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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 10/20/21 in tutte le aree
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Ciao amici da tempo cercavo un esemplare di questa tipologia in soddisfacente qualità. il mese scorso mi è capitata davvero una occasione d’oro, pur trattandosi del pezzo in argento ? Non è il top quality che cercavo ma al prezzo al quale sono riuscito a portarla a casa, a meno della metà del valore di mercato corrente di uno SPL come questo, non poteva lasciarmi esitazioni di sorta. Peraltro non ha colpi al bordo o graffi e il modulo è ampio e regolare. La pezza della rosa è secondo me una delle più belle monete toscane. Qui il millesimo è comune, e il FDC certo non c’è, ma il fascino di questa emissione non credo possa essere mai messo in discussione anche osservando un esemplare non eccezionale. Buona serata10 punti
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La moneta è genuina ed è stata fatta in Zecca. La dinamica dell'errore è stata la seguente: c'è stata una prima battitura regolare in virola (infatti immagino che la moneta presenterà il contorno zigrinato), dopodiche' è entrato il successivo tondello dentro la virola e la moneta in questione si è posizionata sopra ricevendo una seconda battitura con interposizione di un altro tondello al rovescio. Al dritto si vede il tipico effetto "scivolamento" dovuto all'interposizione di un altro tondello sotto. Rispondo alle tue domande: 1) nel 1978 le monete uscivano dalla Zecca in sacchi e non in rotolini. Le monete non venivano controllate una ad una, ma a campione. Gli errori di battitura sono episodici e non ripetitivi, quindi ad un controllo a campione possono sfuggire. Con questo non voglio dire che l'errore sia uscito sicuramente in modo naturale dalla Zecca, ma non è da escludere questa ipotesi come non si può escludere l'ipotesi che qualcuno l'ha presa dagli scarti e portata fuori in modo illegale dalla Zecca per rivenderla. Ciò oggi è del tutto irrelevante essendo ormai passato un tempo sufficiente per prescrivere qualsiasi reato. La moneta può essere tranquillamente commercializzata; 2) Il rovescio presenta una cavità senza le impronte della seconda battitura perchè in quel punto la moneta era a contatto con un tondello privo di impronte, quindi la seconda battitura ha appiattito le impronte primarie senza trasferire al rovescio delle (seconde) impronte; 3) la seconda battitura è avvenuta fuori virola e una battitura fuori virola determina un effetto noto come "distorsione delle impronte". In particolare il metallo del tondello senza l'effetto contenitivo della virola è libero di fluire e questo comporta un effetto "trascinamento" delle impronte e un effetto di non "riepimento totale delle cavità del conio" soprattutto nella zona periferica vicino al bordo. Si vede bene questo effetto nella lettera "E" di REPVBBLICA. E' un chiaro segno di genuinità dell'errore. La moneta presenta un errore genuino fatto in Zecca, non c'è alcun dubbio al riguardo. Nel mercato di nicchia degli errori ha anche un discreto valore ed è molto ricercata come tipologia di errore. Visto lo scetticismo generale consiglio una perizia da parte di un perito esperto di errori di coniazione.5 punti
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L’Accademia Italiana di Studi Numismatici ha istituito un bando per 6 borse di 500 euro l’una per la partecipazione al Congresso Internazionale di Numismatica di Varsavia che si terrà dall’11 al 16 settembre 2022, segue il bando con le istruzioni relative https://drive.google.com/file/d/1AVwT8nD8uW_X1vcJhdgIAg90opou703c/view?usp=drivesdk4 punti
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Certo che sì, un vero e proprio cambio della moneta, di cui pure si discusse a lungo, non ci fu. Sicuramente circolavano le emissioni della Banca d'Italia fino a quando un biglietto non si riduceva in condizioni tali da non poter più essere utilizzabile. A quel punto, come avviene ancora oggi con gli euro, veniva comunque portato per il cambio in una banca, che lo ritirava dalla circolazione. Naturalmente si sarà trattato in larghissima misura di biglietti emessi tra la fine degli anni '30 e la prima metà dei '40, ma non si può escludere che qualcuno, magari dopo averli ritrovati in un vecchio libro, mettesse in circolazione un 500 lire matrice o un 50 lire buoi: il collezionismo di cartamoneta all'epoca era pressoché inesistente in Italia (a differenza, ovviamente, di quello delle monete metalliche), e vista anche la situazione economica generale, erano pochi quelli a cui poteva venire in mente di conservare un biglietto a scopo collezionistico. E a maggior ragione circolavano i biglietti della serie luogotenenziale. Perché, sebbene datati tutti 1944, in realtà furono immessi nella circolazione a partire dal luglio 1946, i biglietti di stato da 1 a 10 lire, e addirittura nell'agosto 1949 le banconote da 50 e 100 lire. Un ritardo dovuto al famoso furto presso la tipografia Staderini di Roma, incaricata della stampa, delle matrici dei biglietti da 500 e 1000 lire, che non furono più emessi. E le ultime serie dei biglietti di stato, furono immesse nella circolazione nel 1952. Infine, per quanto riguarda la cartamoneta d'occupazione, le emissioni della British Military Authority furono ritirate dalla circolazione il 31 luglio 1945. Alla stessa data cessarono di avere corso legale in Italia i dollari con il sigillo giallo. Che però, come tutta la cartamoneta emessa a partire dal 1871, hanno ancora valore legale negli Stati Uniti. Le am-lire, invece, circolarono fino al 30 giugno 1950, ma non più come moneta d'occupazione. Infatti, a partire dal 12 dicembre 1946, la Banca d'Italia fu costretta dagli accordi tra i governi italiano e americano, a riconoscerle come emissioni proprie, e a rimborsarle come tali fino alla data suddetta. petronius3 punti
