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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 03/15/22 in tutte le aree
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Ultima mia Piastra del 1816 da condividere. E il taglio delle piastre 1815/1816 Un caro saluto a tutti, Rocco.5 punti
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Al primo sguardo, sulla bancarella, pareva il classico libro sul quale qualcuno si era accanito con biro e matita rossa, ma poi, analizzandolo da vicino, mi sono reso conto che si trattava di una bozza, con appunti e correzioni della Terza Raccolta delle principali leggi.... etc. a cura di Cesare Gamberini di Scarfèa edito nel 1969 da Arnaldo Forni. Sulla sx la copia trovata sulla bancarella, sulla dx la versione definitiva della raccolta. Foto presa dal web. Il plico era tenuto assieme con dello spago visto che le pagine all'interno erano per lo più slegate. L'opera non è completa e in alcune pagine, come già detto, ci sono appunti e note manoscritte. Chi la vendeva non ha saputo dirmi la sua provenienza (secondo me non sapeva neanche di cosa si trattasse) ma come ho già detto, sono ragionevolmente convinto che si tratti di una bozza preparatoria. Cosa ne pensate?4 punti
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Come dal titolo......finalmente un esemplare 1911 cinquantenario che rappresenta la perfezione!!!!!! Lustro incredibile, bersaglio abbinato a fantastica patina e, esente totalmente dal ben che minimo segnetto!!!!!!!!3 punti
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Altra Piastra del 1816 presente nel mio articolo pubblicato sul Quaderno di Studi del Circolo Numismatico Mario Rasile era questa con punto prima del millesimo.3 punti
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Saluti a tutti. Posto una nuova entrata nella collezione: 120 GRANA 1816 A mio parere, le Piastre di questi anni, sono le più belle esteticamente, sia per il ritratto con il “parruccone” che rimanda a periodi pre-napoleonici che non ritorneranno più, sia per lo stemma borbonico chè è particolarmente accurato nell'incisione. Accurato non vuol dire “preciso” e ci saranno molti amici che potrebbero spiegarci come, nel senso araldico, sia semplificato e contenga degli errori. Ma quello che mi preme sottolineare è il tentativo dell'incisore di trasporre il colore su una moneta che non ne ha. E' doveroso fare un passo indietro negli anni, perchè fin dall'inizio la domanda era proprio questa: “ Come riuscire a rendere il colore in manoscritti non dipinti, in anelli, in monete e medaglie? “ Dopo alcuni tentativi piuttosto velleitari provati in Inghilterra, nel 1637 l'Araldista Gesuita Silvestro da Pietrasanta adottò un metodo che utilizzava un sistema di punti e linee esso fu accettato da (quasi ) tutti. Il 21 Dicembre 1816 con Regio Decreto si approvò lo Stemma ufficiale del Regno delle Due Sicilie. Come si può notare lo Stemma sulla moneta è semplificato ( quello Borbonico è considerato uno dei più complicati in Araldica e per un incisore sarebbe stata un'impresa improba trasferirlo fedelmente su una moneta) e presenta degli errori. Però i colori (o meglio smalti ) dei campi sono abbastanza fedeli. Giallo o meglio Oro= Medici Azzurro = Portogallo, Borbone, Borgogna Rosso= Asburgo/Austria Certamente qualcuno non corrisponde, però bisogna dare atto all'incisore di aver creato un bello Stemma e, con i mezzi piuttosto limitati dell'epoca, piuttosto vicino all'originale. Buona Giornata,2 punti
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Un gran bel lavoro @Rocco68,gran bella piastra. Notevoli anche le altre degli altri amico. Mi è sempre piaciuto molto lo stemma dei Borboni @giuseppe ballauri,infine devo dire Peppe che la tua ha una patina incredibile. Saluti2 punti
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Approfondendo la ricerca, le "INPANS" transitate in Asta sono in totale 3 ( oltre a quella di @Rocco68 ) nel 2017 Asta Nomisma N. 55 Venduta a 700 E Nel 2021 Asta Scaligera E Live Aggiudicata sempre a 700 E. Stesso conio e stessi esuberi rilevati da Rocco. Buona Giornata, Beppe2 punti
