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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 08/18/21 in tutte le aree
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Buonasera Cristiano @Asclepia, sicuramente lo conosci già. Non è in ottima forma ma al dritto nel giro ha la scritta NAPO. Saluti, Sergio.4 punti
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buongiorno @lanzichenecco. le tesserae sono oggetti monetali estremamente interessanti quanto negletti negli studi di numismatica. Se vuoi avvicinarti al tema è attivo un progetto europeo per lo studio delle tesserae e trovi un po’ di risorse https://warwick.ac.uk/fac/arts/classics/research/dept_projects/tcam/publications/ Di tessere ne sono state prodotte in ambito greco, romano, orientale, età e ce ne erano di molti tipi: devozionali, lusorie, per partecipare a spettacoli, per ingressi vari (famose le tessere erotiche per i bordelli), etc. Tessere andavano anche a sopperire la mancanza di circolante in alcuni periodi ed in regioni periferiche dell’impero romano. se vuoi un breve articolo in inglese relativo alla Sicilia: Ancient Tokens, Cults and Daily-Life in Hellenistic and Roman Sicily https://camws.org/sites/default/files/meeting2019/abstracts/1679.Siciliantokens.pdf altro articolo semplice sulle tesserae della bibliotheque nationale de france https://antiquitebnf.hypotheses.org/10968 Per quanto riguarda la tua l’iconografia con la figura stante a dx indossante una panoplia e reggente lancia e scudo è piuttosto comune. Recentemente la Bibliotheque Nationale de France ha messo on line diversi fondi di questi oggetti sia in bronzo che in piombo. Ti consiglio di farci un giro anche renderti conto della portata del fenomeno. https://antiquitebnf.hypotheses.org/11049 buona giornata e complimenti per la tua meravigliosa tessera4 punti
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Ciao @El Chupacabra, sono d'accordo con te e dopo aver visto la foto che hai postato mi sono reso conto di aver commesso un un'errore. Devo dire che ho fatto un un'acquisto d'impulso senza capire che con una spesa non eccessiva potevo ottenere una moneta di qualità superiore e sicuramente, come hai evidenziato, che merita di essere collezionata con determinato grado di conservazione. Posso rimediare sostituendolo, non appena trovo l'opportunità, con un pezzo fdc o quasi perché la bellezza e il fascino di questa moneta è valorizzata solo con gradi di conservazione alti. Meglio tardi che mai, grazie!!!3 punti
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Ciao @caravelle82, come giustamente ha già rilevato @niko, il fenomeno della bulinatura è piuttosto frequente nella monetazione papale. Ti posto, sulla scorta dell'esempio dell'ottimo Fabrizio @ilnumismatico, alcuni esempi "eclatanti" mostrandoti prima l'esemplare bulinato e a confronto due esemplari genuini in buona conservazione della medesima moneta. Potrai vedere facilmente quale orrendo pasticcio risulti dagli esemplari così deturpati... Piastra di Urbano VIII. Michele3 punti
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Ciao, Ti allego un esempio della Piastra da 120 Grana di Ferdinando IV per il Regno di Napoli, tipo "Fecunditas" (1772). Il dritto è stato bulinato cercando di far risaltare meglio la linea di demarcazione dei capelli sulla fronte dei sovrani, e per Ferdinando IV è stata aggiunta qualche linea aggiuntiva. Puoi fare un raffronto con l'esemplare genuino nei rilievi, battuto nella 59° vendita Varesi, lotto 242. Come scriveva l'ottimo @niko, in questo caso, dal momento che la bulinatura non affligge unicamente il settore delle classiche, la soluzione è vedere un esemplare certamente genuino e studiarlo. Se non si ha la possibilità di studiarlo direttamente dal vivo (preferibile farlo su di un esemplare in alta conservazione, così da vederne i dettagli al meglio), si può utilizzare un'immagine ad alta risoluzione (non usare mai, per fini didattici, immagini di bassa qualità, scarsamente illuminate o peggio ancora, foto scattate a monete tenute in mano nelle inquadrature più disparate). Ovviamente, anche per le immagini, è sempre meglio cercare (e salvarsi ) foto di esemplari in alta qualità. Non è facile, diventa alla fine una sorta di "lavoro", ma ne val la pena. Ti allego un esempio di un'immagine utile ai fini didattici; anche se non è dello stesso tipo che qui presento, la qualità di questa foto fa capire che per vedere i dettagli, non avendo disponibile un esemplare da esaminare direttamente, è necessario avere immagini di qualità. Ovviamente, ogni esemplare che studi, salvalo sul tuo computer, creandoti così un tuo personale database con le monete studiate (debitamente ben catalogate in ordine, così da ritrovarle in maniera rapida). https://coins.ha.com/itm/italy/italy-naples-and-sicily-ferdinand-ii-120-grana-1836-ms64-pcgs-/a/3094-34900.s?type=CoinArchives30943 punti
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Antonino Pio Cesare Tito Elio Adriano Antonino Augusto Pio, nato come Tito Aurelio Fulvo Boionio Arrio Antonino (in latino Titus Aurelius Fulvus Boionius Arrius Antoninus Pius, nato a Lanuvio il 19 settembre 86 e morto a Lorium il 7 marzo 161), è stato un imperatore romano dal 138 al 161. Imperatore saggio, l'epiteto pius gli venne attribuito per il sentimento di amore filiale che manifestò nei confronti del padre adottivo che fece divinizzare. Il suo regno fu caratterizzato da un'epoca di pace interna e di floridezza economica. L'unico fronte in movimento fu quello in Britannia, dove Antonino avanzò oltre il Vallo di Adriano, facendo erigere un altro vallo più a nord, che però fu abbandonato dopo solo venti anni dalla costruzione. Antonino mantenne sempre un atteggiamento deferente verso il senato, amministrò saggiamente l'impero evitando sperperi e non avviò nuove costruzioni importanti o riforme urbanistiche. Fu