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Contenuti più popolari
Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 12/13/21 in tutte le aree
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Buongiorno a tutti. Stavo pensando, perché non organizziamo periodicamente una riunione online con qualche piattaforma tipo teams per poterci vedere “virtualmente” e parlare delle nostre passioni o dei nostri studi in merito alla cartamoneta ? Penso che possa essere anche un’iniziativa per incentivare un proficuo scambio di pareri e trarre vantaggi dal Sapere di ognuno di noi. Oltre che avete la possibilità anche di conoscerci meglio. l’idea non è nemmeno di difficile realizzazione. Basta scegliere quale piattaforma online usare e darsi l’appuntamento ad una determinata ora e giorno.4 punti
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Facendo la doverosa premessa che, pur essendo nato come appassionato di numismatica grazie ad un 5 centesimi 1940 di VEIII, ho smesso ormai da tempo a seguire le monete del Regno seguendo l'evoluzione della mia passione che mi ha guidato per altre strade. Oggi però, cercando altro, mi sono imbattuto in una rivista dal titolo La lettura, rivista mensile del Corriere della Sera, Anno XII, 1912 al cui interno vi è un articolo a firma di tale Giuseppe Maria Viti che, come da titolo della discussione, spiega come e dove venivano coniate le monete del Regno. Sperando di fare cosa gradita ho estrapolato l'articolo per condividerlo qui sul forum. Chiedo venia se magari lo stesso sia già stato postato da altri, nell'eventualità non tenetene conto. Grazie, Davide Fabrizi come e dove si fabbricano i nostri soldi.pdf4 punti
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L'assenza del rombo dal 1992 al 1995 non è nativa nel conio come per il 1990 e 1991, ma deriva da un errore denominato "battitura attraverso lubrificante". Una gocciolina di lubrificante della pressa monetaria si depositava sopra il tondello inibendo parzialmente il trasferimento dell'impronta. Siccome i tondelli sono orlettati la zona periferica del tondello è "rialzata" e la gocciolina ci posizionava in una zona intermedia proprio dove si trova il rombo. Le 50 lire 1992-1995 senza rombo mostrano spesso altre evenescenze al dritto e/o al rovescio. In questa foto (50 lire 1993) si vede bene l'effetto di cui ti sto parlando. Si nota anche la diversa porosità del metallo nella zona dove c'era il lubrificante (più porosa perchè è rimasta quella del tondello vergine).3 punti
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Buongiorno a tutti gli appassionati (e non) della monetazione e medaglistica napoleonica. Era da un po' di tempo che meditavo di aprire una discussione del genere, in cui cercare di affrontare un tema tanto vasto quanto complesso. Questo perché, come molti di voi già sapranno, ad oggi non esiste alcun volume in grado di riassumere al 100% tutto quello che è stato coniato durante il periodo napoleonico. Anche perché, probabilmente, sarebbe necessaria un'opera mastodontica, divisa in più capitoli. Ecco, allora, che ho deciso di creare questa piccola guida, nella quale valutare assieme quali cataloghi e libri possono tornare utili al collezionista di monete e/o medaglie napoleoniche e perché. Affronteremo, quindi, pregi e difetti dei vari manuali, cataloghi d'asta, ecc. Premessa importante: data la natura internazionale della monetazione napoleonica, è difficile trovare una giusta collocazione per questa discussione. Ovviamente, tratteremo monete estere, monete pre-unitarie di area italiana, medaglistica, ecc. Quindi, ho deciso di inserire questo contenuto nella sezione riguardante la bibliografia numismatica. Bene, conclusa questa doverosa parentesi introduttiva, direi di partire con uno dei volumi più conosciuti, amati e criticati dagli appassionati del periodo. Sto parlando del Les Monnaies Napoléoniennes, pubblicato nel 2010 da Monnaies D'Antan (autori Stéphane