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64 Aste su Sixbid sono un bel numero e se aggiungiamo la dozzina che su sixbid non ci va possiamo dire che c'è grande offerta di monete per tutti i gusti dei collezionisti , e non solo per loro. Non scrivo delle aste super, es.Cambi-Crippa, MDC, Gadoury, che hanno fatto scintille ed erano riservate a investitori e a collezionisti danarosi. Ma sia MDC che altri (es. Rauch ) hanno in programma "asticciole" che possiamo paragonare a quelle di case comparse recentemente dal nulla. Ripiene di monete di scarsa conservazione e ovviamente offerte per pochi euro ma che vanno vendute magari con qualche rilancio a collezionisti che non hanno grandi possibilità finanziarie. E' bene, si spende poco e ci si diverte. Merito del Covid che annullando convegni e visite ai commercianti ha convinto a mettere in asta monete di poco pregio ? Ha contribuito, credo, il basso costo dell'online e del live. Niente cartaceo, descrizioni che costano solo un poco di corrente elettrica per in PC, e commissioni spesso eccessive. Una moneta comprata a 40 costa almeno 50 + postali. Vanno molto bene le rare e se poi sono anche belle vanno benissimo. La butto lì. Visto che le brutte c'è chi le compra e l'andamento nel futuro della situazione finanziaria non induce all'ottimismo mi sbrigo a liberarmene e tengo le belle. Questa parte da 50, è Emilio Lepido, non so se troverà un compratore, ma ho visto in altre aste comprare di peggio a prezzi più alti 100 eurozzi per Augusto e ci si stupisce se un qFDC ne fa mille o più? Ho anche notato che in passato tra il BB e il SPL/FDC c'era meno scarto di prezzo di oggi. Ho guardato una prossima asta dei francesi CGB e ne ho dedotto che se hai una moneta che può valere 100 e la fai slabbare poi la metti in asta con base 500 e qualche babbalone la compra perchè c'è scritto Genuine e non importa se c'è anche "ex Jewellery". (esempio un falso ducato Venier). Toc, Toc! C'è nessuno che dica la sua sull'argomento ?1 punto
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Dalle mie parti (Bari) con l’espressione dialettale la monge e la ponge, che ho scelto come titolo per questo post, si indica l’atteggiamento di chi, in una discussione o in una disputa, cercando di non scontentare nessuno, assume un atteggiamento non manifestamente schierato in un senso o nell'altro. Potremmo dire che la monge e la ponge è l’equivalente del detto, di uso comune, un colpo al cerchio e uno alla botte. Ed è proprio l’atteggiamento assunto dalla Corte di Cassazione nella motivazione spesa in una recentissima sentenza di novembre 2021 (la n. 45983 del 12 novembre 2021) ad aver ispirato il titolo. Si tratta di una sentenza a mio avviso importante e che meritava di essere qui segnalata (allego il file del testo completo, in ogni caso reperibile anche online). Prima di proseguire, però, una avvertenza al lettore: il post è lungo e dalla sua lettura completa potrebbero derivare effetti collaterali quali noia mortale e simili. La pronuncia in commento, pur muovendo dai consolidati principi espressi dalla giurisprudenza di legittimità in tema di appartenenza allo Stato dei beni culturali (e, nello specifico, delle monete antiche), manifesta una maggiore sensibilità nei confronti del collezionista – questa volta espressamente preso in considerazione – sancendo alcuni principi di fondamentale importanza. Il collezionista, in altri termini, sembra aver fatto breccia nel cuore della Corte. Battute a parte, limitandomi a esaminare in questa sede i punti della decisione che ritengo più interessati e di più agevole digestione anche per chi in materia è a digiuno, il Collegio muove dal principio secondo cui i beni culturali “si presumono dello Stato a meno che il detentore non dimostri di averli acquisiti in data anteriore all’entrata in vigore della L. n. 364 del 1909, di averli ottenuti in premio per il loro ritrovamento o di averli ricevuti dallo Stato”. Si tratta, come in più occasioni la giurisprudenza ha avuto modo di precisare, di ipotesi definite tassative (non vi sarebbero, cioè, altre ipotesi idonee a vincere la presunzione di appartenenza allo Stato). Prosegue, poi, al punto 11., ribadendo che: “La giurisprudenza di legittimità, del resto, ha in più occasioni sottolineato che "il possesso delle cose di interesse archeologico integra il reato di cui al D.Lgs. n. 42 del 2004, art. 176, comma 1, e si presume illegittimo, a meno che il detentore non dimostri di averli legittimamente acquistati in epoca antecedente all'entrata in vigore della L. n. 364 del 1909" […]; conseguentemente, "anche nell'ipotesi di archiviazione del procedimento per il reato di impossessamento illecito, previsto dal D.Lgs. n. 42 del 2004, art. 176, grava sul richiedente la restituzione dei predetti beni sottoposti a sequestro l'onere di dimostrare che il possesso del proprio dante causa si è verificato in epoca antecedente all'entrata in vigore della predetta L. n. 364”. E sin qui nulla di nuovo rispetto a quello a cui la giurisprudenza ci ha già abituato. Tuttavia, operando una (importante) inversione di rotta, la Corte si avvede – dandone espressamente atto – di come la rigida applicazione del suddetto principio al “collezionista” (figura alla quale lo stesso Collegio attribuisce pieno diritto di asilo, in considerazione del fatto che dal codice dei beni culturali si evince la pacifica ammissibilità della proprietà privata di beni archeologici al fianco di quella statale) finisca per caricare quest’ultimo di un onere probatorio il cui assolvimento risulta praticamente