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  1. lorluke

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Contenuti più popolari

Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 10/04/21 in tutte le aree

  1. Ciao a tutti, oggi 4 ottobre è la ricorrenza di San Francesco d'Assisi, patrono d'Italia e figura chiave non solo per la storia della Chiesa. Relativamente all'agiografia del "poverello d'Assisi" nato nel 1181 (o 1182), morto il 3 ottobre 1226 e canonizzato il 16 luglio 1228 da papa Gregorio IX, moltissimo è stato detto e scritto, proprio per il rilievo che questo frate ha avuto e continua ad avere tuttora a distanza di 800 anni circa dalla sua morte. In questa sede tuttavia volevo soffermarmi sulla rappresentazione in moneta di san Francesco, partendo dalla monetazione papale per arrivare tuttavia anche al di fuori dello Stato Pontificio. Nella mia ricerca ho rilevato che San Francesco, fondatore dell'Ordine Francescano, pur essendo come detto figura ecclesiastica di assoluta importanza, trova invero assai poco spazio nella iconografia della monetazione papale, e viene maggiormente rappresentato su altre monete, come avremo modo di vedere. Partiamo tuttavia, proprio dalla monetazione pontificia con una moneta papale chiave, che trova come protagonista proprio san Francesco: Sisto V (1585-1590), Felice Peretti . Piastra 1588. SIXTVS • V • [PONT] • MAX • ANN • IIII Busto del Pontefice a destra, con piviale ornato da due figure di santi; nel troncato della spalla, •GT• sormontato da crocetta (Guglielmo Tronci, incisore). Sotto, nel giro, • 1588 •. Rv. IN TE • SIGNVM • NOSTRE • REDENPTIONIS • San Francesco, nimbato, genuflesso a sinistra con le braccia aperte nell’attimo in cui riceve le stigmate. A sinistra, su di una roccia, il crocefisso raggiante, e a destra nel campo, rupi. CNI 122. Muntoni 6. E’ questa la prima piastra battuta nella zecca di Roma. Sisto V, che apparteneva all'ordine dei frati minori conventuali, con questa piastra offre un tributo al Santo al quale il suo ordine faceva riferimento: fu infatti lo stesso san Francesco a volere che i suoi frati fossero e si chiamassero "minori". L'esemplare che allego è ex InAsta 73, ed è probabilmente il pezzo più bello mai apparso in commercio, proveniente dalla vendita Montenapoleone N.1, lotto 267. E' lo stesso esemplare fotografato sul Muntoni.
    6 punti
  2. Buonasera a tutti! Vi presento il mio ultimo acquisto: 1 Grano del Regno di Sicilia, sovrano Carlo II d'Asburgo, anno 1699. Dopo la "fissa" iniziale con le monete Regno delle Due Sicilie (fissa che comunque non mi passerà ) ho deciso di "allargarmi" anche ad altri periodi storici che riguardano il Mezzogiorno d'Italia. Un parere/valutazione su questa moneta? Scusatemi per le solite pessime foto
    5 punti
  3. Ulteriore contributo con la mia cinquina di Filippo II di Spagna. Dovrebbe riferirsi al n. 89 del Magliocca. Peso gr. 0,67. Diametro mm. 14,50 Domenico
    3 punti
  4. Mi spiace che le foto non rispecchino la realtà,in mano è più brillante,vi posto un 1855 per vedere la differenza
    3 punti
  5. Buongiorno @modulo_largo , Grazie di ❤ perché oggi fai iniziare la giornata con un sorriso. L'esemplare proposto in effetti è stato una specie di pretesto per presentare quello che intendo (e non sono solo) per discussione degna di essere presentata in Sezione. Ne escono alcune sporadicamente (quella di alcuni giorni fa su Valerio Romolo ad esempio) e volevo dare un segnale agli utenti meno esperti (e magari bloccati) su cosa può essere in grado di produrre la Sezione. Contenuti che credo di poter definire quantomeno di buon livello sia anche accattivante nella lettura. E con ció intendo non solo per quanto trasmesso ma anche o forse soprattutto per il clima moderato e distensivo che l'ha contraddistinta. Una decina di anni fa... ne è passato di tempo da quando frequento il Forum. Ogni tanto rileggo discussioni datate e ricordo nomi di utenti di grande cultura che frequentavano (e contribuivano) la Sezione. Forse 10-15 anni fa si correva un po' meno, si aveva piú tempo libero per meditare, fermarsi, raccogliere dati, studiare e scrivere. Forse imperversava di meno lo stile FB con risposte veloci, buttate là senza riflettere sulla forma e i contenuti espressi. Forse si guardava di meno all'aspetto economico/tecnico e si privilegiava quello storico. Sicuramente non si veniva da un anno e mezzo abbondante di pandemia, chiusure parziali/totali, contestazioni etc... che squassano il mondo reale e finiscono per ricadere anche nel Forum come fonte di nervosismo latente. Questo è quello che vorrei, anche se mi rendo conto che non è affatto facile: che il frequentare il Forum sia un posto dove persone unite da un interesse comune possano dialogare ed esprimersi in modo rilassato, senza nervosismo, senza baruffe. Un posto dove la cultura e il rispetto dell'opinione altrui sia ai primi posti, una specie di salvagente dalle nevrosi quotidiane dove uno si approccia per staccare la spina un po' e prendersi un po' di respiro. Buona giornata Illyricum ?
    3 punti
  6. Il mio primo Sebeto. Anno comune in conservazione per me accettabile. Particolare il contorno con cerchi e quadrati.
    3 punti
  7. Ciao a tutti. Sono un collezionista dalla Cina. È il più costoso della mia collezione. Bellissime le monete di Vittorio Emanuele III. Ho la maggior parte delle monete in circolazione di questo periodo.
    2 punti
  8. In questo periodo di realizzi pazzi per le alte conservazioni... chi si accontenta, gode Moneta comune, passata recentemente in un'asta estera minore Bellissimi fondi e leggera usura, secondo me non è male... e soprattutto, presa bene Come la giudicate?
