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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 04/20/22 in tutte le aree

  1. Ciao a Tutti, posto una mia Piastra del 1856 simile a quella di @QuintoSertorio in quanto noto una "sospetta" battitura dell'ultima cifra della data ( 6 su 5 ). Difficile dire se sia così, oppure un semplice esubero di conio. Per questo chiedo a voi qualche delucidazione in merito. Buona Serata
    4 punti
  2. Buonasera a tutti, nel frattempo vado avanti con il mio 5 Tornesi 1833 Magliocca 599 Molti rimarranno inorriditi per la conservazione, ma al momento ho questo in attesa di migliorarlo.? Saluti Alberto
    3 punti
  3. eccola da Perassi 2011
    3 punti
  4. Ciao è un sesterzio originale, martellato, forato in epoca coeva e usato come gettone successivamente alla foratura, ne ho visti parecchie di monete usate come pedine sempre dopo essere state martellate ( devo averne anche una ) e sempre sesterzi e in maggior parte di Adriano, la chiusura della frattura è proprio dovuta al trattamento di martellatura che ha fatto chiudere le due parti, si vede bene che il foro è antecedente all'uso come pedina, infatti il metallo è usurato anche sulla parte di metallo che è stata spostata quando è stata forata, evidentemente non con una fresa ma con qualcosa che ha spostato il metallo nel foro di uscita. Da quel che vedo la moneta aveva già circolato parecchio prima di questo trattamento visto che le immagini sia al dritto che al rovescio risultano già parecchio consumate, fatto non dovuto al gioco in quanto il bordo rialzato proteggeva le immagini, il bordo ottenuto con la martellatura risulta molto consumato dallo sfregamento su superfici ruvide come i sedili degli anfiteatri, ho visto in molti teatri, anfiteatri e circhi, incise sui sedili o all'esterno vicino alle entrate tavole da gioco anche queste molto consunte, segno che gli spettatori nei momenti di attesa ingannavano il tempo giocando, probabilmente il proprietario di questa pedina era un'assiduo frequentatore di questi luoghi e portava la sua pedina appesa al collo per non dimenticarla. Silvio
    3 punti
  5. Gens Coponia La Gens Coponia era una Famiglia plebea di Roma conosciuta a Roma durante il I secolo a. C. Il più famoso della Gens dovrebbe essere stato Caio Coponio, pretore nel 49 a.C. , un partigiano di Pompeo , che sebbene proscritto dai Triumviri nel 43 , fu successivamente perdonato da Ottaviano e divenne un membro del Senato , molto rispettato . I Coponii provenivano originariamente da Tibur , dove è stata trovata un' iscrizione che ne porta il nome , infatti che questa Gens fosse originaria di Tibur (Tivoli) e’ ampiamente attestato in questo vecchio libro del 1927 : Da : https://web.archive.org/web/20150402211737/http://www.societatiburtinastoriaarte.it/STSA-resources/pubblicazioni/sfst/SFST_05_1927.pdf , sotto un estratto circoscritto alla Gens trattata : SECOLI IV a C. - IV d. C. , Gens COPONIA “Famiglia ragguardevole Tiburtina, non si sa bene se del ceto patrizio o plebeo. Essa diede pare molti uomini illustri. Tito Coponio, forse capostipite della stessa famiglia, e qualificato da M. Tullio Cicerone qual personaggio di somma virtu e dignita', summa virtute et dignitate, di facondia e d' ingegno. A lui, come all' altro tiburtino L. Cossinio, venne concessa la cittadinanza romana, secondo lo stesso Cicerone ... Quo modo, dice l'Oratore, ex eaclem civitate (Tibure) Titus Coponius, cieis item sinnma virtaie et dignitate - nepotes T. et C. Coponius nostis - daninato C. Masene cieis Rommuis est _kraus? op (Ora Ho pro L. Corn. Ba8o XXIII. 53 Ed. Lipsiae 1886). Sono qui notati due nipoti di T. Coponio, cioe Tito e Caio. Contemporaneamente viveva in Roma. un Marco Coponio. Questi sperava succedere nei beni di Tito, perche non vedeva di esso discendenza. Ma Tito fece testamento, istituendo la prole nascitura dalla propria moglie incinta credo delle sue sostanze e ad essa sostituendo un Marco Curio di cui non sappiamo quali relazioni passassero con Tito . Morto costui si venne a conoscere che era insussistente la gravidanza della moglie di Tito Coponio. Onde Marco Coponio reclamava l'eredita, come cognato, contro Marco Curio che a sua volta la diceva sua. Questa questione giuridica agitossi in Roma. Due esimii oratori di chiara fama presero a trattare la causa. Lucio Crasso per Curio ; Quinto Scevola per Coponio. II