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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 05/16/22 in tutte le aree
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Questa targa che ho ricevuto ieri al Museo Archeologico di Bologna da parte dell’Accademia Italiana di Studi Numismatici è’ il Premio per l’anno 2022 per il nostro Gruppo Numismatico Quelli del Cordusio per la diffusione della cultura numismatica, un premio per tutto quanto è’ stato fatto da tanti dal 2010…un Premio che gratifica tutti noi per questo straordinario percorso compiuto finora sia in termini di sacrifici, di iniziative e idee, ma anche di tanto lavoro attivo sul campo ! Un grazie ovviamente a Accademia Italiana di Studi Numismatici e al suo Presidente Michele Chimienti !4 punti
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Allora... Se ci fai caso, per le monete degli Asburgo di Spagna, l'unico sovrano che utilizza l'aquila bicipite è Carlo V. L'Aquila bicipite è simbolo imperiale (del sacro romano impero) e già con il figlio Filippo II scompare. L'Aquila bicipite è stata utilizzata in terra tedesca austriaca fino al 1918 quando l'impero si è dissolto. Detto ciò e fatta chiarezza sul simbolo aquila a due teste, passiamo alla moneta QUOD VIS (che riprende in parte un motto di Sant'Agostino e significa "quello che vuoi") L'aquila tra le zampe ha una freccia con delle saette (simbolo di guerra) e dei rametti di ulivo (simbolo della pace). Il Sambon fa risalire questa iconografia alle diatribe politiche tra il duca d'Ossuna, viceré a Napoli, e la repubblica di Venezia per il controllo dell'Adriatico. L'immagine è da leggere più o meno così: Venezia scegli cosa vuoi tra la guerra e la pace. Spero di essere stato chiaro4 punti
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È da tempo immemore che ho in collezione questa piastra del 34 che presenta una E sotto la T di VTR...4 punti
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Buongiorno a tutta la sezione, Un caro amico ieri mi ha mostrato la sua 1844,purtroppo non è iscritto al forum e ho pensato di condividerla io.... Devo dire che a me piace molto, voi che conservazione gli attribuite? Un saluto a tutti. Raffaele.4 punti
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Ti ringrazio @numa numaper l'excursus sulle Biblioteche nazionali (italiane ed estere) e dei loro gabinetti numismatici (a proposito: sono consultabili online?), ma anche alla luce della risposta del buon Luciano @417sonia faccio delle precisazioni perchè nella mia dannata fretta nello scrivere mi sono espresso sicuramente male io. Quando si parla di "marciana" si tende contemporaneamente ad associarlo sempre alla biblioteca, ma durante la Repubblica si intendeva tutto quello inerente l'area della Piazza San Marco, amministrato e controllato come patrimonio dai Procuratori di San Marco, de supra dal XVI secolo, ovvero Basilica/Cappella dogale, Piazza, etc. Quindi quando quando si parla di Biblioteca si parla di uno dei tanti patrimoni dello Stato controllati dai procuratori. Ad esempio: il nucleo della Biblioteca Marciana nasce intorno alla preziosa donazione alla Repubblica del Cardinale Bessarione del 1468, e da quell'anno si ampliò man mano acquisendo tramite altri importanti lasciti e donazioni oltre che ad un'importantissima legge con l'obbligo da parte dello stato del 1603 che impose ad ogni stampatore veneto di lasciarne una copia alla biblioteca. Con la caduta della Repubblica, rimase istituita la Biblioteca che acquisì le biblioteche dei conventi e dei monasteri indemaniati dallo Stato napoleonico. Ma nello stesso edificio che ospita la biblioteca era ospitata dal 1523 l'importantissima collezione di statuaria antica che il cardinale Domenico Grimani lasciò in eredità proprio allo Stato Veneto, che lo trasferì lì per adornare la Sala Monumentale. Attorno alla collezione Grimani vennero aggiunte altre donazioni di antichità, che diedero origine a quello che oggi chiamiamo Museo Archeologico. Due collezioni tipologicamente diverse, ma che sempre erano dello Stato e gestite dai Procuratori di San Marco, appunto quindi marciane. Ai giorni nostri appartengono allo Stato Italiano, ma la prima è retta dalla Biblioteca Nazionale Marciana, il secondo è retto dal Ministero Beni Culturali, ed inserito nel Polo Museale Veneto. Il Correr è tutta un'altra cosa, nasce dal lascito di Teodoro Correr, e venne ampliato nel corso dei decenni da altri lasciti, già citati da @417sonia, che raggiunse il culmine con la donazione di Papadopoli (circa 17'300 pezzi) nel 1922: e questo è un gabinetto numismatico che conosco. Il Correr è museo comunale. Poi vi è un accordo tra tutti i musei che si affacciano sulla Piazza San Marco e con un biglietto puoi vedere più musei anche di enti diversi (Statali, Regionali e comunali appunto). Credo invece, anche a fare una veloce ricerca sulla rete che anche il Museo Archeologico abbia/avesse una sua collezione numismatica, tant'è che è citata una sala espositiva (dal 2018 in teoria in fase di riallestimento) e che @aratro dice spostata alla Ca' d'Oro (che mi pare sia proprio retto dal Polo Museale Veneto, notizia che però non so confermare. Quindi, se così stanno le cose, il libro postato e condiviso gentilmente da @Oppiano cita giustamente due gabinetti numismatici: quello del Correr (spurio dalla collezione Papadopoli che arriverà più tardi) e quello, appunto Marciano, che si rifà a quel patrimonio collezionistico già sotto il controllo della Repubblica e dei suoi Procuratori. Se così fosse, viene poco citato, e sarebbe interessante approfondire la cosa. Spero di non aver annoiato con questa filippica, e vi ringrazio ancora per le gentili risposte Ps: Luciano, @417sonia, che tra i donatori 'nel Correr ci fosse il Cicogna è per me una notizia di una curiosità immensa, mi piacerebbe tantissimo sapere cosa contenesse la sua collezione e con che impronta l'avesse realizzata visti i suoi preziosissimi contributi sulle fonti delle opere scultoree architettoniche e pittoriche rinascimentali nel suo fondamentale Delle Inscrizioni Veneziane, Raccolte ed illustrate.2 punti
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Holmes nella nota introduttiva del catalogo CNG dove è stata messa all'asta la sua collezione di monete della dinastia Valeriana, a riguardo l'identificazione di Giove con uno dei due figli di Salonino dice: Riguardo al culto di Giove e del mito della capra Amaltea, il tema viene ripreso anche nelle emissioni provinciali da Valeriano I dove però Amaltea non è rappresentata dalla mitica capra che allevò Giove ma dalla omonima ninfa (per la precisione una naiade), secondo la versione del mito riportata da altri autori (ad esempio Apollodoro): Lotto n. 710. CNG eAuction 442, collezione Holmes: PHRYGIA, Apameia. Valerian I. AD 253-260. Æ (37mm, 24.11 g, 6h). Proclianus Tryphonos, panegyriarch. AVT K ΠO ΛIK OVAΛЄPIANO CЄBACTOC, laureate bust right, wearing full aegis with gorgoneion ΠAPA ΠPOKΛIANOV TP[YΦΩNOC], AΠAMεΩN in exergue, Adrasteia running right, looking back, holding infant Zeus; around her, the three Kuretes, holding spears and shields. MC –; SNG von Aulock 3514. Il tema ricorre anche nell'ulteriore variante della ninfa Adrastea (anch'essa identificata nella mitologia come una delle ninfe che allevarono Zeus (anche qui, ad esempio, sempre nell'interpretazione di Apollodoro) e riproposto sempre in ambito provinciale in una moneta emessa a nome di Salonina: Lotto n. 718. CNG eAuction 442, collezione Holmes: PHRYGIA, Synnada. Salonina. Augusta, AD 254-268. Æ (28.5mm, 10.08 g, 7h). KO-[P] CAΛΩNINA CЄB, diademed and draped bust right CYNNA[Δ-ЄΩN IΩ]NΩN, Amaltheia standing right, resting on scepter and holding infant Zeus; goat at her side. SNG Copenhagen 735 var. (arrangement of legends). Per quanto riguarda l'iconografia della Pietas Saeculi invece abbiamo anche una bella testimonianza su di un antoniniano emesso a Viminacium da Gallieno e conservato al Kunsthistorisches Museum di Vienna: Per quanto riguarda il medaglione d'argento purtroppo, sebbene conservato nel medesimo museo, il catalogo online non offre una riproduzione digitale e ci si deve accontentare di questa piccola immagine se si vuole vedere anche il dritto: L'immagine è presa da un ottimo saggio pubblicato qualche anno fa sull'American Journal of Numismatics avente proprio come soggetto il rovescio PIETAS FALERI e il culto di Amaltea per Gallieno: Woods, David. “Gallienus, Amalthea, and the Pietas Faleri.” American Journal of Numismatics (1989-), vol. 31, 2019, pp. 189–206, https://www.jstor.org/stable/27095032. Sul contenuto di questa ottima discussione ho ben poco da aggiungere rispetto a quanto detto da @Stilicho e @Rapax quindi mi limito alle immagini riportate e all'ulteriore indicazione di questo saggio di Woods di mia conoscenza sul tema. La politica iconografica della dinastia Valeriana e in particolar modo di Gallieno non è affatto banale! La produzione di Gallieno è stata vastissima e nonostante l'apparente semplicità delle emissione note ai più, esiste un notevole quantitativo di varianti di busti e di soggetti di rovescio che dimostrano come questo imperatore avesse in realtà messo in atto un ambizioso programma politico supportato da uno tra i repertori iconografici più articolati del III secolo.2 punti
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Ciao @Raff82, moneta molto bella e sicuramente da collezione. Devo dire che è molto difficile stabilire una giusta conservazione, perchè i fondi "irregolari" la penalizzano. E' probabile che il problema ( azzardo un'ipotesi ) derivi da essere stata coniata su un tondello nel quale la lega d'argento non era ben amalgamata. Quindi, imperfezione di conio e non contatto successivo con agenti corrosivi. Detto questo, a mio parere, la moneta può essere considerata qSPl al D/ ( bellissimo ritratto e poca usura ) BB+ al R/ ( segni di lieve usura ad esempio sui gigli dei Medici ). Con fondi perfetti poteva essere considerata tra SPL e SPL+. Naturalmente parere personale, Buona Giornata2 punti
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la collezione numismatica del museo archeologico di Venezia, mi dicono, sia confluita alla Ca' D'oro2 punti
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Ciao, posto una mia moneta da 1 rublo URSS del 1981,con la rappresentazione della stretta di mano al rovescio ? ANTONIO1 punto
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Gentilissimo @numa numa, no, no, troppa grazia con competenze e titoli che non mi spettano: sono nato a Venezia e mi sono laureato nella mia città per poi diventare Architetto Libero Professionista, e giocoforza nel corso dei miei studi ho fortunatamente avuto anche una formazione storico culturale (indispensabile dovendo operare anche nel restauro del vincolato come ogni tanto mi capita) a cui si aggiunge un pochino di passione personale. Inoltre ho avuto la possibilità dopo gli studi di continuare a frequentare l'ambiente universitario, quindi ogni tanto, volente o nolente, qualche nozione in più mi è entrata in testa1 punto
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Mi permetto di segnalare nuovamente un mio studio pubblicato qualche anno fa da Antonio Morello. Nell'articolo riporto tutte legende presenti nella monetazione borbonica - anche quelle nei contorni - per esteso e tradotte in italiano. Autoincensarsi ogni tanto non può che far bene? https://www.academia.edu/35613533/Le_legende_sulle_monete_borboniche_napoletane1 punto
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Nessun legame diretto, l'aquila statunitense nasce a fine del 1700 ed è un'aquila a testa bianca americana. L'Aquila di Filippo è un'aquila austriaca1 punto
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Fresca di banca! Questa è uscita giovedì scorso, la prima moneta (tedesca) da 10 EUR con anello in polimero della serie "Im Dienst der Gesellschaft" [Al servizio della società]: PFLEGE, cioè Assistenza: notate che la facciata della struttura sullo sfondo è stata anche coniata sull'anello mediano. il D con la solita aquilotta Servus njk =========== PS: per chi non ha notato il dettaglio nel mio post #8 di questa discussione "?": vecchia fede / anello nuziale:1 punto
