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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 03/16/22 in tutte le aree
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Buongiorno, È da molti anni che posseggo questa mezza piastra con tre ovali incusi nel taglio disposti in modo da non coprire il motto PROVIDENTIA OPTIMI PRINCIPIS. Ora né la mezza del 1832 e né quella del 1834 presentano questa particolarità Perché solo nel 1833 troviamo gli ovali? Chiedo ai collezionisti che hanno la mezza del 1833 di controllare il taglio dei loro esemplari per avere certezza sulla presenza di questi "segni" . Grazie a chi vorrà aiutarmi.4 punti
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Su questo o qualità simili lascerei stare. Sali un po' di livello (e inevitabilmente di prezzo) e trovi abbastanza facilmente pezzi, magari circolati, ma piacevoli. Non sempre chi meno spende, spende bene.3 punti
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Dalle mie parti (Bari) con l’espressione dialettale la monge e la ponge, che ho scelto come titolo per questo post, si indica l’atteggiamento di chi, in una discussione o in una disputa, cercando di non scontentare nessuno, assume un atteggiamento non manifestamente schierato in un senso o nell'altro. Potremmo dire che la monge e la ponge è l’equivalente del detto, di uso comune, un colpo al cerchio e uno alla botte. Ed è proprio l’atteggiamento assunto dalla Corte di Cassazione nella motivazione spesa in una recentissima sentenza di novembre 2021 (la n. 45983 del 12 novembre 2021) ad aver ispirato il titolo. Si tratta di una sentenza a mio avviso importante e che meritava di essere qui segnalata (allego il file del testo completo, in ogni caso reperibile anche online). Prima di proseguire, però, una avvertenza al lettore: il post è lungo e dalla sua lettura completa potrebbero derivare effetti collaterali quali noia mortale e simili. La pronuncia in commento, pur muovendo dai consolidati principi espressi dalla giurisprudenza di legittimità in tema di appartenenza allo Stato dei beni culturali (e, nello specifico, delle monete antiche), manifesta una maggiore sensibilità nei confronti del collezionista – questa volta espressamente preso in considerazione – sancendo alcuni principi di fondamentale importanza. Il collezionista, in altri termini, sembra aver fatto breccia nel cuore della Corte. Battute a parte, limitandomi a esaminare in questa sede i punti della decisione che ritengo più interessati e di più agevole digestione anche per chi in materia è a digiuno, il Collegio muove dal principio secondo cui i beni culturali “si presumono dello Stato a meno che il detentore non dimostri di averli acquisiti in data anteriore all’entrata in vigore della L. n. 364 del 1909, di averli ottenuti in premio per il loro ritrovamento o di averli ricevuti dallo Stato”. Si tratta, come in più occasioni la giurisprudenza ha avuto modo di precisare, di ipotesi definite tassative (non vi sarebbero, cioè, altre ipotesi idonee a vincere la presunzione di appartenenza allo Stato). Prosegue, poi, al punto 11., ribadendo che: “La giurisprudenza di legittimità, del resto, ha in più occasioni sottolineato che "il possesso delle cose di interesse archeologico integra il reato di cui al D.Lgs. n. 42 del 2004, art. 176, comma 1, e si presume illegittimo, a meno che il detentore non dimostri di averli legittimamente acquistati in epoca antecedente all'entrata in vigore della L. n. 364 del 1909" […]; conseguentemente, "anche nell'ipotesi di archiviazione del procedimento per il reato di impossessamento illecito, previsto dal D.Lgs. n. 42 del 2004, art. 176, grava sul richiedente la restituzione dei predetti beni sottoposti a sequestro l'onere di dimostrare che il possesso del proprio dante causa si è verificato in epoca antecedente all'entrata in vigore della predetta L. n. 364”. E sin qui nulla di nuovo rispetto a quello a cui la giurisprudenza ci ha già abituato. Tuttavia, operando una (importante) inversione di rotta, la Corte si avvede – dandone espressamente atto – di come la rigida applicazione del suddetto principio al “collezionista” (figura alla quale lo stesso Collegio attribuisce pieno diritto di asilo, in considerazione del fatto che dal codice dei beni culturali si evince la pacifica ammissibilità della proprietà privata di beni archeologici al fianco di quella statale) finisca per caricare quest’ultimo di un onere probatorio il cui assolvimento