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Contenuti più popolari
Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 05/22/22 in tutte le aree
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Buongiorno e Auguri a tutte le Rita. Ferdinando I Carlino 1818 Taglio liscio.5 punti
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Il nuovo catalogo uscito da poco segue la scia dei precedenti. All’inizio sono dedicate alcune pagine sul come riconoscere una banconota naturale da una trattata. Per il resto lo stile e la grafica è rimasta come il precedente volume. Per quanto riguarda i valori, anche se ovviamente vanno presi sempre con le pinze, curioso notare come globalmente le basse conservazioni sono rimaste invariate mentre le altissime conservazioni hanno subito quasi tutte un aumento considerevole delle quotazioni . in generale rimane un testo molto economico e che consiglio3 punti
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Buongiorno, ci provo. HINC ROBVR ET SECVRITAS E’ il motto/legenda che è presente sul Diritto della Osella VII anno 1769 del Doge Alvise IV Mocenigo (1763-1779). Il motto significa, secondo il Jesurum: “Da qui (vengono) forza e sicurezza”. Posto la foto web di un esemplare in oro (da 4 zecchini) recentemente esitato durante la prima asta di Nomisma Aste Srl di Verona, e che compare sulla copertina del catalogo. Ora, il mio intervento non è tanto sulle ragioni dell’emissione di tale Osella (presente anche in argento - vedi allegata foto tratta dal testo in tedesco del Werdnig), quanto piuttosto sul motto ivi presente. Il motto lo ritroviamo in Svezia, forse già prima del 1769. "Hinc robur et securitas" (From here, strength and security. Härav styrka och säkerhet). Questo è il motto della Riksbank di Svezia fin dalle sue origini (1668). Tutte le banconote dagli anni '90 del XIX secolo fino alla serie del 1963 inclusa riportano il motto. Tra il 1963 e il 1986, solo il centesimo e la banconota da mille avevano il motto. Oggi solo la banconota da cinquecento è in microstampa. Lo scopo del motto è quello di infondere fiducia nella moneta stampata dalla Riksbank; la Riksbank è il garante ultimo del valore di questa moneta. hinc robur et securitas (lat., "härav styrka och säkerhet'), den svenska riksbankens devis sedan 1668. Längt in pà 1900-talet stod den skriven pà sedlarna. Sorge spontanea la domanda: è stato un caso? Saluti, Domenico3 punti
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Buonasera, Emissione assai intrigante @VALTERI, che mi da l’occasione di condividere qualche personale riflessione fatta a suo tempo in merito. La moneta fu venduta poco prima della pubblicazione di The Coinage of Akragas della professoressa Westermark se non ricordo male, e quindi pecca dei necessari, fondamentali e più aggiornati riferimenti. Se è assolutamente fuori luogo la datazione al 480-474 a.C. , risulta comunque ancora troppo alta quella al 463-461, in quanto le prime emissioni di piccoli frazionali in argento della zecca di Akragas è da mettere in relazione alla fase media e finale della coniazione dei primi tetradrammi di Agrigento, periodo II gruppo III, indicativamente tra il 450-440 a.C. (evidenze da rinvenimenti come il Randazzo Hoard del 1980 ed altri tesoretti come quello di Villabate (Palermo) del 1893 offrono dati confortanti in merito a tale datazione). Da notare altresì che le emissioni di litre in questione vengono divise in due sottogruppi : A - Con esemplari di buon peso, databili agli anni ‘40 del V secolo a.C., con una maggior concentrazione tra 0,81 e 0,85 grammi che ben si adatta al peso delle dracme akragantine del periodo (pentalitra). B - Esemplari di peso ridotto, media indicativa tra 0,61 e 0,65 grammi, con esempi sotto il mezzo grammo. Emissione la cui datazione potrebbe verosimilmente essersi prolungata nel terzo quarto del V secolo a.C. fino alle prime emissioni fuse in bronzo, ossia fino agli anni ‘30 del secolo. Il peso in questo caso potrebbe presentare una qualche corrispondenza con quello dell’esemplare in discussione. Inoltre la scarsa qualità dell’incisione del capitello su cui poggia l’aquila è un altro elemento che apparentemente connetterebbe lo stile del gruppo B e la moneta ex Triton XXI. Una datazione credibile, ma ovviamente del tutto opinabile, dell'esemplare di apertura non potrebbe quindi essere precedente al 440 a.C. se non di poco. Ma per quale motivo Akragas e Rhegion si sarebbero dovute legare? Non saprei fare ipotesi per la polis continentale, non avendone approfondito sufficientemente la storia, per l’isolana Akragas un “volo di fantasia” provo a concedermelo e chiedo scusa in anticipo se dovesse sembrare troppo ardito. Tra il 446 ed il 440 a.C. Akragas mosse la sua ultima impresa militare, in senso espansionistico, contro Siracusa, prima che la polis della costa orientale guadagnasse la definitiva supremazia sui sicelioti (versione breve di un argomento assai più complesso). La guerra in questione si inserisce nel panorama degli eventi che si pongono in scia al fallimento delle imprese di Ducezio, sconfitto dagli alleati agrigentino-siracusani nel 450. Eliminato l’immediato pericolo costituito dal leader dei siculi le ambizioni di Akragas sul controllo dei centri indigeni al fine di controllare le vie di comunicazione verso l’interno e quindi verso la costa