impossibile. A tal proposito, il passaggio cruciale della decisione in esame (che ha visto il coinvolgimento di importantissime e prestigiosissime case d’aste) è il seguente: “Chiarito ciò, i beni culturali - come già ricordato - si presumono dello Stato a meno che il detentore non dimostri di averli acquisiti in data anteriore all'entrata in vigore della L. n. 364 del 1909, di averli ottenuti in premio per il loro ritrovamento o di averli ricevuti dallo Stato. Ebbene, nel caso di specie il D.F. risulta aver acquistato dette monete dal collezionista R. nell'anno 2013; proprio in virtù di ciò egli contesta l'appartenenza di detti beni al patrimonio indisponibile dello Stato, non essendovi in atti la prova che esse siano state acquisite dal R. in seguito all'entrata in vigore della L. n. 364 del 1909. 12.4. La doglianza difensiva, evidentemente, stride con l'orientamento giurisprudenziale sopra richiamato che fa gravare sul soggetto che invoca la restituzione dei beni l'onere di dimostrare il legittimo possesso delle stesse da parte del proprio dante causa. Occorre, tuttavia, fare chiarezza sull'applicabilità di tale orientamento anche al collezionista. Con riferimento, infatti, ai beni provenienti dalle collezioni numismatiche, non può non tenersi conto del fatto che il codice Urbani conferma implicitamente la possibilità che i beni di interesse culturale siano posseduti da soggetti privati, in particolare qualora il Ministero competente non abbia dichiarato di interesse culturale le cose, in quanto aventi caratteristiche di eccezionalità. In questi devono considerarsi incluse le collezioni numismatiche, delle quali risulta lecito il possesso se acquistate presso rivenditori commerciali od altri collezionisti, a meno che non vi sia la prova che gli oggetti commercializzati provengono da campagne di scavo anteriori all'entrata in vigore della L. 20 giugno 1909, n. 364, ovvero siano di provenienza delittuosa (furtiva, ad esempio). Ed allora, il richiamo al principio giurisprudenziale citato ed assai rigoroso, confermato anche da altre pronunce […], sembra al Collegio invero non calzante. Risulta evidente che nessuno dei ‘soggetti imputati di tale delitto può, ratione aetatis, dare la prova di un acquisto anteriore al 1909; semmai egli può provare di avere ricevuto iure hereditatis tali beni, ovvero di averli acquistati da un collezionista. Ed appunto con riferimento al collezionista (qual è l'attuale ricorrente) che si pone il problema della "prova" da fornirsi, in quanto, ove si applicasse rigidamente, sempre ed indistintamente, l'orientamento giurisprudenziale rigoroso c.s. illustrato, risulterebbe difficile se non impossibile riuscire ad ottenere la restituzione del bene numismatico sottoposto a sequestro penale, poiché - salva la probatio diabolica che consenta di risalire agli "antenati" fino ad epoca anteriore all'entrata in vigore della L. n. 364 del 1909 - tale bene è di proprietà dello Stato. Ritiene, infatti, il Collegio che in tale impostazione vada del tutto perduta l'interpretazione della dizione letterale della fattispecie di cui all'art. 176 del Codice dei beni culturali, che incrimina non già la detenzione del bene culturale appartenente allo Stato, ma, per l'appunto, l'impossessamento, con ovvie conseguenze sotto il profilo del tempus commissi delicti (ma anche del luogo del commesso reato, ovviamente). La detenzione è infatti un reato permanente, ma nel caso che ci occupa la detenzione è un effetto del reato, di natura istantanea, di impossessamento, il quale si perfeziona, e consuma, tutto e solo, nella condotta di apprensione della cosa. Con le ovvie conseguenze in tema di computo della prescrizione, quanto al processo penale, ma anche con le scarse possibilità di recupero del bene, che derivano dall'impostazione data sul punto dalla giurisprudenza consolidata. 12.5. Tornando ad esaminare l'impugnata ordinanza, si osserva, la motivazione fornita dal giudice dell'esecuzione si presenta carente posto che deduce l'appartenenza dei beni reclamati al patrimonio indisponibile dello Stato italiano dal dato, pacifico, che "l'istante non ha acquistato i beni confiscati in epoca antecedente all'entrata in vigore della L. n. 364 del 1909, non li ha ricevuti dallo Stato, né li ha ottenuti in premio per il loro rinvenimento" (pag. 3 ordinanza del 12/12/19 cui la successiva ordinanza dell'1/10/2020 fa espresso rinvio), senza far cenno alcuno all'onere di prova gravante sul ricorrente in ordine al legittimo possesso di detti beni da parte del proprio dante causa, il R.. Non può ritenersi, proprio per le ragioni dianzi esposte al p. 12.4, che le doglianze difensive non siano idonee a compromettere la legittimità del provvedimento di confisca disposto dal G.I.P./Tribunale di Napoli e confermato dal giudice dell'esecuzione sol perché, per mezzo di esse, il ricorrente si