risulta praticamente impossibile. A tal proposito, il passaggio cruciale della decisione in esame (che ha visto il coinvolgimento di importantissime e prestigiosissime case d’aste) è il seguente: “Chiarito ciò, i beni culturali - come già ricordato - si presumono dello Stato a meno che il detentore non dimostri di averli acquisiti in data anteriore all'entrata in vigore della L. n. 364 del 1909, di averli ottenuti in premio per il loro ritrovamento o di averli ricevuti dallo Stato. Ebbene, nel caso di specie il D.F. risulta aver acquistato dette monete dal collezionista R. nell'anno 2013; proprio in virtù di ciò egli contesta l'appartenenza di detti beni al patrimonio indisponibile dello Stato, non essendovi in atti la prova che esse siano state acquisite dal R. in seguito all'entrata in vigore della L. n. 364 del 1909. 12.4. La doglianza difensiva, evidentemente, stride con l'orientamento giurisprudenziale sopra richiamato che fa gravare sul soggetto che invoca la restituzione dei beni l'onere di dimostrare il legittimo possesso delle stesse da parte del proprio dante causa. Occorre, tuttavia, fare chiarezza sull'applicabilità di tale orientamento anche al collezionista. Con riferimento, infatti, ai beni provenienti dalle collezioni numismatiche, non può non tenersi conto del fatto che il codice Urbani conferma implicitamente la possibilità che i beni di interesse culturale siano posseduti da soggetti privati, in particolare qualora il Ministero competente non abbia dichiarato di interesse culturale le cose, in quanto aventi caratteristiche di eccezionalità. In questi devono considerarsi incluse le collezioni numismatiche, delle quali risulta lecito il possesso se acquistate presso rivenditori commerciali od altri collezionisti, a meno che non vi sia la prova che gli oggetti commercializzati provengono da campagne di scavo anteriori all'entrata in vigore della L. 20 giugno 1909, n. 364, ovvero siano di provenienza delittuosa (furtiva, ad esempio). Ed allora, il richiamo al principio giurisprudenziale citato ed assai rigoroso, confermato anche da altre pronunce […], sembra al Collegio invero non calzante. Risulta evidente che nessuno dei ‘soggetti imputati di tale delitto può, ratione aetatis, dare la prova di un acquisto anteriore al 1909; semmai egli può provare di avere ricevuto iure hereditatis tali beni, ovvero di averli acquistati da un collezionista. Ed appunto con riferimento al collezionista (qual è l'attuale ricorrente) che si pone il problema della "prova" da fornirsi, in quanto, ove si applicasse rigidamente, sempre ed indistintamente, l'orientamento giurisprudenziale rigoroso c.s. illustrato, risulterebbe difficile se non impossibile riuscire ad ottenere la restituzione del bene numismatico sottoposto a sequestro penale, poiché - salva la probatio diabolica che consenta di risalire agli "antenati" fino ad epoca anteriore all'entrata in vigore della L. n. 364 del 1909 - tale bene è di proprietà dello Stato. Ritiene, infatti, il Collegio che in tale impostazione vada del tutto perduta l'interpretazione della dizione letterale della fattispecie di cui all'art. 176 del Codice dei beni culturali, che incrimina non già la detenzione del bene culturale appartenente allo Stato, ma, per l'appunto, l'impossessamento, con ovvie conseguenze sotto il profilo del tempus commissi delicti (ma anche del luogo del commesso reato, ovviamente). La detenzione è infatti un reato permanente, ma nel caso che ci occupa la detenzione è un effetto del reato, di natura istantanea, di impossessamento, il quale si perfeziona, e consuma, tutto e solo, nella condotta di apprensione della cosa. Con le ovvie conseguenze in tema di computo della prescrizione, quanto al processo penale, ma anche con le scarse possibilità di recupero del bene, che derivano dall'impostazione data sul punto dalla giurisprudenza consolidata. 