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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 05/06/22 in tutte le aree
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Ecco ... potrebbe essercene già una nei polverosi ripostigli dello Stato. Forse che si, forse che no ... Prima di spendere tanti tanti soldi per una moneta ( di grande interesse storico? Certo che si. Necessaria da possedere con tale impegno finanziario da parte dello Stato? Forse che no. "Genuina"? Forse che si, forse che no. ), lo Stato dovrebbe sapere ciò che a già, catalogarlo, descriverlo, valorizzarlo. Ci sono quintali di monete in possesso dello Stato che sono sconosciute, che chi ne ha l'autorità e la possibilità di farle conoscere non lo fa, per disinteresse, incapacità, improduttività. Alcune Sovrintendenze lavorano certamente bene, e pubblicano il patrimonio numismatico, in articoli e in archivi online, altre non fanno niente. Alcuni musei espongono, altri ammucchiano le monete in ripostigli. Sarebbe bene prima sapere ciò che si ha, catalogare, pubblicare, ... e dopo al limite cercare qualcosa di nuovo e magari così importante da essere indispensabile.5 punti
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Anche in questo caso, come dice l'amico Alberto @Litra68, moneta "scarrafuncella", ma in attesa di essere sostituita, la condivido. 5 TORNESI 1849 Solo una nota: la "E" di "CINQUE" sembra quasi una "R": usura? errore? Buona Serata4 punti
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Postumo, che poteva contare sulla disponibilità mineraria spagnola di metallo prezioso, emise antoniniani con un contenuto di fino molto superiore delle contemporanee emissioni dei sovrani legittimi. Attuò una politica monetaria per certi versi audace, cercando di emettere monete di ottimo stile e livello superiore rispetto a quelle che circolavano precedentemente nei territori gallici. Cercò poi di dare ossigeno al sesterzio che stava già agonizzando, purtroppo fallendo. tuttavia questo tentativo di riforma riflette a mio avviso la comprensione dell'esigenza di numerario spicciolo che si avvertiva fortemente nell'area. Semplicemente non era questa la riforma da attuare. Tuttavia fallirono anche altri, venuti dopo di lui, basti pensare anche alle riforme attuate da Aureliano che, nei territori gallici, oltre a non incontrare favore alcuno, fecero "schizzare" alle stelle la produzione dei radiati imitativi gallici e in particolare dei cosiddetti minimi. Non va fatto l'errore di pensare alla produzione e circolazione degli antoniniani imitativi dei tetrici come a un fenomeno contemporaneo all'impero gallico. Anzi! Si può ormai affermare tranquillamente che questa monetazione, indubbiamente iniziata in maniera massiva a ridosso degli ultimi 2 anni dell'impero gallico, ha avuto il suo exploit dopo la riannessione all'impero centrale ed è continuata in maniera sempre più marcata fino al regno di Probo.4 punti
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Manifestazione aperta a tutti al solo mattino di sabato 14 maggio 2022 dell’Accademia Italiana di Studi Numismatici, con tra le tante iniziative un premio con targa per l’attività’ culturale per la numismatica per il Gruppo Numismatico Quelli del Cordusio Sabato 14 maggio 2022 si svolgerà a Bologna, presso la Sala Risorgimento del Museo Civico Archeologico di Bologna (MCAB), l’Assemblea Generale dell’Accademia Italiana di Studi Numismatici (AISN). Sarà suddivisa in due momenti, mattina e pomeriggio Le manifestazioni della mattina saranno aperte al pubblico e sarà possibile collegarsi tramite ZOOM. Invece la parte pomeridiana dell’assemblea sarà riservata ai membri dell’Accademia Italiana di Studi Numismatici. Ore 10.20 saluti Ore 10.30 riconoscimento per l’attività culturale svolta dall’associazione “Quelli del Cardusio” a favore della numismatica con consegna di una targa Ore 10.40 consegna del IV Premio Traina ed esposizione di due relazioni ( 10’ l’una) sulle tesi premiate Ore 11.10 inizio della manifestazione dedicata al nostro socio Adolfo Modesti e moderata dal vicepresidente della AISN, Beniamino Russo, per commemorare il centenario della morte di Niccolò Padopoli; l’attuale manifestazione , a integrazione di quella svolta il 17 febbraio 2022 presso il Senato della Repubblica Italiana, alla quale abbiamo concesso il nostro patrocinio per l’importanza dell’evento, e che è stato organizzato da due membri della nostra associazione (Stefano Bertuzzi e Umberto Moruzzi). Ore 11.20 relazione di Stefano Bertuzzi, Segretario della AISN, “Nicolò Papadopoli Aldobrandini, Senatore del Regno d’Italia, grande numismatico e filantropo, nel centenario della sua morte” Ore 11.40 relazione di Cristina Crisafulli, Museo Correr, Venezia, "Nicolò Papadopoli e il Museo Correr nel centenario della sua morte" Ore 12 relazione di Michele Asolati, Università degli Studi di Padova, "Il contributo del mercato antiquario alla ricerca numismatica nell'era digitale" Ore 12. 30 presentazione degli ultimi volumi della Nuova Collana dell’Accademia Ore 13 pranzo sociale Nel pomeriggio l’Assemblea proseguirà a porte chiuse, riservata ai soli membri della AISN Ore 15 Assemblea Generale dell’AISN con elezione delle nuove cariche dell’associazione. Per chi volesse seguire le iniziative del mattino su Zoom ecco il link per accedere : Argomento: AISN, sabato 14 maggio 2022, Bologna Ora: 14 mag 2022 10:00 AM Roma Entra nella riunione in Zoom https://us02web.zoom.us/j/84412823556?pwd=dVZNVk9TQXJKRzBVVGZ0cXRacUFoUT09 ID riunione: 844 1282 3556 Passcode: 1797673 punti
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Noi apparteniamo ormai al tempo del fuoco spento, ma nella mente arde ancora come simbolo massimo di continuità, che nessun potrà mai toglierci. Queste parole, che chiudono la premessa del libro di Andrea Carandini “Il fuoco sacro di Roma”, esprimono una grande e triste verità: da quando esiste l'uomo siamo i primi ad aver perso contatto e familiarità con questo elemento. Al tempo stesso ci è fortunatamente possibile ricordare, raccontare e soprattutto focalizzare l'attenzione sull'importanza che quel “fuoco antico e profumato che brucia legna” ebbe in ogni società e cultura. In ambito romano il fuoco è di Vesta ed è Vesta, una figura divina nota ma a tratti enigmatica, sulla quale è possibile veder riflessi gli importanti cambiamenti che segnarono la storia della Repubblica. Ma è bene, seppur sinteticamente, partire da lontano... Fin dall'età regia sfera politica e religiosa furono profondamente connesse, tanto da consentirci di definire la religio arcaica