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  1. Rocco68

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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 08/25/21 in tutte le aree

  1. " il Frutto della Vittoria" questo riportano nel rovescio i bellissimi Doppi Sestini di Federico III D'Aragona, al centro due Cornucopie decussate ricolme di frutti, simboleggiano la pace e l'abbondanza avvenuta nel reame dopo la sedata ribellione dei Baroni. Al dritto, al centro lo stemma Aragonese coronato a 9 centine, e intorno la legenda variamente disposta: + FEDERICVS :D:G:REX:SI:HIE Nel Corpus vengono riportati 25 Doppi Sestini o Grani, tutti diversi con peso variabile dai 6,30 grammi ( Rif. 80) ai 3,55 (Rif. 84). Vi presento il mio esemplare appena entrato in Collezione. Rif. CNI 77 Diametro mm 25 Peso grammi 3,90 Un caro saluto, Rocco.
    10 punti
  2. Per farvi apprezzare al meglio l'arte incisoria in questi nominali, vi faccio vedere due miei disegni riguardanti un dritto ed un rovescio.
    7 punti
  3. Complimenti per il pezzo di notevole conservazione per il tipo! Le monete da sempre sono state strumento di propaganda e gli aragonesi sono stati maestri in questo rappresentando sui loro nominali imprese che alludevano a fatti storici cercando in pratica di esaltare il loro governo. In questa moneta in particolare viene riportata la "pariglia di cornucopie" che Luigi Volpicella nel suo "Le imprese nella numismatica aragonese di Napoli" così descrive: "Ultima impresa, che si trova sui doppi sestini del re Federico, della quale non si ha notizia altrove che su quelle monete, è la pariglia di cornucopie col motto VICTORIAE FRUCTUS, destinata certamente a ricordare la fine vittoriosa della guerra contro gli ultimi francesi di Carlo VIII e gli ultimi baroni ribelli". Non va poi sottovalutata la mole della moneta. Il popolo fino a poco tempo prima aveva maneggiato cavalli a peso ridotto, da poco sostituiti da sestini, ed ora si ritrova tra le mani un "monetone" che, se pur di rame, va ad accrescere quell'idea di abbondanza scaturita dalla vittoria sull'invasore d'oltralpe e sui baroni ribelli. In passato ne ho avuto due nella mia collezione, poi alienati, ma uno mi vergogno di postarlo per via della foto scadente... posto l'altro.
    6 punti
  4. Federico D'Aragona è stato uno dei maggiori esponenti del Regno Aragonese. Stimato anche dai nobili che diedero vita alla seconda congiura dei Baroni, cui proposero la corona al posto dell'odiatissimo Alfonso II. Divenuto re in età matura, cercò senza riuscirsi di accontentare i baroni napoletani. A seguito dell'accordo di Granada, tra Ferdinando il Cattolico e Luigi XII che sostanzialmente divideva il Regno di Napoli in due parti - Abruzzo, Terra di lavoro e Napoli ai Francesi - il resto agli spagnoli, pensò erroneamente che gli il Cattolico l'avrebbe aiutato, ma non fu così, tant'è che Federico preferì consegnarsi ai Francesi che gli garantirono la Contea del Maine e un vitalizio di 30.000 scudi l'anno. Numismaticamente, Federico toglie dalla circolazione il cavallo, sostituendolo col sestino (Sextina) che valeva due cavalli, cercando di recuperarne il potere d'acquisto. VI posto il sestino ed un cavallo con sigla T
    4 punti
  5. Allora ti faccio un esempio. Dal quinto piano di un palazzo scatto una foto sul marciapiede affollato e ti dico: ma come non dovresti capire quali sono le donne belle? Arka Diligite iustitiam
    4 punti
  6. Scusate, nel precedente post ho pubblicato delle foto senza sfondo e sono quindi invisibili, rimedio subito.
    3 punti
  7. Buongiorno a tutta la sezione, Condivido con tutti voi la mia 1816, ex collezione Mirabella.... Un saluto a tutti. Raffaele.
    3 punti
  8. Marco Aurelio Marco Aurelio Antonino Augusto (in latino Marcus Aurelius Antoninus Augustus; nato a Roma il 26 aprile 121 e morto a Sirmio il 17 marzo 180, meglio conosciuto semplicemente come Marco Aurelio, è stato un imperatore, filosofo e scrittore romano. Su indicazione dell'imperatore Adriano, fu adottato nel 138 dal futuro suocero e zio acquisito Antonino Pio che lo nominò erede al trono imperiale. Nato come Marco Annio Catilio Severo (in latino Marcus Annius Catilius Severus), divenne Marco Annio Vero (in latino Marcus Annius Verus), che era il nome di suo padre, al momento del matrimonio con sua cugina Faustina, figlia di Antonino, e assunse quindi il nome di Marco Aurelio Cesare, figlio dell'Augusto (in latino Marcus Aurelius Caesar Augusti filius) durante l'impero di Antonino stesso. Marco Aurelio fu imperatore dal 161 sino alla morte, avvenuta per malattia nel 180 a Sirmio secondo il contemporaneo Tertulliano o presso Vindobona. Fino al 169 mantenne la co-reggenza dell'impero assieme a Lucio Vero, suo fratello adottivo nonché suo genero, anch'egli adottato da Antonino Pio. Dal 177, morto Lucio Vero, associò al trono suo figlio Commodo. È considerato dalla storiografia tradizionale come un sovrano illuminato, il quinto dei cosiddetti "buoni imperatori" menzionati da Edward Gibbon. Il suo regno fu tuttavia funestato da conflitti bellici (guerre partiche e marcomanniche), da carestie e pestilenze. Marco Aurelio è ricordato anche come un importante filosofo stoico, autore dei Colloqui con sé stesso (Τὰ εἰς ἑαυτόν nell'originale in greco). Alcuni imperatori successivi utilizzarono il nome "Marco Aurelio" per accreditare un inesistente legame familiare con lui. (Wikipedia) Valore nominale: Sesterzio Diametro: 30,50 mm circa Peso: 25,71 gr Dritto: M ANTONINVS AVG - TR P XXVIII (Marcus Antoninus Augustus Tribunicia Potestate duodetricesimus), busto laureato drappeggiato e corazzato a destra Rovescio: IMP VI - COS III (Imperator sextum Consul tertium), Iovi seduto a sinistra, tiene una vittoria nella mano destra ed un lungo scettro nella sinistra, S - C in esergo Zecca: Roma Officina: 4 Anno di coniazione: 174 Riferimento: RIC 1098, Cohen 252, BMC/RE 1470 Rarità: R1 Note: Coniato nel 174, quando Marco Aurelio era impiegato in una massiccia offensiva in territorio sarmatico (174-175), forse ha voluto chiedere a Giove protezione per le sue guerre. Marco Aurelio, uno dei miei imperatori preferiti insieme al padre Antonino Pio. Sesterzio in discreta conservazione. Meglio in mano. Al solito attendo commenti! Grazie! Ave! Quintus
