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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 10/14/21 in tutte le aree
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Riprendo questa mia discussione sui 3 Cavalli di Ferdinando IV perché dopo tanto tempo ho finalmente completato la serie con tutte le varianti di conio conosciute e con la tipologia di Busto del 1790 non ancora riportata nei cataloghi. Ecco a voi la famigliola al completo.6 punti
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Salve @grigioviola, la perseveranza è premiata, complimenti per questo acquisto interessantissimo e la tua analisi. Concordo, se la tua moneta è stata coniata nell’atelier II, è una produzione tarda, coeva alla disorganizzazione della zecca clandestina, intorno al 266/267, con uno stile più rozzo e delle legende degenerate. Vorrei condividere al riguardo un bronzo molto intrigante, descritto in un articolo di Hollard e Gricourt del 1997, raffigurante un personnagio che gli autori identificano con Lug, dio assimilato dai romani a Mercurio, pure condividendo con Apollo numerosi poteri ed caratteristiche. https://www.persee.fr/doc/dha_0755-7256_1997_num_23_1_2334 Il rovescio s’ispira chiaramente della tipologia incontrata per degli antoniniani ufficiali e dei rari bronzi dell’atelier II, con legenda NEPTVNO REDVCI. Ma la postura è più dinamica, e si vede (ma non è distinguibile sulla foto sfocata n°2) sul braccio sinistro un uccello (corvo?) e nella mano destra, il delfino è stato sostituito da una specie di volatile (gallo, aquila?) che sembra sdraiato sulla schiena, le zampe in aria. Due esemplari erano conosciuti quando l’articolo è stato pubblicato. Il primo (n°2) è apparso in una vendita tedesca nel 1942, l’altro (n°1a e 1b) venne più recentemente a conoscenza di Hollard e Gricourt e faceva parte di una collezione privata. Osservando bene le foto delle due monete, risultava chiaro che il conio (Hollard parla di coniazione e non di monete fuse) era stato ripreso: in basso a destra, una T della legenda è stata cambiata con una S. Gricourt e Hollard, con diversi argomenti di una grande erudizione e che rinuncio a riassumere qui, propongono una lettura molto audace, SVTVS AVG (letteralmente il cucito augusto, ossia l’augusto in vincoli), ma una lettura più semplice potrebbe anche essere AVGVSTVS, con delle lettere invertite o capovolte (AVGSVTVS) come il S/C del campo o il POSVTMVS al dritto. L’incisore sarebbe (soltanto per il rovescio?) lo stesso operaio del doppio sesterzio di « Taranis » alla ruota, identificato da Gricourt come lo scalptor « L » dell’atelier II, che inoltre, inserisce ogni tanto delle lettere greche nelle legende. Poi è apparso nel 2016 questo bronzo, in una vendita della casa numismatica Boule: https://www.sixbid.com/en/boule/3158/roman-empire/2646042/postume-260-268-sesterce-imitation-gauloise?term&orderCol=lot_number&orderDirection=asc&priceFrom&displayMode=large&auctionSessions=2736|64809&sidebarIsSticky=false È una versione ancore diversa, forse intermedia tra i due bronzi precedenti, con la S che è già stata sostituita alla T, mentre l’uccello sul braccio sinistro che tiene il tridente è interamente scomparso. Si può anche osservare che il centraggio, al dritto e al rovescio, è identico per i tre bronzi. Monete fuse? E fatte con uno stampo modificato e capace di resistere a diverse cotture? Sempre che si tratti di una divinità indigene, ha veramente qualcosa da vedere con Lug? Come vedi @grigioviola, aggiungo nuove interrogazioni alle tue, e non ho nessuna risposta soddisfacente da proporre.4 punti
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Ciao @Asclepia, innanzitutto grazie per le spiegazioni e per la condivisione delle tue belle monete, complimenti. In questi giorni ho comperato un 3 Grana che presenta una notevole mancanza del tondello ad ore 12, ma mi piaceva il ritratto ancora leggibile di Murat. Lascio a Te l'interpretazione, non essendo il sottoscritto un esperto. Grazie e Saluti a Tutti, Beppe3 punti
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Buonasera amici. Voglio aprire una discussione dove condividere con voi una foto con alcune delle banconote anni ‘30 e ‘40 circolanti in Italia e presenti nella mia collezione. E voi? Dai vediamo anche i vostri ‘piccoli’ di quegli anni. Buona serata a tutti2 punti
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Quando le fonti letterarie ispirano loschi personaggi si mettono all'opera VARRONIANO SILVANO DESIDERIO ACHILLEO ODENATO VITTORINA ELIANO LOLLIANO SPONSIANO SATURNINO ...2 punti