    2 punti
  9. In riferimento al cognome Purpureo (o Purpurione) esiste anche la teoria di J.S. Richardson (The Triumph, the Praetors and the Senate in the Early Second Century B.C. in The Journal of Roman Studies, Vol. 65 -1975) che vede nel murice e nella porpora di Tiro da esso ricavata un riferimento al trionfo concesso dopo la battaglia di Cremona del 200 a.C. a Lucio Furio Purpureo, il primo pretore della storia repubblicana ad indossare la vestis triumphalis.
    2 punti
  10. Dunque : considerato che l'appicagnolo è piatto e la parte più esterna di quest'ultimo è lineare ,denunciando così , una funzione di affibbiaglio per una cinghia , considerando che queste terminazioni potrebbero essere in numero di due o tre , considerando le dimensioni ,il materiale e il decoro a traforo ... Direi che si tratta di una falera per guarnizioni equine di epoca tardoantica .
    2 punti
  11. Da quel che vedo, in America valutano molto i rilievi e la bellezza della patina, mentre tendono a considerare meno i colpetti sul bordo (tant’è che a volte può capitare che siano coperti dallo stesso slab). In Italia, invece, i colpi penalizzano maggiormente il giudizio sullo stato di conservazione, mentre la patina è più un fattore estetico che “qualitativo”, nel senso che certamente aumenta l’appeal di un esemplare ma non incide particolarmente sul suo grading. La moneta in questione, a mio avviso, è molto gradevole però, giudicando dalle foto, trovo che MS64 sia un filo eccessivo come giudizio. Probabilmente, fosse stata chiusa da PCGS (che tende ad essere un po’ meno generosa di NGC nelle valutazioni) si sarebbe fermata a MS63. Ad ogni modo, resta comunque un bell’esemplare.
    2 punti
  12. Sembrerebbe proprio questa. Bravo.
    2 punti
  13. Secondo Crawford, vista la datazione attribuita alla moneta, il monetiere non potrebbe essere altri che un cugino più vecchio di Cecilio Metello Macedonico, console del 143, con la precisazione che di tale cugino non resta altra testimonianza storica se non queste stesse monete.
    2 punti
  14. Polonia. Casimiro IV. Kasimir Jagiello. 1447-1492 Aquila. Grande corona.
    2 punti
  15. Condivido questo convegno Numismatico di Messina del 16 ottobre che dimostra la vitalità attuale della convegnistica siciliana, auguri !
    2 punti
  16. Questa discussione mi ha fatto tornare indietro di almeno 10 anni, ai tempi del vecchio spirito del forum.. bei tempi..
    2 punti
  17. Ciao @Marco1987 confronta peso e diametro ma credo che possa trattarsi di questa https://www.google.com/url?sa=i&source=web&cd=&ved=2ahUKEwizmceOhK_zAhUj_rsIHWJ_CGEQjhx6BAgBEAI&url=https%3A%2F%2Fwww.numismaticavaresina.it%2Fcoins-until-1643-varie%2F29168%2Ffrancia-orange-frederic-henri-de-nassau-1625-1647-doppio-tornese.html&psig=AOvVaw0YUtclfOh3zMTrAMJLhLdw&ust=1633377652873960
    2 punti
  18. E se non ci fosse nessun’immagine? Tenendo conto delle due (?) lettere sotto « l’esergo », penso che l’orientamento è quello scelto da @gpittini. Potrebbe essere un bronzo di Olimpia, con FΑ / ΛΕΙ / ΩΝ in una corona d’olivo al rovescio. Le tipologie di questi bronzi sono numerose, si vede ogni tanto una H sotto il busto, o una lettera che assomiglia ad una A o una Δ. https://www.acsearch.info/search.html?id=433769 Stessa cosa al rovescio, s’incontrano diversi monogrammi o lettere, fra cui le lettere EY. Esemplari Gallica: Il diametro è di 19-20 mm, il peso di solito gira attorno ai 5-6 gr, ma esistono pesi più scarsi. Se puoi fare altre fotografie del rovescio, forse potremo confermare o escludere questa possibilità?
    2 punti
  19. 238 L'anno dei sei imperatori "Dopo che Massimino ebbe ridotto la maggior parte delle famiglie più facoltose alla povertà, egli cominciò a ritenere che ciò fosse insignificante o poco importante, e non sufficiente a soddisfare i suoi desideri. Così si rivolse al tesoro pubblico e cominciò ad espropriare denaro cittadino, che era stato raccolto per essere distribuito al popolo romano attraverso i congiaria (distribuzioni alimentari e in denaro), oltre a fondi messi da parte per rappresentazioni teatrali e spettacoli." (Erodiano, Storia dell'impero dopo Marco Aurelio, VII, 3.5) I costi crescenti delle guerre, condotte prima lungo il limes renano e poi danubiano, costrinsero Massimino a confiscare nuovi beni anche ai provinciali. Le offerte nei templi, le statue degli dei, gli ornamenti in pubblici edifici e a fonderli in nuove monete al fine di “mantenere la fedeltà” dei suoi soldati con stipendia e donativa. Ciò portò ad un'aperta rivolta anche da parte di provinciali e della stessa plebe locale, i cittadini arrivarono a farsi uccidere piuttosto che permettere che i propri templi venissero profanati. Gli stessi soldati di Massimino iniziarono a mostrare dissenso poiché sapevano che, i loro familiari, rischiavano di essere uccisi dai loro stessi commilitoni in caso di opposizione al nuovo regime imperiale. Nessuno ebbe, però, il coraggio di ribellarsi apertamente fino alla fine del suo terzo anno di regno, era il marzo del 238. Massimino il trace, sesterzio SALVS AVGVSTI Frattanto, lungo il fronte orientale, negli anni 237-238 le città della provincia romana di Mesopotamia, Nisibi e Carrhae, furono assediate e occupate dai sasanidi. Non a caso anche Erodiano suggerisce che i sasanidi rimasero tranquilli per tre o quattro anni dopo le campagne di Alessandro Severo del 232, il cui esito finale fu assai incerto per le due parti. All'inizio del 238 (all’incirca a marzo), nella provincia d'Africa, l’estorsione di un funzionario del fisco (il Procurator Augusti del distretto di Cartagine) che per mostrarsi zelante a Massimino, attraverso una sentenza, comprata in una corte corrotta, contro proprietari terrieri locali, accese una rivolta generale nell'intera provincia. I