con due soli e precisi termini: sociale e cultuale. Tutto confluiva in due figure cardine, quella del rex e quella del pontifex maximus. L'operato di tali sommi rappresentanti risultava fondamentale in termini di coesione sociale e conseguentemente i garanti di tale equilibrio detenevano una forma di prestigio senza pari, tanto da poter esercitare potere punitivo nei confronti dei loro sottoposti, gerarchicamente ordinati in una struttura che, col tempo, divenne sempre più articolata sia in termini numerici che funzionali. Con l'avvento della Repubblica e la conseguente istituzione della figura del rex sacrorum tale complesso subì delle profonde mutazioni, che portarono all'ascesa in termini di potere e prestigio della figura del pontefice massimo, che assunse tutte le funzioni religiose in precedenza di competenza del rex e del rex sacrorum. Il pontifex maximus fu fin dal principio il “sapiente” per eccellenza, esperto dello ius, custode della tradizione religiosa che, giunto materialmente a capo del collegio dei pontefici (composto dal rex sacrorum e dai tre flamini maggori), potè sfruttare tale poter al fine di plasmare le materie di propria somma competenza adattandole a quei cambiamenti politici e culturali propri di una società in continua evoluzione. Dai tempi di Numa l'accesso a tale alto sacerdozio era poi consentito solo ai patrizi ed è facile intuire quanto questa carica fosse utile al fine di garantire il mantenimento della condizione di supremazia della classe d'elite. Le cose iniziarono però a cambiare nel 300 a.C. con la promulgazione della Lex Ogulnia: il collegio dei pontefici fu incrementato di quattro unità, di provenienza plebea, che passò da cinque a nove membri. Nonostante l'apertura verso i plebei e dunque con l'implicita possibilità anche per un plebeo di poter ricoprire la carica di pontefice massimo, bisognerà attendere quasi mezzo secolo prima di vedere Tiberio Corucano ricoprire tale sommo sacerdozio (254 a.C.). Lo scontro era però ormai in atto, vivo e pericoloso, il vitale controllo sulla religio da sempre ad esclusivo appannaggio del patriziato, ormai vacillava. E' qui che inizia a prende forma quello che potremmo definire il “conflitto di Vesta”. Non ci sono dubbi sul fatto che tale divinità, a livello funzionale, possa considerarsi pre-civica e che la sua essenza ed essenzialità possa trarre origine dalle antiche tribù laziali le quali, pur avendo imparato ad usare il fuoco, riscontravano non poche difficoltà nell'accenderlo, se non attingendo ad un focolare comune che, necessariamente, doveva perennemente ardere. Un numen che ha quindi in origine una connotazione tribale ma che si evolverà insieme ai primi tipi di organizzazione sociale, pur mantenedosi incorrotta dalle contaminazioni straniere come poche altre figure divine. E' già in epoca monarchica che la Roma sviluppatasi intorno al Palatino si appropria di Vesta, essenza pubblica di quel fuoco comune intorno al quale si sviluppò quell'insediamento civicamente sempre più organizzato. Nel tempo immediatamente successivo alla fondazione, col già citato Numa Pompilio, fu quindi creato il sacerdozio delle Vestali, incaricate di mantenere vivo quel sacro fuoco che fu definitivamente spento solo con Teodosio, tradizionalmente 1.150 anni dopo. Si potrebbero scrivere pagine e pagine in merito a questa dea ed alle sue sacerdotesse, ma il percorso punta a capire come possa la fonte numismatica dirci qualcosa in merito a questa figura ed alla storia della Repubblica di Roma... qualcosa di importante. Vesta non appare certo con frequenza sulle emissioni repubblicane ma questo non deve sorprendere. E' lo stesso Ovidio (Fasti, VI, 295-299) a dirci “effigiem nullam Vesta nec ignis habet” (né Vesta, né il fuoco, possono essere effigiati), ed è solo dal I secolo a.C. che l'aniconica dea iniziò ad essere rappresentata, proprio su alcune emissioni monetali. Stiamo parlando del denario di P. Sulpicius Galba del 69 a.C., cui seguirono le due emissioni della Cassia, rispettivamente del 63 e del 55 a.C. Già si è scritto molto sul forum soprattutto in merito ai denari con la "scena di votazione", ma non mi pare che si sia andati oltre alla "semplice" narrazione degli eventi del 113 a.C. che videro per protagonista Lucio Cassio Longino Ravilla. In queste tre tipologie monetali, che concettualmente possono essere ridotte a due, c'è molto di più, su questi denari si combatte il “conflitto di Vesta” che, pur interessando questa specifica figura divina, come si vedrà avrà ripercussioni molto più ampie e profonde. Prima di proseguire, qualsiasi commento, spunto o ampliamento delle tematiche fin qui toccate (che sono davvero numerose e dunque solamente accennate) è ovviamente gradito.3 punti
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La base (ma è ben di più di un semplice "fondamentale") è il grandissimo lavoro fatto da Bastien e raccolto nel suo libro Le monnayage de bronze de Postume del 1967. Indubbiamente datato ma ancora fortemente attuale e imprescindibile per addentrarsi nello studio della monetazione di bronzo di Postumo. Bastien ha catalogato tutta questa parte di monetazione di Postumo (i bronzi appunto) individuando sostanzialmente tre grossi contenitori: 1) la zecca ufficiale (che lui, seguendo Elmer, ha mantenuto a Colonia) 2) una zecca molto attiva che ha prodotto un'enorme quantità di moneta sia coniata che fusa che ha definito Atelier II e classificata come un centro produttivo locale (zecca clandestina quindi, non autorizzata) che successivamente Pilon è riuscito a identificare nel sito di Chateaubleau (indispensabile il testo: Atelier monétaire de Chateaubleau "Seine et Marne" del 2016). Identificazione sicuramente esatta frutto di campagne di scavi archeologici durati anni che, prove archeologiche alla mano, non lascia spazio a dubbio alcuno. 