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Contenuti più popolari
Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 03/30/22 in tutte le aree
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Oggi voglio condividere con voi due pierreali entrati in collezione e che mi sono davvero divertito a guardare con la lente di ingrandimento nei piccoli particolari fra le lettere e nel campo. Le condizioni di luce del pomeriggio non mi hanno consentito di realizzare granché di buono a livello fotografico, ma spero si intuisca la loro bella conservazione e perfetta leggibilità per individuarne le tipologie. L'esemplare di destra pesa 3,33 g e presenta le scritte: D\ + ⋮IA ⋮DEI ⋮GRA ⋮ARAGON ⋮SCL' REX ⋮ R\ + ⋮AC ⋮BARChINONE ⋮COMES ⋮ Stemma con tre rosette - classificata da me come Pierreale di Giacomo d'Aragona (1285-1296) Spahr 6 MIR 179 usando la nostra scheda La moneta di sinistra pesa anch'essa 3,33 g e in essa si legge: D\ + ⋮P ⋮DEI ⋮GRA ⋮ARAGON ⋮3SICIL ⋮REX ⋮ R\ + COSTA ⋮DEI ⋮GRA ⋮ARAG 3SICIL':REGIA (Aquila senza corona) - classificata da me come Pierreale di Pietro d'Aragona (1282-1285) Spahr 11 MIR 172 usando la nostra scheda Spero di non avere sviste nella classificazione e che le monete siano gradevoli anche alla vostra vista.6 punti
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Pochi giorni fa sono passati due anni dall'inizio di questa discussione. 769 risposte e oltre 22.000 visualizzazioni. Ringrazio tutti coloro che hanno partecipato e spero che i lettori abbiano gradito la lettura... Arka Diligite iustitiam5 punti
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Spero di fare cosa gradita, agli amici del forum, pubblicando anche qui la mia piccola ricerca su una moneta della Zecca di Firenze. Fatemi sapere cosa ne pensate. Saluti Marfir4 punti
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Buonasera a tutti. Proseguo con i nominali maggiori, non posseggo ancora 3 Tornesi con busto giovanile di Ferdinando II e devo iniziare con il Tornesi 3 del 1839. Collezione Rocco68 N° 494 Pagani 385/a D'Incerti 346/a Peso grammi 9,59 Taglio rigato.4 punti
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Rimossi due post dell'utente @Brios Cerchiamo di non esagerare con la presa in giro degli italiani e l'attacco alle nostre testate giornalistiche, che per quanto "di regime", non lo saranno mai tanto come quelle russe.4 punti
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Buongiorno a tutti. Aggiungo a questa bella discussione di Raffaele una nuova arrivata del 1856. Niente di rilevante, a parte un giglio in più al centro dello stemma Borbonico.3 punti
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La mia impressione è che tutta questa libertà di stampa non c'é da noi in Italia. Siamo al 43° posto nel mondo, dietro a Stati tipo Burkina Faso, Taiwan, Papua NG; Corea del Sud, Trinidad, Ghana... https://it.wikipedia.org/wiki/Indice_della_libertà_di_stampa3 punti
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GRAZIE amica e amici, è grande il piacere che provo nel ritrovarvi. Il fatto è che leggendo il mio nuovo grado, passato da "marchese" a "utente storico/barone", non conoscendo il nuovo criterio di "classificazione" mi è saltata subito alla mente l'idea di essere stato degradato in pratica a "vecchio rimbambito", (E comunque non mi spiegavo come aveste fatto a saperlo) Ora rido della mia stizza e spero che la mia confessione susciti in voi un bonario sorriso. Vostro HIRPINI3 punti
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Qualche mese fa, allettato da un prezzo abbordabile, ho acquistato questa moneta che ho il piacere di condividere oggi con voi e che e’ stata spunto, come sempre accade, di un approfondimento personale storico/numismatico che spero susciti anche il vostro interesse. Ecco la moneta: Si tratta di un antoniniano di Mario del peso di 3,19 grammi e del diametro massimo di 21,54 mm: D : IMP C MARIVS P F AVG: Busto di Mario, radiato, drappeggiato e corazzato, a destra R : SAEC FELICITAS: la Felicitas, stante a sinistra, con un corto caduceo nella mano destra ed una cornucopia nella sinistra. Zecca di Treveri. Certamente la conservazione è così così, ma le effigi sono ancora apprezzabili. Nel complesso, però, in mano, la moneta appare gradevole e, credetemi, molto meglio che in fotografia, dove tra l’altro ha una colorazione vagamente azzurrina a differenza di quello che posso notare dal vivo dove invece spicca una tonalità giallo/verdina che ben contrasta con il colore scuro/violaceo delle effigi e delle legende. In fondo, e' pur sempre Mario. Alla luce di quello che vedo l’ho classificata come Mairat 547, Cunetio 2505, Elmer 634. Il RIC V la classifica come RIC 10, ma sappiamo come il RIC non sia molto affidabile per le galliche. Ecco un riepilogo, tratto dal Mairat: Interessante il numerino 