proprietari terrieri armarono i loro "clienti" e contadini, oltre ad alcuni militari e, prima uccisero il funzionario corrotto e poi presero Tisdrus (l'odierna El Djem) e proclamarono imperatore il governatore della provincia africana, Gordiano I (all'epoca ottantenne). Quest'ultimo, anche se inizialmente non voleva indossare la porpora imperiale, tanto da essere stato minacciato con le armi nel caso non avesse accettato, in seguito accettò il titolo di Augusto insieme al figlio, Gordiano II, nella città di Tisdrus. Poi decise di inviare alcuni ambasciatori a Roma per trovare consensi (tra cui il futuro imperatore Valeriano), e dispose di occupare la stessa Cartagine. Gordiano I, sesterzio SECVRITAS AVGG Poco dopo il prefetto del pretorio di Massimino, Vitaliano, veniva ucciso a Roma da alcuni sicari li inviati da Gordiano I; molti amici di Massimino furono messi a morte (tra procuratori e magistrati), compresi molti innocenti, come pure il Praefectus Urbi Sabino, ucciso dalla folla in una sommossa. Il Senato di Roma riconobbe, quindi, i due nuovi imperatori come Augusti (promettendo, addirittura, al nipote tredicenne Gordiano III, pretura, consolato e titolo di Cesare), dichiarando Massimino hostis (nemico dello stato) e chiedendo, infine, l'aiuto di tutte le province affinché combattessero per la comune salvezza e libertà, ricevendo la quasi totale adesione, con la messa a morte di numerosi funzionari, amici, generali e militari fedeli a Massimino. Le onorificenze militari di quest'ultimo vennero, inoltre, revocate, il suo nome e quello di suo figlio furono cancellati dalle iscrizioni e dai papiri, le sue statue abbattute e i dipinti celebranti le sue vittorie sui germani, che adornavano la Curia, furono staccati e bruciati. Massimino, venuto a sapere di questi eventi, preferì riflettere per un paio di giorni con i suoi consiglieri, piuttosto che reagire in modo irrazionale. Poi decise di marciare verso l'Italia con l'intero suo esercito e alcuni contingenti di mauri, galli e alleati germani appena sottomessi, dopo aver fatto alle truppe un nuovo donativum. E prima di partire pronunciò questo discorso alle truppe schierate: "Sono sicuro che ciò che vi sto dicendo sarà per Voi [soldati] incredibile e inaspettato. Secondo me ha dell'incredibile, come pure appare ridicolo. Qualcuno sta levando le armi proprio contro di Voi e il vostro coraggio. Ma non i germani, che avete sconfitto in molte occasioni, neppure i sarmati, che regolarmente hanno chiesto la pace. I persiani dopo la loro recente invasione della Mesopotamia, sono ora calmi e contenti dei loro possedimenti. Il fatto che stiano in queste condizioni, è dovuto alla vostra reputazione per il coraggio con cui combattete, oltre all'esperienza del mio comando, quando fui comandante delle legioni che si trovano lungo il fiume [Eufrate]. Non sono quindi loro, ma i Cartaginesi che sono impazziti. Essi hanno persuaso o forzato un uomo debole e vecchio, che è uscito di senno per la vecchiaia, a diventare imperatore, quasi fosse un gioco in una processione. Ma che sorta di armata hanno messo insieme, quando i littori sono sufficienti a mala pena a servire il loro governatore? Quale sorta di armi utilizzano, non avendo nulla o forse solo le lance utilizzate negli scontri tra gladiatori e bestie? La loro sola esperienza di combattimento è nei cori o nelle battute spiritose o nelle danze. [...] Queste sono le persone contro cui noi dobbiamo combattere una guerra, se "guerra" è la parola corretta per definire ciò. Sono convinto che dovremo marciare verso l'Italia, fino a quando ciascuno di loro non si presenti a noi con un ramo d'ulivo e ci porti i propri figli, chiedendo il perdono e inginocchiandosi ai nostri piedi. Gli altri invece scapperanno, perché sono dei poveri codardi. Io allora distribuirò a tutti Voi le loro proprietà, e voi potrete prenderle e rallegrarvi senza alcuna riserva." (Erodiano, Storia dell'impero dopo Marco Aurelio, VII, 8.4-8) Gordiano II, sesterzio ROMA AETERNA Dopo questo discorso alle truppe, Massimino si mise in marcia per l'Italia, portando con se' anche numerose macchine d'assedio, che però rallentarono non poco la marcia. Ciò lo convinse ad inviare, come avanguardia, le legioni pannoniche, affinché cominciassero ad occupare le prime postazioni in Italia, mentre la grande armata stava sopraggiungendo. Le unità pannoniche, non solo negli anni si erano dimostrate a lui estremamente fedeli, ma per prime si erano dichiarate favorevoli alla sua elezione ad Imperatore. Frattanto a Roma il Senato si esprimeva in questi termini, secondo la Historia Augusta: "Il Senato ed il Popolo romano, grazie ai principi Gordiani, avendo deciso di liberarsi da quella belva ferocissima [di Massimino], augurano ai proconsoli, governatori, legati, generali tribuni, magistrati, singole città, municipi, fortezze, villaggi, castelli quella prosperità che ora stanno cominciando a godere. Grazie al favore degli dei, abbiamo avuto quale imperatore il proconsolare Gordiano, uomo integerrimo e senatore di grandi principi morali, a cui abbiamo conferito il titolo di Augusto, non solo a lui ma anche al figlio, nobile e giovane Gordiano, a ulteriore protezione della Repubblica. Ora a voi sta dare il vostro assenso alla lotta per la salvezza della Repubblica, per impedire ogni scelleratezza e difenderla da quella belva e dai suoi amici, ovunque essi siano. Noi abbiamo dichiarato Massimino e suo figlio nemici pubblici (hostis)." (Historia Augusta - I due Massimini, 15.6-9) La rivolta in Africa fu il risultato di un episodio non programmato. Il comandante di una parte della Mauretania, chiamata Numidia, il senatore Capelliano, fedele a Massimino, sbaragliò prima le milizie di Gordiano II che morì nel corso della battaglia di Cartagine, poi