3) un terzo "contenitore" più ampio di cui porta alcuni esempi e che identifica come "ateliers divers" ovvero altre zecche locali che hanno prodotto moneta imitativa in quantità (prese singolarmente) decisamente meno numerosa dell'Atelier II La questione della zecca ufficiale, dibattuta da Elmer, Besly, Drinkwater, Schulzki, Gilljam, Bland, Gricourt, Hollard ecc trova secondo me un assetto credibile prima con lo studio di Besly-Bland in occasione della pubblicazione del testo The Cunetio Treasure nel 1983 e poi nell'aggiornamento di Gricourt-Hollard del 2010 pubblicato su The Numismatic Chronicle: Les productions monétaires de Postume en 268-269 et celles de Lélien (269) che schematicamente viene riassunto qui: Va detto infine che nessun autore ha mai raggruppato in un unico lavoro le emissioni trimetalliche di Postumo fino a Mairat che nella sua tesi di dottorato del 2014 The Coinage of the Gallic Empire ha finalmente cercato di unire tutti gli studi precedenti e ricostruire incastrando cronologicamente le varie emissioni ufficiali di bronzo con gli antoniniani, i denari, i quinari e gli aurei di Postumo (e ovviamente poi anche le varie emissioni degli altri sovrani gallici). Il testo di Mairat diventa quindi una sorta di sintesi di tutti gli studi precedenti ed è un ottimo manuale per districarsi nella monetazione gallica, soprattutto perché raduna in ben 6 tomi quasi tutte le emissioni note con ben 5 volumi di tavole fotografiche a colori in cui tutti questi esemplari noti sono riprodotti in scala 1:1 (il lavoro è immane perché Mairat ha fotografato per ogni singolo tipo tutti gli esemplari noti provenienti da rispotigli pubblicati, musei, cataloghi d'asta e collezioni pubbliche e private più o meno note). Fatta questa lunga, ma doverosa e spero utile premessa, la distinzione tra bronzo ufficiale e bronzo imitativo/locale è al tempo stesso semplice e complessa. E' semplice in tutti i casi in cui ci troviamo di fronte a una moneta di modulo e peso estremamente ridotti, lo è altrettanto quando le legende presentano errori o comunque lo stile dei ritratti e delle figure al rovescio è chiaramente più rozzo, ingessato, stilizzato. E' difficile quando ci si trova al cospetto di emissioni dell'Atelier II che, nelle sue varie fasi produttive, è stato caratterizzato da una fase iniziale dove le emissioni hanno raggiunto un livello stilistico davvero vicino alle emissioni ufficiali (addirittura alcune emissioni fuse sono state realizzate ricavando gli stampi da monete ufficiali!). Ecco che diventa quindi fondamentale, tanto per l'esperto/appassionato del settore quanto per il neofita, ricorrere alla consultazione del lavoro di Bastien. Poi ci sono numerosi saggi e articoli di approfondimento di autori come Gricourt, Hollard, ecc che hanno analizzato ancor più attentamente la produzione dell'Atelier II identificando nuove tipologie e proponendo altre attribuzioni. Quanto alla motivazione del proliferare dell'Atelier II e conseguentemente di tutte le altre zecche locali indubbiamente vi è una forte motivazione legata al "lucro", al guadagno fraudolento. Non è pensabile che l'Atelier II (e a maggior ragione gli altri) fossero centri di emissione autorizzata o comunque satelliti della zecca ufficiale. Tuttavia, dato l'elevato numero di imitazioni e soprattutto data l'importanza di Chateaubleau, ci dev'essere stata una qualche tolleranza da parte dell'autorità imperiale nei confronti di questa monetazione. Quanto alla confusione, per il popolo, credo non ce ne fosse. Come siamo in grado di distinguere noi una moneta buona da una marcatamente falsa, lo erano anche gli antichi. Specialmente i cambiavalute, i commercianti, gli esattori ecc Le monete nate con l'intento di essere dei "buoni falsi" avevano lo scopo di trarre in inganno. Le monete più marcatamente imitative e chiaramente non ufficiali, molto probabilmente rispondevano a una esigenza di circolante minuto per le transazioni quotidiane, serviva un numerale spicciolo di uso comune e destinato principalmente a soddisfare il bisogno di moneta nelle aree più rurali e lontane dai grossi centri cittadini dove il baratto aveva ancora un ruolo di grande rilevo. Certamente doveva esserci anche una sorta di possibilità di cambio di questa valuta locale (presso gli stessi centri di emissione imitativa?). Lo studio dei ripostigli, la loro composizione, l'analisi della tesaurizzazione ha fornito dati molto interessanti e, in linea di massima, si può dire che: 1) sono estremamente rari i ripostigli misti antoniniani/sesterzi, generalmente venivano tesaurizzati separatamente 2) sono meno comuni i ripostigli in cui le imitazioni e le emissioni ufficiali si equivalgono numericamente (sia per gli antoniniani che per i bronzi) 3) i minimi (ovvero quei radiati imitativi di dimensioni estremamente ridotte rispetto gli omologhi antoniniani ufficiali) quasi mai venivano tesaurizzati con gli antoniniani ufficiali o con le imitazioni di modulo e peso vicini alle emissioni regolari certo, ci sono poi le eccezioni, i casi particolari che stridono con queste linee generali e ovviamente necessitano di studi e contestualizzazioni specifiche, ma questo andamento da anche l'idea di come doveva essere organizzato il flusso circolante.3 punti
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Nel corso delle mie ricerche sui Buoni Partigiani emessi nel periodo bellico, mi sono imbattutto in un interessante studio a firma di Stefano Poddi. In particolare, nel lungo articolo dal titolo " Alfredo Pizzoni e i Buoni Partigiani del CLNAI" l'autore, oltre a ripercorrere tutta la storia di quel periodo, identifica il quantitativo, le serie e le tipologie dei biglietti utilizzati, con riprodotte le foto F/R dei biglietti. Avere un elenco delle tipologie, ma soprattutto dei numeri di serie utilizzati, è di particolare utilità per evitare a chi li colleziona, di incappare in falsi moderni. Riporto uno stralcio dell'articolo: "...La “ tiratura“ dei buoni partigiani del CLNAI e’ di fatto molto limitata, sono 400 biglietti cosi suddivisi: 100 biglietti da 10 lire “V. Emanuele II “ Serie 0309, 14 biglietti non consecutivi e Serie 0606, 86 biglietti non consecutivi 200 biglietti da 50 lire “Barbetti modificato (B.I.)” Serie U 22 da 009301 a 099400 e Serie S 26 da 046301 a 046400 100 biglietti da 100 lire “Barbetti modificato (B.I.)“ Serie R 39 da 086201 a 086300 Tra la fine degli anni ’50 e inizio anni ’60, sulla piazza di Milano ed poi in tutta Italia, sono apparsi biglietti molto simili a quelli appena descritti, nei valori di 1, 2, 5, 10 lire moltiplicate per cento: 100, 200, 500, 1.000 lire. Questi buoni partigiani sono riportati dai diversi testi e cataloghi di numismatica tra cui: G.Sollner, F.Gavello, G.Crapanzano, A.Moriccioli, F.Schwan e J.Boling, ecc., come le uniche banconote del CLNAI. Numerose sono le differenze rispetto ai buoni descritti precedentemente, fra le piu’ evidenti: I valori sono 4 invece di 3 e l’unico valore in comune con l’emissione ufficiale del CLNAI e’ il 10 lire il timbro lineare a inchiostro e’ in gomma e non in metallo, inoltre non e’ a rilievo il timbro tondo non e’ a secco ma e’ a inchiostro, inoltre nella dicitura nel contorno “ COMITATO DI LIBERAZIONE NAZ – PER L’ALTA ITALIA ” cambia un particolare: nell’originale c’e scritto NAZ. in queste invece NAZ – Questi biglietti pur non essendo nella lista dei biglietti stampigliati ufficialmente dal CLNAI e consegnata da Pizzoni alla Banca d’ Italia per il rimborso, potrebbero essere stati stampigliati da formazioni locali del CLNAI, hanno notevole interesse numismatico e storico, e sono presenti, in qualche decina di esemplari, in numerose collezioni pubbliche e private..." Allego il link relativo all'art citato. alfredo-pizzoni-buoni-partigiani-del-clnai Buona lettura.2 punti