Bertsch, Laurent Fabre e Claude Metayer). Il libro si pone un obiettivo molto ambizioso: condensare in un'unica opera tutte le monete coniate nell'arco di 20 anni (1795-1815) dalla Francia e dai suoi alleati e, per molti aspetti, ci riesce. Troviamo, infatti, le emissioni eseguite durante il Direttorio, poi il Triumvirato e infine l'Impero. Per l'Italia, abbiamo le varie monetazioni delle Repubbliche sorelle, del Regno d'Italia, del Principato di Lucca e Piombino, del Regno di Napoli, ecc. Lo stesso dicasi per i numerosi stati vassalli istituiti lungo il Reno, in Svizzera, Olanda, Polonia e Spagna. Senza contare, poi, le monete ossidionali. Insomma, in circa 550 pagine, abbiamo un bella visione d'insieme. Questo è certamente un aspetto positivo, in quanto permette di farsi, in linea di massima, un'idea di quanto sia vasta la monetazione napoleonica. I punti negativi sono, invece, gli indici di rarità (non sono sempre propriamente corretti) e la mancanza di alcune foto. Difatti, sfogliando rapidamente il catalogo, noteremo, al posto di alcune monete, dei sottili anelli neri con all'interno il vuoto. Purtroppo, ciò non riguarda solo esemplari introvabili R5, in cui una tale mancanza potrebbe essere giustificabile... Un'altra piccola nota dolente, almeno dal mio punto di vista, è l'assenza di una vera e propria descrizione delle monete trattate. A parte la breve introduzione storica per ogni regno, ducato o principato affrontato, tutto il resto è bene o male una sequenza di foto, indici di rarità, eventuali varianti, ecc. Sì, qualche nota è inserita qua e là ma lo reputo onestamente un po' poco. Ovviamente, comprendo che per dedicare anche solo due righe ad ogni moneta, non sarebbero bastate 1.000 pagine. Tuttavia, mi sarebbe piaciuto un maggiore approfondimento. Ciononostante, lo reputo un libro interessante ed essenziale soprattutto per chi decide di avvicinarsi al collezionismo delle napoleoniche e desidera avere un quadro generale di tutte le varie monetazioni. Quindi, personalmente, ve lo consiglio.2 punti
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Non avevo letto gli aiutini ? comunque dipende tutto da che tipo di "carillon" utilizzi ? Buon ascolto ??2 punti
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forse queste comuni erano di prova, poco per volta correggono i difetti e quando raggiungeranno, se non l'hanno già raggiunta, la perfezione faranno le date rare .2 punti
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Caro @Oppiano, questi che presenti sono due esemplari di grosso Soranzo che ricadono entrambi, come segno del massaro, al Tipo 01 (secondo il Papadopoli) per assenza di Massaro. Vi sono delle differenze, sicuramente nella legenda al D/: •IO:SVPANTIO•/ •S•M•VENETI• [“P” barrata] il primo, che, CNI in mano, sarebbe classificabile come D/26, R/19 IOSVPANTIO/ SMVENETI [“P” barrata] il secondo (nessuna interpunzione il secondo), che, CNI in mano, sarebbe classificabile come D/28, R/19 Il primo ha la particolarità inoltre al D/ di avere in centro il cosiddetto punto da compasso, oltre che avere più globetti sul trono al R/ rispetto al secondo (e per di più il montante a sinistra del trono ha subito anche una ribattitura). Tutte e due hanno il Cristo ormai senza codino2 punti
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Andrea Amato, L'uso della lingua araba nella monetazione dell'Italia normanna. Relatrice: Lucia Travaini.2 punti
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Buongiorno @euka1, È un bezzo da 6 bagattini anonimo della Repubblica di Venezia, successivo al 1618. https://en.numista.com/catalogue/pieces49016.html D/ Vergine nimbata con Bambino. Intorno *R*C* *L*A*. In esergo il valore *6* R/ San Marco. Intorno SANCTVS•MARC•VEN La moneta postata come confronto ha un rovescio un po' diverso (San Marco nimbato e legenda *SAN•MARC•VEN*) ma il tipo dovrebbe essere simile. Si parlava di monete analoghe in questa conversazione: Attendiamo comunque maggiori informazioni ed eventuali correzioni da parte di utenti più esperti. saluti Magus2 punti