dibattito desto’ grande interesse per ragioni che sarebbe troppo lungo ricordare. La sentenza pare del consesso dei Centumviri favorevole a M. Curio, M. Coponio quindi non pote’ entrare nell'eredita d' un suo parente. Da quest'ultimo M. Coponio nacque C. COPONIO, che durante le fazioni fra Cesare e Pompeo, prese il partito di quest' ultimo ed era rivestito della carica di Pretore, siccome sappiamo dall'epistola 17 (lib. VIII) di Cicerone ad Attico. C. Coponio ebbe poi il comando d' una flotta di navi Rodiane per opporsi al passaggio di Cesare in quelle acque (CAES. de Bell. civ. lib. III c. 5.). Combatte strenuamente in varie fazioni sul mare fino alla disfatta di Farsalia, in cui tramonta l'astro di Pompeo. Cicerone chiama Caio Coponio hominetn prudentem atque doctutn (De divin. lib. I). A questa famiglia appartenne un QUINTO COPONIO, che viene ricordato da Plinio (1. XXXV c. 12), uomo piuttosto ambizioso, e un altro Coponio artista statuario, di cui parla lo stesso Plinio (lib. XXXVI c. 5). Di un Coponio, duce della cavalleria nella Giudea sotto Augusto parla Giuseppe Flavio nelle Antichita Giudaiche (lib. XVIII C. I.). Un altro Coponio cavaliere Romano fu mandato dallo stesso Imperatore qual procuratore pei beni confiscati al figlio d'Erode Archelao e per reprimere l'audacia d'un tal Simone Galileo, che incitava i connazionali a non pagare it Tributo ai Romani « Igitur Archelai finibus in Provinciam redactis procurator Coponius quidam Eques Romanus missus est, ea sibi a Caesone potentate mandata. Hoc disceptante, Galilaeus quidam Simon nomine defectionis arguebatur quia indigenos increparet, si tributum Romanis pendere paterentur etc. n. (De hello Iud. Lib. II c. 7). Bastera’ aver ricordato questi personaggi dell'illustre famiglia Coponia, originaria di Tivoli e trasferitasi poscia in Roma. Tre iscrizioni tiburtine, in cui si fa menzione dei Coponii possono leggersi in Cabral e Del Re e nel Volpi. Una di questa ricorda un altro personaggio di questa famiglia : CNEO COPONIO EPAGATO , esso insieme con Lucio Minucio Niceforo Maestro Erculaneo Augustale dedica a proprie spese nel tempio d'Ercole o fuori di esso una 'statua alla Fortuna Pretoria ( Iscr. presso Cabral e Del Re. Delle Ville etc. p. 12). Di piu’ un'iscrizione, che era nella salita per andare a San Valerio, ricordava Coponio Gemino figlio di Lucio, e Coponia Gernina figlia dello stesso Lucio. Un altro marmo nel cortile di casa Boschi ricordava pure Tito Coponio figlio di Tito (diverso dal sopra menzionato), il quale era Edile della citta’ insieme con C. Aufestio. Un CAIO COPONIO compare quale Pretore in Roma la cui effige colla scritta Caius Coponius Praet. S. C. avente al rovescio gli emblemi d' Ercole Vincitore venerato dai Tiburtini , cioe’ , colla e clava , colla pelle del Leone Nemeo (presso Fulvio Orsini” I Denari che portano al retro il nome di C. COPONIO furono emessi dalla Gens Sicinia a nome di Q. SICINIUS , in quanto C. Coponio in qualita’ di Pretore , come il PR che compare nelle monete , non poteva battere monete , serviva quindi l’ autorizzazione del Senato affinche' il suo nome potesse comparire nelle monete , ovvero un Senatus consultum , SC nelle monete . Primo Denario , al D/ : testa diademata di Apollo a destra , davanti Q. SICINIUS , dietro III VIR , sotto una stella , al R/ : clava di Ercole ricoperta dalla pelle di leone con testa di profilo , a destra un arco e a sinistra una freccia , legenda a destra C. COPONIUS , legenda a sinistra PR. S.C. Secondo Denario , al D/ : come il precedente ma con testa di Apollo a sinistra e con legende invertite al R/ : come il precedente Fonte : Cicerone , Appiano , Babelon , rete
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  6. Mio parere: per me si tratta di punti di allineamento utilizzati per costruire i coni. Ne ho trovati molti esempi nei soldini (vedi mio libro)
    2 punti
  7. Potete continuare a discutere di tutto e niente qua su Agorà. Grazie.
    2 punti
  8. Chiedo scusa se mi permetto ma quel tipo di segnetti non possono assolutamente derivare da "sopravvissuti sul tondello dopo la coniazione", visto la tipologia di graffi e tenuto conto della forza impressa dal conio, sono invece riconducibili ai classici graffietti minimi che si creano da contatto tra monete, in altre parole la moneta ha vissuto nella sua storia a contatto con altre, magari in qualche ciotola o cassetto. Un saluto.