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Un personale contributo all' interessante e bel post : Siamo al tempo di Stilicone e di sua moglie Serena quando la religione pagana era ormai al tramonto , non senza una accanita resistenza dell' elite del governo romano custode delle antiche tradizioni e degli "arcana imperii" 24 Febbraio 390/1 , si spenge il sacro fuoco di Vesta : https://www.la-notizia.net/2021/03/13/lo-spegnimento-del-fuoco-di-vesta-a-roma-e-la-maledizione-di-serena/ Il 24 febbraio 391 , per effetto del primo dei Decreti Teodosiani , tesi a cancellare ogni culto diverso dal Cristianesimo ed in particolare la religione politeista degli Dėi nell’ Impero Romano , fu spento il Fuoco Sacro che ardeva da un millennio nel Tempio della Dea Vesta nel Foro di Roma , simbolo sacro della Dea e della città stessa di Roma ed in stretta connessione simbolica con il Calendario Sacro legato alle attività agricole ed alla fertilità della terra . Quello stesso giorno fu sciolto l’ ordine delle Vestali che avevano l’incarico di mantenere il fuoco perennemente acceso e di custodire gelosamente il Palladio , uno dei sette “pignora imperi” , oggetti sacri che garantivano il potere e la sicurezza di Roma . Sulle sorti del Palladio resta il mistero . L’ oggetto sarebbe stato portato in Italia da Enea direttamente da Troia , poi fatto scomparire dalla Vestali nel 394 per evitarne la profanazione , ma le versioni non sono concordanti (Sul Palladio vedi Dionigi di Alicarnasso , Antichità romane I 69, 2-4 oppure Virgilio, Eneide, II 164-166) A conferma del periodo teodosiano che fu perido di stravolgimenti politico religiosi ci arriva anche una testimonianza di Zosimo , pagano , che narra di un fatto sacrilego compiuto da Serena moglie di Stilicone . da Zosimo "Storia Nuova" : “……….Quando Teodosio il Vecchio (I) dopo aver abbattuto la tirannide di Eugenio venne a Roma , ed indusse tutti a trascurare i riti sacri , vietando che le cerimonie fossero organizzate a spese pubbliche , sacerdoti e sacerdotesse vennero espulsi e nei templi non si tennero piu’ le sacre funzioni . Allora Serena , deridendo queste cose , volle visitare il Tempio della Grande Madre , appena vide che la statua di Rea portava una collana degna del Culto riservato ad una Dea , la tolse dal collo della Statua e la mise sul suo . Quando una Vecchia , una delle vergini Vestali , che era rimasta nel Tempio , le rinfacciò la sua empietà, essa la oltraggiò ordinando al suo seguito di cacciarla via . Allora costei lancio’ contro Serena , il marito e i figli tutte le imprecazioni che il suo atto sacrilego meritava . Ma Serena non tenne in nessun conto queste parole e usci’ dal Tempio splendidamente ornata . Spesso ebbe sogni e visioni che le annunciavano la prossima morte , lo stesso toccò anche a molti altri . E la Giustizia che colpisce gli empi riuscì a compiere il suo dovere . Serena pur essendo stata avvertita , non potè sfuggire al suo destino , ma porse al cappio quel collo che aveva cinto con l’ ornamento della Dea”2 punti
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@Poemenius sì. Direi un esemplare imitativo, molto degenerato quanto a stile, del tipo PAX AVG: al rovescio si vede una figura femminile che regge nella mano destra un elemento vegetale e una X della legenda che ben si adattano al tipo ufficiale imitato.2 punti
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@aemilianus253 Dovremo cercarci nei corridoi, perchè questa volta non partecipo con lo stand... Arka Diligite iustitiam2 punti
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Caro Chievolan cose sensatissime e dette/stradette milioni di volte . Purtroppo sembra che il buon senso non travalichi certi confini, non penetri cetti ambienti. la conseguenza e’ una caccia alke streghe all’acquirente/collezionisra del denarietto da ciotola che potenzialmente potrebbe rischiare mal di pancia da incubo e al contempo un’incuria che rasenta il ridicolo per il materiale che lo Stato stesso ammette di dover valorizzare ma poi preferisce impegnare le sue risorse nella fatua caccia al denarietto ricordo che la Sylloge ( dell’archeologico) di Firenze e’ stata promossa/finanziara da una primaria casa numismatica. Gli stea-utili bollettini delle collezioni del museo Nazionale Romano sono il risultato di una gigantesca - e gratuita - opera di volontariato collettivo da parte di privati senza i quali ancora oggi - a distanza di quasi 80 anni da quando la collezione fu donata al ‘Popolo’ ( non allo Stato) italiano dal re - non avremmo visto ancora un rigo pubblicato. Le risorse lo Stato ne ha e ne avra’ ancora di piu’ grazie al PNRR - ma pensate che a qualche funzionario sia venuto in mente di proporre progetti di catalogazione/valorizzazione degli immensi giacimenti di materiale ancora in attesa di catalogo/studi che li valorizzino (cito solo la Gnecchi - la piu’ importante collezione di monete romane a livello mondiale - come esempio) ? a volte penso che - in certi contesti - ad avere troppa ragione si rischia solo di fare la figura degli stupidi piuttosto - più’ importante- sarebbe approfondire se veramente esiste quell’aureo presso l’archeologico di Firenze. Qualcuno ha qualche contatto per verificare ?2 punti
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Ciao, nelle intenzioni di Postumo forse si ma in pratica bisogna ammettere che il risultato fu disastroso. Infatti da lì a pochi anni i moduli importanti in bronzo sesterzi, asse e dupondii scomparvero definitivamente. Riesumo' tali monetazioni importanti che nei primi due secoli dell'impero funzionarono benissimo perché c'era più disciplina e regole molto più chiare per le Zecche che battevano monete per poi tombarle definitivamente,grazie alla grande confusione ed approssimazione.Per gli abitanti dell'impero ai tempi di Postumo penso non fu certamente semplice districarsi con le monete che circolavano? ANTONIO2 punti
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Buon 5 Maggio a tutti. Non una Napoletana oggi, ma un bel gruppetto per Ferdinando IV. Manca il Ducato e qualche nominale rarissimo in oro per completare la serie tipologica.2 punti
