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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 08/23/21 in tutte le aree

  1. Il 6 aprile 2010 a seguito di alcuni lavori di ristrutturazione a Epfig, un operatore della ditta che stava effettuando alcuni lavori di sterro in un terreno, con la pala del mezzo urtò qualcosa di duro frantumandolo. Si trattava di un vaso contenente circa 14000 monete romane prevalentemente del IV secolo (sebbene risulti una rappresentanza di monete del III secolo dato che il ripostiglio dovrebbe aprirsi con esemplari di Probo). Il tesoro rimase "custodito" per circa 10 anni prima di finire all'asta nel 2019. Nel mentre fu occasione prima di uno studio preliminare, poi di una perizia nel 2012 che ne stimò il valore commerciale a 100.000€ e infine di una diatriba giudiziaria terminata nel 2016 in quanto uno dei tre scopritori rivendicava la paternità assoluta della scoperta, paternità però respinta e pertanto rimasta condivisa. Di nummi provenienti da questo tesoro se ne vedono spesso ultimamente in vendita su vari siti numismatici. L'asta ha venduto l'intero tesoro in un unico lotto (eccettuata una piccola parte trattenuta dal locale museo) e successivamente il compratore ha iniziato a disperdere in lotti multipli il tesoro che ora si trova a sua volta disperso in altri lotti o esemplari singoli... lo vedremo circolare ancora un po' salvo poi scomparire nelle collezioni numismatiche tra qualche tempo come accade puntualmente ai vari ripostigli commercializzati che dopo il boom iniziale di vendite e disponibilità di materiale, scompaiono per poi riapparire saltuariamente in occasione di successive dispersioni di collezioni. La storia di questo ripostiglio e la sua composizione rimarrà a disposizione di tutti gli interessati grazie allo studio di MD Walton, "À propos d'un trésor monétaire tardo-antique découvert fortuitement à Epfig (Bas-Rhin)", in Cahiers alsaciens d'archéologie, d'art et d'histoire 55 (2012). Recentemente sono riuscito ad acquisire una manciata di esemplari provenienti da questo ripostiglio: nell'ordine, da sinistra a destra e dalla prima fila alla seconda: CONSTANTINVS IVB NOB C PROVIDENTIAE CAESS, /PLC RIC 229 - 2.46 gr - 18 mm CONSTANTINVS PF AVG SOLI INVICTO COMITI, T|F/PTR RIC 47 - 3.19 gr - 20 mm VRBS ROMA **, /TRP* RIC 547 - 1.99 gr - 17 mm CONSTANTINVS IVN NOB C GLORIA EXERCITVS, /TRP· RIC 527 - 2.64 gr - 17 mm CONSTANTINOPOLIS /TRP RIC 554 - 1.97 gr - 16 mm Si tratta di monetine molto comuni, niente di che... tuttavia la provenienza aggiunge quel "quid" che non guasta e che mi garba assai! Mi sento molto come il sindaco di Epfig (sulla sinistra) che custodisce soddisfatto parte del ritrovamento! Infine, un ritaglio di giornale francese che parla del ripostiglio:
    5 punti
  2. Ciao a tutti, posto il mio 6 Tornesi 1803 che oltre ad avere il "taglio" sul bordo ha anche una serie di dentellature al R/ in corrispondenza di questa anomalia. Vi sarei grato se qualcuno potesse fornire un ipotesi al riguardo. La stessa moneta ha anche una depressione circolare sul collo del Re. (Acquistata da Nomisma ) Grazie e saluti, Beppe
    4 punti
  3. Buon pomeriggio...ve l'ho tirata fin troppo lunga e allora mi sbottono io. La particolarità di questo 3 grana del primo tipo sta nel rovescio, è l'unico esemplare che conosco che porta con se la data in cifre 1810 e la stella a 5 punte!! Tutti gli esemplari da me visionati se portano il simbolo "stella a 5 punte" hanno sempre la data con I8I0 lettere e cifre, salvo questo ovviamente! Provate a cercare tra i vostri tre grana, o in rete. Sicuramente ci sarà qualche altro esemplare, ma da quando ho iniziato a impegnarmi attorno alla monetazione in rame di Murat questo è il solo che ho scovato. La reputo rarissima. Buon pomeriggio.
    4 punti
  4. Potrebbe essere il nome di uno dei monaci basiliani venuti in terra di Calabria, forse nel periodo dell'iconoclastia . E questo nome potrebbe essersi trasmesso a Papasidero, piccolo comune nell'entroterra di Scalea sulla costa tirrenica . Papasidero conserva l'antico, attraente aspetto di borgo medievale, con resti del castello normanno-svevo e delle mura urbiche unitamente al reticolo di stretti vicoli : oltre il fiume Lao, contro il monte, è interessante il santuario di N. S. di Costantinopoli, complesso semi-rupestre del XVII sec. . La città, con altre nell'area, è tra quelle ipotizzate come sito della antica Scidro, insediamento grecizzato attorno al VII sec. a.C. da parte di Sibari come uno dei suoi presidi sul Tirreno per i commerci verso l'Etruria, Massalia e la iberica Tartesso . Nelle vicinanze di Papasidero, si trova la spettacolare grotta del Romito che offre importanti testimonianze dal Paleolitico Superiore al Neolitico : tra queste spicca la lastra in pietra con il graffito di un Bos Primigenius . In Papasidero ha probabilmente circolato la moneta di Bisanzio, alla quale la zona era soggetta fino alla conquista normanna nel XI sec. : potrebbero, ad esempio, esservi state note le monete in oro ed in argento di Costantino IX, imperatore in Costantinopoli dal 1042 al 1055 .
    3 punti
  5. Sempre restando "fuori Roma" con Clemente XI, ecco il Ponte Clementino, uno dei monumenti simbolici di Civita Castellana che offre uno dei panorami più suggestivi del borgo. La costruzione sorvola una profonda forra sul cui fondale scorre il Rio Maggiore, che dà il nome alla valle. Con un’altezza di 40 metri e una lunghezza di 90 metri è stato, sia in passato che oggi, soggetto di artisti e pittori. Costruito nel 1709 per ordine di Papa Clemente XI, il ponte unisce due crinali di tufo e collega il centro storico alla parte nuova di Civita Castellana. Il progetto fu affidato all’architetto romano Filippo Barigioni. Appena completato, il ponte diviene subito un importante luogo di passaggio del Lazio e si collega alla Via Flaminia. Clemente XI (1700-1720), PIASTRA (Munt 42), al R/ veduta di Civita Castellana e del ponte. Il confronto con una stampa del 1834.