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Oggi vi parlo di questa moneta che ho acquistato recentemente in asta e che ho trovato un po’ per caso (se così si può dire) girando in rete, attratto dalla tipologia che, onestamente, non conoscevo. Come sempre accade, la moneta e’ stata poi lo spunto per un personale approfondimento che ho il piacere di condividere ora con voi. Eccola: Antoniniano, zecca di Antiochia. Peso: 3,42 grammi Diametro massimo: 21 mm D/ P COR SAL VALERIANVS CAES: busto di Salonino, radiato e drappeggiato, a destra R/ DII NVTRITORES: il sovrano, stante a destra con il braccio destro disteso e con un bastone (o corto scettro) nella mano sinistra, riceve un globo niceforo da Giove stante a sinistra con un lungo scettro verticale nella mano sinistra ed una clamide che scende dalla spalla sinistra. Salonino, quindi. Vediamone per sommi capi la breve storia partendo dal capostipite della sua famiglia, Valeriano I. Bisogna dire che tutta la faccenda dinastica e’ piuttosto complessa e presenta ancora lati oscuri. Io ho cercato di sintetizzare quelle che ad oggi paiono le ipotesi più plausibili sulla base delle fonti e delle letture che ho fatto, ma non sono escluse altre interpretazioni. Anzi, se qualcuno di voi ne sa di più, ben venga. Valeriano I sposò Mariniana da cui ebbe probabilmente un solo figlio, ovvero Gallieno. Dopo la morte di Mariniana, Valeriano I si risposò con Cornelia Gallonia da cui avrebbe avuto un altro figlio, ovvero Publio Licinio Valeriano, detto talora “Il giovane” che condivise la sorte finale con il suo fratellastro Gallieno trovando la morte in quel di Mediolanum nel 268 durante l’assedio di Aureolo. Sul fatto che Publio Licinio Valeriano sia fratellastro di Gallieno non sono tutti d’accordo; anzi oggi molti tendono a considerarlo secondogenito di Valeriano I e Mariniana. Valeriano I, salito potere nel 253, si associò subito al trono Gallieno e regnò insieme a lui fino alla tragica fine che lo colse nel 260 d.C. mentre era prigioniero di Sapore I, re dei Persiani della dinastia sasanide. Alla morte del padre, Gallieno divenne imperatore unico regnando poi fino al 268, come accennato. Gallieno, in un anno imprecisato, sposò Cornelia Salonina. Dalla coppia sarebbero nati tre figli: Valeriano II (Publio Licinio Cornelio Valeriano) , Salonino (Publio Licinio Cornelio Valeriano Salonino) e Mariniano. Ma su Mariniano ci sono dubbi. Qualcuno dice che il terzo figlio fosse, in realtà, una figlia. L’Epitome de Caesaribus addirittura sostiene che lo stesso Salonino fosse, il realtà, figlio di una concubina di Gallieno di nome Pipa o Pipara, ma questa ipotesi pare poco probabile alla luce dei gentilizi e dei cognomina. Insomma, una Beautiful. Io non vado oltre: sono già negato con le mie parentele, figuratevi con quelle degli altri. Comunque, il dato di fatto e’ che Valeriano I aveva probabilmente intenzione di creare una sorta di dinastia che avrebbe dovuto dare maggior solidità all’impero, limitando, almeno in teoria, il rischio di usurpazioni. Sappiamo, però, come andò poi a finire. Ma questa e’ una altra storia. Ad ogni buon conto, noi abbiamo monete soltanto di due figli della coppia imperiale Gallieno/Salonina: Valeriano II e Salonino. Su Salonino, poi, si sa davvero poco. Come detto, Salonino dovrebbe essere il secondogenito di Gallieno e Salonina e sarebbe nato intorno al 243 d.C. con il nome di Publius Licinius Cornelius Valerianus Saloninus. Quando Gallieno fu associato al trono da suo padre, il giovane primogenito Valeriano II fu nominato Cesare e quando questi morì (forse nella primavera/estate del 258) il titolo passò a Salonino. Era poco più di un bambino (o un adolescente che dir si voglia)…ma si sa…in quegli anni si cresceva in fretta. O meglio, si doveva crescere in fretta. E, infatti, Salonino fu subito inviato in Gallia, sotto la tutela del Prefetto del Pretorio Silvano per proteggere i settori settentrionali dell’impero. Nel 260 d. C. il governatore della Germania Inferiore, Postumo, fermò una invasione di Franchi che avevano saccheggiato alcune città romane. Salonino e Silvano chiesero a Postumo di restituire subito l’ingente bottino recuperato, ma questi non lo fece. Postumo, infatti, fattosi elevare al trono imperiale dai soldati, si ribellò alla autorità imperiale rappresentata in quei territori proprio dal giovane Salonino. La drammaticità della situazione indusse Silvano a spingere per la nomina di Salonino al rango di augusto, al fine di aumentarne la fedeltà da parte delle truppe non ancora schierate con il ribelle ed acquartierate a Colonia, città verso la quale Postumo di stava muovendo. Postumo, dopo un breve assedio, espugnò Colonia (forse favorito anche dal tradimento di alcuni soldati imperiali) e fece mettere a morte Salonino e Silvano, inaugurando il cosiddetto “Impero delle Gallie”. Salonino fu, dunque, anche augusto per meno di un mese; tuttavia, a suo nome, furono addirittura coniate monete con tale titolo. Una carriera rapidissima e purtroppo culminata con una fine tragica e prematura. Torniamo alla mia moneta. Spesso le monete di Salonino vengono attribuite al fratello Valeriano II. Ed anche in questo caso e’ stato così: la moneta era in vendita come antoniniano di Valeriano II. Come mai? Forse la legenda inganna in quanto il nome Salonino e’ espresso qui dalle sole lettere SAL, mentre appare scritto per esteso il cognomen VALERIANVS. O forse che Valeriano II ha più mercato di Salonino? Su quest’ultimo punto non saprei….non ho elementi per dirlo. Secondo il Goebl (un testo di riferimento per la monetazione di questo periodo, ma anche per la datazione degli eventi di questi anni convulsi ad occidente come ad oriente) si tratta di una moneta della 5^ emissione di Antiochia (datata al 258 d.C.) per Valeriano I che era così strutturata: La mia moneta e’ la 1606e secondo Goebl (la “e” indica la tipologia di busto): Sempre il Goebl ne indica 36 esemplari noti (quindi C, comune). Devo dire che trovo la moneta piuttosto gradevole: le effigi sono nette e ben centrate, le legende si leggono praticamente per intero e poi, cosa per me non da poco, ci sono ancora chiare tracce di argentatura (quelle chiazze più chiare che si vedono al dritto dietro la testa di Salonino ed al rovescio tra le due figure). Il dritto e’ molto espressivo. L’effigie di Salonino e’ quasi quella di un bambino che indossa una corona più grande di lui, in tutti i sensi, direi. Con l’abito drappeggiato, poi, mi ricorda quasi gli anni delle mie elementari, quando di andava a scuola con il grembiule nero ed il fiocco azzurro. Scusate la divagazione, ma l’immagine mi ha suscitato quel ricordo. Ma molto particolare e’ il rovescio. Cominciamo dalla legenda, DII NVTRITORES. E’ la prima e ultima volta che la troviamo su una moneta romana. Cosa significa? Con una libera traduzione potremmo dire “allevato ed educato dagli dei”, anche se letteralmente sarebbe “Dei nutritori”. Vediamo ora le due figure. Quella sulla sinistra e’ in abito militare, con corona di alloro, mantello e scettro; chiaramente un sovrano che Goebl (salomonicamente) indica genericamente con K (kaiser in tedesco, che potremmo tradurre con "principe"). Quella sulla destra e’ nuda, con una clamide che scende giù dalla spalla sinistra. E’ Giove, il primo e il più rappresentativo degli dei. Ma di quale sovrano si tratta? Ho letto un po’ di cose, ma i dubbi restano. Dovrebbe essere proprio il giovane Salonino, innanzi tutto in quanto la moneta e’ sua. Poi in quanto riceve la Vittoria quale agente e beneficiario della stessa (con chiaro riferimento alla sua missione in Gallia come rappresentante della autorità imperiale) con il sostegno e l’appoggio degli dei che ne alimentano e sostengono le doti (soprattutto militari, ma non solo). Ma potrebbe anche trattarsi di una sorta di cerimonia di investitura divina al momento della assunzione del titolo di cesare (avvenuta in quell’anno), considerando il globo niceforo come simbolo del carisma imperiale e della virtus dinastica del giovane principe. Tuttavia, il sovrano ha la testa coronata di alloro e Salonino al momento della emissione della moneta era solo un cesare. Potrebbe quindi essere anche suo padre Gallieno? Lui, in quando padre, era colui che letteralmente nutriva e allevava Salonino, con il l’aiuto ed il buon auspicio degli Dei. Inoltre, Gallieno era pur sempre uno degli imperatori (con Valeriano I) e quindi fautore e beneficiario ultimo della vittoria in senso lato in quegli anni burrascosi. Infine: perché la legenda al plurale? Giove sarebbe qui, nel suo ruolo di padre degli dei, il rappresentante di tutte le divinità e questo spiegherebbe il titolo al plurale: gli dei tutti allevano ed educano il giovane cesare. Comunque (che sia Salonino o Gallieno) il sovrano era ancora vivo al momento della coniazione della moneta e pertanto non poteva essere divinizzato e associato agli dei. A meno che qui il termine “dio” sia attribuito per estensione proprio anche a Gallieno per esaltarne il ruolo di padre di Salonino così come Giove era il padre degli dei. Gallieno e Giove uniti nel sostenere Salonino. Mi farebbe piacere conoscere il vostro parere in proposito. Due parole ancora sullo stile: e’ quello “orientale” (siamo nella zecca di Antiochia). Si caratterizza per tratti del volto un po’ più magri ed allungati, più piccoli, ma comunque ben delineati e rifiniti anche se meno naturalistici. Questo stile “orientale” si protrarrà anche successivamente al periodo di cui parliamo nelle emissioni di Claudio II ed Aureliano un po’ in tutte le zecche orientali, non solo ad Antiochia, quindi. Gli antoniniani orientali si caratterizzano per un più alto quantitativo di argento rispetto agli analoghi contemporanei prodotti nelle zecche occidentali. Onestamente, non so a spiegare il motivo di questa differenza. Inoltre, guardando le monete in fotografia, devo dire che pare abbiano anche un metallo di aspetto diverso, un po’ più poroso, ruvido per così dire (cose che ho riscontrato direttamente sull’esemplare in oggetto). Ma magari questa e’ solo una mia impressione. Tornando al nostro, le emissioni di Antiochia per Salonino si caratterizzano per la legenda di rovescio P COR SAL VALERIANVS CAES, come sulla mia moneta. Per Salonino esistono anche altre emissioni “orientali” con una legenda di dritto diversa, ovvero SALON VALERIANVS NOB CAES che sono state attribuite ad una generica “Second Eastern Mint” la cui sede è stata assegnata dallo stesso Goebl a Samosata (sulla base dei tradizionali studi di Alföldi del 1937), sebbene ci siamo opinioni contrastanti; infatti, alcuni attribuiscono questa zecca a Emesa, o a Cyzico o addirittura ad una non precisata sede in oriente. Questa zecca deve comunque essere stata di una certa rilevanza se si pensa che nell’hoard di Qula (scavato nel 2016 nell’odierna Palestina), gli antoniniani assegnati al regno congiunto Valeriano/Gallieno provengono per il 72% dalla zecca di ‘Samosata’ e per il 28% dalla zecca di Antiochia. Come avete capire da questi minimi accenni ci sono molti punti oscuri circa le zecche orientali in questi periodi turbolenti, ma e’ normale, se pensiamo che era in corso una lunga e logorante guerra coi Sasanidi e che le zone di confine passavano spesso di mano e di conseguenza le zecche aprivano o chiudevano in rapporto agli eventi bellici. Comunque, io mi fermo qui in quanto non avrei le conoscenze e le capacità per andare oltre. Per chi volesse approfondire allegherò qualcosa in calce. Ecco un esempio assegnato alla “Second Eastern Mint” , una SPES PVBLICA: Come si vede molto simile come stile. Come raffronto della ritrattistica di Salonino in altre zecche abbiamo una PIETAS AVGG di Lugdunum: Ed una PRINCIPI IVVENT di Roma: Fonti: - Goebl - Wildwinds - Forum Ancient Coins - Bruno Bourdel: Les antoniniens emis sous le regne conjoint del empereurs Valerien et Gallien; III Monetae - Storiche: Epitome de Caesaribus, Historia Augusta, Zosimo, Zonara Per chi volesse approfondire gli aspetti dinastici/familiari ecco un assaggio: Per chi volesse approfondire il breve regno di Salonino come augusto con le sue rare emissioni ecco un articolo del nostro Grigioviola: Tre_nuovi_antoniniani_a_nome_di_Salonino (1).pdf Per chi volesse approfondire la questione intricata delle zecche orientali nel III secolo: 2016_A_Hoard_of_Antoniniani_from_Qula_At.pdf Poi...a voi! sul forum c'e' un tutto! Buona ricerca e buono studio. Ciao da Stilicho1 punto
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Salve, presumo che come tipo dimedaglia sia una generica ove sul retro venivano poste le scritte per qualche manifestazione o onorificenza. Da quello che posso dedurre leggndo a chi è indirizzata potrebbe essere ai soci della società nazionale di salvamento : Breve storia della Società Nazionale di Salvamento dal 1872 al 1959 Nel luglio dell’anno 1871 alcuni benemeriti cittadini fra i quali il Dott. Edoardo Maragliano (dipoi illustre Professore e Senatore), il Dott. Du Jardin, il Cap. Carlo Olivelli, l’Ing. Giovanni Luigi Parodi, il Dott. Pacchiotti, preoccupati del continuo verificarsi di casi di annegamento, dovuti in gran parte all’imperizia dei bagnini, si radunava in una saletta della “Società di letture” in Genova, Salita S. Caterina, per gettare le basi di una nuova Società avente lo scopo di incoraggiare il salvataggio in mare, di premiare con medaglie o somme di denaro i salvatori, di diffondere, a mezzo conferenze e lezioni popolari, i mezzi idonei a ridare la vita agli asfittici combattendo il barbaro metodo in uso di capovolgere il naufrago, col rischio di accelerarne la morte. La Società era quindi umanitaria e benefica ed il concorso spontaneo della popolazione fece si che il 31 luglio del 1871 un’assemblea di aderenti ne approvasse lo Statuto fondamentale imponendole il nome di SOCIETA’ LIGURE DI SOCCORSO AI SOMMERSI. Nell’anno 1872, ampliando la sua sfera d’azione, la Società prendeva il nome di ASSOCIAZIONE LIGURE DI SALVAMENTO, dando di ciò notizia ai Prefetti di Genova e Portomaurizio, ai Sottoprefetti, ai Municipi della Liguria per essere coadiuvata moralmente e finanziariamente. La popolazione si mostrò subito entusiasta e cosi pure le Autorità, tanto che ben presto, centinaia di Soci sostenitori vollero far parte di essa, che in pochi anni divenne centro dello Sport Nautico Italiano con importanza Nazionale. Gli scopi della SOCIETA’ LIGURE DI SALVAMENTO erano: la diffusione delle norme per soccorrere gli asfittici, l’impianto di Asili di Soccorso sulle spiagge liguri, il soccorso alle famiglie povere dei naufraghi, la conservazione della Sezione di Voga come scuola del remo. La Società ebbe momenti di sviluppo e di decadenza, ma sempre fu sorretta dalla fede incrollabile dei