attento alle tradizioni religiose senza però perseguitare i culti non ufficiali. In questo periodo l'impero ottenne il pieno consenso delle élite cittadine e delle province, che beneficiavano ampiamente della Pax Romana. Nacque il 19 settembre dell'86 a Lanuvio (Lanuvium) nel Lazio, la sua famiglia aveva in parte origini galliche, essendo infatti originaria della colonia latina di Nîmes (Nemausus). La sua famiglia era illustre: un nonno (Tito Aurelio Fulvo) fu praefectus urbis e console due volte, l'altro (Arrio Antonino) fu proconsole d'Asia e anch'egli per due volte console. Inoltre i suoi genitori erano anche benestanti: possedevano fabbriche di mattoni nella regione romana e vaste proprietà in Italia; per questo Antonino fu uno dei più facoltosi senatori della metà del secolo, una ricchezza rafforzata ancor di più dal matrimonio con Annia Galeria Faustina (Faustina Maggiore), figlia di Marco Antonio Vero. Antonino trascorse gli anni della giovinezza a Lorium (fra la Bottaccia e Castel di Guido, a circa 12 miglia da Roma) e, dopo la morte del padre, i due nonni provvidero alla sua educazione, in particolare quello materno, che era amico di Plinio il giovane. Molto si ignora del suo cursus honorum prima di diventare imperatore: fu questore nel 111, pretore nel 116, console nel 120, uno dei quattro consolari d'Italia, proconsole d'Asia (133-136) e membro del Consiglio imperiale (Concilium principis). Gli ultimi anni di Adriano furono angustiati da una dolorosa malattia e dal problema della successione. Dione riporta l'episodio, non necessariamente vero, di una conversazione al tavolo da pranzo in cui si fecero i nomi di dieci possibili successori, tra i quali sembra che Adriano avesse scelto Lucio Giulio Urso Serviano. Serviano aveva più di novant'anni, ma aveva sposato la sorella di Adriano, e il loro nipote, Gneo Pedanio Fusco Salinatore, allora diciottenne, era l'unico parente di sangue di Adriano. Ma non c'è nessuna prova che Adriano abbia considerato di farlo suo erede, e Serviano era chiaramente troppo vecchio. Oltretutto, forse per mano di una congiura, sia Serviano che Fusco vennero uccisi in circostanze che a molti senatori ricordarono l'affare dei quattro ex consolari all'inizio del regno. Alla fine del 136 Adriano rischiò di morire per emorragia. Convalescente nella sua villa di Tivoli, scelse inizialmente Lucio Ceionio Commodo (conosciuto poi come Lucio Elio Vero) come suo successore, adottandolo come suo figlio contro la volontà delle persone a lui vicine. Dopo una breve permanenza lungo la frontiera del Danubio, Lucio tornò a Roma per pronunciarvi, il primo giorno del 138, un discorso davanti al Senato riunito. La notte prima del discorso, però, si ammalò e morì di emorragia nel corso della giornata. Il 24 gennaio del 138 Adriano scelse allora Aurelio Antonino come suo nuovo successore. Si trattava del consolare Tito Aurelio Fulvo Boionio Arrio Antonino. Questi era genero di Marco Annio Vero e, dopo essere stato esaminato per alcuni giorni, fu accettato dal Senato e adottato il 25 febbraio col nome di Tito Elio Cesare Antonino. A suo volta, come da disposizioni dello stesso princeps, Antonino adottò il diciassettenne Marco Aurelio (nipote di Antonino, in quanto figlio del fratello di sua moglie Faustina maggiore) e il giovane Lucio Commodo, figlio dello scomparso Lucio Elio Vero. Da questo momento Marco mutò il suo nome in Marco Elio Aurelio Vero e Lucio in Lucio Elio Aurelio Commodo. Marco rimase sconcertato quando seppe che Adriano lo aveva adottato come nipote: solo con riluttanza passò dalla casa di sua madre sul Celio a una casa privata di Adriano. Poco tempo più tardi, Adriano chiese in Senato che Marco fosse esentato dalla legge che impediva di diventare questore prima del ventiquattresimo compleanno. Il Senato acconsentì e Marco divenne prima questore nel 138, ricevette quindi l'imperium proconsolare nel 139-140, ed il consolato nel 140 (a soli diciotto anni). Fu quindi facilitato nel percorso della sua classe sociale attraverso l'adozione; egli sarebbe probabilmente diventato, prima triumvir monetalis (responsabile delle emissioni monetali imperiali), in seguito tribunus militum in una legione. Marco probabilmente avrebbe preferito viaggiare e approfondire gli studi. Il suo biografo attesta che il suo carattere rimase inalterato: "Mostrava ancora lo stesso rispetto per i rapporti come aveva quando era un cittadino comune ed era così parsimonioso e attento dei suoi beni come lo era stato quando viveva in una abitazione privata". La salute di Adriano continuava a peggiorare tanto da desiderare la morte anche se questa non arrivava, tentando anche il suicidio, impedito dal successore Antonino. L'imperatore, ormai gravemente malato, lasciò Roma per la sua residenza estiva, una villa a Baiae, località balneare sulla costa campana. Le sue condizioni però continuavano a peggiorare tanto che Adriano disattese la dieta prescrittagli dai medici, indulgendo in cibo e bevande, morendo infine di edema polmonare il 10 luglio del 138. Le sue spoglie furono sepolte inizialmente a Pozzuoli, per poi essere traslate nel mausoleo monumentale che egli stesso aveva fatto costruire a Roma. La successione di Antonino si rivelò ormai stabilita e priva di possibili colpi di mano: Antonino continuò a sostenere i candidati di Adriano ai vari pubblici uffici, cercando di venire incontro alle richieste del Senato, rispettandone i privilegi e sospendendo le condanne a morte pendenti sugli uomini accusati negli ultimi giorni di vita da Adriano. Per il suo comportamento, rispettoso dell'ordine senatorio e delle nuove regole, Antonino fu insignito dell'appellativo "Pio". Uno dei primi atti ufficiali di governo (acta) fu la divinizzazione del suo predecessore, alla quale si oppose fieramente tutto il senato, che non aveva dimenticato che Adriano aveva diminuito l'autorità