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Contenuti più popolari
Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 04/05/22 in tutte le aree
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E un peccato, che i compilatori dell'asta non si siano chiesto ( se l'hanno osservata bene), come mai il cavaliere ha il braccio destro poggiata sul posteriore del cavallo, un etnico che non è del periodo arcaico, vedi la sigma. E come mai, si vedono solo 4 zampe, e non 8. Per non dire la testina dell'Aretusa, con un rifacimento dei capelli, del tutto inventati. Avevo segnalato alla Roma Num. ma si vede che non l'hanno tenuto conto.3 punti
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Tre esemplari della interessante, varia tipologia dei denari in argento della monetazione di Adelchi, principe in Benevento dal 853 al 878 . Passeranno ad inizio Maggio in asta Varesi 79 ai nn. 34-35-36 .2 punti
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Penso proprio di si: o una svista in fase di costruzione o una "firma" messa come scherzo! Poi, appena se ne sono accorti, gli avranno tagliato la mano destra! ecco perché non ce ne sono altri!2 punti
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Per chi volesse approfondire il reato di falso in genere e nello specifico quello del viceregno spagnolo a Napoli, consiglio la lettura del mio articolo pubblicato di recente sugli "Appunti numismatici 2022" del Circolo Numismatico Romano-Laziale. Per informazioni o acquistiti: [email protected]2 punti
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Venerdì 8 corrente si terrà alla Residenza Meridiana di Viganello, con inizio alle ore 18:30, la prima conferenza di questo 2022 del CircoloNumismaticoTicinese. Il tema trattato in questa riunione è: * Breve introduzione alla storia monetaria dell’Ucraina*, argomento sicuramente interessante ed attuale. Relatore sarà il membro di comitato avv . Michele Pelossi.2 punti
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Ci provo! 4 Kharub 1858-59 Tunisia https://en.numista.com/catalogue/pieces35848.html2 punti
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Con colpevole ritardo testimonio qua il mio grande dolore per la scomparsa di Mark. Negli ultimi anni avevo smesso di collezionare in modo attivo e quindi anche di effettuare gli scambi che ormai mi vedevano frequentare le poste in modo assiduo, per questo motivo non ero stato più in contatto con lui, col quale negli anni avevo scambiato almeno 500 monete che ora sono nella mia collezione. Ho piacere in questo momento nel pensare che ho qualcosa di lui qua accanto, persona gentile, competente, generosa come tanti di voi hanno detto non mancava spesso di aggiungere un piccolo cadeaux di sua iniziativa nei nostri scambi. Collezionista per anno (e non per tipo come me) amava cercare nelle liste nel tentativo di ampliare la sua grande collezione che logicamente aveva limitato alle monete moderne, delle quali cercava solo pezzi ben conservati senza scendere se possibile sotto l'MB (F per lui), nel contempo ciò che ti arrivava da lui era una certezza. Una festa aprire quei pacchi col piacere di guardare quelle monete giudicate con severità attribuendo loro sempre una conservazione uguale o al massimo inferiore a ciò che avrei dato io. E che lista di monete da scambiare aveva! Non troppo lunga, lui le monete comuni non le metteva nemmeno, ma piena di sorprese specie dall'africa e dalle colonie britanniche, doveva avere qualche canale preferenziale dal quale procurava sempre tanata bellissima roba, che divertimento cercare e trovare roba fra quelle liste! Negli ultimi mesi avendo ripreso la collezione ho avuto modo di ottenere alcune doppie di valore e con entusiasmo recentemente avevo deciso di scrivergli per tornare a scambiare. Non avendo avuto risposta lo ho cercato qua e ho visto che non si collegava da un pò, invano avevo provato anche a contattare la figlia, visto che anche lei aveva un nick qua, ma non lo ha mai usato e non ha risposto. E adesso leggo della sua scomparsa e provo tanto dispiacere... Voglio copiare una sua mail in cui si capisce un pò il suo spirito sereno e la voglia sempre di raccontare qualcosa che avesse a che fare con le monete in ogni suo messaggio. Fa riferimento anche al nostro sito e ad una discussione legata a 4 monete tedesche (magari i più curiosi sapranno trovarla) e ad una moneta da 10 lire 1936 che gli avevo mandato. Hi Dario, I finally was able to finish and post the German coins on lamoneta. They're connected to the fun(!) moment I had with the '36 10L, which is why I wanted to post them first. In one of those very lucky deals, I was able to buy 4 German coins from a militaria shop. (Coins often appear in these shops as a part of a deceased veteran's estate, and often, the militaria dealers don't know as much about coins as they do the military items.) So I encountered the 4 German coins (Lubeck, Weimar, Saxony, Prussia) as a group and bought them relatively inexpensively. The coins were some pretty good ones, as you can see, so they seized my attention for a couple of weeks while I learned about