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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 04/12/22 in tutte le aree
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Buonasera, volentieri condivido questo recente esemplare acquisito. Trattasi di uno scudo della croce da sette lire coniato sotto il dogato (1578-1585) di Nicolò Da Ponte, “…uomo dotto ed eloquente, che era stato oratore della Repubblica al Concilio di Trento, ambasciatore all’Imperatore e al Pontefice, Procuratore di S. Marco…”, così scrive il Papadopoli. Il Papadopoli nella sua preziosa opera sulle Monete di Venezia elenca accanto all’esemplare-tipo (n. 76), ben sette varietà (dal n. 77 al n. 83). Richiamo l’attenzione sul D/ laddove sotto la linea all’esergo vi sono le iniziali dei Massari (all’argento). L’esemplare-tipo indica la sigla del Massaro fra tre punti. Alcune varietà presentano invece (e tra l’altro, a seconda dei casi) nella sostanza: a) iniziali divise da punto fra due rosette (es. n. 78); b) iniziali fra due punti triangolari (es. n. 83). L’esemplare che qui riporto, invece, differentemente da quanto sopra, presenta all’esergo la sigla del Massaro (CC) fra tre stelle (o stellette) a cinque raggi che nella foto si distinguono chiaramente e in modo ben definito. Ora, chiaramente la “varietà” nuova è tale rispetto allo studio del Papadopoli e alla sua epoca. Oggi, può non essere una varietà rispetto ai tanti esemplari rinvenuti nel corso degli anni. Del resto, anche il lavoro del Montenegro non riporta tale ulteriore particolarità delle iniziali fra tre stelle, anche se lo stesso autore avverte prudenzialmente che esistono “varianti nei punti, nelle stelle, e nelle rosette dell’esergo e delle legende”. Saluti. Domenico6 punti
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Carissimi, contribuisco alla discussione con una (delle pochissime a quanto pare) 1834 aquile rovesciate. Al dritto (come ho tentato grossolanamente di evidenziare) sembra esservi traccia di una pregressa impressione che non riesco ad identificare: voi ? Chiederei anche un vostro gradito parere in merito alla conservazione ed una ragionevole valutazione economica. Saluto e ringrazio tutti.5 punti
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Ciao a tutti, ancora un grazie a @vathek1984 e a tutti quelli che hanno contribuito a questa bella discussione. Come già accennato qualche post fa, avevo scannerizzato alcune immagini dal mio album di nazi-figurine (altro che quelli "Panini"!) che adesso, con la dipartita del maresciallo posso postare. Qui "L'ultima visita a Hindenburg, a luglio 1934" e poi il rito funebre al Memoriale del Tannenberg, con l'Adolfo sul podio che fa l'elogio funebre: Che questi siano stati degli anni di transizione lo si vede anche in campo numismatico: notate che pure i caratteri usati sulle monete stanno cambiando (a DX 5 Pfennig '24, con scritte "leggibili"). Ma questa è un'altra storia che a breve racconterò in altro luogo. Servus, Njk4 punti
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Buonasera, Ben volentieri condivido questo recente esemplare acquisito, e ben conosciuto dai più. Non c’è molto da dire su questa moneta sia per quanto riguarda la sua generale bellezza sia, soprattutto, per la carica storica che esprime, laddove essa possa essere colta da chi va oltre la forma e si pone in un’ottica di ricostruzione storica. Ad ogni buon conto, la mia curiosità (e sorpresa) riguarda quanto mi è stato recapitato a latere dell’esemplare. Niente di che, naturalmente. Ma la vita è fatta anche di piccole cose che possono apparire insignificanti, ma che ben valutate, appagano. Si tratta del cartellino di origine con scritture a mano. Pare quindi che l’esemplare abbia avuto a che fare con il noto numismatico americano Mark M. Salton di New York e con Isaac Maurogonato che è stato Senatore della nostra Repubblica. http://notes9.senato.it/web/senregno.nsf/8c58c55c1230e7f8c125703d002fe257/7d86d6daf31647334125646f005d4cd6?OpenDocument Leggiamo dalla Treccani https://www.treccani.it/enciclopedia/isacco-maurogonato-pesaro_(Dizionario-Biografico)/ MAUROGONATO PESARO, Isacco. – Nacque a Venezia il 26 nov. 1817, ultimo dei quattro figli di Israel Pesaro e Allegra Mulli di Corfù. Il padre proveniva da Ferrara. Adottato da un cugino della madre, David Maurogonato, eminente esponente della Fraterna generale israelitica di culto e beneficenza di Venezia, il M. premise al cognome del padre naturale quello del padre adottivo. Avviato agli studi di giurisprudenza presso l’Università di Padova, il M. si laureò giovanissimo, nel 1838, discutendo una tesi subito pubblicata (Intorno al duello, Venezia 