181 che compare tra parentesi quadre sulla destra: Si tratta del numero noto a Mairat di tutti gli esemplari presenti in ripostigli pubblicati, musei, collezioni di pregio pubblicate o passaggi d’asta. Vi farei notare la Mairat 546, subito sopra. Si differenzia dalla 547 per i “dots”, ovvero: IMP C MARIVS ● P● F● AVG. Di questa Mairat segnala un solo esemplare. Io ho provato a guardare bene la mia moneta, ma non si legge nulla, le legende sono troppo rovinate. E’ ovvio che, per frequenza, ipotizzo che la mia sia la 547. Poi, non si sa mai, ma tanto per me, onestamente, non cambia. Una piccola considerazione riguardo al peso che è un po’ più alto della media. Se guardiamo su VCoins gli esemplari oscillano tra 1.85 grammi e 3.11, con una prevalenza di esemplari appena sotto i 3 grammi (2.80-2.95). Se leggiamo il report del Cunetio Hoard (che ha classificato i radiati di Mario in maniera assai soddisfacente) sui 49 esemplari di questa tipologia, il peso medio e’ di 2.99. In effetti, la moneta in mano da una bella sensazione di pieno. Un super Mario, va’ (si fa per dire). E ora parliamo un po’ di lui, di Mario come persona. Chi era Mario? Facciamo in piccolo richamo. Siamo nell’Imperium Galliarum, il regno secessionista sorto nel 260 d.C. e che aveva strappato all’augusto ufficiale Gallieno importanti aree della parte occidentale dell’impero romano quali Gallia, Britannia, Germania e Spagna sotto la guida di Postumo. Postumo resse le redini dell’impero gallico fino al gennaio del 269, quando il suo potere fu insidiato da Leliano, una sorta di usurpatore dell’usurpatore. Presto tra i due si arrivò allo scontro armato (metà febbraio del 269) e, nella contesa decisiva, la vittoria arrise a Postumo che però subì una tragica fine; infatti, fu assassinato dalle sue stesse truppe che gli si erano ribellate perché aveva negato loro il saccheggio della città di Mogontiacum, roccaforte dell’usurpatore Leliano appena sconfitto. Si creò una sorta di vuoto di potere e, nel caos di quei giorni, a contendersi il trono si fecero avanti due uomini ambiziosi. Uno era Marco Piavvonio Vittorino, che probabilmente era Prefetto del Pretorio di Postumo. L’altro era un ufficiale dell’esercito di nome Marco Aurelio Mario. Il primo a muoversi fu proprio Mario che occupò le due zecche allora attive, probabilmente prima quella di Colonia (che era stata nelle mani di Leliano) e poi quella di Treveri (che era stata fedele a Postumo) iniziando a battere moneta (sia aurei che antoniniani). Arrivato a Colonia utilizzo subito (e non a caso, direi) un rovescio di Leliano, il VICTORIA AVG, che propagandava un successo che Leliano non potè realizzare, ma che comunque ben si adattava alla speranza di Mario stesso. Il messaggio doveva essere chiaro. Il vincitore era lui. Le monete di Mario enfatizzano la fedeltà dei soldati ed il patto di alleanza con loro. Ribadiscono la sua necessità non solo di ottenere il continuo sostegno delle truppe, ma anche di riconciliarle tra loro dopo la spaccatura che si era creata nell’esercito in occasione dello scontro tra Postumo e Leliano. Forse, le monete esprimono più una aspirazione più che uno stato di fatto. Sapeva di dovere tutto ai soldati. E del resto, la guerra non era ancora finita, si era solo all’inizio. Coniò, pertanto, rovesci tipo FIDES MILITVM e CONCORDIA MILITVM (e CONCORD MILIT) come questa, assai nota, con le “clasped hands: Senza dimenticare il suo valore di Mario stesso; dopo tutto, se era lì, era perché i soldati avevano creduto nella sua valentia come comandate militare, nonostante le origini (lo vedremo). Poi c’è lei, la SAEC FELICITAS (la mia moneta) la speranza che il suo regno durasse a lungo e che fosse latore di una felicità secolare per lui e per i cittadini ovvero la felicità intesa come connubio di equilibrio e armonia. E per estensione, connubio di salute (caduceo) e prosperità (cornucopia). Salute e soldi, come ci auguriamo noi solitamente noi. Questo un esemplare nettamente migliore del mio, ma mi accontento. Ma chi era veramente Mario? Facciamo un piccolo passo indietro e cominciamo dal nome….Interessante il nome…Marco Aurelio Mario…Marco Aurelio…teniamolo a mente. Ma ancora più interessante e’ sapere che noi conosciamo come si chiamasse Mario proprio grazie alle monete che ci sono giunte. Dicevamo prima di Leliano. Ebbene, il nome esteso di Leliano era Ulpio Cornelio Leliano. Il nome Ulpio ci porta subito a Traiano, quasi che Leliano volesse rivendicare una sorta di discendenza proprio da Traiano con cui condivideva l’origine spagnola. Non e’, tuttavia, escluso che fosse un tentativo di ottenere l’appoggio della Legio XXX Ulpia Victrix nella lotta contro Postumo. Sta di fatto che probabilmente Leliano cercò di costruirsi una sorta di pedigree, se così possiamo dire. Forse e’ avvenuto lo stesso per Mario? Che volesse darsi anche