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E' un errore di coniazione denominato "battitura ampia" o "battitura centrata fuori virola". Può capitare su qualsiasi taglio. In questa tipologia di monete, la rarità non è tanto data dalla numerosità degli esemplari, ma in maggior misura dalla frequenza di accadimento di questo errore. In altre parole, una battitura ampia su una lira 1939 XVIII o 2 lire XVIII cambia relativamente, quello che conta è l'errore che è raro a verificarsi. Questa tipologia di errore sulle monete del Regno personalmente le perizio R3. Nella Repubblica dipende da vari fattori. Il valore su queste monete è molto variabile. A mio giudizio personale, anche in base a quelle che ho trattato, è di circa 300/400 euro (per il FDC).3 punti
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DE GREGE EPICURI Vi faccio pure io un riassuntino di quel che ho capito. In sostanza, le ipotesi scientifiche sono almeno 3: 1. Il tesoretto è autentico, ed è un miscuglio di monete, monete tagliate e argento non monetato,raccolto da un orefice per poi fonderlo ed usarlo per le sue attività. Questa è l'ipotesi originaria di Vlastos. In effetti, fino agli anni '50 del 900, tutti i tesoretti misti di monete e argento non monetato sono stati considerati "tesori di un orefice". Poi però si obiettò che fin dalla più remota antichità i metalli preziosi (in polvere o frammenti o lingotti) erano accumulati diffusamente come "riserva di valore", e che ad essi si aggiunse la moneta, dopo la sua comparsa. Questi tesori misti si ritrovano fino alla monetazione di Alessandro Magno, quando scompaiono, a causa del forte aumento di valore della moneta rispetto al semplice metallo nobile. Un'altra obiezione si aggiunge nel caso del tesoretto di Taranto: perchè pensare di fondere ad es. le monete di Velia (circa 80) che potevano essere spese agevolmente? E inoltre, come faceva l'orefice ad avere monete che quasi mai uscivano dal loro territorio (le siciliane) o che, se uscivano, finivano solo in certi posti (le traco-macedoni, che finivano in Egitto)? 2.Il tesoretto è autentico, e rappresenta il ricavato dei commerci di un mercante, che ha raccolto le diverse monete nei loro luoghi di origine, durante un lunghissimo viaggio che è tracciato dalla linea rossa nella carta del mediterraneo (qui sopra): Focea, Tracia, Attica, Isole, Corinto, Libia, Sicilia, Calabria e Taranto. L'obiezione principale è che le nostre notizie sul commercio marittimo antico non testimoniano viaggi così lunghi e tortuosi, quasi impossibili da intraprendere sia per la loro difficoltà e pericolosità, sia per la incongruità delle attività commerciali (quel che si vendeva in Tracia tendenzialmente non si vendeva in Attica o in Libia, e il mercante non guidava un transatlantico con enormi magazzini).3 punti
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Sicuramente monete belle e di aree geografiche diverse. Il Prof Cavagna ha narrato un giallo con protagoniste monete autentiche (mi pare 600) e barre d'argento (mi pare 3kg) contenute in una giara a tre metri di profondità. Molti studiosi lo considera un tesoretto unico. Altri, essendo che è stato venduto in tre lotti, ciascuno in un momento diverso, con monete di aree geografiche diverse, tre tesoretti. Non si sa neppure come siano finite a Taranto. Si ipotizza portate da un mercante che avesse fatto commercio in Turchia, Grecia, Sicilia, Libia.3 punti
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A seguito della recente discussione sul denario di Furius Purpureo mi erano tornate in mente alcune letture di qualche tempo fa, ma mi ci è voluto un attimo per inquadrare nuovamente la questione. Il punto di partenza è un bellissimo articolo di Pedroni del 2009 (Roma, Luna e i Liguri, in "Analecta Romana Instituti Danici", pp.7-18) ove si analizzano le 12 tipologie denariali ove al rovescio è presente la dea con lunga veste, a volte con busto scoperto, alla guida di una biga e con l'inequivocabile crescente sul capo. Di queste, una decina presentano un coerente quadro cronologico di emissione compreso tra il 190 e circa il 170 a.C., parrebbero emessi su piede ridotto 3,7-3,8 g ed hanno segno di valore X e quindi precedenti alla ritariffazione della metà del II secolo. In taluni casi poi le emissioni in bronzo associate sono su standard sestantale ridotto, i denari tipo Cr. 161/1 e Cr. 207/1 presentano in legenda una lettera L ad angolo acuto (forma paleograficamente inquadrabile in un periodo antecedente al 170 a.C.) e tre emissioni risultano affiancate