    3 punti
  6. Contrariamente a quanto riportato dai “sacri” testi, Luigi Cigoi nacque il 6 agosto 1811 ad Udine, in luogo del 5 agosto 1811. Più precisamente, nacque il 6 agosto 1811 alle ore 5 pomeridiane mentre la denuncia di nascita fu fatta il giorno 7 agosto 1811 davanti all’Ufficiale dello Stato Civile del Dipartimento di Passariano, Udine, Comune di Udine, come si legge dall’atto di nascita. Il Dipartimento di Passariano, costituito nel 1806 nell'ambito del Regno d'Italia e che cessò di esistere nel 1814, prendeva il nome dal paese di Passariano, piccolo borgo sorto presso la Villa Manin, residenza estiva dell'ultimo doge della Repubblica di Venezia. Aveva come capoluogo Udine ed era suddiviso in 4 distretti (Udine, Tolmezzo, Cividale e Gradisca). La nascita fu denunciata dal padre, il sig. Francesco Cigoi del fu’ Gregorio, e al neonato fu “imposto” il nome, allo stato civile, di Luigi-Valentino. Luigi nacque a Borgo Grazzano, nella casa del padre, antichissimo borgo di Udine. Sua madre si chiamava Anna Maria Puppino, figlia dei defunti coniugi Giacomo Puppino e Maddalena Celotti, entrambi quest’ultimi sarti di professione. In sede di denuncia di nascita, il sig. Francesco Cigoi dichiarò di svolgere la professione di “acconcia pelli”, mentre la di lui moglie quella di “incannatrice di seta”, che in pratica consisteva nella trasformazione della matassa, realizzata nella trattura della seta dal bozzolo, in rocchetti di filo di seta. Sempre in sede di dichiarazione, il sig. Francesco Cigoi dichiarò di avere 31 anni (nacque il 30 ottobre 1781 nell’allora Comune di Cernizza), mentre la moglie sig.ra Anna Maria Puppino doveva avere 46 anni, età che è dedotta dalla lettura dell’atto di matrimonio (civile) avvenuto in data 4 settembre 1810 presso il medesimo Dipartimento di Passariano. Il sig. Francesco Cigoi era figlio di Gregorio e di Marianna Budigna, entrambi “agricoltori”, e domiciliati nell’allora Comune di Cernizza “presso Gorizia”. Oggi, Cernizza è un paese della Slovenia, frazione del comune di Aidussina, e durante il dominio asburgico fu comune autonomo, appartenente alla Contea di Gorizia e Gradisca. Dopo la prima guerra mondiale passò, come tutta la Venezia Giulia, al Regno d'Italia; il Comune venne inserito nel circondario di Gorizia della provincia del Friuli, con il nome di Cernizza Goriziana. Nel 1927 passò alla nuova provincia di Gorizia, e dopo pochi mesi vi furono aggregati i comuni di Camigna, Goiaci e Vertovino. Dopo la seconda guerra mondiale il territorio passò alla Jugoslavia. Quando si sposò il sig. Francesco Cigoi, la sig.ra Anna Maria Puppino era vedova del sig. Urbano Martinis, morto il 28 dicembre 1805. Era nata il 26 luglio 1765 nell’allora Comune di Lumignaco, sempre del Dipartimento di Passariano, oggi Lumignacco, frazione di Pavia di Udine. Fu comprovato il “fermo domicilio” dello sposo, Francesco Cigoi, nel Comune di Udine, “da dodici anni in poi”. Corretta, invece, la data di morte del Cigoi collezionista avvenuta ad Udine il giorno 23 maggio 1875; per precisione, nell’atto di morte, il decesso avvenne alle ore 3 pomeridiane esatte. Morì celibe. Saluti, ? P.S. - Allego della documentazione ufficiale tratta dallo Stato civile e liberamente consultabile sul sito Internet istituzionale di riferimento.
    2 punti
  7. Dovrebbe trattarsi di un 1622, anche se dopo la prima cifra 2 sembra esserci un punto, quindi 162? Variante con le sigle MC poste in orizzontale e tipologia del busto più grande. molto raro.
    2 punti
  8. Un'ultima cosa per rispondere alla domanda "che cosa bisogna evitare oltre a politica e religione?". Di sicuro tutti i temi legati alla disinformazione. Tipo se qualcuno invia una discussione dal titolo: "COVID 19: Non esiste è solo influenza e si cura con la nutella" non sta parlando nè di politica nè di religione ma topic come questo verranno cancellati / chiusi senza passare dal via ed a insindacabile giudizio dello staff di questo forum.
    2 punti
  9. C'è in alto all'inizio di ogni discussione un rettangolino con la scritta : ignora discussione. Non vi piace la discussione ? la trovate inutile o noiosa ? basta un click e non la vedrete più. Elementare Watson !
    2 punti
  10. E' adesso mi metto in pari Divisionale canadese del 2002
    2 punti
  11. Ciao a tutti, vorrei intanto ringraziare quanti fin ora hanno partecipato ed integrato la discussione! Quindi andiamo avanti! Non solo Roma e i suoi monumenti sono stati protagonisti delle raffigurazioni in moneta che possiamo ritrovare nei tondelli papali. Clemente XI, al secolo Giovanni Francesco Albani, di Urbino, proprio alla città marchigiana riservò preferenze specialissime. Una lapide murata nel palazzo ducale nel 1710 annovera i benefici che la città ebbe da Clemente XI: oltre al restauro del palazzo ducale e di quello arcivescovile, si ricordano la cancellazione di debiti, la costruzione di un istituto educativo per la gioventù, la decorazione della cattedrale con dipinti ed un magnifico altare, il restauro delle mura, la fondazione di una biblioteca pubblica, la costruzione di una chiesa e di un convento, l'erezione di un obelisco e di un monumento all'antenato del papa, Alessandro VIII, ed infine i privilegi all'Università. Ecco dunque due monete coniate a Roma (nessuna moneta venne coniata infatti ad Urbino), la mezza piastra e il testone, che tuttavia proprio alla città marchigiana fanno riferimento. A confronto per la mezza piastra la stessa "pittorica" rappresentazione in tre stampe rispettivamente del 1757, del 1861 e del 1891. Per il testone RESTITVISTI MAGNIFICENTIAM (Ne hai restituito la magnificenza) il medesimo prospetto del palazzo ducale restaurato, in una stampa del 1891. Clemente XI (1700-1720), MEZZA PIASTRA (Munt 52), al R/ la veduta della città di Urbino. Clemente XI (1700-1720), TESTONE (Munt 80), al R/ prospetto del palazzo ducale di Urbino. Vi invito in particolare su questa moneta a notare la precisione della rappresentazione, confrontando proprio la stampa: nella facciata, all'ordine superiore si notano le due piccole finestre spostate sulla sinistra; all'ordine intermedio, le quattro grandi finestre e tra la terza e la quarta si nota lo stemma araldico appeso al muro, che si vede anche nella moneta rappresentato come un piccolo rilievo. Infine, all'ordine inferiore le tre grandi porte, intercalate da quattro finestroni, il primo dei quali in epoca successiva alla moneta è stato murato, come di vede bene dalla stampa.