suoi fondatori e sostenitori, finché nell’agosto del 1875 stese il suo vero Statuto approvato con Decreto Ministeriale del 18 dicembre 1876. Il 19 aprile 1876 venne eretta in Ente Morale. Il primo personaggio illustre a dare la sua adesione alla Società Ligure di Salvamento fu S.A.R. il Principe Tomaso di Savoia, che si fece Socio effettivo con 10 azioni annue da L. 10 cad. La Società intanto, per assolvere gradatamente ai suoi compiti, istituiva una scuola di nuoto e voga e nell’anno 1875, bandiva la prima Regata Nazionale che ebbe luogo nel Porto di Genova, alla presenza di Margherita di Savoia e del fratello Duca di Genova, in rappresentanza della Famiglia Reale. Nel 1876, il 30 luglio, altra Regata alla quale presero parte rappresentanze di tutte le città del litorale italiano con l’intervento del Corpo RR. Equipaggi, la rappresentanza di Trieste e di Venezia, la quale (Venezia) inviò per treno le meravigliose gondole della laguna con i bravi gondolieri. Presenti sempre membri della Famiglia Reale. Il successo di questa seconda regata fu più spettacoloso ancora e se ne occupò estesamente la stampa nazionale ed estera. Tutti erano meravigliati che questa Società giovane e privata, potesse ottenere tanto glorioso successo. L’Italia stessa trasse grandi benefici da queste vittorie marinare: ovunque sorsero Società sportive alle quali si iscriveva tutta la gioventù elegante: sulle coste, sul Po, sul Tevere, sui laghi. (Tre ardimentosi, a bordo di una piccola canoa, scesero il Tevere ed a forza di remi, vennero a Genova, accolti festosamente dalla Salvamento che fece coniare appositamente tre medaglie d’argento e le offrì loro come ricordo dell’ardita impresa). Già nell’agosto del 1873 il Ministero dell’Interno raccomandava alle Prefetture della Liguria di invitare tutti i Municipi a dare il loro appoggio morale e finanziario alla Società per il suo incremento, affinché potesse diffondere ed insegnare praticamente la respirazione artificiale fino allora sconosciuta anche alle persone più colte. In data 14 agosto 1874 S. M. il Re Vittorio Emanuele II accettava la Presidenza Onoraria. Il 25 aprile 1875 ebbe luogo la prima solenne Premiazione dei salvatori (premiati circa 60). Fra i premiati va ricordata la Medaglia d’Oro conferita a Maria Pia di Savoia, Regina del Portogallo. Omaggio molto apprezzato dalla Corte di Lisbona. Da allora le premiazioni si sono susseguite, fastose, solenni, presenti sempre le maggiori autorità governative e cittadine. Nel 1938 la “Salvamento” ebbe l’onore di premiare, fra gli altri, il grande Guglielmo Marconi, con medaglia d’oro, come “Primo salvatore dell’umanità”. Questo nostro riconoscimento fu molto caro a Marconi che disse essere l’unico riconoscimento ricevuto fino allora. Nel 1876 la Società indisse a Genova un Congresso Internazionale di tutte le Istituzioni di Salvataggio. Poi concorse all’Esposizione Belga di Igiene e Salvataggio tenutasi a Bruxelles, riportandone la Medaglia d’Argento di I° grado. Aderì poi al Congresso di Igiene e Salvataggio tenutosi a Parigi nel 1877 ed ebbe in premio una Croce d’Oro. Al quarto Congresso dell’Associazione Medica Italiana, che ebbe luogo a Genova nel 1880, riportò la Medaglia d’Oro e alla Mostra Internazionale di Milano, nel 1881, la Medaglia d’Argento di I° grado. Fra gli Encomi, l’Istituzione vanta quello dell’Eroe dei due Mondi, che plaude ad essa con lettera in data 19 giugno 1875. L’azione della Società Ligure di Salvamento si estendeva dal Magra a levante fino al confine più occidentale d’Italia, e a bordo di bastimenti e piroscafi, fino al mar Rosso e nei mari esteri. I primi Soci della Società erano di due specie: Contribuenti (quelli che pagavano L. 10 per ogni azione o quota annua) e Soccorritori (quelli capaci di portare soccorso ai pericolanti in mare e di praticar loro la respirazione artificiale). I proventi sociali erano, oltre le quote sociali, i sussidi delle Amministrazioni Comunali e del Governo, ma soprattutto, le oblazioni raccolte a bordo con le apposite Cassette ideate ed istituite dall’allora Presidente della Società Ligure di Salvamento Ing. Cav. Giovanni Luigi Parodi. Nel 1891 gli Asili di Soccorso sociali erano in numero di 40, dei quali due nel Porto di Genova, gli altri erano alla Cava alla Foce, a S. Nazaro, S. Giuliano, Sturla, Bogliasco, Recco, Santa Margherita Ligure, Levanto, La Spezia (presso la Capitaneria di Porto), Portovenere, Lerici, N.° 5 a Sampierdarena, indi a Prà, Pegli, Voltri, Arenzano, Celle Ligure, Savona, Cogoleto, Vado, Spotorno, Alassio, Oneglia, Porto Maurizio, S. Remo, Ventimiglia, ecc. Fin dai primi anni di fondazione il Presidente Parodi, o in sua vece, qualche membro del Consiglio, si recava nelle cittadine rivierasche e teneva nei teatri o nelle piazze, conferenze sulla respirazione artificiale. II metodo più in voga era quello del Prof. Pacini di Firenze, mentre gli inglesi usavano quello del Prof. Silvester, ritenuto però meno conveniente. Il metodo Pacini veniva pure insegnato nelle scuole pubbliche dalla Salvamento, a mezzo lezioni. Ancora nel 1891 la Salvamento ebbe La Medaglia d’Argento all’Esposizione di Palermo e nel 1892 la Medaglia d’Oro, l’unica conferita, all’Esposizione Italo-Americana di Genova. Nello stesso anno la Sezione Voga della Salvamento, assai fiorente, ebbe il primo e il secondo Premio alle Regate che ebbero luogo nel Porto di Genova. Nell’anno 1897 furono impiantati Asili di Soccorso a Genova-Quarto, Quinto, Albissola, Sori, Noli, Finalmarina. Nel 1898 una terribile mareggiata sconvolgeva le coste liguri distruggendo, col Porto di Genova, gran parte degli Asili di Soccorso impiantati lungo la riviera di ponente. Nello stesso anno si doveva constatare che il numero dei Soci si diradava a motivo di nuove Istituzioni che sorgevano in città e tutte fondate sul concorso della cittadinanza e sotto forma di azioni come la nostra. Gli Asili di Soccorso però funzionavano regolarmente ed anzi se ne impiantava uno nuovo a Pietra Ligure. Nell’anno 1898 e in quello precedente, non si sono tenute conferenze lungo le riviere perché le lezioni sui soccorsi agli asfittici venivano impartite nelle scuole dai Professori di Scienze Naturali. La Salvamento provvedeva gratuitamente gli opuscoli con le norme relative. Già nel 1889 S. M. il Re, ammirato del sociale coraggio e dalla perseveranza nel fare bene, inviava, assieme ad una nobile lettera, un sussidio personale di L. 250. Nel 1900 la “Salvamento” perdeva, con la morte del Senatore Lazzaro Gagliardo, Socio Effettivo e Benemerito, un vero amico, colui che un giorno venuto a sapere che a causa di guai per le cassette di bordo, la “Salvamento” era stata multata di L. 100, inviava un sussidio di pari somma “perché la Salvamento non dovesse risentire della rigidità della legge”. Nello stesso 1900 la Società provvedeva a sostituire, a riparare ed a rifornire di nuovo materiale gli Asili di Soccorso distrutti o danneggiati dalla mareggiata dal 1898. Nell’anno 1901 il Ministero della Marina assegnava al nostro Ente un sussidio di L. 500, quello dell’Interno di L. 300 e quello dell’Industria Agricoltura e Commercio di L. 100. Venivano impiantati gli Asili di Soccorso a Chiavari e a Sestri Levante. Sempre nel 1901 la “Salvamento” prendeva parte all’Esposizione Nazionale di Igiene che ebbe luogo a Napoli e ne ebbe la Medaglia d’Oro; non solo, ma la Società Pro Napoli chiedeva a noi le modalità per impiantare colà una Istituzione come la nostra e provvedere quindi le spiagge di Asili di Soccorso. Nell’anno 1900 moriva assassinato il Re d’Italia Umberto I° di Savoia, detto il Re Buono, Presidente Onorario e Socio Sostenitore della Società. Nel 1901, anniversario della morte, la Società inviava a Roma una corona di ferro battuto con quercia, lauro e palma intrecciati, da collocare sulla tomba del Re, nel Pantheon. Nell’anno 1903 veniva effettuata la Premiazione di 200 valorosi salvatori, nel Teatro Carlo Felice, alla presenza di un Membro della Casa Reale, di Ministri e di tutte le Autorità cittadine e regionali. Funzionava la Banda dell’89° Fanteria: una cosa veramente grandiosa e meravigliosa che entusiasmò autorità e cittadinanza. Nello stesso anno il Presidente otteneva dal Ministero della Marina la concessione di estrarre, per sei mesi, sabbia dalla Foce del Bisagno. La Società deliberava di cedere la concessione al miglior offerente ed andava così al consocio Angelo Emanuele Solari che pagò L. 1000. Sempre nel 1903 moriva il Prof. Du Jardin, uno dei benemeriti fondatori della “Salvamento”. Nel 1904, S. M. il Re Vittorio Emanuele III,succeduto al padre, letta la relazione inviatagli in omaggio dal nostro Ente, inviava un’offerta di L. 300 accompagnata da nobili espressioni di plauso e di incitamento. Nell’anno 1905 le L.L. M.M. Vittorio Emanuele IIIed Elena di Savoia, venivano a Genova per l’avvio dei lavori portuali. La “Salvamento” in quell’occasione, prese parte, con i suoi Militi in divisa, bagnini e Soci della Sezione Voga, ai festeggiamenti, all’inaugurazione dei lavori del Porto, ai ricevimenti in Municipio ed in Palazzo S. Giorgio. Nel 1906 moriva il Consigliere d’ Amministrazione e V. Presidente Comm. Enrico Cravero. Nello stesso anno la “Salvamento” impiantava un nuovo Asilo di Soccorso nello stabilimento bagni “Strega” in Genova. Negli anni 1907-1908 il Generale Stefano Canzio, Presidente del Consorzio Autonomo del Porto di Genova, rinnovava alla Società il permesso di estrazione della sabbia dalla Foce del Bisagno. Negli anni 1909-1910, la “Salvamento” si trovava in qualche ristrettezza, un po’ per carenza di soci, un po’ perché venutigli a mancare i contributi del Ministero dell’Interno e dell’Agricoltura e Commercio. Nel 1911 venivano premiati con la consueta solennità un centinaio di Eroi del mare, per salvataggi compiuti dall’anno 1903 al 1909. La “Salvamento” fece coincidere la Premiazione con il cinquantenario della Spedizione dei Mille; presente S. E. il Conte Luigi Cadorna in rappresentanza di S. M. il Re. Nel 1913 venivano riparati gran parte degli Asili di Soccorso ed erogati sussidi alle famiglie povere dei naufraghi, come annualmente. In detto anno, solamente il Ministero della Marina faceva pervenire alla Società, il solito sussidio. Sono invece aumentati i sussidi dei Municipi di Genova e della Liguria. Le cassette di bordo sono state più generose per disposizioni date ai Direttori dalle Compagnie di Navigazione. Nel 1914 l’Assessore alla Pubblica Istruzione chiedeva alla Società di mettere a disposizione dei Ricreatori Scolastici due lance per 1’addestramento dei giovani alla voga, cosa che veniva fatta di buon grado e che si protraeva più del previsto. Nel 1916 ignoti ladri rubavano il cancello del nostro Asilo di Soccorso di Alassio provocando un danno non indifferente. Il Sindaco di Alassio dava disposizioni alle Guardie Municipali perché sorvegliassero il nostro Asilo. In questo stesso anno venivano riparati gli Asili di Soccorso di Celle Ligure, Sampierdarena, e S. Margherita Ligure. Il Ministero della Marina elargiva il solito sussidio di L. 500 e quello dell’Interno ripristinava l’erogazione con L. 200 mercé l’interessamento del Sottosegretario Barone Giovanni Celesia di Vegliasco, Socio Benemerito dell’Istituzione. Il 1917 trovava le nostre spiagge pressoché sprovviste di bagnini e Soci Soccorritori, così come veniva decimata dei suoi Soci la Sezione Voga. La guerra che durava da tre anni, ci privava della nostra gioventù più bella e più forte, e rapiva al nostro affetto, 1’Ammiraglio Bettolo, nostro Socio Onorario. Anno 1918: La guerra finalmente vinta! La Vittoria del nostro glorioso Esercito riempie di gioia e di orgoglio tutta la Nazione. In questo anno 1918, il Ministero dei Trasporti Marittimi e Ferroviari, d’accordo col Direttore Generale della Marina Mercantile, con circolare N. 5382 del 23 agosto dava disposizioni a tutte le Capitanerie del Regno, affinché facessero obbligo a tutto il personale addetto agli stabilimenti balneari di comprovare 1’idoneità non solo nel nuoto, ma anche nella pratica del pronto soccorso e della .respirazione artificiale da noi insegnata con apposite norme. Le Capitanerie si mettevano così in corrispondenza con la “Salvamento” per avere le opportune norme, e la “Salvamento” provvedeva tutti i manuali per l’istruzione e l’insegnamento della respirazione artificiale, dopo di che, dietro attestato medico di idoneità, veniva rilasciato, da noi Diploma, gratuito, di Soccorritore di Spiaggia. Tutto questo apportava certamente nuove scosse al bilancio sociale, però si fidava nell’appoggio delle Autorità e dei Ministeri stessi. Nell’aprile del 1919 veniva a mancare il Presidente Cav. Uff. Ing. Giovanni Luigi Parodi, colui che dal 1876 dedicò alla Società Ligure di Salvamento, cuore, amore, interessi (anche personali) e gran parte della sua attività. Prima Consigliere d’Amministrazione e poi, per ben 33 anni Presidente, veniva insignito dalla Salvamento di Medaglia d’Oro di Benemerenza, medaglia consegnatagli durante una solenne cerimonia svoltasi nell’Oratorio di S. Filippo, appositamente concesso dal Municipio, ed alla quale intervennero tutte le Autorità civili e militari. La sua dipartita gettava nel lutto il nostro Ente. Lo rimpiansero i soci, la cittadinanza, le autorità, il Governo e lo stesso Re Vittorio Emanuele che inviarono alla Società e alla famiglia telegrammi di condoglianza e di affetto. La Salvamento trovandosi un poco in ristrettezze, deliberava l’acquisto di un posto nella Colombaia