    2 punti
  9. Vi sfido a trovare un orrore più orrore di questo scarto di Zecca Napoletana ?
    2 punti
  10. Esiste anche un doppio sestino variante per la legenda al R/. Una vera rarità. Classificato al nr. 91 del CNI ed appartenente alla collezione reale al R/ riporta +GLORIA ET DIVICIE°IN DOMO° EIVS (Gloria e ricchezza nella sua casa). Altra peculiarità della monetazione aragonese era quella di riportare in legenda motti religiosi a riprova della loro fede. Fortunati i possessori. Posto l'immagine tratta dalla tavola del CNI.
    2 punti
  11. A me piace molto, Cercherò di classificarlo.
    2 punti
  12. Si, Commodo non c’entra. La dedica è dalla forma consacrata: SPQR (il soggetto alla fine, al nominativo, e sotto inteso « monumentum fecit »), in onore di Settimio Severo e del figlio (entrambi al dativo) Il nome di Geta, cancellato poi da Caracalla, doveva apparire sulla quarta linea della dedica, al posto di OPTIMIS FORTISSIMISQVE PRINCIPIBVS, com’è stato scritto da @Stilicho Il nome e i titoli di Caracalla corrispondono all’anno della dedica dell’arco (203 d.C) IMP CAES M AVRELIO L FIL ANTONINO AVG PIO FELICI TRIBUNIC POTEST VI COS PROCOS PP Imperator Caesar Marcus Aurelius, figlio di Lucius, Antoninus Augustus Pius Felix, tribunicia potestate VI, console, proconsole, pater patriae. La sesta tribunicia potestas = anno 203 per Caracalla, che è già « Pater Patriae » dal 199 e « Felix » dal 200 d.C. Il nome completo di Caracalla alla sua morte nel 217: Imperator Cæsar Marcus Aurelius Severus Antoninus Pius Felix Augustus Parthicus Maximus Britannicus Maximus Germanicus Maximus, Pontifex Maximus, Tribuniciæ Potestatis XX, Imperator III, Consul IV, Pater Patriæ. Ma torniamo a quel bel sesterzio, complimenti @Quintus.
    2 punti
  13. Credo ci siano modi più semplici per farle, io comunque uso GIMP. Prima ritaglio il soggetto e poi ricalco con il bianco tutte le parti che mi interessano. I disegni non sono uguali a quelli delle monete originali perché cambio le proporzioni: solitamente sulle monete antiche molti elementi sono sproporzionati (occhi, bocca, orecchie, ecc.) quindi bisogna rimpicciolirli e aggiustarli a piacimento. É più facile di quanto sembri ma porta via un po' di tempo. Grazie! Buona idea quella degli ex libris.
    2 punti
  14. Ciao @magicoin, la tua 59 a me piace... Ci sono piastre di Francesco II con le aquile d'Aragona in posizione normale ma poi sono state ripunzonate con le aquile d'Aragona capovolte... C'è anche un articolo che ne parla... Posto la mia per un confronto sui conii. Un saluto a tutta la sezione. Raffaele.
    2 punti
  15. Buongiorno, cercherei nella monetazione anonima. Somiglia alla Gazzetta di questo post.
    2 punti
  16. Ciao Ranbel, sto ancora cercando le prue e forse ho capito dove le vedi!! grande credo che vista la pessima condizione delle superfici è dura andare oltre e molto probabilmente, con il vostro aiuto una presunta identità alla moneta la si possa dare. Grazie a tutti!
    2 punti
  17. Decreto legislativo 22/01/2004 n. 42 Sanzioni penali Opere illecite Articolo 169 1. È punito con l'arresto da sei mesi ad un anno e con l'ammenda da euro 775 a euro 38.734,50: a) chiunque senza autorizzazione demolisce, rimuove, modifica, restaura ovvero esegue opere di qualunque genere sui beni culturali indicati nell'articolo 10; […] MA: Cassazione penale , sez. II 03/07/2008 n. 35173: “Il fatto che tale norma punisca solo chi agisca senza l'autorizzazione, fa comprendere che il legislatore ha previsto l'operatività di tale articolo unicamente nei casi in cui un'autorizzazione sia ottenibile. Certo non nei casi, come quello di specie, che coinvolga un terzo estraneo al bene che non potrebbe mai chiedere nè ottenere un'autorizzazione per far un qualsiasi intervento sul bene tutelato e tanto meno per compiere un atto vandalico come quello posto in essere dall'imputato. Quindi la formulazione del D.Lgs. n. 42 del 2004, art. 169 "chiunque senza autorizzazione demolisce, rimuove, modifica, restaura ...." indica, proprio, come l'autorizzazione diventi il presupposto costitutivo del reato e renda impossibile il concorso con il reato di cui all'art. 635 c.p. come nella presente fattispecie.” C'è anche l'art. 733 c.p.: Danneggiamento al patrimonio archeologico, storico o artistico nazionale. Chiunque distrugge, deteriora o comunque danneggia un monumento o una altra cosa propria di cui gli sia noto il rilevante pregio, è punito, se dal fatto deriva un nocumento al patrimonio archeologico, storico o artistico nazionale, con l'arresto fino a un anno o con l'ammenda non inferiore a 2.065 euro. Può essere ordinata la confisca della cosa deteriorata o comunque danneggiata. Nonchè l'art. 635 c.p.