indusse il padre, Gordiano I, a togliersi la vita impiccandosi, ponendo così fine alla loro rivolta. Allora Capelliano, risultato vincitore in nome di Massimino, mise a morte tutti coloro che avevano appoggiato Gordiano I in Africa, distrusse città, saccheggiò templi, distribuì ai suoi soldati i dona votiva, fece quindi strage tra la plebe cittadina e la nobilitas delle città. Si preparava, infine, ad assumere il potere imperiale, nel caso in cui Massimino fosse morto. Intanto Massimino, preso da una terribile collera contro il suo stesso figlio Massimo, il quale, a suo tempo, si era rifiutato di recarsi a Roma, lasciando così ai senatori mano libera nella capitale, decise di marciare con le sue legioni pannoniche sulla "città eterna", dopo aver distribuito un nuovo e ricco donativum ai suoi soldati. Temendo ora la naturale reazione di Massimino, che si stava preparando per una marcia contro Roma, ora che i due Gordiani erano morti, i senatori decisero di continuare la resistenza eleggendo co-imperatori ed Augusti due di loro, Pupieno (che era stato praefectus Urbi) e Balbino (tardo aprile, inizi di maggio 238). Tuttavia una fazione a Roma preferì il nipote di Gordiano I, Gordiano III, tanto che ci furono duri combattimenti nelle strade di Roma: Balbino e Pupieno accettarono, allora, di proclamare il giovane Gordiano III Cesare. Balbino, sesterzio PROVIDENTIA DEORVM I tre avversari di Massimino potevano contare su milizie formate da coscritti e da gruppi di giovani, mentre l'imperatore aveva a propria disposizione un grande esercito che veniva da anni di guerre. Massimino, avendo ormai capito, che l'odio che il Senato di Roma aveva nei suoi confronti "non avrebbe avuto più fine”, decise di marciare rapidamente su Roma per spazzare via i suoi oppositori. Giunto in prossimità di Emona, pensava di trovarvi un esercito pronto a combatterlo, e invece, scoprì che tutti gli abitanti della regione si erano ritirati in città, portando via tutto ciò che poteva fornire vettovagliamento per il nemico. Ciò generò i primi malcontenti tra i suoi soldati, inizialmente contenuti in silenzio, poi sfociati in contestazioni verso il loro comandante. Molti affermano che Massimino trovò invece Emona, vuota e priva di ogni genere alimentare, poichè ogni cosa era stata distrutta preventivamente dagli abitanti, che poi avevano abbandonato la città. Massimino se ne rallegrò, credendo che l'intera popolazione fosse fuggita al suo arrivo. Dopo aver soggiornato una notte, si rimise in marcia e passò le Alpi, senza incontrare alcuna opposizione. Pupieno, sesterzio PAX PVBLICA Quando l'esercito di Massimino giunse in vista di Aquileia, posta all'incrocio di importanti vie di comunicazione e deposito dei viveri e dell'equipaggiamento necessari ai soldati, la città chiuse le porte all'imperatore, guidata da due senatori incaricati dal Senato, Rutilio Pudente Crispino e Tullio Menofilo, i quali disposero molti uomini armati lungo l'intero percorso delle mura, che nel frattempo erano state rinforzate. Massimino prese allora la decisione a lui fatale: invece di scendere rapidamente sulla capitale con un contingente, mise personalmente sotto assedio la città di Aquileia, permettendo ai suoi avversari di organizzarsi: Pupieno, a cui era stata affidata la conduzione della guerra raggiunse Ravenna, da cui diresse la difesa della città assediata. Balbino era preposto alla difesa di Roma, dove fronteggiò una rivolta cittadina. Sebbene il rapporto di forze fosse ancora a vantaggio di Massimino, il difficile e prolungato assedio che si protraeva senza risultato, malgrado ci fosse stato un segnale di cedimento, poi rientrato, da parte della popolazione della città ad arrendersi, la penuria di viveri e la rigida disciplina imposta dall'imperatore (portando anche all'assassinio di alcuni generali delle legioni pannoniche), causarono l'ostilità delle truppe verso l'imperatore. Si aggiunga il fatto che il Senato di Roma aveva inviato, ex-pretori ed ex-questori, in tutte le città dell'area intorno ad Aquileia, per predisporre ovunque misure di sicurezza atte a difendere ogni cosa da possibili attacchi di Massimino, tanto che quest'ultimo si trovò nella posizione critica di essere egli stesso assediato, con l'intero mondo romano ostile. I soldati della Legio II Parthica (solitamente di stanza nei castra Albana), presi dal timore, verso mezzogiorno, durante un momento di pausa del combattimento, strapparono le sue immagini dalle insegne militari, per segnalarne la deposizione, poi lo assassinarono nel suo accampamento, assieme al figlio Massimo, mentre i due erano coricati sotto la tenda (10 maggio 238). Poi infilate le loro teste in cima a delle picche, ne fecero mostra agli Aquileiensi. "[...] lo stesso Massimino, quando si trovò abbandonato e vide il figlio ucciso sotto i suoi occhi, si diede la morte con la propria mano, affinchè non gli toccasse in sorte una morte indegna di un uomo." (Historia Augusta - I due Massimini, 32.5) Secondo, invece la versione Zosimo, una volta che Massimino si accorse di essere in grave pericolo per la sua vita: "[...] Massimino, condusse il proprio figlio come supplice, davanti ai soldati, pensando che la sua giovane età sarebbe stata sufficiente a cambiare il loro odio in compassione. Ma i soldati assassinarono con grande ferocia sia il ragazzo, sia subito dopo Massimino. Uno di loro si fece avanti e gli staccò la testa [di Massimino] e la portò a Roma, come evidente segno di vittoria." (Zosimo, Storia nuova, I, 15.1-2) Massimo, sesterzio PIETAS AVG A Roma allora vennero subito abbattute le sue statue ed i suoi busti, mentre il suo prefetto del pretorio fu assassinato assieme ad altri suoi amici. Poi le teste dei due ex-sovrani, padre e figlio, furono inviate nell'Urbe, mentre i loro corpi furono