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Dovrebbe essere un denaro di Nevers, come ad esempio: https://www.cgbfr.it/nivernais-comte-de-nevers-herve-de-donzy-denier-tb,bfe_372458,a.html2 punti
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Raro il millesimo e gustosa la qualità, che dite? ? Devo dire che ogni volta che ho fatto un sacrificio per aggiungere un pezzo di pregio offerto dagli amici Simone e Roberto della Scaligera non me ne sono mai pentito. ? Questa sontuosa vecchia signora, già condivisa un annetto o poco più fa, ma per la quale ho cercato di applicare le utili indicazioni degli amici fotografi del Forum per migliorarne la presentazione, sfida il tempo e anche i collezionisti a trovare di meglio tra conservazione, patina e rarità. ? Cari amici vicini e lontani buonasera, buonasera ovunque Voi siate! ?2 punti
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Nel 1893 Nicolò Papadopoli aveva intuito che alcune crocette presenti sui ducati d’oro potessero rappresentare dei contrassegni dei massari. A proposito del ducato di Andrea Dandolo scriveva: -in alcuni esemplari sotto il braccio dell’evangelista, invece del solito punto havvi una crocetta x che probabilmente è il segno del massaro.- (PAPADOPOLI 1893, p. 215 N. PAPADOPOLI, Le monete di Venezia descritte ed illustrate, I, Venezia 1893.) Dopo Papadopoli, tre decenni più tardi, Giuseppe Castellani fu in grado di individuare altri contrassegni sui ducati d’oro dei dogi Pietro Gradenigo (1289-1311), Francesco Dandolo (1329-1339), Bartolomeo Gradenigo (1339-1342), Andrea Dandolo (1343-1354), Giovanni Gradenigo (1355-1356), Michele Morosini (1382) e Antonio Venier (1382-1400). (CASTELLANI 1925 nn. 4911, 4940, 4948, 4953, 4984, 5033, 5069, 5075. G. CASTELLANI, Catalogo della raccolta numismatica Papadopoli-Aldobrandini, Venezia 1925) Le segnalazioni di Papadopoli poi riprese e ampliate da Castellani non ebbero seguito. La pubblicazione del tesoro di Montella, con il catalogo redatto da Matteo Broggini in tempi più recenti, ha riproposto lo studio dei segni o contrassegni sui ducati di Venezia. L’analisi di Broggini ha individuato altri nuovi contrassegni e permette di estendere «punti segreti» noti a ulteriori dogi per i quali non erano documentati. [Nel tesoro vennero rinvenuti 61 ducati di Venezia: 2 Pietro Gradenigo (1289-1311), 4 Giovanni Soranzo (1312-1328), 16 Francesco Dandolo (1329-1339), 8 Bartolomeo Gradenigo (1339- 1342), 31 Andrea Dandolo (1343-1354)] (M. BROGGINI in TRAVAINI – BROGGINI 2016, pp. 23-24. LUCIA TRAVAINI, MATTEO BROGGINI, Il tesoro di Montella (Avellino): ducati e fiorini d'oro italiani e stranieri occultati nella metà del Trecento, 2016) Lo studio più recente, anche se non approfondito, sulla tematica in questione è mio. In esso vengono evidenziati numerosi contrassegni che coprono tutti i Dogi fino alle emissioni di C. Moro, con tutti gli strafalcioni compresi!!?? (KEBER 2018, A. KEBER, Le monete della Serenissima da Vitale Michiel II a Cristoforo Moro, Tricase 2018)1 punto
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MEDAGLIA COMMEMORATIVA DEL 900° ANNIVERSARIO DAL CONCILIO DI PIACENZA Medaglia che vuole commemorare il 900° anniversario del Concilio di Piacenza (Concilium Placentinum), indetto dal 1° al 5° marzo del 1095. Il Concilio fu voluto da papa Urbano II (1088 – 1099). Questo Concilio ebbe a tenersi all’aria aperta, dove oggi sorge la basilica di Santa Maria di Campagna. All’epoca vi erano distese di prati e il luogo, fino al Po, venne adibito per questo avvenimento con moltissime tende. In effetti i partecipanti furono: 30.000 laici, più di 200 vescovi, 3.000 chierici ai quali vanno aggiunti la regina Prassede con il suo seguito. Come tutti sanno, la Prima Crociata venne indetta de facto al Concilio di Clermont, in Francia. Però a molti ancora sfugge