limita a contestare "l'assenza di prova" dell'illegittimo possesso delle monete da parte del R.. Come anticipato, infatti, non può applicarsi in maniera pedissequa al collezionista il rigoroso orientamento giurisprudenziale richiamato secondo cui sarebbe proprio sul soggetto interessato alla restituzione dei beni che grava l'onere di dimostrare il lecito possesso degli stessi da parte del proprio dante causa, operando di base una presunzione di proprietà statale. In altri termini, non può ritenersi, in questo caso, che il ricorrente fosse gravato dall'onere, non assolto, di provare il fatto fondamentale posto alla base della propria domanda, cioè il possesso del suo dante causa, anteriore alla L. n. 364 del 1909. […] Purtuttavia, osserva il Collegio, le stesse ragioni poste a fondamento della archiviazione del procedimento per l'asserita buona fede del D.F., avrebbero dovuto spingere il giudice dell'esecuzione a motivare in maniera adeguata circa la confiscabilità delle monete appartenenti al D.F., a lui pervenute dalla collezione R., individuando ulteriori elementi da cui fosse ricavabile l'ostatività della restituzione delle monete, legittimamente pervenute al ricorrente, come ad es., l'accertamento dell'emissione del provvedimento da parte dell'Autorità amministrativa competente ex art. 13 del Codice dei beni culturali, in tal modo qualificando il bene numismatico o la collezione quale appartenente al patrimonio indisponibile dello Stato. Tale carenza argomentativa sul punto rende, pertanto, ragione dell'annullamento dell'ordinanza impugnata, con rinvio al giudice partenopeo per un nuovo esame.” (così la sentenza nella parte motivazionale; il sottolineato e il grassetto sono stati aggiunti da me per enfatizzare i passaggi chiave). In buona sostanza, il Collegio sembra affermare – pur senza dirlo espressamente – che, nell’ipotesi di collezionista (ma ritengo il principio pacificamente estendibile anche ai commercianti e, più in generale, a chiunque acquisti in buona fede) che provi di aver acquistato le monete antiche in maniera lecita e trasparente (da altro collezionista o da commerciante), debba trovare applicazione il seguente modus operandi: (i) non è possibile pretendere che il collezionista offra anche la prova del fatto che il proprio dante causa (il venditore, per intenderci), abbia a sua volta acquistato (o acquisito) le monete in data antecedente al 1909 (andando a ritroso), trattandosi di prova “diabolica” (ossia dall’assolvimento impossibile); (ii) in questo caso è il Giudice della confisca a dover offrire la prova (o meglio, per usare l’espressione “timida” impiegata dalla Corte, “a dover individuare ulteriori elementi”) dell’ostatività alla restituzione delle monete al collezionista. Inutile dire che non vorrei mai trovarmi nei panni del “giudice partenopeo” al quale la Corte ha rinviato la decisione e che si troverà al cospetto di una bella gatta da pelare. Non saprei dire se la sentenza rappresenti un passo avanti o un “sapiente recupero e restauro di vecchi orientamenti” (posto che in passato non erano mancate pronunce più favorevoli al collezionista rispetto a quelle che hanno preso piede negli ultimi anni), ma certamente offre notevoli spunti di riflessione che testimoniano, quantomeno, la tendenza della giurisprudenza a non sedersi supinamente su principi già espressi altrove e assunti al rango di dogma, forse – e qui scrivo in chiave romantica e ottimistica – nell’ambito di un più ampio percorso mentale che condurrà ad acquisire la consapevolezza del fatto che a volte la mano privata è capace di coccolare i beni culturali con un amore sicuramente più intenso di quello di cui è capace l’algida “mamma Stato”. Saluti. Cass. 45983 del 2021.pdf1 punto
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DE GREGE EPICURI In passato le monete di Massalia (cioè quelle coniate proprio nella greca Massalia) venivano inserite in "Altre monete antiche", ma vedo che da un po' di tempo compaiono qui, forse anche per meglio confrontarle con le imitazioni del Nord-Itala. Mi adeguo,e vi mostro qui questa dracma leggera (2,72 g. e 16 mm). Al D, davanti al profilo di Artemide: ΛΑ. Αl rovescio, sopra al leone c'è la corretta scritta ΜΑΣΣΑ, mentre compare una A fra le zampe del leone. Ho cercato di collocarla con maggior precisione nelle varie classificazioni: è la 76 del Sear (che però non fa grandi distinzioni), è simile a De la Tour 1436 e, rispetto a Depeyrot, assomiglia molto al tipo 55. Ovviamente, ci sono poi tutti i sottotipi legati alle lettere greche dei diversi conii (control-marks). Sembra che questo tipo sia collocabile nel periodo 121-82 a.C. Io più modestamente lo chiamo: tipo del leone stanco e appesantito. Ci sono infatti leoni scattanti ed atletici, e leoni che assomigliano a dei grossi cani. Anche Artemide del resto presenta varie iconografie, alcune splendide, altre più modeste. Mi spiace che le foto siano un po' troppo piccole.1 punto