    2 punti
  18. Mah, a me viene: apparecchio in formato ridotto. Ciao da apollonia
    2 punti
  19. Il mio pensiero. Anche a me pare si tratti di un bronzo del IV secolo del tipo GLORIA ROMANORVM (io leggo ...ORVM da ore 9), in particolare questa tipologia (ne esistono diverse): Type 42 (tesorillo.com) Si vede l'imperatore che trascina un prigioniero con la mano destra e che tiene un labaro od altro stendardo nella mano sinistra, con dentro un simbolo. Questa tipologia, come si vede in allegato, e' stata coniata da diversi imperatori, ma guardando la spezzatura della legenda di dritto in cui, dopo la testa, si legge bene S P F A... che fa pensare a Valente, anche se non si nota il caratteristico "faccione". Quanto al rovescio, nel campo di destra, io vedo una gamma sormontata da una stella ed a sinistra un probabile lettera V. Sulla base dello schema che ho allegato mi sono indirizzato su Tessalonica ed ho trovato questa (RIC IX 31 type XXXVIII secondo Coinstuff, 26 secondo Numis Bible, OCRE....non capisco bene; Il RIC le mette insieme 16, 26, 31...). Ovviamente, la mia e' solo una ipotesi . Infine una annotazione: Come gia' detto da Eliodoro, queste monete , coniate dopo la riforma di Costanzo II e Costante del 349 (in base alle considerazioni che abbiamo fatto), andrebbero classificate in base al diametro. Quindi dovrebbe venire chiamata AE4, anzichè genericamente follis. Ma qui il diametro è assai impreciso e potrebbe essere anche un AE3. Allego, soprattutto a beneficio dei semplici appassionati/ neofiti (come me) una discussione esplicativa (dal post #4): Anche la faccenda classificativa resta comunque aperta. Ovviamente disponibile a correzioni o integrazioni. Ciao da Stilicho
    2 punti
  20. Buon giorno a tutti, Bella piastra mi piace molto, quelle con la torretta in basso verticale hanno tutte la punteggiatura al diritto e al rovescio completa... Un saluto Raffaele.
    2 punti
  21. @AndrewChoosy, complimenti per questa tua Piastra del 1815! Ho voluto vedere anche il rovescio perché è da molto che ricerco "errori araldici" nello stemma. La tua mi ha colpito per questo particolare "non simmetrico" in un collare sotto lo stemma sul lato destro. Da una veloce ricerca su piastre dello stesso millesimo non ho trovato riscontri.
    2 punti
  22. È un Ae3, credo, del basso Impero, l'imperatore sembrerebbe, dalla legenda, essere Valente, con al rovescio l'imperatore che trascina il prigioniero. Attendiamo altri pareri. Saluti Eliodoro
    2 punti
  23. Adriano Publio Elio Traiano Adriano, noto come Adriano (in latino Publius Aelius Traianus Hadrianus, nato ad Italica il 24 gennaio 76 e morto a Baia il 10 luglio 138) è stato un imperatore romano della dinastia degli imperatori adottivi, regnò dal 117 fino alla sua morte. Successore di Traiano, fu uno dei "buoni imperatori" secondo lo storico Edward Gibbon. Colto e appassionato ammiratore della cultura greca, viaggiò per tutto l'impero e valorizzò le province. Fu attento a migliorare le condizioni dei militari. In Britannia costruì un vallo fortificato, il "Vallo di Adriano". Inaugurò una nuova strategia militare per l'Impero: all'espansione e alla conquista sostituì il consolidamento dei confini e della loro difesa. Mantenne le conquiste di Traiano, a parte la Mesopotamia che assegnò a un sovrano vassallo. Il suo governo fu caratterizzato da tolleranza, efficienza e splendore delle arti e della filosofia. Grazie alle ricchezze provenienti dalle conquiste, Adriano ordinò l'edificazione di molti edifici pubblici in Italia e nelle province, come terme, teatri, anfiteatri, strade e porti. Nella villa che fece costruire a Tivoli riprodusse i monumenti greci che amava di più e trasformò la sua dimora in museo. L'imperatore lasciò anche a Roma, con l'edificazione del Mausoleo, la Mole Adriana, e con la ricostruzione del Pantheon, distrutto da un incendio. [ ... continua dopo la scheda del sesterzio ... ] Valore nominale: Sesterzio Diametro: 33,50 mm circa Peso: 25,07 gr Dritto: IMP CAESAR TRAIAN HADRIANVS AVG, busto laureato drappeggiato e corazzato a destra Rovescio: P M TR P COS III (Pontifex Maximus Tribunicia Potestate Consul tertium), Ceres in piedi rivolta a sinistra, tiene nella mano destra spighe grano e una lunga torcia nella mano sinistra, S - C in campo Zecca: Roma Officina: 3 Anno di coniazione: 121-122 Riferimento: RIC 610, Cohen 1075, BMC/RE 1244 Rarità: R1 Note: Bellissimo sesterzio, ogni volta che lo tengo in mano mi emoziono, lascio a voi i commenti. Ave! Quintus [ ... continua ... ] Sulla nascita di Adriano le fonti non concordano: alcune (come Elio Sparziano) sostengono che nacque a Roma, dove il padre stava svolgendo importanti funzioni pubbliche; altre (come Dione Cassio) che Adriano nacque a Italica, a 7 km da Siviglia, in Hispania Baetica. La sua famiglia era originaria della città picena di Hatria, l'attuale Atri, ma si insediò a Italica subito dopo la sua fondazione per opera di Scipione l'africano. Il padre, Publio Elio Adriano Afro, era imparentato con Traiano. La madre, Domizia Paolina, era originaria di Cadice. Adriano aveva una sorella maggiore (Elia Domizia Paolina), una nipote (Giulia Serviana Paolina) e un pronipote (Gneo Pedanio Fusco Salinatore). I suoi genitori morirono nell'85/86, quando Adriano aveva solo nove anni. Grazie al Corpus Inscriptionum Latinarum, sappiamo che Adriano ebbe una nutrice di nome Germana, una schiava di origini germaniche successivamente liberata che gli sopravvisse arrivando a morire a ottant'anni. Traiano, che non aveva avuto figli, divenne di fatto il tutore del giovane dopo la morte dei suoi genitori. Anche la moglie di Traiano, Plotina, lo aiutò notevolmente nel cursus honorum, trattandolo come proprio figlio. Inoltre sembra sia stata lei a spingerlo a sposare Vibia Sabina, anche lei parente di Traiano. Il matrimonio avvicinò ulteriormente il futuro imperatore alle stanze del potere, grazie anche agli ottimi rapporti intrattenuti con la suocera Matidia. Per il resto il matrimonio fu un fallimento. Dopo che l'imperatore Nerva ebbe nominato Traiano suo successore, presentandolo