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Buongiorno, Nella prossima asta Bertolami Fine Arts EAuction 105 del 21-24 ottobre al lotto 655 una moneta che la casa d’aste definisce “tooled”, io la definisco invece “impossibile”. Il perché sarà chiaro ai più esperti già dal titolo (e no, non è sbagliato, ahimè), in quanto il conio di dritto O46 appartiene al gruppo II di The coinage of Gela di Jenkins, datato tra il 480 ed il 470 a.C., mentre il rovescio O182 appartiene al gruppo VIII datato al 420-415 a.C. (data indicata peraltro anche da Bertolami per l'esemplare in questione). Allo stile tardo arcaico del dritto si oppone quello ormai pienamente classico del rovescio. Non solo, il conio O46 sarebbe dovuto restare a disposizione della zecca geloa per sessanta anni (e 47 pagine del catalogo del corpus di Jenkins aggiungo io) sopravvivendo indenne alla caduta delle tirannidi, alle lotte tra i siculi di Ducezio ed i sicelioti, alla prima guerra con Atene, per giungere alle porte della seconda grande spedizione ateniese in Sicilia, da Gelone e Ierone direttamente ad Ermocrate insomma. Impossibile appunto, a meno che non si voglia far andare su per il camino The coinage of Gela (un’opera che dopo 51 anni è passibile di poche e nulle aggiunte e modifiche). Troppe parole, meglio lasciare spazio alle immagini, ponendo l’attenzione sulla frattura di conio che condividono i primi quattro esemplari postati (tra le gambe posteriori ed anteriori dei cavalli) nonché sulle differenze di stile ed epigrafiche (la lettera gamma) al rovescio. L’esemplare Bertolami eAuction 105/655 (Jenkins O46-R182): https://www.numisbids.com/n.php?p=lot&sid=5035&lot=655 Una moneta ex Roma Numismatics X lotto 159 (catalogabile Jenkins 167 O46-R102): https://www.numisbids.com/n.php?p=lot&sid=1226&lot=159 CNG eAuction 327/395 (catalogabile Jenkins 168, O46-R103): https://www.cngcoins.com/Coin.aspx?CoinID=259444 CNG eAuction 376/16 (catalogabile Jenkins 170, O46-R99): https://www.cngcoins.com/Coin.aspx?CoinID=313662 Per completezza aggiungo un bellissimo esemplare che riporta il conio R182 (catalogabile Jenkins 470) ex Obolos 8/80 dalla collezione Stoecklin (O91-R182): https://nomosag.com/default.aspx?page=ucAuctionDetails&auctionid=8&id=80&p=1&s=&ca=0&co=0&type=webauction A questo punto mi piacerebbe sentire le opinioni di chi vorrà condividerle circa la tecnica di produzione di questa moneta “impossibile”. @gionnysicily @odisseo@Emilio Siculo @Brennos2 @skubydu @paparoupa @dracma@valteri2 punti
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Ciao raga condivido stasera la mia ‘54, esempio lampante di graffi di conio al D, a parte i quali che appare di discreta conservazione complessiva Cari saluti2 punti
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Particolare come minimo! Comunque volevo complimentarmi con la casa d’aste Bertolami Fine Arts per avere ritirato il lotto oggetto della discussione, l’ho notato solo ora, tutto bene ciò che finisce bene ?2 punti
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Che dire ..... uno spettacolo???!!!! La femme fatale....2 punti
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Lamù! ??? Ossignur! I calli alle mani ? Margot/Fujiko ??? Ossignur! Le vescice alle mani ? Ci manca solo "Occhi di gatto" ??? Ossignur! I crampi alle mani ?2 punti
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Buonasera a tutti, ho recentemente aggiunto in Collezione Litra68 due Cavalli Aragonesi che provengono dall'Asta 96 Tintinna. Sono da classificare entrambi, ne posto uno, quello che ha più evidenti tracce si ribattitura. Mi farebbe piacere avere vostro aiuto. Credo si tratti di un emissione di Ferdinando II con effigie di Ferdinando I ribattuto su un cavallo di Carlo VIII. Saluti Alberto2 punti
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@Vietmimin la serie delle tre emissioni con il dio Lugus (?) al rovescio è strettamente connessa alle emissioni con Taranis in quanto appunto si tratta di esemplari che, a prescindere siano stati realizzati o meno dal medesimo incisore, testimoniano una continuità dei culti indigeni locali nonostante la romanizzazione della provincia gallica. E' un po' il fulcro dei molteplici studi di Hollard coadiuvato poi da altri studi congiunti con Gricourt e Pilon. Con i tre autori francesi sono entrato in contatto, tramite Pilon, qualche anno fa e abbiamo discusso proprio di questa serie di emissioni locali aventi elementi in qualche modo collegabili alle tradizioni cultuali locali. Va ricordato che queste testimonianze emergono non soltanto in emissioni "fraudolente" locali in atelier dove gli artigiani impiegati potevano essere in qualche modo estranei al processo di romanizzazione, ma anche in emissioni ufficiali. Basti pensare ad esempio all'antoniniano dedicato a Ercole Magusano: Con Pilon c'è stato un contatto recente, qualche settimana fa, in cui si è valutata la possibilità di produrre un breve saggio a otto mani (una collaborazione italo-francese ) proprio sul sesterzio imitativo con la ruota al dritto che ho arditamente messo in relazione con il culto di Taranis in quanto anche loro tre concordano nel ritenere valida la mia ipotesi... vediamo se la cosa avrà un seguito e se sì, in quale forma. Onestamente, della numismatica, è questo l'aspetto che maggiormente mi attrae: lo studio e la ricerca. ...aspetto che quando si concretizza in piccole "scoperte" come questa, mi appaga di molte fatiche e ricerche che magari si son dovute arenare per varie difficoltà e problematiche. Mi fa piacere poi condividere il tutto con altri appassionati perché sono fermamente convinto che dallo scambio di notizie, informazioni e studi personali non può che nascere un arricchimento reciproco utile non solo a se stessi, ma a tutta la platea di collezionisti e studiosi... ognuno, nel suo piccolo, può produrre contributi decisamente utili e interessanti!2 punti
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Magari non è come ci vuol far credere Fiscer Borssert, sarà un accademico, ma non credo che abbia le conoscenze sui falsi. Dovrebbe spiegarci, come mai l'impronta del giovinetto nudo ( che è sempre sul dritto ), qui e coniato sul rovescio, poi alcune fratture siono sospettose, cosi lo stesso giovinetto a cavallo, sembra manipolato. Di fatti alla Staks è stata proposta, ben 5 volte, per quattro invenduta. Personalmente non mi piace, e andrebbe analizzata bene.2 punti
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Non vorrei sembrare un pappagallo, ma anch'io avevo ed ho tutt'ora l'abitudine di lavarmi spessissimo le mani o igenizarle. Anni addietro ero un po' canzonato per questo , ma poi quando è arrivato il Covid ho canzonato io quei simpaticoni privi di scorte di igenizante (sono stato tra i pochi ad avere una scorta consistente di amuchina e di mascherine)....non che io sia un germofobo ma solo a scopo precauzionale. Mi fa piacere che hai citato un mio compaesano Ho aperto anche una discussione1 punto
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Ho dovuto segnalare al Direttore della Bertolami Fine Art, che questa moneta era un falso da un accoppiamento di due coni, con 60 anni circa di distanza, e che dettagli inequivocabili collocano la moneta ad un falso moderno. Complimenti sig. Direttore.1 punto
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In ambito celtico ritorna spesso una figura mitologica generalmente rappresentata barbuta e talvolta associata alla ruota o solamente rappresentata da quest'ultima. Si è molto dibattuto sull'attribuzione di un nome a questa divinità e una serie di rappresentazioni associate ad alcune dediche hanno spinto gli studiosi a identificare la divinità con Taranis (il cui nome significava "dio del tuono o dio tonante"), che troverebbe il suo corrispondente in Giove nel pantheon dei latini. Una delle sintesi migliori di questo insieme di rappresentazioni e attributi è data dalla famosa statua rinvenuta a Châtelet-sur-Meuse che rappresenta il cosiddetto "dio con la ruota" con in mano un probabile fascio di fulmini (tipico attributo del latino Giove): Un articolo disponibile in rete a questo link (http://bifrost.it/CELTI/Museo/Archeologia-Taranis.html#Chatelet) ben spiega questa figura mitologica: Numismaticamente parlando, troviamo una possibile rappresentazione di questa divinità in un sesterzio di emissione locale di Postumo. La moneta in questione proviene dal famoso Atelier II identificato con il sito di Chateaubleau a cui ho dedicato diversi interventi poi sintetizzati in questa discussione: Tale moneta è nota in due esemplari di cui uno proveniente dal ripostiglio di Mericourt-L'Abbé che trovate analizzato invece in questa discussione: Su questi due pezzi, Daniel Gricourt e Dominique Hollard hanno scritto un interessante saggio "Taranis, le dieu celtique a la roue remarques preliminaires" che potete leggere qui: https://www.persee.fr/doc/dha_0755-7256_1990_num_16_2_1491 L'esemplare proveniente dal ripostiglio di Mericourt-L'Abbé è stato venduto dal noto negozio numismatico francese CGB e queste sono le immagini del dritto e del rovescio: Per meglio comprendere il rovescio, Gricourt e Hollard analizzano