lui una nobile discendenza? In effetti, pare che lui fosse di umili origini… Le fonti letterarie sono parche di informazioni (le fonti epigrafiche addirittura non lo citano affatto). Ne parlano (pochissimo) Aurelio Vittore nel Liber de Caesaribus ed Eutropio nel suo Breviarium. La fonte principale sarebbe Aurelio Vittore, la cui opera e’ di poco antecedente al Breviarium di Eutropio (che quindi a lui si sarebbe a sua volta ispirato). I due cui racconti presentano diversi punti in comune come si può notare; il che fa pensare che entrambe le fonti abbiano attinto da una altra fonte precedente andata perduta. Si tratterebbe di quella che lo studioso Alexander Enmann, in una sua pubblicazione del 1884, chiama Kaisergeschichte (abbreviata in KG da Drinkwater nella sua opera) e che dovrebbe essere stata scritta sotto Diocleziano. Dal racconto emerge che Mario fu un “ferri quondam opifex”…”vilissimus opifex”….insomma, un umile fabbro. E sarebbe stati ucciso dopo aver regnato due soli giorni….(“iugulato post biduum”…”secundo die interfectus est”). Successiva ai lavori di Aurelio Vittore e di Eutropio sarebbe la Historia Augusta che probabilmente si ispirò anche lei, oltre ai citati, alla KG e ad allo storico greco Dexippo. Essa ripete un po’ gli stessi concetti: ex fabro ferrario….triduo tantum imperavit… Sappiamo, però che lo inserì tra i “Tyranni triginta” della storia romana….povero il nostro Mario…. Altre fonti sono Zosimo (V secolo) e Zonara (XII secolo) che usarono come fonte comune ancora Dexippo. Mario si distingue dalle effigi degli imperatori gallici in virtù del suo aspetto, come si può notare dalle monete: capelli tagliati corti, barba anche essa corta e curata, un quadro stilistico che contrasta un poco con i ritratti irsuti degli altri imperatori gallici predecessori e successori, una fisionomia che lo assimila di più agli imperatori “illirici” dell’impero centrale. E’ una cosa che pare stonare, ma forse riflette la situazione di incertezza e di nervosismo in cui dovettero trovarsi le truppe, arrabbiate per quanto avvenuto e assi dubbiose sul come gestire il vuoto di potere venutosi a creare. Ma come e’ finita poi la storia? Mario certo si era mosso per primo impossessandosi delle due zecche, ma Vittorino possedeva ancora l’autorità massima in quel momento in qualità di Prefetto del Pretorio e probabilmente il maggior sostegno militare e civile. Mario, infatti, sarebbe stato assassinato dalle sue stesse truppe (per motivi di fatto sconosciuti) e Vittorino sarebbe dunque rimasto solo al potere senza apparentemente colpo ferire. Tornando alle fonti, e’ assai improbabile che Mario sia rimasto al potere per pochi giorni. In effetti, gli antoniniani di Mario, sebbene descritti come rari, sopravvivono ancora in discreto numero e attestano indirettamente come l’imperatore non possa essere stato spazzato via in pochi giorni. Egli, probabilmente, restò al potere pochi mesi (2-3 mesi?), probabilmente fino alla tarda estate del 269. Perchè allora le fonti letterarie parlerebbero di pochi giorni? Secondo Chastagnol la fonte dell’errore sarebbe (involontariamente) Aurelio Vittore in questa frase: “Hoc iugulatum post biduum, Victorinus deligitur” che letta con una pausa (indicata dalla virgola) in quella posizione indicherebbe: Ucciso (Mario) dopo due giorni, Vittorino fu scelto”. Letta però così: “Hoc iugulatum, post biduum Victorinus deligitur”, ovvero con la pausa/virgola dopo iugulatum, si dedurrebbe che Vittorino fu scelto dopo due giorni dalla uccisione di Mario. Quindi l’errore sarebbe stato generato da una errata interpretazione del testo latino di Aurelio Vittore che poi sarebbe passata ad Eutropio ed alla Historia Augusta. Ma ci sono autori che a loro volta sostengono che l’errore fosse già presente nelle KG e che Aurelio Vittore avrebbe quindi ripreso quella fonte. Tutto ciò non fa altro che ribadire l’incompletezza e la corruzione delle fonti. Comunque sia, al di là di tutto, Mario, prima di andarsene, volle lasciare ancora un segno del suo breve passaggio. Vittorino, probabilmente, si dovette essere impossessato prima della città di Treveri, il principale centro geo-politico gallico. Iniziò quindi a battere moneta. Gli zecchieri di Treveri, pertanto, sapevano chiaramente che nome avesse e che aspetto avesse e quindi coniarono monete con la sua effigie classica, con la lunga barba appuntita sul mento ed il naso aquilino: A Colonia la situazione era differente. Vittorino era lontano, la città non era stata ancora (per poco) occupata e, pertanto, le prime monete coniate a suo nome non mostrano l’effigie del nuovo imperatore, bensì un ritratto di Mario. Gli zecchieri di Colonia chiaramente, non sapevano nulla dell’aspetto che avesse Vittorino quando cominciarono a battere moneta in suo nome. Solo più tardi, ma man mano che riceveranno nuove informazioni circa il suo reale aspetto, i loro ritratti cominceranno ad essere sempre più verosimili. Ed ecco, quindi , la mia AEQVITAS AVG con Vittorino che sembra Mario…. Spero di non avervi annoiato e di non avere detto inesattezze. Nel primo caso, me ne scuso, non s'e' fatto apposta, nel secondo ogni commento o correzione sarà bene accettato. Un ringraziamento particolare all'amico e collega @grigioviola. Fonti: - Drinkwater: The Gallic Empire - Elmer: The coinage of gallic emperors in Cologne, Trier and Milan - Mairat: The coinage of Gallic Empire - The Cunetio Treasure Roman Coinage of the third century A D - www.Gallic-Empire.com (archive.org) Buona serata da Stilicho2 punti