in Senato nel 97, la carriera di Adriano fu notevolmente agevolata. Le cariche accumulate nel cursus honorum del futuro imperatore furono numerosissime. Quando Nerva morì nel 98, Adriano si precipitò a informare personalmente Traiano. Fu anche arconte ad Atene per un breve periodo, e fu eletto ufficialmente come cittadino ateniese[3]. La sua carriera completa prima di diventare imperatore fu la seguente: decemviro stlitibus iudicandis seviro turmae equitum Romanorum praefectus urbi feriarum Latinarum tribunus militum con la Legio II Adiutrix piae Fidelis nel 95, in Pannonia inferiore tribunus militum con la Legio V Macedonica nel 96, in Mesia inferiore tribunus militum con la Legio XXII Primigenia nel 97, in Germania superiore; successivamente trasferito alla Legio I Minervia. questore (nel 101) ab Actis senatus tribunus plebis (nel 105) pretore (nel 106) Legatus legionis della Legio I Minerviae piae Fidelis (106, in Germania inferiore) Legatus Augusti pro praetore della provincia romana della Pannonia inferiore (107) console suffectus (108) septemviro epulonum (prima del 112) Sodales Augustales (prima del 112) arconte ad Atene (tra il 112/13) Legatus Augusti pro praetore in Siria (117) Al contrario del suo predecessore, Adriano non fu mai adottato ufficialmente, tramite la presentazione in Senato. Su questo punto l'Historia Augusta riporta diverse teorie, una delle quali fa discendere il suo avvento al potere da una presunta nomina di Traiano morente, molto probabilmente una messinscena organizzata da Plotina, che avrebbe orchestrato abilmente l'operazione, d'accordo con il prefetto del pretorio Attiano. La questione, in realtà, appare assai più complessa. Pare difficile che Adriano possa aver preso il ruolo di successore di Traiano per sola intercessione di Plotina e di alcuni suoi collaboratori. Alcuni conii monetali attesterebbero il titolo di Caesar per Adriano già in un periodo compreso tra il 114 e il 117. Sulla scia di tali dati l'adozione di Adriano apparirebbe meno offuscata da dubbi e una deliberata volontà di Traiano. Adriano, salito al trono, allontanò dai luoghi di potere gran parte del seguito e dell'amministrazione di Traiano, non senza ricorrere a metodi brutali (come nella repressione della congiura dei consolari), dei quali aveva fatto parte anche lui, compresi i vertici militari[5]. In ogni caso la ratifica da parte dell'esercito, che acclamò il nuovo imperatore, chiuse la questione. Il Senato, ricevuto un messaggio dal neoeletto, nel quale egli riferiva di non essersi potuto sottrarre alla volontà dell'esercito, si allineò a sua volta. Sia i militari sia i senatori trassero notevoli benefici dalla loro acquiescenza: i primi ricevettero il tradizionale donativo in misura più cospicua che in passato e anche i membri del Senato ebbero dei vantaggi. La fulmineità dell'ascesa al potere, accompagnata dall'eliminazione fisica dei principali potenziali dissidenti o concorrenti, portò a un insediamento rapido, seguito da un continuo rafforzamento che durò per tutto il ventennio in cui Adriano rimase al potere. L'opposizione al neo princeps era costituita da generali che, come lo stesso Adriano, avevano seguito Traiano nelle più importanti battaglie di ampliamento territoriale: tra questi Quieto, la cui morte provocò sommosse di ribellione in Mauretania. Adriano fu uno degli imperatori morti per cause naturali e non assassinati in una congiura. Anche la designazione del successore e il suo insediamento, dopo la morte di Adriano, non furono ostacolati. Un caposaldo della politica adrianea fu l'idea di ampliare, quando possibile, i livelli di tolleranza. Si fece promotore di una riforma legislativa per alleggerire la posizione degli schiavi, i quali si trovavano in situazioni disumane allorché si verificasse un crimine ai danni del dominus. Anche nei confronti dei cristiani mostrò maggiore tolleranza dei suoi predecessori. Ne rimane testimonianza, intorno all'anno 122, in un rescritto indirizzato a Gaio Minucio Fundano, proconsole della provincia d'Asia. In esso l'imperatore, a cui era stato richiesto come comportarsi nei confronti dei cristiani e delle accuse a loro rivolte, rispose di procedere nei loro confronti solo in ordine a notizie circostanziate emergenti da un procedimento giudiziario e non sulla base di accuse generiche. Un'altra riforma operata da Adriano fu quella dell'editto pretorio. Questo strumento normativo consisteva in un'esposizione di principi giuridici generali, che il magistrato enunciava al momento dell'insediamento. Con l'andar del tempo, questi principi costituirono un nucleo di norme consolidato (edictum vetus o tralaticium), al quale ogni pretore aggiungeva le fattispecie che intendeva tutelare. Tecnicamente la finalità dell'editto era quella di concedere tutela processuale anche a rapporti non previsti dallo ius civile. Con la riforma adrianea, che l'imperatore affidò al giurista romano Salvio Giuliano negli anni dal 130 al 134, l'editto venne codificato, fu approvato da un senatoconsulto e divenne perpetuo (edictum perpetuum). Sempre in campo giuridico, Adriano pose fine al sistema ideato da Augusto che, concedendo ad alcuni giuristi lo ius respondendi ex auctoritate principis, aveva consentito che il diritto si espandesse progressivamente attraverso l'opera creatrice di alcuni esperti scelti dall'imperatore stesso. Adriano sostituì al gruppo di giuristi isolati dello schema augusteo un consilium principis, che contribuì alla progressiva istituzionalizzazione di questa figura, togliendole l'indipendenza residuata. Nonostante avesse seguito personalmente più di una campagna militare (la più impegnativa quella dacica al seguito di Traiano), Adriano si dimostrò, oltre che esperto di cose militari, il che era prevedibile, anche un grande riformatore della pubblica amministrazione. Il suo intervento sulle strutture amministrative dell'impero fu profondo e radicale, dimostrando che era parte di un piano globale che l'imperatore andava applicando, a mano a mano, alla struttura dell'esercito, alla difesa dei confini, alla politica estera, alla politica