entrambi i tipi noti e ne fanno poi una sintesi grafica: Ora, dopo questa breve analisi, volevo portarvi all'attenzione quest'altro esemplare imitativo che sarà venduto alla prossima asta iNumis di giugno: Postume, double sesterce, contrefaçon, atelier II, c.266 A/légende dégénérée; Tête radiée à droite R/légende dégénérée; Galère à droite Bronze 23,0 mm 9,14 g 12 h TTB, RR SENA 97 cf.m p.420 Proche de l'exemplaire m du catalogue dressé par D. Hollard, Cahiers de la SENA, 97, 1988, pp.414-422 Il particolare che ha suscitato il mio interesse sta al dritto e in particolar modo alla O stilizzata della legenda che qui viene fusa con la P dando origine a una vera e propria ruota (anche se con soli 4 raggi) che a mio avviso non trova una soddisfacente spiegazione nella mera degenerazione della legenda. Di sicuro l'incisore era illetterato, come lo era del resto anche l'autore del pezzo discusso in precedenza (probabilmente la matrice del dritto era stata ricavata da un pezzo ufficiale, ragione della correttezza della legenda rispetto a quella del rovescio!), ma non si spiega la rappresentazione delle lettere PO in una ruota... la O e la P sono tutto sommato facilmente riproponibili, specialmente la O. Il fatto che qui appaia in forma di ruota secondo me implica che l'incisore ha inteso la ruota quale parte integrante della legenda del dritto quasi fosse attributo identificativo della raffigurazione che sicuramente doveva sapere appartener all'imperatore Postumo, ma evidentemente qui interpretato come identificato in una divinità (locale?): busto nudo (non c'è traccia né di corazza né di drappeggio di mantello), barbuto e associato a una ruota... elementi che non possono non far pensare al dio celtico con la ruota (sia esso o meno Taranis). In più, nel sito di Chateaubleau sono attestati molteplici strutture di culto principali e secondarie. Di sicuro il santuario principale era legato a una fonte sorgiva locale e quindi a divinità d'acqua con poteri benefici e guaritrici, identificate in Mercurio Solitumaros (vedi: https://www.persee.fr/doc/dha_0755-7256_1999_num_25_2_1542), ma vi erano anche altri edifici di culto legati ad altre divinità locali come Epona di cui nel sito in questione sono state trovate diverse statuette di cavallo di chiara origine ex-voto (vedi https://www.persee.fr/doc/racf_0220-6617_1998_num_37_1_2790). Unendo un po' i ritrovamenti archeologici, le scoperte numismatiche e alcune suggestioni tutti legati a questo importantissimo sito, perché non cercare un riscontro delle simbologie rappresentate in queste emissioni locali con la presenza di luoghi di culto di grande frequentazione e importanza per le popolazioni della regione? E' ipotizzabile anche la presenza del culto di Taranis a Chateaubleau? O comunque è possibile legare il cavallo e la ruota a simbologie cultuali locali? Chi lo sa... probabilmente le mie sono solo suggestioni e andrebbero approfondite con i riscontri archeologici...1 punto
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Ciao decisamente la fotografia non è il tuo forte. Non è nemmeno il mio peraltro ? Detto questo, sempre cercando di fare degli sforzi di immaginazione, mi verrebbe da dire BB+1 punto
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Non mi sembra ostrogota ma l'ultima parola spetta a @Poemenius.1 punto
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Grazie del complimento. Si, volevo vivacizzare un po’ la sezione ? anche nel tuo caso complimenti perché sono banconote che a me mancano1 punto
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Buon pomeriggio a tutti, bel colpo d'occhio, complimenti Rocco, @Rocco68, io mi accontenterei di mettere in raccolta il 1788 e il 1804 per chiudere la mia serie. Ovviamente diventerebbe molto più impegnativo per me trovare tutte le varianti. Saluti Alberto1 punto
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Ma quelli dell'asta di Bruxelles sapranno chi ha conferito il materiale per la vendita, o gli è arrivato in forma anonima. Perchè la Galleria Numismatica di Parigi, non va direttamente alla fonte? Oppure a Bruxelles il materiale viene fornito in modalità anonima e poi un prestanome ritira i soldi della vendita ? Mi sembra strana la richiesta, non è molto chiara.1 punto
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La prima, tallero di Maria Teresa, "potrebbe" essere originale.. ma il bordo che sembra rialzato non mi piace. La seconda, tallero Italicum, è una riproduzione. Sotto la "R" si legge RIPROD, anche perchè l'aquila non è quella giusta: è stata messa l'aquila del 100 lire Aquila Sabauda.1 punto