12.5. Tornando ad esaminare l'impugnata ordinanza, si osserva, la motivazione fornita dal giudice dell'esecuzione si presenta carente posto che deduce l'appartenenza dei beni reclamati al patrimonio indisponibile dello Stato italiano dal dato, pacifico, che "l'istante non ha acquistato i beni confiscati in epoca antecedente all'entrata in vigore della L. n. 364 del 1909, non li ha ricevuti dallo Stato, né li ha ottenuti in premio per il loro rinvenimento" (pag. 3 ordinanza del 12/12/19 cui la successiva ordinanza dell'1/10/2020 fa espresso rinvio), senza far cenno alcuno all'onere di prova gravante sul ricorrente in ordine al legittimo possesso di detti beni da parte del proprio dante causa, il R.. Non può ritenersi, proprio per le ragioni dianzi esposte al p. 12.4, che le doglianze difensive non siano idonee a compromettere la legittimità del provvedimento di confisca disposto dal G.I.P./Tribunale di Napoli e confermato dal giudice dell'esecuzione sol perché, per mezzo di esse, il ricorrente si limita a contestare "l'assenza di prova" dell'illegittimo possesso delle monete da parte del R.. Come anticipato, infatti, non può applicarsi in maniera pedissequa al collezionista il rigoroso orientamento giurisprudenziale richiamato secondo cui sarebbe proprio sul soggetto interessato alla restituzione dei beni che grava l'onere di dimostrare il lecito possesso degli stessi da parte del proprio dante causa, operando di base una presunzione di proprietà statale. In altri termini, non può ritenersi, in questo caso, che il ricorrente fosse gravato dall'onere, non assolto, di provare il fatto fondamentale posto alla base della propria domanda, cioè il possesso del suo dante causa, anteriore alla L. n. 364 del 1909. […] Purtuttavia, osserva il Collegio, le stesse ragioni poste a fondamento della archiviazione del procedimento per l'asserita buona fede del D.F., avrebbero dovuto spingere il giudice dell'esecuzione a motivare in maniera adeguata circa la confiscabilità delle monete appartenenti al D.F., a lui pervenute dalla collezione R., individuando ulteriori elementi da cui fosse ricavabile l'ostatività della restituzione delle monete, legittimamente pervenute al ricorrente, come ad es., l'accertamento dell'emissione del provvedimento da parte dell'Autorità amministrativa competente ex art. 13 del Codice dei beni culturali, in tal modo qualificando il bene numismatico o la collezione quale appartenente al patrimonio indisponibile dello Stato. Tale carenza argomentativa sul punto rende, pertanto, ragione dell'annullamento dell'ordinanza impugnata, con rinvio al giudice partenopeo per un nuovo esame.” (così la sentenza nella parte motivazionale; il sottolineato e il grassetto sono stati aggiunti da me per enfatizzare i passaggi chiave). In buona sostanza, il Collegio sembra affermare – pur senza dirlo espressamente – che, nell’ipotesi di collezionista (ma ritengo il principio pacificamente estendibile anche ai commercianti e, più in generale, a chiunque acquisti in buona fede) che provi di aver acquistato le monete antiche in maniera lecita e trasparente (da altro collezionista o da commerciante), debba trovare applicazione il seguente modus operandi: (i) non è possibile pretendere che il collezionista offra anche la prova del fatto che il proprio dante causa (il venditore, per intenderci), abbia a sua volta acquistato (o acquisito) le monete in data antecedente al 1909 (andando a ritroso), trattandosi di prova “diabolica” (ossia dall’assolvimento impossibile); (ii) in questo caso è il Giudice della confisca a dover offrire la prova (o meglio, per usare l’espressione “timida” impiegata dalla Corte, “a dover individuare ulteriori elementi”) dell’ostatività alla restituzione delle monete al collezionista. Inutile dire che non vorrei mai trovarmi nei panni del “giudice partenopeo” al quale la Corte ha rinviato la decisione e che si troverà al cospetto di una bella gatta da pelare. Non saprei dire se la sentenza rappresenti un passo avanti o un “sapiente recupero e restauro di vecchi orientamenti” (posto che in passato non erano mancate pronunce più favorevoli al collezionista rispetto a quelle che hanno preso piede negli ultimi anni), ma certamente offre notevoli spunti di riflessione che testimoniano, quantomeno, la tendenza della giurisprudenza a non sedersi supinamente su principi già espressi altrove e assunti al rango di dogma, forse – e qui scrivo in chiave romantica e ottimistica – nell’ambito di un più ampio percorso mentale che condurrà ad acquisire la consapevolezza del fatto che a volte la mano privata è capace di coccolare i beni culturali con un amore sicuramente più intenso di quello di cui è capace l’algida “mamma Stato”. Saluti. Cass. 45983 del 2021.pdf2 punti