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Ciao a tutti! Signori, ho deciso di presentare una piccola collezione di Taler di terre Germaniche. Spero vi piaccia. Comincio da qui. Il cosiddetto" Thaler del viaggiatore " del duca di Braunschweig - Wolfenbüttel August Jr. (1579-1666). La moneta è emessa in connessione con il viaggio del duca nel 1650, durante il quale il duca ha visitato L'Inghilterra, L'Italia e Malta Mi scuso per le foto leggermente sfocate Commenti e aggiunte sono i benvenuti! ø 42 mm Ag 28.65 gr dav 6358 , Welter 804A1 punto
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Grazie. Pensavo infatti che rispondere in chiaro creerebbe vari problemi tra cui quelli di pubblicità.... PS: credo che oggi avete avuto un gran da fare, perché di solito siete molto rapidi, ma comunque e sempre grazie.1 punto
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Anche se non hanno solide fondamenta sono in ogni caso tutte ipotesi valide, ti ringrazio per la ricerca che hai effettuato. Un'oggetto veramente strano, spero che alla fine non si scopra che è un R10 e lode e che vale bilioni di $ perchè, come ho avuto modo di dire, non c'e' l'ho più!1 punto
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Lo conosco anche io .... ? Ciao Fabrizio, garantisco.....nettamente sopra a quella della scatoletta famosa1 punto
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Ti ringrazio per gli auguri! Da ottobre in poi sarà più complicato fare collezionismo per me ? ! Cmq se non sbaglio Enrico ha scritto che l'altro sesterzio privo di S C è dubbio, perchè molto manipolato a bulino, potrebbero anche averne cancellato incosapevolmente le tracce .. indubbiamente ne esisteranno altri, anche se parliamo di rarità sulla rarità (i sesterzi di Mariniana di per se non sono poi così comuni)..1 punto
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da queste foto promette bene! Conosco un fotografo che potrebbe valorizzarla degnamente...1 punto
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No ha avuto un tempo troppo breve per avere in effetti delle emissioni in bronzo... È assolutamente improbabile ne appaiano1 punto
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Pur non essendo esperto di gettoni ci sto studiando per cercare di trovare un legame tra la simbologia e il nominale. Ciò che trovo incoerente è il rovescio che non sembra legato strettamente al dritto oppure posso ipotizzare che sia incompleto: 1) presenza di un leone passante leopardato rivolto a dx tipico simbolo anglo-normanno; 2) Il nominale 3 pur essendo atipico lo si può ritrovare nel 3 Mils (Malta), 3 Marka (Estonia) dove è presente il leone passante rivolto in senso opposto e con viso frontale, 3 hellers (cecoslovacchia) con leone rampante e 3 spiel munz token; 3) il serto decorativo con nastro potrebbe far ipotizzare a qualche evento commemorativo o celebrativo ma escludo manifestazioni sportive perché di solito si riporta l'evento e il vincitore. Non so se in passato era uso celebrare i centenari delle grandi casate con medaglie e questa potrebbe esserne una traccia; 4) infine sul rovescio non ho ancora compreso la greca incisa cosa possa indicare o quale relazione possa avere con il gettone/medaglia. Invece la turrita dove sembrano visibili 5 torri per cui chiaro elemento unificante che si dovrebbe legare al leone (fierezza), simboli di una città e/o casato. Probabilmente tutto questo discorso non avrebbe nessun senso se una mattina qualcuno si è svegliato e ha deciso di far coniare una bella medaglia con i simboli che più si avvicinavano alle caratteristiche ed origini della propria famiglia e regalarla ai suoi 3 discendenti. Scusandomi per qualche errore/orrore ma non riesco a trovare una soluzione ma solo ipotesi che non hanno solide fondamenta.1 punto
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Anche qui andiamo fuori tema... Nella prima il ritratto è di Giustino II e l'altra non l'ha proprio. Arka Diligite iustitiam P.S. Sia ben chiaro che non ho nulla contro @VALTERI...1 punto
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Complimenti per aver sgombrato il campo dalle pietre in un paio d'ore: io ho impiegato un paio di giorni se non più. Buona giornata da apollonia1 punto
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Very nice talers! I also collect large silver coins, here are some of mines! 1536 Mansfeld taler 1563 Saint Gallen, the first taler1 punto
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Confermo. Si tratta di un denaro di Ancona. Un po' malconcio, ma sicuramente di Ancona. https://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-REPUAN/21 punto
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direi che si può dire quasi con assoluta certezza che non esistano affatto1 punto