    2 punti
  9. Ciao @pippo78 anche in questo caso, la moneta sembra UNC ossia non circolata o se ha circolato, lo ha fatto decisamente molto poco. Forse chi l'ha ricevuta come resto dopo essere stata prelevata da un rotolino l'ha messa subito da parte . Non può definirsi FDC proprio per i numerosi graffi. Sebbene siano superficiali e ad occhio nudo sono sicuro che nemmeno si vedono, penalizzano comunque lo stato di conservazione della moneta. Per questo penso che tutto sommato un qFDC ci possa pure stare. Come ho detto altre volte il tipo di foto a mio avviso penalizza la moneta. C'è da dire inoltre che in questa tipologia spesso piccoli graffi sono già presenti sul tondello prima che sia coniato e la botta che riceve il tondello durante la coniatura non li elimina completamente. Queste sono monete che solo avendole in mano si può stabile il vero stato di conservazione. Complimenti, sono sempre belle le monete che posti. saluti
    2 punti
  10. Cette monnaie est bien distincte des monnaies du trésor d'Auriol. Sur les 1300 monnaies du trésor (soit environ 60 %) étudiées par A Furtwangler aucune monnaie de ce groupe n'apparait dans le trésor. Blancard qui a décrit le trésor quelques jours après sa découverte (1867) ne mentionne pas ce groupe. Ce groupe ne s'est également jamais trouvé de façon isolé sur le territoire provençal. Depuis de nombreuses années la confusion est entretenue par certains marchands en attribuant systématiquement ce groupe au monnayage marseillais pour des raisons évidentes de prix plus importants sous cette dénomination. Je rejoins l'avis général, Marseille est une ville Grecque en Gaule. La culture, l'architecture, la langue, la monnaie sont bien d'inspiration grecque et non gauloise. Au plaisir de discuter de monnaies archaïques de Marseille avec vous.
    2 punti
  11. Questo è nella mia collezione: Venezia Andrea Contarini (1368-1382) Grosso, secondo tipo.(coniazione dopo il 1379) D/ S. Marco in piedi di fronte porge il vessillo al doge di profilo, vestito con manto fornito di pelliccia ed il capo coperto dal berretto ducale, a sinistra dietro il doge ANDR·9TAREN , lungo l'asta DVX, ad estra ·S·M·VENETI·. una crocetta + presso al lembo del vestito del santo. R/ Il Redentore in trono IC XC . Nel campo a sinistra una stelladi cinque raggi, a destra l'iniziale del massaro F (Filippo Barbarigo 1370-1385), sul rovescio, sotto il braccio del Redentore, si vedono tre anellini riuniti ∴ Crocetta ed anellini, sono un ulteriore segno " segreto".
    2 punti
  12. Grazie Priamo, ho letto l'articolo che hai segnalato e ho riscontrato gli stessi problemi di comprensione che avevo avuto nella lettura del catalogo Crapanzano. Faccio un breve elenco dei punti secondo me significativi: - fu istituita una commissione con il compito di sorvegliare le operazioni di registrazione, firma, annullamento e ritiro dalla circolazione nonché la gestione dei reclami per falsi ed alterazioni; - nelle varie raccolte pubbliche e private visionate dall'autore dell'articolo sono stati riscontrati soltanto biglietti non emessi; - tutti i biglietti da 10 scudi riscontrati risultano firmati dal Commissario di Governo ("Grossi" o "G. Rossi" = Gabriello Rossi???) e tutti i biglietti da 20 scudi riportano anche la firma del Cassiere ("Becari"???) ma di nessuno di questi due amministratori sono state riscontrate testimonianze documentali d'archivio (a questo proposito, come ha detto Priamo, l'autore fa l'ipotesi che possa trattarsi di firme apposte posteriormente a scopo speculativo, x aumentare l'appeal collezionistico dei biglietti). Tuttavia: - il marchese Bevilacqua ottenne che la Cassa di Risparmio di Bologna accettasse questi biglietti nei pagamenti e nei depositi; - l'autore afferma che "la quantità illegale dei biglietti emessi non appariva nei bilanci" (illegale perché eccedente il triplo del capitale sociale della Banca) e che la situazione divenne insostenibile anche per "la difficoltà di far fronte alle richieste di conversione dei propri biglietti", con ciò ammettendo che un'emissione ci fu; - la cosa è confermata anche dal Crapanzano che, nel Vol.II pag. 591 dice: "I biglietti furono ritirati dall Banca Nazionale e furono prescritti la sera del 30 giugno 1904. A tale data risultarono prescritti, perché non presentati al cambio, solo 6 biglietti da 20 scudi e 28 da 10 scudi." Ora, 2 considerazioni: TUTTI, ma proprio tutti, i biglietti che fin'ora ho visto da 10 e 20 scudi recano le stesse firme (del Commissario per il 10 scudi e del Commissario e del Cassiere per il 20 scudi), cosa confermata per altro dall'autore dell'articolo, quindi fatico a credere che siano false ed apposte a posteriori: vorrebbe dire che qualcuno, contemporaneo o di poco posteriore all'epoca, ebbe modo di entrare in possesso di tutti o quasi quei biglietti non emessi e si sia messo a firmarli compulsivamente a scopo speculativo. Non la vedo credibile. Inoltre, avrebbe poi fatto controfirmare i biglietti da 20 scudi da un altro così, tanto per aggiungere ulteriore... plusvalore speculativo??? Inoltre, a me appaiono evidenti le contraddizioni sulla versione se siano stati emessi o meno: probabilmente mi sfugge la comprensione di qualche meccanismo ma non capisco come possano esserci state pressanti richieste di "conversione" o problematiche di "falsificazione" di biglietti non emessi!
