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  1. Rocco68

    Rocco68

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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 05/07/22 in tutte le aree

  1. Ultimamente se ne vedono molto poche di questi due millesimi e quando vengono proposte nelle Aste, esemplari in alta conservazione, i prezzi di realizzo sono alti. Dovuti al fatto che ce ne sono poche, oppure perché è ostico trovarne in alta conservazione. Cosa ne pensate a riguardo?
    5 punti
  2. Per il 1844 ho trovato quella in buona conservazione che mi soddisfa, per 1845 ci sto ancora lavorando:
    4 punti
  3. Sardegna scoperti a Mont'e Prama due nuovi giganti Nella necropoli nuragica dell’Oristanese sono emersi i resti di due nuove statue monumentali, a pochi giorni dalla ripresa dell'ultima campagna di scavo. I due nuovi pugilatori si aggiungono ai preziosi reperti di tremila anni fa che hanno reso famoso nel mondo il sito archeologico sardo ancora in parte avvolto nel mistero. Entusiasta il ministro della Cultura Franceschini: “Una scoperta eccezionale alla quale ne seguiranno altre". 1/13©Ansa A pochi giorni dalla ripresa dell'ultima campagna di scavo, nella necropoli nuragica di Mont'e Prama a Cabras (Oristano) sono emersi i resti di due nuove statue monumentali, due giganti che si aggiungono all'esercito in pietra di guerrieri, arcieri e pugilatori di tremila anni fa che ha reso famoso nel mondo il sito archeologico sardo ancora in parte avvolto nel mistero. alt 2/13©Ansa Un risultato davvero "importante" e che fa sperare in ulteriori sorprese già nelle prossime settimane, anticipa all'ANSA la soprintendente Monica Stochino. Entusiasta, il ministro della cultura Franceschini ricorda che il ritrovamento avviene a poco meno di un anno dalla nascita della Fondazione che vede impegnati il MiC, il Comune di Cabras e la Regione Sardegna. "Una scoperta eccezionale alla quale ne seguiranno altre", commenta 3/13©Ansa Gli archeologi hanno scoperto i torsi possenti di due pugilatori, il grande scudo flessibile che copre il ventre e si avvolge sul braccio. Poi una testa, gambe e altre parti dei corpi, frammenti di un modello di nuraghe 4/13©Ansa Avviata il 4 aprile, l'indagine sul campo ha confermato la prosecuzione verso sud della necropoli e dell'imponente strada funeraria che costeggia le sepolture. "Per noi la prova che siamo sulla strada giusta", sottolinea l'archeologo Alessandro Usai, dal 2014 responsabile scientifico dello scavo: "siamo andati a scavare a colpo sicuro in un tratto che ancora non era stato toccato” 5/13©Ansa Diversi nelle loro caratteristiche dai pugilatori trovati nell'ultima metà degli anni Settanta dopo la scoperta casuale di questo luogo incredibile, i due nuovi giganti, spiega Usai, sono del tipo "Cavalupo" come gli ultimi due riportati alla luce nel 2014, non a caso a poca distanza dall'attuale scavo, che si connotavano proprio per il particolarissimo scudo incurvato 6/13©Ansa "Una figura rara che ha un modello di riferimento nel bronzetto nuragico conservato a Roma nel museo etrusco di Villa Giulia", precisa l'archeologo citando il piccolo capolavoro proveniente appunto da una tomba della necropoli di Cavalupo, nella laziale Vulci 7/13©Ansa L'esame accurato, la pulitura e la rimozione dei due grossi torsi - che richiederà tempo per la particolare delicatezza e fragilità della pietra calcarea nella quale sono stati scolpiti - fornirà certo nuovi elementi di studio. Ma intanto già si pensa ad ampliare l'area dello scavo in corso portandola da 10 a 20 metri quadrati 8/13©Ansa Finanziato dalla soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Cagliari e le province di Oristano e Sud Sardegna con 85 mila euro lordi, il nuovo intervento, fa notare Stochino, ne anticipa un altro più corposo, per 600 mila euro, che coinvolge anche il Segretariato Regionale del MiC e che si aggiungerà al grande progetto per 2 milioni 800 mila euro con i quali si punta a restaurare tutto quello che è stato trovato tra il 2014 e il 2016, così da esporre le nuove statue insieme alle altre nel Museo di Cabras 9/13©Ansa Un lavoro di squadra che coinvolge professionalità diverse, le università a fianco di soprintendenza e fondazione, antropologi, restauratori, architetti, che si aggiungono agli archeologi 10/13©Ansa Tutti insieme per trovare risposte ai problemi storici posti da questo speciale cimitero di tremila anni fa, costruito lungo una via funeraria e riservato quasi esclusivamente a giovani uomini, racconta appassionato Usai, spiegando che nelle oltre 170 tombe indagate "mancano completamente anziani e bambini", mentre sono pochissime le donne 11/13©Ansa Di certo sui secoli di vita di questo sito, nato intorno al XII secolo a.C, e su quella dei Giganti, che gli storici collocano tra il IX e l'VIII sec. a.C, rimane ancora tanto mistero, come pure sulla loro fine. Chi erano davvero questi colossi di pietra alti 2 metri e mezzo: custodi ancestrali di un'area sacra, rappresentazione delle funzioni sociali dei defunti inumati, eroi, antenati, simboli identitari di una comunità? 12/13©Ansa E poi perché sono caduti, ridotti in macerie sulle tombe che avrebbero dovuto vegliare: la loro fine fu la conseguenza di una lotta intestina tra comunità locali, fu colpa dei Cartaginesi? Usai spiega di propendere per un'ipotesi ulteriore, quella di una distruzione "naturale": "la mia opinione è che i Giganti siano caduti via via da soli - dice- tanto più che per come sono stati realizzati erano sbilanciati in avanti" 13/13©Ansa Il passare del tempo, il sommovimento della terra, le tante coltivazioni intervenute su questo tratto di terra, avrebbe fatto il resto, riducendo tutto in tanti frantumi che poi si sono rimescolati. "Qui cerchiamo risposte basandoci sui dati", conclude l'archeologo (nella foto la statua del “pugilatore tipo Cavalupo” meglio conservata, rinvenuta nel 2014 insieme a un’altra statua gemella non ancora restaurata, a pochi metri di distanza dai due torsi dello stesso tipo trovati nel 2022). https://tg24.sky.it/cronaca/2022/05/07/archeologia-sardegna-giganti-monte-prama
    4 punti
  4. Buongiorno a tutti. Ciao Rocco @Rocco68, direi che una certa disponibilità di esemplari sul mercato esiste, sia del 1844 che del 1845, ma la conservazione è bassina. Appena si sale di conservazione il prezzo schizza in maniere esponenziale. Diciamo che il costo elevato è un po' la problematica delle monete in alta conservazione, almeno per me. Questa è la mia Piastra del 1844.