di Staglieno, in attesa che le sorti sociali si risollevassero per rendere al caro Defunto più degno omaggio. Nel febbraio del 1920, molti Asili di Soccorso erano deteriorati e bisognosi di riparazioni. Si faceva quindi domanda al Ministero della Marina per avere, a prezzo di favore, del materiale residuato di guerra. Il Ministero della Marina infatti inviava un suo Ufficiale ad informarsi delle necessità sociali. Dopocorrispondenza ed accordi verbali, sisono avuti in concessione, oltre a mobili vari, casotti in legno ed imbarcazioni: quelle stesse imbarcazioni che la seconda guerra mondiale distruggeva poi durante i bombardamenti. L’Assemblea del 1920 eleggeva a nuovo Presidente dell’Istituzione il V. Presidente Cav. Angelo Emanuele Solari, attivo ed appassionato, che tenne la carica per ben venticinque anni, ossia fino a quando dovette ritirarsi per motivi di salute, alla bella età di 87 anni. Gli succedeva nella carica l’Avv. Gr. Uff. Filippo Gramatica. Nell’anno 1919, come già da molti anni, i Municipi della Liguria, le Compagnie di Assicurazione, la Banca Commerciale Italiana, le Compagnie di Navigazione e gli stessi Ministeri, concedevano la loro elargizione perché la Società potesse far fronte ai suoi impegni statutari, compresa l’erogazione dei sussidi alle famiglie povere dei naufraghi; sussidi che dalla fondazione ad ora, raggiungevano la cospicua somma di oltre 20.000 lire. Sempre nell’anno 1919 si iscriveva a Socio, fra gli altri, il Cap. Cav. Tazio Pampaloni che si è sempre dimostrato attaccatissimo all’Ente ed ha portato, con le cassette collocate a bordo dei piroscafi da lui comandati, rilevanti introiti alla Cassa sociale. Nell’agosto dello stesso anno, il Consorzio Autonomo del Porto chiese alla Società la restituzione delle due camerette, site in una palazzina alle Grazie, concessoci nel 1901 ad uso della nostra Sezione di voga. La Sezione Voga è stata così gentilmente ospitata, provvisoriamente, nei locali dello stabilimento degli Armatori Bianchi, Consoci, e dopo accordi col Consigliere Comunale Cav. Bava, si otteneva di piazzare un Casotto in legno a Ponte dei Mille e di adibirlo ad uso della Sezione stessa. Le lance venivano allogate a ridosso della Calata. Da qualche anno il capitale sociale veniva depositato presso Ia Banca Commerciale Italiana. Nell’anno 1920 viene nominato Consigliere d’Amministrazione il Cav. Uff. Cesare Croce che si dimostra subito entusiasta della Sezione Voga e si riprometteva di dare ad essa il maggiore sviluppo possibile, arricchendola di lance tipo. Il Consiglio decideva di affidare al Cap. SettiDirettore della Sezione Voga, il Cav. Uff. Cesare Croce perché collaborassero a beneficio di detta Sezione. Nel 1921, cinquantesimo di fondazione della SOCIETA’ LIGURE DI SALVAMENTO, l’Assemblea straordinaria deliberava di non fare festeggiamenti, che sarebbero stati in contrasto con le troppe vittime della guerra, ma di elargire in maggior misura, sussidi alle famiglie povere dei naufraghi. Per questo lanciava un appello alla benemerita classe dei marittimi perché le venissero segnalati i nominativi di famiglie indigenti di naufraghi del mare, sia civili che di guerra. Lo stesso appello veniva inviato a tutte le Compagnie di Navigazione, ai Comandanti di piroscafi, a proprietari bagni ecc. Il risultato, lusinghiero, fruttò al nostro Ente sovvenzioni ragguardevoli: S. M. il Re mandò L. 500, il Duca di Genova L. 300, il Consorzio Bacini di Napoli L. 665, la Federazione Armatori Liberi con la Associazione Lavoratori del Mare L. 2.000, il Municipio di Recco L. 100, quello di Savona L. 500, S.Remo L. 100, Voltri 100, Chiavari 100 e molte altre. Le elargizioni della Società alle famiglie povere di naufraghi furono di L. 5.000. Il gettito delle cassette di bordo fu di L. 20.000 delle quali L. 9.000 per merito del Com.te Pampaloni. Veniva deciso di dotare i maggiori stabilimenti balneari di cassette-oblazioni; così, ad esempio, lo Stab. Lido d’Albaro, l’Hotel Mediterranee di Arenzano, ecc. Nell’anno 1922 si istituiva una Sezione Bagnini Canottieri di Salvamento, formata di elementi idonei oltre che nel nuoto, anche nell’uso del remo, con relativa divisa (canottiera di tela bianca e berretto a visiera con scritta S. L. SALVAMENTO – Genova, per l’estate e di panno bleu con la stessa scritta, per l’inverno. Questi nostri militi avrebbero dovuto intervenire, sulle nostre lance, in caso di regate od altre manifestazioni mannare, per vigilare e assicurare il pronto intervento in caso di incidenti durante lo svolgimento delle stesse. Sempre nel 1922 veniva redatto il Regolamento della nuova Sezione di P. A. Marinara VOLONTARI DI SALVAMENTO. Veniva anche approvato il Regolamento ed assegnate le cariche che erano quelle di: Istruttore di Voga, di Nuoto e di Respirazione artificiale. I nostri Volontari prestavano subito servizio gratuito sul “Bon Voyage” durante le sue gite in riviera ed i gitanti si dimostrarono entusiasti del servizio; durante le Regate Nazionali ed Internazionali con piena soddisfazione degli organizzatori e della Società in occasione di gare nautiche ed aviatorie. Intanto Ia Sezione Voga era sempre più numerosa, vi si iscrivevano studenti nautici, impiegati di banca e un numeroso gruppo di signorine. Ogni Sezione, anche quella femminile, aveva il suo gagliardetto in seta ricamato in oro. L’Assemblea lanciava l’idea di una sede adeguata sul mare e proponeva fosse presentato un progetto di fabbricato a tre piani che l’Ing. Pietro Parodi, consigliere d’Amministrazione, si impegna di realizzare; ma in seguito si rinunciava perché avrebbe implicato una spesa di circa 200.000 lire. Nel mese di dicembre dello stesso 1922, la compagnia di Gilberto Govi dava una rappresentazione Pro Salvamento. Intanto la Sezione Volontari prendeva sempre maggiore sviluppo. Nel gennaio 1923 venivano istituite quattro sezioni di Volontari le cui rispettive sedi si trovavano a Ponte dei Mille, a Ponte Parodi, alle Grazie ed a Passo Nuovo. Ogni Sede era dotata di una insegna sociale in lamiera con scritta, materiale sanitario di pronto soccorso, un lettino, registri, elenchi, regolamento, cancelleria ecc. Il 21 gennaio, stesso anno, i Volontari in servizio di mare, operavano il salvataggio dell’equipaggio di un idrovolante caduto in mare durante un’esercitazione aerea. Il 27 marzo 1923 veniva inaugurato a Ponte dei Mille il Primo Pontone galleggiante con mezzi e materiale per le prime cure, allestito dalla Società e affidato ai Volontari. Nello stesso giorno, al Politeama Genovese, veniva inaugurata, con la consueta solennità, la seconda Bandiera Sociale (in seta e oro) gentilmente donata dall’industriale G. Pallavidini di Milano. Il Comm. Pallavidini veniva nominato Socio Onorario e alla sua figliuola, Madrina di Bandiera, veniva offerta una Medaglia d’Oro, ricordo. Nello stesso tempo venivano premiati i Militi Volontari che si erano distinti ed i vincitori della prima Gara di beneficenza balnearia assieme ai Benemeriti. Nello stesso mese di marzo, i Direttore dell’Ospedale Militare della Chiappella in Genova, offriva tre lettighe da sistemare a bordo del primo Pontone galleggiante di Ponte dei Mille. La simpatia per la “Salvamento” era vastissima. Si iscrivevano come Soci le principali autorità e personalità cittadine. I Soci Volontari erano ormai più di 500, i Canottieri 150; più di 40 i Canottieri Studenti Nautici ed una trentina quelli della Sezione femminile canottiere. L’industriale Pallavidini metteva a disposizione della Salvamento una Gran Coppa d’argento da mettere in palio per la Gara di Beneficenza Pro Salvamento. Sempre nel 1923 i militi volontari prestavano lodevole servizio durante la memorabile Giornata Eucaristica in Porto, sparsi in numero di 200 su tutte le imbarcazioni formanti il corteo e fin sul Bucintoro che ospitava i Principi della Chiesa. Tutti ammirati i nostri Militi, per le premure, il contegno e la competenza. Il Presidente del Consorzio in segno di plauso conferiva alla Sezione Volontari la Medaglia d’Oro di S. Giorgio. Nel 1924, attività della Sezione Volontari, della Sezione Voga e degli Asili di Soccorso che funzionavano regolarmente e che erano stati riforniti di materiale sanitario. Veniva eletto Socio a vita il Comandante Pampaloni per l’incremento finanziario dato con le oblazioni. Le cassette di bordo erano state proibite. La concessione arenile aveva fruttato finora L. 500 al mese. Sempre nell’anno 1925, si studiava il modo di applicare la centesimale sulle entrate agli stabilimenti balneari. Di questo si incaricava il Socio Onorario Gr. Uff. Giulio Ingianni, ma il Ministero scartava la proposta, osservando che ormai le entrate agli stabilimenti bagni venivano riscosse per abbonamento. Si riprometteva però di studiare il modo di dare un altro contributo alla “Salvamento”. I soci volontari della Sezione Foce operavano il salvataggio del piroscafo “Maria Matilde”, andato a finire contro gli scogli, al largo della Foce del Bisagno, durante una terribile mareggiata. Nel 1926 venivano proclamati Soci Onorari S. E. Umberto Cagni, il Generale Luigi Gonzaga e S. E. Benito Mussolini oltre al Gr. Uff. Prof.. Francesco Marena, Direttore Marittimo di Genova. Nel luglio 1926 S. E. Giovanni Celesia di Vegliasco, Socio Onorario e amico della “Salvamento” informa di aver ricevuto l’incarico dall’Ammiraglio Costanzo Ciano di studiare la questione sociale: a tale scopo, Ciano, desiderava avere tutti i dati necessari allo scopo. Nell’anno 1926 il Sindacato Marittimo Italiano inviava alla Presidenza della “Salvamento” la somma di L. 10.000 delle quali 5.000 per la Società e L. 5.000 da dividersi fra i militi che più si segnalarono durante il salvataggio drammatico del “Maria Matilde”, per i quali tutti ebbero parole di elogio. La Presidenza decideva di devolvere fra gli Asili di soccorso la somma avuta in dono dal Sindacato ed agli stessi provvedeva i cartelli illustrati sulla respirazione artificiale e prime cure, da affiggere bene in vista. Nello stesso anno, la Presidenza decideva la costruzione, alla Foce, di una Sede in muratura per la Sezione che importava una spesa di L. 12.500. Veniva deliberato di comprare un motore per una imbarcazione di salvataggio. Il 23 giugno, veniva effettuata la solenne premiazione (XI°) dei Salvatori, presente S.A.R. il Principe di Udine in rappresentanza ufficiale di S. M. il Re, e di tutte le Autorità cittadine, militari e rappresentanze dei vari Ministeri. E’ stata una cosa meravigliosa, mai vista; il Teatro Carlo Felice, artisticamente addobbato, era gremito all’inverosimile. Funzionava la banda dell’89° Fanteria, oltre quella di S. Zita e dei Tranvieri. E’ stata una scena commovente e trionfale. Venivano distribuite 8 medaglie d’Oro, 47 d’argento, 68 di bronzo e molte menzioni onorevoli. Tutta Genova ammirava e plaudiva alla “Salvamento”. Nel 1927 si otteneva dalla R. Finanza un motoscafo, radiato dai quadri, a prezzo convenientissimo che veniva dotato di motore nuovo e materiale sanitario e affidato alla Sezione “Centrale” Volontari Salvamento, col nome di “Celesta”, in omaggio al Socio Onorario Senatore Giovanni Celesia di Vegliasco. Altro piccolo motoscafo era fatto costruire dalla “Salvamento”. Sempre nel 1927 affondava il piroscafo “Principessa Mafalda”, portando seco, nei gorghi, il Comandante Simone Gulì, nostro Socio Benemerito, vero eroe che volle inabissarsi colla sua nave, come pure il Capo Macchinista Scarabicchi ed il giovinetto Montaiuti, nostri Soci effettivi. Veniva lanciata in mare dalla “Salvamento”, dopo una funzione propiziatrice, nella Chiesa di S. Giovanni di Pre, una corona di alloro, in omaggio ai Morti del Mare. La corona era recata fuori Porto sopra un motoscafo seguito da un vero corteo di motoscafi ed imbarcazioni gremiti di popolo commosso e di Autorità, al fischio delle sirene ed al suono della Campana del Mare dall’alto del Santuario di S. Francesco da Paola. Anche qui, come sempre, prestavano servizio i Militi Volontari. Veniva acquistato dalla Ditta “Votero” un altro motore fuoribordo e fatte riparare tre lance da salvataggio e da scuola Voga e arredata e messa in efficienza la nuova Sede in muratura della Sezione Foce, al Corso Italia. Questa Sezione contava già molti Soci, come molti soci contavano pure le Sezioni Centrale e Sampierdarena. Queste ultime due prestavano servizio di vigilanza in Porto e negli specchi acquei della Liguria durante Gare sportive, Regate Nazionali e Internazionali, ovunque lodati e apprezzati. A migliaia si contano i casi di intervento. Dall’anno 1926 la “Salvamento” ha rifornito gratuitamente di materiale sanitario e da salvataggio, ben 60 stabilimenti balneari e 55 Asili di Soccorso. Il nostro Consigliere Dott. Adriano Muggia, sotto gli auspici dell’illustre Prof. Nicola Pende, ha istituito un corso biennale gratuito per l’abilitazione ad Infermieri del mare dei nostri Volontari. A questo corso il Dott. Muggia ha dedicato una serie di lezioni inaugurate solennemente alla presenza di S. E. il Barone Celesia di Vegliasco e delle maggiori Autorità marittime. Il Dott. Muggia ha pure compilato un nuovo manuale sulla Respirazione artificiale che è stato stampato in migliaia di copie, che sono state distribuite gratuitamente. Inoltre ha ideato la barella “Respira” per asfittici ed ha fatto dono di un piccolo modello della stessa alla Salvamento. L’Assemblea Generale dei Soci dell’aprile 1929, in convocazione straordinaria, rifacendosi alla disposizione ministeriale del 1924 con la quale veniva data