dell'assemblea e ne aveva mandato a morte alcuni membri. "Certi teologi dicono che il divino imperatore Antonino non era virtuoso; che era uno stoico testardo, il quale, non contento di comandare agli uomini, voleva anche essere stimato da loro; che attribuiva a se stesso il bene che faceva al genere umano; che in tutta la sua vita fu giusto, laborioso, benefico per vanità, e che non fece nient'altro che ingannare gli uomini con le sue virtù; e a questo punto esclamo: «Mio Dio, mandaci spesso di queste canaglie!»" (Estratto dalla voce Virtù del Dizionario Filosofico di Voltaire) Alla fine si giunse ad un compromesso: il senato non si sarebbe opposto alla divinizzazione del defunto imperatore ma Antonino avrebbe abolito l'organo di governo dell'Italia formato dai quattro giudici circoscrizionali. Per aver cercato un accordo con il senato (l'imperatore se voleva poteva mettere a tacere le polemiche facendo intervenire i soldati) Antonino ricevette l'inusuale titolo di Pio. Adeguandosi alle usanze Antonino rifiutò il titolo di padre della patria (pater patriae), ma poi finì con l'accettarlo nel 139 insieme con un secondo consolato, seguito da un terzo e da un quarto (120 il primo, 139 e 140 il secondo e il terzo, 145 il quarto). Ligio alla religione e agli antichi riti, nel 148 celebrò solennemente il novecentesimo anniversario della fondazione di Roma. Antonino fu un ottimo gestore dell'economia dell'Impero e, nonostante le numerose campagne edilizie, riuscì a lasciare ai suoi successori un patrimonio di oltre due miliardi e mezzo di sesterzi, segno evidente dell'ottima cura con cui resse le redini dello stato. Tuttavia il suo regno fu tutto tranne che eccessivamente parsimonioso. Egli infatti aumentò le elargizioni alla plebe di Roma (ai tempi di Augusto circa 200.000 cittadini di Roma avevano grano e acqua gratuitamente; a partire da Antonino Pio, ad una quantità di cittadini maggiore, si ebbero distribuzioni anche di olio e vino, che però furono rese stabili solo sotto Settimio Severo), continuò l'opera del suo predecessore nel campo dell'edilizia (furono costruiti ponti, strade, acquedotti in tutto l'impero anche se pochi sono i monumenti dell'Urbe da lui fatti costruire che ci sono giunti) e aiutò con la sospensione del tributo dovuto diverse città colpite da calamità varie (incendi: Roma, Narbona, Antiochia, Cartagine, terremoti: Rodi e l'Asia minore). Senza ridurre le spese per le province, aumentò quelle per l'Italia, a differenza del predecessore. Infine c'è da aggiungere che aumentò la distribuzione di sussidi, inaugurata da Traiano, alle orfane italiche, dette "Puellae Faustinianae" dal nome della moglie di Antonino (la quale morì nel 140 o nel 141 e, nonostante la tradizione posteriore ne abbia messo in discussione il carattere, ricevette non solo onori divini, ma anche iscrizioni commemorative in misura senza precedenti sulle monete, e altri riconoscimenti). Privò dei fondi solo coloro che riteneva oziosi (Historia Augusta, Vita di Antonino Pio, VII) come il poeta Mesomede. Nell'amministrazione generale dell'impero, e particolarmente in campo legale, Antonino seguì nelle grandi linee gli indirizzi di Adriano benché per quanto concerne questo aspetto l'Historia Augusta esordisca così: "Notevole fu l'impronta da lui lasciata nel campo del diritto tramite i giureconsulti Vindio Vero, Salvio Valente, Volusio Meciano, Vepio Marcello e Diaboleno". Sotto il suo regno giunse a conclusione e ci fu il riconoscimento giuridico formale della distinzione tra le classi superiori (honestiores) e le altre (humiliores), distinzione espressa nelle diverse pene cui le classi erano soggette. Si nota la tendenza a sottoporre i ceti più umili della società, siano pure cittadini romani, a pene generalmente riservate in età repubblicana agli schiavi. Che Antonino abbia autorizzato un ulteriore sviluppo di questo sistema è chiaro. Basterà citare il seguente passo del Digesto tratto da un frammento del giurista Domizio Ulpiano: «Si quis ex metallis caesarianis aurum argentumve furatus fuerit, ex edicto divi pii exilio vel metallo, prout dignitas personae, punitur» «Chiunque rubi oro o argento dalle miniere imperiali è punito, secondo un editto del Divo Pio, con l'esilio o il lavoro in miniera, a seconda della sua condizione personale.» (Digesto 48.13.8 Ulpianus 7 de off. procons.) Sempre in campo giuridico è interessante una norma che migliorava la condizione degli schiavi anche se egli sottolinea che "il potere dei padroni sugli schiavi deve restare intatto e nessuno deve vedere diminuiti i propri diritti" (Digesta I, VI, 2). Ancora interessanti sono le notizie, riportate dalla Historia Augusta (Vita di Antonino Pio, V e VI), che egli rinnovò l'incarico anche per sei o nove anni ai governatori delle province più capaci e che prestava particolare attenzione ai reclami giuridici verso i suoi procuratori del fisco nelle province. Riguardo infine alla politica estera vale la pena citare un passo della Historia Augusta secondo la quale: "Antonino ricevette a Roma la visita di Farasmane (re degli Iberi, una popolazione transcaucasica), che si mostrò verso di lui più deferente di quanto non fosse stato verso Adriano. Nominò Pacoro re dei Lazi (popolazione stanziata sulla riva sud-orientale del Mar Nero), riuscì con una semplice lettera a distogliere il re dei Parti (Vologese III), dall'invadere l'Armenia e bastò la sua autorità per richiamare il re Abgaro (re dell'Osroene in Mesopotamia), dall'Oriente. Pose anche sul trono d'Armenia il re filo-romano Soemo. Fu anche arbitro nelle contese tra i vari sovrani. Rifiutò seccamente di restituire al re dei Parti il trono regale che era stato preso come parte del bottino da Traiano, ridiede il governo del Bosforo a Remetalce (Re del Bosforo Cimmerio, odierna Crimea, dal 131 al 153), risolvendo le pendenze che questi aveva con Eupatore, mandò nel