come in realtà nel Concilio di cui sopra fu sì indetta, ma per la prima volta si ebbe a parlare di una “crociata” per liberare la Terra Santa dai musulmani proprio a Piacenza durante il Concilio che porta il nome della città. L’Imperatore Alessio ebbe a cedere diversi suoi territori ai musulmani in conseguenza della Battaglia di Manzicerta che si disputò il 26 agosto del 1071, vinta dagli “infedeli”. Pensava quindi di chiedere così aiuto ai sovrani occidentali, paventando un pericolo per la Cristianità. Così al Concilio di Piacenza, gli ambasciatori dell’Imperatore cercarono di far valere questo timore puntando anche sul fatto che Gerusalemme fosse in mano musulmana e di come i Cristiani volevano fosse liberata e, inaspettatamente, questo appello venne preso molto seriamente dal Papa che poi al Concilio di Clermont ebbe a comunicare così la Prima Crociata. METALLO: Bronzo / AE DIAMETRO: 60,4 mm PESO: 107 /110 gr AZIENDA CONIANTE: Stabilimento Johnson di Milano INCISORE: Veroi COMMITTENTE: C.C.F.N.P. Circolo Filatelico Numismatico Piacentino DRITTO: CONCILIO DI PIACENZA / PRIMA CROCIATA 1095 1995 . S. JOHNSON Insegna araldica non piacentina e nemmeno crociata, che compara nello stemma della Provincia di Prato. L’araldica in questione era parte della Repubblica di Prato fin dall’anno 135. Essa fu presa da una miniatura del codice miniato “Regina Carmina”, di Convenevole da Prato, che venne scritto in onore di Roberto d’Angiò, re di Sicilia e di Gerusalemme nel primi del XIV secolo. ROVESCIO: Rappresentazione del Concilio di Piacenza, sormontato dal Cristo Pantocràtore e nel mezzo la figura di Papa Urbano II. A sinistra: C.C.F.N.P 95 A destra: VEROI NOTE: La medaglia in questione mi è stata gentilmente venduta da Maurizio, utente di LaMoneta con il nome "palpi62" , che ringrazio vivamente. Precedentemente acquistata ad un Asta numismatica1 punto
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Ciao a tutti...in occasione del 1° compleanno del mio bimbo che si terrà tra 1 mese e dell'arrivo del Natale ho pensato di fargli (in realtà FARCI ?)un regalo nella speranza che un domani possiamo condividere la stessa passione. Cosa ne pensate? Grazie a tutti anticipatamente dei vostri pareri.1 punto
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Un AE 3 probabilmente di Costanzo II con Fel Temp Reparatio e un soldato che combatte con un cavaliere. Zecca Costantinopoli. Arka Diligite iustitiam1 punto
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Io sarei disposto a scommettere sul quattrino (o meglio... quel che resta) di Ferrara con scritta e data sotto l'esergo... tipo quello in collegamento... https://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-FECLXI/2 https://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-SVAB2/1 Ovviamente i collegamenti sono da considerare solo a titolo di esempio. Ciao Mario1 punto
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Questo è un volume molto inerente al tema e di sicuro particolare, infatti tratta non della classica monetazione emessa nel periodo napoleonico in Italia, ma bensì delle prove e dei progetti delle monete che in tutto il periodo preso in esame sono state create nell’intera penisola e dalle più varie autorità emittenti del periodo. oltre tutto ha una splendida ed accattivante copertina. per non parlare del rovescio, un autentica opera d’arte.1 punto