    4 punti
  5. Ciao, la piastra del 1845 ricordo che in alcune edizioni del catalogo Gigante veniva data NC. E viene considerata NC anche nel libro di Mario Pin "Le piastre da 120 grana di Ferdinando II di Borbone".
    4 punti
  6. 3 punti
  7. Noi apparteniamo ormai al tempo del fuoco spento, ma nella mente arde ancora come simbolo massimo di continuità, che nessun potrà mai toglierci. Queste parole, che chiudono la premessa del libro di Andrea Carandini “Il fuoco sacro di Roma”, esprimono una grande e triste verità: da quando esiste l'uomo siamo i primi ad aver perso contatto e familiarità con questo elemento. Al tempo stesso ci è fortunatamente possibile ricordare, raccontare e soprattutto focalizzare l'attenzione sull'importanza che quel “fuoco antico e profumato che brucia legna” ebbe in ogni società e cultura. In ambito romano il fuoco è di Vesta ed è Vesta, una figura divina nota ma a tratti enigmatica, sulla quale è possibile veder riflessi gli importanti cambiamenti che segnarono la storia della Repubblica. Ma è bene, seppur sinteticamente, partire da lontano... Fin dall'età regia sfera politica e religiosa furono profondamente connesse, tanto da consentirci di definire la religio arcaica con due soli e precisi termini: sociale e cultuale. Tutto confluiva in due figure cardine, quella del rex e quella del pontifex maximus. L'operato di tali sommi rappresentanti risultava fondamentale in termini di coesione sociale e conseguentemente i garanti di tale equilibrio detenevano una forma di prestigio senza pari, tanto da poter esercitare potere punitivo nei confronti dei loro sottoposti, gerarchicamente ordinati in una struttura che, col tempo, divenne sempre più articolata sia in termini numerici che funzionali. Con l'avvento della Repubblica e la conseguente istituzione della figura del rex sacrorum tale complesso subì delle profonde mutazioni, che portarono all'ascesa in termini di potere e prestigio della figura del pontefice massimo, che assunse tutte le funzioni religiose in precedenza di competenza del rex e del rex sacrorum. Il pontifex maximus fu fin dal principio il “sapiente” per eccellenza, esperto dello ius, custode della tradizione religiosa che, giunto materialmente a capo del collegio dei pontefici (composto dal rex sacrorum e dai tre flamini maggori), potè sfruttare tale poter al fine di plasmare le materie di propria somma competenza adattandole a quei cambiamenti politici e culturali propri di una società in continua evoluzione. Dai tempi di Numa l'accesso a tale alto sacerdozio era poi consentito solo ai patrizi ed è facile intuire quanto questa carica fosse utile al fine di garantire il mantenimento della condizione di supremazia della classe d'elite. Le cose iniziarono però a cambiare nel 300 a.C. con la promulgazione della Lex Ogulnia: il collegio dei pontefici fu incrementato di quattro unità, di provenienza plebea, che passò da cinque a nove membri. Nonostante l'apertura verso i plebei e dunque con l'implicita possibilità anche per un plebeo di poter ricoprire la carica di pontefice massimo, bisognerà attendere quasi mezzo secolo prima di vedere Tiberio Corucano ricoprire tale sommo sacerdozio (254 a.C.). Lo scontro era però ormai in atto, vivo e pericoloso, il vitale controllo sulla religio da sempre ad esclusivo appannaggio del patriziato, ormai vacillava. E' qui che inizia a prende forma quello che potremmo definire il “conflitto di Vesta”. Non ci sono dubbi sul fatto che tale divinità, a livello funzionale, possa considerarsi pre-civica e che la sua essenza ed essenzialità possa trarre origine dalle antiche tribù laziali le quali, pur avendo imparato ad usare il fuoco, riscontravano non poche difficoltà nell'accenderlo, se non attingendo ad un focolare comune che, necessariamente, doveva perennemente ardere. Un numen che ha quindi in origine una connotazione tribale ma che si evolverà insieme ai primi tipi di organizzazione sociale, pur mantenedosi incorrotta dalle contaminazioni straniere come poche altre figure divine. E' già in epoca monarchica che la Roma sviluppatasi intorno al Palatino si appropria di Vesta, essenza pubblica di quel fuoco comune intorno al quale si sviluppò quell'insediamento civicamente sempre più organizzato. Nel tempo immediatamente successivo alla fondazione, col già citato Numa Pompilio, fu quindi creato il sacerdozio delle Vestali, incaricate di mantenere vivo quel sacro fuoco che fu definitivamente spento solo con Teodosio, tradizionalmente 1.150 anni dopo. Si potrebbero scrivere pagine e pagine in merito a questa dea ed alle sue sacerdotesse, ma il percorso punta a capire come possa la fonte numismatica dirci qualcosa in merito a questa figura ed alla storia della Repubblica di Roma... qualcosa di importante. Vesta non appare certo con frequenza sulle emissioni repubblicane ma questo non deve sorprendere. E' lo stesso Ovidio (Fasti, VI, 295-299) a dirci “effigiem nullam Vesta nec ignis habet” (né Vesta, né il fuoco, possono essere effigiati), ed è solo dal I secolo a.C. che l'aniconica dea iniziò ad essere rappresentata, proprio su alcune emissioni monetali. Stiamo parlando del denario di P. Sulpicius Galba del 69 a.C., cui seguirono le due emissioni della Cassia, rispettivamente del 63 e del 55 a.C. Già si è scritto molto sul forum soprattutto in merito ai denari con la "scena di votazione", ma non mi pare che si sia andati oltre alla "semplice" narrazione degli eventi del 113 a.C. che videro per protagonista Lucio Cassio Longino Ravilla. In queste tre tipologie monetali, che concettualmente possono essere ridotte a due, c'è molto di più, su questi denari si combatte il “conflitto di Vesta” che, pur interessando questa specifica figura divina, come si vedrà avrà ripercussioni molto più ampie e profonde. Prima di proseguire, qualsiasi commento, spunto o ampliamento delle tematiche fin qui toccate (che sono davvero numerose e dunque solamente accennate) è ovviamente gradito.