tirrenica non si erano però sopite, portando nei fatti allo scontro coi siracusani. Che Akragas abbia cercato l’appoggio di Rhegion in funzione anti siracusana? Non lo sapremo mai forse. Ultimo argomento che vorrei toccare marginalmente è quello più spinoso che un numismatico scrupoloso (anche se come semplice studioso privato) deve affrontare di fronte ad unicum ed esemplari non noti, soprattutto quando si tratta di monete dalla rilevanza storica immensa, in quanto forse uniche testimoni di un evento storico (un alleanza Akragas/Rhegion) ormai perso nell’oblio. In merito non ho opinioni definite, solo sensazioni, le foto di un tondello di 9 mm essendo dati di difficile analisi. Resta il fatto che a fronte di una stima di 1500$ l’aggiudicazione si è fermata alla base di 900$. Sarebbe necessario avere in mano la moneta. Ogni parere sia storico che tecnico sarebbe in ogni caso di grande interesse vista la particolarità dell’esemplare in questione. Aggiungo un immagine lievemente più chiara.3 punti
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Tornare a Verona dopo due anni e mezzo è stato bello, anche se è evidente che si tratta di una ripartenza. Anche al pranzo i numeri non sono stati quelli di un tempo. Bisogna avere la pazienza di ricominciare e di ritrovare le vecchie abitudini e le vecchie passioni!3 punti
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I bronzi romani , repubblicani o imperiali che siano , acquistati a distanza , visibili quindi solo in foto , possono a volte presentare delle sorprese quando arrivano a casa e li si esaminano dal vivo . Fino ad oggi non ho mai avuto brutte sorprese , le descrizioni sullo stato generale della moneta e sulla patina erano confacenti alla realta’ . Recentemente ho acquistato un Sesterzio di Commodo , in foto , che oltre alla classificazione sulla conservazione citava anche una generica “patina verde” , su una foto in B/N . Ebbene non solo la patina era verde , ma del colore smeraldo e di effetto “smaltato” , il massimo per questo tipo di colore e non e’ un effetto della lucidatura poiche’ la moneta osservata al microscopio ai massimi ingrandimenti 40x/45x , la superficie in entrambi i lati non presenta alcuna striatura tipica di uno sfregamento artificiale , la patina verde smaltata e’ antica e originale , l’ effetto visivo generale esaltante . Come si puo’ vedere in foto la conservazione generale della moneta non e’ il massimo , puo’ stare tra MB e MB+ , infatti i rilievi sono piuttosto appiattiti , specialmente quelli della legenda del rovescio dove TRP II COS PP sono scomparsi , mentre SC ai lati del trofeo e DE SARM in esergo sono ancora ben leggibili . Discorso un po’ diverso per il dritto dove le legende sono complete e abbastanza tutte leggibili senza sforzo , mentre il busto di Commodo e’ piuttosto piatto ; nel complesso la moneta , a parte la bella patina , e’ gradevole e ben centrata in entrambi i lati , degna di stare in una collezione . Per completezza la moneta e’ un RIC 1573 a causa del tipo di busto drappeggiato e corazzato , la moneta si data con certezza all' anno 177 . Purtroppo le foto amatoriali fatte con mezzo non professionale , non rendono al meglio il colore della patina .2 punti
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Nel locale dialetto piemontese, è il nome di Verduno, piccolissimo comune ( ab. 540 ) in provincia di Cuneo, antica terra di Liguri-Bagienni, prossima alle città romane di Pollentia, Alba Pompeia e più oltre di Augusta Bagiennorum : nel sito la sporadica presenza romana è attestata da sparsi reperti, alcuni nelle raccolte del museo di Cherasco . La collina sulla cui sommità si trova il borgo ed il vicino alveo del fiume Tanaro, ci dicono, dalla preistoria, dei massi di gesso selenitico spesso affioranti dalla collina, e della cosiddetta " spiaggia dei cristalli ", antichissime formazioni nel greto del fiume : le rive dello stesso fiume hanno restituito il raro fossile di un mastodonte . Sempre rimasto un piccolissimo borgo, Verduno, non povero di testimonianze dalla preistoria, nel tempo della Storia è sempre stato parte accessoria e marginale di altrui Storie . Il borgo, entra invece nella " storia " più recentemente per i filari di vite della sua collina e di quelle limitrofe, con i quali è uno degli 11 comuni produttori del vino Barolo ed uno dei soli 3 comuni produttori del raro vino Verduno-Pelaverga .2 punti
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Ciao! Intrigante, ma se teniamo conto che i rapporti tra la Serenissima ed il regno di Svezia risalivano al 1432, quando la "Querina" naufragò durante il suo viaggio da Candia alle Fiandre, ed i veneziani superstiti si trovarono a vivere nell'arcipelago delle Lofoten per parecchio tempo e scoprirono li lo stoccafisso e la cultura "nordica", specie quella svedese, che portarono a Venezia, non ci si deve meravigliare di aspetti culturali osmotici. E' facile pensare ad uno scambio molto stretto tra i due stati, con tanto di reciproci scambi di ambasciatori succedutisi nel tempo. Gustavo III di Svezia non si perse l'occasione di visitare Venezia in uno dei tanti grands tours, che i personaggi cospicui europei, compresi i reali, svolgevano lungo le capitali dello stivale. Gustavo soggiornò a Venezia nel 1784. Comunque è una notizia suggestiva. saluti luciano2 punti