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Ma foto con un telefono no!? con lo scanner non si capisce una cippa1 punto
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Buongiorno, è un denaro tornese del principato d'Acaia. Da quello che vedo mi direi Guglielmo II Villehardouin (la foto del retro è rovesicata): + G : PRINC[...] Saluti1 punto
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Perfetto piergi, aggiornato mail e sito web. Grazie.1 punto
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Complimenti griogioviola per l acquisto ! E per la passione verso gli usurpatori gallici..1 punto
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Partecipo con queste due banconote che non sono ancora presenti nella discussione, provengono da due mazzette quasi intere, quest'ultime purtroppo maneggiate con mani pesanti e senza alcuna cura, forse l'originario possessore intendeva usarle all'epoca per la spendita ma non gli è stato più possibile.1 punto
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Sempre puntuale e documentato @Archestrato nell'individuare questo improbabile esemplare con impronte O46 - R182 . In similitudine numerica, e non disponendo del Jenkins per verifica, incuriosisce che il tetradrammo di impronte ancora arcaiche a suo tempo passato in NAC 13 n. 282, sia indicato in un buon sito come Jenkins 173/2 con conii O47 - R192 . una buona giornata1 punto
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Di recente ho rispolverato un vecchio libro di racconti dell'orrore di Stephen King. Voglio rileggerli a distanza di molti anni per esaminarli con occhio più maturo di quand'ero ragazzino.1 punto
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Quello con la leggendaria porta che spunta dall'orizzonte... ha sconvolto un'intera generazione ? Per quanto mi riguarda è impossibile non citare anche loro:1 punto
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Vista l'intraprendenza che hanno non mi stupisco proprio.1 punto
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Il numero di monete che Luca possiede corrisponde ai giorni in cui non rimane sveglio in un anno. Sapendo che dorme 12 minuti ogni ora, quante sono le monete?1 punto
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Non mi pronuncio sull’autenticità o meno dell’esemplare in questione perché non possiedo competenze in materia. Certamente si può affermare che non è il primo caso in cui vengono accoppiati coni pertinenti a serie diverse e cronologicamente assai distanti. Nel corpus della monetazione tarantina redatto da Fischer-Bossert, ad esempio, il piccolo gruppo 23, datato al 400-390 a.C., annovera un D/ (V97) - l’unico peraltro - “riesumato” da un’emissione ben più antica di circa mezzo secolo (gruppo 13, 198: 450-440 a.C.). SNG Oxford, 240 ( = Fischer-Bossert, gruppo 13, 198.b: 450-440 a.C.) CNG, Triton V, 2002, 1042. ( = Fischer-Bossert, gruppo 23, 315: 400-390 a.C.)1 punto
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Io vi saluto, mi congedo, vi aspetto volentieri sabato per passare dal virtuale al reale in un evento finalmente in presenza con i tanti che hanno già aderito e con chi ha piacere, buona numismatica a tutti !1 punto
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Complimenti, Ferdinando II (conii del nonno) su Carlo VIII zecca di Aquila, DA. 140 RRR1 punto
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Per come la vedo io, l’interesse nel conservare un reperto non deve essere unicamente in funzione del suo valore/rarità. Se ne dovrebbe garantire la conservazione sul lungo termine a prescindere da tutto ciò e non vedere la moneta unicamente come bene collezionistico. Per cui si, per me vale la pena. Quanto alle controindicazioni legate all’uso di BTA, prenderò le giuste precauzioni. La moneta è, ovviamente, già stata isolata come da prassi per tutti i pezzi sospetti di corrosione attiva1 punto
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DE GREGE EPICURI Complimenti per l'acquisto della splendida moneta, e per le riflessioni. Che si tratti di Postumo, mi pare indubbio. Non so se la ruota può esser considerata parte della legenda, perchè a me sembra un po' decentrata, come se fosse piuttosto collocata nel campo, dietro alla testa.1 punto