economica. Adriano aveva una sua visione dell'impero e cercava di uniformare le singole parti al suo disegno. In luogo dei liberti cesarei diede spazio e importanza a nuovi funzionari provenienti dalla classe dei cavalieri. Essi erano preposti alle varie branche amministrative suddivise per materie: finanze, giustizia, patrimonio, contabilità generale e così via. Le carriere furono determinate, così come le retribuzioni, e la pubblica amministrazione divenne più stabile e meno soggetta ai cambiamenti connessi con l'avvicendarsi degli imperatori. Attento amministratore, Adriano pensò anche a tutelare nel migliore dei modi gli interessi dello Stato con l'istituzione dell'advocatus fisci, cioè una sorta di avvocatura dello Stato che si occupasse di difendere in giudizio gli interessi delle finanze pubbliche (fiscus). Va considerato che in epoca tardo-imperiale l'originaria bipartizione tra aerarium (la finanza pubblica di area senatoria) e fiscus (la finanza pubblica di competenza del princeps) era andata scomparendo per l'avvenuta unificazione delle due aree nelle mani dell'imperatore. Appena il suo potere fu sufficientemente consolidato, Adriano intraprese una serie di viaggi in tutto l'Impero (Gallia, Germania, Britannia, Spagna, Mauritania), per rendersi conto di persona delle esigenze e prendere i provvedimenti necessari per rendere il sistema difensivo efficiente. Nel 123 iniziò il lungo viaggio d'ispezione delle province orientali che lo impegnò per due anni. Nel 128 ispezionò la provincia d'Africa. Nell'anno seguente si recò di nuovo in Oriente. La sua filosofia risulta evidente dai suoi atti: il ritiro da territori indifendibili, il controllo dei confini basato su difese stanziali, la politica degli accordi con gli Stati cuscinetto che facevano da interposizione fra il territorio dell'impero e quello dei popoli confinanti. Durante il viaggio in Egitto nel 130 d.C., Adriano si recò a visitare i Colossi di Memnone. In età romana molti visitatori, richiamati da uno dei colossi di Memnone per il suo canto al sorgere del sole, erano soliti a lasciare incise sulle gambe della statua le loro osservazioni e le loro dediche. Anche gli accompagnatori di Adriano e dell'imperatrice Sabina fra il 20 e il 21 novembre del 130, lasciarono alcuni testi: Colossi di Memnone "quando in compagnia dell'imperatrice Sabina fui presso Memnone. Tu Memnone, che sei figlio dell'Aurora e del venerabile Titone e che sei assiso di fronte alla città di Zeus, o tu, Amenoth, re egizio, a quanto raccontano i sacerdoti esperti delle antiche leggende, ricevi il mio saluto e, cantando, accogli a tua volta favorevolmente la moglie venerabile dell'imperatore Adriano". In questi lunghi viaggi, nei quali praticamente percorse tutto l'impero, non si occupò solo di questioni legate alla difesa dei confini, ma anche di esigenze amministrative, edificazioni di edifici pubblici e, più in generale, di cercare di migliorare lo standard di vita delle province. Al contrario di altri imperatori, che governarono l'impero senza muoversi praticamente mai da Roma, Adriano scelse un metodo di conoscenza diretta, che poté attuare grazie al consolidamento della situazione interna: allontanarsi dalla sede del potere per periodi così prolungati presupponeva una certezza assoluta sulla tenuta del sistema. Un altro elemento era la curiosità propria del suo carattere e la propensione per i viaggi, che lo accompagnò tutta la vita. Amò la cultura, l'architettura e la scultura greca. Soggiornò molte volte ad Atene e in tutta la Grecia, attratto da quel mondo pieno di meraviglie artistiche, e le popolazioni locali innalzarono in suo onore molte statue. Il regno di Adriano fu caratterizzato da una generale pausa nelle operazioni militari. Egli abbandonò le conquiste di Traiano in Mesopotamia, considerandole indifendibili, a causa dell'immane sforzo logistico necessario per far giungere rifornimenti a quelle regioni e alla molto maggiore estensione del confine che sarebbe stato necessario difendere[6]. La politica di Adriano fu tesa a tracciare confini controllabili a costi sostenibili. Le frontiere più turbolente furono rinforzate con opere di fortificazione permanenti, la più famosa delle quali è il possente Vallo di Adriano in Gran Bretagna. Qui Adriano, dopo aver terminato la conquista del Nord dell'isola, fece costruire una lunga fortificazione per arginare i popoli della Caledonia. Anche la frontiera del Danubio fu rinforzata con strutture di varia natura. Il problema delle strutture difensive era strettamente connesso col territorio e col tipo di difesa che si voleva instaurare. Infatti strutture particolarmente pesanti e durature, oltre a richiedere tempi di realizzazione e costi ingentissimi, mal si adattavano a mutamenti strategici nelle linee difensive. Se un territorio era particolarmente soggetto a incursioni in un determinato periodo, una struttura leggera, formata da fossati, terrapieni e palizzate, poteva fornire una discreta tenuta, dando alle truppe di stanza nelle fortificazioni il tempo di intervenire. Diverso era il caso di incursioni in profondità o di vere e proprie invasioni, che richiedevano strutture molto più resistenti, le quali però, una volta edificate, diventavano definitive e non seguivano le evoluzioni politiche e strategiche del territorio. Molte regioni passavano da situazioni di occupazione vera e propria allo stato di protettorati, i cosiddetti "Stati clienti", il che modificava notevolmente le necessità difensive. Quando la politica del protettorato si consolidava, si mantenevano in loco le risorse strettamente necessarie, spostando le risorse liberate in zone più calde. Questo sistema, detto delle vexillationes, cioè di distaccamenti prelevati da una legione e comandati altrove, dette ottimi risultati conferendo un'elasticità di manovra notevole. Il sistema dei distaccamenti consentiva anche di non turbare gli equilibri regionali faticosamente raggiunti, perché non si spostava un'intera legione ma singoli reparti. Il che, con il consolidamento di una difesa sempre più stanziale e con i conseguenti legami