facoltà alla “Salvamento” di preparare ed abilitare i bagnini di tutta Italia, pensava che fosse giunto il momento di inviare una commissione a Roma per sollecitare dal Ministero un’altra circolare che facesse obbligo a tutti gli aspiranti Bagnini di sottoporsi agli esami indetti dalla Salvamento, da sostenersi presso le varie Capitanerie del litorale. L’idea era geniale. Il Direttore Generale della Marina Mercantile Gr. Uff. Giulio Ingianni, prometteva tutto il suo appoggio ed il Comm. Selitti, Capo Divisione del Demanio, otteneva che il Ministero, con altra circolare, rendesse obbligatorio l’esame di abilitazione all’esercizio di bagnino e di ciò desse, con apposita circolare, ordine alle Capitanerie di Porto. Il Comm. Sellitti esprimeva poi il desiderio del Governo Nazionale di estendere a tutte le coste italiane il salvataggio d’alto mare. A questo punto la Presidenza della “Salvamento” pensava giunto il momento di attuare il piano sociale di trasformare in Nazionale la Società Ligure di Salvamento, con Sede Centrale sempre Genova. II Comm. Sellitti approvava il progetto e prometteva che avrebbe, anzi, facilitato il nostro compito. Suggeriva di modificare in tal senso lo statuto sociale. Ormai la bianca ancorata Bandiera poteva sventolare su tutte le coste d’Italia, delle Colonie, sui fiumi e sui laghi. Nell’anno 1930, veniva approvato il nuovo Statuto da parte dell’Assemblea. Nel 1931 la “Salvamento” festeggiava il suo sessantesimo compleanno. Per onorare questa data l’Assemblea Generale dei Soci deliberava di aprire una pubblica sottoscrizione per dotare il porto di Genova di una nave da salvataggio d’alto mare. L’Ing. Ghirardi, Consigliere, apriva la sottoscrizione con L. 5.000 e si riprometteva di esporre la cosa alle Compagnie di Navigazione (che però non corrisposero). Nell’anno 1932, la “Salvamento”, oltre ad abilitare i bagnini di tutta Italia, aveva pure la concessione dal Ministero di rilasciare i Brevetti di Nuoto e Voga ai marittimi i quali, senza tale Brevetto non avrebbero più potuto imbarcare. Il Brevetto veniva rilasciato previa prova di mare in estate, e dietro documentazione d’inverno. Sempre nel 1932 la Presidenza inviava a Roma il Consigliere Avv. Beauregard per fissare la data della Premiazione dei Salvatori e chiedere l’intervento della R. Casa e del Governo, alla cerimonia, facendo notare che avrebbe presenziato alla premiazione il Senatore Guglielmo Marconi al quale la Società offriva la Medaglia d’Oro quale “Primo Salvatore dell’umanità”. Il Senatore Marconi, infatti, aveva gradito molto 1’omaggio, unico riconoscimento alle sue meravigliose invenzioni. Nello stesso tempo il Consigliere Beauregard presentava al Ministero della Marina il nuovo Statuto sociale con i ritocchi suggeriti dal Governo che riteneva opportuno dare alla Società l’impronta di Ente Parastatale come la Croce Rossa Italiana. Lo Statuto infatti diceva nel suo 1°articolo: “…….l’attività della Società è sotto la diretta vigilanza dell’Amministrazione della Marina Mercantile per il lato tecnico e del Ministero dell’Interno per quello amministrativo e contabile. La Società è amministrata da un Presidente designato dal Ministero della Marina Mercantile, ecc.”. Nel giugno del 1932 veniva effettuata la solenne XII° Premiazione, presente il Barone Cao di S. Marco, delegato dal Governo, le Autorità civili e militari, in un teatro gremito di folla acclamante a Marconi ed a tutti i salvatori. Intanto le Sezioni Foce, Sampierdarena e sopratutto quella di Genova-Centro, erano fiorentissime e prestavano la loro opera di salvaguardia. Quella Centrale, sistemata a Calata Grazie in una sede appositamente acquistata ed arredata, prestava lodevole servizio in Porto, durante Gare e manifestazioni marinare ed inoltre insegnava a mezzo di sue apposite lance, la voga ai marinaretti dell’Opera Nazionale Balilla che facevano esercitazioni guidati dai nostri bravi militi. Gli stessi militi volontari sorvegliavano lo specchio acqueo durante le prove di idoneità per aspiranti bagnini e facevano parte della commissione esaminatrice per il rilascio dei brevetti di nuoto e voga ai Marittimi. Sono stati abilitati a tutto il 1932, 3255 bagnini in tutta Italia, dei quali 767 nel precedente anno. I brevetti dei bagnini hanno validità quadriennale. Alla scadenza del quadriennio ogni bagnino deve ripetere le prove di indagine fisica e di respirazione artificiale. La Salvamento aveva, intanto, impiantato sue Sezioni su tutto il litorale e precisamente ad Anzio, Arma di Taggia, Alassio, Brindisi, Bari, Chiavari, Cavi di Lavagna, Cesenatico, Gaeta, Pietra Lig., Pesaro, Rimini, Savona, Taranto, Trieste, Zara ecc. Tutte queste Sezioni facevano capo alla Società e ad ogni fine d’anno mandavano ad essa il loro rendiconto. Certo rappresentavano una spesa in fatto di forniture di materiale sanitario, bandiere sociali bianca e rossa di divieto bagno, cartelloni, opuscoli, carta intestata, buste, norme, bollettari, elenchi, corrispondenza ecc., però l’Istituzione acquistava sempre maggior prestigio. Nel 1933 la “Salvamento” apriva un suo padiglione nel “Villaggio Balneare” allestito alla Foce dal “Giugno Genovese”: ivi esponeva il suo materiale da salvataggio, la Barella “Respira” del Dott. Muggia e, in detto padiglione, prestavano servizio ininterrotto i militi della Sezione Foce che si erano prodigati nella vigilanza e nei soccorsi durante le manifestazioni marinare, meritando plauso, lodi ed un Diploma di Benemerenza. Sempre nell’anno 1933, la “Salvamento”, per incoraggiare la Gara di Beneficenza Balnearia, ideava delle barchette a spilla da offrire, in cambio dell’obolo volontario, ai proprietari di stabilimenti bagni, alle Capitanerie di Porto e alle Delegazioni di spiaggia. Il sussidio del Ministero delle Comunicazioni era di L. 1500 e quello del Comune di Genova di L. 960. In quest’anno veniva deciso che la Premiazione dei Salvatori residenti fuori Genova venisse effettuata dalle nostre Sezioni locali, sempre con pubblica solennità, durante ricorrenze patriottiche o locali. Negli anni 1934-35-36, la “Salvamento” continuava la sua opera di vigilanza a mezzo delle sue Sezioni e otteneva che il Governo, dopo l’apoteosi dell’Impero, rivolgesse anche a lei la sua attenzione e decidesse di assecondarla nelle sue giuste aspirazioni che erano quelle del salvataggio d’alto mare. Nel 1937-38, proseguiva l’attività delle Sezioni e gli esami a bagnino attuati scrupolosamente d’intesa con le Capitanerie di Porto. Sempre però si lamentava che l’opera del salvataggio andasse a rilento, mancando l’appoggio delle Autorità governative. Funzionava però la vigilanza costiera da parte dei Volontari di tutte le nostre Sezioni. Gli anni 1940 e 41 trovano la nostra Patria nuovamente in guerra: Consiglieri e Soci sono chiamati alle armi e, se pure la Salvamento restava al suo posto, presente nella sua Sede Centrale e nelle sue Sezioni, non si poteva parlare di Opera del Salvataggio fino a pace avvenuta. Nel 1942, il violento bombardamento navale del 9 febbraio su Genova, recava gravi danni al materiale galleggiante ormeggiato presso la Sezione Grazie. Per ripararlo si sono dovute sostenere spese rilevanti. Intanto la Sede della Sezione Foce era stata requisita prima dal Comando Marina, poi dal Comando Militare per cui non ha potuto più esplicare nessuna attività. E’ stata abbastanza redditizia la Gara di Beneficenza Balnearia a mezzo distintivi dorati. Negli anni 1943-44, l’attività sociale era limitata agli esami a bagnino, alla beneficenza balnearia e poco più. Il 1945 nasceva ancora in piena guerra. Erano andate distrutte dai bombardamenti le Sezioni di Recco, Sestri Levante, Chiavari, Arma di Taggia, Alassio, mentre non si avevano notizie di tante altre Sezioni litoranee, parte distrutte e parte senza collegamento con la Sede Centrale. Il 25 aprile del 1945 segnava, finalmente, il termine dell’immane guerra che aveva falciato tante vite e lasciata tanta rovina. Il nostro Consiglio d’Amministrazione aveva dato alla Patria il suo tributo come pure la massa dei Soci, dei Volontari, dei Benemeriti. La Salvamento però era ancora in piedi, fiera del suo Statuto e del suo passato. Faceva subito appello ai Soci rimasti, ai Benefattori, alle Autorità ed alla cittadinanza tutta, per essere ancora sorretta ed incoraggiata. Bisognava dire però che, se tante sezioni erano andate distrutte, altre se ne erano costituite come Palermo con 300 soci, Ortona, Porto Empedocle, Crotone, Terracina, così come è stata ripresa la Commemorazione dei Morti del Mare, centuplicati a causa dell’immane guerra, col lancio della simbolica Corona nelle acque dell’avanporto con suggestiva e simpatica cerimonia che iniziava in Chiesa con la benedizione della Corona stessa, indi in mare, accompagnata da un vero corteo di imbarcazioni, rimorchiatori ecc., tutti pavesati a festa, con a bordo le Autorità cittadine ed ecclesiastiche, come testimoniano le fotografie scattate volta a volta. L’Assemblea decide di portare la quota di Socio a Vita da L. 300 a L. 500 e di ritoccare lo Statuto e il Regolamento per togliere da essi qualsiasi impronta politica imposta dal regime e di rinnovare, per lo stesso motivo, Diplomi sociali e stampati. Nell’anno 1946 il Ministero della Marina erogava al nostro Ente L. 8.000, altri contributi venivano dal Municipio di Genova, per merito del Sindaco, da quello di S. Remo, Alassio, Chiavari, Roma, Albisola, Bordighera, Cavi di Lavagna, Palermo ecc.; nonché dai consoci Armatori Giorgio Parodi, Zanchi, Giacomo Costa, Gavarrone, Associazione Armatori del Tirreno, dai Silos di Genova, dal Registro Navale Italiano, dalla Soc. Ilva, da quella dei Petroli ecc. tutti amici della Salvamento la quale doveva pazientemente, tenacemente, ricominciare a ricostruire Sezioni, Delegazioni, materiale galleggiante ecc. Le prime Sezioni costituite dopo la guerra sono quelle di Brucoli, Bagnara, Cesenatico, Gela, Lipari, Levanto, Cetara, Carloforte. Mentre sono andate perdute quelle di Zara, Pola e Fiume. Le altre nostre Sezioni hanno ricominciato a funzionare grazie anche all’interessamento dei Comandi di Porto da noi interessati. Le stesse Capitanerie hanno accettato di coadiuvarci e di dare impulso alla nostra Gara di Beneficenza Balnearia, esitando i distintivi dorati forniti loro dalla Società. Sentivano, insomma, che bisognava aiutare la Salvamento perché potesse un giorno affiancarsi alle altre Società di salvataggio estere, dando cosi prestigio all’Italia. Nel 1957 infatti le Capitanerie esitavano circa 12.000 distintivi per un importo di 240.000 lire. Queste Capitanerie sono le stesse che presiedono le nostre Commissioni d’esame agli aspiranti bagnini, come da mandato affidato loro fin dal 1928. Grazie alla vigilanza dei bagnini e dei Militi Volontari, i casi di morte in mare, per annegamento, sono quasi completamente scomparsi. La “Salvamento” si è pure disimpegnata lodevolmente nell’abilitazione al nuoto e alla voga, dei marittimi ed ha curato la nuova Sezione sportiva marinara formata di baldi giovani che attendono ansiosi i mezzi per addestrarsi negli sport marinari. Attendono cioè lance e remi per la voga. La “Salvamento” ha fattopratiche per ottenere di sostituire quelle andate distrutte dai bombardamenti, ma finora invano, ed i mezzi sociali non consentono di acquistarne delle nuove. Nell’anno 1948, la “Salvamento” a mezzo del suo V. Presidente Avv. Filippo Gramatica, cercava di riallacciare i rapporti con le Consorelle delle altre nazioni e proponeva una Confederazione Internazionale delle Società di Salvataggio: un’organizzazione moderna adeguata ai tempi. Quanto all’indennizzo del Governo per le Sezioni sociali andate distrutte, nulla di fatto, dato l’ordine ministeriale di dare la precedenza ai sinistrati privati. Dal 1946 la “Salvamento” ha ripreso la Commemorazione dei Morti del Mare e quest’anno la cerimonia ha acquistato solennità per l’intervento del Capo dello Stato in visita a Genova. Sempre nel 1948 la “Salvamento” è stata riconosciuta da tutte le Associazioni di Pubblica Assistenza, unica Società Italiana di Salvataggio e quindi designata a far parte del nuovo Comitato di collegamento fra la Federazione di terra e quella di mare. L’Istituzione da quest’anno, annovera fra i suoi Soci i più bei nomi cittadini come le Medaglie d’Oro al valor Militare Comandante Cesare Rosasco, e Comandante Attilio Viglieri oltre all’emerito Giurista Giorgio Berlingieri, al Dott. Bruno Minoletti, al Prof. Mario Scerni, al Marchese Stefano Pallavicini, alla Contessa De Caviero e tanti, tanti altri. E’ stato sollecitato subito, infatti, il Prof. Bruno Minoletti, per la concessione arenile alla Foce onde ricostruire la sede della Sezione. Da notare che la Sezione continua la sua attività ospitata in un Bar-latteria ed è numerosa di soci. La Società faceva intanto pratiche per ottenere l’accesso al porto della Sezione Centrale, perché potesse restare in servizio di vigilanza, essendo ora ospitata in un recapito di fortuna. Si continuava a sollecitare l’indennità danni di guerra presso l’Intendenza di Finanza: di questo si occupava lodevolmente il Prof. Giuseppe Lama, coadiuvato dal Rag. Giacomo Beltrandi. Sono state ricostituite le Sezioni di Albenga, S. Remo, Bordighera, La Spezia, che sono ormai fiorenti come pure quelle delle Grazie, e di Sampierdarena che vantavano un fondo finanziario di oltre L. 100.000seguite da quelle di Napoli, Palermo, Pescara, Rimini, S. Margherita Lig., Taranto, Lido Roma, ecc. Nel 1949 si otteneva la