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Gli autori che hanno trattato monete Axumite sono i seguenti in ordine cronologico : Anzani Conti Rossini Vaccaro stuart Munro Hay Wolfgang Hahn suggerisco i testi di quest’ultimo come i piu’ aggiornati e accurati1 punto
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Buonasera, come evidenziato da @Orodicartacon le due nuove sezioni, il forum Lamoneta non si adatta, come in precedenza, alle dimensioni dello schermo su cui viene visualizzato. Nello specifico la problematica si evidenzia in lettura verticale da mobile dove le nuove sezioni risultano disallineate rispetto alle altre. Invece eseguendo la rotazione orizzontale dello schermo, l'allineamento risulta corretto e di conseguenza non ci sono problemi di di visualizzazione e lettura. - Visualizzazione verticale: - Visualizzazione orizzontale: Grazie in anticipo1 punto
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In araldica, lo stemma privo di smalti (che si dividono in metalli - argento e oro - e colori - azzurro, nero, porpora, rosso e verde) prende il nome di stemma acromo e la tecnica per rappresentare gli smalti è il tratteggio. Detto ciò, bisogna saper blasonare uno stemma, cosa non semplice dato che occorre conoscere le regole del blasone. Lo scopo della blasonatura è quello di "redigere un testo facendo sì che un cultore della materia sia in grado di disegnare senza incertezze lo stemma stesso". Sarebbero utili a noi numismatici la redazione di regole cogenti per la descrizione di una moneta. Fonte per la stesura di questo post: Carlo Tibaldeschi, Dizionario Araldico IAGI.1 punto
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Una piastra da orgasmo ripetuto multiplo quella di Rocco, mai visto niente del genere, la più bella INPANS esistente sul mercato senza dubbio alcuno. Non ha prezzo. Sono quelle vette iconiche che solo pochissimi eletti possono aspirare a raggiungere. Il Gigante 2022 la indica R2 e le assegna seimila eurozzi di valutazione ma questa moneta in asta sfonderebbe i 10.000 come ridere al giorno d’oggi. Complimenti Rocco, sei sempre THE BEST! ✌?✌?✌?1 punto
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E questi due diritti? Coincidono come conio? Con il secondo ritratto "aiutato"? Ciao Illyricum1 punto
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Tra l'altro il primo dei due sesterzi Diva Mariniana. Died before AD 253. Æ Sestertius (26mm, 13.70 g, 7h). Rome mint. Struck under Valerian I, circa AD 253-260. Diademed, veiled, and draped bust right, set on crescent / Peacock right, with tail spread. RIC V 10; MIR 36, 214d; Banti 5. VF, olive-green patina, fields smoothed and details enhanced, typical short flan. Rare. Ex the Douglas O. Rosenberg Collection. https://www.cngcoins.com/Coin.aspx?CoinID=145535 dovrebbe trovare corrispondenza di conio con quest'altro se non erro (con qualche "aiutino" - capelli, coda pavone ad es.) nel primo dei due. Diva Mariniana. AE Sestertius. 15.21 g.. DIVAE MARINIANAE, Diademed, veiled and draped bust right. CONSECRATIO, Peacock walking right, tail spread. SC in exergue. RIC V-1, 10; Cohen 12. Rated R2 With permission of Gemini, LLC & Heritage World Coin Auctions - Auction VIII (with Heritage Auctions), April 2011. https://www.wildwinds.com/coins/ric/mariniana/RIC_0010.txt Ciao Illyricum1 punto
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Ciao Vitellio, scusate se mi intrometto ma nei giorni precedenti avevo notato quest'esemplare "anomalo" che emerge dalla produzione comune (condividendo in linea di massima la tua osservazione) e ne avevo cercato la provenienza. E' al Münzkabinett der Universität Göttingen e loro lo danno per autentico e "Prägung" ovvero coniato, se interpreto correttamente. Nulla di segnalato in merito al luogo di ritrovamento (in strato durante scavi archeogici, fortuito,etc..) https://www.kenom.de/id/record_DE-MUS-062622_kenom_187761 Ciao Illyricum1 punto
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Per quanto ho visto l'SC in esergo è riferibile solo agli esemplari con il pavone andante a destra. Per maggior chiarezza posto il secondo esemplare della tipologia senza SC, per quanto rilavorato dovrebbe essere autentico (gr.20,58 vedere Foto ) Anche qui sembra chiaro che lo spazio per SC non ci sia, da notare lo stile della ruota estremamente rotonda come nell'altro. Invece temo proprio che il secondo esemplare che hai postato sia un falso fuso, forse vecchiotto... per caso hai la provenienza?1 punto
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Ciao Beppe e buon giorno a tutti, Complimenti per la splendida piastra. Anche secondo me questa tipologia rientra tra le più belle piastre mai realizzate proprio per l accuratezza del conio. Già nelle piastre di Carlo curavano lo stemma allo stesso modo, e con Ferdinando IV questa cura si ha solo nelle 98 con sottocorona rigato (se non sbaglio) dove le righe stanno a significare il verde e il porpora. Condivido la mia umile 1816 con cartellino d'epoca. Un saluto Raffaele.1 punto