1839) che meritò il massimo dei voti. Nel 1839 tornò a vivere a Venezia, dove prese casa in campo S. Maria del Giglio, avviandosi alla professione presso l’ufficio legale delle Assicurazioni generali e lavorando, al contempo, nella ditta commerciale del padre. Approfondì nel frattempo gli studi di finanza ed economia politica e, tramite il fratello David che andava compiendo i suoi anni di praticantato legale presso lo studio di D. Manin, entrò in contatto con quest’ultimo e con N. Tommaseo. Il M. si trovò a vivere un periodo particolarmente delicato della storia veneziana. Appartenente alla comunità israelitica, egli percepiva la duplice esigenza di assicurare un futuro di completa emancipazione alla propria comunità religiosa, e di lavorare per una rinnovata indipendenza politica che sottraesse Venezia e il Veneto dalla sfera di dominazione austriaca. Condivideva, in tal senso, con numerosi altri giovani del tempo le aspirazioni politiche che nel giro di pochi anni sfociarono nell’esperienza della Repubblica Veneta del 1848-49. Non che condividesse la scelta della forma di governo repubblicana: nonostante gli insegnamenti e i consigli che gli provenivano da vari ambienti – non ultimo quello ebraico nella figura del professore del collegio rabbinico di Padova S.D. Luzzatto – il M. mantenne costantemente nel tempo una visione filomonarchica, conservatrice e paternalistica del potere politico. Tuttavia questi suoi convincimenti non gli impedirono di partecipare attivamente all’episodio rivoluzionario quarantottesco, pur se da posizioni critiche. Durante la rivoluzione del 1848 il M. fu nominato direttore delle Poste venete e fu eletto deputato all’Assemblea che votò l’annessione al Piemonte. Due giorni prima della battaglia di Novara (23 marzo 1849), che mise fine alle speranze di vedere in breve sconfitto l’Impero asburgico, Manin nominò il M. ministro delle Finanze, con il compito di reperire le risorse necessarie a sostenere l’impari sforzo bellico. Il M. assolse in maniera ottimale il suo compito contribuendo a sostenere la resistenza di Venezia assediata con espedienti finanziari e amministrando poi le medesime risorse – ricoprendo la carica di direttore dei servizi annonari – in modo esemplare. Alla caduta di Venezia, dopo un accurato esame dei conti della Municipalità, il generale austriaco K. Gorzkowski dovette ammettere che la gestione finanziaria della Repubblica era stata tenuta con onestà e rigore. Partito volontariamente per l’esilio e rifugiatosi a Corfù, il M. ritornò a Venezia dietro richiesta del governo austriaco sotto pena della confisca dei beni. Nel 1850 sposò – grazie alla mediazione di Luzzatto – la goriziana Bersabea (Betty) Ascoli, sorella del linguista Graziadio Isaia. Dal loro matrimonio nacquero Letizia (1851), Elena (1852), Ernesta (1854, poi andata in sposa a Marco Besso) e Adele (1858). Nello stesso anno morì la moglie. Nel 1852 il M. entrò nel consiglio di amministrazione della Civica Cassa di risparmio e divenne uno fra i direttori dello Stabilimento mercantile veneto, una banca privata che scontava le cambiali dei commercianti e dava sovvenzioni sulle merci depositate nei suoi magazzini. Dopo l’annessione del Veneto al Regno d’Italia, nel 1866 il M. fu eletto deputato per la IX legislatura nel collegio di Mirano, dove fu confermato dalla X alla XII legislatura; successivamente dalla XIII alla XVI legislatura rappresentò il collegio di Venezia I. Dopo il 1870 l’attività parlamentare lo spinse a trasferirsi con la famiglia a Roma. Considerato un conservatore, sedette a destra e partecipò attivamente ai lavori della Camera intervenendo spesso su questioni finanziarie e operando in diverse giunte e commissioni, fra cui quella generale del Bilancio, fino a divenire vicepresidente dell’Assemblea, carica che ricoprì dalla XII alla XVI legislatura (1874-90). Il suo impegno parlamentare fu caratterizzato da una discreta autonomia. A volte critico con il governo, fu tuttavia accusato dall’opposizione di tenere un atteggiamento incoerente dal momento che non fece mai mancare il suo voto di fiducia ai governi della Destra. Nella sua attività politica e parlamentare il M. si oppose costantemente agli eccessi del fiscalismo, che egli considerava contrario a ogni prospettiva di sviluppo industriale e produttivo. A esso il M. contrapponeva lo strumento della buona amministrazione, che si sarebbe dovuta concretizzare in una costante opera di riduzione degli sprechi, razionalizzazione delle risorse e taglio della spesa pubblica superflua. Il suo lavoro parlamentare fu costantemente caratterizzato da un doppio registro: da un lato collaborò da tecnico (rispettato