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  12. Ed eccomi ancora qua, ad iniziare un nuovo viaggio alla scoperta dei dollari del 2021 Due soltanto le monete finora emesse, la prima, uscita l' 8 giugno, è... 2021 - New Hampshire ... un'altra di quelle dedicate a un uomo il cui nome, probabilmente, non vi dirà nulla: Ralph Baer. Un ingegnere tedesco, naturalizzato americano, nato nel 1922 in Renania e morto a 92 anni, nel 2014, a Manchester, non la nota città inglese, ma una dallo stesso nome nel New Hampshire, dove viveva... da cui la moneta Negli Stati Uniti, dove era scappato insieme alla famiglia nel 1938 (erano di origine ebraica), si diploma dapprima come tecnico radio, per poi specializzarsi nel dopoguerra sulla nascente televisione. Dai primi anni '50 si occupa di apparecchiature radar per l'industria della difesa, fino ad approdare alla Sanders, uno dei leader del settore. Un giorno del 1966, mentre sta aspettando un collega alla fermata di un autobus, ha una vera e propria "folgorazione". Da anni è alla ricerca di una funzione alternativa alla televisione, e i giochi sul piccolo schermo sembrano essere la soluzione. In pochi minuti appunta 4 pagine manoscritte per la realizzazione di un "game box" economico e interattivo. Il primo prototipo, denominato "Brown Box", vede la luce l'anno seguente, ed è già in grado di offrire una serie di giochi di abilità, sport, quiz. Ulteriormente migliorato, viene acquistato dalla Magnavox, che lo trasforma nell'Odyssey, la prima console per videogiochi della storia, che esce sul mercato nel 1972, aprendo poi la strada ad Atari e a una lunga serie di cloni. L'Odyssey non solo poteva essere collegata alla TV ma, tramite apposite cartucce, era in grado di offrire giochi leggermente diversi, di fatto creando quello che sarà per molti anni a venire il classico modello di distribuzione dei giochi. Prima di allora i videogiochi erano un lusso a disposizione dei pochi che avevano accesso a un computer, utilizzati nei centri di ricerca e nelle aziende, ma non nelle case. Nel 2006, Baer ha ricevuto la National Medal of Technology dal presidente degli Stati Uniti George W. Bush, per lo sviluppo "rivoluzionario e pionieristico" dei videogiochi interattivi. La prossima volta che accenderete la vostra Xbox One o PlayStation 4, dedicate un pensiero grato all'uomo che le ha rese possibili La moneta, disegnata da Christina Hess e incisa da Eric David Custer, mostra il gioco Handball (pallamano) sul lato destro. Il lato sinistro presenta le iscrizioni NEW HAMPSHIRE e PLAYER 1 rialzati, su uno sfondo incuso. Le scritte IN-HOME VIDEO GAME SYSTEM e RALPH BAER circondano la moneta su un bordo rialzato, un omaggio all'Odissey di Baer. UNITED STATES OF AMERICA nel giro interno, e le immancabili iniziali degli artisti, la Hess a sinistra e Custer a destra, completano il tutto. petronius
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  13. Ciao a tutti! Più volte si è detto che le monete papali, in particolare quelle di epoca barocca, costituiscano per la pregevolezza e la varietà delle incisioni, un vero e proprio documento vivo dell'epoca. Un aspetto particolare è costituito dalle rappresentazioni architettoniche di monumenti, piazze, edifici, che costellano molte monete pontificie e che, riportate su tondello dai grandi maestri incisori dell'epoca, possano essere considerate delle vere e proprie "foto metalliche" del passato. Apro questa discussione su un'idea di Fabrizio @ilnumismaticocon l'intento di presentare monete la cui iconografia possa essere confrontata con altri documenti d'epoca, in particolare stampe, litografie, dipinti e acqueforti per trovare un parallelismo tra quanto riportato in moneta e quanto riprodotto con i metodi più tradizionali del tempo. Scopriremo insieme come le monete siano davvero un'istantanea di ciò che è stato e che ora spesso non è più! Partiamo! Volendo parlare di monete papali e monumenti, non posso non partire se non dal più iconico e famoso monumento della cristianità: Innocenzo XI (1676-1689), PIASTRA (Munt 38): al R/ il prospetto della Basilica di San Pietro. Su questa meravigliosa piastra, opera di Giovanni Hamerani, si può ammirare la facciata della Basilica Vaticana eretta tra il 1607 e il 1614 da Carlo Maderno sotto il pontificato di Paolo V Borghese (1605-1621). La legenda PORTAE INFERI NON PREVALEBVNT (Le porte dell'inferno non prevarranno), fanno riferimento al fatto che Innocenzo XI fu animatore della "Lega Santa" che portò alla liberazione nel 1683 di Vienna, assediata dai Turchi. Il Papa, mettendo in moto tutta la diplomazia pontificia, cercò di promuovere una grande Lega contro la potenza musulmana, ma riuscì solo a concludere una lega tra Impero e Polonia e ad ottenere contributi in denaro dagli Stati italiani; anche i cardinali si quotarono per ingenti somme e fecero oblazioni perfino delle argenterie personali. Per la guerra ai Turchi, la Camera Apostolica durante il pontificato di Innocenzo XI, inviò all'Imperatore oltre 5 milioni di fiorini. Ecco la piastra e a confronto lo stesso prospetto in un acquaforte del 1724.
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  14. Adriano Publio Elio Traiano Adriano, noto come Adriano (in latino Publius Aelius Traianus Hadrianus, nato ad Italica il 24 gennaio 76 e morto a Baia il 10 luglio 138) è stato un imperatore romano della dinastia degli imperatori adottivi, regnò dal 117 fino alla sua morte. Successore di Traiano, fu uno dei "buoni imperatori" secondo lo storico Edward Gibbon. Colto e appassionato ammiratore della cultura greca, viaggiò per tutto l'impero e valorizzò le province. Fu attento a migliorare le condizioni dei militari. In Britannia costruì un vallo fortificato, il "Vallo di Adriano". Inaugurò una nuova strategia militare per l'Impero: all'espansione e alla conquista sostituì il consolidamento dei confini e della loro difesa. Mantenne le conquiste di Traiano, a parte la Mesopotamia che assegnò a un sovrano vassallo. Il suo governo fu caratterizzato da tolleranza, efficienza e splendore delle arti e della filosofia. Grazie alle ricchezze provenienti dalle conquiste, Adriano ordinò l'edificazione di molti edifici pubblici in Italia e nelle province, come terme, teatri, anfiteatri, strade e porti. Nella villa che fece costruire a Tivoli riprodusse i monumenti greci che amava di più e trasformò la sua dimora in museo. L'imperatore lasciò anche a Roma, con l'edificazione del Mausoleo, la Mole Adriana, e con la ricostruzione del Pantheon, distrutto da un incendio. [ ... continua dopo la scheda del sesterzio ... ] Valore nominale: Sesterzio Diametro: 33,50 mm circa Peso: 25,07 gr Dritto: IMP CAESAR TRAIAN HADRIANVS AVG, busto laureato drappeggiato e corazzato a destra Rovescio: P M TR P COS III (Pontifex Maximus Tribunicia Potestate Consul tertium), Ceres in piedi rivolta a sinistra, tiene nella mano destra spighe grano e una lunga torcia nella mano sinistra, S - C in campo Zecca: Roma Officina: 3 Anno di coniazione: 121-122 Riferimento: RIC 610, Cohen 1075, BMC/RE 1244 Rarità: R1 Note: Bellissimo sesterzio, ogni volta che lo tengo in mano mi emoziono, lascio a voi i commenti. Ave! Quintus [ ... continua ... ] Sulla nascita di Adriano le fonti non concordano: alcune (come Elio Sparziano) sostengono che nacque a Roma, dove il padre stava svolgendo importanti funzioni pubbliche; altre (come Dione Cassio) che Adriano nacque a Italica, a 7 km da Siviglia, in Hispania Baetica. La sua famiglia era originaria della città picena di Hatria, l'attuale Atri, ma si insediò a Italica subito dopo la sua fondazione per opera di Scipione l'africano. Il padre, Publio Elio Adriano Afro, era