a nominali minori quali il quinario o il vittoriato, il cui ciclo produttivo parrebbe interrompersi intorno al 170 a.C. (l'emissione di quinari riprenderà tempo dopo). Delle 12 ben 9 vengono poste dal Crawford tra il 194 ed il 170 (133/3, 136/1, 140/1, 141/1, 156/1, 158/1, 159/2, 161/1, 163/1) ed una, la 187/1, in un periodo compreso tra il 169 ed il 158, dunque con limite cronologico prossimo. Delle due restanti, il già citato tipo a legenda FLAVS è datato al 150 ma con grafia della lettera L che potrebbe far supporre ad una datazione differente, mentre l'ultimo tipo, a legenda A. SPVRI (Cr. 230/1) è datato al 139 a.C. Il tipo monetale con Luna rappresentò uno dei primi modelli iconografici "di rottura" rispetto al precedente tipo fisso anche se riscosse un successo piuttosto limitato. Analizzando il pantheon romano del periodo Luna non è certo da considerare una tra le principali figure divine ed è quindi lecito domandarsi il motivo che portò all'adozione di tale particolare soggetto che, agli inizi del II secolo, andò ad affiancare il tipo dei Dioscuri. Ben vangano pareri ed osservazioni in merito a questa introduzione riguardante un tema che a mio parere porterà ad ipotesi estremamente interessanti. Ecco un indizio, decisamente famoso:2 punti
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Ciao, non è proprio una banconota della Croazia, ma dello 'Stato indipendente della Croazia', uno stato fantoccio italo-tedesco esistito dall'aprile 1941 al maggio del 1945. La banconota è comunissima, non si legge bene ma è del 1942, estremamente logorata dalla sua storia e dal tempo... ha avuto una vita breve, ma dalla conservazione si evince che è stata pienamente vissuta.2 punti
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S.G.A.N. (sanctus Google adiuva nos) Crucifix XVIIe / XVIIIe siècle : Crucifix de Sampieru A/ INRI R/ S.F.S.F.M. (horizontalement) ? / S.D.M.NOBIS (verticalement) Dimensions : H. 2,8 cm Provenance : Haute Corse (20) https://medailles-religieuses.blog4ever.com/photo/4673943 S(ANCTUS) D(EUS) S(ANCTUS) F(ORTIS) S(ANCTUS) IM(MORTALIS) M(ISERERE) NOBIS (S)aint (F)ranciscus (S)eraficum (F)rateris (M)inorum Fate poi voi... ? Servus, Njk2 punti
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io non commento nulla, perché altrimenti come sempre c'è una persona che mi lancia solo insulti....quindi : 1 le monete con la S esistono in tutte le zecche dell'impero, sia S per la seconda officina di Roma, S per la terminante del nome etc . la S per Sardegna non appare fino alle emissioni bizantine più tarde v. Piras & C. 2 questi oggetti uniface, probabilmente castoni di anello, o altri oggetti di vario tipo (bolle, impressioni per sigilli etc etc etc, ) sono a una sola faccia, e hanno ampia diffusione in tutto il mediterraneo , riportando i monogrammi di una moltitudine di soggetti differenti dell'ampia amministrazione statale o locale, fino a grandi produttori locali etc una foto del rovescio potrebbe essere certamente utile 3 pensare che un monogramma vada ricondotto per forza a un regnante è certamente fuorviante 4 moneta di necessità, certamente no. che poi possa essere finita nel mezzo di altri ammassi è possibile, ci finivano anche piccole pietruzze con forma simile a una moneta, ci sono diversi esempi da tesoretti .... ma che possa essere una "moneta" di necessità, appositamente prodotta come circolante suppletivo, lo escludo senza dubbio. 5 - per la datazione si dovrà ragionare sulla durata di questa tipologia di monogrammi, quindi probabilmente difficilmente prima della fine del V sec e fino al VIII secolo al massimo - alcuni di questi oggetti hanno chiari rimandi religiosi - ne conosco di area Pugliese con monogrammi che possono rimandare all'Arcangelo Michele saluti Alain2 punti
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3. La terza e (secondo il prof. Cavagna) più verosimile ipotesi è quella avanzata già decenni fa da diversi studiosi italiani, compresa la Breglia, se ben ricordo. Il tesoretto cioè è un finto tesoretto, o probabilmente la somma di numerosi tesoretti rinvenuti altrove (forse uno a Taranto, gli altri in altre zone, anche fuori dall'Italia). I gruppi di monete al loro interno "congrui" sono almeno 4: quelle traco-macedoni, assieme all'argento non monetato, potrebbero provenire dall'Egitto; vi è poi un gruppo consistente di monete greche, che comprendono però sia zecche accettate ovunque (Egina, Atene, Corinto), che zecche piccole e rare; ci sono le monete di Velia e di qualche altra polis magno-greca; e infine le (non molte) monete siciliane, oltre ad esemplari sparsi (1 solo di Cirene). Certo, l'insieme dal punto di vista cronologico è relativamente accettabile, trattandosi di monetazione del periodo arcaico o tardo-arcaico. Ma vien da pensare che i venditori abbiano prima saggiato il terreno, vendendo a Vlastos il primo bloccco (mi pare sulle 100-150 monete), poi gli abbiano rivelato che "c'erano anche altre monete" ottenendo l'acquisto anche del 2° blocco. Alla fine gli proposero un 3° blocco, ma ad un prezzo talmente alto che Vlastos rinunziò. Le voci sostengono che il tesoretto fosse complessivamente di circa 600 monete, ma queste voci (incontrollabili) sono state diffuse probabilmente dai venditori. Indagini da parte della Sovrintendenza di Taranto furono tardive, e tendenzialmente esclusero l'esistenza del maxi-tesoretto: ma gli atti di queste indagini non si trovano, o non sono disponibili. Si può anche pensare che poche o tante monete "sparse" siano state aggiunte a più tesoretti effettivi. L'attuale stato dell'arte comunque vede la maggioranza degli studiosi (specie esteri) credere all'autenticità del tesoretto. Ma forse è solo perchè ormai il tesoretto, anche se falso, è un dato "storico" ed è stato studiato come tale. O forse è ...per non dare un dispiacere (postumo) a Vlastos, grande studioso e collezionista.2 punti