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Ciao. La collezione numismatica del MAN arriva sino a Francesco II di Borbone. Questo è il catalogo redatto da Giuseppe Fiorelli. https://books.google.it/books?id=EK1PAQAAMAAJ&printsec=frontcover&hl=it&source=gbs_ge_summary_r&cad=0#v=onepage&q&f=false Tempo fa lessi un articolo (allego il link) che descriveva le vicissitudini della compilazione del catalogo legate non tanto all'enorme quantità di materiale da censire, bensì all'inerzia del personale preposto alla sua compilazione. https://www.academia.edu/1094185/Valentino_Nizzo_Documenti_inediti_per_la_storia_del_Medagliere_del_Museo_Archeologico_Nazionale_di_Napoli_tra_la_fine_dell_800_e_il_primo_900_in_Annali_dell_Istituto_Italiano_di_Numismatica_56_2010_pp_157_291 Penso che l'esposizione di una sola parte della raccolta sia dettata da ragioni di spazio.2 punti
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Il kaiser è Federico III di Prussia che ha regnato nel solo 1888 Resta il nominale da trovare ma ho il sospetto non sia una moneta ma un gettone!?2 punti
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2 Lire Impero 1939 battuto sul tondello della Lira . Vittorio Emanuele III2 punti
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sono stato in Ucraina due volte e ho completato praticamente tutte le serie dall'indipendenza. Mi mancano solo le ultimissime emesse nel corso degli ultimi anni ed il nuovo taglio da 1000 Le mie preferite sono quelle da 20 che mostrano il teatro di L'viv2 punti
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Buongiorno a tutti. Ho pensato oggi di rendere partecipi della mia piccola raccolta di denari degli Eravisci che ho iniziato a collezionare da poco tempo. Lo so, alcune foto sono un po' brutte (forse per la mia inettitudine con gli strumenti tecnici, forse per la qualità di alcuni pezzi) ma nel complesso rendono meglio, ed è per questo che ho deciso di metterle tutte insieme. Precisazione: l'ultima moneta non è un denaro ma un quinario imitativo attribuito con probabilità, ma non con assoluta certezza agli Eravisci. Il pregio di queste monete, secondo me, sta nella testimonianza di una popolazione di cui non si conosce molto (quasi niente) all'infuori della loro monetazione. RAVIS-RAVIT-RAVISC... era il termine, a parere di molti studiosi con il quale questo gruppo di Celti si definiva. Che dire, non sono raffinate come le monete greche ma al sottoscritto piacciono. Voi cosa ne pensate?1 punto
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Buongiorno ragazzi, mi piacerebbe un giorno mettere dentro un sesterzio di Galba, ma vedo che i prezzi sono parecchio alti per questo imperatore, raro e con un certo fascino, avendo posto fine alla dinastia Giulio Claudia.. questo ad esempio all ultima asta Bertolami è stato aggiudicato per una cifra decente, ma più lo guardo più è brutto ? .. anzi, vorrei anche la vostra opinione, quella dell amico @vitellio già l ho avuta ( cercare di meglio) mi piacerebbe capire se le condizioni sono consone al prezzo , 160 euro più commissioni, ed a quel punto cominciare a considerare anche esemplari analoghi a questo, o c è di meglio in giro, anche spendendo poco più..1 punto
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Cari amici ve la presento fresca fresca appena arrivata, aggiudicazione dall’asta GMA E-Live n. 2 del 26 febbraio scorso, lotto 626. Clemente XI, piastra anno XI, 32,02 grammi, Muntoni 42, MIR 2269/1, molto rara. Un esemplare sopra lo SPL con una patina da medagliere che raramente si vede, una iconografia del rovescio affascinante, il ponte di Civita Castellana. Non si vede che mi sono innamorato di questa monetazione vero? ? Capolavori immortali dell’arte incisoria numismatica. Buon weekend.1 punto
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Buongiorno a tutti , sono un nuovo iscritto al Forum e mi interesso principalmente di monete repubblicane romane , ho anche qualche imperiale ; naturalmente sono tutte monete acquistate con regolare fatturazione , conosco le regole per avere una vita numismatica tranquilla . Vengo ora al motivo della mia iscrizione al Forum che spero sia ricca di conoscenze con l' aiuto dei piu' esperti collezionisti di questo bellissimo Forum ; fatte queste brevi premesse pongo una domanda riguardo al mio ultimo acquisto . Presso un Asta ho acquistato questa anonima Semuncia Romano- Campana che al dritto presenta una testa di donna con una corona turrita , che dovrebbe indicare una Citta' protetta da mura , e' ornata con orecchini e collana ; il mio problema e' tentare di capire chi rappresenta questa testa femminile , partendo da questo dubbio ho elaborato una teoria , una ipotesi o come la si vuol chiamare , potrebbe essere una raffigurazione della Dea di