imparentato con Traiano. La madre, Domizia Paolina, era originaria di Cadice. Adriano aveva una sorella maggiore (Elia Domizia Paolina), una nipote (Giulia Serviana Paolina) e un pronipote (Gneo Pedanio Fusco Salinatore). I suoi genitori morirono nell'85/86, quando Adriano aveva solo nove anni. Grazie al Corpus Inscriptionum Latinarum, sappiamo che Adriano ebbe una nutrice di nome Germana, una schiava di origini germaniche successivamente liberata che gli sopravvisse arrivando a morire a ottant'anni. Traiano, che non aveva avuto figli, divenne di fatto il tutore del giovane dopo la morte dei suoi genitori. Anche la moglie di Traiano, Plotina, lo aiutò notevolmente nel cursus honorum, trattandolo come proprio figlio. Inoltre sembra sia stata lei a spingerlo a sposare Vibia Sabina, anche lei parente di Traiano. Il matrimonio avvicinò ulteriormente il futuro imperatore alle stanze del potere, grazie anche agli ottimi rapporti intrattenuti con la suocera Matidia. Per il resto il matrimonio fu un fallimento. Dopo che l'imperatore Nerva ebbe nominato Traiano suo successore, presentandolo in Senato nel 97, la carriera di Adriano fu notevolmente agevolata. Le cariche accumulate nel cursus honorum del futuro imperatore furono numerosissime. Quando Nerva morì nel 98, Adriano si precipitò a informare personalmente Traiano. Fu anche arconte ad Atene per un breve periodo, e fu eletto ufficialmente come cittadino ateniese[3]. La sua carriera completa prima di diventare imperatore fu la seguente: decemviro stlitibus iudicandis seviro turmae equitum Romanorum praefectus urbi feriarum Latinarum tribunus militum con la Legio II Adiutrix piae Fidelis nel 95, in Pannonia inferiore tribunus militum con la Legio V Macedonica nel 96, in Mesia inferiore tribunus militum con la Legio XXII Primigenia nel 97, in Germania superiore; successivamente trasferito alla Legio I Minervia. questore (nel 101) ab Actis senatus tribunus plebis (nel 105) pretore (nel 106) Legatus legionis della Legio I Minerviae piae Fidelis (106, in Germania inferiore) Legatus Augusti pro praetore della provincia romana della Pannonia inferiore (107) console suffectus (108) septemviro epulonum (prima del 112) Sodales Augustales (prima del 112) arconte ad Atene (tra il 112/13) Legatus Augusti pro praetore in Siria (117) Al contrario del suo predecessore, Adriano non fu mai adottato ufficialmente, tramite la presentazione in Senato. Su questo punto l'Historia Augusta riporta diverse teorie, una delle quali fa discendere il suo avvento al potere da una presunta nomina di Traiano morente, molto probabilmente una messinscena organizzata da Plotina, che avrebbe orchestrato abilmente l'operazione, d'accordo con il prefetto del pretorio Attiano. La questione, in realtà, appare assai più complessa. Pare difficile che Adriano possa aver preso il ruolo di successore di Traiano per sola intercessione di Plotina e di alcuni suoi collaboratori. Alcuni conii monetali attesterebbero il titolo di Caesar per Adriano già in un periodo compreso tra il 114 e il 117. Sulla scia di tali dati l'adozione di Adriano apparirebbe meno offuscata da dubbi e una deliberata volontà di Traiano. Adriano, salito al trono, allontanò dai luoghi di potere gran parte del seguito e dell'amministrazione di Traiano, non senza ricorrere a metodi brutali (come nella repressione della congiura dei consolari), dei quali aveva fatto parte anche lui, compresi i vertici militari[5]. In ogni caso la ratifica da parte dell'esercito, che acclamò il nuovo imperatore, chiuse la questione. Il Senato, ricevuto un messaggio dal neoeletto, nel quale egli riferiva di non essersi potuto sottrarre alla volontà dell'esercito, si allineò a sua volta. Sia i militari sia i senatori trassero notevoli benefici dalla loro acquiescenza: i primi ricevettero il tradizionale donativo in misura più cospicua che in passato e anche i membri del Senato ebbero dei vantaggi. La fulmineità dell'ascesa al potere, accompagnata dall'eliminazione fisica dei principali potenziali dissidenti o concorrenti, portò a un insediamento rapido, seguito da un continuo rafforzamento che durò per tutto il ventennio in cui Adriano rimase al potere. L'opposizione al neo princeps era costituita da generali che, come lo stesso Adriano, avevano seguito Traiano nelle più importanti battaglie di ampliamento territoriale: tra questi Quieto, la cui morte provocò sommosse di ribellione in Mauretania. Adriano fu uno degli imperatori morti per cause naturali e non assassinati in una congiura. Anche la designazione del successore e il suo insediamento, dopo la morte di Adriano, non furono ostacolati. Un caposaldo della politica adrianea fu l'idea di ampliare, quando possibile, i livelli di tolleranza. Si fece promotore di una riforma legislativa per alleggerire la posizione degli schiavi, i quali si trovavano in situazioni disumane allorché si verificasse un crimine ai danni del dominus. Anche nei confronti dei cristiani mostrò maggiore tolleranza dei suoi predecessori. Ne rimane testimonianza, intorno all'anno 122, in un rescritto indirizzato a Gaio Minucio Fundano, proconsole della provincia d'Asia. In esso l'imperatore, a cui era stato richiesto come comportarsi nei confronti dei cristiani e delle accuse a loro rivolte, rispose di procedere nei loro confronti solo in ordine a notizie circostanziate emergenti da un procedimento giudiziario e non sulla base di accuse generiche. Un'altra riforma operata da Adriano fu quella dell'editto pretorio. Questo strumento normativo consisteva in un'esposizione di principi giuridici generali, che il magistrato enunciava al momento dell'insediamento. Con l'andar del tempo, questi principi costituirono un nucleo di norme consolidato (edictum vetus o tralaticium), al quale ogni pretore aggiungeva le fattispecie che intendeva tutelare. Tecnicamente la finalità dell'editto era quella di concedere tutela processuale anche a rapporti non previsti dallo ius civile. Con la riforma adrianea, che l'imperatore affidò al giurista romano Salvio Giuliano negli anni dal 130 al 134, l'editto venne codificato, fu approvato da un senatoconsulto e divenne perpetuo (edictum perpetuum). Sempre in campo giuridico, Adriano pose fine al sistema ideato da Augusto che, concedendo ad alcuni giuristi lo ius respondendi ex auctoritate principis, aveva consentito che il diritto si espandesse progressivamente attraverso l'opera creatrice di alcuni esperti scelti dall'imperatore stesso. Adriano sostituì al gruppo di giuristi isolati dello schema augusteo un consilium principis, che contribuì alla progressiva istituzionalizzazione di questa figura, togliendole l'indipendenza residuata. Nonostante avesse seguito personalmente più di una campagna militare (la più impegnativa quella dacica al seguito di Traiano), Adriano si dimostrò, oltre che esperto di cose militari, il che era prevedibile, anche un grande riformatore della pubblica amministrazione. Il suo intervento sulle strutture amministrative dell'impero fu profondo e radicale, dimostrando che era parte di un piano globale che l'imperatore andava applicando, a mano a mano, alla struttura dell'esercito, alla difesa dei confini, alla politica estera, alla politica economica. Adriano aveva una sua visione dell'impero e cercava di uniformare le singole parti al suo disegno. In luogo dei liberti cesarei diede spazio e importanza a nuovi funzionari provenienti dalla classe dei cavalieri. Essi erano preposti alle varie branche amministrative suddivise per materie: finanze, giustizia, patrimonio, contabilità generale e così via. Le carriere furono determinate, così come le retribuzioni, e la pubblica amministrazione divenne più stabile e