    2 punti
  13. Buongiorno a tutti. Continuo con il nominale successivo: il 5 tornesi, per esperienza tipologia alquanto difficile da reperire in conservazione dallo SPL in su. Subisce la stessa sorte delle mezze piastre, inquanto si preferisce collezionare i pezzi più grandi e grossi, ma sono altrettanto belli e di sicuro più ostici da completare come serie. 5 Tornesi 1831
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  14. Roma è sempre stata una città aperta, con porte spalancate a gente di diverse etnie. Lo dimostra il fatto che per i Romani antichi, il razzismo basato sulla etnia e sul colore della pelle e fattezze fisiche non esisteva. Essi avevano schiavi bianchi: Germani, Galli, Britanni, come anche Italici e dell’Urbe stessa se ci si addebitava e si finiva alla mercé, come schiavi Numidi dalla pelle scura. Già dalla Roma Quadrata, come ci narra Tito Livio, la città fu aperta e crocevia di popoli. Narra Livio in “Ab Urbe Condita”: “Deinde ne vana urbis magnitudo esset, adiciendae multitudinis causa vetere consilio condentium urbes, qui obscuram atque humilem conciendo ad se multitudinem natam e terra sibi problem ementiebantur, locum qui nunc saeptus descendentibus inter duos lucos (ad laevam) est asylum aperit. Eo ex finitimis populis turba omnis, sine discrimine liber an servus esset, avida novarum rerum perfugit, idque primum ad coeptam magnitudinem roboris fuit”. Anche se Roma sin dall’antichità, dal fiore della sua potenza imperiale e commerciale, fu una città caratterizzata da una moltitudine di gente straniera, l’immigrazione più fiorente la vediamo – dopo la caduta dell’Impero – dopo l’esilio avignonese . Difatti a cavallo fra XIV e XV secolo la popolazione della città va raddoppiando grazie all’insediamento di immigrati. Questa immigrazione di genti non italiane va travata nel ritorno dei papi e dei cardinali in Roma e al rilancio dell’economia cittadina. Naturalmente, con il ritorno dei papi la Curia Romana promuove i traffici commerciali attirando nell’Urbe i pellegrini. Con il fervente pellegrinaggio, sono molteplici le osterie in città aperte dai non romani e non italiani, nonché le strutture d’accoglienza. Difatti il pellegrinaggio favorisce l’avvento di stranieri non solo per una questione di fede, ma anche lavorativa, con la conseguente causa dello stanziamento in loco ed il proliferare di famiglie. Molti stranieri in Roma hanno lavori presso la corte pontificia come anche nelle corti cardinalizie. Ma questi ed i pellegrini non sono i soli stranieri in Roma. Difatti a cavallo fra XV e XVI secolo si vede un fervente numero di intellettuali, artisti , artigiani e architetti; copisti specialmente delle zone degli odierni Paesi Bassi e Germania. A loro si deve anche l’apertura delle prime tipografie in Roma. L’immigrazione fa parte dell’essere umano, sia popolano che nobile. In effetti le nobili famiglie romane offrono anche asilo alle vittime dell’avanzata ottomana; oltre ad avere in seno dei lavoranti di origini “straniera”. Le virgolette valgono poiché si intende come i molti lavoranti di famiglie nobiliari romane provenivano da altri Stati Italiani, all’epoca visti come “Estero”. Papi non romani, ma al tempo stesso italiani, attirano numerosi conterranei in Roma e così, lo stanziamento degli stessi e famiglie. Si può ben dire che il papato ha favorito l’immigrazione in Roma, quasi come ai tempi dei Romani – però per cause e modalità naturalmente differenti - . I Corsi, ad esempio, assicuravano in Roma ( fine XV secolo ) numerosi artigiani, servi come anche soldati che andavano a stanziarsi all’Isola Tiberina e in Trastevere, rione fra i più popolati da stranieri fin dalla Roma antica. Per quel che concerne gli Stati europei, l’immigrazione coinvolgeva maggiormente gente istruita come banchieri e mercanti; ma anche fornai e tavernieri che, come detto, aprivano osterie da loro gestiti per l’accoglienza dei loro connazionali che, spesso, si insediavano in città. Come, su questa scia, vi erano anche albergatori specializzati nell’accoglienza dei propri connazionali. Si formarono piccole comunità straniere che andavano ad incoraggiare l’arrivo di altri conterranei. Se prendiamo ad esempio procuratori dei vescovi tedeschi, come i banchieri; questi attraevano da paesi germanici gruppi di lavoratori non qualificati ma anche artigiani, commercianti e fornai. Oltre ad una grande presenza tedesca in Roma , maggiore di questa era la presenza dalla Penisola Iberica. Nel XV secolo in Roma troviamo nei cantieri navali capitolini, manodopera specializzata proveniente dalle zone