Ponto rinforzi agli Olbiopoliti (abitanti di Olbia o Olbiopolis, antica colonia greca che sorgeva presso le foci del Dnieper e del Bug, sul Mar Nero), che erano in lotta contro i Taurosciti, e sconfisse questi ultimi costringendoli anche a dare ostaggi. Il suo prestigio presso i popoli stranieri, insomma, fu senza precedenti, in virtù soprattutto del fatto che amò sempre la pace, tanto da ripetere spesso il detto di Scipione che dice: «Preferisco salvare un solo cittadino che uccidere mille nemici»." (Historia Augusta, Vita di Antonino Pio, 9.) Qui, in breve, alcune campagne militari dei suoi comandanti. In Britannia, tra il 141 e il 143 è costruito un nuovo muro, tra l'estuario del Clyde e quello del Forth (37 miglia), dunque più a nord di quello di Adriano. Non sappiamo il motivo di questo avanzamento (forse per compiacere le truppe, forse a causa di una sollevazione della tribù dei Briganti, oppure per via di una revisione strategica) ma sappiamo che il governatore della Britannia, l'africano Quinto Lollio Urbico da Tiddis in carica dal 139 al 145, riconquistò i Lowlands scozzesi. Verso il 154-155 delle monete celebrano una nuova sottomissione della Britannia. Nella stessa data, o poco dopo, il muro di Antonino è abbandonato a causa di una grave rivolta, riparato verso il 158, prima di essere poco a poco di nuovo abbandonato a partire dal 159. In pratica il vallo di Antonino è un terrapieno realizzato su una fondazione di sassi ampia quattordici piedi, con davanti un profondo fossato. La guarnigione era dislocata in piccoli fortilizi distanti due miglia l'uno dall'altro, diversamente dal vallo di Adriano che era dotato di forti più grossi ma più distanti. Lungo il limes germanico-retico, con un'ulteriore avanzata verso nord-est del tratto finale che conduceva al Danubio. Per questi successi, forse collegati anche all'aver "dato un nuovo re filo-romano ai Quadi", ottenne il titolo vittorioso di Germanicus. In Egitto, verso il 142-144, scoppia una sollevazione, verosimilmente di origine economica. Infatti l'imposizione rigorosa del lavoro forzato provocò la fuga degli indigeni dalle loro case, cui fece seguito una rivolta armata che dovette essere domata. Nelle Mauretanie, verso il 145, sono segnalati dei disordini: essi rendono necessario l'intervento di rinforzi prelevati sulle frontiere renana e danubiana. Il risultato fu quello di cacciare le popolazioni locali nella parte occidentale del paese. In Dacia, verso il 156-157, sono organizzate spedizioni militari per sopprimere una sollevazione. Per questi successi sembra si meritò il titolo di Dacicus. Nel 156 Antonino Pio compì settanta anni. Godeva ancora di un discreto stato di salute, seppure avesse difficoltà a stare eretto senza utilizzare dei sostegni. Il ruolo di Marco cominciò così a crescere sempre più, in particolare quando il prefetto del pretorio Gavio Massimo morì, tra il 156 ed il 157. Egli aveva mantenuto questo importante ruolo per quasi vent'anni, risultando pertanto di fondamentale importanza con i suoi consigli su come governare. Il suo successore, Gavio Tattio Massimo, sembra non avesse lo stesso peso politico presso il princeps e poi non durò a lungo. Nel 160 Marco e Lucio furono designati consoli insieme, forse perché il padre adottivo cominciava a stare male. Antonino morì nei primi mesi del 161: due giorni prima della sua morte, che nei racconti della Historia Augusta fu "molto dolce, come il più tranquillo dei sonni", l'imperatore, che si trovava nella sua tenuta di Lorium, aveva mangiato formaggio alpino a cena, piuttosto avidamente. Vomitò nella notte e gli comparve la febbre. Aggravatosi il giorno successivo, il 7 marzo 161, convocò il consiglio imperiale (compresi i prefetti del pretorio, Furio Vittorino e Sesto Cornelio Repentino) e passò tutti i suoi poteri a Marco. Egli ordinò che la statua d'oro della Fortuna, che era nella camera da letto degli imperatori, fosse portata da Marco. Diede poi la parola d'ordine al tribuno di guardia, «equanimità»; poi si girò, come per andare a dormire, e morì all'età di settantacinque anni. Il funerale di Antonino fu celebrato in modo che lo spirito potesse ascendere agli dèi, come era tradizione. Il corpo venne posto su una pira. Lucio e Marco divinizzarono il padre adottivo, attraverso un sacerdozio preposto al suo culto, con il consenso del Senato. Sulla base delle sue ultime volontà, il patrimonio di Antonino passò a Faustina, non direttamente a Marco. Gli succedettero, secondo il progetto da lungo maturo, Marco Aurelio e Lucio Vero. Marco era stato adottato nel 138 dal suocero (e zio) Antonino Pio. Era la prima volta che due imperatori, con pari potere, governassero l'impero romano. In passato era accaduto che un principe decidesse una successione diarchica: sotto l'imperatore Tiberio, che aveva fatto sua un'idea di Augusto (più tardi imitata da Claudio), designando una diarchia alla sua morte, con Caligola e Tiberio Gemello, ma le manovre del Senato e di Caligola stesso annullarono le sue ultime volontà. La successione congiunta potrebbe essere stata motivata da esigenze militari, come accadeva in età arcaica nella diarchia spartana, o con la coppia consolare in epoca repubblicana. Occorreva infatti una figura rappresentativa e carismatica al comando delle truppe. Neppure l'imperatore in persona avrebbe potuto difendere i principali fronti contemporaneamente, né avrebbe potuto semplicemente incaricare un generale di condurre un attacco. Questa autorità collegiale permise, inoltre, in epoca republicana di non permettere a una singola persona di impadronirsi del potere supremo. Il governo congiunto e formalmente paritario, che durò dal 161 al 169, venne di fatto ripristinato. Più tardi si ebbero solo pochi e brevissimi periodi di questo genere di potere, come ad esempio quando governarono insieme Caracalla ed il fratello, Geta (nel 211), oppure