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Se le concrezioni sono effettivamente di malachite questa sarebbe la migliore prova dell'autenticità, perchè ci mettono secoli a formarsi; del resto potrebbe anche non trattarsi di suberato ma di moneta in argento che ha giaciuto a lungo a contatto con rame/bronzo con deposito di concrezioni anche su di essa.2 punti
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Tornese con Ara di Filippo III, l'ultima cifra della data è illegibile. Questo esemplare pesa ben 5,90 grammi, è normale?2 punti
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Buongiorno. Quella che hai per le mani è una moneta con una bellissima patina "da collezione". Purtroppo se ne vedono sempre meno di monete con questa caratteristica così marcata, dal momento che vengono spesso lavate con appositi liquidi. La differenza di tonalità che riscontri esaminando la moneta sotto una buona luce prima, e con luce ambientale poi altro non è che l'effetto che ha la luce sulla superficie del metallo. Le patine infatti (specie quelle "spesse" di vecchia raccolta formatesi in ambienti adatti, come monetieri di legno e velluto, oppure anche semplicemente non essendo mai state lavate e tenute lontano da luoghi umidi), esaminate sotto una buona luce, rendono al meglio lo spettacolo delle loro molteplici iridescenze. Le tonalità bluette / violacee, sono quelle che si formano dopo un lungo "riposo" della moneta. A mero titolo esemplificativo, ti allego una foto delle stessa moneta, scattata prima sotto una luce diretta, e poi sotto una luce diffusa. Come vedi, la luce "accende" i vari riflessi e tonalità delle patine. un'ultima cosa: prima parlavo di patina "spessa", intendendo dire che le patine "crescono" nel corso del tempo. Oggi come oggi è più facile vedere buone patine da collezione ma "relativamente giovani" (quindi, "sottili" per così dire) proprio perchè hanno avuto relativamente poco tempo per formarsi. Ovviamente, oggi ci sono diversi metodi per accelerarne la formazione, per cui dietro la "questione patina" c'è un vero e proprio mondo a parte... Puoi vedere a titolo di esempio a tal riguardo, una mia discussione relativa a una tra le più belle monete del Regno d'Italia, facilmente reperibile come tipologia, ma decisamente rara con una patina di un certo tipo. Spero di averti appassionato nel ricercare monete non solo patinate, ma che lo siano in maniera gradevole. Una patina gradevole infatti, aumenta esponenzialmente la gradevolezza dell'esemplare (e anche il suo valore economico).2 punti
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Buona giornata Non è difficile trovare in commercio qualcuna di queste tessere; solitamente si trova la tessera più comune, quella rotonda, valida per il ritiro di una libbra di olio (quella evidenziata al nr. 6 del testo postato da Domenico); talvolta si riescono a trovare anche quelle quadrate e triangolari, sebbene sia più difficile. A me piace molto quella evidenziata al nr. 10 del suddetto testo, quella del 1587; la foto a corredo del testo non gli rende giustizia e ve la ripropongo. La legenda riportata riporta pedestremente quanto si legge nelle 6 righe; ovviamente la dizione corretta è: PROVISORI S(opra) OLEI CEDOLA NOVA saluti luciano2 punti
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Complimenti, anche a me piace molto. Anche se le foto non perfettamente perpendicolari possono ingannare, direi che la base è spessa. Tuttavia, personalmente non trovo molto convincente che alcune varianti di questa moneta arrivino fino ad R2 come gradi di rarità: a me sembra di incontrarne indifferentemente di tutte le tipologie più o meno con la stessa frequenza. Saluti!2 punti
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Questo è il concetto di diversitá che intendo,in tutto e per tutto, ciò che è e ciò che rappresenta la banconota e il Paese in oggetto.2 punti
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Non esiste nessuna regola o regolamento che richiede un cert. Di autenticità di un bene acquistato al’estero per poter applicare un’aliquota IVA piu’ bassa . E’ probabilmente un’interpretazione - errata - di qualche norma piu’ generale che il funzionario ha travisato. in tutte le vendite all’asta, o almeno cosi dovrebbe essere, e’ riportato - nelle condizioni generali - che « il materiale offerto in vendita e’ garantito autentico ( salvo espressa menzione contraria) ». Quindi al funzionario zelante si potrebbe opporre tale dettato. la casa d’aste onestamente non puo’ conoscere le esigenze documentali irrazionali dei funzionari doganali ma puo’ sicuramente corrispondere a richiesta l’inutile documento. Quanto alla razionalità della richiesta in un Paese dove lo Stato esige per talune pratiche il ‘certificato di esistenza in vita » ( non bastando la persona con il proprio doc di Identità)? perche’ meravigliarsi ???2 punti