them and some of the history that underlay them. Anyway, I had some hobby time one day so I decided I'd actually add the coins I'd collected over a several week period to my collection. I got my box of "new" coins and began to catalog them. The German coins were still foremost in my mind--and then all of a sudden I came face to face with the '36 10L--somehow I had managed to totally forget about it! The experience really shocked me--how I managed to forget about that good a coin is something that really left me shaking my head. Funny, but not funny too. Oh well.... Wish I had a duplicate 50c from the Netherlands Antilles. My only examples are in different sets. They are incredibly fun(!) looking coins. They look like a Caribbean party, but that's just a coin-guy talking. I continue to look for coins for you but find one only very occasionally. When I get 10 or so, I'll put together a list and send it. Or any time, if you want it. Sunday morning and time to go. Hope you and yours are well, Ciao, Mark E infine voglio postare "LA MONETA" (fra le nuove che volevo proporgli) che in cuore mio avevo pensato potesse piacergli e speravo finisse nella sua collezione. Troverò qualcuno con cui scambiarla o venderla ma non avrà lo stesso sapore lo scambio, e come ho fatto in tutti questi anni in cui pur non sentendoci la mente di tanto in tanto è volata a lui, non smetterò di pensarlo in futuro. Sei qua con me Mark, my friend...2 punti
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Dalle mie parti (Bari) con l’espressione dialettale la monge e la ponge, che ho scelto come titolo per questo post, si indica l’atteggiamento di chi, in una discussione o in una disputa, cercando di non scontentare nessuno, assume un atteggiamento non manifestamente schierato in un senso o nell'altro. Potremmo dire che la monge e la ponge è l’equivalente del detto, di uso comune, un colpo al cerchio e uno alla botte. Ed è proprio l’atteggiamento assunto dalla Corte di Cassazione nella motivazione spesa in una recentissima sentenza di novembre 2021 (la n. 45983 del 12 novembre 2021) ad aver ispirato il titolo. Si tratta di una sentenza a mio avviso importante e che meritava di essere qui segnalata (allego il file del testo completo, in ogni caso reperibile anche online). Prima di proseguire, però, una avvertenza al lettore: il post è lungo e dalla sua lettura completa potrebbero derivare effetti collaterali quali noia mortale e simili. La pronuncia in commento, pur muovendo dai consolidati principi espressi dalla giurisprudenza di legittimità in tema di appartenenza allo Stato dei beni culturali (e, nello specifico, delle monete antiche), manifesta una maggiore sensibilità nei confronti del collezionista – questa volta espressamente preso in considerazione – sancendo alcuni principi di fondamentale importanza. Il collezionista, in altri termini, sembra aver fatto breccia nel cuore della Corte. Battute a parte, limitandomi a esaminare in questa sede i punti della decisione che ritengo più interessati e di più agevole digestione anche per chi in materia è a digiuno, il Collegio muove dal principio secondo cui i beni culturali “si presumono dello Stato a meno che il detentore non dimostri di averli acquisiti in data anteriore all’entrata in vigore della L. n. 364 del 1909, di averli ottenuti in premio per il loro ritrovamento o di averli ricevuti dallo Stato”. Si tratta, come in più occasioni la giurisprudenza ha avuto modo di precisare, di ipotesi definite tassative (non vi sarebbero, cioè, altre ipotesi idonee a vincere la presunzione di appartenenza allo Stato). Prosegue, poi, al punto 11., ribadendo che: “La giurisprudenza di legittimità, del resto, ha in più occasioni sottolineato che "il possesso delle cose di interesse archeologico integra il reato di cui al D.Lgs. n. 42 del 2004, art. 176, comma 1, e si presume illegittimo, a meno che il detentore non dimostri di averli legittimamente acquistati in epoca antecedente all'entrata in vigore della L. n. 364 del 1909" […]; conseguentemente, "anche nell'ipotesi di archiviazione del procedimento per il reato di impossessamento illecito, previsto dal D.Lgs. n. 42 del 2004, art. 176, grava sul richiedente la restituzione dei predetti beni sottoposti a sequestro l'onere di dimostrare che il possesso del proprio dante causa si è verificato in epoca antecedente all'entrata in vigore della predetta L. n. 364”. E sin qui nulla di nuovo rispetto a quello a cui la giurisprudenza ci ha già abituato. Tuttavia, operando una (importante) inversione di rotta, la Corte si avvede – dandone espressamente atto – di come la rigida applicazione del suddetto principio al “collezionista” (figura alla quale lo stesso Collegio attribuisce pieno diritto di asilo, in considerazione del fatto che dal codice dei beni culturali si evince la pacifica ammissibilità della proprietà privata di beni archeologici al fianco di quella statale) finisca per caricare quest’ultimo di un onere probatorio il cui assolvimento risulta praticamente impossibile. A tal proposito, il passaggio cruciale della decisione in esame (che ha visto il coinvolgimento di importantissime e prestigiosissime case d’aste) è il seguente: “Chiarito ciò, i beni culturali - come già ricordato - si presumono dello Stato a meno che il detentore non dimostri di averli acquisiti in data anteriore all'entrata in vigore della L. n. 364 del 1909, di averli ottenuti in premio per il loro ritrovamento o di averli ricevuti dallo Stato. Ebbene, nel caso di specie il D.F. risulta aver acquistato dette monete dal collezionista R. nell'anno 2013; proprio in virtù di ciò egli contesta l'appartenenza di detti beni al patrimonio indisponibile dello Stato, non essendovi in atti la prova che esse siano state acquisite dal R. in seguito all'entrata in vigore della L. n. 364 del 1909. 