concessione consortile per la ricostruzione delle Sezioni Centrale, Foce e Sampierdarena, ma la cosa non era facile per mancanza di fondi. La Sezione di Sampierdarena nel 1944 aveva stabilito provvisoriamente la sua sede in uno sgabuzzino, quando un suo Socio, avendo bisogno di un locale ad uso garage, si offriva di ricostruire la sede con mezzi propri, chiedendo in compenso di poterne usare per cinque anni, dopo di che la costruzione sarebbe passata di proprietà della “Salvamento” ad uso della Sezione. La concessione veniva fatta a suo tempo e lo scorso anno 1948, scaduti i cinque anni, è avvenuto il passaggio dopo qualche divergenza che ci ha costretti ad agire secondo necessità, dando mandato al Prof. Loglio Guido, antico Socio della Salvamento, il quale riusciva a sistemare le cose in modo che la Sezione aiutata finanziariamente dalla Centrale, funzionava regolarmente, in tutta efficienza, assolvendo ai servizi di mare e di spiaggia. Sempre nel 1949 si intensificava su tutto il litorale la nostra propaganda sulla respirazione artificiale e prime cure a mezzo di opuscoli e si procedeva all’addestramento nel nuoto e nella voga a mezzo di nostri Istruttori, quelli stessi Istruttori che preparavano mediante corsi gratuiti, gli aspiranti bagnini. Il merito di questa attività va sopratutto al Prof. Larna, Ispettore generale delle Sezioni ed al Prof. Luigi Ferraro. Con i proventi degli esami, delle “ancorette” e delle oblazioni in genere, si poteva procedere alla premiazione dei salvatori d’oltre Liguria, tramite le Autorità locali, dato che la solita Premiazione, vanto sociale e di Genova, non era ancora possibile effettuare a causa della pace sempre agitata ed incerta per cui le Autorità governative non ritenevano opportuna. Però è già tutto pronto: medaglie, diplomi, libro dei premiati e inviti. Durante l’Assemblea del 1950 il Cav. Uff. Angelo Emanuele Solari, rassegnava le dimissioni da Presidente della “Salvamento”, carica che copriva degnamente, con amore e passione, da ben 33 anni. L’Assemblea, tenuto conto dell’età avanzata e della salute malferma del Presidente, accettava le dimissioni, nominandolo Presidente Benemerito. Gli succedeva nella carica l’Avv. Filippo Gramatica, già V. Presidente, e passava V. Presidente il Prof. Giuseppe Lama che per la sua attività l’Assemblea proclamava Socio Benemerito. La stessa Assemblea plaudeva unanime all’opera svolta per oltre 60 anni dal solerte Cav. Sebastiano Parodi, Segretario d’Ufficio, e lo proclamava V. Segretario di Consiglio. Il Prof. Lama prospettava la necessità di un battello insommergibile d’alto mare che verrebbe affidato, ed accettato di buon grado, al Consigliere M.O.V.M. Cesare Rosasco, Comandante la Compagnia Piloti del Porto di Genova, il quale avrebbe pensato inoltre a custodirlo e renderlo funzionante a mezzo del personale della stessa Compagnia. Il Prof. Comm. Bruno Minoletti, Consigliere, rappresentava la “Salvamento” al Congresso delle Società di Salvataggio tenutosi ad Ostenda. Nell’anno 1951, l’Assemblea, richiamandosi al progetto esposto alla Assemblea del 1950, nominava una Commissione col compito di studiare la complessa questione del salvataggio d’alto mare, cosi da poter affiancare la “Salvamento” alle Consorelle internazionali, tenendo conto delle possibilità sociali e cercando il modo di apportare nuovi cespiti per arrivare allo scopo. Intanto il Cantiere “Ansaldo”di Ge-Sestri concedeva come sede della nostra locale Sezione, un vasto locale a mare di sua proprietà. Ivi la Sezione poteva continuare i suoi servizi di sorveglianza e di pronto soccorso. Si sono svolti anche quest’anno gli esami a bagnino con 1’applicazione della nuova quota di iscrizione elevata da L. 1200 a L. 1500, delle quali L. 800 vanno alla Commissione esaminatrice e L. 700 alla Società per coprire le spese di organizzazione, corrispondenza con tutte le Capitanerie, Diplomi ecc. La Gara di Beneficenza balnearia a mezzo distintivi dorati, ha dato anche quest’anno il suo gettito, invero un pò misero in confronto al lavoro che richiede ed alle spese, ma comunque sempre di utilità sociale. Sono state assegnate le Coppe-premio per le Gare marinare di Roma ed Ancona, mentre le nostre Sezioni di Sestri e Foce, hanno prestato lodevole servizio durante la Gara del Cimento Invernale al Lido d’Albaro e durante quelle di Bogliasco. Hanno inoltre preso parte alle “Colombiadi” sia in Porto che in Corteo. In occasione dell’alluvione del Polesine, la “Salvamento” allestì le squadre di Sampierdarena e Ge-Sestri che hanno così partecipato a spedizioni di soccorso, mentre la Sede Centrale è intervenuta con N° 16 cassette di Pronto soccorso, complete, tramite il Comitato di Prefettura; le altre Sezioni hanno preso parte alla Gara di solidarietà inviando somme varie alla “Salvamento”, destinate poi ai colpiti. Nell’anno 1952 il Ministero ha inviato un’elargizione di L. 30.000. L’Assemblea del 1952 eleggeva a Presidente della “Salvamento” il Prof. Comm. Bruno Minoletti e proclamava il Presidente uscente, Avv. Filippo Gramatica, Socio Onorario. Il Prof. Minoletti però faceva osservare che date le sue molteplici attività, non poteva accettare l’incarico, per cui, in seduta di Assemblea straordinaria, veniva eletto Presidente il consigliere Com.te Luigi Martini M.O.V.M., il quale accettava di buon grado. Sempre nel 1952, la “Salvamento” lanciava un appello alla classe armatoriale, dell’industria e del commercio allo scopo di trarne i fondi necessari alla costruzione del battello di salvataggio d’alto mare. Rispondeva subito all’appello l’Ente Regione della Sardegna che si diceva pronto a trattare con la “Salvamento” per trovare il modo di garantire la sicurezza delle coste sarde. Si faceva intanto strada la necessità di aggiornare lo Statuto ed il Regolamenta sociale ed a tal uoposi nominava una commissione per lo studio di tale problema e, per facilitarlo, si stabiliva l’emanazione di periodiche disposizioni provvisorie del Presidente, miranti a regolare i servizi e 1’attività della “Salvamento”, d’accordo col V. Presidente ed approvate volta a volta dal Consiglio il quale a sua volta doveva passarle al vaglio dell’apposita Commissione perché le presentasse poi all’Assemblea. Si sono avuti inoltre approcci con gli organi competenti per la messa in atto di una catena di Stazioni di Salvataggio per naufraghi e pericolanti in mare da sistemare nei punti più pericolosi delle nostre coste. Il Ministero della Marina Mercantile ci aveva assicurato il suo appoggio. Si sono così avviate trattative per una prima stazione di salvataggio sulla Costa occidentale della Sardegna. Intanto veniva inaugurata la nuova sede della Sezione di Sestri, attrezzata ed ubicata ottimamente per prestare servizio sulle spiagge locali ed intervenire in caso di naufragio o annegamento nella zona esterna del Porto e nel futuro Aeroporto. La Sezione è dotata di barca a motore. E’ stato pure deciso di sostituire 1’attuale assicurazione dei militi, riservata finora a quelli di Genova, con una copertura più aggiornata da applicarsi a tutti i militi e funzionari della “Salvamento” in servizio presso la Sede Centrale, le Stazioni di Salvataggio, Delegazioni e Posti di pronto soccorso di tutta Italia. Al tempo stesso è stata disciplinata l’accettazione dei soci e dei Volontari, avvenuta sempre senza alcun controllo atto a prevenire infiltrazioni di elemento indesiderabile: il rilascio delle relative tessere è stato riservato unicamente alla Presidenza della Società su parere di apposita Commissione. E’ stato disciplinato l’andamento delle Sezioni, l’ordine delle quali e l’obbedienza all’autorità superiore erano state troppo scosse dalla guerra che aveva lasciato sete di libertà e di autonomia. Abbisognavano di severo controllo perché fosse rispettato il vecchio ma sempre valido Statuto sociale ed il Regolamento interno. La cosa sollevò reazioni e richiese severi provvedimenti come l’esonero dalla carica del Direttore di S. Remo e di Arma di Taggia e lo scioglimento delle Sezioni di Genova-Grazie Foce e Sampierdarena avvenuto il 5 novembre 1952 in seguito al rifiuto collettivo di obbedire agli ordini ricevuti dalla Sede Centrale, sopratutto per istigazione della Sezione di Sampierdarena. Di questo più grave provvedimento vennero informate le Autorità. Veniva disposto pertanto la creazione di una Sezione Unica da sistemare alla Foce in vicinanza del Villaggio dei Pescatori, alla quale avrebbero potuto iscriversi i soci delle tre Sezioni sciolte previa domanda alla Sede Centrale che avrebbe rilasciato il nulla-osta solo se elemento incensurato. Durante l’anno 1953 il Comandante Martini aveva ben avviata la organizzazione del salvataggio sulle coste sarde, senonché ad un certo punto, la Giunta Regionale dell’Isola cambiava opinione e la pratica veniva sospesa. Si nutrivano invece buone speranze per le decisioni dei competenti Dicasteri dove la causa del salvataggio veniva caldeggiata dal Prof. Comm. Bruno Minoletti, V. Presidente del Consiglio Superiore della Marina Mercantile, il quale sperava di poter usufruire della Legge Saragat a proposito di imbarcazioni di salvataggio. Su questo argomento esiste già un carteggio sociale a Roma. Intanto Ia Commissione addetta alla modifica del Regolamento Interno, lavorava con impegno. Di essa facevano parte i Consiglieri Avv. Piccinino, il Rag. Giacomo Beltrandi Economo sociale ed il Dott. Giorgio Cassiani Ingoni Ispettore Generale Sanitario. L’Assemblea del 1954 trovava la “Salvamento” senza Presidente, dato che l’ottimo Comandante Martini, a causa delle divergenze sorte in Consiglio per lo scioglimento delle Sezioni locali, aveva rassegnato le dimissioni. E’ cosa veramente spiacevole, dato che il Comandante Martini aveva preso a cuore le sorti della “Salvamento” e si riprometteva di farla rifiorire e prosperare dopo le mutilazioni della guerra. Egli aveva un programma concreto, voleva risollevare l’annosa questione del salvataggio e ne aveva interessato la Stampa, il Governo egli Enti pubblici. Se n’è andato deluso e la “Salvamento” ne soffre le conseguenze. L’Assemblea straordinaria del 25 luglio 1954 eleggeva a Presidente l’Ammiraglio Mario Bonetti, proposto e sostenuto dal Com.te Comm. Tazio Pampaloni. Quanto alla tre Sezioni di Genova che hanno motivato le dimissioni del Presidente Martini, non sono state riunite nella “Sezione Unica” come sembrava dovesse avvenire, ma, dopo laboriose trattative portate a termine dall’Avv. Piccinino, è stata decisa la costituzione della “Sezione Porto”. La Sezione di Ge-Sestri che aveva inaugurato nel 1953 la sua Sede di Via Cibrario, funzionava ottimamente e stava allestendo un battello insommergibile, a motore interno, che consentiva di affrontare il mare con sicurezza e velocità. Le altre Sezioni costiere che non avevano una sede propria, hanno avuto una attività relativa, pure assolvendo con impegno in una con i Comandi di Porto locali, al compito degli esami a bagnino dalla “Salvamento” banditi e portati annualmente a termine dopo un faticoso carteggio ed una minuziosa organizzazione che, al pari della beneficenza balneare a mezzo di distintivi dorati, costa lavoro e fatica. Si pensava intanto alle modifiche al regolamento interno della Società per poter, al più presto, concretare la riforma del Regolamento stesso e nello stesso tempo si cercava di arrivare allo auspicato accordo tra Società Nazionale di Salvamento e F.I.N. in modo da delimitare i rispettivi compiti, ossia: il salvataggio alla “Salvamento” e lo sport marinaro alla F.I.N., per poter arrivare così ad una leale collaborazione. Il Consiglio d’Amministrazione era d’avviso che la “Salvamento” dovesse collaborare con le consorelle Società di Salvataggio estere e indire una conferenza intesa ad ottenere alle stesse il riconoscimento, le prerogative, ed i privilegi della Croce Rossa Internazionale. Il 30 ottobre 1954 decedeva in Genova il Cav. Sebastiano Parodi, segretario d’ufficio da oltre 65 anni e V. Segretario di Consiglio dal 1950. Il Cav. Parodi ha dedicato alla “Salvamento”, sempre, la sua opera attiva, fattiva, indefessa, appassionata e disinteressata, mirando solo al bene dell’Ente che amava come una sua creatura, come un’eredità impegnativa lasciatagli dallo Zio Ing. Comm. Giovanni Luigi Parodi, fondatore e primo Presidente della “Salvamento”. A Lui si deve la beneficenza balnearia, le “ancorette” di beneficenza, il gettito delle cassette-oblazioni che Lui perorava a bordo dei piroscafi e sulla stampa, gli esami a bagnino, l’organizzazione delle solenni Premiazioni, la Corona ai Morti del Mare del 4 novembre, ecc. Se n’è andato per un incidente, a 87 anni, ancora pieno di vita e di speranze. La “Salvamento” intervenuta ai funerali con una corona. Ed una inserzione-necrologio sul “Secolo XIX”. Il posto di Segretario d’ufficio è stato affidato al Dott. Mario Boero, ottimo elemento, impiegato presso la “Salvamento” da circa un decennio, ossia da quando aveva soli 17 anni. Nell’anno 1955 la “Salvamento” curava sempre le modifiche allo Statuto. Le sue Sezioni funzionavano bene ed anzi, quella di Ge-Sestri stava per varare la prima imbarcazione di salvataggio, mentre quella di Sampierdarena, appianati i dissidi, aveva ripreso funzionare regolarmente, dimostrando piena ubbidienza alla Sede Centrale. Nel 1956 l’Ammiraglio Mario Bonetti rassegnava le dimissioni da Presidente, per gravissimi motivi di salute e familiari. La “Salvamento” deve a lui il maggior prestigio presso le Autorità nel dopoguerra, l’aumento delle