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@azaad Per caso mi trovo a studiare da un bel po' di tempo la storia delle terre di cui stiamo parlando. C'è una fondamentale questione che raramente viene ricordata in Italia. Buona parte dell'Ucraina e della Bielorussia per secoli hanno fatto parte del Regno di Polonia e anche della Polonia rinata dopo il 1918. La Russia Rossa (gli inglesi la chiamano Russia Rutena) con capitale Leopoli divenne polacca nel 1350 con Casimiro III re di Polonia. La Bielorussia e i territori di Kiev furono conquistati negli anni '70 del XIV secolo dal Granducato di Lituania e, a seguito dell'unione tra il Regno di Polonia e il Granducato, entro in questa unione nel 1386. Kiev rimase polacca fino al 1667 quando passo all'Impero Russo. La Bielorussia passò all'Impero Russo a seguito delle spartizioni della Polonia nella seconda metà del '700. La Russia Rossa e altri territori passarono invece al Sacro Romano Impero che li chiamò Galizia e Lodomeria. Ovviamente questo è solo un brevissimo riassunto della storia di questi territori, ma già significativo, perchè permette di capire meglio alcune questioni attuali. Arka Diligite iustitiam1 punto
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Ben detto Dracma !! Parole sacrosante. "Si possono condividere o meno le affermazioni di un autore e l'impostazione scelta per il relativo volume" "bisognerebbe anche riflettere sul fatto che quel volume o opera, forse, non aveva pretese di dignità accademica ma voleva offrire un contributo alla conoscenza di una monetazione ampia e complessa (quale il bronzo della Sicilia)" "E bisognerebbe anzi esprimere profonda riconoscenza" ED AMMIRAZIONE VERSO QUALSIASI STUDIOSO O AMANTE DELLA NUMISMATICA CHE, ANCHE SE NON ACCADEMICO O LAUREATO IN QUESTO CAMPO, AD UN CERTO PUNTO SI SIEDE ALLA SCRIVANIA E SENTE LA VOGLIA DI PORRE PER ISCRITTO TUTTE LE CONOSCENZE, ESPERIENZE, OSSERVAZIONI E NOVITÀ CHE LA SUA PASSIONE PER LA NUMISMATICA FINO A QUEL MOMENTO GLI HA FATTO RACCOGLIERE. QUELLO CHE VIENE PARTORITO POI, PUÒ ESSERE DI GRADIMENTO O MENO, ACCETTATO O MENO, MA RITENGO CHE SIA PUR SEMPRE UN UTILE LASCITO PER LA NUMISMATICA E UN AIUTO PER CHI VUOLE ENTRATE IN QUESTO MERAVIGLIOSO MONDO DOPO DI NOI. LA NUMISMATICA NON HA BISOGNO SOLO DI ACCADEMICI, MA PER NON FARLA MORIRE AL DI FUORI DELLE UNIVERSITÀ, HA BISOGNO ANCHE DI FIGURE COME QUELLA, QUI DI SEGUITO, DESCRITTA DA DRACMA: (La parte sopra in maiuscolo l'ho aggiunta io, inserendola nelle citazioni di Dracma). "studioso, che pur non essendo numismatico di mestiere, ha nondimeno fornito un significativo apporto, attraverso studi settoriali, a molteplici ambiti della scienza numismatica. E più che un punto di arrivo essi vanno considerati una base di partenza, non meno importante e soprattutto imprescindibile per futuri sviluppi e approfondimenti della ricerca". Morale della favola? A mio avviso, non bisognerebbe MAI disprezzare, sminuire o ridicolizzare qualsiasi lavoro o "opera numismatica" frutto dell'impegno e dell'amore di un appassionato verso questa materia. Corretti o meno che siano l'impostazione ed i contenuti, ritengo che ogni lavoro possa sempre fornire alla numismatica qualche informazione in più, possa sempre correggere, migliorare o ampliare qualcosa che è stata fatta in passato da altro studioso o amarote... tutto questo sarà bagaglio e fonte di informazione e confronto sia per noi che per i posteriori. Chi viene dopo, potrà sempre dire qualcosa in più o più completa di chi è venuto prima. Onore al grande Calciati, ma apprezziamo, valorizziamo e cerchiamo di far conoscere ai neofiti anche gli sforzi di studiosi o semplici appassionati meno "illustri" che vanno sempre ringraziati per il contributo che lasciano alla numismatica, aiutando a mantenerla viva ed aggiornata. Purtroppo, dispiace che in qualche altra discussione di questa sezione (al di là del fraintendimento di Lipari) qualche utente abbia fatto il contrario... Buonanotte!1 punto
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Questa la mia 1805, nella versione capelli lisci, un po’ più rara, e in FDC1 punto
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Gradirei un aiuto per l'identificazione della moneta di figura: Ae; Peso: 4,3g; Diametro: 21,1mm; Spessore: 2,2 mm;<br> Asse di conio; h3. Grazie dell'attenzione. Giulio De Florio1 punto
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Silver medal 1905 by Godet, on the marriage of Crown Prince Wilhelm to Cecilie von Mecklenburg-Schwerin. The busts of the bridal couple to the left, above the imperial crown / winged genius and elf between putti. Diameter60.0mm.1 punto