12.4. La doglianza difensiva, evidentemente, stride con l'orientamento giurisprudenziale sopra richiamato che fa gravare sul soggetto che invoca la restituzione dei beni l'onere di dimostrare il legittimo possesso delle stesse da parte del proprio dante causa. Occorre, tuttavia, fare chiarezza sull'applicabilità di tale orientamento anche al collezionista. Con riferimento, infatti, ai beni provenienti dalle collezioni numismatiche, non può non tenersi conto del fatto che il codice Urbani conferma implicitamente la possibilità che i beni di interesse culturale siano posseduti da soggetti privati, in particolare qualora il Ministero competente non abbia dichiarato di interesse culturale le cose, in quanto aventi caratteristiche di eccezionalità. In questi devono considerarsi incluse le collezioni numismatiche, delle quali risulta lecito il possesso se acquistate presso rivenditori commerciali od altri collezionisti, a meno che non vi sia la prova che gli oggetti commercializzati provengono da campagne di scavo anteriori all'entrata in vigore della L. 20 giugno 1909, n. 364, ovvero siano di provenienza delittuosa (furtiva, ad esempio). Ed allora, il richiamo al principio giurisprudenziale citato ed assai rigoroso, confermato anche da altre pronunce […], sembra al Collegio invero non calzante. Risulta evidente che nessuno dei ‘soggetti imputati di tale delitto può, ratione aetatis, dare la prova di un acquisto anteriore al 1909; semmai egli può provare di avere ricevuto iure hereditatis tali beni, ovvero di averli acquistati da un collezionista. Ed appunto con riferimento al collezionista (qual è l'attuale ricorrente) che si pone il problema della "prova" da fornirsi, in quanto, ove si applicasse rigidamente, sempre ed indistintamente, l'orientamento giurisprudenziale rigoroso c.s. illustrato, risulterebbe difficile se non impossibile riuscire ad ottenere la restituzione del bene numismatico sottoposto a sequestro penale, poiché - salva la probatio diabolica che consenta di risalire agli "antenati" fino ad epoca anteriore all'entrata in vigore della L. n. 364 del 1909 - tale bene è di proprietà dello Stato. Ritiene, infatti, il Collegio che in tale impostazione vada del tutto perduta l'interpretazione della dizione letterale della fattispecie di cui all'art. 176 del Codice dei beni culturali, che incrimina non già la detenzione del bene culturale appartenente allo Stato, ma, per l'appunto, l'impossessamento, con ovvie conseguenze sotto il profilo del tempus commissi delicti (ma anche del luogo del commesso reato, ovviamente). La detenzione è infatti un reato permanente, ma nel caso che ci occupa la detenzione è un effetto del reato, di natura istantanea, di impossessamento, il quale si perfeziona, e consuma, tutto e solo, nella condotta di apprensione della cosa. Con le ovvie conseguenze in tema di computo della prescrizione, quanto al processo penale, ma anche con le scarse possibilità di recupero del bene, che derivano dall'impostazione data sul punto dalla giurisprudenza consolidata. 12.5. Tornando ad esaminare l'impugnata ordinanza, si osserva, la motivazione fornita dal giudice dell'esecuzione si presenta carente posto che deduce l'appartenenza dei beni reclamati al patrimonio indisponibile dello Stato italiano dal dato, pacifico, che "l'istante non ha acquistato i beni confiscati in epoca antecedente all'entrata in vigore della L. n. 364 del 1909, non li ha ricevuti dallo Stato, né li ha ottenuti in premio per il loro rinvenimento" (pag. 3 ordinanza del 12/12/19 cui la successiva ordinanza dell'1/10/2020 fa espresso rinvio), senza far cenno alcuno all'onere di prova gravante sul ricorrente in ordine al legittimo possesso di detti beni da parte del proprio dante causa, il R.. Non può ritenersi, proprio per le ragioni dianzi esposte al p. 12.4, che le doglianze difensive non siano idonee a compromettere la legittimità del provvedimento di confisca disposto dal G.I.P./Tribunale di Napoli e confermato dal giudice dell'esecuzione sol perché, per mezzo di esse, il ricorrente si limita a contestare "l'assenza di prova" dell'illegittimo possesso delle monete da parte del R.. Come anticipato, infatti, non può applicarsi in maniera pedissequa al collezionista il rigoroso orientamento giurisprudenziale richiamato secondo cui sarebbe proprio sul soggetto interessato alla restituzione dei beni che grava l'onere di dimostrare il lecito possesso degli stessi da