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Io rimango dell'idea che il titolo di Mater Castrorum venne conferito a Faustina non molto prima della sua morte. Questi sono gli elementi che sono, a mio parere, a favore di questa tesi: Così scrive Dione Cassio: "...e (Marco Aurelio) fu salutato imperatore per la settima volta. Inoltre Faustina ricevette il titolo di Madre degli Accampamenti...". La ricostruzione della cronologia degli eventi nella versione epitomata da Xilifino è spesso problematica, tuttavia in questo caso si osserva una consequenzialità diretta ed inequivocabile: la costruzione del racconto indica che Faustina ottenne il titolo di Mater Castrorum contemporaneamente o successivamente alla Salutatio Imperatoria VII. Numerosi elementi collocano quest'ultima durante la TR POT XXVIII (10/12/173 - 09/12/174). A tal proposito avevo approfondito la titolatura di Marco Aurelio nel mio lavoro scaricabile al link https://www.academia.edu/40820890/Marco_Aurelio_e_il_mistero_della_Tribunicia_Potestas_V_Una_revisione_delle_datazioni_delle_Tribuniciae_Potestates_di_Antonino_Pio_e_di_Marco_Aurelio_Seconda_edizione_aggiornata_1_Gennaio_2020_ Come illustrato nei post precedenti, esistono monete sia con Faustina ancora in vita sia postume che celebrano il conferimento di questo titolo. E' importante notare come si tratti di rovesci con tipi specificatamente dedicati all'evento e non di una semplice indicazione riportata al diritto. Ciò è un forte indizio del fatto che Faustina ricevette il titolo e morì poco dopo: la celebrazione iniziata sulle monete "in vita" continuò, pur con qualche variazione nella rappresentazione (tuttavia ancora molto simile), su quelle postume. Esistono dei sesterzi "Matri Castrorvm" con la legenda al diritto "FAVSTINAE AVGVSTAE". Tale legenda è rarissima (è presente anche su alcuni con Diana Lucifera al rovescio). Essa, espressa al dativo (quindi in forma di dedica) e non più al nominativo, mi ha fatto pensare a delle coniazioni avvenute nel periodo di transizione intercorso tra la morte e la divinizzazione dell'augusta da parte del Senato. Tornando alle iscrizioni dell'Annee Epigraphique 1982, si tratta di frammenti diversi e non è affatto scontato che siano contemporanei tra di loro.1 punto
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Per chi vuole (e io sono il primo) approfondire l'argomento: https://www.academia.edu/5896659/Il_fiume_a_Roma_da_fluvii_a_Tiberis_1 punto
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A distanza di qualche anno ritorno su questa moneta perché ho il desiderio di approfondire lo studio e la presentazione dell'esemplare. I casi della vita mi hanno riproposto la moneta che ora, complice un prezzo maggiormente appetibile e abbordabile, ho inserito in collezione. Aggiungo una foto dell'esemplare non tanto per la qualità della stessa (che devo dire è alquanto penosa!) ma solo per darvi un'idea più verosimile della patina reale che è molto più viva e brillante rispetto alla vecchia foto dell'inserzione di vendita. Tuttavia l'attenzione va di nuovo alla rappresentazione e al suo carico simbolico che voglio un attimo ripercorrere con voi (giusto per fissarmi qualche appunto per i miei futuri approfondimenti). La legenda non permette una decodificazione precisa del presunto modello utilizzato dall'artigiano locale che ha approntato il conio. Un po' a fatica quanto riproposto graficamente al dritto si può "tradurre" con una pseudo legenda di questo tipo: D\ "⊕ |-|\/|||||| L|" e non c'è modo di abbinarvi nessuna delle formule tipicamente adottate per i sesterzi di Postumo: ad esempio la classica "IMP CM CASS LAT POSTVMVS PF AVG" o forme più brevi e sincopate. Passando allo stile del ritratto si può dire tranquillamente che esso non presta fianco alcuno ad eventuali difficoltà legate a una attribuzione locale: è chiaramente una emissione imitativa dallo stile piuttosto "rozzo" sebbene dotato di una sua artisticità tipicamente "gallo-celtica". Anche l'identificazione dell'autorità emittente non comporta particolari difficoltà. Si tratta di Postumo, a prescindere dalla leggibilità della legenda: testa radiata, barbuta ed emissioni pesanti in bronzo sono tre elementi che in ambito gallico nel III possono essere ricondotte esclusivamente a questo usurpatore locale. Tuttavia con l'esemplare in questione si può osare ulteriormente - pur con tutte le difficoltà e cautele interpretative del caso - proprio grazie a due esemplari di sesterzi imitativi riconducibili all'Atelier II (grosso centro di produzione a uso fraudolento identificato da Bastien come Atelier II e "archeologicamente" da Pilon come Chateaubleau). I sesterzi in questione li avevo citati nel mio precedente messaggio riportando uno dei due esemplari noti venduto da CGB qualche anno fa. Oggi vi propongo anche l'altro esemplare in una foto tratta da una pubblicazione