Capua , Mater Matuta ? A Capua questa Dea aveva un suo Tempio dedicato ed era la principale divinita' della Citta' , inoltre essendo la moneta una Romano - Campana , con tanto di cavaliere al rovescio , famosa era ai suoi tempi la cavalleria capuana una delle piu' forti e valorose degli italici , l' accostamento teorico "testa - mater matuta" , sembrerebbe possibile . Dal Garrucci che tratta delle monete dell' Italia antica si conosce che questa particolare moneta venne trovata presso le antiche terme romane di VIcarello (lago di Bracciano) in circa 31 esemplari . Mi piacerebbe moltissimo avere un parere dai piu' esperti collezionisti della sezione , consapevole che si discute comunque di ipotesi . Grazie molte .1 punto
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Un bel tetradrammo dall' isola di Chio, parecchio raro con l' indicazione del magistrato dal nome importante . Passerà verso fine mese in asta RomaNum. XXIII al n. 271 .1 punto
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Aggiornamento collezione personale " Gli ori del Regno" post di condivisione con gli altri appassionati, in attesa del prossimo acquisto...al momento in collezione si trovano: 50 lire 1931 FDC 50 lire 1911 QFDC 20 lire 1923 Fascetto Spl/qfdc 20 lire Marengo 1882 Umberto MB 20 lire MArengo 1834 Carlo Alberto MB 20 Lire Marengo V.E.III 1863 MB 100 Lire Fascione 1923 Ottimo Spl + Il prossimo in target sarebbe una 50 lire Aratrice:) o mi consigliate di aspettare e puntare in alto con una bella Vetta!!!1 punto
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Te lo spiego, premettendo chiaramente che il mio è un punto di vista del tutto opinabile. Peraltro, punto di vista di ex collezionista del settore, mai stato un genio. La conservazione è molto modesta, i tratti somatici sono piuttosto alterati, ci sono una marea di graffi, soprattutto al rovescio, corrosioni, ritocchi vari qua' e là, patina palesemente artefatta, male a mio parere. Infine, mi piacerebbe vederla in mano, perché sarà anche autentica, probabile, ma non ci metterei la mano sul fuoco senza valutarla in mano. Punterei su qualcosa di meglio, ma se una persona si sente gratificata, visto che il nome è prestigioso e se la qualità interessa relativamente (facevo anche io questo ragionamento all'inizio) la prenda. Mi permetto di intervenire portando la mia esperienza, pur modesta che sia, ma altri potranno eventualmente correggermi. Sarà un piacere continuare a leggere gli interventi perché si impara sempre confrontandosi con gli altri. Grazie.1 punto
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Perfetto! Smaltiamo questo che ho appena proposto e poi ne vedremo delle belle! pardon! delle brutte!!1 punto
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Artuqidi, Husam al Din Yuluq Arslan, Dirham https://www.acsearch.info/search.html?id=70018371 punto
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Buonasera Rocco, ero a conoscenza che gli ovali erano presenti solo su alcune piastre ribattute del 1818 ( ne posseggo una) . mai visto sulle mezze piastre complimenti per la scoperta. saluti Michele1 punto
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Ciao Corbiniano, un tuo parere su questo gettone (ottone: 10 g, 30 mm) penso sia utile per poterlo identificare o per proporre qualche ipotesi al riguardo. Sulla faccia del valore tra i due rami d’alloro legati alla base da un nodo è raffigurato un piccolo leone in cammino che in araldica è chiamato “passante” e potrebbe essere un "Lion of England", collegando così il gettone al Regno Unito. Solo che, da quel poco che ho visto, mi sembra che il “lion passant” sia sempre in cammino verso sinistra con la zampa destra alzata e non verso destra e con la zampa sinistra alzata come qui. Anche i merli di un castello o una torre difensiva o un palazzo raffigurati al centro dell’altra faccia e la greca sottostante potrebbero avere attinenza con l’araldica e con la storia del gettone. Grazie e una buona serata, apollonia PS. Difficile rispondere senza vedere il gettone! Ora l'ho aggiunto e chiedo scusa.1 punto
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Giusta domanda. Il problema è che quei rami sono troppo rinsecchiti per aiutarmi: sì, fine XIX-inizio XX ci starebbe bene, ma... ...credo divenga indispensabile il parere di un esperto di "realizzazioni materiali", più che di un lettore di segni (i quali segni, ahinoi, qui latitano). ?1 punto