e valorizzato anche dall’opposizione) alle commissioni incaricate di predisporre le relazioni di bilancio, e dall’altro si impegnò a favorire la creazione di un gruppo di pressione per indirizzare interventi e risorse a favore del suo collegio elettorale veneziano. In particolare la sua attenzione andava allo sviluppo del sistema di comunicazione ferroviario, alla ristrutturazione delle banchine portuali di Venezia, allo scavo e alla pulizia dei canali interni e alla bonifica delle aree acquitrinose dell’entroterra veneto. Il M. collaborò a lungo con Q. Sella, pur non condividendo in pieno la tendenza a raggiungere a ogni costo il pareggio di bilancio sacrificando una più efficace politica di sviluppo, e propose a più riprese relazioni di bilancio favorevoli all’attività del governo. Tale collaborazione entrò parzialmente in crisi quando nel 1873 Sella, allora ministro delle Finanze, favorì la concessione per la costruzione della ferrovia Padova-Cittadella-Bassano preferendola al tratto Mestre-Bassano, fortemente voluto dal Maurogonato. Caduto il governo Lanza nel giugno del 1873 (lo stesso M. aveva disertato l’aula di Montecitorio quando la Camera negò la fiducia ai provvedimenti finanziari presentati da Sella), il successivo presidente del Consiglio M. Minghetti invitò formalmente il M. ad assumere il portafoglio delle Finanze, ma egli rifiutò come aveva già fatto nel 1869. Nel 1873 il M. motivò il rifiuto dapprima adducendo motivi familiari (la malattia di una figlia). Successivamente scrisse al re Vittorio Emanuele II spiegando con argomenti politici più convincenti il senso della sua decisione: «Non avrei certamente saputo disobbedire agli ordini di Vostra Maestà se non avessi sentito nella mia coscienza l’inopportunità che un uomo di fede non cattolica sia chiamato ad eseguire la legge intorno alle corporazioni religiose in Roma» (cit. in Pascolato, p. 37). Su quella legge, e sulla liquidazione dell’asse ecclesiastico, il M. aveva peraltro già avuto modo di esprimersi da posizioni moderate dai banchi della Camera. Successivamente, a rifiuto avvenuto, il deputato liberale di Vicenza F. Pasqualigo inviò un telegramma al re per raccomandare di non nominare il M. al ministero poiché a suo giudizio gli ebrei costituivano uno Stato nello Stato e non erano quindi atti ad assumere incarichi governativi. Il caso divenne di dominio pubblico e viene registrato dalla storiografia come uno dei primi episodi di un montante antisemitismo che – soprattutto attraverso mirate campagne di stampa – contribuiva anche in Italia a creare un clima di insicurezza e di tensione per la minoranza ebraica. Il M. non fece comunque mancare il suo contributo ai governi successivi, collaborando attivamente con Minghetti, del quale divenne una sorta di consigliere tecnico (così traspare dal ricco epistolario di quest’ultimo) anche tramite il parlamentare veneziano L. Luzzatti, al quale il M. era legato da lunga amicizia. Anche questa collaborazione, tuttavia, non mancò di conoscere momenti di crisi nel momento in cui lo stesso M. non riuscì a ottenere (1876) che la legge di finanziamento delle banchine portuali di Venezia venisse approvata dal Parlamento. Dopo la vittoria della Sinistra del marzo 1876 egli si fece propugnatore del rinnovato fermento politico che animò la Destra sconfitta: fu infatti parte attiva dell’Associazione costituzionale fondata nel 1876 da Minghetti e Sella con l’intento di creare il primo nucleo di un partito di destra organizzato, e si adoperò personalmente percorrendo l’Italia per diffonderne l’idea e tentando di strutturare in tutta la penisola una rete di sostenitori. L’intensa attività politica e parlamentare non gli impedì peraltro di assumere importanti impegni professionali, fra cui spiccava dal 1875 la direzione delle Assicurazioni generali, carica che il M. mantenne fino al 1890, quando dovette rinunciarvi per motivi di salute. Fu nominato senatore il 27 ott. 1890 per la 3ª categoria e convalidato il 13 novembre dello stesso anno. Il M. morì a Roma il 5 apr. 1892. La sua salma fu tumulata nel cimitero ebraico del Lido di Venezia. Saluti, Domenico3 punti
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In collezione da almeno una quarantina di anni ma penso seconda metà ottocento, a mio giudizio è fatto di 2 lamierini di ottone assemblati, infatti come si può vedere, lato tre volti il bordo è risvoltato, come altri gettoni e medaglie che ho in collezione con all'interno il cartone, un amico riteneva che fossero gettoni da gioco (?) della famiglia Trivulzio di Milano in quanto esiste un quadro di questa illustre famiglia con corona nobiliare e che ricordo di aver visto a Londra con i tre volti. Vedi anche la FONDAZIONE TRIVULZIO con i 3 volti Altro lato penso DIOGENE con la lanterna3 punti