durante i regni di Pupieno e Balbino (nel 238) o di Gallieno e Valeriano (dal 253 al 260). Solo in seguito venne creata una struttura di potere collegiale stabile che, inaugurata da Diocleziano con Massimiano (la Tetrarchia, nata negli anni 286-293), durò con alterne vicende, almeno a livello giuridico, fino all'ascesa di Giuliano (nel 361). Valore nominale: Sesterzio Diametro: 33 mm circa Peso: 24,05 gr Dritto: ANTONINVS AVG PIVS P P TR P COS III (Antoninus Augustus Pius Pater Patriæ Tribunicia Potestas Consul tertius), busto laureato a destra Rovescio: APOLLINI AVGVSTO, Apollo stante a sinistra con lira e patera in mano, S - C in campo Zecca: Roma Officina: n.c. Anno di coniazione: 140-144 Riferimento: RIC 598, Cohen 62, Banti 34. BMC/RE 1229 Rarità: R1 Note: Parzialmente spatinata Questo per far da contrappunto al bel denario dell'amico @Pxacaesar. Non bello come il suo denario ma comunque abbastanza interessante. Ave! Quintus2 punti
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Personalmente la vedo come @Arka. Chi compra monete bulinate solitamente si lascia attrarre da rilievi "forti" che nella realtà spesso nemmeno esistono o, comunque, non coincidono con ciò che dovrebbero essere. Francamente, facendo il confronto tra le piastre mostrate, fatico ad immaginare che un collezionista esperto possa preferire una moneta ritoccata a posteriori rispetto ad una moneta genuinamente conservata. Questo sia per una questione estetica che filosofica, dato che si è andati ad alterare irreversibilmente le caratteristiche di un pezzo di storia giunto sino ai giorni nostri. Poi, per carità, ci può sempre essere l'eccezione alla regola ma credo che questo mercato sia alimentato principalmente da persone con una scarsa preparazione in materia. Almeno, per quel che riguarda la bulinatura di monete relativamente moderne. Sulle antiche, invece, preferisco non esprimermi, dato che è un campo che conosco poco. Prima di concludere, ne approfitto per mettervi a confronto il dritto di un 40 lire del 1810 visibilmente ritoccato con uno, invece, in alta conservazione. In questo caso non credo serva nemmeno un occhio particolarmente allenato per notare come la prima moneta mostri dei chiari segni d'intervento. Purtroppo, ultimamente mi capita sempre più spesso di vedere monete di Napoleone con ciocche di capelli ripassate o, come in questo caso, create da zero tirando linee a caso. Personalmente, le considero uno sfregio alla bellezza incisoria.2 punti
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Ecco l'esemplare in mio possesso: un sextans del peso di gr. 26.25. Patina uniforme e ben consolidata nero-verdastra. Condizioni di conservazione eccellenti. Riferimenti: HN 54 ICC 1992 punti
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Confermo ! Dal vero funzionano molto bene ,si vedono ingranditi sia fronte che rovescio.2 punti
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Ciao, come il 99% degli scudi di Vitt.Em.II Re di Sardegna, l'usura è maggiore al D/ . Si apprezza principalmente nei capelli, nei baffi e nella barba. In questo caso ( consideriamo anche i segnetti sui fondi ) a mio modesto parere è un BB. Migliore è il R/ , pertanto concordo con quanti l'hanno considerata complessivamente BB/BB+. Saluti a Tutti2 punti
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Dopo un pò di tempo un altro scudo entra a far parte della famiglia... questo è passato non proprio inosservato su ebay in Francia, e proviene da un commerciante Francese Il 1837 per Torino è dato per RR, in questa conservazione secondo me lo è veramente. Ne avevo vista una in conservazione simile in asta, ma è finita ben oltre il limite che mi ero posto Carina no?2 punti
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Ringrazio @Rocco68 per la risposta, aggiungo che in questo interessante studio di Francesco di Rauso http://www.ilportaledelsud.org/piastre_sebeto.htm è descritta la notevole variabilità del peso delle Piastre "Sebeto" , sicuramente altra tipologia monetale coniata una cinquantina di anni prima, ma che potrebbe avere delle attinenze con le Piastre posteriori.2 punti
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Forse qui sta la risposta: https://storianumismatica.wordpress.com/2020/10/29/monete-sottopeso/2 punti
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La bulinatura in fin dei conti non è nient’altro che un’incisione. Usata fraudolentemente come nel caso del sesterzio di Traiano Decio, oppure nel caso di monete “satiriche”... i casi sono molti. Tra le papali potrai vedere molti ritocchi al bulino, specialmente nell’area dei capelli dei papi. Un esame più o meno attento e la conoscenza delle monete osservate e la cosa balza subito all’occhio... comunque in generale osserva dove c’è una parte incisa che non ci dovrebbe essere. Ah dimenticavo... il tratto che lascia il bulino è “fine”.... se non fatto da mani esperte si nota immediatamente N.2 punti
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Grazie Beppe, mi fa molto piacere sia apprezzata questa carrellata sui 3 grana di Murat, non ho pretese di sorta, solo condividere quanto ho raccolto fin ora, tra monete, osservazioni e pensieri. Mi manca certo la preparazione e la documentazione per approfondire in modo accademico l'argomento, ma in compenso ho passione e con questa qualche cosa di nuovo sono riuscito a raccogliere e sto raccogliendo. Ringrazio ancora chi ha partecipato e chi parteciperà, con le sue osservazioni, con le sue monete e con il suo apprezzamento. Butto qui una foto con la maggior parte dei 3 grana che negli ultimi 5 anni ho raccolto e studiato. Mi mancano ancora diverse monete per avere tutte quelle che considero le principali varianti, ma sono sempre alla ricerca, per citarne qualcuna il 3 grana del primo tipo GIOACHINO (una C soltanto), il 3 grana del 2°tipo con 2 stelle, il 3 grana del 2° tipo con NAPO etc etc...la strada è lunga, le conservazioni latitano e servo i soldi . Buona serata a tutti.2 punti