sovvenzioni del Ministero della Marina Mercantile, la costituzione di nuovi gruppi di Volontari in collaborazione con l’A.N.M.I. di cui era pure Presidente, i corsi tenuti in Sede sociale per i giovani Esploratori, sulla respirazione artificiale impartiti dagli esperti Dott. Giorgio Cassiani Ingoni, Duilio Marcante e Luigi Dassori. Nell’accogliere le dimissioni, l’Assemblea lo nominava Membro del Consiglio d’Onore assieme al Generale Angelo Gervasio, al Prof. Bruno Minoletti, al Com.te Cesare Rosasco M.O.V.M., all’Ammiraglio Spalice ed al Prof. Luigi Ferraro M.O.V.M. Nell’anno 1957 la “Salvamento” veniva retta dal V. Presidente Prof. Giuseppe Lama con poteri di Presidente Reggente, concessigli dall’Assemblea. Egli si preoccupava di trovare un Presidente adeguato all’importanza della “Salvamento”, che ne potesse risollevare le sorti e farla progredire, sopratutto nel campodel salvataggio. Sorgevano, intanto, per sua cura, le Sezioni di Ravenna con a Direttore il Sig. Oberdan Ceccaroni, di Rimini, Direttore il Maggiore Giovanni Lucchi, di Caltanissetta e di Torino e di Venezia. Sempre nel 1957 la “Salvamento” è stata invitata dalla Federazione Nazionale di Salvataggio di Parigi a partecipare ai campionati di salvataggio che si dovevano svolgere a Bordeaux quella stessa estate, ma si faceva presente che è fatto divieto, per Statuto, ai nostri militi di partecipare a manifestazioni a carattere sportivo. Ancora nel 1957, il Dott. Mario Boero, Segretario, lanciava l’idea di aumentare la quota di iscrizione agli esami di abilitazione a bagnino da L. 1500 a L. 2500, per adeguarla alle spese inerenti, ossia diplomi, cartelle-classifica, verbali d’esame, norme d’esami, corrispondenza, spedizioni ecc. il tutto aumentato di prezzo. Essendo l’idea apprezzata e condivisa dal Presidente Reggente, dopo un’inchiesta condotta con tutte le Capitanerie di Porto, risultata poi favorevole, il Dott. Boero faceva un esposto al Ministero della Marina Mercantile, indi si recava a Roma dove gli veniva assicurato l’interessamento del Ministero stesso e veniva invitato a ritornare per conoscere l’esito ed a presentare il nuovo regolamento degli esami proposto dalla Società. Tornava a Roma infatti il Dott. Boero col Prof. Lama, Presid. Regg. ed apprendevano dal Ministero della Marina Mercantile la concessione dell’aumento della quota d’esame, l’approvazione delle nuove norme d’esame e l’emanazione di una disposizione ministeriale, provocata dallo stesso V. Presidente, CHE RENDE OBBLIGATORIO a tutti i proprietari bagni l’acquisto, tramite le locali Capitanerie di Porto, di uno o più Quadri illustrati sulla respirazione artificiale e prime cure all’asfittico, da esporre all’entrata degli stabilimenti stessi. Lo stesso Ministero, con apposita circolare in data 6 marzo 1958, ne dava notizia a tutte le Capitanerie di Porto conl’incarico di renderla esecutiva. Il prezzo di vendita dei Quadri illustrati è stato fissato dalla Società in L. 400 cadauno. Alla fine dell’anno 1958 erano già prenotati presso la nostra Sede oltre 300 copie dei suddetti quadri. Col nuovo anno 1959 e più ancora con l’apertura degli stabilimenti bagni vi saranno maggiori richieste e quindi più utile per la Società. Il 27 aprile 1958, in Assemblea straordinaria, veniva eletto a Presidente della Società il Comandante On. Luigi Durand De la Penne, M.O.V.M., che già conosceva la “Salvamento” e ne apprezzava gli scopi altamente umanitari. E’ appunto per interessamento Suo e dei Sigg. Comandante Agrofoglio e Parodi Umberto del Registro Ital. Navale che l’armatore Porta-Figari ha fatto dono alla Società di due imbarcazioni da salvataggio che sono state assegnate, dopo averle rese perfettamente efficienti a spese sociali, una alla Sezione di Ge-Foce ed una alla Sezione di Rimini. Altre due imbarcazioni di salvataggio sono state donate dall’armatore Lauro. Va ricordato che nel 1956 veniva effettuata in forma solenne ad Alessandria, la premiazione del locale gruppo di Guardie di P.S. che, in distaccamento a Genova, avevano preso parte, con coraggio e abnegazione, al salvataggio dei pericolanti durante la tremenda mareggiata del 19-21 febbraio 1955 che sconvolse il Porto di Genova. Presenti alla cerimonia, col Prefetto di Alessandria e le altre Autorità cittadine, il Presidente Reggente della Società Prof. Giuseppe Lama, che fu anche il felice oratore, ed un gruppo di nostri militi volontari in divisa e con bandiera sociale. Nel 1957 venivano premiati, per lo stesso salvataggio di Ponte Canepa, i bravi Vigili del Fuoco di Genova e con essi il loro Comandante Ing. Elia Michele che ebbe la Medaglia d’Argento. Sempre presente il Presidente Reggente della Società ed i militi in divisa con bandiera. Altri salvataggi venivano premiati in loco, dalle autorità locali, con la dovuta solennità, durante ricorrenze patriottiche o civili. Nell’anno 1958, come già nel 1957, il Ministero dell’Interno concedeva alla Società una sovvenzione di L. 150.000 e quello della Marina Mercantile, altra di L. 200.000. Nel giugno della stesso anno la “Salvamento” dietro invito, interveniva, in persona del suo Presidente Reggente Prof. Lama, accompagnato dal Segretario Dott. Mario Moero, al Congresso Internazionale dei Decorati per salvataggi, tenutosi a Bruxelles. Durante il Congresso il Prof. Lama ha avuto modo di sintetizzare gli scopi e l’attività sociale e di mostrare il suo interessamento per la Federazione dei Decorati per salvataggi compiuti in mare o comunque nelle acque interne ed ha prospettato felicemente l’idea di rendere internazionale il valore delle decorazioni assegnate dalle varie Società, e relativi nastrini. L’interesse suscitato nei congressisti dalle dissertazioni del nostro Prof. Lama fu tale che vollero nominarlo V. Presidente permanente del Congresso stesso. Detta nomina implica la sua presenza alla riunione dei congressisti che avrà luogo annualmente nella sede della Società di Salvataggio che verrà di volta in volta designata. Nel 1958, il 10 maggio, assumeva la Presidenza della Salvamento uno dei migliori figli di Genova Ia Superba, l’On. Luigi Durand de la Penne – M.O.V.M. Egli rimaneva in carica un anno circa e poi, perché costretto a Roma dalla sua carica di Deputato al Parlamento, il 29 maggio 1959, rassegnava, suo malgrado, le dimissioni, desiderando però restare socio effettivo del Sodalizio. Gli succedeva, quale Reggente, il Prof. Giuseppe Lama, V. Presidente, che copriva la carica fino al giugno 1959 quando veniva nominato Presidente provvisorio, fino alla nuova Assemblea, il Consigliere Conte Pio Bianchi di Lavagna confermato poi Presidente dall’Assemblea del 30 ottobre 1959. Il 2 ottobre 1959, intanto, il Prof. Lama rassegnava le dimissioni dalle sue cariche sociali. Pure l’Avv. Mario Boero, il 31 maggio 1960 rassegnava le dimissioni dalla carica di Segretario d’ufficio, desiderando egli dedicarsi completamente ai suoi impegni professionali. Lo sostituiva, dal 9 maggio stesso anno, il Colonnello Amedeo Raja. Nel 1960 si provvedeva alla revisione del Regolamento Interno che veniva poi dato alla stampa e spedito, in omaggio, a tutte le Autorità, alle Capitanerie di Porto, Uffici Marittimi, alle Direzioni di Zona della Società e alle Sezioni. Inoltre, desiderando il Consiglio d’Amministrazione che la Società avesse un suo materiale didattico sui consigli ai bagnanti, sulle norme di trazione di un naufrago, sui metodi di respirazione artificiale ecc. dava alla stampa la bozza preparata dai suoi esperti Dott. Giorgio Cassiani Ingoni – Direttore Generale Sanitario, dal Sig. Luigi Dassori Tecnico e Ispettore delle Sezioni, coadiuvati dal Dott. Giorgio Taccone e dal Com.te Dott. Luigi Bianchi, Direttore di Zona di Venezia. Ora la “Salvamento” possiede un quadro illustrato completo da esporre negli stabilimenti balneari a tutela dei bagnanti, così come ha il suo manuale sul pronto soccorso, prime cure, sui vari metodi di respirazione artificiale, completo di consigli ai bagnanti, illustrato con fotografie scattate durante le esercitazioni e lezioni impartite dai nostri esperti che hanno curato la preparazione del manuale stesso. La “Salvamento” insomma, se pure in silenzio, lavora. Il 10 aprile 1961 sono stati abilitati “al soccorso in acqua e agli asfittici” 20 studenti e studentesse scautisti che ne hanno fatto richiesta e che sono stati minuziosamente preparati con un mese di esercitazioni pratiche in acqua e di lezioni teoriche in palestra. Sia loro che le famiglie si sonodichiarati entusiasti del vasto programma della “Salvamento”. Sempre nel 1961 sono state costituite nuove Sezioni in Liguria e fuori, e precisamente quella di Cagliari, numerosa di Soci e benevisa dalla Capitaneria di Porto e dalle Autorità, quelle di Imperia, Alassio, Celle Ligure, Voltri-Vesima, Pegli-Multedo, Priaruggia e di Albaro intitolata a “Paolo Fossa” cui annesso il Distaccamento Motolancie che funziona alle dipendenze della Sede Centrale. Si è dotata la spiaggia di S. Giuliano, in Corso Italia, a Genova, di 4 posti di pronto soccorso, corredati, gratuitamente, di materiale sanitario di pronto soccorso oltre a lettino, salvagenti, sagole, rocchetti, coperte ecc. mentre lo stesso materiale si è inviato a Lavagna, Sesto Calende ecc. A tutti sono state provviste bandiere rosse di divieto bagno e la bianca bandiera sociale. Il 30 aprile 1961, con una suggestiva cerimonia, nella Chiesa parrocchiale di S. Francesco d’Albaro, presenti tutte le Autorità, è stata celebrata una Messa in suffragio del piccolo Paolo Fossa l’eroico bimbo perito il 23 sett. 1960 in un laghetto formato dal Torrente Bisagno, in località Moranego, per salvare un compagno caduto accidentalmente in quelle acque. Nel Teatrino della stessa Parrocchia, è stata consegnata poi, in un’atmosfera di commozione, la Medaglia d’Oro di salvataggio, alla Famiglia.1 punto
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Congratulazioni a Mario e a tutto il gruppo!1 punto
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Ciao! Moneta simbolo della volontà dei veneziani di liberarsi degli occupanti austriaci; il 1848 è l'anno delle rivoluzioni che in tante parti d'Italia ha visto gli italiani combattere contro i regimi assolutistici. Ancora oggi, in Italia, per esprimere una grossa confusione, si dice " sta succedendo un 48". La moneta che hai comperato, spesso, a Venezia, veniva in quell'anno attaccata alla giacca come simbolo di libertà, come quella che ti posto, dove la spilla è stata malamente eliminata. Complimenti per l'acquisto e saluti luciano1 punto
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E la portoghese 2009 a 49€ (+12€ di ss) si è appena aggiunta alla collezione1 punto
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Se le date esatte fossero 1818-1919 mi viene da pensare alla .12 Division : La 12. Division fu una divisione regolare dell'Esercito prussiano costituita nel 1818 e integrata dopo il 1871 nel nuovo Esercito tedesco, inserita all'interno del VI corpo d'armata prussiano. I soldati della divisione erano reclutati in Slesia e l'unità aveva la sua base in tempo di pace nella città di Neisse. Dopo aver partecipato con distinzione alla guerra contro l'Austria del 1866 e alla guerra franco-prussiana del 1870-1871, la divisione prese parte alla prima guerra mondiale combattendo prevalentemente sul fronte occidentale. Nell'autunno 1917 la 12. Division venne trasferita insieme ad altre unità tedesche, sul fronte italiano dove svolse un ruolo decisivo nella battaglia di Caporetto; furono i soldati slesiani di questa divisione che il 24 ottobre avanzarono in profondità nella nebbia lungo il fondovalle dell'Isonzo e raggiunsero, dopo una sorprendente marcia di oltre 20 chilometri in poche ore, la cittadina di Caporetto, sfondando completamente il fronte italiano e seminando il panico e la confusione tra i reparti nemici di retrovia. Dopo la brillante condotta sul fronte italiano, la 12. Division ritornò sul fronte occidentale dopo continuò a combattere in attacco e in difesa fino al termine della guerra. La divisione venne ufficialmente sciolta nel 1919 dopo la sconfitta e la caduta del Reich tedesco.1 punto
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Un rarissimo, accattivante denaro altomedievale battuto in Zurigo al nome di Ermanno I, investito del ducato di Svevia da Enrico I l' uccellatore nel 926 e duca fino al 949 . Sarà ad inizio Giugno in asta HessDivo 340 al n. 194 .1 punto