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a titolo divulgativo inserisco anche l'immagine del Gera, con l'aquila dalle piume sporgenti. cat. - Passera/Zub n.1382 punti
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Ciao @piergi00, ci devi dire un giorno o l'altro chi è il tuo pusher ?. Dove cavolo le scovi tutte le cose che ci fai vedere? Complimenti, bel cofanetto.2 punti
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L'impressione è quella che nella mano destra tenga un pileo, al di sopra della S parrebbe esserci traccia di un rilievo di forma compatibile. Discorso analogo per lo scettro nell'altra mano. Opterei per la Libertas.2 punti
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Anche questa discussione ha raggiunto i due anni di età. Tante risposte e 20.000 visualizzazioni. Spero che sia stata utile a molti... Arka Diligite iustitiam2 punti
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Soltanto un mese dopo l'ascesa al cancellierato, per Adolf Hitler si concretizzò l'opportunità di porre le basi per un governo autoritario. Nella notte del 27 febbraio 1933, infatti, il Reichstag prese fuoco per un incendio doloso e subì danni ingenti. Le responsabilità del gesto non furono mai appurate con certezza, ma la presenza, nei pressi dell'edificio, di un noto agitatore comunista, diede al governo il pretesto per introdurre norme liberticide ed Hitler riuscì a convincere il Presidente Hindenburg a firmare il relativo decreto. Si sostenne in seguito che gli stessi nazisti fossero coinvolti direttamente nel folle gesto, anche perchè un solo uomo non avrebbe potuto provocare dei danni tanto estesi ove mai avesse agito da solo.. Il Decreto dell'Incendio del Reichstag fu emanato già il 28 febbraio, solo il giorno dopo l'evento doloso e prevedeva la sospensione indeterminata di molte delle libertà costituzionali di Weimar, comportando, inoltre, l'arresto dei dirigenti e quadri del partito comunista tedesco. Tale decreto, il cui nome originale era "Decreto del Presidente del Reich per la protezione del Popolo e dello Stato", fu il primo e decisivo tassello che consentì l'instaurarsi del regime nazista in Germania, garantendo ad un Hitler ormai senza reali oppositori politici, di prendere il 44% dei consensi alle successive elezioni del marzo del 1933. (in questa drammatica foto, il Reichstag in fiamme)2 punti
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Questo contributo propone una sintesi organica e talora ampliata delle maggiori discussioni sulla moneta sibarita (v. l’elenco riportato in calce), che proprio su questo forum hanno trovato terreno fertile di confronto e dibattito, in particolare a seguito dell’edizione del corpus (ad oggi privo di tavole) a firma di E. Spagnoli, La prima moneta in Magna Grecia: il caso di Sibari, Diogene ed., Pomigliano D’Arco 2013 (v. in proposito la recensione di T. Lucchelli, Nuove prospettive nella ricerca sulla moneta della Magna Grecia. Due libri recenti sulle zecche di Sibari e Reggio, “RIN”, 117, 2016, 265-7). Nell’impossibilità di affrontare, per ragioni di tempo e spazio, tutte le problematiche emerse dalla lettura del volume, ci si limita ad enucleare solo alcune delle principali tematiche discusse nei vari interventi, rinunciando alla disamina di proposte alternative di classificazione e inquadramento cronologico ventilate da studi più o meno recenti, in particolare: F. Barritta – B. Carroccio, Ritmi di coniazione e storia: elementi per una riconsiderazione della monetazione incusa a Sybaris e nel suo “impero”, “NAC”, XXXV, 2006, 53-81. Id., Considerazioni sulla monetazione sibarita, Tricase 2013. B. Carroccio, Monetazioni incuse, Pitagorismo e aristocrazie indigene: appunti per una ridefinizione del problema, in G. De Sensi Sestito-S. Mancuso (edd.), Enotri e Brettii in Magna Grecia. Modi e forme di interazione culturale, II, Soveria Mannelli 2017, 77-107. Il volume costituisce l’edizione a stampa della tesi di dottorato (E. Spagnoli, Tra economia e società: la moneta di Sibari, Università di Napoli “Federico II”, 2009) e condensa le pluriennali ricerche dell’A. sulla monetazione sibarita: La documentazione, in Sibari