parte del proprio dante causa, operando di base una presunzione di proprietà statale. In altri termini, non può ritenersi, in questo caso, che il ricorrente fosse gravato dall'onere, non assolto, di provare il fatto fondamentale posto alla base della propria domanda, cioè il possesso del suo dante causa, anteriore alla L. n. 364 del 1909. […] Purtuttavia, osserva il Collegio, le stesse ragioni poste a fondamento della archiviazione del procedimento per l'asserita buona fede del D.F., avrebbero dovuto spingere il giudice dell'esecuzione a motivare in maniera adeguata circa la confiscabilità delle monete appartenenti al D.F., a lui pervenute dalla collezione R., individuando ulteriori elementi da cui fosse ricavabile l'ostatività della restituzione delle monete, legittimamente pervenute al ricorrente, come ad es., l'accertamento dell'emissione del provvedimento da parte dell'Autorità amministrativa competente ex art. 13 del Codice dei beni culturali, in tal modo qualificando il bene numismatico o la collezione quale appartenente al patrimonio indisponibile dello Stato. Tale carenza argomentativa sul punto rende, pertanto, ragione dell'annullamento dell'ordinanza impugnata, con rinvio al giudice partenopeo per un nuovo esame.” (così la sentenza nella parte motivazionale; il sottolineato e il grassetto sono stati aggiunti da me per enfatizzare i passaggi chiave). In buona sostanza, il Collegio sembra affermare – pur senza dirlo espressamente – che, nell’ipotesi di collezionista (ma ritengo il principio pacificamente estendibile anche ai commercianti e, più in generale, a chiunque acquisti in buona fede) che provi di aver acquistato le monete antiche in maniera lecita e trasparente (da altro collezionista o da commerciante), debba trovare applicazione il seguente modus operandi: (i) non è possibile pretendere che il collezionista offra anche la prova del fatto che il proprio dante causa (il venditore, per intenderci), abbia a sua volta acquistato (o acquisito) le monete in data antecedente al 1909 (andando a ritroso), trattandosi di prova “diabolica” (ossia dall’assolvimento impossibile); (ii) in questo caso è il Giudice della confisca a dover offrire la prova (o meglio, per usare l’espressione “timida” impiegata dalla Corte, “a dover individuare ulteriori elementi”) dell’ostatività alla restituzione delle monete al collezionista. Inutile dire che non vorrei mai trovarmi nei panni del “giudice partenopeo” al quale la Corte ha rinviato la decisione e che si troverà al cospetto di una bella gatta da pelare. Non saprei dire se la sentenza rappresenti un passo avanti o un “sapiente recupero e restauro di vecchi orientamenti” (posto che in passato non erano mancate pronunce più favorevoli al collezionista rispetto a quelle che hanno preso piede negli ultimi anni), ma certamente offre notevoli spunti di riflessione che testimoniano, quantomeno, la tendenza della giurisprudenza a non sedersi supinamente su principi già espressi altrove e assunti al rango di dogma, forse – e qui scrivo in chiave romantica e ottimistica – nell’ambito di un più ampio percorso mentale che condurrà ad acquisire la consapevolezza del fatto che a volte la mano privata è capace di coccolare i beni culturali con un amore sicuramente più intenso di quello di cui è capace l’algida “mamma Stato”. Saluti. Cass. 45983 del 2021.pdf1 punto
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Ciao ragazzi, buongiorno. Potrei avere un vostro parere sulla conservazione di questa moneta da 10 centesimi cinquantenario? Con il rame vado particolarmente in difficoltà nel giudicarlo. Grazie mille!!!1 punto
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Buongiorno a tutti, volevo condividere con tutti voi l'acquisto di questo biglietto di stato, 5 lire effigie Umberto I del 06/08/1889, che va ad arricchire la mia collezione ma soprattutto aggiungere un altro pezzo della nostra storia. Indubbiamente la conservazione non è il top ma alla fine mi sono convinto ad acquistarlo, potrebbe sembrare strano e curioso, per la bellezza della matrice laterale in cui si riesce a leggere in tutta la sua interezza la scritta "CINQUE LIRE" senza comunque disdegnare le altre caratteristiche artistiche dello stesso. Mi piacerebbe conoscere la vostra opinione sulla conservazione, la bellezza ed eventualmente sulla rarità attribuita a tali biglietti. Grazie a tutti in anticipo1 punto
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fino amostra convegno filatelia numismatica cartoline cartamoneta. PEr maggiori informazioni www.ternifil.it1 punto
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Ciao, visto che la moneta ti è arrivata quindi la puoi vedere molto meglio(anche se chiusa nella bara) sarebbe interessante anche il tuo di parere per quel che riguarda la sua autenticità?. ANTONIO1 punto
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Il pescatore che scende dalla barca per controllare se ha bucato una gomma1 punto