meno soggetta ai cambiamenti connessi con l'avvicendarsi degli imperatori. Attento amministratore, Adriano pensò anche a tutelare nel migliore dei modi gli interessi dello Stato con l'istituzione dell'advocatus fisci, cioè una sorta di avvocatura dello Stato che si occupasse di difendere in giudizio gli interessi delle finanze pubbliche (fiscus). Va considerato che in epoca tardo-imperiale l'originaria bipartizione tra aerarium (la finanza pubblica di area senatoria) e fiscus (la finanza pubblica di competenza del princeps) era andata scomparendo per l'avvenuta unificazione delle due aree nelle mani dell'imperatore. Appena il suo potere fu sufficientemente consolidato, Adriano intraprese una serie di viaggi in tutto l'Impero (Gallia, Germania, Britannia, Spagna, Mauritania), per rendersi conto di persona delle esigenze e prendere i provvedimenti necessari per rendere il sistema difensivo efficiente. Nel 123 iniziò il lungo viaggio d'ispezione delle province orientali che lo impegnò per due anni. Nel 128 ispezionò la provincia d'Africa. Nell'anno seguente si recò di nuovo in Oriente. La sua filosofia risulta evidente dai suoi atti: il ritiro da territori indifendibili, il controllo dei confini basato su difese stanziali, la politica degli accordi con gli Stati cuscinetto che facevano da interposizione fra il territorio dell'impero e quello dei popoli confinanti. Durante il viaggio in Egitto nel 130 d.C., Adriano si recò a visitare i Colossi di Memnone. In età romana molti visitatori, richiamati da uno dei colossi di Memnone per il suo canto al sorgere del sole, erano soliti a lasciare incise sulle gambe della statua le loro osservazioni e le loro dediche. Anche gli accompagnatori di Adriano e dell'imperatrice Sabina fra il 20 e il 21 novembre del 130, lasciarono alcuni testi: Colossi di Memnone "quando in compagnia dell'imperatrice Sabina fui presso Memnone. Tu Memnone, che sei figlio dell'Aurora e del venerabile Titone e che sei assiso di fronte alla città di Zeus, o tu, Amenoth, re egizio, a quanto raccontano i sacerdoti esperti delle antiche leggende, ricevi il mio saluto e, cantando, accogli a tua volta favorevolmente la moglie venerabile dell'imperatore Adriano". In questi lunghi viaggi, nei quali praticamente percorse tutto l'impero, non si occupò solo di questioni legate alla difesa dei confini, ma anche di esigenze amministrative, edificazioni di edifici pubblici e, più in generale, di cercare di migliorare lo standard di vita delle province. Al contrario di altri imperatori, che governarono l'impero senza muoversi praticamente mai da Roma, Adriano scelse un metodo di conoscenza diretta, che poté attuare grazie al consolidamento della situazione interna: allontanarsi dalla sede del potere per periodi così prolungati presupponeva una certezza assoluta sulla tenuta del sistema. Un altro elemento era la curiosità propria del suo carattere e la propensione per i viaggi, che lo accompagnò tutta la vita. Amò la cultura, l'architettura e la scultura greca. Soggiornò molte volte ad Atene e in tutta la Grecia, attratto da quel mondo pieno di meraviglie artistiche, e le popolazioni locali innalzarono in suo onore molte statue. Il regno di Adriano fu caratterizzato da una generale pausa nelle operazioni militari. Egli abbandonò le conquiste di Traiano in Mesopotamia, considerandole indifendibili, a causa dell'immane sforzo logistico necessario per far giungere rifornimenti a quelle regioni e alla molto maggiore estensione del confine che sarebbe stato necessario difendere[6]. La politica di Adriano fu tesa a tracciare confini controllabili a costi sostenibili. Le frontiere più turbolente furono rinforzate con opere di fortificazione permanenti, la più famosa delle quali è il possente Vallo di Adriano in Gran Bretagna. Qui Adriano, dopo aver terminato la conquista del Nord dell'isola, fece costruire una lunga fortificazione per arginare i popoli della Caledonia. Anche la frontiera del Danubio fu rinforzata con strutture di varia natura. Il problema delle strutture difensive era strettamente connesso col territorio e col tipo di difesa che si voleva instaurare. Infatti strutture particolarmente pesanti e durature, oltre a richiedere tempi di realizzazione e costi ingentissimi, mal si adattavano a mutamenti strategici nelle linee difensive. Se un territorio era particolarmente soggetto a incursioni in un determinato periodo, una struttura leggera, formata da fossati, terrapieni e palizzate, poteva fornire una discreta tenuta, dando alle truppe di stanza nelle fortificazioni il tempo di intervenire. Diverso era il caso di incursioni in profondità o di vere e proprie invasioni, che richiedevano strutture molto più resistenti, le quali però, una volta edificate, diventavano definitive e non seguivano le evoluzioni politiche e strategiche del territorio. Molte regioni passavano da situazioni di occupazione vera e propria allo stato di protettorati, i cosiddetti "Stati clienti", il che modificava notevolmente le necessità difensive. Quando la politica del protettorato si consolidava, si mantenevano in loco le risorse strettamente necessarie, spostando le risorse liberate in zone più calde. Questo sistema, detto delle vexillationes, cioè di distaccamenti prelevati da una legione e comandati altrove, dette ottimi risultati conferendo un'elasticità di manovra notevole. Il sistema dei distaccamenti consentiva anche di non turbare gli equilibri regionali faticosamente raggiunti, perché non si spostava un'intera legione ma singoli reparti. Il che, con il consolidamento di una difesa sempre più stanziale e con i conseguenti legami che s'instauravano tra i legionari e gli abitanti locali, consentiva di mantenere il controllo del territorio, disponendo comunque di una massa di manovra da destinare a operazioni belliche ove fosse stato necessario. Per mantenere alto il morale delle truppe e non lasciarle impigrire, Adriano stabilì intensi turni di addestramento, ispezionando personalmente le truppe nel corso dei suoi continui viaggi. Poiché non era incline, già dai tempi delle campagne daciche, a distinguersi per lussi particolari, si spostava a cavallo e condivideva in tutto la vita rude dei legionari. Di questa attività rimane memoria nelle cosiddette Iscrizioni di Lambesi[7], che vennero erette dopo una permanenza dell'imperatore nel castrum omonimo, sede della Legio III Augusta di stanza in Numidia. Nel documento viene descritta una serie di esercitazioni molto complesse che la legione svolse con successo nell'anno 128, a dimostrazione della nuova dottrina difensiva di Adriano, che intendeva ottenere il massimo dell'efficienza militare anche in quadranti, come quello numidico, abbastanza pacifici. Da un punto di vista della struttura organizzativa non portò grandi innovazioni nell'esercito, salvo creare nuovi corpi (secondo alcuni rinforzare corpi già esistenti), basati su leva locale, denominati Numeri, al fine di dare un apporto alle truppe ausiliarie, i cosiddetti Auxilia. I motivi erano diversi, innanzitutto tecnici: si trattava di mettere in linea truppe molto specializzate, ad esempio lanciatori, o destinate a terreni particolari, o equipaggiate in modo non convenzionale (come alcuni corpi di cavalleria pesante). Inoltre i Numeri non fruivano come gli Auxilia del diritto di vedere arruolati stabilmente i loro figli nelle legioni e quindi contribuivano a mantenere gli organici in numero costante. I Numeri erano molto più vicini degli Auxilia ai gruppi etnici stanziati nei territori che si intendevano controllare e conservavano organizzazione e armamento loro propri. Il tutto a costi nettamente inferiori a quelli che si sostenevano per i