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Buona sera, oggi vi presento il mio ultimo acquisto, arrivato proprio qualche ora fa. Questa moneta mi ha subito colpito per la forte espressività del volto dell’imperatore e per il rovescio interessante. Che ne dite vi piace? Peso 3.22 g e 19mm di diametro. Vorrei sapere anche qualcosa in più sul significato del rovescio. Grazie in anticipo per chi risponderà2 punti
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Ciao @Archestrato, ottime le tue riflessioni. Non ricordavo di questo frazionale apparso alla CNG, nel gennaio del 2018. Pertanto un grazie a @VALTERI, per averla postata. Ho scaricato la foto ad alta risoluzione e da qui una prima analisi visiva ,( a prescindere dello stile dell'aquila ""pollo""), pare che la sua genuinità, non è in discussione.....mia opinione. Ciao @numa numa, Rispettosa la tua provocazione, ma non la condivido. Altre litre con l'aquila appollaiata si conoscono, un confronto con una litra di Akragas, che allego da, Roma N. del novembre 2021, da similitudini di staticità, le lettere dell'etnico somigliante, magari della stessa mano. Il confronto Come ho espresso sopra, la ritengo genuina. Ma non il perché di questa emissione, non lo so.2 punti
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Buongiorno, ti segnalo questo articolo: dove puoi approfondire il discorso sul titolo BRIT(annicus). Nel caso in esame se consideri che Caracalla si fregia del titolo di Britannicus l'emissione è successiva alla campagna militare per cui è collocabile post 213 ovvero in ottica campagna germanica (Alamanni?). In caso la PROFECTIO fosse stata quella britannica il titolo -BRIT non ci sarebbe stato, in favore ad un generico -AVG (non aveva ancora concluso la spedizione (che in realtà vittoriosa fu ma solo in parte). La PROFECTIO corrispondeva alla partenza dell'Augusto per una campagna militare: https://www.treccani.it/enciclopedia/profectio_(Enciclopedia-dell'-Arte-Antica)/ Saluti Illyricum2 punti
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Ciao Alberto, concordo con quanto affermato da @Layer1986. Il mio Tarì 1623 in cui si nota bene il particolare da te evidenziato.2 punti
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Taglio: 2 euro Nazione: Francia Anno: 2022 Tiratura: n.d Condizioni: qfdc Città:Massa Lubrense (NA) note: NEWS2 punti
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Volevo condividere le ultime due acquisizioni veronesi del "Museo Aratro"?. Un bellissimo Bianco di Jacopo Tiepolo e un discreto Denaro di Giovanni Dolfin2 punti
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A me questo veronaphil è piaciuto,e con un po'di pazienza e fortuna ho concluso dei piacevoli affari...2 punti
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Dalla rete, una piccola, interessante frazione, forse una litra, apparentemente battuta al doppio nome di Agrigento e Reggio e non pubblicata . E' stata a suo tempo in vendita CNG Triton XXI al n. 330 .1 punto
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meglio del previsto il 3 cagliaresi che penso possa valere 2-300 euro almeno. rimane poco chiara l'incrostazione al rovescio.1 punto
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DE GREGE EPICURI Dalla foto, la situazione non è molto chiara. Si può in ogni caso tenerla per 24-48 h. in acqua bidistillata (quella per il ferro da stiro), e poi spazzolarla accuratamente con spazzolino non troppo duro.1 punto
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Ciao. Quando mi arriverà il catalogo andrò immediatamente a scoprire di cosa si tratta. Sono proprio curioso di verificare! Saluti e grazie ancora1 punto
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Personalmente il mio consiglio è quello di comprare solamente se si è certi di fare l’affare (almeno un 40/50% in meno del suo valore) o se si acquista una moneta veramente eccezionale o rara .. recentemente ho acquisito la sovrana proof 2022 all’emissione.. la moneta è stata spedita con posta tracciata, una volta arrivata in dogana sono stato contattato per via telefonica chiedendomi chiedendomi la mail per inviarmi i documenti da compilare. Ovviamente la mail non è mai arrivata, ho provato a contattarli svariate volte è in diversi modi ma non sono mai riuscito a parlare con nessuno. Morale della favola la moneta è stata rispedita al mittente. Così me la sono fatta rispedire con corriere privato e dopo un paio di settimane e aver pagato i vari oneri la moneta è arrivata1 punto
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POSTERITATI (Jesurum: “Per la posterità). E’ il motto che si legge sul Diritto della Osella IV del 1782 del Doge veneziano Paolo Renier (1779-1789). Tornando in Italia da Vienna nel 1782, Papa Pio VI fu invitato a passare per Venezia. Accettato l’invito, il Pontefice fu accolto con manifestazioni straordinarie di onore sia dal Governo della Serenissima sia dal popolo della stessa. Al riguardo, il Doge Renier volle ricordare l’avvenimento facendo imprimere nel diritto di questa Osella i simboli dell’autorità papale e di quella dogale, con il relativo motto di cui sopra. Posto due foto del diritto di questa Osella nella sua versione in argento, di cui una di doppio peso (la prima), entrambe di recente acquisizione. Con l’occasione: La Lettera alla posterità (in latino, Posteritati), è l’ultima lettera contenuta nella raccolta epistolare delle Senili. Si tratta di un’epistola autobiografica di Francesco Petrarca, composta con tutta probabilità nel 1367 e modificata e arricchita intorno al 1370-1371. A causa della morte del poeta nel luglio del 1374, la Posteritati rimane allo stadio di abbozzo, e si ferma nella sua narrazione agli eventi del 1351. https://library.weschool.com/lezione/posteritati-francesco-petrarca-lettere-4980.html Saluti, Domenico1 punto