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Stimolato dal post ho provato a cercare esemplari provenienti dal mercato, non coniati nella zecca di Taranto e provenienti o attribuiti al ripostiglio del 1911. Un modo per esserci col pensiero ? Ne ho trovati già 4 al momento, due esemplari magnogreci dei decenni conclusivi del VI secolo a.C. e due esemplari provenienti dalle isole Cicladi dello stesso periodo o più recenti di pochi decenni, secondo le datazioni attribuite. Tre stateri ed un terzo di statere. Un esemplare ex NAC 120/383, statere di Naxos nelle Cicladi: https://www.numisbids.com/n.php?lot=383+&p=lot&sid=4100 Un terzo di statere di Kythnos nelle Cicladi, ex LHS 100/269: https://www.acsearch.info/search.html?term=Kythnos+third+stater+475+&category=1-2&lot=&thesaurus=1&images=1&en=1&de=1&fr=1&it=1&es=1&ot=1¤cy=usd&order=0 Uno statere incuso di Sibari, ex NAC 114/24: https://www.numisbids.com/n.php?lot=24+&p=lot&sid=3140 Ex Nomos 21/53, uno statere incuso crotoniate: https://nomosag.com/default.aspx?page=ucAuctionDetails&auctionid=21&id=53&p=1&s=&ca=0&co=0&type=auction2 punti
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Ciao @Archestrato Alla richiesta di un parere tecnico, io descrivo la mia. Escludendo l'ipotesi di una pulitura aggressiva, che si possa asportare parti cosi rilevate, come la clamide, rimane che la moneta è stata coniata cosi com'é, senza la clamide. Una dimenticanza dell'incisore ? probabile, e che in un secondo tempo, abbia inciso sul conio, la clamide. La prova della mia ipotesi, sta nel confronto con altre due monete DALLO STESSO CONIO, ANS 605 e Parigi. Dalla foto che allego, si evidenzia una iniziale rottura ( quadratino in nero ), tra il piano e la cornice ad ore 4. Segno inequivocabile questa rottura, che sulla moneta LEU è iniziale, pertanto è stata coniata prima delle altre due ANS e Parigi.2 punti
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Ecco la mia sigh. Peso 9,25 g, na tosatina l'ha presa ma poca roba.2 punti
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Buonasera, riapro la discussione e con riferimento al post #1, condivido l’esemplare di un 60 Tornesi per Candia, recentemente entrato in collezione. Spero che possa esser utile ai fini del proseguimento della discussione. Grazie. Domenico Salvo errori, l’esemplare è riconducibile alla varietà 131 del sessanta tornesi, o quattro soldi, per Candia, indicato nel lavoro del N. Papadopoli Aldobrandini, Le Monete di Venezia descritte ed illustrate con i disegni di C. Kunz. Volume III.2 punti
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Ciao a tutti, la moneta di questa sera non è mai stata presentata sul nostro forum, per cui ho pensato di provvedere . URBANO VIII (1623-1644), Bologna - Gabellone (Munt 235, CNI 1). D/: Busto a destra, barbuto e a testa nuda, con piviale ornato di ape entro fregio e fibbia ovale con testa del Redentore. VRBANVS . VIII . PONT . MAX sotto L. S. iniziali di Ludovico Selvatici, zecchiere. R/: stemma semiovale della città, inquartato e gigliato, adorno di due figure sedute superiormente all'infuori e di due rosoni pendenti lungo i lati. BONONIA - DOCET sotto 16 - 24 T/: liscio peso 9.48 g I documenti di zecca definiscono "gabellone" questa moneta, che è talvolta chiamata testone. Si tratta del nominale da 30 bolognini, equivalente al testone romano da 30 baiocchi. Infatti sotto Urbano VIII la zecca di Bologna, come già all'epoca di Paolo V, aveva adottato la lega di Roma. In conseguenza di questo cambiamento il gabellone di Bologna è perfettamente assimilabile al testone di Roma, pesando essi rispettivamente g 9.649 e g 9.596. Di questa moneta, ritenuta molto rara, sono in effetti pochi i passaggi che ho registrato. Io personalmente, per l'anno 1624 (esiste anche quella analoga con data 1625) ne ho contati negli ultimi 40 anni solo quattro (compreso questo), considerando gli esemplari che sono stati più volte riproposti sul mercato. Si tratta di uno dei migliori esemplari per conservazione, arricchito da una gradevole patina di medagliere. Proviene in effetti da due importanti vendite del passato: ex Leu 68 n. 98 ed ex NAC 81 n. 476 (collezione De Falco). È inoltre l'esemplare illustrato sul MIR. Buona serata Michele1 punto
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Oltre che affascinanti, bisogna considerare le emozioni che riescono a darci……… Un bravo incisore, che ha creato un gran bel dritto, dopo una prima coniazione di queste monete, la zecca, nell’accorgersi di questo dettaglio mancante, lo fa riprende, ultimando l’opera incisoria e con questa moneta LEU, ci lascia la testimonianza di un errore avvenuto oltre 2.500 anni fa.1 punto
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Ciao! Grazie dell'apprezzamento, intendi questo? Fatta la foto nel 2011con lo scanner della stampante1 punto