e la Sibaritide, ACT XXXII (Taranto-Sibari 1992), Napoli 1994, 612-631 (contributo scritto di concerto, ma a firma disgiunta, con A. Stazio autore nello stesso volume del testo su La monetazione, 597-631). Aspetti della tesaurizzazione monetale di Sambiase (IGCH 1872 – CH II. 8, in G. De Sensi Sestito (ed.), Tra l’Amato e il Savuto. Ricerche storico-topografiche sul territorio lametino nell’antichità, II, Soveria Mannelli 1999, 185-94. Ripostiglio di Sambiase, in E. Spagnoli – M. Taliercio Mensitieri, Ripostigli dalla piana lametina, Soveria Mannelli 2004, 9-47. Cultura materiale a Sibari: officine e maestranze, “AIIN”, 52, 2006, 281-8. La moneta di Sibari: struttura e metrologia, in N. Holmes (ed.), Proceedings of the XIVth INC (Glasgow 2009), I, Glasgow 2011, 405-16. Si aggiunge il più recente studio sulle emissioni con tipo sibarita: E. Spagnoli, La moneta come base documentale per una riflessione sul ruolo politico dei centri indigeni della Calabria in età tardo arcaica. Le emissioni con tipo sibarita, in L. Cicala-M. Pacciarelli (edd.), Centri fortificati indigeni della Calabria dalla protostoria all’età ellenistica (Atti del Convegno Internazionale-Napoli 2014), Paestum 2017, 199-222. Il testo risulta di agevole lettura benché l’assenza del necessario repertorio illustrativo e di un elenco delle provenienze (rimandato dall’A. ad un successivo volume, ad oggi non pubblicato) costituiscano un grave limite alla sua utilizzazione, impedendo di cogliere sul piano visivo le pur interessanti considerazioni dell’A. sulla evoluzione stilistica del tipo e sulle sue varianti iconografiche, oltre che, naturalmente, su talune peculiarità epigrafiche a cui viene conferito particolare rilievo nella seriazione delle emissioni. Benché si ignorino le motivazioni di tale scelta editoriale, non esplicitate dall’A., essa appare tuttavia singolare e per certi versi poco condivisibile soprattutto in considerazione dell’oramai ampio gap cronologico dalla prima edizione del volume (2013). Non poche difficoltà presenta inoltre la lettura (e decodificazione) dei graffiti (p. 307, fig. 3) e dei grafici in b/n per la resa del tutto inefficace (v. ad ess. pp. 309-10, 314, 316-7). Dopo un capitolo introduttivo che delinea il quadro storico e archeologico della colonia achea e lo stato degli studi numismatici nel panorama più ampio della monetazione incusa della Magna Grecia (Cap. I: La colonia achea e la sua moneta. Il quadro storico, archeologico e numismatico: lo stato degli studi, 23-78), l’A. presenta un catalogo costituito da 1105 monete strutturato per sequenza di coni (Cap. II: Le emissioni monetali: la sequenza dei conii, 79-171) con l’individuazione di 408 coppie di conii (307 di D/ e 360 di R/) distribuite su tre diversi nominali (stateri, dracme e oboli). Più di recente è stata opportunamente segnalata anche la presenza di emioboli (v. infra) che, seppur di esigua consistenza e privi del dato di provenienza, rappresentano una documentazione significativa che integra la fascia bassa dei valori coniati (L. Lazzarini, Prime note su emioboli arcaici inediti di Sibari, Crotone e Metaponto, “NAC”, 46, 2017, 19-29). La documentazione esaminata comprende le emissioni databili entro il 510 a.C. escludendo, pertanto, sia le monete riferite alle varie rifondazioni di Sibari (su cui v. il contributo in appendice) sia le emissioni che adottano il tipo sibarita, pubblicate in altra sede editoriale (v. supra). Dall’analisi scaturisce un’articolazione delle emissioni in tre fasi produttive (A, B, C) al loro interno distinte per peculiarità epigrafiche (classi epigrafiche) e/o tipologiche e stilistiche (v. Tabella 1). Il tipo, unico per statere, dracma e per il D/ dell’obolo (R/ MV) è rappresentato dal toro retrospiciente, in rilievo al D/ e incuso al R/. Sul piano strutturale la sequenza risulta discontinua per la debole concatenazione dei conii, con alta percentuale di coppie isolate. Tabella 1 (da Spagnoli, p. 305)1 punto
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In un lotto di monete meridionali interessanti ma di medio livello ho acquisito anche questa moneta che vorrei sottoporre alla vostra attenzione per un più critico giudizio sulla autenticità. Il pezzo da 12 tarì si presenta purtroppo lucidato visto che doveva essere totalmente annerito e al tatto puzza tremendamente di prodotti per argento, solo le parti più incavate e vicine alle scritte hanno mantenuto una patina nerastra, il proprietario inesperto di monete credo la volesse rendere più bella e accattivante alla vista lucidandola (grrr). peso 27,02 g, diametro 40 mm, non magnetica Mando foto anche del bordo che presenta disegni con foglie in rilievo. Ho visto quotazioni molto alte qualora fosse confermata la autenticità, la spatinatura la deprezzerebbe parecchio ma rispetto alle conservazoni medie sarebbe un esemplare notevole direi. Attendo pareri da chiunque voglia dire la sua. Grazie.1 punto