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Saluti a tutti, Ritorno alla monetazione di Ferdinando IV. Piastra 1800 piuttosto rara e quindi scusate la conservazione, ma mi devo accontentare. Ex Asta Artemide, già descritta con peso calante ( g. 26,89 ). La causa potrebbe essere una lieve tosatura del taglio oppure una delle tante "variabili" delle Piastre. Mi piacerebbe sapere la vostra opinione. Ciao2 punti
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Buongiorno a tutti gli amici del forum. Con piacere condivido questo ennesimo 3 grana 1810 per Murat. Mi mancava la variante con la "rosetta" disposta 2 2 1 Il taglio è a serpentina e gli assi a medaglia Il peso è di 17,18 grammi La moneta presenta debolezze e una mancanza al rovescio ma come potete vedere dalla basetta ha circolato poco. Davvero felice di averla inserita in collezione ecco a voi le foto. Graditi i pareri. Saluti Cristiano.1 punto
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La conquista Talebana di Kabul, avvenuta ieri 15 agosto, è un evento che mi colpito più di quanto avrei immaginato. Nel 2001, a 18 anni, giravo in bici con un mio caro amico parlando di politica internazionale. Entrambi, con rara saggezza, ci eravamo detti che la conquista dell'Afghanistan non sarebbe andata a buon fine e che la via dell'esportazione della democrazia in giro per il mondo avrebbe portato frutti piuttosto amari. Non pensavo che la fine di questa storia sarebbe venuta 20 anni dopo, quando in bici non vado più oramai da tempo a causa di lavoro, famiglia e problemi vari. In realtà, la triste evoluzione degli eventi è qualcosa che era già nell'aria (anche se non queste modalità) dall'esito degli incontri di Doha del febbraio 2020 tra una delegazione di Talebani e una del governo USA. Ai negoziati riguardanti il futuro dell'Afghanistan non venne invitata nessuna delegazione del governo ELETTO Afghano. Gli accordi legittimarono politicamente, per la prima volta, il movimento politico Talebano. In seguito agli accordi, I Talebani hanno ottenuto il ritiro delle truppe USA, impegnandosi in cambio a rompere con al-Qaeda e a iniziare un non meglio precisato dialogo diplomatico con i politici afghani al fine di arrivare, eventualmente, al silenzio delle armi. Gli accordi hanno previsto anche il rilascio di 5.000 detenuti Talebani in cambio dei 1.000 prigionieri governativi, uno scambio previsto dall’accordo di Doha tra Usa e Talebani, di cui però, è opportuno ripeterlo, il governo di Kabul non è stato firmatario. In altre parole il governo Afghano ha dovuto definire la propria politica interna in base a negoziati in cui non ha preso parte. Gli accordi, oltre a delegittimare ed indebolire il governo Afghano, non hanno minimamente ipotizzato un disarmo dei talebani, creando alla base un vulnus sul futuro dell'Afghanistan. Inoltre, tutto ciò che riguardava futuri accordi di pace per l'Afghanistan è rimasto totalmente e probabilmente volutamente vago, poco più di qualche foglio di carta teso a dimostrare che formalmente gli USA non abbandonavano il governo Afghano. E tutto questo, per chi viveva in Afghanistan, è ed era chiaro Le scelte, l'approccio e le decisioni USA condannavano inequivocabilmente l'Afghanistan a finire in mano ai Talebani appena finita l'occupazione USA. Da questo punto di vista, riesco anche a capire anche i ragazzi dell'esercito regolare che non se la sono sentiti di combattere (e possibilmente morire) per un governo che hanno visto come delegittimato sia all'interno che all'esterno, e la cui fine era sentita come una mera questione di tempo. Quanto avvenuto a Doha è scandalosamente simile a quanto avvenne con gli accordi di Parigi, che posero fine alla guerra del Vietnam. In quel caso gli accordi furono tra USA e vietcong, e posero le basi per la fine del Vietnam del Sud (in quel caso però si ebbe il buon senso di invitare a Parigi i delegati del Vietnam del sud). Chi esce sconfitto di questo conflitto? Sicuramente i morti e i feriti, che non sono serviti a nulla e non hanno cambiato nulla. Sicuramente l'Afghanistan, che in 40 anni è passato dalla guerra civile, ad un governo fantoccio sotto controllo straniero (per 10 anni Sovietico e per 20 anni americano ) ed ora ad un emirato gestito dalla componente più arretrata del paese. Sicuramente i paesi Nato non USA, che tanto per cambiare si trovano a seguire le decisioni USA in maniera acritica e a cui, da un punto di vista brutalmente politico, l'occupazione dell'Afghanistan ha comportato principalmente spese e morti. Chi ha vinto: Sicuramente i Talebani: L'occupazione straniera li ha rafforzati e resi l'unica forza legittimamente in grado di gestire la politica Afghana nei prossimi anni se non decenni. Purtroppo la componente politica e sociale Afghana più progressista è stata spazzata via da 40 anni di guerre o delegittimata nel profondo negli ultimi anni e farà fatica a riemergere. Quando si combatte per 40 anni, generalmente alla fine della storia ci saranno più uomini con un fucile che uomini con un libro in mano. Anzi, quelli col libro sono scappati via da un bel po'. Gli Stati Uniti (forse): hanno occupato per 20 anni una nazione, facendosi seguire da una coalizione internazionale che non si capisce bene che interessi aveva a stare là. Dopo 20 anni in cui hanno gestito l'Afghanistan come un protettorato, si sono ritirati lasciando l'Afghanistan in condizioni non troppo dissimili da come l'avevano trovato, e salutato con la manina la coalizione internazionale, che si è dovuta quindi ritirare anch'essa in fretta e furia. I talebani potranno fondare il loro stato islamico e in cambio non fomenteranno il fondamentalismo islamico fuori dalle nazioni islamiche (e per qualche anno ritengo lo faranno veramente). Agli USA ciò va' più che bene. E' probabile che vari ulteriori aspetti della vicenda verranno alla luce solo col tempo. La real politique è veramente una brutta cosa. Mi spiace molto per i cittadini dell'Afghanistan, che ne sono stati una vittima. Il motivo per cui ho scritto questo post è il desiderio di dialogo, con gli amici del forum, riguardo alle motivazioni geopolitiche dietro tutto quello che è successo. Perché tutto ciò secondo voi?1 punto