catalane. La presenza ispanica va ad accentuarsi con Callisto III Borgia, a metà del XV secolo , e con Alessandro VI Borgia, padre di Cesare e di Lucrezia Borgia. Troviamo una presenza di diecimila spagnoli in Roma, calcolati da Marin Sanudo ne “I Diari” ( XXX, col. 91 ). Non va dimenticato che l’immigrazione spagnola però vi era anche nel Trecento verso Roma. Una via molto nota in Roma, che è via della Scrofa, era colma di francesi e spagnoli che svolgevano lavori come calzolai, fornai, sellai che operavano per la Curia. Inoltre, diverse donne e francesi e spagnole erano dedite alla prostituzione ( “Descripio Parochie S. Trifonis” – 1517 ). Per quel che concerne la prostituzione in città, è interessante un autore spagnolo degli inizi del XVI secolo: Francisco Delicado. La presenta massiccia e consolidati dagli stranieri in Roma, forma al lungo andare nel Quattrocento confraternite e ospizi. Non solo, è da stimolo per la creazione di chiese “nazionali” , anche se già prima vediamo la comparsa di alcune di esse in Roma. Esempio: nel Trecento i lusitani avevano come loro chiesa Sa. Antonio dei Portoghesi; Santa Brigida a Campo de’ Fiori, che sorge dove vi era l’ospizio per gli svedesi istituito dalla Santa. Fiorente era nel Cinquecento, in quella zona, la presenza degli svedesi. Questi alcuni esempi. Troviamo in quel periodo nell’Urbe immigrati ungheresi, croati, slavi, danesi, inglesi , scozzesi e irlandesi che trovano un punto di ritrovo nella chiesa di Santa Maria, divenuta poi “Santo Spirito”, in Sassia. Ricordiamo anche che dalmati e croati, fatti giungere a cavallo fra Quattrocento e Cinquecento, prendevano il soprannome di “Schiavoni” . Tutte queste realtà fanno notare come l’Urbe fosse, come è sempre stata, un realtà multietnica ed una città aperta fin dagli albori ad ogni tipo di migrazione e di accoglimento. Altri gruppi di stranieri giunti nel Medioevo, invece, convivono pur senza avere chiese vere e proprie destinate al loro ritrovo. Questo perché in gruppi minori. La gente di Roma in generale, diffidava dei pellegrini. Questi erano obbligati infatti a farsi riconoscere come tali dalla confraternita della Trinità dei Pellegrini. Queste paure sono incrementate dall’arrivo in Roma degli zingari. Pur se i bandi e processi contro i nomadi si susseguono , gli stessi rimangono nell’Urbe e prolificano insediandosi specialmente nel rione Monti. Con il tempo, i nomadi abbandonano la loro lingua come il nomadismo stesso; così la loro vita spesso si intrecciava con quella però marginale degli schiavi musulmani che si erano convertiti al cattolicesimo ( specialmente nel XVI secolo ); come anche con i “moriscos” che erano degli ex musulmani di origine spagnola. Di questi ultimi, troviamo in Roma ben 157 famiglie. Non si può parlare di Roma e della sua storia inerente la popolazione, se non si affronta la storia degli Ebrei. La presenza ebraica esiste in questa città dal II sec. a.C. , incrementandosi poi sotto Pompeo Magno e quindi fiorente per tutto l’Impero sulla sponda trasteverina. Fu nel Medioevo, fra il X e il XIII secolo, che gli Ebrei romani si spostarono dall’altra sponda del fiume, prevalentemente nel rione Monti. Si constata come dopo la metà del XII secolo, gli Ebrei in Roma contano duecento famiglie (non poche se si nota la demografia di quell’epoca). Gli Ebrei in Roma a quel tempo erano tenuti in grande rispetto; cosa purtroppo che non avvenne nei secoli successivi. La comunità ebraica, sembra trovare appoggio alla Curia pontificia. Alla fine del XIII secolo, le famiglie ebraiche ammontano a quasi un migliaio. Frequente fu l’immigrazione ebraica verso Roma dai centri del Lazio, anche durante la Cattività Avignonese, come durante la peste del 1348 / 1350. In questi due anni, la comunità si ridusse di molto ma i continui spostamenti dai centri laziali andavano a riconsolidare, se non del tutto, la presenza ebraica in Roma. Nel Quattrocento i papi cercarono di migliorare le condizioni di vita degli Ebrei in Roma; e difatti si registra sotto il pontificato di Sisto IV l’arrivo di ebrei tedeschi, francesi e spagnoli. L’impennata dell’immigrazione ebraica verso Roma la si registra a fine Quattrocento, con Alessandro VI Borgia che andò ad accogliere gli Ebrei espulsi dalla Spagna e dell’Italia Meridionale; nonché dalle zone della Provenza e da Tripoli. Nella cronaca di Stefano Infessura, possiamo leggere registrato nell’anno 1493: “Marrani in maxima quantitate steterunt extra portam Appiae aput Caput Bovis” . Nel 1526 troviamo elencate nella Descriptio Urbis, 373 famiglie ebree; 1.772 persone