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In primis: molto ben conservato! E non è facile per un Francesco Dandolo di per se, che è considerato R (anche se di grossi di Francesco Dandolo ultimamente ne sono usciti non pochi nelle aste). Io credo che il segno del massaro sia l'anellino in basso al R/, però la rosetta così al D/ al posto del globetto finale è una bellissima particolarità... una "bizza" in fase di conio?1 punto
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Può essere che l'origine del disguido sia il fatto che l' "extremely fine" (EF) in UK corrisponde al "About Uncirculated AU 55" in USA, in cui invece l'"extremely fine" (XF) corrisponde al "very fine (VF)" british? (fonte: Wikipedia)1 punto
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E sì, sembra proprio una rosetta messa in un punto nascosto dove non si nota. Molto interessante.? Prova a vedere che ti dicono e sarebbe la prima che vedo pure io.1 punto
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Mi sono divertito tanto e ho imparato tanto. Ho capito solo che devo imparare lo spagnolo altrimenti è faticoso ... hola di qua hola di là ?. Grazie alla prossima ... spero che non ci porti in Cina perché con gli ideogrammi ho qualche problemino?1 punto
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Naaaa dopo un sabato passato tra siti peruviani e forum spagnoli non penserai mica di cavartela così !!!! Alla prima occasione È stato un piacere, alla prossima.1 punto
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La rosetta del Doge Soranzo è censita e nota. Del Dandolo, guardando in rete, non ho visto nulla di simile .... fortunatamente la definizione del Grosso del Dandolo è più che buona, come le sue condizioni. Provare a contattare la casa d'asta? Mai dire mai, magari fa pervenire al compratore il messaggio che vorresti contattarlo riguardo al Grosso a fini di studio ....1 punto
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Non saprei se ci sia un significato. Certo è che su 5 esemplari nel mio archivio nessuno ha questa rosetta. Arka Diligite iustitiam1 punto
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Ciao! Sui Grossi di Francesco Dandolo no di certo. E' il primo che vedo con questa "anomalia"; c'è invece l'anellino sulla veste del Cristo, posto alla sua sinistra in basso. Siamo sicuri che sia proprio quello che si vede e non un difetto di coniazione? saluti luciano1 punto
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Nella parte concava mi pare di scorgere abbastanza distintamente la croce in legenda e le S coricate iniziali e finali di S.MARCVS per cui penso si possa affermare che si tratta di un denaro o piccolo di Venezia; vedi il collegamento solo a titolo di esempio... https://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-GDA/3 Per poter identificare il doge serve una accurata e delicata pulizia della parte convessa. ciao Mario1 punto
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Perché a parte ? Una moneta antica, va vista principalmente sul lato stilistico. Qui siamo nel più bel periodo Arcaico, Siracusa ha emesso monete che vanno considerate , piccole opere d'Arte. Questo didramma è frutto di una "copiatura" del originale, al confronto con i pochi esemplari che si conoscono, il confronto non tiene. Certamente i fattori sono molti, che non ho elencato, poiché alla vista della foto ci dà subito che siamo di fronte a una brutta copia. Un confronto con il didramma SNG ANS 1997, Il guerriero è divendato un bambino, sul rovescio il quadrato, è divendato un quadrato irregolare.1 punto
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Buongiorno, forse non tutti sanno che il Governatore della Banca Centrale della Thailandia, di passaggio a Roma, fu affascinato dalle monete bimetalliche da 500 lire in circolazione in Italia. Rientrato al suo Paese propose al Ministero del Tesoro locale di introdurre anche in Thailandia una moneta bimetallica del valore di 10 Baht di nuova emissione. Cosicché la Thailandia bandì la gara alla quale parteciparono la Zecca francese, la Zecca inglese, abituali fornitori di monete a quel Paese, e, come nuovo potenziale fornitore, la Zecca italiana. La commessa di 100 milioni di monete da 10 Baht (pari all’epoca a circa 500 lire) fu assegnata alla Zecca italiana. Ebbene questa partnership ha dato anche origine al primo mulo internazione della monetazione italiana. Infatti, nel 1998 per errore è stata installata la virola dei 10 Baht in una pressa monetaria che doveva coniare le 500 lire italiane. Risultato, una 500 lire con la zigrinatura dei 10 Bath I 10 Baht hanno una zigrinatura discontinua formata da quindici gruppi da 5 stanghette, mentre le 500 lire hanno una zigrinatura discontinua formata da otto gruppi (sette gruppi con 10 stanghette, e un gruppo con 9 stanghette). Siccome con una virola si coniavano molte monete in giro ce ne devo essere delle altre, fatemi sapere se ne trovate1 punto