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Non credo che sia una menzogna: semplicemente in USA chiedere l'impeachment del presidente è diventato come da noi chiedere le dimissioni del presidente del consiglio, ossia la norma quotidiana per l'opposizione. Quindi è una non-notizia, così come era una non-notizia quando ogni giorno un politico esterno al governo Conte ne chiedeva le dimissioni durante la pandemia. Riguardo al "declino", credo che cognitivamente Biden non fosse al top già da ben prima dell'elezione. Non riesco umanamente a capire come sia possibile che una nazione con 300 milioni di abitanti, che ha sfornato migliaia di grandi personaggi nel XX secolo, non sia in grado di trovare un candidato alla Presidenza migliore di Trump, Biden o Hillary Clinton.1 punto
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Purtroppo non tutti possiamo permetterci le alte conservazione (sarebbe fantastico) e in alcuni casi anche un B va più che bene,poi se un giorno le cose andranno meglio si fa sempre in tempo a migliorare.?1 punto
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cosa ne penso lo sai da un pezzo, i complimenti in privato te li ho già fatti, quindi adesso te li faccio in pubblico. Bravo Marco ?1 punto
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Sicuramente 1 e 5 matonas sarà molto difficile in ciotola, forse semidistrutte come il mio esemplare1 punto
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Come dice ggpp the top non ho un esemplare migliore per cui terrò in collezione quel 4 tarì, con la speranza remota di beccarne uno migliore in futuro, non essendo un mio settore di collezione principale dovrebbe capitarmi a un prezzo particolarmente buono altrimenti preferirei spendere per aggiungere un nuovo tipo alla mia collezione anziché per sostituirne uno già presente.1 punto
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Ne aggiungo una anch’io, è l’ultima entrata in collezione, arrivata giusto questa mattina. Come si può notare dallo sguardo allucinato del re è un bel falsone!1 punto
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No. È una variante della quale ho visto solo due esemplari, in foto. Variante interessante ma che può sfuggire, come è sfuggita, ad una osservazione non attenta. Ma non dico quale ? ... perché spero di trovarla prima o poi e che sfugga a tutti ?.1 punto
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Confermo, la Russia Bianca (o Bielorussia) era una regione situata sopra la Russia Rossa e nel tempo è stata polacca, russa o divisa tra i due come nel periodo tra il 1920 e il 1939. La parte polacca fu annessa all'URSS nel 1945. Arka Diligite iustitiam1 punto
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Grazie per la condivisione. Si concordo, il dritto della nuova variante presenta altre diversità oltre la firma, tra cui la dimensione della testa. Io l'ho chiamata "firma piccola" perchè è stato l'elemento che me l'ha fatta scoprire . Da prime ricerche fatte risulta più rara sia della Testa piccola che del mulo. Ad oggi sono stati identificati tre esemplari compreso il tuo.1 punto
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Buon Giorno Restano ancora molti aspetti da definire completamente nella monetazione della Repubblica di Firenze, per alcuni argomenti apparentemente secondari c'è ancora molto da chiarire. Complimenti per il lavoro che merita sicuramente ulteriori approfondimenti. Cordialità1 punto
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E' chiaro a tutti che come viene raccontata la guerra da ucraina / nato e' totalmente diverso da come la racconta la russia ufficiale. ognuno poi tende a credere alla nazione in cui vive, almeno una delle due versioni e' sicuramente non corretta. Eventualmente sono entrambe non aderenti alla realta' ma per i cittadini comuni in europa o in russia e' difficile sapere l'intera verita'. la mia impressione pero' e' che la versione europea sia molto piu' corretta di quella russa semplicemente per il fatto che da noi esiste la liberta' di espressione e di stampa mentre in russia non c'e' o se c'e' e' molto limitata e i giornalisti che non sostengono la versione ufficiale di mosca rischiano 15 anni di carcere in russia.1 punto
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Medaglia devozionale romboidale a piolini, bronzo/ottone del XVII sec. (prima metà)- D/ Madonna di Mondovì.- R/ La Santa Sindone sorretta da tre vescovi, anepigrafe , non comune. Ciao Borgho1 punto
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Segnalo che da oggi è interamente disponibile sempre qui: https://www.academia.edu/65892741/La_zecca_di_Napoli_al_culmine_del_Ducato_normanno_Rassegna_del_Centro_di_Cultura_e_Storia_Amalfitana_61_62_2021_pp_63_921 punto