su di una popolazione di 53.897 persone in Roma. Fra la popolazione ebraica, sempre la Descriptio Urbis del 1526 indica in ordine di importanza la componente ebraica spagnola, tripolina, siciliana, mora, tedesca e francese e poi quella peninsulare italiana. E’ proprio la componente spagnola ebraica a formare il nucleo safardita più numeroso d’Italia. Questo accrescere di importanza, genera un conflitto con il resto del gruppo ebraico, tanto che la comunità ( “Universitas” ) si divide in diversi organismi quali: aragonesi, catalani e castigliani. Su base invece nazionale si differenziano quelli di provenienza francese e tedesca che avevano formata un’unica Schola. Poi alla fine, vi è la componente siciliana che va a distinguersi per la sua povertà. Questa parte della comunità ebraica, la si trova a ridosso del Tevere, quasi incapace di mantenersi e i suoi membri li ritroviamo fra gli scaricatori e i marittimi. Purtroppo, la crescita dell’insediamento ebraico viene “spezzata” dal Sacco di Roma. Questo ebbe a portare al costituirsi di attivi nuclei di immigrati, spingendo alla fusione della Scholae ( pre 1527 ve ne erano 11 ). Purtroppo poi la pressione statale e religiosa porterà gli Ebrei romani dal 1555 ad essere ghettizzati. Come vediamo: Roma era Patria di tutti e nessuno può essere definito “romano puro”. Roma ha un volto, un’anima ed un cuore che ha sempre accolto il mondo intero. In questo, io concluderei con una frase di Rutilio Namaziano, del IV sec. d.C. ( anche lui “straniero” ) che ebbe a dire, in merito a Roma: “fecisti patriam diversis gentibus unam; urbem fecisti quod prius orbis erat”.
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  15. Buongiorno, vi presento il seguente esemplare chiedendovi, come da titolo "cos'è?". E ci aggiungerei di seguito... "che gli hanno fatto"? Domande prive di saccenza ma utili per trattare un tema non molto noto e non molto comune. Posso aggiungere ancora il peso che è 24,5 g. Saluti Illyricum
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  16. Ciao raga Oggi condivido un buon 5 lire 1838, purtroppo zecca di Genova (fosse che fosse Torino! ??) che presenta vari segnetti, di cui uno, che pare marcato ma che in realtà è lieve, sembra una lacrimuccia ?del Carlo Alberto (in realtà accentuato dalla luce della foto). Malgrado una conservazione solo discreta che io definirei BB+/qSPL (con un po’ di benevolenza, vista l’usura dei capelli al D) conserva ancora un discreto lustro e freschezza di conio, caratteristica abbastanza inusuale per monete vissute. Cari saluti
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  17. Buon giorno a tutti. Non è il più bello ma c'è il terzo entrato nella mia collezione. È possibile che sia meno raro che R2 e che abbia stato coniato in numero più importante. Che pensate? Alain.
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  18. Ciao Alain Probabilmente non è rarissima, ma le dimensioni di queste monete portano a non trovarle spesso con la data visibile e io non ne avevo viste molte sino a qualche tempo fa, poi per svariati motivi, tra cui i ritrovamenti recenti, ha portato a far vedere qualche esemplare in più... Sono contento per te, anche se la conservazione non è ottimale... Ci sei la prossima settimana o ti sposti in Corsica? Mi piacerebbe venire a trovarti...
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  19. Dopo le tue parole mi sono andato a rivedere il grosso postato dal buon @fabry61: sussiste anche lì un ex foro otturato o sbaglio? Che siano dei falsi entrambi?
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  20. c'è evidenza anche di oggetti metallici, incluse monete, forate, levigate e "legate" da cerchi metallici per farne dei sonagli per bimbi. se trovo una immagine ve la allego
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  21. Nella 14 mi sembra di vedere un pennuto appollaiato....?...con calma ci penso sperando che non voli via?
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  22. Ciao, non so dalle tue parti, ma nel basso Abruzzo, negli anni 90, quei pochi negozi di numismatica presenti, chiedevano 500mila lire per una moneta come questa. E 500 mila lire erano, se ti andava bene, 1/3 della paga di un operaio metalmeccanico.
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  23. Torna, dopo un lustro, al mercato, un 'unpublished' emiobolo incuso di Crotone . Sarà ad inizio Maggio in RomaNum. 96 al n, 97 .
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  24. Io alla 5 del mattino non distinguerei una moneta da una mela... e si che sono diversi!