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Dovresti trovare un appassionato che,come scrivi tu, possa valorizzare i libri che hai da vendere, pagandoli in base ai prezzi di mercato . Ci sono case d'aste che pongono in vendita libri conferiti per la vendita ma le basi d'aste sono basse ,generalmente,poi dipende da quanti clienti disponga la casa d'aste interessati ai libri ed a quei libri in modo specifico.In passato ci sono state ,tramite case d'aste,vendite esclusive di intere biblioteche numismatiche (migliaia di volumi e migliaia di cataloghi d'aste)e queste vendite creano maggiore interesse verso i collezionisti di Numismatica e fanno in modo che i libri riescano ad "accasarsi" a prezzi vicini all'interesse di vendita del conferente. Per quanto concerne questo forum,abbiamo una sezione di annunci e puoi provare ad inserire qualche libro da vendere lì.Ma resta sempre il fatto che,in questo forum, tu devi fidarti di chi è interessato e noi dobbiamo fidarci di te. Salutoni odjob1 punto
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In tema di alfabeto e suo uso in area mediorientale. si era accennato in " L'Alfabeto " , discussione di cui unisco 2 stralci .1 punto
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La moneta è catalogata in questo sito: https://en.numista.com/catalogue/pieces240879.html anno 9 del calendario cinese repubblicano (al dritto il terzo carattere da sinistra) quindi si, è del 19201 punto
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Ciao, una piccola minima segnalazione: lo stemma non è sabaudo, ma è quello della città di Pavia. I due stemmi coincidono (di rosso, alla croce d'argento) per una "casualità" dalle radici antiche, molto anteriori alla prima guerra mondiale. La differente attribuzione è demandata agli ornamenti esterni dello scudo, la corona per prima, che nello stemma pavese sono assai meno notevoli rispetto ai molti possibili ornamenti degli stemmi Savoia.1 punto
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Tutti gli scudi del 1901 che si trovano per caso o a prezzi non in linea col loro valore sono riproduzioni. Ma non il 99,999999%, il 100% Ciao1 punto
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Le Origini Degli Avari Svelate Grazie Al DNA Antico Meno conosciuti degli Unni di Attila, gli Avari furono i loro successori che ebbero maggior successo. Al contrario degli Unni, che apparvero e scomparvero nel giro di mezzo secolo, gli Avari governarono gran parte dell’Europa centrale e orientale per quasi 250 anni. Sappiamo che arrivarono da est, dalle steppe Euroasiatiche, nel sesto secolo D.C., ma sia gli autori antichi che gli storici e gli archeologi moderni sono divisi riguardo a chi fossero e da dove realmente provenissero. Ora, uno studio pubblicato sulla rivista Cell condotto da un team multidisciplinare e internazionale di genetisti, archeologi e storici, compresi i ricercatori del Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology di Lipsia, ha ricavato e analizzato i primi genomi antichi dai più importanti siti Avari scoperti nell’Ungheria contemporanea, che gli archeologi hanno attribuito alle elite, ovvero la classe al potere durante i secoli dell’impero avaro. Questo studio traccia l’origine genetica delle elite avare fino alle steppe della Mongolia. Fornisce prove genetiche dirette di una delle migrazioni più rapide e a più lungo raggio nella storia umana antica. L’origine degli Avari Nel 567/68 circa, gli Avari stabilirono nel bacino dei Carpazi, un impero che durò più di 200 anni. Da allora l’origine geografica di questo popolo è rimasta un grosso quesito, con ipotesi molto diverse tra loro ancora dibattute da storici e archeologi contemporanei. Gli Avari sono conosciuti principalmente dalle fonti storiche dei loro nemici, i Bizantini, che per primi si interrogarono sull’origine dei temibili guerrieri avari dopo la loro improvvisa apparizione in Europa. Erano venuti dall’impero rouran nelle steppe della Mongolia (che era stato appena distrutto dai Turchi), o si doveva credere ai turchi che contestavano fortemente un’eredità così prestigiosa? Gli storici si sono chiesti se si trattasse di un gruppo migratorio ben organizzato o di una banda mista di fuggitivi. La ricerca archeologica ha evidenziato molti parallelismi tra i manufatti del bacino dei Carpazi e quelli dei nomadi eurasiatici (armi, vasi, finimenti per cavalli), per esempio un pettorale d’oro a forma di lunetta usato come simbolo di potere. Sappiamo anche che gli Avari hanno introdotto la staffa in Europa. Tuttavia non siamo stati finora in grado di rintracciare la loro origine nelle ampie steppe eurasiatiche. La sepoltura di un uomo adulto a Kunbábony (Ungheria) conteneva 2,34 chilogrammi d’oro sotto forma di armi ricoperte di pellicole di metallo prezioso, set di cinture ornate con le cosiddette pseudo fibbie e recipienti per bere. Da Csáky, V., Gerber, D., Koncz, I., Csiky, G., Mende, B. G., Szeifert, B., …Vida, T. (2020). Genetic insights into the social organisation of the Avar period elite in the 7th century AD Carpathian Basin. Scientific Reports, 10(948), 1–14. doi: 10.1038/s41598-019-57378-8 In questo studio, sono stati analizzati 66 individui del bacino dei Carpazi, comprese le otto tombe avare più ricche mai scoperte fino ad ora, traboccanti di oggetti d’oro. Lo studio ha anche incluso altri genomi antichi di individui trovati nella regione prima e durante il periodo dell’impero avaro. “Affrontiamo