legionari regolari, i quali, oltre a una paga di tutto rispetto, fruivano di donativi saltuari e di una liquidazione alla fine del servizio, spesso costituita dal diritto di proprietà di terreni. Il problema della Giudea si era manifestato in tutta la sua gravità fin dai tempi della prima rivolta, nel 66, quando le truppe di Cestio Gallo, governatore della Siria, furono duramente sconfitte con perdite rilevantissime (poco meno di seimila uomini, secondo Giuseppe Flavio) e la perdita delle insegne da parte della Legio XII Fulminata. Il tutto per opera di truppe che non si potevano tecnicamente definire all'altezza di quelle romane. Il che dimostra la fortissima motivazione dei combattenti Giudei e, in particolare degli Zeloti. La rivolta si protrasse fino alla distruzione di Gerusalemme del 70, per opera del generale Tito, figlio di Vespasiano, e alla caduta della fortezza di Masada avvenuta nel 73, conclusasi con la morte per suicidio di tutti i resistenti e dei membri delle loro famiglie.Nel 115, sotto Traiano alla rivolta divampata a Cirene, in Egitto e a Cipro si unirono anche i Giudei con effetti devastanti. Il problema era strutturale, dato che gli abitanti della Giudea rifiutavano decisamente la romanizzazione, sia per motivi nazionalistici sia, soprattutto, per motivi religiosi. Infatti, professando una religione monoteista che, in quanto tale, non prevedeva l'affiancamento di altre divinità come era avvenuto in tutte le province, l'integrazione diveniva completamente impossibile. Quando Adriano si trovò a dover affrontare la ricostruzione di Gerusalemme ripropose i moduli architettonici e urbanistici applicati in tutto l'impero, mentre la popolazione ebraica chiedeva una ricostruzione nella forma precedente alla distruzione del 70.A seguito della visita effettuata alle rovine della città nel 130 cominciò l'opera di ricostruzione permettendo inizialmente la ricostruzione di un Terzo Tempio, ma secondo la testimonianza del Midrash[8] quando gli venne riferito dai Samaritani che ciò sarebbe stato causa scatenante di continua sedizione, parve ricredersi. Di poco seguente, la scelta di far erigere, in luogo di quello ebraico (come accadeva in tutto il resto dell'impero) un tempio al dio romano Giove sul sito del Monte del Tempio[9], e altre costruzioni dedicate a varie divinità romane in tutta Gerusalemme, tra cui un grande tempio alla dea Venere[10]. Egli fece poi anche rinominare la città la quale divenne così Aelia Capitolina in onore di sé stesso e di Giove Capitolino, la principale divinità romana. Secondo Epifanio (De ponderibus et mensuris, cap. XIII-XVI.; ed. Migne, II. 259-264), Adriano nominò Aquila di Sinope - parente acquisito dello stesso imperatore - come "supervisore dei lavori di costruzione della città"[11]. Si dice anche che operò per mettere un grande foro, che avrebbe dovuto essere il centro d'incontro sociale primario della nuova città, all'incrocio delle strade principali del cardine e del decumano, oggi facente parte dell'area quadrata costituita dal Muristan. Presto i Giudei, che avevano sperato in tutt'altro, furono assai delusi dal constatare quanto stava accadendo alla loro terra sacra, cominciarono pertanto sempre più un'opera di opposizione. Quindi una causa della rivolta fu il nazionalismo degli abitanti della Giudea. Altra causa, secondo una tradizione basata sulla Historia Augusta, suggerisce che le tensioni siano via via cresciute fino a sfociare in uno scontro aperto quando Adriano volle abolire la circoncisione rituale della religione ebraica (il Brit milah)[12] che egli, da fine ellenista qual era, avrebbe interpretato come l'esser una pura e semplice mutilazione fisica[13]. Tuttavia su questo specifico punto la revisione moderna ha evidenziato che moltissimi popoli sotto il dominio romano, nell'area nordafricana e mediorientale, la praticavano senza divieti e che quindi appare singolare un divieto specifico; uno studioso, Peter Schäfer, ribadisce che non vi sono mai state prove per affermare una simile ipotesi proibizionista[14][15][16]. Nel 132 divampò la terza guerra giudaica, con i ribelli comandati da Simon Bar Kochba (Simone figlio della stella). Le perdite dei Romani furono tanto pesanti che nel rapporto di Adriano al Senato fu omessa l'abituale formula "Io e il mio esercito stiamo bene". Necessitò di ben 12 legioni per sopprimere la rivolta, ossia circa 5/6 di tutta la forza militare dell'Impero: fu la sola volta in cui il Senato rinuncia a trionfare il ritorno dell'Imperatore dopo una vittoria militare[17]. Nonostante le perdite subite, nel 135 Adriano riuscirà a distruggere la città fortificata di Bétar e soffocare la ribellione devastando la Giudea (580 000 ebrei rimasero uccisi, 1,5 milioni deportati al Mercato degli Schiavi di Adriano a Gaza, 50 città fortificate e 985 villaggi furono distrutti), Adriano tentò di sradicare l'Ebraismo considerandolo la causa delle continue ribellioni. Proibì di seguire la legge ebraica, di attenersi al calendario ebraico e mise a morte gli studiosi della Torah (il martirio). I "Rotoli sacri" delle scritture furono formalmente e solennemente bruciati sul Monte del Tempio. Nel tentativo di cancellare la memoria stessa della Giudea, rinominò la provincia Syria Palaestina (dal nome dei loro antichi nemici, i Filistei, dall'ebraico "Philistim" פְּלִשְׁתִּים che significa "invasori") e agli ebrei da quel momento in poi fu fatto divieto di entrare nella capitale riconsacrata al paganesimo. Più tardi si permise loro di piangere la loro umiliazione una volta all'anno a Tisha B'Av. Era evidente che l'impero non poteva permettersi di mantenere in vita un potenziale focolaio di ribellione in un'area così delicata, soprattutto in considerazione della presenza di comunità ebraiche in molti paesi al di fuori della Giudea derivante dalla diaspora avvenuta in seguito ai fatti del 70. Quando le fonti ebraiche parlano di Adriano è sempre con l'epitaffio "possano essere le sue ossa frantumate" (שחיק עצמות o שחיק טמיא, nell'equivalente aramaico), espressione mai usata neppure nei confronti di Vespasiano o del figlio Tito che avevano fatto distruggere il Secondo Tempio. Adriano morì nella sua residenza di Baia di edema polmonare, a 62 anni come il predecessore Traiano. Cassio Dione Cocceiano riporta in un brano della "Storia romana": «Dopo la morte di Adriano gli fu eretto un enorme monumento equestre che lo rappresentava su una quadriga. Era così grande che un uomo di alta statura avrebbe potuto camminare in un occhio dei cavalli, ma, a causa dell'altezza esagerata del basamento, i passanti avevano l'impressione che i cavalli ed Adriano fossero molto piccoli.» In realtà non è certo che il monumento funebre sia stato iniziato dopo la morte dell'imperatore e molto probabilmente fu iniziato da Adriano nel 135 e, dopo la morte, terminato dal successore, adottato ufficialmente prima di morire, Antonino Pio. La struttura fu, nei secoli, trasformata ripetutamente e oggi è uno dei monumenti più famosi di Roma: Castel Sant'Angelo, il quale è infatti anche denominato Mole Adriana. Esistono teorie secondo cui il sarcofago in porfido dell'imperatore (in particolare il coperchio) sia stato riutilizzato come vasca del fonte battesimale di San Pietro in Vaticano. (Fonte Wikipedia)
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  15. Non so nulla di minerali, ma ritengo che ogni collezione possa essere interessante. E soprattutto sono contento che sia stata riaperta la discussione. ? Arka Diligite iustitiam
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  16. Se vuoi, potremmo richiudere la discussione, così avrai modo di riflettere in modo più tranquillo sul da farsi....