    2 punti
  8. Grande Rocco! Lo SPL mi sembra ci sta tutto, complimenti Ottimissimo esemplare! ????
    2 punti
  9. Buongiorno, sono riuscito dopo tanto tempo a trovare, con aggiudicazione in un’asta tedesca, il Werdnig sulle Osellen in originale, avendo già la versione tradotta in italiano a cura di Elda Winsemann Falghera (Edizioni Lint Trieste - 1983). Un testo che, per gli appassionati di Oselle, non può mancare, a mio avviso in una ideale biblioteca. Testo ben curato, preciso, con belle tavole finali. Saluti, Domenico
    2 punti
  10. Ho recentemente aggiunto in collezione questo due fiorini di Carlo Emanuele I che mi permette di parlare di quest'altra curiosità sabauda, le doppie date sulle monete di Carlo Emanuele I. Di particolarità nella monetazione Savoia ce ne sono parecchie, questa delle doppie date è una delle più strane e non ancora chiarita. Per una decina di anni all'inizio del '600 nella zecca di Torino si sono avvicendati diversi zecchieri, questo potrebbe aver dato qualche problema, anche perché le monete con doppia data conosciute sono concentrate in quel periodo. Si conoscono la Quadrupla con data 1610/1605 e quella con 1607/1605. Il Testone con data 1607/1606. I Due Fiorini 1611/1607 e quello con 1611/1610. Esiste poi, non ancora censito su nessun catalogo o volume, quello pubblicato sul nostro catalogo con date 1613/ 1610. La moneta che ora voglio mostrarvi è proprio con questa particolarità.
    2 punti
  11. Buongiorno , non vorrei dire cose fantasiose , pero' penso che la terminologia "sesterzio" e "doppio sesterzio" riferita ai bronzi di Postumo , derivi dai numismatici moderni per giustificare queste grandi differenze di peso tra moduli apparentemente uguali . Forse la "responsabilta'" di queste attribuzioni su Postumo ricade su Traiano Decio che immise nel mercato i veri doppi sesterzi .
    2 punti
  12. Quella più difficile da capire è la causa della produzione dei Due Fiorini 1613/1610, azzardo l'ipotesi di riutilizzo dei coni del diritto della quadrupla già utilizzati anni prima, per un'emergenza dovuta magari alla rottura di un conio o altro motivo simile, anche perché più rari e quindi di probabile produzione ridotta. Ora, se analizziamo gli esemplari da me rintracciati, possiamo contarne solo due, quello di questa discussione e l'altro pubblicato sul catalogo, con la data 1613, e diversi invece con data 1611. Due sono pubblicati sul CNI, al 299 e al 300, uno era fotografato sul Biaggi al 546L e segnalato poi sul Cudazzo al 738b come inedito (strano visto che due erano già sul Corpus), uno è passato all'asta Bolaffi 39 del Maggio 2021, lotto 593, non era segnalato con questa variante e purtroppo mi è "scappato" per una mia mancanza. Probabilmente ve ne sono altri, ma per ora non li ho ancora schedati. Resta il fatto che da una mia analisi sulle impronte con la data 1610 rovesciata sembrano, con le poche immagini disponibili, arrivare dallo stesso conio, le posizioni delle cifre, l'impronta del busto e la posizione delle lettere nella legenda sono identiche, questo anche nell'unica immagine della quadrupla. Spero che queste mie riflessioni siano apprezzate, come saranno apprezzati i commenti e le opinioni sia in accordo che in disaccordo.
    2 punti
  13. grazie @modulo_largo ma devo dire che molto di quello che so l'ho imparato proprio qui (e non posso non smettere mai di ringraziare @gpittini) e poi... ammetto anche di essere continuamente sotto approfondimento e aggiornamento sull'argomento perché sostanzialmente è parte integrante del mio essere collezionista. Fa parte del mio approccio alla numismatica che, per me, va al di là di una mera raccolta di figurine-teste imperiali. C'è poi da dire che prima di arrivare a raggiungere un livello di conoscenza come quello di @Poemenius... auguri! ne ho di strada da fare!!! Credo che discussioni come questa, ma anche tante altre che ci sono qui nel forum (e non solo nella sezione imperiale!) siano molto importanti sia per chi è totalmente a digiuno sia per chi né mastica qualcosa come me perché offrono occasione di approfondimento, conoscenza e arricchimento per tutti! Quanto alla mia disponibilità.... diciamo che rispecchia il modus operandi che assieme a @Illyricum65 e @Stilicho abbiamo deciso di utilizzare per arricchire di contenuti questa sezione oltre che far parte del mio carattere! Son sempre contento di mettere a disposizione di tutti quel poco che so!