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Ciao a tutti, ho già presentato qui in passato alcune medaglie sull'inflazione tedesca, oggi vi mostro forse quella che si potrebbe definire la madre di tutte loro, del 1772: Große Theuerung - Schlechte Nahrung / Grande Carestia - Cibo pessimo ben 44 mm di stagno fuso per scrivere sul retro i prezzi di vari alimentari come grano, orzo, burro e pane, sull'altro lato un obelisco con lo stemma della Sassonia. Di queste medaglie se ne conoscono molte varianti, nella mia nulla di particolare se non fosse per il C.G.R.U. sulla base. Ebbene, fino ad ora nessuno è stato in grado di decifrare questa abbreviazione - e quando dico nessuno, intendo proprio NESSUNO! Sono in contatto con il gabinetto numismatico dell'Università di Lipsia e mi hanno pregato di comunicar loro un qualche risultato, mai io ne arrivi ad uno. Le stesse lettere si trovano anche su altre medaglie (questa non è mia) e qui pure su entrambi i lati: Si pensa alle iniziali del mastro e/o magari della città dove è stata creata, che sarebbe la cosa più logica; io mi sono sfogliato due tomi con i mastri sassoni e boemi e non ho trovato nulla che neanche si avvicinasse. Adesso chiedo umilmente la vostra opinione e chiamo in causa @borghobaffo in quanto tra le mie "cianfrusaglie" ho una croce di San Benedetto piena di acronimi, tipo CSSML Crux sacra sit mihi lux / VRSNSMVSMQLIVB: Vade Retro Satana, Nunquam Suade Mihi Vana, Sunt Mala, Quae Libas: Ipse Venena Bibas che magari potrebbe essere uno spunto. Mai che una commissione interdisciplinare possa arrivare a sciogliere il nodo! ? E se anche il mistero rimane, già averne letto la storia e pure farne un po' parte è un traguardo a sé stante. Servus, Njk Per saperne di più: In Sassonia /Boemia gli anni di carestia del 1770-1772 causati da un doppio scarso raccolto e da un'estrema crisi causata da fenomeni meteorologici estremi. gaz.wiki/wiki/it/Famines_in_Czech_lands Corona di San Benedetto: http://www.pilgerzeichen.at/lexicon/index.php?entry/12-benediktussegen/ https://it.wikipedia.org/wiki/Medaglia_di_San_Benedetto Le altre medaglie: https://www.lamoneta.it/topic/188016-fame-e-inflazione-in-germania-nel-1923/ https://www.lamoneta.it/topic/190062-neanche-lamore-di-mamma/ https://www.lamoneta.it/topic/187827-homo-homini-lupus/1 punto
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Potremmo dirlo anche delle monete, a che serve possederle quando si possono guardare le fotografie che si vedono pure meglio? Il RIC non è un libro qualsiasi per un collezionista di romane imperiali, è IL libro, quindi a mio parere possedere l'originale cartaceo è assolutamente fondamentale. Personalmente non amo leggere nulla in digitale: avevo comprato il kindle anni fa ma alla fine l'ho regalato alla mia compagna perché lo trovavo semplicemente brutto. Leggo in digitale PER DOVERE - quando mi capita di dover lavorare su articoli o su testi online - ma per piacere non lo farei mai. Possiedo il RIC in digitale che porto con me quando non sono a casa, ma quando mi trovo a casa e mi serve il RIC non mi passerebbe mai nemmeno per l'anticamera del cervello di usare la copia digitale quando ho il cartaceo a disposizione.1 punto
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A mio parere no... chi ha esperienza sa giudicare le monete che acquista e sa distinguere tra una moneta genuina e una "taroccata". Chi ha esperienza ha anche buon gusto che non significa acquistare solo monete FDC, ma discernere tra una moneta che conserva il suo senso storico-numismatico e una moneta che ha perso qualsiasi significato di essere documento proprio a causa della manipolazione che non solo la rovina irreparabilmente da un punto di vista estetico, ma la snatura nella sua essenza. Chi ha esperienza, in collezione ha monete in MB o con appiccagnolo, non ha monete bulinate... ma questo è ovviamente solo il mio parere! Michele1 punto
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Anche se ha l'aquila zarista con tanto di corona, non risale a quell'epoca: è un ritorno al passato.1 punto
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Ci sará anche il collezionista che non se ne frega nulla e la prende,come dici tu,senza dubbio. Ovvio che ognuno pensa in maniera diversa,perciò credo che tale mercato sia alimentato da un pò di tutti,non ragioniamo tutti nella stessa maniera?1 punto
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Dato che è stato identificato, ho provveduto a modificare il titolo della discussione. N.1 punto
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È verissimo che solo evitando di comprare monete bulinate, il fenomeno scomparirebbe. Ma come fare? Quanti di Voi sapevano della bulinatura cominciando a collezionare? Una volta c'erano i circoli, dove collezionisti più esperti mettavano sul chi va là i giovani o quelli più inesperti. Ora c'è Lamoneta, ma quanti ci leggono? Temo che il fatto che molti comprano da aste in internet, senza una preparazione sufficiente, aumenteranno il fenomeno della bulinatura. E anche dei falsi... ? Arka Diligite iustitiam1 punto
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Ho notato ora una differenza nella prima lettura che però non modifica la frase risolutiva: io ho messo la congiunzione invece del verbo essere e quindi mi verrebbe "MO straripò: crisi e, per S I, stenti". Buona giornata da apollonia1 punto