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  25. E' una commemorativa di Costantino I a nome di Claudio II con DIVO CLAVDIO OPTIMO IMP e la REQVIES sul rovescio. Zecca Roma. RIC VII, 106. Arka Diligite iustitiam
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  26. Certo che quel chiodo che ha trapassato il grosso mi fa pensare... ? Arka Diligite iustitiam
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  27. Buonasera a tutti, complimenti @Rocco68, moneta abbastanza rara, poi nella conservazione come il tuo esemplare ancora di più. Partecipo con il mio modesto tondello , che vista la rarità mi accontento così come è. Saluti Alberto
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  28. Rosetta non pervenuta, ma "crocetta" ...
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  29. È stato martellato per renderlo una pedina , una tessera o un gettone.
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  30. Caro @fricogna, il tuo meraviglioso esemplare appartiene a quell'80% (e oltre) di esemplari con chioma alta, e se consideriamo la dentellatura, ha l'accoppiata più comune, 54%: al D. dentellatura inclinata verso sinistra \\\ e al R. inclinata verso destra ///. Resta un esemplare veramente degno di nota: la basetta fa la differenza!!
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  31. Comunque è proprio vero che non si finisce mai di imparare. Grosso di Andrea Contarini con doppia sigla di Massaro: Il primo è il notorio Filippo Barbarigo, ma il secondo? La rosetta non è tipica dei grossi del Soranzo? Un segno simile è stato esitato sulla Naumann n. 30
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  32. Io resto dell’opinione che dovresti dedicarti alla collezione delle figurine i degli Ovetti kinder, vista la comprovata inabilità a comprendere le meccaniche della numismatica e della storia
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  33. Bronzo di Settimio Severo (Corinzia, Corinto) che raffigura sul rovescio Ino che avanza a sinistra con Melikertes bambino in braccio, verso Isthmos in forma di un giovane uomo nudo, seduto a destra sulle rocce, con un ramo abbassato nella mano sinistra; tra loro un delfino che nuota a destra (Roma Numismatic E-Sale 81). Roman Provincial Septimius Severus Æ 24mm of Corinth, Corinthia. AD 193-211. L SEPT SEV PERT AVG IMP, laureate, draped and cuirassed bust to right; uncertain c/m in oval incuse on shoulder / [CLI COR], Ino advancing to left, holding infant Melikertes in her arms, towards Isthmos in the form of a youthful naked man, seated to right on rocks, holding lowered branch; between them, a dolphin breaks the surface swimming to right. BMC 647 & Pl. XXI, 6 (for obv.) & 11 (for rev.); BCD Corinth 852 var. (bust type, same rev. die). 11.35g, 24mm, 6h. Very Fine; some corrosion, struck from dies of fine style. Exceptionally Rare. From a private UK collection. Starting price: 120 GBP. Estimate: 200 GBP. Result: 1.100 GBP.
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  34. Per prima ci teniamo a scusarci con @enrico10 per le risposte non pertinenti che ha ricevuto. In secondo luogo invitiamo tutti gli utenti ad una riflessione. Troppo spesso ci si pone nel modo sbagliato nei confronti dei nuovi utenti e lo stesso discorso vale anche per certe risposte che si leggono e che sono rivolte a chi si sta affacciando in uno specifico settore per le prime volte. Penso che nessuno di noi, neppure il più esperto, possa ritenersi un "tuttologo", è giustissimo dare indicazioni, evidenziare e correggere eventuali errori o imprecisioni, ma tutto questo va fatto nel modo corretto, con garbo e tatto. L'impatto con una community di questo tipo può non essere semplice, non si conosce l'ambiente, non si conoscono gli utenti, non si conoscono certe dinamiche: è compito di noi tutti far si che chi entra qui possa trovarsi a proprio agio. Spesso ci si lamenta della poca educazione o del discutibile modo di porsi dei "nuovi", facciamo in modo di dare il buon esempio, sempre.
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  35. Madonna ma quanto ti piacerà chiacchierare senza informarti…. Le copie galvaniche non sono in argento…. Ma perché non usi google e ti informi un po’ prima di scrivere sempre inesattezze e avere la presunzione di poter confutare gli altri? Collezioni figuracce?
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  36. Mi permetto di fare un passo indietro ed alcune considerazioni. Ecco un altro millesimo 1851 ( foto del venditore privato ). Come hai rilevato @Rocco68 si notano molte analogie nella scritta "TORNESI" : La "O" piuttosto strana nella parte inferiore - La "R" ribattuta su quale lettera? Sembra quasi una "I" oppure? La "S" che presenta una protuberanza che ad un'occhiata veloce diresti un'esuberanza di conio...però si ripresenta nel 1854! ( millesimo che mi manca e non posso confrontare, ma che tu hai postato ed è chiarissima la somiglianza). Nel R/ della moneta che ho postato inoltre è caratteristica la data: il primo "1" più piccolo dell' ultimo e forse ribattuto. L'ultimo "1" sembra quasi ribattuto su un piccolo "4" . Non penso si tratti di questo, piuttosto un semplice esubero di conio, in quanto è assodato che la data era ribattuta sull'anno precedente ( il 1850 non venne coniato quindi non può essere che sia un "1" su "9" del 1849 ). In attesa di risposte. Buona Pasquetta. Beppe
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  37. Moneta piuttosto comune, poi dipende da tanti fattori ma soprattutto dallo stato di conservazione, bordo rigato o liscio. Ti allego un'immagine dove si può notare meglio l'effetto chiamato fantasmino, dove si può notare le tracce del vecchio conio. Gianni
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  38. Ritornando allo Zeno, ritrovato questo esemplare…(quando riuscirò a dare una parvenza di ordine alla collezione, sarà troppo tardi!) ? Ho evidenziato un “segno”. Corretto? Grazie, Domenico
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  39. @CdC sono scomparsi molti commenti. Cosa è successo?