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Buongiorno a tutti, riprendiamo il viaggio della libertà e della storia di Milda: era il 18 novembre 1918 quando alle ore 16, nel Teatro Nazionale di Riga (Rīgas Krievu teātris) gremito di persone entusiaste e adornato con le bandiere nazionali, il Latvijas Tautas Padome, il Consiglio nazionale della Lettonia, che si era costituito poche ore prima, proclamò ufficialmente l’indipendenza e la nascita di un nuovo Stato con un governo provvisorio alla guida. Il percorso per arrivare a questa giornata memorabile per il Paese Baltico era stato arduo e non privo di ostacoli ma alla fine i maggiori esponenti politici di quel periodo riuscirono a donare l’autonomia ai propri connazionali. La Lettonia era reduce dalla Grande Guerra, durante la quale aveva dovuto assistere a numerosi e violenti scontri sul suo territorio. Il Paese, in quegli anni sotto il controllo dell’Impero russo degli Zar, era in una posizione a dir poco scomoda, poiché si trovava sulla linea del fronte tra russi e tedeschi. Furono molti i soldati uccisi e le città rase al suolo, con diverse persone che si ritrovarono senza una casa e costrette a fuggire verso il Kurzeme e lo Zemgale per scappar via dall’avanzata della Germania. La Prima Guerra Mondiale però non fu soltanto sinonimo di morte e distruzione per i lettoni. Infatti, con la caduta della Russia zarista, si accentuarono le speranze di poter finalmente avere una patria libera e indipendente. Quando il 3 marzo 1918 fu firmato il trattato di Brest-Litovsk, si stabilì la fine delle operazioni belliche tra la Russia e la Germania, con quest’ultima che ebbe maggiore libertà di azione sul territorio baltico. I tedeschi però non stavano attraversando una fase florida della loro storia, poiché si temeva che a Berlino potesse scoppiare da un momento all’altro una rivoluzione, mentre i militari ormai erano esausti e poco motivati a continuare a rischiare la vita. Il mondo politico lettone non fu compatto nel sostenere il movimento per l’indipendenza. I partiti socialisti e socialdemocratici volevano restare nell’orbita della Russia sovietica, mentre gli altri schieramenti erano convinti che ormai fosse giunto il momento di proclamare un nuovo Stato autonomo e lontano dalle lotte e dagli interessi delle grandi potenze. Fu questa seconda corrente a prevalere e, di conseguenza, si attivò la macchina diplomatica per trovare il giusto compromesso affinché la Lettonia potesse essere finalmente indipendente. Grazie a tutti numys Il viaggio continua “La storia è madre della verità, emula del tempo, depositaria delle azioni, testimone del passato, esempio e annuncio del presente, avvertimento per il futuro.” (M. De Cervantes)1 punto
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Doveva vincere l'Ucraina. Anche se avessero partecipato Mozart (Austria) Beethoven (Germania) e Giuseppe Verdi(Italia).1 punto
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Sono d'accrodo con Luciano. Avendo avuto modo di approfondire i fenomeni inflativi delle zecche lombarde del XII-XIII secolo, mi sono convinto che questi fossero principalmente dovuti più a un aumento del prezzo dell'argento, che ad altre cause. Cioè penso che fosse più un problema di offerta del metallo, di carenza di argento, che faceva aumentare il prezzo del metallo monetabile, più che un accresciuto bisogno di moneta. un caro saluto a tutti1 punto
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Ciao! Non lo so con certezza; penso che tutte le monete siano oggi al Correr; tieni però conto che queste possano essere spostate alla bisogna in occasione di qualche mostra temporanea in qualche altro palazzo. C'è poi un aspetto che non conosco: ci sono musei civici, musei statali e musei privati e non so se questo possa fare la differenza sulla detenzione di monete. saluti luciano1 punto
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Grazie per la risposta ed il consiglio @Pxacaesar devo dire che non mi capita spesso di veder dichiarate nelle aste dei ripatinamenti, ma probabilmente sono io che non seguo quelle "giuste". Mi rendo poi benissimo conto che certe conoscenze solo l'esperienza le può dare, non si può pretendere di imparare a distinguere le patine artificiali da qualche consiglio letto su un forum, tuttavia per orientarsi trovo sia necessario avere delle basi di partenza, che purtroppo al momento ancora non ho. Mentre ad esempio le ho per riconoscere i falsi fusi, anche se poi data la mia scarsissima esperienza sono ovviamente in grado di individuare a malapena i fake più evidenti.1 punto
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Ma è il piede della Britannia! che ho sempre saputo essere in bronzo!1 punto
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Buonasera, si tratta di una nota riproduzione (Ergo Spalma Plasmon): https://www.forumancientcoins.com/monetaromana/falsi/ErgospalmaPlasmon/dettaglio.html Qui il denario repubblicano originale emesso da L. Plautius Plancus: https://numismatica-classica.lamoneta.it/moneta/R-G283/11 punto
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Salve. Complimenti a voi tutti! Una moneta che da sempre ha suscitato il mio interesse, anche se non l’ ho ancora in collezione. Non è di facile reperimento. Sentiti saluti.1 punto
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Non è semplice riconoscere le Zecche di provenienza ed alcuni testi non specificano bene le differenze e non sempre è cosi semplice riconoscerle,però una collezione completa di questi Talleri per me è un gran bel vedere e un bel pezzo di Numismatica.?1 punto
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posto i miei ultimi acquisti 2022, appena arrivati poche ore fa, per invogliarvi ad acquistarle anche a voi! ? polizia italia (pagato 40€) balletto finlandia (22€) le 2 della spagna appena uscite (28€ x2) chirac francia (22€) P.S.: il puntino rosso che si vede in un paio di foto è il laser dello smartphone per la messa a fuoco, ovviamente non è sulla moneta1 punto
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Salve Moneta per me autentica da quel che posso vedere. Tuttavia questa è una moneta complessa che è stata riconiata per oltre due secoli sempre uguale per ragioni legate essenzialmente al commercio coloniale. Ne esistono esemplari quindi che vanno dalla fine del Settecento ad oggi essendo la moneta ancora coniata dalla zecca di Vienna ad oggi e acquistabile sul sito della zecca viennese. Questo esemplare in particolare è assai recente e per certe caratteristiche stilistiche riconducibile alle emissioni successive al 1986. È quindi una riconiazione molto comune e recente. Il suo valore è pressappoco nell'ordine di una ventina di euro, la zecca mi pare la venda in Fdc a 27€ attualmente. Se le interessa per il disegno indubbiamente questo è un esemplare autentico e ben conservato. Se volesse invece qualcosa di più storico le consiglio le prime emissioni ottocentesche di queste monete delle zecche di Milano e Venezia o semplicemente un esemplare dei talleri coniati a Roma per il commercio in Etiopia ai tempi della sua occupazione italiana. Le differenze tra queste coniazioni sono tutte molto sottili, soprattutto per quelle del XX secolo, tuttavia con un po' di studio e approfondimento si riescono a distinguere bene.1 punto
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Concordo su tutto. La mia grande passione, da sempre, è la storia (nonostante il mio mestiere e la mia formazione siano di tutt'altra natura). La mia collezione di francobolli (primo e mai rinnegato amore) è orientata in tal senso. A parte 2-3 collezioni "canoniche" (Repubblica italiana, Regno d'Italia... anche III Reich, a buon grado di avanzamento) la mia principale è una collezione un po' particolare, che si chiama ASFE (A Stamp From Everywhere). Ovvero, avere un francobollo (anche uno solo) da ogni parte del mondo. Detta così non sembra un gran che, il punto è che è molto più estesa di quello che si immagini, e praticamente non completabile. Ti spiego brevemente perché. L'interpretazione dell'obiettivo della collezione è estremamente soggettivo (cioè ognuno fa come gli pare... che è un pregio enorme, secondo me), nel mio caso (e nella maggior parte dei casi) il ragionamento prende in considerazione come "entità" diverse anche le trasformazioini politiche di una stessa entità geografica, anche e soprattutto perché queste hanno spesso coinvolto poi una modifica dell'entità geografica stessa. Traduco, con l'esempio più facile: l'Italia. Nella mia collezione ci deve essere un francobollo italiano. ma c'è differenza tra la Repubblica e il Regno... allora uno del Regno ed uno della Repubblica, e sono due entità diverse. Però di mezzo c'è stata anche la RSI... e la reggenza... e procediamo. L'Italia aveva colonie, e allora un francobollo per ognuna di esse; durante le guerre aveva occupato territori (ed emesso per ognuno di essi) ed altri sono stati occupati dai nemici di turno, aumenta il numero di entità. C'erano uffici postali italiani all'estero (soprattutto impero ottomano e Cina). Durante la II guerra mondiale ci sono state emissioni clandestine partigiane (sulla cui originalità permangono dubbi, ma va bene). Ci sono state e ci sono ancora poste private, di operatori locali. E così via. Moltiplica il ragionamento per tutti i paesi del mondo, per tutta la storia dal 1840 ad oggi, includendo guerre civili, cambiamenti di ordinamento politico, micronazioni, paesi non riconosciuti, emissioni locali private e via discorrendo. Volendo, in caso di regnanti chiaramente identificati sul francobollo, anche questi da considerare. Un carissimo amico, che purtroppo ora non c'è più, che mi introdusse a questa tipologia di collezione, aveva listato, comprendendo tutto (anche emissioni "farlocche", per così dire), circa 18.000 entità, la stragrande maggioranza delle quali non elencate da cataloghi. O, se va bene, listate da cataloghi specifici e più introvabili dei francobolli stessi. Io di quelle entità ne ho quasi (QUASI) 3200, ed ho già una collezione moderatamente avanzata. Ma immaginati quanto ho imparato della storia e della geografia dal 1840 ad oggi, approfondendo ogni singolo argomento. Come già detto in un altro post, scrissi persino un paio di monografie (che erano poi raccolte di singoli "articoli" riordinati), una sulla guerra civile russa ed uno sulla guerra civile messicana, diventando così "uno dei massimi esperti" su questi periodi... Ecco, con le monete sto cercando di fare un po' una cosa simile. Periodi storici diversi, ognuno a suo modo (per me) rappresentativo, regnanti diversi... ne basta una, anche malmessa. E con le monete, anche se è più facile stampare il francobollo che coniare un metallo (quindi raro che ci siano monete di entità effimere o temporanee), non abbiamo il limite temporale del 1840... Scusate l'OT1 punto
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Non ricordo se avevo già pubblicato questa mia Lira a proposito di "patina a bersaglio", lo (ri)faccio qui a titolo di condivisione e per mostrare che molto dipende da come si presenta una patina e che, comunque, l'apprezzamento o meno di una tale ossidazione è legato al gusto personale di ognuno:1 punto
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taglio: 2 euro cc paese: slovenia anno: 2021 tiratura: 1.000.000 condizioni: spl città: trieste taglio: 2 euro cc paese: slovenia anno: 2019 tiratura: 1.000.000 condizioni: spl città: trieste taglio: 2 euro cc paese: slovenia anno: 2020 tiratura: 1.000.000 condizioni: spl città: trieste taglio: 2 euro cc paese: slovenia anno: 2015 tiratura: 1.000.000 condizioni: bb+ città: trieste1 punto
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1930 OMAGGIO DEI VERONESI A GIUDITTA PASTA Splendida medaglia di Francesco Putinati, Zecca di Milano D/. ALTERNA VICE TRIVMPHANS - Le Muse Euterpe (Musica) e Melpomene (il Canto o la Tragedia) in atto di incoronare un'erma della Pasta. A destra una maschera tragica, a sinistra una cetra. Sullo sfondo l'Arena di Verona. R/. IVDITHAE PASTA / COLL. ANPHIONUM / VERONENSE / INTER PLAVDENTES / OBSTVPESCENS Rif. A. Turricchia IL REGNO LOMBARDO-VENETO ATTRAVERSO LE MEDAGLIE n.1841 punto
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1829 Altra medaglia di GIUDITTA PASTA SUBLIME NEL CANTO UNICA NELL'AZIONE Rifer. A. Turricchia IL REGNO LOMBARDO-VENETO ATTRAVERSO LE MEDAGLIE n. 1731 punto
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Fino al 1908 nei coni delle monete della Regia Zecca (soprattutto per quelle di piccolo modulo), la legenda, il valore, il millesimo, il segno di zecca e gli altri elementi più piccoli e variabili delle impronte venivano incisi manualmente direttamente sui conî, con l’impiego di appositi “punzoncini”. Ogni punzoncino riportava una singola lettera oppure un singolo numero, anche se in certi casi potevano riportare anche una parola intera. A titolo esemplificativo, la firma dell’incisore “FERRARIS” veniva incisa con un punzoncino che conteneva la firma intera. Pertanto, nelle monete coniate fino al 1908, soprattutto in quelle di piccolo modulo, è possibile riscontrare dei peculiari difetti di incisione, conosciuti con il termine di “errori di punzonatura”, che derivano appunto dalla tecnica di incisione parzialmente manuale di ogni singolo conio. Si tratta di errori comuni e acquisiscono interesse solo in casi particolari. Nella monetina di oggi (1 centesimo 1862 N) possiamo apprezzare questa tipologia di errore. Si può notare una sovra-punzonatura nell’ultima cifra della data (2 su 1) al rovescio e al dritto una sovra-punzonatura della lettera “N” di EMANUELE (N su N). Per quanto riguarda la prima sovra-punzonatura potrebbero essere due le cause: (1) riutilizzo di un conio prodotto per le operazioni di coniazione del 1861 e “riadattato” per coniare il centesimo del 1862 oppure (2) errore dell’incisore che ha utilizzato per la prima incisione il punzoncino con la cifra 1, anziché la cifra 2. Nel caso specifico ritengo che l’ipotesi più plausibile sia la prima. Da notare che la moneta è stata coniata su un tondello che presenta delle esfogliazioni di metallo molto evidenti e al dritto un’esfogliazione si è ripiegata coprendo la lettera “V” di VITTORIO creando un simpatico effetto visivo sulla legenda che si legge “ITTORIO EMANUELE”.1 punto
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TAGLIO: 2 euro cc NAZIONE: Lussemburgo ANNO: 2007 TIRATURA: 1.000.000 CONSERVAZIONE: BB LOCALITÀ: Milano1 punto
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