che s'instauravano tra i legionari e gli abitanti locali, consentiva di mantenere il controllo del territorio, disponendo comunque di una massa di manovra da destinare a operazioni belliche ove fosse stato necessario. Per mantenere alto il morale delle truppe e non lasciarle impigrire, Adriano stabilì intensi turni di addestramento, ispezionando personalmente le truppe nel corso dei suoi continui viaggi. Poiché non era incline, già dai tempi delle campagne daciche, a distinguersi per lussi particolari, si spostava a cavallo e condivideva in tutto la vita rude dei legionari. Di questa attività rimane memoria nelle cosiddette Iscrizioni di Lambesi[7], che vennero erette dopo una permanenza dell'imperatore nel castrum omonimo, sede della Legio III Augusta di stanza in Numidia. Nel documento viene descritta una serie di esercitazioni molto complesse che la legione svolse con successo nell'anno 128, a dimostrazione della nuova dottrina difensiva di Adriano, che intendeva ottenere il massimo dell'efficienza militare anche in quadranti, come quello numidico, abbastanza pacifici. Da un punto di vista della struttura organizzativa non portò grandi innovazioni nell'esercito, salvo creare nuovi corpi (secondo alcuni rinforzare corpi già esistenti), basati su leva locale, denominati Numeri, al fine di dare un apporto alle truppe ausiliarie, i cosiddetti Auxilia. I motivi erano diversi, innanzitutto tecnici: si trattava di mettere in linea truppe molto specializzate, ad esempio lanciatori, o destinate a terreni particolari, o equipaggiate in modo non convenzionale (come alcuni corpi di cavalleria pesante). Inoltre i Numeri non fruivano come gli Auxilia del diritto di vedere arruolati stabilmente i loro figli nelle legioni e quindi contribuivano a mantenere gli organici in numero costante. I Numeri erano molto più vicini degli Auxilia ai gruppi etnici stanziati nei territori che si intendevano controllare e conservavano organizzazione e armamento loro propri. Il tutto a costi nettamente inferiori a quelli che si sostenevano per i legionari regolari, i quali, oltre a una paga di tutto rispetto, fruivano di donativi saltuari e di una liquidazione alla fine del servizio, spesso costituita dal diritto di proprietà di terreni. Il problema della Giudea si era manifestato in tutta la sua gravità fin dai tempi della prima rivolta, nel 66, quando le truppe di Cestio Gallo, governatore della Siria, furono duramente sconfitte con perdite rilevantissime (poco meno di seimila uomini, secondo Giuseppe Flavio) e la perdita delle insegne da parte della Legio XII Fulminata. Il tutto per opera di truppe che non si potevano tecnicamente definire all'altezza di quelle romane. Il che dimostra la fortissima motivazione dei combattenti Giudei e, in particolare degli Zeloti. La rivolta si protrasse fino alla distruzione di Gerusalemme del 70, per opera del generale Tito, figlio di Vespasiano, e alla caduta della fortezza di Masada avvenuta nel 73, conclusasi con la morte per suicidio di tutti i resistenti e dei membri delle loro famiglie.Nel 115, sotto Traiano alla rivolta divampata a Cirene, in Egitto e a Cipro si unirono anche i Giudei con effetti devastanti. Il problema era strutturale, dato che gli abitanti della Giudea rifiutavano decisamente la romanizzazione, sia per motivi nazionalistici sia, soprattutto, per motivi religiosi. Infatti, professando una religione monoteista che, in quanto tale, non prevedeva l'affiancamento di altre divinità come era avvenuto in tutte le province, l'integrazione diveniva completamente impossibile. Quando Adriano si trovò a dover affrontare la ricostruzione di Gerusalemme ripropose i moduli architettonici e urbanistici applicati in tutto l'impero, mentre la popolazione ebraica chiedeva una ricostruzione nella forma precedente alla distruzione del 70.A seguito della visita effettuata alle rovine della città nel 130 cominciò l'opera di ricostruzione permettendo inizialmente la ricostruzione di un Terzo Tempio, ma secondo la testimonianza del Midrash[8] quando gli venne riferito dai Samaritani che ciò sarebbe stato causa scatenante di continua sedizione, parve ricredersi. Di poco seguente, la scelta di far erigere, in luogo di quello ebraico (come accadeva in tutto il resto dell'impero) un tempio al dio romano Giove sul sito del Monte del Tempio[9], e altre costruzioni dedicate a varie divinità romane in tutta Gerusalemme, tra cui un grande tempio alla dea Venere[10]. Egli fece poi anche rinominare la città la quale divenne così Aelia Capitolina in onore di sé stesso e di Giove Capitolino, la principale divinità romana. Secondo Epifanio (De ponderibus et mensuris, cap. XIII-XVI.; ed. Migne, II. 259-264), Adriano nominò Aquila di Sinope - parente acquisito dello stesso imperatore - come "supervisore dei lavori di costruzione della città"[11]. Si dice anche che operò per mettere un grande foro, che avrebbe dovuto essere il centro d'incontro sociale primario della nuova città, all'incrocio delle strade principali del cardine e del decumano, oggi facente parte dell'area quadrata costituita dal Muristan. Presto i Giudei, che avevano sperato in tutt'altro, furono assai delusi dal constatare quanto stava accadendo alla loro terra sacra, cominciarono pertanto sempre più un'opera di opposizione. Quindi una causa della rivolta fu il nazionalismo degli abitanti della Giudea. Altra causa, secondo una tradizione basata sulla Historia Augusta, suggerisce che le tensioni siano via via cresciute fino a sfociare in uno scontro aperto quando Adriano volle abolire la circoncisione rituale della religione ebraica (il Brit milah)[12] che egli, da fine ellenista qual era, avrebbe interpretato come l'esser una pura e semplice mutilazione fisica[13]. Tuttavia su questo specifico punto la revisione moderna ha evidenziato che moltissimi popoli sotto il dominio romano, nell'area nordafricana e mediorientale, la praticavano senza divieti e che quindi appare singolare un divieto specifico; uno studioso, Peter Schäfer, ribadisce che non vi sono mai state prove per affermare una simile ipotesi proibizionista[14][15][16]. Nel 