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Per esperienza personale......il mio plico è stato fermato in dogana Italiana dall'Inghilterra è ho dovuto spedire un pacco di fogli che attestavano la lecita provenienza e altro, ho dovuto pagare l'IVA al 22% invece del 10% perché non sono riuscito a trovare un documento. Finale,cerco e spero di non acquistare più dall'Inghilterra. ?☠️☠️☠️1 punto
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Purtroppo i convegni già sono l’ombra rispetto a quelli del passato, poi la domenica non ne parliamo! Detto ciò la tua lira 1901 e’ molto ben conservata. Non è FDC ma non ci manca molto ????1 punto
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Secondo aureo di V. E. III (quello del messaggio #60) finalmente in collezione! Evvai che si vola! ?1 punto
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Credo si tratti di un bronzo di Kallatis, nella Mesia, di tipo Apollo/Lampada-treppiede, come questo esemplare della Roma Numismatics AUCTION XIX. Lotto 48. Moesia, Kallatis Æ26. X-, magistrate. 3rd-2nd centuries BC. Laureate head of Apollo right with plaited locks / Tripod-lebes; ΚΑΛΛΑ-ΤΙΑΝΩΝ around, ear of barley to left; ΕΠΙΧ monogram below. AMNG I.1, 231; HGC 3.2, 1828. 9.34g, 26mm, 12h. Good Very Fine. From the William Stancomb Collection; Ex Artemide Aste s.r.l. (San Marino), Auction 29, 26 June 2010, lot 103. apollonia1 punto
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Taglio: 20 cent Nazione: Estonia Anno: 2020 Tiratura: 1.500.000 Condizioni: Spl Città: Massa Lubrense (NA) note: news1 punto
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Ciao Adelchi, mi aggiungo ai complimenti. Pure io ero presente venerdì, ma ho saputo di te troppo tardi. La prossima ci teniamo in contatto. Io ho ritirato, me è stato un bel ritiro?1 punto
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Scusate la provocazione ma lo stile del pezzo non mi convince . L’aquila sl diritto sembra nulla di piu’ di un ‘pollo’ nulla di piu’ lontano dalla posa ieratica e solenne delle ‘aquile’ akragantine Andrebbe fatta un’analisi dell’epigrafia dell’etnico per vedere a) se congruente ( e a naso ho qualche dubbio e b) a quale periodo eventualmente fosse attribuibile. I fondi della moneta e il metallo non mi piacciono e cosi l’etnico al rovescio e l’aspetto generale del pezzo. So di ‘artisti’ molto fantasiosi e tecnicamente bravi la cui passione e’ inventare unicum. L’unicum non si confronta e quindi ha molti piu’ gradi di libertà di altri esemplari che invece devono sottostare a confronti con i pezzi conosciuti di riferimento. Prima di parlare di rilevanza storica immensa e ribaltare l’ortodossia storica che conosciamo occorrerebbe un’analisi piu’ puntuale del pezzo in questione. anche il dato pondometrico solleva qualche dubbio. Non mi stupisce la moneta non sia stata apprezzata dal mercato anche se ormai anche i tappi di coca cola trovano acquirenti .. basta che abbiano un minimo di patina …1 punto
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Mai perdersi d'animo gli inizi sono sempre difficili, le riprese poi, speriamo il prossimo anno anno di essere più in salute per rientrare nel gruppone di "quelli del Cordusio"1 punto
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@Releo Buonasera,come anticipato ecco catalogata la variante gigli rovesciati,al numero 243a del nuovo catalogo edito dalla Nomisma e con la parte inerente la monetazione napoletana da Carlo II di Spagna a Francesco II di Borbone curata da Pietro Magliocca ,dopo che mi è stata donata una copia mi sono subito messo a sfogliarla notando la mole di nuove varianti aggiunte (di cui alcune da me segnalate)e dal lavoro certosino a cui ci ha abituati Pietro... Ovviamente le foto sono di alta qualità con anche riproduzioni fotografiche di esemplari che altrimenti potremmo vedere solo in un museo...1 punto
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Ciao! Guarda tutti i mi piace degli "scioperati" che oggi non erano a Verona...... non si fa così! Aggiungo anche il mio, perchè sono proprio belli, soprattutto il denaro del Dolfin; complimentoni Io sono entrato in casa 10 minuti fa, stanco come un mulo e senza compere saluti luciano1 punto
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Credo esista un nesso importante fra le due cose, anche se nel mio caso mi sto accorgendo con una certa sorpresa che avviene più spesso il contrario: alcuni periodi terribili mi fanno da stimolo invece che da freno. Questo perchè possono portare a sconvolgimenti di schemi consolidati che almeno a me non piacevano per niente, al risveglio delle coscienze e alla reazione a problemi che si erano incancreniti nel quieto vivere della normalità... una "normalità" in cui mi accorgo sempre più spesso di non trovarmi a mio agio.1 punto