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Buongiorno, vi presento il seguente esemplare chiedendovi, come da titolo "cos'è?". E ci aggiungerei di seguito... "che gli hanno fatto"? Domande prive di saccenza ma utili per trattare un tema non molto noto e non molto comune. Posso aggiungere ancora il peso che è 24,5 g. Saluti Illyricum1 punto
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Ho recentemente aggiunto in collezione questo due fiorini di Carlo Emanuele I che mi permette di parlare di quest'altra curiosità sabauda, le doppie date sulle monete di Carlo Emanuele I. Di particolarità nella monetazione Savoia ce ne sono parecchie, questa delle doppie date è una delle più strane e non ancora chiarita. Per una decina di anni all'inizio del '600 nella zecca di Torino si sono avvicendati diversi zecchieri, questo potrebbe aver dato qualche problema, anche perché le monete con doppia data conosciute sono concentrate in quel periodo. Si conoscono la Quadrupla con data 1610/1605 e quella con 1607/1605. Il Testone con data 1607/1606. I Due Fiorini 1611/1607 e quello con 1611/1610. Esiste poi, non ancora censito su nessun catalogo o volume, quello pubblicato sul nostro catalogo con date 1613/ 1610. La moneta che ora voglio mostrarvi è proprio con questa particolarità.1 punto
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Un esemplare di tetradrammo che il compilatore del catalogo ricorda interessante per l'airone che al rovescio si accompagna alla figura alata di Nike . Sarà tra un paio di settimane in asta Nomos 24 al n. 18 .1 punto
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Provo con un 25 Qirsh siriano 1947 https://en.numista.com/catalogue/pieces13935.html1 punto
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Non l’etica bensi l’interpretazione delle leggi1 punto
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DE GREGE EPICURI Sì, credo sia proprio Amaseia; un bel bronzo simile (non proprio identico) anche a questo:1 punto
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non ci riesco proprio, ormai la mente va in tutt'altra direzione, figurati che nonostante gli aiuti, e sapendo che è europea, sono andato a vedere le monete della Colombia! Speriamo che qualcun'altro riesce a riconoscerla.1 punto
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E' lei! Tutte le monete che nascondo per i quiz sono mie e già postate in qualche discussione1 punto
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Buona serata rispolvero questa discussione per presentare questa moneta del Costa Rica, 500 colones 2021, commemorativa del 200° anniversario dell'indipendenza.1 punto
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Congtatulazioni per questa interessante iniziativa1 punto
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Altro pilastro fondamentale è Gpittini senza alcun dubbio, lo disturbo a volte per approfondire le mie conoscenze soprattutto sulle provinciali, suo attuale terreno di caccia ?, per quanto riguarda te, Grigioviola, diverrai il mio eroe al 100% quando mi troverai un Laelianus non attribuito , anche in stato pietoso, attendo fiducioso ?1 punto
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a me sembra qualcosa di imitativo del III secolo...tipo Tetrico... @grigioviola ...?1 punto
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Come scrivevo prima, il fatto che tuo nonno fosse un collezionista non è garanzia assoluta per l'autenticità. Anche tuo nonno potrebbe aver preso un abbaglio. Tuttavia, se tu non dubiti della genuinità delle scelte collezionistiche di tuo nonno, potrebbe valer la pena investire da parte tua qualche decina di € per far periziare la moneta da un perito numismatico.1 punto
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Ma scorgi qualche traccia di appiccagnolo che possa rimandare al timbro per il pane che hai appena inviato? E se spostassimo la discussione nella sezione ARCHEOLOGIA? Buona giornata.1 punto
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Ma è nel XIII secolo che si hanno le monete che reputo più"famose" : imitazioni e contraffazioni del grosso veneziano e monetazione in Ag1 punto
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Si nell'arco temporale che va dal X al XV secolo. Si tratta di imitazioni più o meno fedeli della monetazione dell'impero romano d'oriente, follis e scodellati , per esempio1 punto
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Buonasera, complimenti. Bella moneta e -a mio parere- anche bel colore. https://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-PZI/2 Saluti, Domenico1 punto
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Roma, certamente in un caso così non si può escludere completamente Valentiniano III per esempio RIC 2118, anche se Onorio è assai papabile1 punto
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Chiedo scusa per l'intervento. Sicuro che sia una romana? Mi pare più greca, un didramma d'argento di Cumae? Sempre che sia argento.1 punto
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Il re non c’entra - lui partecipava e comprava per la sua collezione ( spesso poi se le faceva vendere prima). qui invece parliamo di acquisizioni da parte di istituzioni statali (Musei). Acquisizionj che lo Stato sul metcato non fa piu da tempo. Oggi purtroppo vige spesso la confisca - istituto quasi sconosciuti 100 anni fa1 punto
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17º incontro svolto ieri. Quella di ieri è stata una serata particolarmente importante e degna di essere ricapitolata per una serie di motivi. Innanzitutto abbiamo raggiunto il record di persone connesse totali (10). Inoltre è stata la riunione durata più di tutte, 3 ore molto intense e ricche di conoscenze condivise. siamo riusciti a far partire un progetto e a farlo funzionare in modo automatico ed efficace. Siamo diventati una vera e propria agorà virtuale nel quale collegarsi e passare del tempo a condividere le nostre passioni numismatiche. Ieri notte la riunione è terminata solo perché si era fatto eccessivamente tardi, altrimenti gli argomenti erano così coinvolgenti che sarebbero proseguiti ancora per chissà quanto! alla prossima ragazzi ??1 punto