in B/N non eccelsa ma che comunque consente una buona leggibilità del tipo a differenza dell'esemplare presente negli archivi di CGB: La figura presente al rovescio, come già accennavo nella mia precedente esposizione, è stata identificata senza ombra di dubbio alcuno con la divinità celtica Taranis grazie alla presenza nel campo a destra di una ruota, simbolo che tradizionalmente identifica questa divinità celtica. La ruota è da intendersi quale simbologia celeste che incarna vari significati: dal movimento cosmico dell'universo al movimento quotidiano e annuale del sole fino al rombo stesso del tuono che accompagna il fulmine che era considerato dagli antichi come una emanazione del fuoco solare. Il dio con la ruota quindi è identificato tra le divinità del pantheon celtico con Taranis da numerosi studiosi e i numismatici Hollard, Gricourt e Pilon a varie occasioni trattando di questa coppia di sesterzi condividenti questo medesimo strano rovescio hanno convenuto senza ombra di dubbio sull'identificazione di tale figura maschile con il dio celtico Taranis. Il Taranis presente nella statuaria gallo-romana giunto fino a noi in varie forme (statuette di bronzo, bassorilievi, statue equestri in pietra...) viene sempre identificato come una figura generalmente nuda (talvolta ammantata), barbuta e con lunghi capelli abbinata appunto a una ruota a vari raggi (o in mano o appoggiata ai piedi o retta a mo' di scudo). Nei due sesterzi provenienti dall'Atelier II la divinità presenta anche una corona radiata che probabilmente, nelle intenzioni dell'incisore, doveva collegarsi all'imperatore come sua diretta personificazione (Postumo che incarna Taranis, il dio tonante con la ruota) e anche a Giove (dio del tuono e delle folgori che con le contaminazioni religiose romane aveva "assorbito" la figura di Taranis). Ritornando ora alla moneta da me presa in analisi, in un simile contesto non si può quindi non pensare di attribuire alla rappresentazione al dritto un senso "altro", un significato ulteriore a quello della mera rappresentazione dell'autorità imperiale ovvero la rappresentazione trasfigurata in divinità dell'imperatore e nella fattispecie raffigurato con i tratti tipici (e romanizzati) di Taranis: nudità eroica, capello folto, volto barbuto, corona radiata e simbolo solare-celeste della ruota. Sull'attribuzione della zecca di emissione all'Atelier II-Chateaubleau l'analisi richiede ancora approfondimenti. Indubbiamente la ruota è un elemento comune, sebbene la resa stilistica della stessa sia diversa (quattro raggi una emissione e otto l'altra). Come pure più rozza e stilizzata è anche la fattura di tutta la moneta che quanto meno la colloca in un arco temporale leggermente successivo (anche a Chateaubleau l'ultima fase della produzione fraudolenta fu caratterizzata da emissioni di fattura estremamente rozza e stilizzata). A deporre a favore dell'Atelier II c'è indubbiamente la produzione in questa officina locale del tipo LAETITIA con galea al rovescio che, stilisticamente, presenta delle connessioni con questo esemplare. Tuttavia si tratta di una tipologia di rovescio frequentemente imitata, forse tra i tipi più riprodotti a livello imitativo tra i rovesci bronzei di Postumo, quindi non può ritenersi un elemento inconfutabile. Tuttavia, se non risulta certa l'attribuzione al centro produttivo, sicuramente appare concreta la presenza dell'elemento ruota come segno di continuità e permanenza di un culto locale autoctono che continuò a sopravvivere nonostante la romanizzazione dei costumi della popolazione gallica. Un'altra singolarità di questa moneta è la rappresentazione "eroica" a busto nudo dell'imperatore che non era così usuale nelle emissioni bronzee di Postumo (non presente a memoria nelle serie ufficiali e non comune nemmeno in quelle locali). Un altro esemplare con busto nudo proviene sempre dall'Atelier II l'avevo presentato all'interno di questa discussione: Infine un'attenta analisi meriterebbe pure la legenda. Sulla degenerazione delle lettere delle emissioni locali si possono fare varie congetture, rimane tuttavia un dato certo che essa parte da una legenda o comunque da una "lettura di una possibile legenda che l'incisore crede corretto abbinare a una data raffigurazione". Avendo l'autore del conio in testa la personificazione del dio Taranis, potrebbe aver tentato di riportarne il nome in legenda? Magari come "attributo distintivo" da aggiungere al nome dell'imperatore? Le lettere Δ...P C M O I Π presenti nel rovescio dei due sesterzi con Taranis, possono essere state a loro volta