una domanda che è stata un mistero per più di 1400 anni: chi erano le elite avare, misteriosi fondatori di un impero che ha quasi schiacciato Costantinopoli e per più di 200 anni ha governato le terre dell’odierna Ungheria, Romania, Slovacchia, Austria, Croazia e Serbia” spiega Johannes Krause, principale coordinatore dello studio. Gli Avari non hanno lasciato documenti scritti sulla loro storia e questi primi dati genomici forniscono solidi indizi sulle loro origini. “La contestualizzazione storica dei risultati archeogenetici ci ha permesso di restringere le tempistiche della loro migrazione. Avrebbero infatti percorso più di 5000 chilometri in pochi anni dalla Mongolia al Caucaso, e solo dieci anni più tardi si sarebbero stabiliti nella regione della moderna Ungheria. Questa è la più veloce migrazione a lunga distanza nella storia umana che possiamo ricostruire con questo livello di accuratezza”, spiega Choongwon Jeong, co-coordinatore dello studio. Guido Alberto Gnecchi-Ruscone, primo autore dello studio, aggiunge: “Oltre alla loro chiara affinità genetica con le popolazioni nordest asiatiche e la loro probabile origine dalle steppe della Mongolia in seguito alla caduta dell’impero rouran, abbiamo ricostruito anche che le elite avare del VII secolo mostrano dal 20 al 30 per cento di ulteriore ascendenza che possiamo definire non locale (non Europea), probabilmente risalente alle regioni dal nord caucaso e alla steppa dell’asia centrale, che potrebbe suggerire ulteriori migrazioni dalle steppe dopo il loro arrivo nel VI secolo.” La discendenza est asiatica si trova in individui provenienti da diversi siti nell’area considerata il centro politico dell’impero situata tra il Danubio e il fiume Tisza. Al di fuori di questa regione troviamo un’altissima variabilità nei livelli interindividuali di mescolamento tra componenti genetiche europee e est asiatiche, specialmente evidente nel sito elite di Kölked. Questo suggerisce che l’elite di Avari immigrati governava una popolazione multietnica e che era presente anche una elite locale eterogenea. Questi risultati mostrano quanto potenziale ci sia e quanto possiamo ancora imparare sul periodo delle invasioni barbariche e in generale sulla nostra storia attraverso una stretta collaborazione tra genetisti, archeologi, storici e antropologi. Questa ricerca fa parte del progetto ERC HistoGenes, finanziato dalla comunità europea che si occupa di studiare il periodo delle invasioni barbariche, dal 400 al 900 CE, nel bacino dei Carpazi da una prospettiva multidisciplinare. Riferimenti: Gnecchi-Ruscone, G. A., Szécsényi-Nagy, A., Koncz, I., Csiky, G., Rácz, Z., Rohrlach, A. B., …Krause, J. (2022). Ancient genomes reveal origin and rapid trans-Eurasian migration of 7th century Avar elites. Cell, 0(0). doi: 10.1016/j.cell.2022.03.007 Immagine in apertura: Derecske-Bikás-dűlő, Grave 1341/1503 (Déri Museum, Debrecen). Photo by Szilvia Döbröntey-David Fonte: Comunicato stampa del Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology https://pikaia.eu/le-origini-degli-avari-svelate-grazie-al-dna-antico/ avari.pdf1 punto
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Era parecchio che cercavo un mezzo scudo G.P.B. non sembra male,no?! Ho un debole per le monete di questo periodo italiano. Diametro mm.36,0 nel punto più largo, Peso g.14,35, Asse a medaglia, Contorno: foglie in rilievo - 5 Paoli 1797 - in argento 833%1 punto
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Buongiorno, uno dei più spettacolari, imponenti e rappresentativi monumenti dell’Antica Roma è stato sicuramente il Circo Massimo, sebbene la situazione attuale non lo testimoni in modo evidente. Passeggiandovi e camminando nelle strade in ghiaino polverose è difficile immaginare il fasto di marmi che doveva avere il luogo quasi duemila anni fa. Situato nella valle tra il Palatino e l’Aventino, è ricordato come sede di giochi fino dagli albori della città di Roma: è il luogo dove Romolo avrebbe tenuto il ratto delle Sabine durante i giochi in onore del dio Consus. Poco distante dal corso del Tevere, probabilmente l’area fu da sempre luogo dove svolgere operazioni di mercato e di scambio tra popolazioni, magari legate anche a attività rituali e di socializzazione tra i vari gruppi. Le prime strutture furono erette in legno, probabilmente mobili, durante il regno di Tarquinio Prisco che festeggiò con dei Ludi la vittoria su Apiolae. Impianti stabili furono eretti attorno al 329 a.C., con strutture in muratura a partire dal secondo secolo a.C. Nel 55 a.C. Pompeo indì dei giochi tra una ventina di elefanti africani che danneggiarono alcune strutture delle tribune: Cesare fece costruire un fossato colmo d’acqua proveniente dal Tevere a protezione delle stesse. Augusto compì altri interventi aggiungendo al spina centrale con l’Obelisco Flaminio (attualmente al centro di Piazza del Popolo dove fu spostato da papa Sisto V). All'epoca la capienza era di circa 90.000 persone. Un secondo obelisco fu eretto nella spina nel 357 d.C. da Costanzo II, corrispondente a quello Lateranense (ivi psizionato da papa Sisto VI) Rappresentazione ideale del Circo Massimo in stampa rinascimentale; in centro la cosiddetta spina. Sempre dallo stesso testo, dettaglio della spina; questa era larga 2 metri, alta mediamente attorno ai 6 metri e lunga da metae a metae circa 215 metri. Era decorata con obelischi (come simboli solari), statue di divinità (es. Cibele e Nettuno) ed altari. https://mariamilani.com/ancient_rome/circus_maximus.htm1 punto