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I bronzi ufficiali di Postumo sono stati emessi un'unica zecca ovvero la sola zecca attiva nella fase in cui vennero emessi: Treviri. La zecca di Lione non fu mai operativa durante l'impero gallico, venne aperta da Aureliano dopo la riannessione delle province separatiste galliche e dopo una prima emissione di due tipi presso la zecca di Treviri, che chiuse appunto in favore dell'apertura/spostamento a Lione. La zecca traduzionalmente identificata con Colonia è da identificare in realtà con Treviri in quanto Colonia venne aperta solo verso la fine del regno di Postumo con le emissioni contraddistinte dalle marche di questa zecca. Pertanto ne derivca che i bronzi ufficiali di Postumo sono stati emessi in una sola zecca e che questa è Treviri. Un altro cospicuo corpus di bronzi (anche di ottimo stile) è stato emesso dall'atelier II ovvero un atelier locale assai grosso e importante che batté sia moneta bronzea (conuiata e fusa) che antoniniani. La variabilità di pesi, diametri ecc va pertanto valutata rapportando ufficiali con ufficiali e imitative con imitative. Nel panorama delle ufficiali la variabilità è relativa e possono essere ritenute emissioni omogenee. In più vanno analizzate raportandole in base al loro presunto valore (corona radiata e corona laureata). Per le imitative invece la faccenda è molto più complessa. Con la quantità di "materia prima" ricavabile da un sesterzio se ne producevano diversi quindi vien da sé il calo metrico e ponderale. La necessità di moneta divisionale, la penuria di materia prima, la riforma "fiduciaria" messa in atto da Postumo, furono tutti elementi che portarono al proliferare della produzione imitativa (di bronzi) che nell'arco di poco tempo di fatto fece degenerare il sistema "sesterzio laureato / radiato" e posero di fatto fuori dalla circolazione monetaria l'uso di tale nominale (che era già scomparso qualche tempo prima negli altri territori dell'impero centrale).1 punto
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Temevo che l’intervento chiudesse con l’invito allo Stato a provare a far sequestrare la moneta, non a comprarla… sono fortune ?1 punto
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Secondo me, parere personale, subiranno un ribasso le divisionali FDC con il 5 euro bimetallico. Le altre divisionali (FDC o FS) o i 2 euro commemorativi di solito riescono a terminarli tranquillamente. Il problema per loro sono diventati gli argenti1 punto
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Tra Magna Grecia e Sicilia: il caso di Skylletion Molteplici sono i casi di monete rinvenute nell’Italia meridionale per le quali il centro di emissione e la peculiare tipologia restano di controversa definizione. L’assenza di solidi elementi di ancoraggio e di puntuali confronti impediscono infatti sia di definire a pieno gli aspetti squisitamente numismatici sia generano non poche difficoltà sul piano della valutazione cronologica e dell’inquadramento storico. Exempli gratia un esemplare (unicum) con testa di Sileno/due chicchi di grano entro quadrato incuso e iscr. ΣVΡΑ(?), oggetto di studi abbastanza recenti e a cui particolare attenzione è stata dedicata proprio all’interno del forum: https://www.lamoneta.it/topic/202880-le-prime-di-siracusa/ Un ulteriore caso di studio, non meno dibattuto, è rappresentato da una serie ben nota su base bibliografica dalla fine del XIX secolo, se non prima, il cui computo degli esemplari si è implementato in progresso di tempo valicando ampiamente le 50 unità. Si tratta di monete in bronzo anepigrafi con moduli compresi tra 22 e 17 mm caratterizzate dai seguenti tipi (fig. 1) : D/Testa maschile a s. con elmo conico (pileus?) talora laureato. R/ Scylla a s. con braccio d. proteso e remo nella s. 1 - Künker 318, 2019, 290 (ex Savoca N. 10, 2016, 26) Sul piano ponderale i valori risultano compresi tra gr. 13,16 e 5,13 benché numerosi valori degradati (anche in modo intensivo) derivano in massima parte dal notevole grado di usura dei pezzi, che in ogni caso registrano un complessivo addensamento delle frequenze nella fascia compresa tra a gr. 7,30 e 7,20 circa. Interpretazione Per il carattere anepigrafo e la peculiare tipologia le monete in oggetto, buona parte delle quali riconiate su litre dionigiane del tipo testa di Athena/ippocampo (fig. 2), appaiono nella storia degli studi numismatici alquanto dibattute. 2 - CNG-Triton V, 2002, 193 SICILY, Mercenaries? Circa 344-336 BC. Æ Litra (8.62 gm). Male head left, wearing pileus / Skylla left, holding club over left arm. SNG ANS 800 (Skylletium in Bruttium); Calciati III pg. 319, 1; SNG Copenhagen 1992 (Skylletium); SNG Morcom 878; Laffaille -; Virzi 457 (Skylletium). Near VF, brown patina. Appears to be overstruck on a Syracusan litra, Athena/Hippocamp (Calciati II pg. 87, 42), with a trace of the hippocamp's tail visible on the pileus. Often attributed to Skylletium in Bruttium on the basis of the Skylla on the reverse, this type has been found in excavations in Locri and in north-central Sicily, and as is the case with this coin, is often times overstruck on a Syracusan litra. Una breve messa a punto della questione in J. Morcom, “Some South Italian Questions”, in S. Mani Hurter-C. Arnold-Biucchi curr., Pour Denyse. Divertissements Numismatiques, Bern 2000, 161-3; M.H. Hansen – Th.H. Nielsen curr., An Inventory of Archaic and Classical Poleis, s.v. Skylletion, 258. Generico risulta invece l’inquadramento di Rutter (HN, p. 192, n. 2565). L’attribuzione è stata negli studi numismatici alquanto controversa e l’emissione riferita a centri diversi: a) Cuma (Head, HN, 37) b) Skylletion/Scolacium (odierna Roccelletta di Borgia, CZ: Sambon 1870, 358 e pl. XXIV, 37; Garrucci 1885, 161, tav. CXIII, 25. V. in proposito M. Govers Hopman, Scylla: Myth, Metaphor, Paradox, Cambridge 2012, 146). c) Sicilia (Calciati) d) Settore meridionale della Calabria (phrourion di Scylla: Castrizio) a-b) Tralasciando l’ipotesi dell’attribuzione a Cuma, ormai definitivamente abbandonata, uno dei principali elementi addotti a favore della localizzazione del centro di emissione nella greca Skylletion, risiede nell’interpretazione dell’immagine del rovescio (Scylla) come “tipo parlante”, allusivo al nome di un centro ben noto alle fonti letterarie. Esse, tuttavia, prospettano localizzazioni differenti: città della Sicilia (Steph. Byz. s.v. Skylletion fr. 320 Lasserre; Lycophr., Alex., 852-5); territorio gravitante in orbita crotoniate fondato dall’ateniese Menesteo e collegato ai nostoi (Strab. VI 1, 10 C 261. Cfr. Plin., NH III, 95; Solin. II, 10) o da Ulisse che nella tradizione post-virgiliana (Serv. ad Aen. III, 553: navifragum Scylaceum) vi avrebbe fatto naufragio, una testimonianza che forse evidenzia la pericolosità e l’insidia dei venti che dovette essere sperimentata anche dai Romani all’altezza del golfo di Scillezio. Ai dati forniti dalla tradizione letteraria si