    2 punti
  14. Le zecche clandestine c'erano anche... in Italia! una grossa produzione di antoniani della serie DIVO CLAVDIO ad esempio venne realizzata addirittura nelle zone limitrofe di Roma da parte delle stesse maestranze impiegate nella zecca ufficiale oltre che nella stessa zecca romana (ma qui usciamo dal discorso gallie ed entriamo in un altro affascinante discorso che riguarda la rivolta del monetiere Felicissimo e la riforma di Aureliano). Nei territori periferici dell'impero ci sono sempre stati atelier locali di produzione di moneta fraudolenta, i falsari e le loro officine son sempre esistiti (e tutt'ora esistono!). Tuttavia è innegabile che in periodi particolari e in zone specifiche dell'impero questo fenomeno ha subito degli incrementi considerevoli e così evidenti che non si può più parlare solo e banalmente di attività di falsificazione in senso stretto. Dicevo prima di non fare l'errore di ritenere il fenomeno degli antoniniani imitativi gallici come prettamente "contemporaneo" dell'impero gallico stesso. Analizzando i ripostigli e i ritrovamenti singoli collocabili temporalmente a ridosso della riannessione dei territori gallici all’impero centrale, appare evidente che nel periodo 274-275 vi era in circolazione una grandissima quantità di antoniniani ufficiali emessi dagli imperatori gallici che circolava unitamente a un altrettanto ingente quantitativo di emissioni di Claudio II e Gallieno. In un simile contesto, l’introduzione della nuova moneta riformata di Aureliano mandò in crisi l’intero sistema economico. L’introduzione del suo nuovo "radiato in biglione" dal contenuto di fino di circa il 5% (quindi di molto superiore rispetto a quello presente nelle emissioni galliche e nei precedenti antoniniani di Claudio II e Gallieno), non trovò grande apprezzamento nel territorio in quanto il cambio era decisamente sconveniente sia in virtù appunto della composizione che anche del probabile valore ritariffato della nuova moneta radiata che era stato portato più vicino all’aureo rispetto al precedente antoniniano. Se a questa situazione aggiungiamo anche una forte inflazione che interessava l’intera area, si arrivò in breve alla stringente necessità di produrre moneta da destinare a piccoli scambi di uso quotidiano in modo da garantire quel piccolo commercio di mera sussistenza di uso comune un po’ in tutte le aree rurali ma anche nei centri urbani più periferici. Ecco allora che in questi anni ci fu un vero e proprio boom produttivo di moneta imitativa locale accompagnato da un massiccio fenomeno di hoarding di antoniniani gallici e centrali ufficiali che non risultava conveniente cambiare con i nuovi radiati ritariffati di Aureliano. Il culmine di questo fenomeno si ebbe attorno agli anni ‘80 del III secolo durante il regno di Probo e Caro, mentre un’inversione di tendenza cominciò ad apprezzarsi a ridosso dell’inizio del IV secolo periodo in cui sono attestati numerosi hoard composti da quantitativi ingenti di radiati imitativi come ad esempio il deposito di Autun (Saone-et-Loire) con più di 100.000 esemplari di questa tipologia, che probabilmente riflettono il tentativo di Diocleziano di riformare il sistema monetario ponendo fine alla circolazione della moneta imitativa che veniva quindi accatastata e messa da parte in attesa di poter essere riutilizzata in tempi futuri. Tutto questo discorso ovviamente vale per spiegare (meglio, inquadrare) il fenomeno dei radiati imitativi gallici. Tuttavia per analogia si può applicare un ragionamento simile anche per le emissioni di bronzo di Postumo visto che alla base anche lì ci fu una riforma monetaria che introdusse una ritrariffazione di un precedente nominale per rispondere sicuramente a un qualche bisogno/esigenza. E' ovvio che tutto questo proliferare di atelier locali risulta molto marcato in quest'area anche per la sua lontananza dal cuore amministrativo/politico dell'impero centrale che produceva quindi come effetti sia un allentamento dei controlli che una maggior lentezza di approvvigionamento monetale che veniva solo in parte sopperito dalle zecche ufficiali attive in loco. Il tutto mixato con le specificità e le criticità tipiche di queste province. La monetazione imitativa, per lungo tempo mai o poco considerata sia dagli studiosi che dai collezionisti, è in realtà un fenomeno di grande portata e di notevole interesse storico ed economico... basti pensare ad esempio (e butto là altra carne al fuoco) al riuso successivo di questo numerario una volta "estinto" e "scacciato" dalle Gallie in altre zone isolate dell'impero: Sardegna, parte della Sicilia e soprattutto in nord Africa. Nelle province nord africane si assiste infatti a una prima fase di "importazione" di questa moneta dai territori in cui era stata prodotta e dove ormai non era più in uso o comunque non era più economicamente conveniente usarla, a una seconda fase con la produzione locale riutilizzando medesimo stile e tipologia.
    2 punti
  15. Mi ha sempre incuriosito il dilemma della attribuzione di queste monete in mistura, raffiguranti,da un lato,la Chiesa sulle nubi e,dall'altro,il valore(BAIOCCHI UNO,DUE,QUATTRO ROMANI),senza indicazione di data o pontificato.(Foto 1 e 2) Nelle antiche classificazioni( es. Cinagli), venivano attribuiti a Clemente XII Corsini(1730-40).Il Muntoni, invece,cambiò attribuzione,conferendola a CLEMENTE XIII Rezzonico (1758-69). I motivi che indussero il celebre studioso a cambiarla furono stilistici.Riteneva che la piccola torre isolata che appare su uno dei lati non fosse da attribuire allo stemma del Presidente della Zecca di Clemente XII,Mons.Casoni,che,nel 1740,non era più al suo posto,ma fosse ripresa dallo stemma araldico stesso di Clemente XIII. In effetti,una piccola torre, isolata,compariva in alcune monete di rame dello stesso Clemente XIII.(foto 3)Inoltre,Muntoni faceva notare che la U di QUATTRO BAIOCCHI,invece di QVATTRO BAIOCCHI, fosse una caratteristica di Clemente XIII. Il testo "Moneta pontificia" di Silvana Balbi De Caro/ Luigi Londei,smonta senza appello l'ipotesi del Muntoni, che,peraltro, ha avuto grandissima fortuna nelle catalogazioni successive,nei cataloghi d'asta e,infine,in quella del nostro sito. Muntoni non tenne conto che,nel 1735,per la prima volta nella Zecca di Roma, fu proprio Clemente XII a far coniare monete in mistura con Chirografo del 6-3-1735 ed Editto del 15-7-1735 con le caratteristiche delle monete in esame. In quel periodo Mons.Casoni era Presidente della Zecca e la sua torre araldica è riportata su molte monete argentee dell'epoca. Queste monete in mistura furono coniate fino alla fine del 1736 e potevano circolare solo nel commercio minuto degli Stati Pontifici. Nel 1740,in effetti, si riprese a coniare una diversa moneta in mistura da Due Baiocchi,con indicazione, in questo caso di data(1740) e di Anno di Pontificato ( X) di Clemente XII. ( foto 4)Fu coniata in pochissimi esemplari poiché fu annunciata il 27-1-1740 e resa pubblica il 5-2-1740.Il giorno dopo,il Papa Clemente XII moriva... Spero che si possa discutere costruttivamente sul Forum per dirimere questo " caso " numismatico e attribuire le monete al Papa " giusto" !!