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Giornata proficua sotto tutti gli aspetti: aver trovato "vecchi" amici, ritirato il nuovo numero del Gazzettino, conosciuto di persona gli amici dell'"incontro collezionisti cartamoneta" e per ultimo l'acquisto di qualche bella monetina. Nota negativa che al rientro verso le 14.30, parecchi banchi erano già spariti e tanti stavano sbaraccando. Ottimo anche l'incontro pausa pranzo; il momento conviviale aggrega ancor di più il gruppo. Sempre grazie a Mario e a tutta la compagnia per l'impegno del gazzettino.1 punto
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Si anche io non colleziono medaglie, ma per beneficenza l'ho presa e sono felice di averlo fatto.1 punto
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È quella perché c'è proprio scritto (l'altra faccia è messa meglio), ma sul web leggo per tutte le monete valutazioni totalmente differenti. Ok che le condizioni e gli anni ho capito che incidono enormemente, ma le variazioni di prezzo sono davvero estreme. Io non so minimamente quanto possano valere queste monete, ne ho trovate 400. Le ho contate poco fa. Sarebbe impossibile postarle tutte in questo splendido forum Penso che mi comprerò uno di quei box trasparenti e inizierò a catalogarle pian pianino. Poi, magari, le porterò da qualcuno a farle controllare. Non penso di venderle, ma capire "quanto ho in mano" mi farebbe comunque piacere1 punto
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Gens Ventidia La storia di questa Gens ruota tutta intorno alla vita e alla figura storica di Publio Ventidio Basso , tratti simili a quelli del personaggio postumo pre imperiale Marco Vipsanio Agrippa , due meteore che apparvero improvvisamente nel firmamento storico per poi eclissarsi sia individualmente sia come genia . In verita’ la meteora di Agrippa si tramando’ per un po’ nella vita dell’ Impero fino ad estinguersi nel secondo decennio della nostra era con la morte del nipote Agrippa Postumo . Entrambe le forti figure , e come genia , scompaiono dalla storia come improvvisamente erano apparse . Ritratto storico di Publio Ventidio Basso , da Wikipedia : Publio Ventidio Basso (in latino Publius Ventidius Bassus; Asculum, 90 a.C. circa ; prima del 27 a.C. è stato un politico e generale della Repubblica romana . Originario del Piceno, divenne uno dei principali luogotenenti di Marco Antonio, dimostrando ottime qualità militari soprattutto durante la guerra di Modena e la campagna partica del 39-38 a.C. durante la quale inflisse ripetute e pesanti sconfitte ai Parti, vendicando la sconfitta di Crasso a Carre del 53 a.C. Publio Ventidio Basso, originario del Piceno, era un cittadino ascolano come riferisce lo storico Sebastiano Andreantonelli, nel Libro IV della Historiae Asculane, testo in cui dedica una particolare attenzione alla sua figura. L'autore lo identifica come il figlio del comandante militare Publio Ventidio Basso Senior e cita un passo del "de pudicitia" di Antonio Bonfini in cui questi dice che Ventidio ebbe la cittadinanza ascolana. La tradizione antica ha spesso evidenziato le presunte oscure e modeste origini del futuro capo militare, ma Sebastiano Andreantonelli nella sua opera dichiara di voler correggere chi attribuì al generale "umili origini" poiché egli in realtà avrebbe avuto natali distinti quale figlio di un pretore dell'esercito italico durante la guerra sociale. Secondo Balena ha descritto il profilo del padre Publio Ventidio Basso Senior, definendolo come «originario di Osimo ed ascolano di elezione», luogotenente di Quinto Poppedio Silone e Gaio Papio Mutilo, i due comandanti in capo degli eserciti italici durante la guerra contro Roma. Il padre di Ventidio Basso avrebbe preso parte, sotto il comando di Tito Lafrenio e Gaio Judacilio ai combattimenti nel Piceno durante i quali venne inizialmente sconfitto nei pressi di Falerone nel 90 a.C. da Gneo Pompeo Strabone che fu costretto a ripiegare nella città di Fermo. Giuseppe Marinelli riferisce di come nelle fonti latine sia raccontato che Ventidio, catturato ancora bambino dopo la distruzione di Ascoli Piceno, fu fatto sfilare insieme alla madre vedova durante il trionfo di Pompeo Strabone dell'89 a.C. A Roma visse la sua infanzia nella povertà, condizione che non gli impedì l'apprendimento di una buona educazione e dell'erudizione. Durante il periodo adolescenziale la sua occupazione fu quella del modesto garzone addetto allo stallaggio, seguita da quella del mulattiere; commerciò muli, animali utili per gli equipaggi degli ufficiali dell'esercito, e si dedicò all'attività di trasporto. Queste nuove circostanze lavorative determinarono un progressivo miglioramento delle sue possibilità economiche. Fu in questo periodo che entrò in contatto con Giulio Cesare, che lo notò e lo arruolò fra gli uomini per la conquista della Gallia. Ventidio Basso si guadagnò la stima di Cesare e combatté al suo fianco anche durante la guerra civile; tale amicizia gli consentì l'accesso al rango senatorio. In seguito, fu tribuno della plebe ed anche pretore , pontefice e console. L'Andreantonelli ricorda, inoltre, che il trionfo sui Parti di Ventidio fu celebrato da innumerevoli autori, tra cui Plutarco ed Appiano, ma che la sua figura fu anche criticata Cestio Pio e da Cicerone. Quest'ultimo nelle Filippiche lo cita più volte come chi visse in uno stato d'indigenza e fu “mulattiere militare addetto ai rifornimenti”. Planco, a sua volta, criticò Cicerone per queste affermazioni ritenendo che egli lo considerasse suo nemico. Ventidio, infatti, fu l'unico che pensò e tentò di arrestarlo durante la campagna denigratoria che questi ordì nella città di Roma contro Antonio, dopo la morte di Cesare. Di ciò riferisce solo Appiano. Lo storico ascolano riporta, inoltre, che Ventidio era anche noto per le ricchezze accumulate durante la vita e di avere la fama della signorilità unita al fasto delle sue residenze di Roma e nell'agro di Tivoli. Quest'ultima villa appartenne anche al figlio Caio Basso. Dagli scritti di Cassio Dione si apprende che il console visse nella città di Roma in un elegante palazzo che ristrutturò dopo la devastazione di un incendio. Ne arricchì il pregio sistemandovi molte statue avute in prestito da Cesare. Dione precisa che Ventidio non le rese indietro quando Cesare stesso (Ottaviano: Dione sistematicamente lo chiama Cesare, spiegandone le ragioni) ne chiese la restituzione adducendo di non avere schiavi sufficienti per il trasporto e lo invitò a provvedere con i suoi servitori. Cesare lasciò che Ventidio le trattenesse e rinunciò a riaverle per il timore di essere accusato di peculato. Entrò a far parte dell'esercito di Gaio Giulio Cesare durante la conquista della Gallia. Fu in seguito favorito prima da Cesare diventando pretore nel 44 a.C., per essersi messo in mostra durante la guerra civile e poi da Marco Antonio dopo la morte del dittatore. Divenne console suffetto per volere di Antonio, nel 43 a.C., Ma partito Antonio per l'Egitto nel 41 a.C. fece poco per prestare aiuto al fratello, Lucio Antonio o alla moglie Fulvia contro Ottaviano durante la seconda guerra civile. «Che altro infatti, fuori della strage di Crasso, compensata dalla perdita di Pacoro, ci potrebbe contrapporre l'Oriente, piegato sotto i piedi di un Ventidio?» (Tacito, Germania, XXXVII, 4) Chiamato in Oriente da Antonio nel 39 a.C., condusse una campagna militare contro i Parti con notevole successo. Si racconta che Ventidio, percorsa l'Asia romana, venne a contatto con le armate di Quinto Labieno e dei Parti, che riuscì a battere separatamente presso il monte Tauro: prima la cavalleria parta poi Labieno. Ottenuta questa importante vittoria, inviò la cavalleria romana, guidata da un certo Pompedio Silo, fino al passo del Mons Amanus (l'attuale Giaour Dagh, che separa la Cilicia dalla Siria) dove si trovava un'importante guarnigione nemica, ma questi fu sorpreso dalle truppe dei Parti guidate da Franapate, luogotenente di Pacoro I, che per poco non ne avrebbero fatto strage se Ventidio non fosse intervenuto per tempo. Anche questa volta il generale romano riuscì a battere le truppe dei Parti ed a respingere il loro nuovo attacco. Ventidio riuscì poco dopo a riconquistare la Siria e la Palestina ed a trascorrervi l'inverno del 39-38 a.C., senza ricevere nessun riconoscimento ufficiale da parte del Senato. L'anno successivo Ventidio continuò la campagna contro i Parti riuscendo a battere, in occasione dell'anniversario della battaglia di Carre (9 giugno del 38 a.C.), Pacoro I ed il suo luogotenente Franapate, presso Gindaro (Cyrrhestica), a 50 km ad est di Antiochia. Così scrive Plutarco: «Il suo successo, che diventò uno dei più celebrati, diede ai Romani piena soddisfazione per il disastro subito con Crasso, e colpì i Parti ancora fino ai confini con la Media e la Mesopotamia, dopo averli sconfitti in tre successive battaglie. Ventidio decise comunque di non inseguire ulteriormente i Parti, perché temeva di suscitare la gelosia di Antonio; e così decise di attaccare e sottomettere le popolazioni che si erano ribellate a Roma, e di assediare Antioco I di Commagene nella città di Samosata [...] Ventidio è l'unico generale romano che ad oggi abbia celebrato un trionfo sui Parti.» (Plutarco, Vite parallele - Marco Antonio, 34) In seguito a questa nuova disfatta, i Parti furono costretti a riportare il confine al fiume Eufrate, rinunciando così alle sponde del mar Mediterraneo, mentre Ventidio fu mandato a Roma per celebrare il meritato trionfo. Dopo la vittoria sui Parti, Ventidio si allontanò dalle cose pubbliche e si ritirò a vita privata. La sua morte fu accolta da tutti con dolore e fu onorato con un funerale pubblico, le dame romane, per l'accaduto, vestirono il colore del lutto. Del generale romano, come ricorda Sebastiano Andreantonelli, colpisce la particolare singolarità del destino, che lo volle trionfatore nella stessa Roma che da bambino lo vide prigioniero ed umiliato in catene davanti al carro di Strabone. Ad Ascoli Piceno la memoria di Ventidio Basso è stata ricordata da Antonio Migliori, uomo erudito ed antiquario, che commissionò la realizzazione di una statua di marmo dedicata al vincitore dei Parti. Alla base dell'opera aggiunse il testo di questo epigramma: «A Publio Ventidio Basso, figlio di Publio Ventidio, che iniziò la carriera militare sotto Giulio Cesare nelle Gallie, pontefice massimo, contemporaneamente pretore e nel medesimo anno console sostituto in luogo di Ottaviano Augusto, legato al triumviro Marco Antonio, vendicatore della morte di Licinio Crasso, uccisore di Pacoro, figlio di Orode, primo gloriosissimo trionfatore sui Parti, Antonio Migliori ascolano, per rinnovare la memoria di un così grande generale