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Salve. Si tratta di questo esemplare proveniente dalla Savoca 127th Blue Auction. Lot 2151 World Coins. Germany. AD 1500. Jeton Cu 27 mm, 3.31 g good very fine. Il gettone non è di rame ma di ottone, come i rechenpfennig che raffigurano al diritto un Rechenmeister, la persona seduta al suo tavolo dei conti che esegue i suoi calcoli servendosi dei gettoni. Come riportato dal Mitchiner, questi gettoni emessi per la maggior parte a Norimberga dal 1550 in poi raffigurano sul rovescio le lettere dell’alfabeto su più righe. La particolarità del mio gettone sta appunto nel rovescio che riporta una scritta per me indecifrabile, probabilmente fittizia, di cui non ho trovato esempi in rete.2 punti
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Buonasera Condivido il 4 tarì 1793 da me acquistato tempo fa. Si tratta di una moneta con un grado di conservazione alquanto basso, dal Gigante riportata come R3. Ho provato a consultare la rete, senza riuscire ad acquisire informazioni più dettagliate e circostanziate. In pratica, su internet, la moneta trova riscontri molto molto rari. Penso, tuttavia, che, fra gli appassionati collezionisti del nostro forum, ci sia sicuramente un esperto conoscitore del Regno di Sicilia che saprà dare suggerimenti e informazioni sulla moneta, nonché esprimere una valutazione sulla moneta stessa. Grazie e saluti a tutti2 punti
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Ciao, stiamo entrambi facendo gli avvocati del diavolo... in quanto a giudizi definitivi penso che tramite foto (ma in questo caso anche dal vivo) sia molto difficile darne. ANTONIO2 punti
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Ciao, collisione dei conii,come puoi vedere si nota il taglio del collo del Re che attraversa in orizzontale la corona...2 punti
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Ciao, Complimenti per la bellissima e rara piastra. Potrebbe essere stata la collisione dei conii a lasciare in incuso parte della corone e dello stemma... Prendi con le pinze quello che ti sto dicendo, ma sicuramente qualcuno più esperto di me saprà dirci cosa può essere successo. Secondo me è riportata questa parte.... Un saluto Raffaele2 punti
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condivido questa splendida medaglia Guido Erizzo (1761-1837) Patron dell'Arsenale sventaun principio d'incendio AR gr 94,45 diametro 63 mm e rovescio2 punti
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Due esemplari molto rari di tremissi ai nomi, il primo di Astolfo, forse di area toscana ed il secondo di Desiderio per Piacenza . Passeranno ad inizio Maggio in asta Bertolami 109 ai nn. 696 e 697 .2 punti
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Certo che … ce ne sono troppi che non onorano i loro debiti… ma del resto mala tempora currunt…ormai sempre meno la parola viene mantenuta, scarseggia la dignità…. E dire che non sono spese indispensabili, capirei fosse pane…ed essere portati per bocca per pochi euri è una cosa di cui dovrebbero vergognarsi… ma non lo fanno, anzi: hanno anche il coraggio di inalberarsi se gli dai dell insolvente o del poco serio… poi ci sono anche quelli insolventi per offerte da qualche migliaio di euro, che lo fanno di abitudine di offrire a vuoto e pretendono anche di aver ragione…uno di questi è stato citato anche qui più di una volta per questa sua abitudine, ma non è l’unico…è una frangia trasversale, con rappresentanti dalle Alpi alla Sicilia … sono solo buffoni.2 punti
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Quando vedo prezzi così, e alcune monete non proprio ... "specchiate", mi vengono tanti dubbi ... (più di quanti ne abbia di solito) su autenticità e provenienza ...2 punti
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Per rimanere in tema di 'come eravamo' (sulle auto potremmo ritornaci), riporto una mia cartolina della Val di Noto viaggiata nel 1917 (la foto sarà di qualche anno prima), la raccolta delle olive a livello familiare, dove erano chiamati a raccoglierle anche i bambini. Qualora una famiglia non possedeva un podere con degli alberi di olive si andava a lavorare nei campi di proprietà di terze persone, in questo caso l'olio che se ne ricavava veniva diviso tra il proprietario e i lavoratori. Ogni volta che la guardo penso che la più piccolina (sulla scala) avrà circa 110/115 anni ed il più anziano da giovane sarà stato un suddito del Regno delle due Sicilie.2 punti