132 divampò la terza guerra giudaica, con i ribelli comandati da Simon Bar Kochba (Simone figlio della stella). Le perdite dei Romani furono tanto pesanti che nel rapporto di Adriano al Senato fu omessa l'abituale formula "Io e il mio esercito stiamo bene". Necessitò di ben 12 legioni per sopprimere la rivolta, ossia circa 5/6 di tutta la forza militare dell'Impero: fu la sola volta in cui il Senato rinuncia a trionfare il ritorno dell'Imperatore dopo una vittoria militare[17]. Nonostante le perdite subite, nel 135 Adriano riuscirà a distruggere la città fortificata di Bétar e soffocare la ribellione devastando la Giudea (580 000 ebrei rimasero uccisi, 1,5 milioni deportati al Mercato degli Schiavi di Adriano a Gaza, 50 città fortificate e 985 villaggi furono distrutti), Adriano tentò di sradicare l'Ebraismo considerandolo la causa delle continue ribellioni. Proibì di seguire la legge ebraica, di attenersi al calendario ebraico e mise a morte gli studiosi della Torah (il martirio). I "Rotoli sacri" delle scritture furono formalmente e solennemente bruciati sul Monte del Tempio. Nel tentativo di cancellare la memoria stessa della Giudea, rinominò la provincia Syria Palaestina (dal nome dei loro antichi nemici, i Filistei, dall'ebraico "Philistim" פְּלִשְׁתִּים che significa "invasori") e agli ebrei da quel momento in poi fu fatto divieto di entrare nella capitale riconsacrata al paganesimo. Più tardi si permise loro di piangere la loro umiliazione una volta all'anno a Tisha B'Av. Era evidente che l'impero non poteva permettersi di mantenere in vita un potenziale focolaio di ribellione in un'area così delicata, soprattutto in considerazione della presenza di comunità ebraiche in molti paesi al di fuori della Giudea derivante dalla diaspora avvenuta in seguito ai fatti del 70. Quando le fonti ebraiche parlano di Adriano è sempre con l'epitaffio "possano essere le sue ossa frantumate" (שחיק עצמות o שחיק טמיא, nell'equivalente aramaico), espressione mai usata neppure nei confronti di Vespasiano o del figlio Tito che avevano fatto distruggere il Secondo Tempio. Adriano morì nella sua residenza di Baia di edema polmonare, a 62 anni come il predecessore Traiano. Cassio Dione Cocceiano riporta in un brano della "Storia romana": «Dopo la morte di Adriano gli fu eretto un enorme monumento equestre che lo rappresentava su una quadriga. Era così grande che un uomo di alta statura avrebbe potuto camminare in un occhio dei cavalli, ma, a causa dell'altezza esagerata del basamento, i passanti avevano l'impressione che i cavalli ed Adriano fossero molto piccoli.» In realtà non è certo che il monumento funebre sia stato iniziato dopo la morte dell'imperatore e molto probabilmente fu iniziato da Adriano nel 135 e, dopo la morte, terminato dal successore, adottato ufficialmente prima di morire, Antonino Pio. La struttura fu, nei secoli, trasformata ripetutamente e oggi è uno dei monumenti più famosi di Roma: Castel Sant'Angelo, il quale è infatti anche denominato Mole Adriana. Esistono teorie secondo cui il sarcofago in porfido dell'imperatore (in particolare il coperchio) sia stato riutilizzato come vasca del fonte battesimale di San Pietro in Vaticano. (Fonte Wikipedia)
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  24. Buongiorno a tutto il Forum. Vi capita osservando le vostre amate monete di ricordarne di ognuna la storia di come sia giunta a voi? Aste, listini, mercatini, siti on line, trattative fra privati.... Trovata per terra? Trovarsi nel posto giusto al momento giusto, esempio : Navigare in rete e trovare una moneta, banconota o medaglia che cercavate da anni, appena proposta con il "compralo subito" e mal classificata dal venditore.... E ad un prezzo ridicolo? Oppure tante altre occasioni che vi sono successe, queste storie rendono secondo me bello il collezionare. Raccontate le Vostre avventure impossibili, senza deridere o offendere nessun venditore mi raccomando. Ringrazio tutti quelli che vorranno partecipare. Un caro saluto, Rocco.
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  25. Buonasera, di comune accordo tra i Curatori si ritiene la discussione degna di esser inserita nelle biografie imperiali, delineando in maniera egregia Adriano come personaggio storico. Buona serata Illyricum
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  26. INFAMI MASCALZONATE Buona serata da Stilicho
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  27. Arrivata oggi la mia copia, bellissimo volume ricco di immagini a colori, con monete per ogni anno di coniazione. Veramente ben fatto, frutto di uno studio e di una ricerca di anni delle monete Siciliane che sono apparse nelle varie aste. Volevo ringraziare anche il titolare della Numismatica Barduilia per la sua gentilezza e professionalità.
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  28. Sapete se esiste già uno studio specifico sui Doppi Sestini? Perché ho deciso di aggiornare quanto già riportato dal Corpus.
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  29. Questa è cattiveria...?
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  30. Condivido un altro bel doppio Sestino, mancante nel gruppo dei 25 pezzi elencati nel Corpus per via del globetto dopo HIE°
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  31. CURA NOCIVA INTERROTTA Ri-ciao da Stilicho
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  32. Ti dò le dimensioni della mia : 33,5 x 22 cm. N.B. Sono le dimensioni della sola parte colorata ,non di tutto il foglio.
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  33. Dai un'occhiata qui https://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-CLEMXIROM/72
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  34. Patina da vecchia collezione, tondello integro, gigliato contemporaneo, buon acquisto
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  35. Ultima arrivata! Non è al livello delle vostre meraviglie ma la ritengo apprezzabile.
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  36. DE GREGE EPICURI Penso anch'io che sia Valente, forse GLORIA ROMANORUM.