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Buonasera @Scudo1901. Sono lusingato di cotale considerazione ma non ho assolutamente la preparazione necessaria per avventurarmi in una simile odissea numismatica. Ciò lo dico non per ostentare una falsa modestia ma perché sono consapevole dei miei limiti e di quanto sia vasta ed articolata la monetazione napoleonica. Se sfogliassi il Les Monnaies Napoléoniennes mi renderei immediatamente conto che le mie conoscenze si fermano a circa il 25% delle monetazioni trattate... Senza parlare, poi, della medaglistica, che è un altro universo gigantesco. Forse un giorno (tra 20-30 anni) potrò arrivare ad una conoscenza più ampia ma, ora come ora, quanto so è ancora insufficiente. Comunque, per un'opera del genere, ritengo che una singola persona farebbe molta fatica a portarla a termine. Ci sarebbe bisogno di almeno 2-3 esperti con la E maiuscola, come Pirera per intenderci. Per oggi, direi che ho finito. Ovviamente, se qualcun altro volesse partecipare, indicando un volume a suo avviso utile per un collezionista del periodo e motivandone il perché, può assolutamente farlo. L'importante è che si rimanga sul tema della discussione. Buona serata1 punto
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Proseguiamo ora con un piccolo volume, utile per chi ha intenzione di approfondire in maniera più dettagliata la monetazione olandese. Sto parlando del Handboek van de Nederlandse munten di Jacques Schulman. Nonostante le 200 pagine possano sembrare risicate, si tratta in realtà di un bel manuale. Qui vi troviamo descritte in maniera abbastanza approfondita tutte le monete olandesi dal 1795 (data di nascita della Repubblica Batava filo-francese) fino ai giorni nostri. Non comprende, dunque, solo il periodo napoleonico ma anche le emissioni successive, eseguite sotto i regnanti di casa Orange-Nassau. L'edizione in mio possesso (la quarta) si ferma al 1969. Esistono anche edizioni successive ma per chi è interessato solo al periodo napoleonico, questa va più che bene. Le foto sono in bianco e nero, il che non è, a dire il vero, un grossissimo problema. L'unica vera pecca, a mio avviso, è il fatto di essere scritto in olandese. Purtroppo, a meno che non padroneggiate la lingua, sarete costretti ad avvalervi costantemente di un traduttore online, il che certamente ne limita molto la fruibilità. Ad esempio, a me spesso capita di impicciarmi con le j, le k e le doppie vocali attaccate tra loro ? Una volta tradotto finalmente ciò che mi interessa, mi segno affianco a matita gli appunti, un po' come si faceva ai tempi della scuola. E', dunque, un po' brigoso ma devo dire che è una bella miniera d'informazioni. Personalmente, lo consiglio soprattutto a chi è interessato specificamente alle monetazioni della Repubblica Batava (1795-1806) e di Luigi Napoleone (1806-1810). Piccola nota di colore: è da un po' che possiedo questo catalogo. Eppure, ogni volta che lo apro e lo sfoglio, emana un forte odore di tabacco. Evidentemente la carta si dev'essere impregnata per anni nell'ambiente in cui si trovava in precedenza.1 punto
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Buon pomeriggio. Anch'io sarei propenso per la sua autenticità.1 punto
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La stella ha avuto una sovrapposizione di un anello. E sicuramente non è un caso. Sui vessilli diversi sono convinto anch'io che fosse una libera scelta dell'incisore. Anche l'interno del nimbo mi sembra più una scelta estetica. Invece la stellina modificata potrebbe essere un segno segreto al pari del globetto o della croce sotto il gomito di S.Marco. Tuttavia senza documentazione scritta restiamo nel campo delle ipotesi. La coniazione dell'oro era sottoposta a controlli rigidissimi che, probabilimente, rendevano superflua l'individuazione del massaro. Ma forse in alcuni periodi si era resa necessaria... Arka Diligite iustitiam1 punto
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Come ho scritto nei post precedenti, anche dalle indicazioni sulla moneta visibili sul lato destro di chi guarda, portano a Cyzico1 punto
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Brettii oncia ridotta per Attianese obolo in bronzo 282- 203 a C testa laureata di Zeus a d R. Guerriero nudo andante a d con lancia e scudo legenda BRETTION con omega lasciala non la toccare ormai è così1 punto
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Per questi primi Dogi si evidenzia anche un'evoluzione nel vessillo del D/: da semplici globetti che formano una croce se ne aggiungono altri. Un ulteriore segno di controllo? Continua....?1 punto