mutilati e dati in pasto ai cani. Il Senato elesse imperatore il tredicenne Gordiano III e ordinò la damnatio memoriae per Massimino. "Questa fu la fine dei Massimini, degna della crudeltà del padre, ma ingiusta nei confronti della bontà del figlio. La loro morte suscitò grande gioia tra i provinciali, e profondo dolore tra i barbari." (Historia Augusta - I due Massimini, 24.1) Gordiano III, sesterzio IOVI STATORI Pupieno e Balbino sconfissero Massimino Trace principalmente grazie alla diserzione di alcune legioni, in particolare della Legio II Parthica, che assassinò Massimino. Il regno di Pupieno e Balbino fu minato fin dall'inizio da ribellioni popolari, dal malcontento nelle legioni ed anche da un enorme incendio che divorò Roma nel giugno del 238. Il 29 luglio Pupieno e Balbino furono uccisi dai pretoriani e Gordiano III, giovanissimo, fu proclamato imperatore, riconosciuto anche dal Senato. In suo onore furono organizzati gare sceniche e ginniche. Pupieno e Balbino furono colpiti dalla damnatio memoriae; le famiglie senatorie che erano state al potere sotto la dinastia dei Severi mantennero i propri posti e detennero il potere effettivo, controllando, di fatto, il giovanissimo imperatore. (Liberamente tratto dalla Wikipedia, immagini acsearch) Ave! Quintus
    1 punto
  20. Ciao a tutti. Credo di fare cosa gradita nel segnalarvi questa variante del 20 lire 1883 con il 3 chiaramente sovrapposto sul 2. Niente a che vedere con il 1883 con "coda" in basso a destra del 3, che non è una ribattitura. A riguardo segnalo che il Gigante afferma nelle note relative al 20 lire oro di Umberto I che alcuni esemplari coniati nel 1883 (oltreché nel 1885 e nel 1889) "presentano un'escrescenza di metallo, più o meno evidente, in corrispondenza della parte inferiore dell'ultima cifra della data, che può far pensare, erroneamente, ad una cifra ribattuta su un'altra cifra". L'assunto è del tutto esatto. Si tratta infatti di una semplice appendice, situata a fianco della parte bassa del 3 e ascrivibile ad un conio imperfetto, verosimilmente deteriorato. Molti numismatici, tuttavia, continuano impropriamente a catalogare questi esemplari come 20 lire 1883 con 3 su 2. L'erroneità di questa catalogazione ha sempre portato a ritenere che non esistesse un 20 lire del 1883 con il 3 realmente ribattuto sul 2. La variante invece esiste ed è stata censita da Sincona in due aste successive. La ritengo molto più rara dei noti 1882 con 1 su 1 rovesciato o 2 ribattuto su 1. L'ultima immagine è riferita al 1883 con "coda". Un caro saluto a tutti.
    1 punto
  21. Buona sera. Ho questo sestante, però non riesco ad identificarlo e a datarlo correttamente (penso periodo della seconda guerra punica). Ho controllato su diversi cataloghi ma ci sono veramente tante varianti diverse. Secondo voi è anonimo o è stato coniato sotto qualche gens? Grazie Peso 26.30g / Diametro 30mm
    1 punto
  22. In attesa dell'horror di @Josh81 mio carissimo @caravelle82 vediamo se riesco ad essere all'altezza del tuo 5 lire delfino: Ormai le tenebre sono calate....?
    1 punto
  23. Buonasera, fattura e screenshot vari sono sicuramente elementi determinanti nel dimostrare la sua buona fede nell’acquisto e la legittimità dello stesso (così da evitare problemi che potrebbero essere ben più gravi della “semplice” “perdita” della moneta comprata). Tuttavia, i recenti orientamenti giurisprudenziali ci dicono che l’acquisto non potrà mai considerarsi “blindato” al 100% (e non lo sarà neanche con l’attestato di lecita provenienza). Le motivazioni sono state già oggetto di questa e di tante altre discussioni sull’argomento. Saluti
    1 punto
  24. DE GREGE EPICURI A me sembra un suberato, quindi falso d'epoca. Ci sono molte zone in cui emerge del rame, specie al rovescio.
    1 punto
  25. Ciao! Mi piace tantissimo,è ben consevato,mica facile✌️
    1 punto
  26. Dai… lo sai che l’ho già comprato!!!
    1 punto
  27. Un vero gioiello! L’avevo puntata anche io!! Complimenti!!!! Ps anno davvero difficile!
    1 punto
  28. Emilio Bosco ha scritto quelle parole nel 1933 https://www.amazon.it/Curiosita-numismatiche-mercantile-beneficenza-Vigevano/dp/B06XCRHGB4/ref=sr_1_15?dchild=1&qid=1633370205&refinements=p_27%3ABOSCO+Emilio+-&s=books&sr=1-15 Pur concordando con voi che un collezionista non dovrebbe tener conto di opinioni politiche personali, visto il periodo è difficile pensare che il Bosco non seguisse il pensiero dominante, e per questo non ha perso l'occasione per criticare una parte politica avversa. petronius
    1 punto
  29. Il processo di coniazione avveniva collocando in tondello vergine, preriscaldato, su un'incudine recante il conio del rovescio e martellandolo, a mano, con il conio del diritto. È quindi del tutto normale che ogni moneta abbia orientamenti diversi, a seconda di come ha ricevuto la martellata
    1 punto
  30. Il denario si è frantumato perché l'argento, con i secoli, si cristallizza: gli atomi migrano, separando i componenti della lega metallica che, così, diviene estremamente debole. Paradossalmente, è una garanzia che si tratta di un denario autentico ....
    1 punto
  31. Raro in relazione a cosa ? Probabilmente è antico , non è una moneta che veniva fatta in serie ,forse una bottega ne ha fatti molti pezzi di uno stesso modello ma quanti ne sono sopravvissuti ? Quanti se ne conoscono? ,Non ha un valore economico se è questo che intendi ,ma vale solo per quello che ha stimolato la tua e la nostra curiosità e di conseguenza ha aumentato la tua e la nostra conoscenza . Che valore dai a tutto questo ?
    1 punto
  32. Qualcosa del genere ,pesando che le falere potevano avere due o più attacchi per le cinghie ,dimensioni diverse anche all'interno di una stessa bardatura e che ne esistono innumerevoli tipologie.