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  37. Grazie @Rocco68 per questa nuova Discussione che fa affiorare tanti ricordi... ASPETTANDO IL “TESTONE” DI CARLO EMANUELE Ero agitato ormai da parecchi giorni. La questione cominciava a diventare una vera e propria ossessione. Quando sentivo il rumore di un'auto mi affacciavo alla finestra e scrutavo come fossi una vecchia portinaia. Se poi l'auto era dipinta di bianco e giallo come quella delle Poste Italiane, mi precipitavo al cancello, rischiando figuracce epiche. Qualche mese prima un mio Collega mi aveva introdotto alle meraviglie del Web ed avevo scoperto la “Baia”, dove si vendeva di tutto, anche le adorate monete. Il sito era piuttosto grezzo, si trovava di tutto, le descrizioni erano inesistenti e le fotografie approssimative. I pochi Venditori che si affacciavano a questo nuovo tipo di comunicazione, erano molto “variegati”: da quello che vendeva a prezzi spropositati un brutto 50 Lire Vulcano a quello che voleva disfarsi della propria collezione a prezzi bassi ( specie ormai estinta da parecchi anni ). Trovai un bello Scudo di Carlo Emanuele III° ad un prezzo veramente ridicolo. Lo comperai immediatamente ed incominciai ad aspettare. Passavano i giorni e della Raccomandata neanche l'ombra. Sempre più agitato, temendo la classica fregatura, telefonai al Servizio Clienti che, dopo molte difficoltà, mi lasciò il recapito telefonico del Venditore. Mi rispose una voce anziana e roca con inflessione siciliana. Mi ricordò subito Camilleri quando raccontava alla Rai il suo prossimo libro. Passai quasi un'ora con lui al telefono e mi spiegò che era stato Magistrato in Piemonte per molti anni ed aveva messo insieme una bella raccolta di Monete Sabaude. La figlia non era interessata e l'aveva convinto a venderle. Mi disse infine: “...mi scusi tanto ma, per motivi di salute, non ho ancora spedito il “Testone”... vedrà che mi farò perdonare.” Quando infine la raccomandata arrivò, era tanta l'impazienza che strappai malamente la lettera, estrassi lo Scudo e lessi il bigliettino: “Mi scuso per il ritardo e come omaggio le mando anche un quarto di Scudo (..)” Mamma mia! la seconda moneta che nella concitazione non avevo visto, aveva rischiato di finire nella spazzatura! Saluti a Tutti, Beppe
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  38. In questo caso partiamo dal 1966… Notevole il miscuglio su questa busta, troviamo anche “Matrice e Figlia" di “trasporto pacchi in concessione". Spero di non andare troppo O.T.
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  39. Oggi dal mercatino di Piazza Ghiaia di Parma me ne torno con 3 monetine di Malta ( monete e banconote di Malta le prendo sempre anche se sono doppioni ) 50 centesimi l’una
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  40. Mi hai usato, Prof! ? Mi sento un po' Mignolo della situazione ?
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  41. Hai ragione, @marmo87, questa discussione sembrava davvero terminata anche se ogni maltagliato è un unicum, soprattutto per le interessanti ribattiture ed i coni sottostanti superstiti spagnoli, e quindi meriterebbe uno studio approfondito. Complimenti @dupondio, ci hai mostrato un bellissimo 10 reali di Filippo IV, I tipo, con lo stemma e la croce della moneta da 8 reales ancora abbastanza integri e con i margini taglienti. Credo che la data del 10 reali sia 1641, infatti si vede ancora una porzione del 41. Confermo inoltre che le parti superstiti dello stemma spagnolo hanno bisogno di uno studio specifico, in questo modo si potrebbe risalire alla zecca spagnola. Grazie, attendo aggiornamenti...
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  42. Buongiorno a tutti, riprendo questa piacevole discussione postando un mio Maltagliato di Filippo IV. CAGLIARI Filippo IV (1621 – 1665). 27,09 gr. Piras 74. Evidenti tracce di ribattitura su di un 8 reales
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  43. Dal tuo annuncio clicca "trattativa completata". L'annuncio comunque sarà visibile ancora per diversi giorni poi ad un certo punto non sarà più visibile (almeno è quello che ho notato chiudendo i miei annunci).
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  44. Complimenti @Gabriele Peris per lo splendido esemplare.
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  45. Salve e Buone Feste a tutti, mi dispiace contraddire @marmo87, ma la data è quasi sicuramente 1641. Inoltre, mi sono divertito ad evidenziare i caratteri superstiti, ovverosia è visibile RA di [A]RA nel dritto e la parte inferiore di INDVAM nel rovescio.
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  46. Confermo Scheo....!..Venezia DECRETO 21/6/1539 -( prima edizione) et 12/9/1565 seconda edizione............, gazzetta del I° tipo con leone alato, del valore di 2 soldi = 24 bagattini- Paol. 709 esistono molte varianti. D/ Sanctus Marcus Ven (etus) - Leone di S. Marco stante a s. R/ Diligite Iustitia(m) - La Giustizia seduta su du leoni La Gazzetta fu coniata per la prima volta nell'anno 1539 dal Doge Pietro Lando(1539-1545). E' una moneta dal peso di circa Grammi 0,78 e del valore di 2 Soldi in argento di bassa lega, (0,478 millesimi). Queste monete circolarono per tutto il Dominio veneziano fino al XIX secolo. al diritto il Leone di S.Marco dentro cerchio di perline; la legenda presenta "SANCTVS MARCVSVENETVS". Al rovescio la Giustizia seduta tra due leoni con spada e bilancia, all'esergo il valore e la legenda "DILIGITE IVSTITUAM". tra i documenti che conosciamo su questa moneta uno curioso del 27 gennaio I550 col quale si sospendeva la coniazione delle gazzette per esservene già troppe in circolazione. Il Consiglio dei Dieci aveva deliberato nel giugno 1539 la emissione di pezzi da uno e da due soldi : scopo quello di espellere le monete forestiere di cattiva qualità come " quatrini, sesini, becci forestieri, carantani et soldini" impedire l'entrata di monete forestiere scadenti in primis , ma in seguito fu continuata su larga scala per profittare dell'utile che ne veniva dalla coniazione
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