e per incitare gli animi dei cittadini all'emulazione, eresse questa statua marmorea nell'anno del Signore 1615.» Questa statua non esiste piu’ . L'Andreantonelli narra anche dell'esistenza di un simulacro che aveva visto custodito presso la chiesa di Sant'Ilario in cui erano ritratti i consoli Ventidio Basso e Lucio Tario Rufo, anch'egli ascolano, con le mani unite. La pietra monumentale fu spezzata e distrutta da ignoti che credevano che al suo interno si celasse un tesoro. Lo storico riporta il testo dell'iscrizione che vi si leggeva: «P. VENTIDIVS. L. TARIVS» «Publio Ventidio, Lucio Tario». Nella Pinacoteca civica di Ascoli è conservato ed esposto il busto del generale romano eseguito, in marmo bicolore, dallo scultore Serafino Tramezzini e donato alla galleria comunale nell'anno 1883. Si tratta di un'opera giovanile dell'artista che volle celebrare la memoria di Ventidio Basso ritraendolo con la toga e connotando la sua espressione dei tratti che egli intuì con la sua immaginazione. Al ricordo del tribuno che salì i gradi della gerarchia militare romana la città di Ascoli Piceno ha intitolato a suo nome una piazza del centro storico ed il teatro comunale. Di Ventidio Basso è noto un denario emesso dalla Gens Antonia : al dritto è raffigurata la testa di Marco Antonio e c'è la legenda M. ANT. IMP. III V. R. P. C. , cioè Marco Antonio, imperatore, triumviro per la restaurazione della repubblica, che era la carica ricoperta in quel momento da Marco Antonio. A sinistra è raffigurato un lituo. Il lituo fa riferimento alla appartenenza al collegio degli auguri ed è presente anche in altre monete del triumviro. Al rovescio la legenda P. VENTIDI PONT. IMP. è intorno a una figura giovanile che indossa una clamide: Nella mano sinistra tiene uno scettro e nella mano destra un ramo di ulivo . La figura al rovescio è interpretata da alcuni autori come Iuppiter Victor. Gaetano De Minicis, un autore che ha scritto nel XIX secolo un testo sulla Numismatica ascolana ipotizza che la figura raffigurata al rovescio sia Antonio stesso. La coniazione dovrebbe aver avuto luogo in una zecca al seguito dell'esercito al comando di Ventidio nell'oriente, nel 39 a.C. Questa moneta è stata oggetto di una monografia pubblicata nel 1960 da Theodore V. Buttrey Jr., un numismatico statunitense, nella serie Museum Notes della American Numismatic Society. Nel XVI e XVII secolo sono state anche attribuite a Ventidio Basso alcune medaglie di cui però non si hanno notizie posteriori. Fonte : Appiano , Gellio , Dione , Plutarco , Babelon1 punto
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25 maggio ore 18 "In questo nuovo incontro della serie di conferenze legate ai 900 anni della Cattedrale di Piacenza, il dott. Giorgio Fusconi, importante studioso di numismatica, ci illustrerà le monete coniate dalla zecca di Piacenza a partire dall’età longobarda e Carlo Magno fino alle dominazioni di Galeazzo I Visconti (1313-1322) e Giovani da Vignate (1410-1413). In particolare verrà trattata l’età comunale, periodo in cui Piacenza fu uno dei centri economici più importanti del nord Italia grazie all’attività dei suoi banchieri e mercanti e nel quale la zecca cittadina fu particolarmente attiva. L’appuntamento si svolgerà online su piattaforma Zoom alle ore 18.00. Per partecipare, con la possibilità di interagire conil dott. Fusconi tramite eventuali domande e richieste di curiosità, è necessario iscriversi compilando il form al seguente link https://forms.gle/ZruHKfvV5bDFyycW6 Senza la possibilità di interazione con il relatore l’incontro sarà visibile in diretta sulla pagina Facebook “Complesso Monumentale Cattedrale di Piacenza” https://cattedralepiacenza.it/event/la-moneta-a-piacenza-nel-medioevo-lattivita-della-zecca-dallviii-al-xv-secolo-a-cura-di-g-fusconi/1 punto
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Io la butto lì: voi che dite, nel 2027 lo faranno in Vaticano o in Germania il 2€ cc per il 500° anniversario del sacco di Roma da parte dei lanzichenecchi?1 punto
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Divagando dalle monete vere e proprie, desidero condividere con voi l’immagine di questa en-tête di un documento della Repubblica Cisalpina che mi ha impressionato a causa dell’evidente richiamo al celebre denario delle idi di Marzo coniato nel 43-42 a.C.. La figura del cesaricida Bruto rappresentò un riferimento simbolico imprescindibile per la celebrazione e la promozione ideologica del nuovo regime repubblicano sorto dalla Rivoluzione Francese e dall’abbattimento dell’Ancien Régime. Bruto compare così in molte intestazioni di documenti sia della Repubblica Francese sia delle Repubbliche Sorelle Italiane. Tuttavia non sapevo che anche il denario delle Idi di Marzo, seppure in versione rielaborata e piuttosto fantasiosa, fosse stato rappresentato. Ciò costituisce una testimonianza di come questa moneta, travalicando la ristrettissima cerchia degli studiosi numismatici, fosse già ben conosciuta nel 1799 e di come la geniale ed iconica rappresentazione del pileo con i due pugnali esercitasse una suggestione fortissima anche sugli intellettuali del tempo. Nell'en-tête in oggetto, i tipi reali (al diritto la testa di Bruto e al rovescio il pileo con i due pugnali) del celebre denario vengono accorpati su un’unica faccia. A fianco viene raffigurata un'altra ipotetica medaglia recante un fascio littorio ed un archipendolo. Sullo sfondo sono presenti due picche incrociate: la prima funge da asta per una bandiera e l’altra regge un ramo d’alloro. Sono riportate in alto la dicitura Repubblica Cisalpina ed ai lati le diciture Libertà Eguaglianza.1 punto