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Mi permetto di inserirmi in questa discussione che continuerà a prendere corpo nel corso del tempo (eventualmente posso poi portare questo ed altri interventi "intrusivi" in una discussione separata senza problemi). La scelta che hai fatto prevede di strutturarla in ordine alfabetico. E' una scelta pratica ai fini della consultazione, può esserlo meno invece in termini di obiettivo finale. Ci sono numerosissimi magistrati monetali praticamente sconosciuti, così come gentes poco note e sarebbe comunque estremamente interessante, alla fine di un lavoro sicuramente lungo ed impegnativo, poter ricavare qualcosa dalle evidenze emerse. Per fare questo però vedrei meglio una struttura ed un'impostazione differente, di tipo cronologico. Non so se tu ti sia preposto un obiettivo, una sorta di studio di sintesi indicante ad esempio la percentuale di magistrati monetali appartenenti a famiglie altrimenti scarsamente o per nulla conosciute che ha operato in un determinato periodo (ovviamente calcolato sul totale delle tipologie monetali)... questo potrebbe essere un dato interessante. Ma anche qui le varibili sono numerosissime ed andrebbero in un certo senso ben definite. Ti allego qui sotto i tre volumi del Broughton (MRR 1-3), fondamentali per orientarsi nel contesto. C'è anche un aggiornamento di Champlin (MRR 0): MRR1 - T. Robert S. Broughton - The Magistrates of the Roman Republic 509 B.C.-100 B.C. Vol. 1.pdf MRR2 - T. Robert S. Broughton - The Magistrates of the Roman Republic 99 B.C.-31 B.C. Vol. 2.pdf MRR3 - T. Robert S. Broughton - The Magistrates of the Roman Republic - Supplement.pdf MRR0 - Edwar Champlin - MAGISTMRR0 - Edwar Champlin - MAGISTERIAL REVISIONS.pdfERIAL REVISIONS.pdf2 punti
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Buonasera a tutti, è indubbiamente chiaro che la cartamoneta e la moneta sono dei documenti di grande importanza per un'analisi storica e risultano essere ancora più interessanti nel caso dei moti risorgimentali. Il 1848 è storicamente l'anno delle rivoluzioni e dei fermenti liberali e democratici che sconvolsero l’Europa intera. L’assetto politico italiano voluto dal Congresso di Vienna fu scosso, fin dai primi giorni di quell’anno, dalla concessione delle Costituzioni a Napoli, Firenze, Roma, Torino e dalle insurrezioni di Palermo, Venezia e Milano. Gli avvenimenti di quegli anni, pur nel diverso svolgimento a Milano e Venezia, a Torino e Roma, dimostrano un comune denominatore nel tentativo di conquistare all’Italia Unità e Indipendenza. Questi due ideali, che per il nostro Paese erano allora tra loro complementari, venivano diversamente sentiti dalle popolazioni italiane. Anche a Venezia viene formato, il 22 marzo 1848, un Governo Provvisorio, a seguito della sommossa popolare che costringe gli austriaci a lasciare la città. Per i dettagli storici sulla Repubblica di San Marco e le emissioni della moneta patriottica vi lascio il link di questa esaustiva discussione di @petronius arbiter Nella mia collezione mancavano appunto i tagli da 50 e 100 lire ma dopo tante ricerche e pazienza sono riuscito a completare questa serie, un pezzo importante della nostra storia che ci permette di raccontare il percorso dell'Unità d'Italia. Quindi voglio condividere con tutti voi queste acquisizioni e avere un vostro parere su questa tipologia di emissione. Intanto ho iniziato a studiare le emissioni di Palmanova. 50 Lire: 100 Lire: Per chi volesse ulteriormente approfondire sulla monetazione patriottica di Venezia vi riporto il link di questa discussione: Grazie a tutti1 punto
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Complimenti. Un vero e proprio rebus….e molto interessante. Grazie1 punto
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Verso fine mese sarà in asta BussoPeus 431 al n. 3498 un esemplare dei rari aurei dell' ultimo periodo di vita di Caracalla . Unisco un secondo esemplare, passato in autunno 2020 in asta LeuNumismatik 7 al n. 1636 .1 punto
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Una copia a cera persa avrebbe lo stesso tondello. Una copia coniata avrebbe tondelli diversi. Ma non sono un esperto, specie dal punto di vista tecnico. I tre esemplari potrebbero essere copie provenienti dalla stessa copia di cloni. In antico? In epoca moderna? I segni presenti su due esemplari potrebbero essere i segni dovuti all'utilizzo dei coni e la conseguente usura. Ma parlo da profano... Ciao Illyricum ?1 punto
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DE GREGE EPICURI @isaia_67Certo, è quella; ma la moneta che hai mostrato è cento volte meglio di quella del negozio!1 punto