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Peccato per gli angoli leggermente arrotondati e il microscopico strappo al centro altrimenti la potevamo classificare senza alcun dubbio FDS....invece merita di entrare nella top ten degli orrori?!!! Ti faccio i complimenti per averla letta la data .... porto gli occhiali e non vedo un bel niente ormai devo ritornare dall'oculista sono messo proprio male lo chiamo subito e prenoto la visita?1 punto
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Successivamente con decreto ministeriale fu ritenuto opportuno prorogare il rimborso delle amlire sino al 31 dicembre 1951.1 punto
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La scritta in verticale dovrebbe/potrebbe significare: Sanctus Dominus Miserere Nobis (Signore abbi pietà di noi).1 punto
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In tutta sincerità, pur riconoscendo che il ripostiglio (o presunto tale) presenti una fisionomia piuttosto anomala, l'ipotesi dell'assemblaggio di nuclei provenienti da vari tesoretti non mi ha mai convinto del tutto. Purtroppo credo che in assenza di una documentazione attendibile ogni ipotesi interpretativa sia destinata a rimanere tale. L'unico dato sul quale si può ragionare, e rilevato anche da Holloway, è la gran quantità di monete non integre e metallo non monetato, che aveva fatto supporre allo studioso che il tesoro potesse essere collegato alle attività economiche di un santuario. Ma, ripeto, è solo una delle tante ipotesi possibili.1 punto
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Lo so! Dicevo che preferisco il suono degli Audioslave rispetto a quello dei Soundgarden.1 punto
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Confesso: per anni ho acquistato fumetti negli USA e i rivenditori professionali hanno sempre inserito nella dichiarazione doganale alla spedizione, che ovviamente compilano loro, i riferimenti di legge per l'applicazione iva 10%. Ebbene, spesso, arrivato il pacchetto in Italia mi hanno applicato il 22% comprensivo anche della spedizione!!! Semplicemente, ho sempre pagato quanto richiesto anche se sbagliato, per la unica ragione che avevo messo in conto già prima dell'acquisto che avrei potuto pagare il massimo, anche se non dovuto. Se poi arrivava una richiesta corretta al 10, allora risparmiavo rispetto al mio preventivato. In conclusione, sono anni che non acquisto nulla o quasi, se non in poche occasioni per cifre ridicole. Alla fine, preferisco acquistare da rivenditori professionali in Italia anche le cose straniere, costano un po' di più.1 punto
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Non solo nelle medievali, ma anche successivamente; DVX, nella moneta che segue, non è retrograda, ma va letta girandola.1 punto
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Le macchie rosse, da foto, non mi sembrano fioriture, parrebbero più concrezioni esterne. Non credo neanche io che sia un falso, dalla ultime foto propenderei per un suberato. Non escluderei tuttavia che possa anche trattarsi di un'importante fenomeno corrosivo che ha portato all'esfoliazione dello strato superficiale, che per via della battitura è naturalmente più compresso e compatto, lasciando al vivo lo strato sottostante che ha subito un minore stress termico e fisico rispetto a quello più esterno.1 punto
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Alora, quando un poliziotto ti dice: se commetti un reato ti mando in galera. E' un ricatto ? Ma non scherziamo. L a moda "sovranista" che poi e' il vecchio nazionalismo (socialista ?) e' fortunatamente passata, a parte in alcuni paesi dove la democrazia e' un po' piu' acerba. Adesso parliamo dei problemi veri va: tipo benzina, generi alimentari, etc. sbagliate entrambe, riprova e sarai piu' fortunato. Leggiti la costituzione italiana va. Solidarieta' coi tuoi concittadini ungheresi che sono messi uguale se non peggio ? Se la Polonia esce, i tedeschi ottengono manodopera a prezzo ancora inferiore1 punto
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Se la mettiamo così lo spunto potrebbe essere, c'è presenza di lettere retrograde lì dove c'era meno attenzione nella preparazione dei coni oppure quando si voleva far differire la moneta che si stava coniando in quel momento da quella che si stava scopiazzando, come nel caso delle imitative. In questi caso in legenda ci sono varie lettere retrograde.1 punto
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1699 Regno di Sicilia - Carlo II° (1665-1700) 1 grano (Palermo) (R C > Regia Corte) Come per i 'piccioli' anche la parola 'grano' (grana) viene utilizzata per definire un generico quantitativo di soldi/denaro.1 punto