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  33. DE GREGE EPICURI Ieri ho comperato per pochi soldi al Cordusio questa medaglia di Giuseppe Giusti (50 mm. e 45,82 g.), che mi pare non compaia nel nostro "medagliere". E' in una lega imprecisata, argentata in superficie, ma purtroppo l'argentatura è in parte scomparsa. Al D, sotto il busto volto a destra, L.GIORGI F. Al rovescio, scritta su 6 righe, sotto alle quali c'è un ornato: L'ASSOCIAZIONE- DELLA STAMPA TOSCANA-IN MEMORIA DELLE ONORANZE-CHE FIRENZE RENDEVA-AL POETA-IL XXIX MAGGIO MDCCCXCIV. In venditore mi ha confessato, ahimè, di non aver mai sentito nominare Giuseppe Giusti. Incredibile a Milano questa ignoranza per l'autore di "Sant'Ambrogio". Ma la poesia che amo di più, e che considero ancora molto saggia e attuale, è: I PIU' TIRANO I MENO Che i più tirano i meno è verità / posto che sia nei più senno e virtù;/ ma i meno, caro mio, tirano i più/ se i più trattiene inerzia o asinità. Poni che quattro mi bastonin qui/ e lì ci sien dugento a dire "oibò!"/senza scostarsi o muoversi di lì/ e poi sappimi dir come starò/ con quattro indiavolati a far di sì/ e dugento citrulli a dir di no. La si potrebbe anche intitolare: "limiti della democrazia inattiva". Ma ecco la medaglia.
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  34. Credo che quel periodo abbia rappresentato un po' l'età dell'oro di questo forum! Utenti di spessore, motivati, esempio per neofiti altrettanto motivati. Io mi sento un po' figlio di quel periodo, un utente di seconda generazione, non per niente sono iscritto dal 2008... ora però a noi il compito che si propose pure l'imperatore Carausio di cui riporto un motto emblematico presente su una serie di sue monete: RSR, "Redeunt Saturnia Regna"! Vuole essere un po' un augurio affinché ritornino i tempi di Saturno, quell'età dell'oro tanto cara ai Romani che pervadeva tutta la poetica Virgiliana. Ce la possiamo fare, non soltanto con l'impegno, ma anche e soprattutto divertendoci grazie a quella che è, prima di tutto, una passione e uno svago! PS complimenti all'occhio super allenato di @Illyricum65 che quando deve scovare bronzi interessanti... non ne ha per nessuno!!!
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  35. Di fantozziane "corazzate Potemkin" direi...
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  36. Direi più che la moneta è scarso il fotografo!
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  37. Le foto andrebbero fatte con uno sfondo neutro, le margherite e la tela non ci interessano, comunque è un normalissimo 2 euro circolato. Saluti TIBERIVS
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  38. Ciao, anche il mio esemplare ha PNC. Credo che sia normale, se la C finale a volte sembra mancare dovrebbe essere perché il tondello è troppo stretto oppure il conio è decentrato.
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  39. Buona sera, sposto la discussione nella Sezione corretta. In merito al quesito posto il diritto e in particolare le caratteristiche della legenda in particolare sembrano porre dei legittimi dubbi (oltre a un peso ridotto) ma la qualità delle immagini (già è difficile basarsi solo da foto) non consentono di sbilanciarsi in modo deciso. saluti Illyricum
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  40. Segnalo questo esemplare nella prossima asta Artemide, Saluti, Domenico
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  41. Anche un falso d'epoca può andar bene come Una Napoletana al giorno! Giusto? Eccovi un bel Tari del 1853, di solito sono quasi sempre del 1855.......... e questo è di stile diverso da altri che ho e che ho visto. Peso g.3,89 metallo ? Contorno : rigato
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  42. Tancredi, Vichingo di Normandia, verso il 1000 diventa signore del villaggio di Hauteville : i figli Roberto il Guiscardo e Ruggero, venuti in Italia, in breve ne conquistano importanti aree nelle regioni meridionali e dal 1061 iniziano anche la conquista della Sicilia allora araba, completandola nel 1091 con la caduta in mani normanne di Noto . Nel 1130, Ruggero II di Altavilla eleva a regno la Sicilia, unitamente ai possedimenti di Calabria e Puglia : nel 1161 il nipote di Ruggero, Guglielmo II il buono, è re di Sicilia, regno che tiene fino alla fine della sua vita nel 1189 . Incoronato alla sua maggiore età nel 1171, Guglielmo, spesso impegnato in importanti guerre verso oriente, nella sua Sicilia ottiene un lungo periodo di pacificazione pressochè senza contese, durante il quale dedica buona cura al progresso anche culturale ed artistico : avvia dal 1174 la costruzione del duomo di Monreale, mentre completa la costruzione dello splendido castello della Zisa e realizza importanti opere nel duomo di Palermo . Dalla monetazione siciliana di Guglielmo II, battuta nelle zecche di Messina e Palermo, si nota, tra le monete in rame, il triplo follaro di grande modulo a lui attribuito e probabilmente battuto in Messina, che, anepigrafe, propone una particolare tipologia 'africaneggiante' con al diritto una testa frontale di leone ed al rovescio una palma con datteri che potrebbe anche ricordare il rilievo con palme nel duomo di Monreale .
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  43. Buongiorno e Buona domenica a tutti. La mia Napoletana di oggi, Collezione Litra68 Publica Commoditas 1790 Magliocca 304 Conservazione complessivamente al di sotto di un Mb ma vista la rarità mi va bene lo stesso ? Saluti Alberto
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  44. Questa medaglia è ancora più rara. https://www.mymilitaria.net/liste_05/medaglia_rsfsi.htm
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  45. @caravelle82 @grigioviola @Illyricum65 @QuintusGrazie davvero per gli attestati di stima! Il diritto velato è sempre raro e piuttosto apprezzato. Dallo stile del conio di diritto è un MATRI CASTRORVM, giusto? @Illyricum65,confermi? Una moneta con questo rovescio a poco più di 10 euro, anche se consunta, rappresenta una grande conquista per la propria collezione numismatica. Si tratta di uno dei miei rovesci preferiti. E' particolarmente significativo perché si tratta della prima onorificenza militare accordata ad una donna, seppur non collegata ad un reale potere (in seguito verrà copiata da Giulia Domna). Tale titolo le venne conferito in vita, presumibilmente nel 174 (si veda Dione Cassio): ad ulteriore conferma di questo assunto esistono anche sesterzi non postumi con busto non velato e la legenda FAVSTINA AVGVSTA recanti questo rovescio.