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Sembrerebbe una semplice carenza del tondello, non un segno.1 punto
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Clone no... il tondello è diverso. Bisognerebbe verificare anche le provenienze, talvolta gli aurei hanno pedigree noti. Ciao Illyricum ?1 punto
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Dalla Gallia ( valle del Rodano ) un piccolo quinario in argento con al rovescio un guerriero con elmo, armatura e lancia, su cavallo al galoppo . Passerà ad inizio Giugno in asta MDCMonaco 9 al n. 70 .1 punto
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Ti riporto la descrizione di Floriano Grimaldi. La differenza è che nella tua ci sono le lampade pendenti.1 punto
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Per vedere come va, per divertirsi, per commentare... Possono esserci mille motivi... Tanto poi le monete fanno quello che devono fare. ? Arka1 punto
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Ciao, se l'hai pagata una ventina di euro va bene, magari un domani la sostituisci con una migliore.1 punto
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Ciao, moneta dell'imperatore forse più conosciuto della storia romana. Sul suo valore economico non posso esserti di aiuto, comunque una moneta attribuibile e ricca di storia, un po' malconcia, ma ha 2000 anni di età e si vedono tutti. Per me collezionabile? Posto moneta stessa tipologia per catalogazione1 punto
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non l'avrei presa, condizioni troppo scadenti per una moneta piuttosto comune, e ti parla uno che non si è mai fatto problemi ad acquistare monete messe anche peggio di questa..1 punto
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ecco il rovescio. il mio esemplare ha la particolarità di avere gli assi orientati allo stesso verso, come le medaglie.1 punto
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questa è la mia. mi sembra molto simile a quella di Rocco68, ma con delle piccole differenze.1 punto
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Unisco, dal catalogo in rete del Museo di Berlino, 3 esemplari lì conservati, di denari con al diritto l' immagine di Carlomagno : tutti di estrema rarità. il primo ed il terzo considerati unici . Il terzo esemplare, forse una coniazione postuma disposta dal figlio Ludovico I il pio .1 punto
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Dal cantiere delle Maestre Pie spunta una necropoli etrusca Via Montello, la scoperta nel cortile interno dell’istituto: sono già emerse 40 tombe del VII secolo a. C.. Le suore, proprietarie dell’area, al primo ritrovamento hanno avvisato la Soprintendenza archeologica Al primo colpo di benna dell’escavatore, ne è stata scoperta una manciata. Ora, dopo quasi 4 mesi di scavo archeologico, sono ben 40 le tombe etrusche del VII secolo a.C. rinvenute nel cortile interno della Scuola Maestre Pie di via Montello. Quaranta, al momento, le sepolture trovate, ma non è ancora detto che questa sia la cifra finale. Uno scavo ricchissimo e che sarà oggetto di attenti studi. Tutto è cominciato quando le suore, proprietarie della Scuola, decidono di costruire, nell’area interna al loro istituto, un nuovo edificio. Progetti, permessi: tutto fila liscio. Siccome il Piano urbanistico generale mette il bollino rosso alla zona a causa dell’alto potenziale archeologico, il Comune gira l’incartamento alla Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara per il semaforo verde. Via IV Novembre, ben a conoscenza della presenza di necropoli etrusche dalla metà dell’VIII secolo a.C. in zona, interviene con un saggio preventivo nel cortile. Et voilà: cinque le tombe scoperte di primo acchito. Stop immediato ai lavori, differiti alla conclusione delle indagini, e apertura dello scavo archeologico, tuttora in corso. "È molto verosimile ipotizzare che in quell’area vi sia un’alta concentrazione di sepolture sia a incinerazione sia a inumazione", spiega Sara Campagnari della Soprintendenza. Incinerazione e inumazione sono, dunque, le due tipologie di sepoltura: nella prima, il corpo cremato viene messo in un’urna, il cinerario; nella seconda, viene seppellito direttamente nella tomba con o senza cassa lignea. "Nella fase storica corrispondente a questa necropoli che, nella storia etrusca, viene definita orientalizzante – precisa Campagnari –, rileviamo una prevalenza di incinerazioni. Verso il quinto secolo, la tendenza s’inverte". Uomini o donne: non si evidenzia una prevalenza né degli uni né delle altre. Tutti sono, però adulti. Tranne forse "una incinerazione di bambino". Piccola curiosità: "Le tombe, in alcuni casi, si sovrappongono