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Mi dispiace tu vedi i gettoni ma io vedo gli SCEC: Mi scuso per OT ma sono ho dato uno sguardo oltre le monete horror?1 punto
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No, poiché non avrebbe possibilità di attribuzione.. e cmq ci sono dei limiti , ad esempio all ultima asta di Savoca un sesterzio di Livia perfettamente attribuibile è stato venduto 22 euro , ma faceva davvero pietà!1 punto
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Tanto casino per kaiser e ciò perso per pure una stellina e lui gli hanno dato una medaglia per aver regnato un solo anno ... pensa come è cambiato il mondo e dovrei guardare oltre ma oltre cosa?? I miei complimenti a @Meleto?1 punto
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Direi asse di Nerone con il tempio di Giano sul rovescio, ricontrolla il peso mi sembra troppo poco1 punto
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Per quel che riguarda la, originalità del "verde" ho i miei dubbi! Ma non cambia molto sul giudizio della moneta. Io lascerei perdere1 punto
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negli anni '80 / '90 l'unione monetaria dell'Africa Centrale risolse questo problema emettendo banconote simili nel colore e nel design, ma diverse per ogni stato emittente. Le banconote circolavano comunque in tutta l'unione, indifferentemente dal paese emittente. E' durato poco, però, e da metà degli anni '90 si è tornato al modello attualmente in vigore con un design unico per tutti e solo una letterina a distinguere l'emittente Di seguito la bellissima banconota da 10000 franchi nelle tre versioni di Congo, Gabon e Camerun. Per altri biglietti le differenze erano più marcate, ad esempio ho in collezione un paio di banconote precedenti dove per una nazione era riportato il ritratto del capo di Stato, mentre per un'altra c'era una un disegno generico etc.1 punto
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Ciao Priamo, penso anch'io che siano state scritte dall'autore. Non credo tuttavia che, qualora fossero da attribuire ad un anonimo correttore di bozze, il valore e il fascino delle pagine che hai scovato abilmente ne sarebbe diminuito: Gamberini non è Leopardi, e le bozze sono di un'edizione di ultranicchia, quindi secondo me hanno valore solo x noi appassionati cartamonetari. Sono interessanti in quanto sono la testimonianza del processo di produzione di un libro. L'autografo del Gamberini a mio parere non riveste un interesse particolare.1 punto
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facendo la doverosa premessa che tutte le monete sono collezionabili in tutti i gradi di conservazione meritando cmq rispetto, questa moneta oltre a non essere in ottima conservazione presenta maldestri interventi di pulitura (con patina da valutare..). è un imperatore celebre numismaticamente per il ritratto sui grandi moduli, personalmente condivido "sull aspettare..". Certo costerà sicuramente di piu... ma appagherà diversamente..1 punto
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Dissento. L'Ucraina, o per lo meno buona parte di essa, non può essere considerata russa, come ho spiegato nel post #326. E questo non lo può cambiare nè Stalin nè Putin e nemmeno @Brios. Arka Diligite iustitiam1 punto
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Ciao @nikita_ Anche secondo me è anomalo. Difficile dire co quale mezzo meccanico sia stata schiacciata... se potessero parlare... saluti1 punto
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Ciao, avevo già notato questo gettone nell'altra sezione, e francamente mi aveva colpito per il suo mutismo estetico. Con tutte le figure incise, tranne i due rami (di chissà quale essenza arborea) che sono a rilievo. E che quindi mi sa che siano le sole cose nate assieme al tondello. Le incisioni mi sembrano tutte posteriori e, oltretutto, nate in momenti diversi, così come sono diverse le rispettive profondità e spessori. Di leoni passanti è pieno il mondo, e questo mi sembra rivolto (ossia girato verso la sua sinistra) solo perché deriva dall'impronta di una matrice "non rivolta". I segnetti sull'altro lato significano tutto e niente. C'è troppa poca roba in questo tondello per poterci ragionare sopra senza fantasticare. ?1 punto