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TAMP, RRC 133/3 (Cn. Baebius Tamphilus) MRR I, 381 182 B.C. A.U.C. 572 Consuls Cn. Baebius Q. f. Cn. n. Tamphilus (41) Pr. 199 L. Aemujus L. f. M. n. Paullus Pat. (114) Cos. 168, Pr. 191 MRR I, 383 181 B.C. A.U.C. 573Consuls P. Cornelius L. f. P. n. Cethegus1 Pat. (95) Pr. 185 M. Baebius Q. f. Cn. n. Tamphilus (16, 44) Pr. 192 MRR I, 388 180 B.C. A.U.C. 574 Promagistrates M. Baebius Tamphilus (1, 44) Cos. 181, Pr. 192 His imperium prorogued in Liguria, he transferred the Apuani to Samnium, and celebrated a triumph (Liv. 40.36.7, 37.8 — 38.9; see Degrassi 554). Cf. Nissen, Ital. Landeskunde 2.814 f. La famiglia Baebia portò, nel 182 e nel 181, due membri al consolato, che combatterono in Liguria. Nel 180, M. Baebius Tamphilus tasferì intere tribù di Liguri “in Samnium”. AV (o AN o NA), RRC 136/1 (Aurelius) Il monogramma è di incerta lettura ed il Crawford lo scioglie in AV attribuendo l'emissione alla famiglia Aurelia. Altra lettura possibile è NA che potrebbe riferirsi alle iniziali del gentilizio Naevius. MRR I, 376 184 B.C. A.U.C. 570 Tribunes of the Plebs M. Naevius (3) Naevius, in the non-Antiate version the prosecutor of Scipio Africanus, is definitely dated to this year (Liv. 39.52.3-5; cf. 38.56.2 and 5-6). Gellius (4.18.3-6) also mentions his attack on Scipio, who appealed to the memory of Zama and led the assembly away from the court to the Capitol (cf. Polyb. 23.14.1-4; Diod. 29.21; Val. Mai. 3.7.1; FOR 1.10-12, 147-150; Cic. De Or. 2.249). See 187, on the Petillii, and below, on Ti. Gracchus. MRR I, 432 168 B.C. A.U.C. 586 Special Commissions Quinqueviri finibus cognoscendis statuendisque L. Naevius Balbus (11) Appointed to investigate and decide boundary disputes between Pisa and the colony of Luna (Liv. 45.13.10-11; see 180 and 177). Un membro della famiglia Naevia è tribuno della plebe nel 184 ed un L. Neavius Balbus è nominato quale membro di una commissione speciale che dovette appianare le problematiche di confine trai territori di Pisa e della colonia di Luna (Luni), di recente fondazione. TOD ed uccellino, RRC 141/1 MRR I, 372 185 B.C. A.U.C. 569 Consuls Ap. Claudius Ap. f . P. n. Pulcher Pat. (294) Pr. 188 ? M. Sempronius M. f. C. n. Tuditanus (95) Pr. 189 Liv. 39.23.2, and 32.15; Fast. Cap., Degrassi 48f., 122, 456f.; Chr. 354 ; Fast. Hyd. ; Chr. Pasc. ; Cassiod. After a victory over the Ligurian Ingauni Claudius returned to Rome to assist his brother's candidacy for the consulship, while Sempronius ravaged the territory of the Apuani (Liv. 39.32). L'associazione del denario ad un Sempronius Tuditanus non è nuova (RRC, 215) ed è il medesimo nome di un console dell'anno 185, protagonista di scontri contro gli Apuani. Simbolo Mosca, RRC 159/2 MRR I, 431-432 168 B.C. A.U.C. 586 Special Commissions Quinqueviri finibus cognoscendis statuendisque Q. Fabius Buteo Pat. (58) Pr. 181 P. Cornelius Blasio Pat. (76) Pr. ca. 165 T. Sempronius Musca (72) L. Naevius Balbus (11) C. Appuleius Saturninus (not in RE). Nell'elenco completo dei membri della commissione speciale impegnata nella risoluzione delle dispute tra Pisa e Luni, oltre ad un Naevius Balbus appare il nome di T. Sempronius Musca. Non da escludere che la mosca potrebbe essere un simbolo parlante associato a questo ramo della Sempronia. Murex e PVR, RRC 161/1 (Furius Purpureus) MRR I, 379 183 B.C. A.U.C. 571 Legates, Ambassadors a. L. Furius Purpurio Pat. (86) Cos. 196, Pr. 200 Il coinvolgimento di esponenti di questo ramo gentilizio negli scontri contri i Galli è ben documentato, come riportato da Livio (31,47-49). TAL, RRC 161/1 (P. Iuventius Thalna) 197 B.C. A.U.C. 557 MRR I, 334 Tribunes of the Soldiers T. Iuventius (Thalna ?) (9) Both fell while serving under Minucius in Gaul (Liv. 33.22.8). Un T. Iuventius Thalna fu tribunus militum nel 197 e combattè con il console Q. Minucius Rufus contro Boi e Liguri. FALVS, RRC 207/1 (C. Decimius Flavus) MRR I, 375 184 B.C. A.U.C. 570 Praetors After the death of Decimius (see below) the urban jurisdiction was added (Liv. 39.39.15). C. Decimius Flavus (9) Pr. Urbanus Died shortly after entering office (Liv. 39.39.1 and 7). Nel caso specifico vi è solo il riferimento ad un membro della famiglia che ricoprì la carica di Pretore Urbano nel 184. A. SPVRI, RRC 230/1 (A. Spurilius oppure A. Spurius) MRR I, 384 181 B.C. A.U.C. 573 Q. Petilius Spurinus (4,11) Cos. 176 Pr. Urbanus Ordered to levy emergency troops against the Ligurians, and then to dismiss them (Liv. 40.26.7, and 28.9). Examined and burned the supposed books of Numa (Liv. 40.29.9-14, cf. Val. Ant. fr. 9 Peter; Val. Max. 1.1.12; Plin. NH 13.84-87, with Cass. Hem. fr. 37, Piso fr. 11, Tudit. fr. 3, and Val. Ant. fr. 8 Peter; Plut. Num. 22.5; cf. Lact. Inst. Div. 1.22; Augustin. CD 7.34; Auct. Vir. IU. 3.2; Fest. 178 L). Un Q. Petillius Spurinus fu pretore nel 181 ed ordinò una leva di emergenza per la Liguria. Durante il suo successivo consolato del 176 prese il comando della campagna militare. Pur con le dovute cautele parrebbe emergere un legame politico-militare tra famiglie, con i loro esponenti responsabili di queste emissioni, ed i territori dei Liguri.1 punto
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L'ultima tessera che posso mostrarvi è una rara Majer25. Pesa 1,50 g e misura 21 mm. Questa tessera presenta San Marco in piedi che la Majer associa a quello del bezzone. Arka Diligite iustitiam1 punto
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Buongiorno a tutti, inizio la mia giornata Numismatica all'insegna del dollaro. ? Tris da uno dei miei album disordinato e sparsi senza un apparente filo logico. Scusate la qualità delle foto fatte al volo. Ovviamente ho raccolto di tutto in tutte le conservazioni nel passato. Saluti Alberto1 punto