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Grazie dei complimenti e fatti da te hanno un peso maggiore perché seguo gli articoli che scrivi sempre molto dettagliati e precisi. Inoltre devo ricambiarti i complimenti perché uno dei tuoi articoli, "tecniche di stampa", è citato come fonte nel libro "Anatomia di una banconota: dall'arte alla tecnologia" (Russo-Ardimento), a dimostrazione che lo studio, la conoscenza e la passione possono dare tante belle soddisfazioni.1 punto
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In genere i falsi delle serie del 1946 e del 1947 si riconoscono facilmente (ad occhio allenato) per il colore più lucente e scuro. Questo è dovuto al fatto che le repliche sono in alluminio puro (hanno il colore delle lattine per le bibite) anziché in Italma (composto da 962‰ di alluminio, 35‰ di magnesio e 3‰ di manganese). Qui sotto un esemplare autentico in buona conservazione:1 punto
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Non è facile stabilire le motivazioni della convivenza di forme grafiche diverse. Tuttavia bisogna considerare che l'alfabeto in uso presso le popolazioni achee appare come una sorta di fusione di scritture provenienti da zone diverse quali Sicione, Corinto, Elide e Focide. Dalla madrepatria Acaia l’alfabeto si sarebbe poi diffuso nelle zone coloniali ed è probabile che alcuni arcaismi nella prassi scrittoria abbiano affiancato per un certo periodo di tempo forme più evolute, un po' come avverrà successivamente con koppa e kappa. A tal proposito si può citare una tabella in bronzo da Metaponto (seconda metà VI sec. a.C.) contenente un catalogo di oggetti votivi sulla quale le lettere presentano una forma quadrata/romboidale (forse perché i tratti verticali con lo stilo su tavoletta bronzea sono più semplici da eseguire).1 punto
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Ciao Correggere sul conio un numero della data o una lettera si poteva fare a mano con punzoncini che contenevano un solo numero o una sola lettera e battuti a martello. La precisione dipendeva dalla bravura dell'operatore addetto al lavoro1 punto
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Auguroni di cuore. Un gran bel pezzo! Ti auguro anche di trasmettere la medesima passione al piccolo?1 punto
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auguri di buon compleanno?, sicuramente un regalo che manterrà vivo il ricordo del primo anno... ha una bella patina e ottimi rilievi ?1 punto
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Complimenti per il bel progetto in bronzo.Probabilmente ancora non apprezzerà quanto te il regalo che vi siete fatti! Un domani chissà....?1 punto
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C'è un problema con questo tipo di discussioni. Lo scrivo pubblicamente perché può valere per tutti. L'invio di immagini di questo tipo senza "contestualizzarle", fenomeno molto diffuso sui social, può avere un solo effetto e non è un buon effetto. Messa così sembra iniziata una crociata contro i valori / simboli della cristianità. Magari con la regia dell'Europa... Credetemi, dietro ad immagini di questo tipo c'è dietro ben altro. Vengono chiamate "Immagini provocatorie", purtroppo molto spesso nascondono vere e proprie operazioni di Marketing. “c’è solo una cosa peggio dell’essere chiacchierati: il non essere chiacchierati” il “purché se ne parli” di Oscar Wilde applicato alla comunicazione. Non sono fenomeni nuovi... nessuna crociata e nessuna Europa cattivona. Ad esempio Oliviero Toscani nei primi anni '90 è stato protagonista di una serie di campagne pubblicitarie molto discusse. L'Europa non c'era ancora, Facebook non c'era e nemmeno gli influencer LGBT. Capisco un certo "sdegno" per immagini di questo tipo ma vanno sempre e comunque contestualizzate. Nel caso specifico parliamo di una serie di immagini provocatorie (NdR di cattivo gusto) di Riccardo Simonetti, giovane intrattenitore, attivista e influencer italo-tedesco. Mi piacciono? no. Hanno raggiunto lo scopo per cui sono state create? si. C'è dietro l'Europa? no. Qualcuno vuole rubarci il Natale? no. Ora, senza voler togliere la parola a nessuno, credo che difficilmente questa discussione potrà "evolversi" senza toccare temi politico/religiosi. Per questo motivo la chiudo con la speranza di aver lasciato qualche spunto di riflessione un pò più utile della "semplice" rabbia.1 punto