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Grazie ragazzi per i vostri giudizi. l'ho pagata 48 € e secondo me il prezzo ci può stare. Inizio così la mia serie del cinquantenario, e ora piano piano caccia agli altri pezzi1 punto
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Mi sembra di vedere, ma potrei sbagliare, un bronzetto seleucide con Seleukos IV Philopator (218-175 a.C.) e Apollo stante a sn. al rovescio. Aspettiamo altri pareri. HIRPINI1 punto
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A mio parere questo "antoniniano" presenta due particolarità. Una al diritto con la legenda ... PROBVS P AVG mancante della F di Felix dopo la P di Pius, l'altra al rovescio, dove all'esergo mi sembra di leggere la cifra XX S mancante della I dopo XX. A queste peculiarità si aggiunge anche una certa prominenza della corona radiale indossata dall'imperatore. Il tutto mi fa pensare ad un radiato barbaro (un argentato a imitazione dell'antoniniano) battuto forse dalla zecca di Siscia dove ne vedo uno con XXI S (RIC 650). Anche la legenda SV o SII in basso tra la Concordia e l'imperatore, penso confermi l'idea di un'imitazione barabara, visto che non ne ho trovate simili. Aspettiamo altri pareri. HIRPINI1 punto
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Salve, credo si tratti di un'emissione legionaria, materia in cui non sono troppo esperto. So però, e potrei sbagliarmi, che le monete legionarie battute da zecche itineranti, consistevano prevalentemente in aurei e denari, mentre in questo caso mi sembra di vedere un asse (rame). Le serie legionarie riportavano l'indicazione della legione e in questo caso della moneta di Galba, la legione sarebbe la XXII, Primigenia. Aspetto altri interventi che spieghino un po' della materia.1 punto
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Pubblicato il numero del 2020 degli Annali dell’Istituto Italiano di Numismatica. In allegato l’indice:1 punto
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Ricorda il Fenomeno della centesima scimmia? Ora hanno dimostrato che non esiste alcun fenomeno scientifico. Ma gli scienziati ammettono che ora le scimmie stanno lavando le patate dolci. Così è con le persone. Tutti italiani, tutti russi, tutti ......... se l'80 per cento la pensa così, allora la tua e la mia opinione non contano per il risultato. PS Ho trovato un modo per fare clic sul naso degli sciocchi. Forse tra un paio di settimane sarò a Milano, sicuramente verrò al negozio Loro Piano, in Via Monte Napoleone, chiederò ai venditori un grande sconto, come un povero rifugiato Dall'Ucraina. È interessante. Posso usare la giacca di Putin?1 punto
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E la colpa è degli italiani. Hanno inventato un bel gesto della mano e un corteo con le torce. Questo è ridicolo. Vediamo una manipolazione costante. No Mussolini. Bene, diamo la colpa a Putin. Ma nota che solo queste persone non sono mai da biasimare1 punto
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A inizio anno uscirà un altro volume curato da me e mia moglie sulle medaglie dei viaggi papali da paolo vi a Papa Francesco. Sto aspettando le copie.?1 punto
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“A quelli che amo e che mi amano. Quando non sarò più qui, lasciatemi, lasciatemi partire. Ho talmente tante cose da fare e da vedere. Non piangete pensando a me. Siate riconoscenti per gli anni belli. Vi ho dato la mia amicizia, potete solo immaginare la felicità che mi avete dato. Vi ringrazio per l’amore che mi avete dimostrato. Adesso è tempo per me di viaggiare solo, per un piccolo istante potete stare nella pena. La fiducia vi porterà conforto e consolazione. Saremo separati per qualche tempo. Lasciate i vostri ricordi calmare il vostro dolore, non sono lontano, e la vita continua… Se avete bisogno, chiamatemi e verrò. Anche se non potrete vedermi e toccarmi, sarò lì. E se sentite il vostro cuore, proverete chiaramente la dolcezza dell’amore che porterò. E quando sarà venuto per voi il momento di partire, sarò lì per accogliervi. Assente dal mio cuore, presente con Dio. Non andate a piangere sulla mia tomba: non sono lì, non sto dormendo. Sono il vento che soffia, sono lo scintillio dei cristalli di neve, sono la luce che attraversa i campi, sono la dolce pioggia d’autunno, sono il risveglio degli uccelli nella tranquillità del mattino, sono la stella che brilla nella notte. Non andate a piangere sulla mia tomba: non sono lì, non sono morto.” (Preghiera Indiana)1 punto
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Troppo buono! Vediamo se riesco a chiudere a breve il nuovo aggiornamento 2015-2020.1 punto
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