    1 punto
  16. Dopo oltre un secolo dalla scoperta torna in asta un incuso di Crotone proveniente da uno dei più discussi rinvenimenti monetali dell’antichità: il “rispostiglio” di Taranto 1911 (IGCH 1874). Nomos AG, Auction 21, 21/11/2020, 53 BRUTTIUM. Kroton. Circa 530-500 BC. Stater (Silver, 28 mm, 8.86 g, 12 h). ϘΡΟ Tripod, with legs ending in lion's paws, and with three handles and snakes rising from the bowl, on dotted exergual line; cable border. Rev. Same type, but incuse; rayed border. HN III 2075. Jameson 1879 (this coin). SNG ANS 234. A very attractive, nicely toned example of great beauty. Minor die fault in the reverse field to right, otherwise, extremely fine. From the collection of the Rockefeller University and that of Dr. Alfred E. Mirsky (originally acquired prior to the 1950s), Gemini VII, 6 January 2011, 65 (but there misidentified as being HN III 2085 with both a crab and the ethnic on the reverse, neither of which, quite clearly, can be seen on this coin!), from the Jameson Collection and from the Tarentum find of 1911. Il tesoro venne alla luce il 22 giugno 1911 in località Borgo Nuovo, area in cui si tende a collocare l’acropoli della città. Ne facevano parte circa 600 esemplari d’argento contenuti in un vaso - tra cui monete della Grecia, della Magna Grecia e siceliote oltre a circa 6 kg d’argento non monetato – distribuiti entro margini cronologici alquanto ristretti, dalla metà del VI agli inizi del V secolo a.C. Di seguito la descrizione del rinvenimento fornita dal Kraay (IGCH, n. 1874):
    1 punto
  17. Per chi ama l'arte espressa sulle monete Greche Siciliane, Non puo fare a meno, l'emozioni che danno. Specie alcune monete di eccezzionale qualità e rarità. Il Tetradramma di Akragas ( lotto 181 del catalogo), sicuramente è una di quelle monete che per espressione artistica, ci fa venire la pelle d'oca. Se la si osserva nel video, ci mostra come un "pezzo" d'argento di soli 17,34 grammi, ci coinvolge ad emozioni estreme. 420-415 a.C. Un artista anonimo, crea questo capolavoro, cambiando il solito tema delle emissioni precedenti. E sempre l'aquila a dominare su tutto il campo. Il dritto un'aquila maestosa a sinistra con un'espressione fiera per la preda sotto gli artigli, poggia su una roccia, attorno l'etnico AKRAC-ANTIN-O-N. Il rovescio l'artista lo ha diviso a metà, in alto domina il granchio, sotto una gran bella cernia da fondale a sinistra. Nel campo a destra una conchiglia del tipo murex, a sinistra una conchiglia del tipo pecten. Che dire ........Superba, Complimenti a chi se la aggiudicherà. Sicuramente la piu bella di quelle poche esistenti, coniata in prime battute, con fondi e metallo di grande qualità.
    1 punto
  18. Buongiorno sono in possesso di n°8 banconote da 50000 lire Leonardo e n°6 da 100000 lire Manzoni, vorrei stabilirne un valore di massima ma trovo difficoltà ad aggirarmi in questo vasto mondo... Ho capito che molto dipende dallo stato di conservazione, le mie hanno circolato, ce ne sono alcune molto buone altre con qualche difetto... allego una foto dei numeri seriali, qualcuno può darmi qualche info in più?
    1 punto
  19. Gran bel libro, con una serie di oselle fantastiche. Complimenti.
    1 punto
  20. Agli aiuti personalmente preferisco visualizzare più moneta... quindi sposta quel 50 lire verso l'alto di un paio di millimetri!
    1 punto
  21. CAROGNE D'ANIMALI Buona notte da Stilicho
    1 punto
  22. Complimenti, conservazione eccezionale per il tipo...si trovano spesso con argentatura nella superficie scarsa...dico argentatura, con termine sicuramente improprio, perché la consunzione lascia di solito intravvedere un'anima piu' scura...non so se la semplice composizione in lega bassa possa spiegare il fenomeno...
    1 punto
  23. Complimenti @El Chupacabra, ottimi rilievi . Per la piastra del 1845 sarà dura trovarla in alta conservazione. Un caro saluto.
    1 punto
  24. Questa è la mia Paleoveneta. Un'altra sul forum si trova
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  25. Ciao Libro essenziale per i collezionisti di oselle. Complimenti. saluti luciano
    1 punto
  26. 1 punto
  27. Anche questa monetazione segue il trend in voga ormai da anni, che premia oltremodo i qFDC e FDC anche se non rari, come in questo caso, e penalizza tutte le altre conservazioni, SPL compresa, a meno che non si tratti di R3 o superiore
    1 punto
  28. La magia del collezionismo è che questa passione riesce sempre ad emozionarci e poterle condividere con gli altri dimostra ancora una volta che collezionare monete, banconote o qualsiasi altra cosa significa collezionare emozioni, ricordi, storia, esperienze e vissuto. Grazie @jaconico per averci regalato questo bellissimo ed emozionante ricordo di famiglia.
    1 punto
  29. Provo con 1 Piso delle Filippine https://en.numista.com/catalogue/pieces3749.html
    1 punto
  30. È un bel argomento da approfondire e studiare. Se scrivi un articolo sicuramente lo leggo con piacere dato che non si finisce mai di imparare e la numismatica ha tantissime cose ancora da spiegare. Commenti e opinioni purtroppo non collezionando la tipologia posso dire ben poco. Comunque per quel poco che posso dire, penso che le ipotesi che hai sviluppato sopra siano effettivamente le più plausibili.Bravo. Saluti.
    1 punto
  31. Lo penso, ma non avendola in mano, ed essendo, al meno per me, una nuova tipologia (vera, falsa?) prima di dare una sentenza netta preferirei avere qualche dato in più. Il leone mi sembra qui addirittura un porcospino.
    1 punto
  32. Vado anche io a ritroso, condividendo un 5 Tornesi 1849 appena acquisito. Le foto sono del venditore.
    1 punto
  33. 1 punto
  34. Io la butto lì: voi che dite, nel 2027 lo faranno in Vaticano o in Germania il 2€ cc per il 500° anniversario del sacco di Roma da parte dei lanzichenecchi?