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Moneta autentica ed in conservazione sopra la media. Fosse mia toglierei anche i residui di patina rimasti, per poi attendere che si formi una patina uniforme.1 punto
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Caro Hirpini, la cosa importante è la tua competenza, che non può essere ridotta a semplici categorie. Bentornato1 punto
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@Poemenius bella imitativa. Mario imitativo non è affatto comune, anzi! Di norma talvolta ci si imbatte sulle clasped hands imitative ibridate con Tetrico al dritto. ...ma nel caso della tua moneta ci vedo un (bellissimo) Tetrico I imitativo cldel tipo VIRTVS AVG (la legenda del rovescio è retrograda!). Che possa essere Tetrico e non Mario lo interpreto dalla lettera T e dalla C(retrograda) che vedo al dritto: Questo il tipo: IMP C TETRICVS P F AVG; radiate, draped and cuirassed bust right. VIRTVS AVGG; Virtus stg. l. holding spear and shield. RIC V 1481 punto
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io non posso che proporvi una imitativa .... che per Mario non è nemmeno una cosa tanto comune per quanto ne sappia IIIIIP*CM MARIVS AVG mi pare RIC 19 come prototipo saluti Alain1 punto
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E' forse a causa della mia lunga assenza che con sorpresa mi vedo degradato da marchese a barone. Eppure sono sempre io. Peccato, se è come penso, la punizione è ingiusta e le mie intenzioni di rientrare sono svilite. Per puro scoraggiamento dico addio! (Nel frattempo non mi spiacerebbe una spiegazione dallo staff o line)1 punto
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Salve, non vedo tracce di fusione o altro di sospetto; modulo e peso sono giusti; credo che la moneta sia autentica. Il SEAR 2002 classifica il denario sub 5334 Saluti a tutti1 punto
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Bronzetto di Canatha in Siria, con al diritto il ritratto di Domiziano e al rovescio il busto di Tyche, RPC II 2092: link1 punto
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Complimenti @vathek1984 per la discussione di grande interesse storico-numismatico e a tutti coloro che con i loro interventi nè hanno fatto crescere l'interesse e i contenuti. Spero di poter dare il mio contributo alla discussione, dato che sono un appassionato di fotografia, evidenziando che in tale periodo un fotografo amatoriale di origine russa, Roman Vishiniac, trasferitosi nella Repubblica di Weimar scesce in strada con la sua macchina fotografica offrendo commenti visivi astuti e spesso umoristici sulla sua città adottiva e sperimentando approcci nuovi e moderni all'inquadratura e alla composizione. Documentando l'ascesa del potere nazista, concentrò il suo obiettivo sui segni di oppressione e sventura che presto hanno fatto da sfondo alla sua fotografia di strada a Berlino. La carriera fotografica di Vishniac fu parallela agli enormi cambiamenti politici che colpirono la Germania negli anni '30 e nelle sue foto si nota visivamente la velocità con cui Berlino è passata da una società apparentemente aperta e intellettuale ad una modellata dal militarismo. Uno degli scatti che Vishiniac immortalò con la sua macchina ritraeva la figlia Mara davanti a un poster elettorale per Hindenburg e Hitler con scritto:"Combatti con noi per la pace e l'uguaglianza dei diritti", a Wilmersdorf, Berlino, 1933. Questo invece è il dettaglio del poster: Uno scatto permette di catturare un istante e fermare il tempo rendendo eterno quel momento. Ogni foto suscita emozioni e racconta una storia al di là dei confini della semplice immagine.1 punto
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Ciao @VALTERI, tu che ne pensi? Io ho pochi dubbi a dire il vero. Immagino che la casa d’aste porrà rimedio... ES1 punto
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@azaad Per caso mi trovo a studiare da un bel po' di tempo la storia delle terre di cui stiamo parlando. C'è una fondamentale questione che raramente viene ricordata in Italia. Buona parte dell'Ucraina e della Bielorussia per secoli hanno fatto parte del Regno di Polonia e anche della Polonia rinata dopo il 1918. La Russia Rossa (gli inglesi la chiamano Russia Rutena) con capitale Leopoli divenne polacca nel 1350 con Casimiro III re di Polonia. La Bielorussia e i territori di Kiev furono conquistati negli anni '70 del XIV secolo dal Granducato di Lituania e, a seguito dell'unione tra il Regno di Polonia e il Granducato, entro in questa unione nel 1386. Kiev rimase polacca fino al 1667 quando passo all'Impero Russo. La Bielorussia passò all'Impero Russo a seguito delle spartizioni della Polonia nella seconda metà del '700. La Russia Rossa e altri territori passarono invece al Sacro Romano Impero che li chiamò Galizia e Lodomeria. Ovviamente questo è solo un brevissimo riassunto della storia di questi territori, ma già significativo, perchè permette di capire meglio alcune questioni attuali. Arka Diligite iustitiam1 punto
