze, procuratore di San Marco (1570). Nel marzo dello stesso anno, essendo aperte già le ostilità col Turco, fu designato provveditore a Corfù, nella qual carica diede prova di audace spirito aggressivo, sì che, delineandosi sempre più nettamente la minaccia turca su Cipro, il V. venne eletto provveditore generale di quell'isola, ma fu impedito di recarsi colà soprattutto dalle tergiversazioni di Giannandrea Doria. Il 13 dicembre 1570 fu nominato capitano general da mar (aveva 75 anni). Provvide subito al riordinamento dell'armata e iniziò l'assedio di Durazzo. Conclusa la Lega Santa (1571, 25 maggio) organizzò la campagna navale contro il Turco, in unione agli alleati, non senza violenti attriti con don Giovanni d'Austria. Alla battaglia di Lepanto il V. si trovò al centro, a sinistra della reale dì Don Giovanni. Il contegno del V. in quella memoranda giornata fu ammirato da tutti. Risorsero, dopo la vittoria, gli antagonismi fra don Giovanni e il V., per cui il Senato gli mise a fianco (gennaio 1572) un altro capitano generale, Iacopo Foscarini, per dare soddísfazione alla Spagna. L'ulteriore azione navale fu fiacca e inconcludente, né impedì che la pace col Turco si dovesse fare sulla base della cessione di Cipro. L'elezione del V. a doge, in tardissima età, suonava riabilitazione del ferreo combattente ed esaltazione delle sue gesta. Il suo breve dogado venne funestato dal grande incendio del palazzo ducale (dicembre 1577), che distrusse tanti capolavori pittorici. Fu sepolto a Santa Maria degli Angeli di Murano, di dove le sue ceneri vennero trasportate (1907) nella chiesa dei Ss. Giovanni e Paolo, accanto alla Cappella del Rosario, eretta per commemorare Lepanto. Saluti, Domenico
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  44. Buongiorno amici...finalmente aggiungo un altro pezzo alla mia serie di 3 grana con varianti annessi e connessi...variante molto molto rara questa, "Magliocca manca", solitamente la si trova con l'asterisco a 7 punte ma con la punta verticale rivolta verso il basso 2 2 2 1 (accompagnato solitamente dal punto dopo FRANCIA e con legenda più corta) , qui come nell'esemplare del post che cito la punta è rivolta verso l'alto 1 2 2 2 ...ancora entrambe queste monete portano il medesimo difetto di conio al bordo tra ore 9 e ore 12 del dritto dell'ultima arrivata, tra ore 12 e 15 del primo esemplare... Descriviamola: Dritto: GIOACCHINO NAP. RE DELLE DUE SIC. Rovescio: PRINCIPE E GRAND ' AMMIRAGLIO DI FRANCIA asterisco a sette punte girato sotto il fiocco, GRANA 3 1810 data non spaziata Taglio particolarmente mal impresso, ma si capisce che è a "Serpentina". Buona conservazione per il tipo e siamo a na quindicina di 3 grana per la collezione Asclepia e ne mancano ancora diversi... ecco le foto e grazie degli eventuali interventi...controllate i vostri 3 grana 1810 e guardate se hanno pure loro un asterisco rovesciato...al tempo quando feci un po' di ricerche non ne trovai nessuno, ora è saltato fuori questo che per me è il secondo...ora eccovi davvero le foto (lo scrivevo anche qualche riga fa) e buona mattinata.
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  45. Grazie per la disponibilità e per la descrizione puntuale. I pallini nello stemma del Portogallo effettivamente li avevo notati anch'io. Ma la sdoppiatura dell'orecchio... ora che guardo con attenzione.... È visibile ad un occhio attento ed esperto... Io purtroppo non lo sono. Ma faccio veramente tesoro dei vostri consigli e dei vostri competenti pareri e delle descrizioni dei dettagli e delle particolarità.... Anche leggendo e spulciando le varie discussioni da voi postate in altre occasioni. Cerco di imparare il più possibile dalla vostra esperienza. Grazie di cuore. Saluti. Giuseppe.
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  46. Buonasera GS, Per la "ribattitura" si tratta semplicemente di una ri-punzonatura sul conio madre della cifra 5. La tua Piastra 1857 presenta anche una leggera sdoppiatura dell'orecchio, 6 pallini nello stemma del Portogallo posizionati 1/2/2/1
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  47. Bon nessun intervento e allora io proseguo, con un tris di quattrinielli per i Reali Presidi...in ordine 1 quattrino 1791, 1 quattrino 1782 e 1 quattrino 1798 mi mancano alcune varianti ma prima vorrei raccogliere tutti i millesimi per i vari tagli, mi mancano solo il 2 quattrini del 91 e il 2 del 98 non sto messo male. Un caro saluto.
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  48. Il signor @ paultss è appassionato del Dipartimento vicino... Cercherò di rispondere correttamente Germania, Colonia AR-guldengrosen-Ursulataler Santa Ursula e il principe Conan Meriadok sono su una nave con Papa'. Una moneta rara! Quanto Peso? Ciao
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