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Buongiorno. Proseguiamo con una bella rarità: 3 grana 1810 secondo tipo con legenda variata. Al dritto invece che GIOACCHINO NAP RE DELLE DUE SIC. troviamo GIOACCHINO NAPO RE DELLE DUE SIC. una bella "O" a variare la legenda. Al rovescio invece PRIN . E GRAND' AMMI . DI FRAN . quindi punti in legenda e non rombi, e niente punti dopo data o valore. Non ho visionato tanti esemplari e quindi non so se questo dritto si può accompagnare anche ad altri rovesci. Se qualche lamonetiano ha un esemplare per confronto sarebbe bello. La moneta in questione è molto rara. Ecco le foto di un esemplare non mio: Un saluto1 punto
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Visto gli esemplari, farei un passo oltre, forse scontato, ma mi piacerebbe conoscere la vs opinione (che magari è differente dalla mia): personalmente ritengo una moneta bulinata qualcosa di “deturpato”, ad ogni grado, anche con una semplice aggiunta della linea di demarcazione dei capelli come nella piastra postata da @ilnumismatico . Preferisco di gran lunga un esemplare in minor conservazione ma non bulinato. Che ne pensate? N.1 punto
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ad inizio articolo l'autore scrive riferendosi al collezionismo numismatico ".....riconoscendo comunque,a chi coltiva questa passione, il desiderio di uscire da una mediocrità di interessi che di questi tempi sembra caratterizzare una larga parte dei nostri simili...." L'autore ha ragione, attualmente si riscontra una "mediocrità di interessi "soprattutto fra i giovani che vedo smanettare sul cellulare anche quando mangiano. In questo forum,anni fa, si era creato il Circolo dei Giovani Numismatici,quando i giovani numismatici non sono stati più giovani non si è data continuità al Circolo purtroppo. Salutoni odjob1 punto
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Salve Trattasi di un rublo della Federazione Russa del 2017 https://en.numista.com/catalogue/pieces81297.html1 punto
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Il fatto che siano oggi non comuni non significa che non fossero state coniate in abbondanza. Basta pensare alla varietà dei contrassegni di conio del didramma con Vittoria https://numismatica-classica.lamoneta.it/moneta/R-RC/91 punto
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Questa tipologia di monete è facilmente reperibile in buone-ottime condizioni e a prezzi contenuti in quanto sono monete che sono state quasi subito tesaurizzate in grande quantità. Quindi, mi spiace dirtelo, ma è raro trovarne una come la tua così usurata (forse complice anche la qualità della foto), anche se - devo dire - si tratta di un'usura uniforme e perciò l'esemplare è ancora collezionabile. Come esempio, ti posto una moneta in buone condizioni (io l'ho acquistata a 35 €...):1 punto
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Ciao Michele! Che dire grazie di cuore anche a te per il prezioso contributo e i meravigliosi esempi? Chiaro anche questo raffronto. La cosa triste è che va a deturpare e modificare anche le forme dei particolari,con modifiche bizzarre... Grazie mille,mi fa molto piacere che sia decollata questa discussione perchè la ritengo importante? Saluti anche a te Michele? Riccardo1 punto
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Altro esemplare del bronzo precedente di Julia Domna (London Coin Galleries, Online Auction 3). Lot 56, Estimate: 300 GBP Julia Domna (Augusta, 193-217), Pisidia, Kremna, Æ, 23.21g, 35mm. Draped bust right / Cybele seated left in distyle temple, holding patera; to left, Julia Domna (?) holding patera; lion to right. SNG France 1495; SNG Cop. -; SNG von Aulock -; BMC -. Good Very fine, good style. Rare.1 punto
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C'è anche da dire che l'articolo si basa sul nulla, o meglio solo su un confronto tra monete sottopeso e monete a peso legale. A mio avviso siamo totalmente nel campo delle ipotesi.1 punto
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Stati Uniti d'America - Quarter "State" Dollar 2001 - New York Frédéric Auguste Bartholdi - Gustave Eiffel ( 1886 ) Statue of Liberty New York - Liberty Island1 punto
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Se veramente difetto di conio e non manomessa (in foto non si capisce) c'è chi colleziona queste cose e magari qualche euro puoi realizzarlo. All'uscita dell'Euro certi difetti erano più ricercati ora molto meno visto il quantitativo enorme in circolazione e la poco disponibilità a pagarli cari dai veri Numismatici.Forse quando l'euro uscirà di produzione iniziaranno ad avere un valore catalogabile.1 punto
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Lasciamo concetti odonoiatrici ad altri forum. Manteniamo un minimo di educazione e di rispetto per i forumisti altrimenti sarò costretto a chiudere anche questa discussione.1 punto
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Repubblica Italiana - 500 Lire "Caravelle" 2001 Gianluigi Coppola ( 1992 ) Le Tre Caravelle in Vista del Nuovo Mondo1 punto
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Guarda, ti faccio un esempio pratico: questo sesterzio è stato venduto su eBay come sesterzio di Emiliano, quando con tutta probabilità era un molto più comune sesterzio di Traiano Decio abilmente ritoccato nella legenda ( la vedi che è tutta scavata?) In modo da far salire di molto il prezzo di aggiudicazione..1 punto
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Un guerriero cavalca impugnando 2 giavellotti, al dir. : la dea Atena su sedile con alto schienale regge in mano un elmo crestato, al rov. . Così le raffigurazioni su un triemiobolo di V sec. a.C. ( 14,5 mm. , 1,30 g. ) di accattivante stile arcaico dai Perraiboi di Tessaglia, che passerà a giorni in asta CNG 497 al lotto 174 .1 punto
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