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Ciao È un raro bronzo di Side, concordo @FlaviusDomitianus. Forse mi sbaglio ma ho qualche dubbio sull’autenticità (forma del tondello, grafia, stile del ritratto un pò troppo moderno, aspetto del metallo). Puoi dirmi chi la vende (professionista o venditore privato) e come descriveva questa moneta? È solo un’impressione, niente di più. Se hai altre foto, sarebbero gradite.1 punto
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Salve Samuele, Un prezzo che merita attenta identificazione! I due primi sono del tardo impero, Giuliano II per la zecca di Roma https://www.nummus-bible-database.com/monnaie-76236.htm Il secondo per suo fratello Constanzo Gallo da cesare, rovescio FEL TEMP REPARATIO, anche lui probabilmente dalla zecca di Roma. https://www.nummus-bible-database.com/monnaie-61183.htm Il terzo è un quadrante coniato sotto Augusto: http://numismatics.org/ocre/id/ric.1(2).aug.461 Ci vorrebbe il peso o il diametro per confermarlo.1 punto
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Saluti a tutti. Posto una nuova entrata nella collezione: 120 GRANA 1816 A mio parere, le Piastre di questi anni, sono le più belle esteticamente, sia per il ritratto con il “parruccone” che rimanda a periodi pre-napoleonici che non ritorneranno più, sia per lo stemma borbonico chè è particolarmente accurato nell'incisione. Accurato non vuol dire “preciso” e ci saranno molti amici che potrebbero spiegarci come, nel senso araldico, sia semplificato e contenga degli errori. Ma quello che mi preme sottolineare è il tentativo dell'incisore di trasporre il colore su una moneta che non ne ha. E' doveroso fare un passo indietro negli anni, perchè fin dall'inizio la domanda era proprio questa: “ Come riuscire a rendere il colore in manoscritti non dipinti, in anelli, in monete e medaglie? “ Dopo alcuni tentativi piuttosto velleitari provati in Inghilterra, nel 1637 l'Araldista Gesuita Silvestro da Pietrasanta adottò un metodo che utilizzava un sistema di punti e linee esso fu accettato da (quasi ) tutti. Il 21 Dicembre 1816 con Regio Decreto si approvò lo Stemma ufficiale del Regno delle Due Sicilie. Come si può notare lo Stemma sulla moneta è semplificato ( quello Borbonico è considerato uno dei più complicati in Araldica e per un incisore sarebbe stata un'impresa improba trasferirlo fedelmente su una moneta) e presenta degli errori. Però i colori (o meglio smalti ) dei campi sono abbastanza fedeli. Giallo o meglio Oro= Medici Azzurro = Portogallo, Borbone, Borgogna Rosso= Asburgo/Austria Certamente qualcuno non corrisponde, però bisogna dare atto all'incisore di aver creato un bello Stemma e, con i mezzi piuttosto limitati dell'epoca, piuttosto vicino all'originale. Buona Giornata,1 punto
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Ultima mia Piastra del 1816 da condividere. E il taglio delle piastre 1815/1816 Un caro saluto a tutti, Rocco.1 punto
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Quindi ben sotto i 29,1 mm diametro della tipologia (anni XVII-XXI) ma peso sovrapponibile alla lira impero : conio della 2 lire ma tondello della lira che dove è arrivata alla virola ha dato luogo a godronatura parziale ?1 punto
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Buonasera, Pochi esemplari noti di questa Piastra 1816 con errore in legenda: INPANS anziché INFANS. Rarissima variante , nota dal 2002 da me pubblicata e fatta conoscere sul Quaderno di Studi del Circolo Numismatico "Mario Rasile" LIV Novembre/Dicembre1 punto
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Dal 1856 in zecca fu introdotto l'uso delle lettere spesse. Un saluto Raffaele.1 punto
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Gradirei un aiuto per l'identificazione della moneta di figura: Ae; Peso: 4,3g; Diametro: 21,1mm; Spessore: 2,2 mm;<br> Asse di conio; h3. Grazie dell'attenzione. Giulio De Florio1 punto
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Traccia ancora più rilevante in https://www.academia.edu/33049903/THE_LOCAL_COINAGES_OF_CENTRAL_ITALY_IN_THE_LATE_ROMAN_REPUBLIC_Provisional_Catalogue_2007 nella pagina 23 0.471, così descritta "Rev. Hercules left. 394 Æ 20mm 9 2.99g 0.471 - ANS 44.100.57774 (this coin).1 punto
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Eccomi di ritorno, ho consultato alcuni libri quali HIstoria Numorum Italy, il Rasile nonchè l'ottimo studio del Dott. Luigi graziano, orbene l'opinione unanime è che si tratti della Tiche, definita come la Dea Fortuna dal Rutter e come la rappresentazione della Città di Capua dal Rasile, non vedo molti elementi per discostarmi da queste interpretazioni. Ti aggiungo qualche foto delle Matres1 punto