all’interno dello spazio della necropoli". Da qui si deduce "che fosse una necropoli molto frequentata e utilizzata in un ristretto arco di tempo"; di piccola o media grandezza, ma con un buon corredo funerario. Gli archeologi hanno rivenuto di tutto: dai vasi ai piattelli impilati fino ai coltelli, alle tracce di stoffe o agli accessori come le fibule a drago. Tipici delle sepolture femminili, i rocchetti e le fusaiole. "Queste tombe – puntualizza la funzionaria della Soprintendenza – non appartengono a persone di spicco, bensì a coloro che, paragonate ai nostri tempi, potrebbero essere caratterizzati da uno status medio. Ciò significa di un buon livello". Al punto che in molte sono state trovate tracce del rituale funerario "che presuppone una certa ‘disponibilità economica’", poiché richiede libagioni e ceramiche ad hoc. https://www.google.com/amp/s/www.ilrestodelcarlino.it/bologna/cronaca/dal-cantiere-delle-maestre-pie-spunta-una-necropoli-etrusca-1.7553596/amp1 punto
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Buongiorno. Grazie @giuseppe ballauri e @Raff82, per aver condiviso queste rarissime varianti. Spero proprio di incrociarne una sul mio cammino ?! Intanto condivido le foto della mia ultima '341 punto
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Per prima cosa mi farebbe molto piacere che ci dessimo del tu: lo spirito del forum è un po' questo, chi con più esperienza chi con meno, siamo tutti "semplici" appassionati. Per quanto mi riguarda, non sono affatto un detrattore del Babelon, penso che ogni "testo sacro" abbia un qualcosa che gli altri non hanno, chi una maggior comodità di consultazione, chi una maggior attendibilità cronologica, chi un maggior livello di approfondimento su determinati temi. Ad oggi, nel nostro specifico contesto, non esiste l'opera perfetta e questo sotto certi aspetti è un bene in quanto noi tutti abbiamo la possibilità di portare qualcosa di nuovo, che sia un piccolo o un grande contributo. Quello che mi sentirei di dirti è di non mollare l'argomento ed i miei naturalmente opinabili suggerimenti volevano essere un incentivo. L'argomento è assolutamente di interese per la sezione! Io proporrei un "compromesso" perchè una trattazione del genere risulterebbe molto molto vasta e correrebbe il rischio di non vedere la luce. Credo si possa procedere per step, scegliendo un range temporale limitato per poi individuare quali siano in quel determinato periodo le gentes cd "minori". Ientifichiamo quindi un periodo, io mi occupo dell'elenco totale, si individuano le famiglie meno note e tu provvedi all'approfondimento storico esattamente come stai facendo ora. Io nel frattempo posso eleborare qualche "numero". Poi eventualmente ottimizziamo il tutto in corso d'opera. A mio parere potrebbe venir fuori un lavoro molto molto interessante. Fare un tentativo non costa nulla, anzi! Fare è il miglior modo per imparare e vale per tutti, sempre.1 punto
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E c'è anche quinario (che però viene spesso definito erroneamente obolo)1 punto
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Finalmente ho un po' di tempo e vi mostro un'altra acquisizione. È molto particolare.1 punto
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Bisogna fare una serie di precisazioni. Il Q. CAEPIO BRUTUS che ha firmato la moneta da te postata (ossia il famosissimo Bruto cui Cesare disse "kài sy, tèkne" - "persino tu, figlio" - mentre lo pugnalava) apparteneva (per adozione) non a una fantomatica gens Caepia, ma alla gens Servilia, perché il suo nome completo, dopo l'adozione, era Quintus Servilius Caepio Brutus (dove il nomen della gens è appunto "Servilius"; "Quintus" è il praenomen, "Caepio" un cognomen e "Brutus" un agnomen). In sintesi, la moneta repubblicana da te postata non attesta l'esistenza di una gens Caepia; non so se ne esistano altre di epoca imperiale che lo facciano, non è il mio campo. Peraltro, se nella moneta "CAEPIO" fosse un nomen (e non un cognomen, qual invece è), dovremmo parlare di "gens Caepionis", non di "gens Caepia", perché "Caepio" è il nominativo della radice Caepion- il cui corrispondente aggettivo femminile è appunto "Caepionis", come attestato dal cognomen della celeberrima amante di Cesare, la bellissima Servilia Caepionis, madre appunto di Bruto. Detto tutto questo, vengo alla tua domanda: come spieghiamo la tomba di Mantova? Sicuramente non attesta l'esistenza di una gens Caepia, perché in tal caso sull'architrave ci sarebbe stati scritti i nomina "Caepius", non "Caepio" Possibilità n. 1: era la tomba di tre Servilii Caepiones, della gens Servilia. Spesso dalle gentes si diramavamo