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Nella maggior parte dei casi, le piccole varianti sono dovute a diverse posizioni nei segni di interpunzione o nella presenza o meno del nimbo nella testa del Santo. Bisognerebbe quindi avere una monetina abbastanza leggibile ed integra. Io la Classificherei come è riportato nella scheda: CNI 1 - Muntoni 130 - Ciavaglia 10.1 punto
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Sono combattuto! Senza il peso e senza foto migliori, a mio avviso rimangono valide entrambe le opzioni.1 punto
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bolli di verifica biennali: 19-20 sta per 1919-19201 punto
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Io accarezzo a lungo la mia gatta che fa le fusa. È un anti stress rilassante (scientificamente provato tra l’altro) formidabile ?1 punto
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Ciao ti presento il mio esemplare del Ducatone dello zodiaco, in conservazione non proprio così banale. Questa importante moneta mantovana, di rilevante interesse tanto storico quanto iconografico, è stata coniata nel 1628 sotto il regno di Carlo I di Gonzaga-Nevers pesa 31,8 grammi ed è classificata dal MIR al numero 644.1 del relativo volume. Un elemento distintivo di questo esemplare è dato dalla patina, uniforme di antica raccolta, e da una rara qualità dei rilievi del R. Essa possiede inoltre un buon pedigree, ed è proveniente dalla Asta NAC 104, precisamente il lotto numero 108, valutata BB/SPL, grado già molto interessante per questa affascinante monetazione, classificata prevalentemente R2 da vari autori, R3 da alcuni altri studiosi.1 punto
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Qual è la parte di “ falso conosciuto degli anni 60/70” che non hai capito, ? Non è questione di arroganza, è questione di conoscere o no le monete. E di voler accettare le risposte anche se non gradite… senza voli pindarici di “ grosse monete in argento sconosciute agli antichi confinanti” Quella non è numismatica, quello è Giacobbo….. Studia e poi ne riparliamo.1 punto
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No. A metà terzo secolo TUTTI, in ogni angolo dell'impero, dalle campagne della Lusitania alle steppe della Caledonia ai monti della Cappadocia, tutti sapevano che non esisteva nessuna grossa moneta d'argento in circolazione. Chiunque maneggiasse denaro era molto attento al peso e al metallo, dal momento che da ciò dipendeva il valore reale della moneta, e farsi fregare poteva essere un discriminante tra la vita e la morte per la propria famiglia. Infatti, le suberature per avere qualche chance dovevano riprodurre esattamente la moneta originaria, e ipotetiche monete fuori standard non avevano alcuna possibilità di essere accettate. Gli studi di metrologia degli ultimi decenni hanno dimostrato come i romani fossero in grado di accorgersi anche di variazioni minime della lega della moneta, così da attivare la legge di Gresham. Non parliamo sulla base delle storie lette sul Topolino, la Numismatica è una scienza.1 punto
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Mi spiego meglio: la serie 56 corrisponde alle monete sestantali e "sestantali ridotte" prive di simboli. Quindi già di per sé è un contenitore eterogeneo, anziché una vera serie unitaria. In più, le case d'asta vi "buttano dentro" tutto quel che non riescono a classificare meglio.1 punto