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http://documenti.camera.it/leg18/pdl/pdf/leg.18.pdl.camera.893-B.18PDL0167600.pdf il vecchio articolo . 518-sexies puniva l‘illecita detenzione di beni culturali e prevedeva che: „Fuori dei casi di ricettazione, chiunque detiene un bene culturale sapendo della sua provenienza illecita è punito con la reclusione da sei mesi a cinque anni e con la multa fino a euro 20.000“. Ma non è passato..... per la vecchia formulazione e commentario del vecchio disegno di legge ti consiglierei LA TUTELA PENALE DEI BENI CULTURALI DAL TRAFFICO ILLECITO, DAL DANNEGGIAMENTO E DA ALTRE FORME DI AGGRESSIONE ALLA LUCE DEL DISEGNO DI LEGGE ITALIANO AC- 4220 di A.Caputo lo trovi in pdf su google... P.S. puoi darmi tranquillamente del tu... ?1 punto
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Recupero questa discussione per condividere un pensiero reperito sull'ultimo catalogo di banconote che ho acquistato (vedere l'apposito topic): "En 2002, après deux siècles d’existence, le billet français a disparu au profit de l’Euro. Ces riches témoins de notre histoire ont cédé la place à des billets impersonnels, sans repères ni personnages. Le savoir-faire de la Banque de France et des nombreux artistes qui ont participé a ces créations a disparu. Les billets, eux, sont toujours là dans les greniers ou les collections cachés dans des livres ou rangés dans des classeurs." Allargando il discorso a TUTTE le banconote... condivido al 100%! PS non ho messo la traduzione ma credo che sia abbastanza intuibile il messaggio.1 punto
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Buongiorno a @Rocco68 e a tutti gli amici del forum. Riprendo questa discussione e vi sottopongo questo 6 cavalli che nel quadretto iniziale postato dall'amico Rocco mancava. Hai poi postato un esemplare con forte decentratura, parlo del 6 cavalli 1792 con A al dritto (FERDINAN e non FERDINN) e anche qui "SI"CIL prodotta con il punzone 81usato sui 6 ducati d'oro del 1781, quindi "8ICIL" Entrambe sia le FERDINAN che la FERDINN sono monete comuni. Ecco le foto, lo reputo un esemplare in alta conservazione che dite? I pareri sono graditi, intanto a voi il tondello amici.1 punto
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Buonasera, Ne possiedo anch’io una simile, ho svolto alcune ricerche e, da quello che ho potuto notare, non c’è molta chiarezza sull’autorità emittente della moneta. Da alcune fonti presenti su internet, ho visto che questa tipologia di moneta, rientrante della categoria delle imitazioni della tetradracma di Filippo II di Macedonia, viene attribuita a popolazioni dei Carpazi nord orientali, in particolare al popolo dei Costoboci. Di questa popolazione si hanno pochissime notizie, sono ricordate nelle cronache soprattutto per le scorrerie in Tracia e Mesia del II secolo d.C. . Per certi autori si trattava di una popolazione dacica, secondo altri si tratta di una tribù celtodacica, oppure germanica o, per altri ancora, sarmatica. In effetti, in assenza di chiare informazioni storiche è difficile tracciare ed identificare la moltitudine di popolazioni che si sono avvicendate tra le grandi pianure a nord del mar Nero e la Pannonia. L’aura misteriosa rende questa tipologia di monete ancora più affascinante: potrebbe anche essere che non siano state neppure emesse per finalità economiche, ma quale segno di prestigio di un capotribù, di uno sconosciuto “regulus”, ad imitazione delle monete provenienti da predazione, tributo, attività mercenaria o anche commercio. Quello che attrae è l’evidente destrutturazione anticlassica delle immagini riportate sulle due facce della moneta modello. Una sorta di astrattismo ante litteram, ottenuto attraverso l’enfatizzazione di elementi decorativi secondari, come le foglie della corona di alloro del diritto e della folta capigliatura del modello, quasi ad occupare totalmente la faccia della moneta. Al rovescio, si nota la pressoché totale eliminazione della figura del cavaliere, a fronte dell’estrema evidenziazione del corpo del cavallo con la sostituzione delle lettere della leggenda con pseudolettere senza significato. Alla fine, ci rimane questo oggetto, da osservare e toccare, affascinante per ciò che rappresenta e per il mistero che lo circonda. Uno stimolo in più per coltivare la nostra passione per la numismatica e la storia. Federico1 punto
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