un tentativo per codificare in legenda la figura? in caso affermativo, si possono riscontrare nella pseudo legenda di quest'altro esemplare? Ponendo le due iscrizioni a un mero confronto visivo sembra non emergere nulla di significativo: Δ...P C M O I Π ⊕ |-|\/|||||| L| tuttavia i nostri occhi non sono quelli dei romani del III secolo e in particolar modo degli abitanti della Gallia e chissà che con uno sguardo privo delle architetture mentali attuali non si riesca a decifrare qualcosa in quelli che a noi sembrano solo segni privi di alcun significato... Domande e ancora domande, poche risposte e ancor meno certezze. Un pezzo interessante che lascia aperti molti interrogativi e tante suggestioni.1 punto
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Per leggere l’estratto di Dione Cassio (p. 24 e 25): https://books.google.fr/books?id=t8bA9DF6h8QC&pg=PA5&lpg=PA5&dq=dione+cassio+libro+LXXI&source=bl&ots=SN6jEpDtwC&sig=ACfU3U2YqiTIo17wd6wDuYdv-JpLFcMFpg&hl=fr&sa=X&ved=2ahUKEwjP9IeWl8LzAhWHkhQKHS9YAIYQ6AF6BAgQEAI#v=onepage&q=dione cassio libro LXXI&f=false Il fatto che il libro LXXI di Dio Cassio sia un epitome, cioè un riassunto dell’opera di Dio Cassio operato da Xiphilinus, uno storico bizantino del XI sec, potrebbe spiegare certe scorciatoie fuorvianti. Ad esempio quella che lega il « miracolo della pioggia » (171 o 172 d.C) all’ acclamazione di Marco Aurelio. Sappiamo che la settima salutatio imperatoria di Marco Aurelio è avvenuta nel 174, (IMP VII sulle monete) ed è verosimilmente contemporanea al titolo di Mater Castrorum, magari anch’esso concesso a Faustina dall’esercito stesso. Ad esempio, Peter Kovacs, e non soltanto lui, dissocia i due eventi: A meno che supponiamo, come l’ho letto da qualche parte (ma non mi ricordo dove), che l’epitomista o il copista del Medioevo abbia fatto confusione tra la lettera dzeta (7) e la lettera numerale stigma Ϛ(6) per l’acclamatio di Marco Aurelio... Concordo con Ross14, se la datazione 172 è certa per l’iscrizione 778 (Orfitus e Quintillus consoli) ma che non menziona Faustina, bisognerebbe sapere perché la data del 172 dell’iscrizione 781, scolpita sulla base di un altare dedicato alla salute di Faustina mater castrorum, è stata ritenuta. Un’altro indizio di una datazione tardiva del titolo potrebbe essere fornito dalla numismatica: tra le numerose acconciature di Faustina incontrate sulle monete, ne troviamo una sola per tutte le monete postume. Ed è anche quella che si trova per la tipologia MATRI CASTRORVM per Faustina in vita. Senza fornire una data precisa, sarebbe comunque l’ultima acconciatura di Faustina, che si vede anche per le tipologie DIANA LVCIFERA, FORTUNAE MVLIEBRI, o VENERI VICTRICI raffigurante Venere e Marte, anche loro databili dei due ultimi anni di vita di Faustina e forse collegati ai viaggi di Faustina in Pannonia. Se ne parla nell’ articolo (in francese) di Marcel Thirion, Gazette numismatique suisse, 1963/1967, con tutte le monete illustrate alla legenda MATRI CASTRORVM: http://doi.org/10.5169/seals-1707961 punto
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Alleghiamo locandina. Ci scusiamo per il ritardo, purtroppo c'è stato uno slittamento non previsto della definizione di una relazione. Abbiamo deciso di limitare il numero di conferenze e di farle solo al mattino per avere una situazione più bilanciata rispetto agli anni precedenti. Ringraziamo fin d'ora i relatori per la loro disponibilità. Alcune notizie di carattere logistico ed organizzativo: 1) la direzione dell'albergo dà disponibilità a tutti coloro che verranno a presenziare (sia espositori che pubblico) che ci sarà la possibilità di parcheggiare gratuitamente nel parcheggio dell'albergo, basta chiedere in reception. Il parcheggio di lato all'Hotel non è presidiato; 2) per accedere al convegno, a norma di legge, serve avere il GP o tampone nelle 48 ore precedenti (Il personale dell'hotel vigilerà su questo) 3) rispetto all'anno scorso, sia il Bar, sia il Ristorante dell'Hotel sono tornati alla piena operatività. Per altre informazioni sono a disposizione ed aggiorneremo la lista dei partecipanti in settimana con le ultime adesioni Vi attendiamo.1 punto
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Venezia. Editto dell'8 settembre 1754 dell'Inquisitorato sopra Ori e Monete della Serenissima, diretto da Pietro Barbarigo. mm. 330 x 210. Testatina con Leone di San Marco. Volevo condividere questo “pezzo” di storia locale: un simpatico ed interessante editto, testimonianza del problema dell’epoca.1 punto
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