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  40. Oggi, 15 aprile 2022, i pagamenti con il Bancomat sono impossibili in molte zone d'Italia. Spero che la cosa faccia meditare i fautori della totale moneta elettronica. Arka Diligite iustitiam
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  41. Se le monete le compri esclusivamente per “l appagamento estetico” allora il fatto di scoprire che poi sia non autentica non dovrebbe sconvolgerti così tanto… del resto “ l’aspetto estetico” non è cambiato tra prima e dopo la consapevolezza della eventuale mancanza di autenticità….non è che se è autentica è più bella, e se non lo è diventa meno bella… la valenza estetica sempre quella è… Se invece l’appagamento non è solo estetico ma soprattutto numismatico , allora la differenza diventa fondamentale…. Ma come hai dichiarato tu stesso, non rappresenta un aspetto fondamentale per le tue scelte… quindi di cosa ti lamenti?… anzi, fai una cosa: colleziona direttamente le imitazioni , che spendi meno e sono più belle spesso… e poi ci si lamenta del quanto sia scesa in basso la numismatica? Con questi criteri di collezionismo , non vedo altre possibilità…
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  42. @Oppiano Comincia sempre così , ti instillano un mini dubbio, evanescente finchè si vuole ma pur sempre un dubbio. Un’auretta assai gentile Che insensibile, sottile, Leggermente, dolcemente, Incomincia, incomincia a sussurrar. Piano, piano, terra terra, Sottovoce, sibilando, Va scorrendo, va scorrendo Va ronzando, va ronzando Nell’orecchie della gente S’introduce, s’introduce destramente E le teste ed i cervelli Fa stordire e fa gonfiar. Scherzo. Pesce di mezz'aprile
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  43. Si ma quando (parlando sempre in generale...?) si ha quasi l'impressione che quelle "meno giuste" siano forse la maggioranza uno non dovrebbe farsi qualche domanda che vada al di là della strategia delle stime basse? Non sarebbe il caso di analizzare e soffermarsi un po' di più sulle foto e le monete stesse più che sul prezzo di partenza? Vorrei ricordare quello che diceva un vecchio ma piuttosto noto numismatico (Roberto Russo, per chi ha avuto la fortuna di conoscerlo): chi vuol comprare una moneta a un decimo del valore non può lamentarsi se prende delle fregature (lui lo diceva in maniera molto più diretta in realtà...)
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  44. Mi sa che il nostro Coinzh abbia le idee un po’ confuse. …..
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  45. Ciao! Un caso che entrambi i punti siano sul piede? Credo si tratti di un punto di "allineamento" che doveva servire per fissare sul conio l'esatto punto nel quale doveva trovarsi il piede e che non si è "assorbito" con la coniazione del tondello. saluti luciano
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  46. @Raff82, questa ancora manca. Noti differenze?
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  47. Vedo ora la discussione e con piacere aggiungo le mie parziale conoscenze. Con Federico @mfalier stiamo collezionando questa tipologia di imitazioni che sono imitazioni di "area balcnica" a detta di molti. Personalmente le ritengo più probabili di area serbo/montenigrina. L'indizio principale è la stella che è un segno di massaro non utilizzato dalla zecca di Venezia. Il segno dei massari abbinati alla stella conosciuti fino ad oggi sono: Phi (come nell'esemplare qui sopra), Theta ed Pi . L'amico Federico aspetta anche il segno eta , in quanto già passato in asta. Altri segni non sono conosciuti a noi umili .....? collezionisti. Devo aggiungere che se Fedrico considera questi segni come lettere di origine bizantino/greca io invece propendo per iniziali cirilliche. Ma questa è una piccola questione interna (anche se credo che abbia ragione lui, ma guai a dirglielo....). Esemplari con stella ne esistono moltissimi e sono indubbi segni della provenienza. Divertente come tutte le case d'asta non si accorgano di questa particolarità....vedasi il seguente: Lot 1481. Italien. Venedig. Iacopo Contarini (1275 - 1280). Grosso (Silber). Vs: IA CTNRIN - DVX - S M VENETI. Doge und St. Markus halten Banner frontal stehend. Rs: Thronender Christus frontal. 20 mm. 1,90 g. Montenegro 53 var.
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