aggiungono quelli delle esplorazioni archeologiche condotte nel secolo scorso, a seguito delle quali Skylletion venne identificata con Roccelletta di Borgia (CZ), benché l’originario assetto urbanistico della colonia greca appaia non più visibile in quanto del tutto obliterato dalle strutture di epoca romana. Per l’età greca la documentazione restituita risulta scarsa e desultoria e limitata a materiale ceramico attico a figure nere databile nella seconda metà del VI secolo a.C. e a più tardi frammenti a figure rosse di età ellenistica. Sulla base di un passo purtroppo corrotto della citata Alessandra di Licofrone (852-5) che restituisce una supposta menzione di Athena Skyletria, è stato ipotizzato nell’area un culto Athena Skyllatia che secondo alcuni studiosi troverebbe un possibile ancoraggio nella denominazione assunta dal centro in età imperiale (Scolacium Minervium. Si veda R. Spadea cur., Da Skylletion a Scolacium. Il parco archeologico della Roccelletta, Roma-Reggio Calabria 1989) Si tratta in ogni caso di rinvenimenti che concorrono a valorizzare sul piano topografico la posizione strategica del sito, la cui fondazione, forse un originario epineion alla foce del Corace, dovette rientrare in quel processo di espansione della chora crotoniate in atto forse già alla fine del VII secolo a.C. Dal versante ionico attraverso l’istmo scilletico Crotone mirava infatti al controllo e alo sfruttamento delle principali arterie di comunicazione che attraverso le aree interne della regione lametina consentivano un immediato sbocco verso l’area tirrenica, come ben documentano la conquista di Temesa alla fine del VI secolo – centro gravitante fino al 510 in orbita sibarita - e la fondazione di poco successiva - inizi V sec. - di Terina (od. S. Eufemia Vetere. Per una messa a punto della questione v. anche G. Genovese, I santuari rurali nella Calabria greca, Roma 1999, 94 ss.). Per Freeman (History of Sicily, IV, Oxford 1894, 203), che cita Cassiodoro, si tratterebbe di Roccella del Vescovo soprattutto alla luce dei numerosi rinvenimenti dall’area e dagli scavi di Locri (P. Visonà, The Coinage of Skylletion: an archaeological note, “SM” 40/1990, 91-3; N.K. Rutter, Campanian Coinages 475-380 B.C., Edinbourgh 1979, 41). c) Per un’emissione ascrivibile e non meglio identificati mercenari prodotta forse nel comparto centro-settentionale della Sicilia, a Scillezio, propende invece Calciati (CNS 3, 319), che riconosce nel tipo del D/, così come nelle serie di Entella e, forse di Mitistrato, il riferimento ad una divinità guerriera (Mamers?) che veicolerebbe (e suggellerebbe) il collegamento con il mercenariato. d) Castrizio (La monetazione mercenariale in Sicilia. Strategie economiche e territoriali fra Dione e Timoleonte, Soveria Mannelli 2000, 58-9; Id., Quattro serie monetali di oppida autonomi nel Bruttium meridionale, “Quad. Arch. Mess.”, 7, 1992, 44-7) accoglie l’ipotesi di un’emissione mercenariale - come già prospettato da Calciati (CNS, 3, 319) – ma ne individua il centro di emissione nel settore meridionale della Calabria in età dionigiana, un periodo storico segnato dal sorgere di numerose roccaforti militari in mano a ex mercenari dionigiani, secondo modalità ben note e sperimentate già in ambito siceliota. Tali phrouria sarebbero stati infatti promossi dallo stesso Dionisio I, che avrebbe elargito ai mercenari terre al posto del tradizionale misthos, facendo dell’emissione monetale uno strumento di controllo e gestione dei suoi territori, per la maggior parte oppida brettii (tra cui forse Hyporon, Noukria, Mystia), sorti in un periodo - dall’età dei Dionisii all’arrivo di Timoleonte - denso di eventi traumatici e destabilizzanti. La distruzione di Rhegion, il ridimensionamento della sua chora ad opera di Dionisio I (387-6 a.C.) e la successiva ricostruzione della città con il nome di Phoibia da parte Dionisio II (358 a.C.), segnarono infatti un drastico mutamento dell’assetto socio-politico della Calabria meridionale, determinando ampi vuoti di potere che favorirono il nascere di nuovi centri abitati oppure l’insediamento da parte di mercenari italici di territori già occupati dagli indigeni. Si trattava di arroccamenti militari a cui, evidentemente, era stato concesso il diritto di battere moneta ma sempre in posizione subordinata all’egemonia siracusana. Sulla base di queste osservazioni, Castrizio assegna le monete con t. maschile/Scylla non a Skylletion bensì a Skyllaion, la rupe all’ingresso dello stretto di Messina e precedentemente annessa al territorio reggino, già fortificata da Anaxilas (Strabo VI 1,5), e forse sede di un presidio di mercenari di Dionisio I di Siracusa dal 386 a.C. Sul piano tipologico Castrizio, sulla scia di Manganaro (Dai mikrà kermata al chalkrokratos kassiteros in Sicilia nel V sec. a.C., “JNG”, 34, 1984, 22 e nt. 39), identifica la testa maschile del D/ con Odisseo a motivo del pileo, il classico copricapo del viandante, rilevando come proprio alla rupe scillaica fossero associate le vicende mitiche legate ai viaggi dell’eroe. In questa direzione sembrerebbero ricondurre anche i dati di circolazione. Nello specifico, rinvenimenti di monete da contesti noti si registrano nelle seguenti località (i dati sono tratti da G. Gargano, Una moneta di Methana da Castellace? Nuove ipotesi su una zecca ME- in Italia meridionale, “SNR”, 87, 2008, p. 32 a cui si rimanda per una più ampia bibliografia): area di Skylletion/Scolacium (2 ess.) versante ionico della Calabria (numerosi ess.) Palmi, loc. Donna Canfora (1 es.) territorio locrese (7 ess., dei quali uno dal ripostiglio rinvenuto nel 1986 in località Marasà in associazione con tre stateri AR acarnani, un hemilitron di Agatocle e 1 AE illeggibile) Monasterace marina (antica Caulonia): 1 es. da una collezione privata di provenienza locale Le presenze monetali di “Skylletion” risultano pertanto non particolarmente cospicue nel Bruttium mentre una considerevole quantità di esemplari è stata rinvenuta nella zona centro-settentrionale della Sicilia (E. Arslan, La moneta, in R. Spadea cur., Da Skylletion a Scolacium, cit., 189-91; S. Garraffo, La monetazione dell’età dionigiana: contromarche e riconiazioni, in La monetazione dell’età dionigiana, Atti VII Conv. CISN-Napoli 1983, Roma 1993, 229 con bil. prec.). Si impone pertanto un’attenta riflessione sulla possibilità di localizzare la zecca nell’area brettia dello Stretto, benché incerta appare l’ipotesi di una sua collocazione presso Scillato, ai piedi delle Madonie occidentali (V. Cammarata, Da Dionisio a Timoleonte. Problemi di numismatica della Sicilia