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  35. Si comunica che la presentazione e la consegna dei nuovi Gazzettini di Quelli del Cordusio numero 9 agli amici appassionati del nostro Gruppo avverrà al Convegno di Verona sabato 21 maggio circa ore 11 presso lo stand di Numismatica Fabio Grimoldi fila F posto 235. Chi vorrà pranzare poi in modo conviviale insieme ci si potrà trovare alle 12,30 alla Pizzeria Ristorante Grotta Azzurra di Via Scuderlando 87 partendo dallo stand Grimoldi o trovandosi direttamente sul posto. Chi volesse aderire al pranzo dovrebbe dare adesione qui onde prenotare in tempo utile entro il mercoledì sera, grazie !
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  36. Un bronzo indicato per la mia discussione “Bronzi provinciali romani e mitologia greca”. L'altare di Zeus Stratios ad Amaseia era uno dei più famosi della regione e le sue fiamme quando si facevano offerte sacrificali al padre degli dei potevano essere viste dai marinai che seguivano la costa del Mar Nero. apollonia
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  37. Inizierei con il dividere in due tipologie queste doppie date, anche perché mi sembra ovvio che la data effettiva di battitura sia quella con il millesimo più alto delle due, non sarebbe normale, se non per un errore, che coniassero monete con una data futura, e corrispondono anche a zecchieri differenti. Nel primo gruppo inserirei la quadrupla 1607/1605 e il testone 1607/1606. Allora a Torino era zecchiere Dionigio Rotta in carica dal Luglio 1606 fino alla sua morte avvenuta nel 1609. Era stata appaltata a lui la zecca per estinguere con gli utili delle battiture un suo credito di 3105 scudi d'oro, è possibile che abbia potuto utilizzare un conio ancora buono dello zecchiere precedente, Francesco Mazzola orefice in Torino, per coniare alcune sue monete. Posto le immagini del Testone prese dal Biaggi.
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  38. Molto interessante l'osservazione. Non avevo alcun sentore del fatto che il 3 tornesi 1847 potesse essere più raro di quanto specificato. Buono a sapersi. Comunque sarà stata sicuramente qualcuno o qualcuna di voi nei mesi scorsi a fregarmi 2-3 pezzi da 3 tornesi sulle aste della baia. Accidenti a voi che avete offerto di più! ? Risultato: sono ancora senza il 3 tornesi. Però posso contribuire col mio 5 tornesi 1857 visto che avete già introdotto l'ultimo ritratto:
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  39. Metto il diametro 22 mm e il peso 3,19 gr grazie
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  40. Bronzo di Gallieno che raffigura sul rovescio un ponte a sei arcate che attraversa il Meandro, con porta monumentale a sinistra su cui è appollaiata una cicogna, e il dio del fiume Meandro reclinato a sinistra sul ponte, con una canna nella mano destra e una cornucopia nella sinistra (Leu, Web Auction 15). Lot 1208. CARIA. Antiochia ad Maeandrum. Gallienus, 253-268. Hexassarion (Bronze, 37 mm, 28.35 g, 6 h). AY•K•Π•ΓAΛΛIHNOC Radiate, helmeted, draped and cuirassed bust of Gallienus to left, holding spear and shield. Rev. ANTIOXЄΩN Bridge of six arches spanning the Maeander, with monumental gateway to left, on which stork is perched, and river-god Maeander reclining left on bridge, holding reed in his right hand and cornucopiae in his left. BMC 57. SNG von Aulock 2430. Minor flan faults and adjustment marks as made, otherwise, very fine. Starting price: 75 CHF. Result: 460 CHF. apollonia
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  41. Buongiorno Non ho nulla sotto mano da spulciare,ma sicuro l' amico @Roy Batty ti saprá illustrar tutto su sta moneta??
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  42. Buongiorno, ha trovato un piccolo tesoro. Per stimare il valore con buona precisione servono foto in alta risoluzione, fronte e retro, di ogni singola banconota + una in controluce, sempre a fuoco e nitide. ci aggiorniamo, buona giornata a tutti, M
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  43. Buonasera, Ben volentieri condivido questo recente esemplare acquisito, e ben conosciuto dai più. Non c’è molto da dire su questa moneta sia per quanto riguarda la sua generale bellezza sia, soprattutto, per la carica storica che esprime, laddove essa possa essere colta da chi va oltre la forma e si pone in un’ottica di ricostruzione storica. Ad ogni buon conto, la mia curiosità (e sorpresa) riguarda quanto mi è stato recapitato a latere dell’esemplare. Niente di che, naturalmente. Ma la vita è fatta anche di piccole cose che possono apparire insignificanti, ma che ben valutate, appagano. Si tratta del cartellino di origine con scritture a mano. Pare quindi che l’esemplare abbia avuto a che fare con il noto numismatico americano Mark M. Salton di New York e con Isaac Maurogonato che è stato Senatore della nostra Repubblica. http://notes9.senato.it/web/senregno.nsf/8c58c55c1230e7f8c125703d002fe257/7d86d6daf31647334125646f005d4cd6?OpenDocument Leggiamo dalla Treccani https://www.treccani.it/enciclopedia/isacco-maurogonato-pesaro_(Dizionario-Biografico)/ MAUROGONATO PESARO, Isacco. – Nacque a Venezia il 26 nov. 1817, ultimo dei quattro figli di Israel Pesaro e Allegra Mulli di Corfù. Il padre proveniva da Ferrara. Adottato da un cugino della madre, David Maurogonato, eminente esponente della Fraterna generale israelitica di culto e beneficenza di Venezia, il M. premise al cognome del padre naturale quello del padre adottivo. Avviato agli studi di giurisprudenza presso l’Università di Padova, il M. si laureò giovanissimo, nel 1838, discutendo una tesi subito pubblicata (Intorno al duello, Venezia 1839) che meritò il massimo dei voti. Nel 1839 tornò a vivere a Venezia, dove prese casa in campo S. Maria del Giglio, avviandosi alla professione presso l’ufficio legale delle Assicurazioni generali e lavorando, al contempo, nella ditta commerciale del padre. Approfondì nel frattempo gli studi di finanza ed economia politica e, tramite il fratello David che andava compiendo i suoi anni di praticantato legale presso lo studio di D. Manin, entrò in contatto con quest’ultimo e con N. Tommaseo. Il M. si trovò a vivere un periodo particolarmente delicato della storia