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  46. Ottimo, come sempre! Appena mi sarà possibile farò di tutto per essere presente alle vostre iniziative. Purtroppo un pò a causa della distanza e un pò a causa degli impegni professionali mi sono perso tante belle giornate ricche di numismatica e piene di cari amici. Avanti così!
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  47. I prezzi veri sono quelli dei realizzi delle aste. I cataloghi servono per le tirature; a volte per la rarità.
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  48. Ecco l'esemplare in mio possesso: un sextans del peso di gr. 26.25. Patina uniforme e ben consolidata nero-verdastra. Condizioni di conservazione eccellenti. Riferimenti: HN 54 ICC 199
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  49. Perché Valente? Come ricorderete, poco tempo fa ho pubblicato una discussione su un frammento di siliqua attribuita a Valente e che, molto probabilmente, era una imitativa (Detriti sulla "baia" - Monete Romane Imperiali - Lamoneta.it - Numismatica, monete, collezionismo). Nel preparare quel lavoro, mi è venuta voglia di approfondire la figura di questo imperatore che, diciamolo, è sempre stato accompagnato da una accezione negativa (e ne comprendiamo anche il perché, ne parleremo). Da ciò, ho iniziato ad interessarmi anche alle sue monete; in particolare mi hanno colpito quelle in oro. Come forse saprete, a me piacciono molto i bronzi del IV secolo e, onestamente, non mi sono mai soffermato molto sulla monetazione aurea di questo periodo, se non in occasione di qualche discussione sul nostro forum (forse anche in maniera inconscia l' ho sempre vista piuttosto lontana, non potendomene permettere l’acquisto). Ho scoperto però che le monete auree hanno un grande fascino, non solo dovuto al fatto che l’oro e’ un metallo incorruttibile, ma anche perché sono davvero di grande qualità stilistica ed artistica, veri piccoli capolavori molto curati, anche nelle tecniche di coniazione. Ma chi era Valente? Valente era il fratello minore di Valentiniano I il quale, giunto al potere nel 364 con l’appoggio dei militari della guardia imperiale, lo aveva associato al trono comprendendo la difficoltà di gestire da solo un regno tanto vasto. Su questa decisione aveva però anche pesato l’opinione degli stessi soldati che si rendevano conto delle difficoltà nella gestione di un impero così ampio e che avevano caldeggiato un co-reggente, anche se avrebbero forse preferito un estraneo anziché’ Valente (forse perché meglio controllabile? O forse perché intuivano le scarse attitudini al comando di Valente? Non e’ escluso che lo stesso Valentiniano I abbia fatto lo stesso ragionamento....). Quindi Valentiniano I tenne per sé l’occidente e affidò l’oriente a Valente, iniziando di fatto quella divisione dell’impero che poi sarebbe in fondo perdurata fino alla sua fine avvenuta circa un secolo dopo. In realtà, sebbene gli fosse stato conferito sin quasi da subito il titolo di Augusto, Valente fu subordinato di fatto al fratello. Non ci sono, infatti, dubbi sul fatto che Valentiniano I, nel dividere il potere con Valente, intendesse comunque tenere nelle sue mani le redini dello stato. Era il più anziano, il più esperto ed era il solo sul quale erano caduti i voti del corpo elettorale. La sua parte dell’impero comprendeva tre delle quattro prefetture e l’intero Illirico, da sempre terra di reclutamento dei soldati. E poi (cosa forse ancora più importante in chiave di supremazia), possedeva Roma, la capitale reale e morale dell’intero impero. Come dice lo storico Schiller (Geschichte der römischen Kaiserzeit, ii, pag 350), nella sua divisione Valentiniano I mostrò che intendeva che la subordinazione dell’Oriente all’Occidente fosse permanente. Non da ultimo, da notare l’elevazione al rango di augusto di suo figlio Graziano nel 367. E Valentiniano si adoperava per rendere chiaro che, sebbene avesse condiviso con Valente i pieni poteri, non si trattava affatto di parità di poteri. La documentazione disponibile mostra però come Valente non si preoccupasse affatto di questa posizione di inferiorità e anzi pare che abbia accettato di prendere ordini da suo fratello e che abbia preso decisioni e messo in atto iniziative per suo volere Non poteva mancare, in tal senso, la “voce” delle monete, da sempre forte strumento di propaganda. Ne e’ la prova una coppia di solidi con la legenda VOTA PVBLICA emessi per la prima volta nel 368 e che mostra i due imperatori nimbati con indosso l’abito consolare e seduti su un trono uno accanto all’altro in segno di unità e comunione di intenti. Ora, sui solidi VOTA PVBLICA coniati nelle zecche orientali sotto il controllo di Valente, entrambi gli imperatori sollevano una mappa (la bandiera da corsa) nella loro mano destra, come segno di potere. Ecco Valentiniano, RIC IX Costantinopoli 29 A: Ed ecco Valente, RIC IX Costantinopoli 29B: Se invece ci spostiamo ad Occidente (qui zecca di Mediolanum) vediamo che solo l’imperatore di sinistra, il senior Valentiniano I, solleva la mappa: Questa e’ la RIC IX Mediolanum 3 A per Valentiniano I: E questa e’ di Valente, la RIC IX Mediolanum 3B: Ci sono tuttavia solidi dove invece i due sovrani sono, per così dire, paritari; come in questi solidi di Treveri per Valente e Valentiniano I: Ho provato a dare una mia interpretazione. In questi ultimi due solidi la legenda e’ VICTORIA AVGG e con ogni probabilità si riferisce alla vittoria nelle guerre contro i germani, alamanni, franchi e goti (che si combatterono dal 364 al 369) e che valsero contemporaneamente ad entrambi i titoli di Germanicus, Alamannicus, Francicus e Gothicus Maximus come era prassi, anche se il grosso dello sforzo fu magari compiuto da uno solo dei due in base alle rispettive sfere di influenza. Particolare e’ qui la comparsa in esergo delle lettere OB che sarebbero le iniziali della parola obryzum, o obryziacum ovvero oro purissimo, raffinato. Queste