antica, Modica 1984, 120 su cui v. G. Manganaro, in “Gnomon”, 60, 1988, 456). Se invece il centro dovesse ubicarsi in Sicilia, la presenza di numerario di Skylletion a Locri costituirebbe un aspetto non secondario, considerata la cospicua quantità di bronzo siceliota rinvenuto nella città magno-greca (M. Taliercio Mensitieri, Problemi monetari di Hipponion e delle città della Brettia tra IV e III sec. a.C., in M.L. Napolitano cur., Crotone e la sua storia tra IV e III sec. a.C., Napoli 1993, 169 con bibl. prec.). Alla luce della documentazione disponibile la questione dell’esatta localizzazione ed interpretazione di queste monete resta tuttavia ancora dibattuta. Allo stato attuale della documentazione si può solo osservare che l’assenza dell’etnico, le opzioni tipologiche (testa maschile pileata), la compattezza della serie e le frequenti riconiazioni su litre dionigiane costituiscono indizi che sembrerebbero ben descrivere i caratteri di un’emissione connessa a pratiche mercenariali. Link alle principali discussioni su Skylletion: https://www.lamoneta.it/topic/177785-skylletium-e-la-sua-moneta/ https://www.lamoneta.it/topic/117212-una-misteriosa-emissione-mercenariale/ https://www.lamoneta.it/topic/142882-le-pi%C3%B9-belle-rappresentazioni-di-guerrieri/?do=findComment&comment=19385361 punto
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grazie per le vostre risposte. mi scuso per il mio post incompleto, dovuto al poco tempo quando l'ho scritto. diametro al calibro: 33,60 mm peso al bilancino 20,00g allego anche due foto del bordo credo anche io che sia stata lucidata nelle zone piane, ma giuro che non sono stato io... ? saluti, Alberto1 punto
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Posso farle vedere insieme , al tatto sono altrettanto distinguibili.1 punto
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Continuo con il millesimo 1848, Peso grammi 16,59. Magliocca 709 NC Variante al dritto: busto decentrato.1 punto
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Buongiorno a tutti, Aggiungo a questa bellissima discussione sulle varianti una 1835 senza nessuna punteggiatura al rovescio. Saluti Raffaele.1 punto
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Posto il mio 1831, che ho comperato da Crippa nel 2009 per 1900 Euro, giudicata qSPL/SPL E' stata l'ultima che ho messo in collezione e mi ha permesso di completare la raccolta degli Scudi di Carlo Felice, quindi è una delle monete a cui sono più affezionato. Sugli Scudi di Carlo Felice, però permettetemi qualche considerazione personale che i manuali non riportano. Il 1831 è il millesimo più ricercato e forse il più raro. (Il Carboneri riporta anche la "moneta fantasma" 1831 Ge che, probabilmente ( Carlo Felice morì il 27 Aprile 1831 ) fu coniata a nome di Carlo Alberto ( infatti il 1831 Ge del nuovo Re ha la stessa tiratura: 450952 ). Gli Scudi dei primi anni di Carlo Felice 1821 - 1824, presentano la caratteristica di essere piuttosto rari, ma soprattutto di essere quasi impossibili da trovare in conservazione da BB in su ( a parte l'eccezione di qualche Raccolta importante che viene posta in vendita ). Probabilmente è dovuto al fatto che gli Scudi di Vitt.Em. I hanno una tiratura limitata, questo taglio mancava per le transazioni importanti e quindi i " primi anni" di Carlo Felice circolarono molto. A differenza del 1831, che venne sostituito da quello coniato a nome di Carlo Alberto, difficile da trovare perchè raro, però proposto quasi sempre in conservazione accettabile. Pertanto, è uno di quei casi che la Rarità dovrebbe essere rapportata alla conservazione. Ad esempio, per me un 1821-1822 in conservazione BB+ o qSPL dovrebbe avere una valutazione superiore all'analogo 1831. E' un mio modesto parere e vorrei sentire le vostre opinioni. Ciao Beppe1 punto
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...tieni conto però del fatto che i venditori di falsi spesso esitano come falsi i falsi pacchiani e come autentici i falsi migliori! L'ho riscontrato più di quarant'anni fa in Grecia, da uno che si dichiarava, in Italiano: "Giorgio, ladro onesto", e invece era solo ladro! :D1 punto
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Su suggerimento di Numes, apro questo thread, con lo scopo di "inventariare" le varie monete che fanno uso nelle rappresentazioni araldiche del metodo "pietrasanta" e - possibilmente - di "scoprire" la prima / le prime monete ad utilizzare questo sistema. Per chi non lo sapesse, il metodo "Pietrasanta" (dal nome dell'inventore, che codificò questo sistema agli inizi del 1600) è un metodo che consente di indicare i vari colori (smalti e metalli) di uno stemma facendo uso di righe e punti. Lo riassumo in breve, ricapitolando i colori più importanti 1) Argento: né linee né punti 2) Oro: tanti puntini sparsi 3) Nero: Nero o una griglia di linee orizzontali e verticali intersecantisi 3) Rosso: linee verticali 4) Azzurro: linee orizzontali Ad esempio nello stemma seguente ( http://www.lamoneta.it/index.php?act=Attac...e=post&id=25368 ) si intravedono nelle losanghe le linee orizzontali che indicano l'azzurro.1 punto
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Sicuramente questo sistema è stato codificato all'inizio del '600 ma doveva essere in uso già da tempo. Ho verificato sul Muntoni per quanto riguarda le monete papali e per quanto la qualità delle foto e la conservazione dei pezzi non sia sempre ottimale si vede chiaramente questo tipo di rappresentazione in alcuni pezzi ad esempio di Papa Pio V (1566-72). Mi sembra comunque si possa affermare che l'uso del sistema Pietrasanta diventa sistematico almeno a partire dal primo quarto del settecento. Ho trovato casi precedenti in cui si utilizza la rappresentazione a tratteggio ma apparentemente con una convenzione diversa: ad esempio su monete di Papa Alessandro VII (1655-67) in cui i campi dello stemma inquartato (d'azzurro e di rosso) sono rappresentati come se fossero d'argento e d'oro, e ancora prima su alcune monete di Papa Pio II (1458-64) dove il campo d'argento viene rappresentato quadrettato come se fosse di nero. La questione andrebbe comunque approfondita perchè ad esempio sul Berman sono riportati disegni (non foto) di monete degli antipapi del periodo dello scisma d'Occidente (fine XIV - inizio XV secolo) con stemmi rappresentati secondo il sistema Pietrasanta; però poi di questa rappresentazione non ho trovato riscontri sulle foto delle monete reali che peraltro, come ho detto prima, non sono sempre eccellenti. Ciao, P. :)1 punto
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