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Ciao! Benvenuto! Frequenta il forum assiduamente,aspetta prima di iniziare a comprare,dopo,una volta che stai capendo le tue preferenze,compra di conseguenza un bel catalogo. Dopo di che puoi iniziar a comprar qualcosa per iniziare ? Per adesso fatti partecipe di tutte le discussioni,seguile e anche se non intervieni,leggi,guarda e sii curioso....e domanda. Ti saluto Riccardo1 punto
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Chiunque volesse leggere alcuni dei miei studi lo può fare liberamente al seguente link: http://independent.academia.edu/AlessandroGiaccardi1 punto
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Riesumo questa vecchia discussione, che partendo dalle prime imitazioni di area dacica delle tetradracme di Filippo II, aveva cercato di seguire l'"evoluzione" (chiamiamola così) che attraverso il processo imitativo attuato dalle diverse popolazioni inizialmente geto-daciche e poi celtiche aveva portato il tipo, talvolta trasformato in modo sorprendente, fino alle Alpi. In effetti ci sarebbero molte monete da aggiungere alla "cavalcata", ci sono intere zone, con tipi fantastici (talvolta deliranti), trascurate. Magari ci tornerò, o ci tornerà qualcunaltro che apprezza queste monetazioni prodotte ai margini dell'ellenismo. Ciò che mi ha fatto tornare in mente questa discussione sono alcuni pezzi che mi sono capitati per le mani recentemente. E che si caratterizzano per essere veramente marginali, al livello della circolazione se non dei centri emittenti. Si tratta di un estremo, che in quanto tale credo integri in modo interessante la carrellata, oltre a gettare un po' di luce su fenomeni che, per quanto ai margini della circolazione monetaria, cionondimeno esistevano in zone estremamente ampie quanto scarsamente documentate. Spero quindi che gli amici del forum mi perdoneranno se aggiungo qualcosa a questa vecchia discussione. Ma il materiale? Eccolo qua. Viene dalla Transcarpazia, il lembo più occidentale dell'Ucraina, incastrato tra Polonia, Slovacchia, Ungheria e Romania. Più precisamente da un sito lateniano nel distretto di Uzhhorod, a pochi chilometri dalle frontiere slovacca e ungherese. Si tratta di cinque pezzi, una moneta e quattro frammenti. La moneta é una dracma di 2,17 grammi prodotta nelle vicinanze, tra Slovacchia e Ungheria. E' un'imitazione "estrema" della tetradracma di Filippo II. Estrema per quanto riguarda il nominale, appunto un dracma, e per la raffigurazione: fa un po' ridere pensare come l'insieme costituito da Filippo, tronfio per la vittoria all'Olimpiade, sul suo cavallo sia stato trasformato dalle popolazioni celtiche di questo angolo della "mitteleuropa" in una sorta di gallinaccio. I frammenti (quanto meno i due più grandi, i piccoli non li ho ancora guardati con attenzione, ammesso che si riesca a ricavarne qualcosa) sono invece ritagliati con una certa accuratezza da monete che vengono da più lontatano, da tetradrammi prodotti dalle popolazioni geto-daciche della Romania e della Moldavia, probabilmente uno o due secoli prima. Necessità di spiccioli? Mezzi di scambio locali? Certamente l'autorità emittente se ne é andata per la tangente in questo caso. Come funzionavano gli scambi in questa zona così lontana dalla cultura mediterranea che aveva prodotto i tetradrammi di Filippo? D'altronde il fenomeno del "taglio" di nominali maggiori non é certo esclusivo, senza andare troppo lontano lo si trova anche nel Norico, geograficamente meno marginale (ma ci sono le montagne...). Per quanto il campione non sia assolutamente rappresentativo, i pesi dei frammenti danno da pensare : g.0,78 , g 1,90 , g. 3,78 , g. 6,53. Ce ne vorrebbero altri. Sono certo che a molti sul forum ripugnerà ciò che sto per affermare. Ma per me questi pezzettini sono monete. Interessantissime, seppur non belle, monete.1 punto
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