lettere compaiono sulle monete auree emesse dalle zecche di Treveri, Tessalonica, Costantinopoli ed Antiochia a partire dal 368. Questa marca indica e garantisce dunque la purezza del metallo utilizzato, purezza che e’ stata confermata da indagini compiute in epoca moderna , secondo le quali i solidi coniati dopo il 368 d.C, mostrano una percentuale di oro nel metallo utilizzato superiore al 99%, diversamente da quelli prodotti in precedenza che invece contenevano fino anche a oltre il 6% di argento e rame. Ma chi fu in realmente Valente? Valente fu un grande sfigato: fu coinvolto nella disfatta di Adrianopoli, che inevitabilmente ne pregiudicò il giudizio dei contemporanei e dei posteri. In questa battaglia l’esercito romano venne quasi completamente distrutto dai Goti e lo stesso Valente vi trovò la morte. Questa sconfitta inevitabilmente fece etichettare Valente come sovrano incompetente, inadeguato, ignorante, in particolare al confronto con la dinastia di Costantino e con lo stesso fratello Valentiniano che lo aveva voluto come collega sfidando il consiglio dei soldati. Adrianopoli, dicevamo.....9 agosto 378....il giorno dei barbari..... (855) La battaglia di Adrianopoli - 378 d.C - Il collasso di Roma - YouTube Ammiano Marcellino dice che Valente era un uomo “inter probra medium et praecipua”, ovvero “che aveva qualità straordinarie e orribili in egual misura”. Quando suo fratello lo nominò imperatore aveva trentasei anni. Sulle monete e’ rappresentato quasi sempre come tendente a ingrassare, con il collo robusto e già un accenno al doppio mento. Sempre Ammiano dice che aveva le gambe incurvate e la pancetta e che vedeva male da un occhio. Inoltre, non era istruito, non era di illustri natali, non era carismatico, coraggioso ne’ particolarmente intelligente. Tuttavia, era un bravo agricoltore e un buon soldato (doti queste che gli venivano dalle origini pannoniche), e si conquistò (almeno inizialmente) la fiducia dei sudditi combattendo la corruzione, riducendo le tasse e costruendo opere pubbliche come l’acquedotto di Costantinopoli, ancora i nparte visibile a Istanbul. Tuttavia, fu un fanatico religioso di fede ariana che anziché placare, inasprì i conflitti religiosi. Questa fu forse una delle cause principali della sua crescente impopolarità. Infine, un aspetto positivo per un imperatore romano: era fermamente convinto della supremazia di Roma che riteneva andasse difesa e affermata e della importanza della integrità dello stato romano. Convinzioni queste che contribuirono, nel bene e nel male, alla disfatta sua e del suo esercito. Insomma, Valente era semplicemente un uomo comune con tutte le sue contraddizioni che fu posto di fronte ad una impresa sovrumana e straordinaria, la sfida del potere imperiale, da cui alla fine venne travolto. Tuttavia, ancora oggi non gode di buona fama. In questi giorni sto leggendo un libro di Noel Lensky: Il fallimento dell’impero. Valente e lo stato romano nel quarto secolo d.C.. Nella seconda di copertina Giusto Traina scrive: “Perché occuparsi di un imperatore mediocre, nonché principale responsabile del fallimento dell’impero? Perché è proprio dal bilancio fallimentare del regno di Valente che si possono comprendere le ulteriori vicende dell’impero, in particolare la caduta senza rumore dell’Impero d’Occidente avvenuta poco meno di un secolo dopo Adrianopoli”. Ecco, Adrianopoli….ci risiamo. Ma lo stesso Lensky dice: “Il mio obiettivo non e’ denigrare Valente. Le fonti antiche si sono spinte abbastanza in là nel macchiare la reputazione dell'uomo per tutti gli anni avvenire. Ma non cerco nemmeno di riabilitarlo. Tentativi del genere sono invariabilmente riduttivi e imprevedibili. Al momento non disprezzo Valente né lo ammiro particolarmente. Ha fatto il meglio che poteva per sopravvivere a quello che indubbiamente era il più grande lavoro del mondo dei suoi tempi e la sua caduta finale rappresenta in egual misura una testimonianza delle difficoltà di governare l'impero e degli errori dell'imperatore”. Devo dire che Valente non fu neppure fortunato. Adrianopoli fu solo il culmine, ma egli dovette affrontare incursioni di barbari (Persiani, Goti…) , usurpazioni (Procopio), violazione dei trattati, crisi economiche, lotte religiose intestine e anche catastrofi naturali (le fonti descrivono almeno sette grandi terremoti, un devastante maremoto, una grandinata prodigiosa a Costantinopoli e due carestie, una in Anatolia ed una in Siria). Insomma, un po’ sfigato era. Pero’, che belle monete fece coniare! Ecco una carrellata di altri solidi: Questo e’ un RESTITVTOR REIPUBLICAE di Nicomedia Qui siamo a Siscia, SALVS REIP Credo che queste due emissioni si riferiscano anche esse alla restaurazione ed alla salvezza dell’impero in occasione delle guerre contro i barbari che minacciavano l’integrità del regno. A conferma di ciò, sul solido di Siscia, la presenza di un barbaro prigioniero. Trovo bellissimo questo 1 e ½ solido, con una GLORIA ROMANORVM davvero inusuale: Ricordiamo l’importanza che aveva per Valente proprio la gloria di Roma, del suo potere universale, del suo dominio sul mondo. Fa il paio con questa, con le personificazioni di Roma e Costantinopoli: Molto particolare questo solido: Si vede, tra i due imperatori, una piccola figura togata che dovrebbe essere il piccolo Graziano. Un omaggio dello zio al nipote, associato al trono da Valentiniano I ad occidente. Qui sotto, invece, vediamo un omaggio non solo al nipote, ma anche a fratello: le due figure del rovescio sono infatti Valentiniano I e Graziano: Ovviamente commenti, interventi, correzioni e osservazioni sono bene accetti. Fonti e letture consigliate: - N. Lensky: Il fallimento dell’impero. Valente e lo stato romano nel quarto secolo d.C.; 21 editore - RIC volume IX - Adriano Savio: Monete romane; Jouvence - Alessandro Barbero: 9 agosto 378, il giorno dei barbari; Laterza Ciao da Stilicho
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