veneziana. Appartenente alla comunità israelitica, egli percepiva la duplice esigenza di assicurare un futuro di completa emancipazione alla propria comunità religiosa, e di lavorare per una rinnovata indipendenza politica che sottraesse Venezia e il Veneto dalla sfera di dominazione austriaca. Condivideva, in tal senso, con numerosi altri giovani del tempo le aspirazioni politiche che nel giro di pochi anni sfociarono nell’esperienza della Repubblica Veneta del 1848-49. Non che condividesse la scelta della forma di governo repubblicana: nonostante gli insegnamenti e i consigli che gli provenivano da vari ambienti – non ultimo quello ebraico nella figura del professore del collegio rabbinico di Padova S.D. Luzzatto – il M. mantenne costantemente nel tempo una visione filomonarchica, conservatrice e paternalistica del potere politico. Tuttavia questi suoi convincimenti non gli impedirono di partecipare attivamente all’episodio rivoluzionario quarantottesco, pur se da posizioni critiche. Durante la rivoluzione del 1848 il M. fu nominato direttore delle Poste venete e fu eletto deputato all’Assemblea che votò l’annessione al Piemonte. Due giorni prima della battaglia di Novara (23 marzo 1849), che mise fine alle speranze di vedere in breve sconfitto l’Impero asburgico, Manin nominò il M. ministro delle Finanze, con il compito di reperire le risorse necessarie a sostenere l’impari sforzo bellico. Il M. assolse in maniera ottimale il suo compito contribuendo a sostenere la resistenza di Venezia assediata con espedienti finanziari e amministrando poi le medesime risorse – ricoprendo la carica di direttore dei servizi annonari – in modo esemplare. Alla caduta di Venezia, dopo un accurato esame dei conti della Municipalità, il generale austriaco K. Gorzkowski dovette ammettere che la gestione finanziaria della Repubblica era stata tenuta con onestà e rigore. Partito volontariamente per l’esilio e rifugiatosi a Corfù, il M. ritornò a Venezia dietro richiesta del governo austriaco sotto pena della confisca dei beni. Nel 1850 sposò – grazie alla mediazione di Luzzatto – la goriziana Bersabea (Betty) Ascoli, sorella del linguista Graziadio Isaia. Dal loro matrimonio nacquero Letizia (1851), Elena (1852), Ernesta (1854, poi andata in sposa a Marco Besso) e Adele (1858). Nello stesso anno morì la moglie. Nel 1852 il M. entrò nel consiglio di amministrazione della Civica Cassa di risparmio e divenne uno fra i direttori dello Stabilimento mercantile veneto, una banca privata che scontava le cambiali dei commercianti e dava sovvenzioni sulle merci depositate nei suoi magazzini. Dopo l’annessione del Veneto al Regno d’Italia, nel 1866 il M. fu eletto deputato per la IX legislatura nel collegio di Mirano, dove fu confermato dalla X alla XII legislatura; successivamente dalla XIII alla XVI legislatura rappresentò il collegio di Venezia I. Dopo il 1870 l’attività parlamentare lo spinse a trasferirsi con la famiglia a Roma. Considerato un conservatore, sedette a destra e partecipò attivamente ai lavori della Camera intervenendo spesso su questioni finanziarie e operando in diverse giunte e commissioni, fra cui quella generale del Bilancio, fino a divenire vicepresidente dell’Assemblea, carica che ricoprì dalla XII alla XVI legislatura (1874-90). Il suo impegno parlamentare fu caratterizzato da una discreta autonomia. A volte critico con il governo, fu tuttavia accusato dall’opposizione di tenere un atteggiamento incoerente dal momento che non fece mai mancare il suo voto di fiducia ai governi della Destra. Nella sua attività politica e parlamentare il M. si oppose costantemente agli eccessi del fiscalismo, che egli considerava contrario a ogni prospettiva di sviluppo industriale e produttivo. A esso il M. contrapponeva lo strumento della buona amministrazione, che si sarebbe dovuta concretizzare in una costante opera di riduzione degli sprechi, razionalizzazione delle risorse e taglio della spesa pubblica superflua. Il suo lavoro parlamentare fu costantemente caratterizzato da un doppio registro: da un lato collaborò da tecnico (rispettato e valorizzato anche dall’opposizione) alle commissioni incaricate di predisporre le relazioni di bilancio, e dall’altro si impegnò a favorire la creazione di un gruppo di pressione per indirizzare interventi e risorse a favore del suo collegio elettorale veneziano. In particolare la sua attenzione andava allo sviluppo del sistema di comunicazione ferroviario, alla ristrutturazione delle banchine portuali di Venezia, allo scavo e alla pulizia dei canali interni e alla bonifica delle aree acquitrinose dell’entroterra veneto. Il M. collaborò a lungo con Q. Sella, pur non condividendo in pieno la tendenza a raggiungere a ogni costo il pareggio di bilancio sacrificando una più efficace politica di sviluppo, e propose a più riprese relazioni di bilancio favorevoli all’attività del governo. Tale collaborazione entrò parzialmente in crisi quando nel 1873 Sella, allora ministro delle Finanze, favorì la concessione per la costruzione della ferrovia Padova-Cittadella-Bassano preferendola al tratto Mestre-Bassano, fortemente voluto dal Maurogonato. Caduto il governo Lanza nel giugno del 1873 (lo stesso M. aveva disertato l’aula di Montecitorio quando la Camera negò la fiducia ai provvedimenti finanziari presentati da Sella), il successivo presidente del Consiglio M. Minghetti invitò formalmente il M. ad assumere il portafoglio delle Finanze, ma egli rifiutò come aveva già fatto nel 1869. Nel 1873 il M. motivò il rifiuto dapprima adducendo motivi familiari (la malattia di una figlia). Successivamente scrisse al re Vittorio Emanuele II spiegando con argomenti politici più convincenti il senso della sua decisione: «Non avrei certamente saputo disobbedire agli ordini di Vostra Maestà se non avessi sentito nella mia coscienza l’inopportunità che un uomo di fede non cattolica sia chiamato ad eseguire la legge intorno alle corporazioni religiose in Roma» (cit. in Pascolato, p. 37). Su quella legge, e sulla liquidazione dell’asse ecclesiastico, il M. aveva peraltro già avuto modo di esprimersi da posizioni moderate dai banchi della Camera. Successivamente, a rifiuto avvenuto, il deputato liberale di Vicenza F. Pasqualigo inviò