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Buonasera a tutti. La versione dei gigli 1/2 è meno frequente rispetto alla 2/1. E compare ad oggi solo nei Sebeto del 1736 , su due conii differenti . Sicuramente nel tempo verranno fuori altri esemplari con gigli disposti 1/2. Al momento la rarità dovrebbe essere R3, ben inteso è una mia conclusione personale non definitiva, scaturita dal materiale evidenziato fino ad ora. @Releo, io ricerco i conii delle 1736 con gigli 1/2 , sia che siano visibili o no, perché fanno "numero" per stabilire l'effettiva rarità della variante da te scoperta. È scontato per tutti che una bella moneta con variante ben visibile sia più gradita in collezione che una senza, e questo non lo nega nessuno degli utenti che hanno partecipato alla tua discussione. Concentriamoci sulla disposizione dei gigli e sul perché si trovano solo su quel conio e quel millesimo. Io continuerò per te la ricerca di altri Sebeti. Buon proseguimento a tutti.1 punto
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Infatti, si tratta proprio di questo. Non sono sicuro, però, che un esemplare senza la presenza dei gigli possa contribuire a stabilire la rarità effettiva ed anche di mercato della moneta. Pensa ad una casa d’asta: come potrebbe parlare nelle didascalie del catalogo di “Sebeto 1736 con gigli invertiti…” se poi i gigli non compaiono assolutamente? Penso anche alle altre tante tipologie di monete con situazioni simili che, seguendo la linea del conio che fa fede, con l’assenza della variante in oggetto, dovrebbero tutte essere riviste per quanto concerne il grado di rarità, in rapporto, appunto, al numero di esemplari sul mercato che potrebbe aumentare notevolmente di numero. Non so se sono riuscito a chiarire la mia opinione. Si aprirebbero tante e diverse problematiche. A mio parere, deve contribuire a definire l’effettiva rarità di una moneta solo il numero o la quantità di esemplari circolanti con la variante “ a vista “, altrimenti rischiamo di finire in una grande confusione, a tutti i livelli. Ma questo è solo la mia opinione e può darsi benissimo che mi stia sbagliando. Il confronto serve proprio a chiarirsi le idee reciprocamente. Ti saluto caramente e grazie1 punto
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Buonasera a tutti, siamo quasi a fine gennaio, io ho già realizzato il primo dei miei propositi, con un giusto per me, rapporto qualità prezzo. Ho aggiunto in Collezione Litra68 la piastra 1805 Capelli Lisci Ferdinando IV, che va a fare compagnia alla sorella capelli ricci?. Riguardo al restringere il campo tra le diverse tematiche che seguo, la vedo lunga e tortuosa la strada.? A voi invece come procede? Saluti Alberto1 punto
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Allora sarebbe bene per la moneta e anche per il collezionista non farcela entrare .. ah ah - scherzo naturalmente..1 punto
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Continuiamo sullo stesso genere, un giulio dell'anno IX NON CONCVPI:SCES ARGENTVM Stavolta la citazione, purtroppo parzialmente cancellata, è dall'Antico Testamento, Deuteronomio 7:25 Sculptilia eorum igne conbures non concupisces argentum et aurum de quibus facta sunt neque adsumes ex eis tibi quicquam ne offendas propter ea quia abominatio est Domini Dei tui "Darai alle fiamme le loro immagini scolpite [dei loro dèi], non bramerai e non prenderai per te l’argento e l'oro di cui sono fatte, onde tu non abbia a esserne preso, perché sono un abominio per l’Iddio tuo" petronius1 punto
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Nella speranza che susciti più entusiasmo del post precedente :rolleyes:, presento una recente acquisizione e relativa "scoperta", un sampietrino 1797 ridotto per Roma che al momento mi risulta inedito, in quanto mancante sia al Muntoni che al CNI che al Serafini: Come è facile notare, la particolarità è nella legenda del diritto, dove manca la "P" dell'iniziale di Petrus, tra S ed APOSTOLORUM. Per confronto allego le immagini dell'area interessata alla variante, di questa moneta e di due esemplari "normali" con la P, con (Muntoni 101) e senza (Ser. 475/477) i punti di interpunzione in legenda: Ciao, RCAMIL.1 punto
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Rinfresco questa discussione per segnalare un sampietrino "not in Muntoni" recentemente entrato in collezione. Si tratta di un esemplare della zecca di Foligno caratterizzato dall'errore nella legenda del diritto, che riporta APOSTOLRUM piuttosto che il classico APOSTOLORUM. La moneta è rarissima ma non inedita, il Serafini ne classsifica un pezzo del Medagliere Vaticano al n°770, tra l'altro fotografato nella tavola CXLVII al n°2: Per la zecca di Foligno non è l'unica tipologia o variante che Serafini censiva già nel lontano 1913 ma che in seguito il Muntoni ha tralasciato :rolleyes:. Per foto a maggior risoluzione rimando alla scheda dal catalogo lamonetiano: http://numismatica-i...eta/W-PIOVIFO/2 Ciao, RCAMIL.1 punto
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