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  17. Buonasera ART, penso che @Agricola sia più preparato di me nel dirti di cosa si tratta. Nel frattempo non ho preso nessuna decisione in merito al taglio... Per tanto tempo da ragazzino ero convinto che fosse un uovo di dinosauro ? Quindi, da un certo punto di vista, mi sembrerebbe di far torto a quel mio io oramai sepolto dai decenni trascorsi ? Però la curiosità gatta rimane anch'essa.
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  18. Pensi sempre male. Guarda stai sicuro che se continui così il prossimo sarò io a sviluppare una certa antipatia nei tuoi confronti. ?
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  19. Concordo, qua il focus non è però su academia in generale, ma proprio su letters
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  20. La soluzione che avevo partorito è “Distante totale” con “totale” come sostantivo, ma è giusta senza dubbio la tua, con “fatta” che concorda con “tabella” oltre al senso della frase. Bravo e buona serata anche a te. apollonia
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  21. di s fatta T: O tale DISFATTA TOTALE Buona serata da Stilicho
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  22. A me, come a tutti quelli che si iscrivono dando l'indirizzo email,per leggere gli articoli pubblicati chiedono soldi scrivendo anche che il mio nome è menzionato in diversi articoli e se voglio leggere questi articoli dove sono nominato devo pagare. Ci sarà senz'altro chi aderisce per sentirsi un illustre letterato , a me non interessa,ricevo on line articoli di Numismatica da parte loro e tanto mi basta. E'un modo come un altro di far cassa con la cultura. Salutoni odjob
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  23. Ciao e buona iornat posso pensare all'AEDTA ( acido etilen diammino tetracetico) ed agli ultrasuoni.. altri potranno esserti piùesustivi; buona giornata
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  24. @Asclepia, si Cristiano è quello con il punto dopo la data. ? Saluti Alberto
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  25. La moneta in Grecia e a Roma, di R. Cantilena. Libro che però non ho mai letto. In italiano effettivamente non conosco molto...
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  26. Eccola qui, sono soddisfatto dell acquisto, non penso sia stata reincisa più di tanto, vedo solo tracce di pulitura selvaggia, e la patina mi pare autentica ?
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  27. Ecco un ORRORERARO che come minimo è R2 (se fosse 1622, altrimenti R4 se 1621): è talmente devastato (ma sono tutti così...) che potrebbe essere anche più raro, ma non è decifrabile (almeno per me). Questo, però, data la peculiarità, è in collezione: FILIPPO IV - TORNESE "CORNUCOPIA" Domandina estiva: qualcuno vuole provare a decifrare la data?
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  28. prenditi i 29 vol. del British, anche in ristampa, si trovano in qualche asta. giamba HBC
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  29. Buongiorno a tutti, Cristiano il mio I8I0 ha gli assi alla tedesca se ti può essere utile. Saluti Alberto
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  30. Un sesterzio molto bello, dalla patina davvero affascinante e particolare per le sue tonalità e dalle effigi nitide. Sono stato incuriosito dal rovescio e quindi sono andato un po' a leggere. Il tutto nasce dal mito greco di Demetra (Cerere nella versione latina), dea della fecondità e della fertilità (qui rappresentata con due spighe di grano nella mano destra). Demetra aveva sposato Zeus da cui aveva avuto una figlia, Persefone (Proserpina). Tuttavia, Persefone era stata promessa in sposa ad Ade, il signore degli inferi, che la rapì. Demetra comincò a cercarla disperatamente giorno e notte (ecco la torcia, la fiaccola che tiene in mano) e non trovandola, decise di lasciare l'Olimpo (per protesta, diremmo noi). La terra, quindi si inaridì e cominciò a non produrre più le sue messi; Zeus, vista la gravità della situazione, concesse (in accordo con Ade) che Persefone potesse tornare sulla terra per sei mesi all'anno, tra la primavera e l'autunno. Demetra fu soddisfatta, tornò sull'Olimpo e la terra riprese a rifiorire ciclicamente. Perchè Cerere sulle monete di Adriano? Potrebbe forse essere un richiamo alla sua passione ed ammirazione per la cultura greca di cui era un profondo conoscitore (così come dei suoi luoghi particolari). Non e' escluso, quindi, che gli fossero ben noti i misteri eleusini, celebrati nel tempio proprio di Cerere/Demetra ad Eleusi. Oppure, si tratta semplicemente un richiamo al fatto che sotto il suo regno veniva garantita a tutti prosperità e abbondanza (non so sinceramente se prese provvedimenti specifici in merito all'approvvigionamento granario). O, infine, un richiamo al suo predecessore Traiano, che anche lui aveva fatto coniare monete con Cerere, talora effigiata anche con il modio ai suoi piedi. Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate. Ciao da Stilicho
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  31. Scusatemi ma sono un ritardatario cronico 2000 lire vaticano del 2000 Una lira 2001
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  32. Altra banconota bella spiegazzata sempre regalatami dal nonno.