rami separati, identificati dal cognomen, che percepivano un senso di appartenenza separato dagli altro componenti della medesima gens; è il caso, arcinoto, degli Scipiones, che appartenevano alla gens Cornelia (la cui tomba familiare, a Roma, è appunto nota come "tomba degli Scipioni"). In questo caso, affermare che sia una tomba della "gens" Caepia è stata una semplificazione (avrebbe dovuto dire "Servilia Caepionis", per essere tecnico), unita a un errore (avrebbe dovuto dire "Caepionis" al posto di "Caepia"), da parte di chi ha scritto l'articolo su internet. Possibilità n. 2: era la tomba di "barbari" o comunque di una famiglia da poco romanizzatasi, che pertanto si erano inventati un nomen a caso, copiandolo dal cognomen di un Romano. Possibilità n. 3: era una tomba di appartenenti a un'ipotetica gens Caepionis, non altrimenti nota. Mi sembra però estremamente improbabile: se Caepio fosse stato il nomen di una gens, non sarebbe stato assunto come cognomen da una gens differente, la Servilia appunto, visto il clima di forte rivalità che animava le gentes. Per essere intellettualmente onesti, occorre precisare che ci sono gentes conosciute esclusivamente da un'unica moneta emessa in loro nome (ad es. la Egnatuleia); se ne deduce chiaramente che, con ogni probabilità, non conosciamo i nomina di tutte le gentes repubblicane (se quell'unico rappresentante della Egnatuleia non fosse stato eletto magistrato monetale, non avremmo mai saputo dell'esistenza della gens, quindi probabilmente ce ne sono altre, chissà quante, che sono rimaste ignote). Facendo quindi un po' di fanta-storia, si potrebbe immaginare che in antichità esistesse una gens Caepia; quando un suo rappresentante venne adottato da un Servilius, divenne quindi un Servilius Caepio. Nelle generazioni successive il cognomen si sarebbe stabilizzato, dando luogo al ramo dei Servilii Caepiones. E' possibile, ma non c'è alcuna prova; in ogni caso, la tomba - come ho detto - non appartenne a membri di questa fantomatica gens Caepia, perché in tal caso sull'architrave ci sarebbero i nomina "Caepius". Per quel pochissimo che vale, sull'elenco di gentes riportato da wikipedia non c'è una Caepionis, né una Caepia (https://it.wikipedia.org/wiki/Gentes_romane). Intendiamoci, non ha alcun valore scientifico, però dimostra che nessuno degli utenti che si divertono ad alimentare l'enciclopedia libera si è mai immaginato che tali gentes potessero esistere.1 punto
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Buona Domenica Non ti so proprio dire ... le prove di monete in piombo, nell'ambito della zecca veneziana, non risultano nemmeno a me! Forse potrebbe essere un gettone/tessera, ma entriamo in un mare magnum, dove non ho competenze. saluti luciano1 punto
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Non mi risultano prove in piombo di monete veneziane. E credo che la prova non potesse fare da modello visti i pochissimi esemplari coniati. Tuttavia tutto può essere, mancando prove certe. Arka Diligite iustitiam1 punto
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Quello del rovescio potrebbe anche essere I H S Monogramma di Cristo sormontato da croce in un astro a 12 raggi diritti e 12 fiammeggianti, al pari del R/ del bagattino con il monogramma di Cristo e astro, prova (monetazione anonima per Venezia e il suo dominio). Il D/ del resto è simile al D/ del bagattino, anche se ben diverso. Ma pur sempre presente la Madonna con il bambino in braccio, nelle medesime posizioni. Magari @417sonia e @Arka potrebbero fornire una loro visione.1 punto
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Di nulla, l'ipotesi mi è venuta ruotando di 180° la tessera, di modo che la I iniziale della sigla va al suo posto. ? Il monogramma (o trigramma) di San Bernardino fu ideato dal Santo come accompagnamento visivo alle prediche che lui sosteneva in giro per l'Italia, e alle quali accorreva sempre gran folla: per dare maggior forza alle parole, pensò di scrivere la sigla del nome del Cristo circondata da un sole raggiante, il tutto in brillante tinta dorata sullo sfondo color azzurro cupo di una tavoletta, che lui mostrava avanti a sé mentre parlava. La sua idea ebbe vistoso successo e ampia fama, tanto che l'IHS racchiuso in una cornice radiosa fu presto ritenuto segno di buon auspicio: per questo lo si trova ancor oggi sopra porte e finestre di numerosissime case, non solo su edifici religiosi.1 punto
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Il mio contributo: Piastra 1854 con 7 torrette nello stemma del Portogallo (oltre ad un "classico" leone anuro).1 punto
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