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Intanto vi posso anticipare il nome degli studiosi ai quali sono state assegnate dalla commissione giudicante le sei borse istituite dall’Accademia Italiana di Studi Numismatici (AISN) per favorire la loro partecipazione al prossimo XVI Congresso Internazionale di Numismatica che si terrà quest’anno a Varsavia dall’11 al 16 settembre. La commissione, presieduta dal professor Michele Asolati (docente presso l’Università di Padova, in rappresentanza della CoIN), era composta dai seguenti membri dell’AISN: Maria Caltabiano (professoressa emerita dell’Università di Messina e membro della AISN), Benedetto Carroccio (docente universitario e membro della AISN), Arianna D’Ottone (docente universitaria e membro della AISN), Anna Sapienza (ricercatrice universitaria e membro della AISN), professore Bernardino Mirra (membro del Consiglio Direttivo dell’AISN); il dottor Umberto Moruzzi (Vicepresidente NIP e membro della AISN) pur essendo stato nominato a far parte della Commissione in rappresentanza della NIP non ha potuto essere presente. (ringrazio l’Accademico Giannoni che mi ha aiutato nella gestione di questa attività) Delle sei borse in palio, due erano riservate a giovani studiosi italiani, le altre quattro erano internazionali: 1- “borsa internazionale NIP/AISN per la numismatica” 2- “borsa internazionale Arnaldo Turicchia/AISN per la Medaglistica”, dedicata alla medaglistica 3- “borsa internazionale Cartamoneta.com/AISN per la cartamoneta”, dedicata alla cartamoneta 4- “borsa internazionale Giulio Bernardi/AISN per la monetazione islamica” (il nome non è ancora definito con precisione; è stata proposta dalla professoressa Arianna D’Ottone ) 5- “borsa Guido Crapanzano/AISN per la numismatica antica, riservata ad un giovane ricercatore italiano” 6- “borsa Guido Crapanzano/AISN per la numismatica medievale e moderna, riservata ad un giovane ricercatore italiano” Due borse erano state dedicate ad aspetti particolari della numismatica come lo studio della cartamoneta e delle medaglie. Anche se ben sapevamo che ai congressi Internazionali di Numismatica questi due argomenti riguardano una minoranza delle relazioni che vengono presentate, avevamo il desiderio di sostenere questo genere di studi in una manifestazione internazionale così importante. Purtroppo, nonostante la diffusione internazionale che è stata data al nostro bando, nessun candidato si è presentato per queste due borse. Pertanto le relative somme sono state trasferite a favore dei candidati alla borsa dedicata alla numismatica in generale (“borsa internazionale NIP/AISN per la numismatica”) per la quale si erano presentati sei concorrenti. Le borse sono state aggiudicate ai seguenti studiosi, la cui affidabilità è stata testimoniata da autorità internazionali in campo numismatico: 1- Ludovica Di Masi per la “borsa Guido Crapanzano/AISN per la numismatica antica e riservata ad un giovane ricercatore italiano” presentata dalla professoressa Mariangela Puglisi. Esporrà una relazione dal titolo “La circolazione a Lipari (Sicilia) dal periodo greco a quello romano” 2- Mattia Cantatore per la “borsa Guido Crapanzano/AISN per la numismatica medievale e moderna, riservata ad un giovane ricercatore italiano”, presentato dal professor Giuseppe Sarcinelli.Esporrà una relazione dal titolo “The circulation of Lucca coinage in Emilia-Romagna: XI-XII centuries” 3- Vadanyan Aram (dall’Armenia) per la “borsa internazionale Giulio Bernardi/AISN per la monetazione islamica” presentato dal professor Bruno Callegher. Esporrà una relazione dal titolo “Numismatic evidence for a brief restoration of royal power in Armenia in the 15th: A preliminary note” 4- Anna Blomley (dal Regno Unito) per la “borsa internazionale NIP/AISN per la numismatica” presentata dal professor Andrew Meadows MA AM DPhil. Esporrà una relazione dal titolo: “Bronze coins between Magnesia and Macedon: a new die study of the coinages of eastern mount ossa (Thessaly, Greece) 5- Massimo De Benetti per la “borsa internazionale NIP/AISN per la numismatica” presentato dal professor Andrea Saccocci. Esporrà una relazione dal titolo; “New research on the gold florin of Florence and its imitations (1252-1351): the case of the Zalewo and Sroda Slaska hoards (Poland)” 6- Domenico Moretti per la “borsa internazionale NIP/AISN per la numismatica” presentato dal professor Alan M. Stahl, Ph.D.. Esporrà una relazione dal titolo: “Distribution of coins in Late Antiquity and Early Middle Ages in Southern Italy (325-725 AD): a comparison between border and inland areas”1 punto
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