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  33. Ciao,concludo questo pomeriggio la catalogazione dei miei denari con questo di Adriano con al rovescio la Pietà seduta. Nessun problema di attribuzione per il RIC 260. Come sempre posto foto è chiedo parere (SOLO UN PARERE non una perizia impossibile da farsi tramite foto) sulla sua autenticità. Ringrazio di cuore tutti quelli che hanno dedicato il loro tempo rispondendo ai miei post in questi mesi, mettendo la loro esperienza a disposizione mia e penso anche di altri, contribuendo a farmi crescere dal punto di vista numismatico. Ma non temete continuerò a darvi fastidio? dal mese prossimo con i miei due nuovi acquisti che farò (ho deciso di cercare un antoniniano di Eliogabalo ed un denario di Plautilla).Grazie di nuovo Alla prossima ANTONIO Ad maiora semper! MM 17,5 G 3,34
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  34. Grazie tante dell'informazione, ho acquistato subito una copia. Spero arrivi presto per poterlo sfogliare con immenso piacere. Grazie ancora. ???
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  35. Concordo con Rocco, l'apostrofo sembra una stanghetta verticale ed è quasi equidistante tra la "D" e la "A". Naturalmente dividerò la vincita con Rocco ( se è questa l'anomalia ). ? Buona Serata
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  36. Gerhard Hirsch Nachfolger > Auction 368 Auction date: 23 September 2021 Lot number: 3020 Lot description: GRIECHISCHE MÜNZEN, ITALIEN, LUKANIEN, METAPONT. Stater. Um 330 v. Chr. AMI Kopf des Leukippos mit korinthischem Helm r. Rs: [META]; Ähre, r. Blatt, darüber Blitz. Johnston, Metapont III, B4.3. SNG COP. 1214. 7.76g, Schöne Tönung. Minimaler Schrötlingsriß. vz-St Ex Roma II, 2011, Los Nr. 22. Die Ähre war das Hauptmotiv der Münzprägung von Metapont und deutet auf die Fruchtbarkeit der Landschaft zwischen den Flüssen Bradanos und Kasuentos hin. Dies trug zum Wohlstand der Stadt bei, der sich nach Strabo auch in der Weihung einer "goldenen Ernte" in Delphi zeigte, wohl in Form von Ähren. Estimate: 5000 EUR
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  37. Di oggettivo e documentabile oggi purtroppo non è rimasto molto, si contesta qualsiasi cosa, dalla sfericità della terra ai risultati delle partite di calcio, e più la spari grossa più trovi seguaci, figuriamoci poi in politica. Potrei farti un elenco di cose per me oggettive e documentabili che, sono sicuro, non ti troverebbero d'accordo. Io credo che, come CdC, fatte salve le linee guida generali, non si possa far altro di quello che stiamo facendo, valutare di volta in volta, con la consapevolezza che si può anche sbagliare (vedi sopra), ma sempre in un'ottica di neutralità e obiettività.
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  38. Russia, 10 rubli 2001 Commemorativi del 40° anniversario del volo di Gagarin (12 aprile 1961)
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  39. Che orrore ! Napoleone finito nelle mani di un pessimo parrucchiere … Scherzi a parte, qui è in molte altre monete mostrate non occorre essere dei geni per capire che i tratti così netti ed avulsi dal contesto del tondello non sono altro che ripassate grossolane. La piastra Fecunditas mostrata da @ilnumismaticoinvece, al netto dell’incisura a bordo collo e delle ritoccate alla capigliatura della regione frontoparietale in effetti è un lavoro certo inaccettabile ma non così immediato da riconoscere che potrebbe tradire un occhio meno esperto ma non per forza del tutto digiuno dalla conoscenza della numismatica . A scanso di equivoci, voglio gridare che la bulinatura e’ uno sfregio e riconoscerla ma accettarla e ‘ un errore culturale ed una dimostrazione di insensibilità artistica che non merita commenti.
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  40. Grazie a @El Chupacabra per le info. N.
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  41. Forse qui sta la risposta: https://storianumismatica.wordpress.com/2020/10/29/monete-sottopeso/
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  42. Il CORPUS LUIGINORUM di Maurice Cammarano lo cataloga al n° 100 C (Comune) con Ø 21 mm. ed un peso tra 1,98 e 2,05 g. Altri 3 Luigini del 1669 (da R2 a R4) hanno la parola BONITATIS completa (anziché BONIT) e la riportano al R/ anziché al D/ come nel caso della moneta in oggetto. Esiste, inoltre, catalogato un quinto Luigino del 1669, ma presenta legende completamente diverse.
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  43. Ciao, trattasi in ogni caso di in luigino abbastanza comune, saluti
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  44. nuovo denaro entrato in collezione che classificherei come Baldassarri VI.a (Variante): presenta infatti il crescente nel I quarto ma la seconda interpunzione del rovescio è posizionata fra la lettera E e la X. Peso: 0,72 grammi Diametro: 16 mm
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  45. No non è normale. Qui trovi delle informazioni: https://www.erroridiconiazione.com/b-8-coni-mal-posizionati/
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  46. 2020 - Maryland Il dollaro del Maryland, settimo Stato entrato a far parte degli Stati Uniti, il 28 aprile 1788, è dedicato allo Hubble Space Telescope (HST), il telescopio spaziale Hubble, nel trentennale del suo lancio in orbita, il 24 aprile del 1990. Nonostante non sia stato il primo telescopio spaziale, lo Hubble è uno dei più grandi e versatili, ed è ben conosciuto come strumento di ricerca di estrema importanza oltre che vessillo delle scienze astronomiche nell'immaginazione collettiva. Così chiamato in onore dell'astronomo Edwin Powell Hubble (1889 - 1953). Con uno specchio di 2,4 metri di diametro, i 5 strumenti principali dello Hubble osservano nel vicino ultravioletto, nel visibile e nel vicino infrarosso. L'orbita esterna del telescopio, al di fuori dalla distorsione dell'atmosfera terrestre, gli permette di ottenere immagini a risoluzione estremamente elevata, con un disturbo contestuale sostanzialmente inferiore rispetto a quello che affligge i telescopi a Terra. Hubble ha registrato alcune delle più dettagliate immagini nella luce visibile, permettendo una visuale profonda nello spazio e nel tempo. Tra le foto più celebri, i cosiddetti Pilastri della Creazione della Nebulosa Aquila, distante circa 7000 anni luce dalla Terra. Hubble è ancora operativo, e molto altro ci sarebbe da dire sulle sue scoperte, ma, come al solito, non è questo lo scopo della discussione, quindi mi fermo qui, vista la fama dello strumento chi volesse approfondirne la conoscenza non ha che da cercare in qualunque motore di ricerca La moneta, disegnata e incisa da Joseph Menna, raffigura il telescopio in orbita attorno alla terra, circondato da un campo di stelle. Oltre alle solite iniziali dell'autore, vi compaiono le iscrizioni UNITED STATES OF AMERICA - THE HUBBLE SPACE TELESCOPE e MARYLAND. petronius
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  47. Ciao a tutti! Trovata pochi giorni fa in Francia (non l'ho trovata io "magari ?") le foto le ho reperite online sui social. Non so che altro aggiungere se non fortunato chi l'ha trovata!!! L'unica pecca è che non è in ottime condizioni, probabilmente ha circolato un pochino. Probabilmente la sta piangendo qualcuno questa moneta, ma come dice il detto i soldi non hanno nome.
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  48. Lui gioco di noi.... ?!? Mi sa che s'è preso in giro lui stesso...
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  49. Invidia... complimenti per il portentoso gluteus maximus! :D
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