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In realtà, tutti quelli che sono intervenuti, hanno chiarito che suonano... È ovvio che si parla di influenze musicali,1 punto
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Bella moneta, come conservazione siamo intorno allo SPL.1 punto
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Straordinaria scoperta archeologica nel Canale di Otranto: un relitto alto arcaico getta nuova luce sulla storia della Magna Grecia "La scoperta ci restituisce un dato storico che racconta le fasi più antiche del commercio mediterraneo agli albori della Magna Grecia" I recenti studi della Soprintendenza nazionale per il patrimonio culturale subacqueo sul relitto individuato nel 2019 a 780 metri di profondità nel Canale di Otranto gettano nuova luce sugli albori della Magna Grecia. Con l’ausilio di un mezzo sottomarino filoguidato (Remotely Operated Vehicle) e dotato di strumentazioni di alta tecnologia è stato possibile riportare alla luce una parte del carico del relitto: ventidue reperti di ceramiche fini e contenitori da trasporto provenienti dalla regione di Corinto che, grazie al recente studio condotto dagli archeologi del ministero della Cultura, sono stati datati intorno alla prima metà del VII secolo a.C.. I reperti – attualmente conservati nei laboratori di restauro della Soprintendenza istituita dal ministro Franceschini nel dicembre del 2019 nell’ambito della riorganizzazione del ministero – costituiscono un ritrovamento eccezionale e di grande importanza scientifica. “L’archeologia subacquea – ha dichiarato il ministro della Cultura, Dario Franceschini – è uno dei settori di ricerca più importanti del nostro Paese su cui è necessario tornare a investire. Siamo un paese circondato dal mare e abbiamo un ricco patrimonio culturale sommerso che va ancora studiato, salvaguardato e valorizzato. Le recenti indagini nel Canale di Otranto confermano che si tratta di un patrimonio ricchissimo in grado di restituirci non solo i tesori nascosti nei nostri mari, ma anche la nostra storia”. “Le tecnologie solitamente utilizzate nell’ambito dei lavori della pratica subacquea industriale del comparto “oil & gas”, utilizzate sotto il controllo attento degli archeologi della Soprintendenza, hanno permesso di portare in superficie parte del carico del primo relitto databile all’inizio del VII secolo a.C. ritrovato nel mar Adriatico – ha spiegato la Soprintendente, l’archeologa subacquea Barbara Davidde e ha aggiunto – si tratta di un evento di eccezionale importanza, anche per le tecnologie utilizzate per il recupero, realizzato nei mari italiani a quasi 800 metri di profondità“. “La scoperta ci restituisce un dato storico che racconta le fasi più antiche del commercio mediterraneo agli albori della Magna Grecia, meno documentate da rinvenimenti subacquei, e dei flussi di mobilità nel bacino del mediterraneo – ha spiegato il Direttore dei Musei, Massimo Osanna, che ha visitato il laboratorio di restauro della Soprintendenza nazionale per il Patrimonio Culturale Subacqueo, in occasione del 60° Convegno Internazionale di Studi sulla Magna Grecia, e ha proseguito – è un carico intatto che getta luce sulla prima fasi della colonizzazione greca in Italia meridionale, grazie anche allo stato di conservazione significativo che ci permette di capire quello che trasportavano: non solo cibi come olive, ma anche coppe da vino considerate beni di prestigio e molto apprezzate anche dalle genti italiche”. “Si tratta in particolare di tre anfore della tipologia corinzia A, dieci skyphoi di produzione corinzia, quattro hydriai di produzione corinzia, tre oinochoai trilobate in ceramica comune e una brocca di impasto grossolano, di forma molto comune a Corinto. Molto interessante il pithos, recuperato frammentario”, spiega la Davidde, “con tutto il suo contenuto costituito da skyphoi impilati al suo interno in pile orizzontali ordinate. In questa fase, se ne contano almeno 25 integri, oltre a diversi frammenti pertinenti ad altre coppe. Il numero totale degli skyphoi ed eventuali altri elementi contenuti originariamente nel pithos saranno definiti attraverso uno scavo in laboratorio con la rimozione del sedimento marino”. In considerazione dell’importanza del relitto, il Ministero della Cultura ha in previsione di procedere al recupero dell’intero carico che risulta costituito da circa duecento reperti, ancora sparsi sul fondale, di cui si dispone già di una mappatura georiferita, al restauro dei reperti e alla realizzazione delle analisi archeometriche sui materiali e archeobotaniche su residui organici e vegetali che potrebbero essere ancora presenti nel sedimento che riempie molte delle ceramiche recuperate, come per esempio in una delle anfore corinzie che ha restituito i resti di noccioli di olive. https://www.meteoweb.eu/2021/10/straordinaria-scoperta-archeologica-nel-canale-di-otranto-video/1731082/#11 punto
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Ciao, sono qui in Toscana con mio padre. Pure lui propende per una buona replica con finalità "ad esempio". In passato aveva acquistato qualche bella replica di monete greche, tra quelle che "non gli era possibile acquistare". PizzaMargherita.1 punto
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