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Aperta una serie della collezione dedicata alle sorelle di Napoleone Bonaparte. Iniziamo con l’ultima sorella: Carolina. https://it.wikipedia.org/wiki/Carolina_Bonaparte https://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-ME52E/25 https://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-ME52E/26 da: http://www.destini-imperiali.com/it/napoleonidi/le-sorelle-di-napoleone/le-sorelle-di-napoleone-e-l-italia.html L’ultima sorella di Napoleone, Carolina (Ajaccio,1782-Firenze,1839) ricevette un’educazione raffinata nel famoso pensionato di Madame Campan a Saint-Germain-en-Laye. Sposata a diciott’anni con Gioacchino Murat, fu associata sin dall’inizio alla brillante carriera del generale. La coppia abitò in un primo tempo a Parigi in dimore prestigiose: all’hôtel Thélusson della rue Cerutti e nel palazzo dell’Eliseo (attuale sede della presidenza della Repubblica francese). Dispose anche di residenze in campagna, come la dimora di Villiers-la-Garenne e il castello di Neuilly. Nel 1806, Gioacchino e Carolina Murat divennero Granduchi di Berg e di Clèves e stabilirono la loro residenza a Düsseldorf, capitale del ducato. Nel 1808 salirono sul trono di Napoli, dove rimasero fino al 1815. Il regno dei coniugi Murat lasciò una profonda impronta nella storia e nella cultura della capitale partenopea, che fu trasformata dallo stile e dalle mode del Primo Impero francese. In assenza del marito, spesso chiamato a partecipare alle spedizioni della Grande Armée, Carolina assumeva la reggenza del paese, mostrandosi all’altezza del compito. Carolina diede quattro figli a Gioacchino Murat, due maschi e due femmine. Le due figlie, Letizia e Louise, sposarono entrambe due Italiani e rimasero in Italia: la prima divenne contessa Pepoli e abitò a Bologna. Sotto il Secondo Impero, effettuò lunghi soggiorni a Parigi alla corte del cugino Napoleone III. La seconda, Louise, divenne contessa Rasponi e abitò con il marito nel palazzo di famiglia a Ravenna.1 punto
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Proseguiamo con la seconda sorella: Paolina. https://it.wikipedia.org/wiki/Paolina_Bonaparte https://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-ME58A/44 da: http://www.destini-imperiali.com/it/napoleonidi/le-sorelle-di-napoleone/le-sorelle-di-napoleone-e-l-italia.html La seconda sorella di Napoleone, Paolina (Ajaccio,1780-Firenze,1825) divenne un simbolo della bellezza del suo tempo. Non solo ebbe un grande fascino, ma fu inoltre raffigurata dal massimo scultore vivente, Antonio Canova, in un’opera emblematica, la Paolina Borghese come Venere vincitrice conservata oggi nella Galleria Borghese di Roma, che le assicurò una fama duratura. Paolina fu una donna elegante, sempre vestita all’ultima moda (Napoleone la soprannominò «Notre-Dame des colifichets» - Nostra Signora degli orpelli -), amò i gioielli e le parures, come le belle dimore, che dotò di un mobilio raffinato senza badare alle spese (a Parigi, l’hôtel de Charost, divenuto oggi ambasciata d’Inghilterra; a Roma, la Villa Paolina, o Villa Bonaparte, oggi ambasciata di Francia presso la Santa Sede). Come tutte le dame eleganti del suo tempo, Paolina aveva appreso l’arte della danza e si distinse per la sua grazia nei grandi balli della Parigi imperiale. Infedele per natura (il secondo marito, Camillo Borghese, finirà col chiedere la separazione dalla moglie), fece prova di una vera e propria devozione nei riguardi del fratello Napoleone, che la considerava come la sua sorella preferita e che la nominò duchessa di Guastalla. Nel 1808, inoltre, Napoleone nominò Camillo Borghese governatore generale dei dipartimenti oltralpini e la coppia effettuò allora soggiorni ufficiali a Torino.1 punto
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Ciao! E' un denaro medievale di Strasburgo, dell'epoca degli Hohenstaufen. Qui ti metto un esempio simile al tuo, l'unica differenza è che al posto della 2a mezzaluna c'è una stella: https://www.poinsignon-numismatique.fr/monnaies_r5/alsace_c16/strasbourg-eveche_p134/alsace-strasbourg-eveche-epoque-des-hohenstaufen-1138-1284-denier-altorf-vers-1250-1270_article_53627.html Buona Giornata! cc000 Guardo nei cataloghi che ho scaricati e vedo se riesco a trovarne una uguale alla tua1 punto
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Purtroppo no Sono innamorato di thaleri,piastre e in generale di grandi dimensioni monete d'argento del XVII e XVIII secolo. Per me questi sono capolavori! Il prossimo esemplare, Solms-Laubach. La moneta fu coniata a Wetheim nel 1770 in memoria del Conte Otto, il fondatore della linea Solms-Laubach. GRAFSCHAFT SOLMS-LAUBACH II. Christian August, 1738-1784. Konv.-Taler 1770 ø 40 mm Ag 28,11gr1 punto
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