un telegramma al re per raccomandare di non nominare il M. al ministero poiché a suo giudizio gli ebrei costituivano uno Stato nello Stato e non erano quindi atti ad assumere incarichi governativi. Il caso divenne di dominio pubblico e viene registrato dalla storiografia come uno dei primi episodi di un montante antisemitismo che – soprattutto attraverso mirate campagne di stampa – contribuiva anche in Italia a creare un clima di insicurezza e di tensione per la minoranza ebraica. Il M. non fece comunque mancare il suo contributo ai governi successivi, collaborando attivamente con Minghetti, del quale divenne una sorta di consigliere tecnico (così traspare dal ricco epistolario di quest’ultimo) anche tramite il parlamentare veneziano L. Luzzatti, al quale il M. era legato da lunga amicizia. Anche questa collaborazione, tuttavia, non mancò di conoscere momenti di crisi nel momento in cui lo stesso M. non riuscì a ottenere (1876) che la legge di finanziamento delle banchine portuali di Venezia venisse approvata dal Parlamento. Dopo la vittoria della Sinistra del marzo 1876 egli si fece propugnatore del rinnovato fermento politico che animò la Destra sconfitta: fu infatti parte attiva dell’Associazione costituzionale fondata nel 1876 da Minghetti e Sella con l’intento di creare il primo nucleo di un partito di destra organizzato, e si adoperò personalmente percorrendo l’Italia per diffonderne l’idea e tentando di strutturare in tutta la penisola una rete di sostenitori. L’intensa attività politica e parlamentare non gli impedì peraltro di assumere importanti impegni professionali, fra cui spiccava dal 1875 la direzione delle Assicurazioni generali, carica che il M. mantenne fino al 1890, quando dovette rinunciarvi per motivi di salute. Fu nominato senatore il 27 ott. 1890 per la 3ª categoria e convalidato il 13 novembre dello stesso anno. Il M. morì a Roma il 5 apr. 1892. La sua salma fu tumulata nel cimitero ebraico del Lido di Venezia. Saluti, Domenico
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  44. Addirittura la Slovacchia raddoppia, è la prima volta!
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  45. Spendila tranquillamente.
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  46. Purtroppo dopo i primi 8 mesi di buon governo il "buon" Caligola si trasformò in un pazzo crudele!!! Si attribuì questa pazzia ad una malattia, forse meninigite, che ridusse l'imperatore in fin di vita! questa infermità incise sul carattere di caligola ma anche senza di essa caligola sarebbe sploso negativamente!! più facile pensare che egli abbia finto rettitudine nei primi tempi, per consolidare il suo primato, ma già dall'infanzia egli non era sano, era un degenerato ed epilettico. libidinoso si unisce incestuosamente con le sorelle, da Drusilla in sposa a Longino ma puoi la rivuole. essendo infermo la fa erede dell'impero e quando ella muore la divinizza facendole alzare statue. Mentre Orestilla celebra le sue nozze con Pisone, nel bel mezzo del bnchetto la fa sua moglie ma poi la ripudia! così anche per Lollia Paulina, tolta allo sposo e poi ripudiata. Con cesonia invece la fa vestire di armatura, scudo e elmo e la porta nuda tra i suoi soldati e amici. Ha turpi rapporti con lepido, Menestere, catullo... organizza orge con Pirillade, nota prostituta, e schernisce i mariti lodando le virtù mostrate dalle loro mogli nei rapporti con lui! Fa giungere dalla grecia statue delle divinità, mozza le loro teste e vi sostituisce la prpria, fa ingrandire il suo palazzo e lo collega al tempio dei Dioscuri, sedendosi tra loro e facendosi adorare. si farà salutare col nome di Giove Latino, si erige un tempio con statua d'oro e parla con la luna invitandola acongiungersi con lui!!! Muove guerra alle opere di omero e di livio e virgilio. Per superare Serse che aveva superato l'ellesponto fa costruire un ponte di barche tra Baia e Pozzuoli e vi passa sopra per due giorni avanti e inditro ornato a di oro e con corona di quercia, e poi con un cocchio trainato da cavalle e in corteo con amici! progetta di costruire una città sulle alpi, di tagliare l'istmo di corinto, poi, deciso di muovere guerra ai germani appresta un esercito di 2000.000 uomini, lo porta sul Reno. Poi fa nascondere tutti i soldati Germani del suo esercito nel bosco e fa finta di assalirli per poi tornare trionfante al campo! In Britannia conduce le sue truppe sulle rive della Manica, fa dare il segnale dell'assalto ed ordina ai suoi soldati di raccogliere conchiglie per ornare il campidoglio. per tornare in trionfo a roma prende alcuni Galli e li veste da Germani e Britanni come prigionieri! fa svegliare di notte i senatori e li congeda dopo aver fatto dinanzi a loro alcune capriole. fa senatore il cavallo, al quale poi costruisce stalle in marmo e durante uno spettacolo fa togliere un velario per esporre il pubblico al sole cocente. faceva correre i senatori a piedi innanzi al suo cocchio, i scherniva, ne fece uccidere molti facendo credere che erano dei suicidi! dava i detenuti in pasto alle fiere per non spendere troppo, fece assistere al supplizio dei figli, i loro genitori, e in un caso invitò un genitore al banchetto ordinandogli di rimanere allegro. ogni 10 giorni dava una lista di supplizi da eseguire!!! in meno di un anno sperperò 26 000 000 di sesterzi accumulati da tiberio! eseguiva vendite pubbliche ed ordinava ai cittadini di acquistare i beni al prezzo da lui voluto. si faceva designare erede nei testamenti dei ricchi cittadini! impose tributi anche sulle meretrici, faceva scrivere le leggi in luoghi altissimi per impedire ai cittadini di leggerle e quindi rispettarle. quando morì ucciso dai congiurati la sua morte fu accolta in silenzio per paura!! i cittadini pensavano che gridando di gioia, poi caligola li avrebbe fatti trucidare!!! RAGAZZI CALIGOLA MOLTO PROBABILMENTE ERA UN PAZZO MEGALOMANE E CIO' CHE DI BUONO HA FATTO NEI PRIMI 8 MESI DI GOVERNO E' POCHISSIMO RISPETTO ALLE SUA ATROCITA'DI POI!!! Molte saranno leggende, molte sono verità, MOLTO di tutto questo è possibile che sia accaduto. non vogliamo giudicarlo ma troppo poco o nulla c'è rimasto di buono di lui.... scusate del dilungamento. :)
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