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Contenuti più popolari
Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 07/28/21 in tutte le aree
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Iulia in latino, Giulia in italiano. Julia lasciamola agli inglesi, come junior, Jupiter, ecc.: la j non c’è nell’alfabeto latino. Ciao da apollonia5 punti
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Buongiorno a tutti gli amici del forum. Con piacere condivido questo ennesimo 3 grana 1810 per Murat. Mi mancava la variante con la "rosetta" disposta 2 2 1 Il taglio è a serpentina e gli assi a medaglia Il peso è di 17,18 grammi La moneta presenta debolezze e una mancanza al rovescio ma come potete vedere dalla basetta ha circolato poco. Davvero felice di averla inserita in collezione ecco a voi le foto. Graditi i pareri. Saluti Cristiano.4 punti
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Traiano Marco Ulpio Nerva Traiano, o più semplicemente Traiano (in latino: Marcus Ulpius Nerva Traianus, nato ad Italica il 18 settembre 53 e morto a Selinunte in Cilicia l'8 agosto 117) è stato un imperatore romano, regnante dal 98 al 117. Traiano nacque in provincia, provenendo da una colonia di Italici denominata Italica nella Hispania Bætica (attuale Andalusia, Spagna) dove la Gens Ulpia di cui faceva parte si era trasferita dall'Umbria, in particolare da Todi. Valente militare e popolare comandante, venne adottato da Nerva nel 96, succedendogli due anni dopo. Egli era divenuto un importante generale durante il regno dell'imperatore Domiziano, i cui ultimi anni furono segnati da continue persecuzioni ed esecuzioni di senatori romani. Nel settembre del 96, dopo l'assassinio di Domiziano, un vecchio senatore senza figli, Nerva, salì al trono, ma si dimostrò subito impopolare con l'esercito. Dopo un anno breve e tumultuoso al potere, l'opposizione della guardia pretoriana ne aveva ormai indebolito il potere, tanto da costringerlo a difendere il suo ruolo di princeps adottando il più popolare tra i generali del momento, Traiano, e nominandolo suo erede e successore. Nerva morì poco dopo, alla fine di gennaio del 98, lasciando a Traiano l'impero, senza tumulti e opposizioni. Valore nominale: Sesterzio Diametro: 33,0 mm Peso: 26,60 gr Dritto: IMP CAES NERVAE TRAIANO AVG GER DAC P M TR P COS VI P P, busto laureato e drappeggiato a sinistra Rovescio: SPQR OPTIMO PRINCIPI, l'Arabia paludata, stante di fronte, testa a sinistra, sorregge con la mano destra un ramo sopra un cammello a sinistra ai suoi piedi di lato seminascosto e con il braccio sinistro un fascio di canne, S - C in campo, ARAB ADQ[VIS] in esergo Zecca: Roma Officina: Anno di coniazione: 112-114 Riferimento: RIC 610, Cohen 32 Rarità: NC Note: La provincia d'Arabia fu incorporata nell'Impero dopo la conquista del regno nabateo da parte di Cornelius Palma, governatore della Siria nel 106. Il possesso di questa provincia era fondamentale per il sistema difensivo romano. La nuova provincia proteggeva la Siria e forniva l'accesso al Negev, a Petra e alle carovane in Arabia o in Oriente. È anche un posto di osservazione mentre Traiano si prepara a invadere l'Impero dei Parti dal 113. Moneta spatinata probabilmente da tempo, conservazione non eccelsa, retro discretamente rovinato ma ancora abbastanza piacevole e ricca di storia. Voi che ne dite? Ave! Quintus4 punti
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Scusami ma penso che, con tutto il rispetto e la considerazione per ogni opinione, proprio non si possa essere d'accordo con questa visione e idea di rarità. La rarità a mia parere è sempre legata ad un valore assoluto (inteso come numero); il valore commerciale è condizionato dal mercato e quindi dalla disponibilità per un eventuale nuovo compratore. Penso infatti, come scrivi tu considerandolo un assurdo, che regno e repubblica siano al 99,9% monete molto comuni, e infatti, se cacci i soldi, tanti soldi, una qualsiasi moneta te la portano fino a casa (provare per credere... ovviamente, salvo pochissime eccezioni). Tornando a quello che io considero come reale parametro della rarità: il reale numero di esemplari conosciuti come esistenti... e per partire da un esempio facile, facile... Un pezzo unico è di assoluta rarità... è unico, ce n'è uno solo, è riportato in letteratura e non ci sono dubbi, Uno è uno e basta... che sia un esemplare del dollaro 1794 capelli fluenti o un quattrino di Reggio Emilia per Ercole II... la cui rarità e ben misurabile in senso assoluto. Il valore? il dollaro è valutato 11 milioni di dollari, il quattrino forse qualche centinaio di euro... La differenza? Il mercato, il numero di collezionisti disposti a cacciare soldi... ergo? Identica rarità valutazione con differenze a 5 zeri. A mio parere la rarità non può prescindere quindi dal numero di esemplari conosciuti: Unico = 1; R5 = < di 5 esemplari conosciuti; 5<R4<10; etc. Il prezzo lo fa il mercato, la speculazione, la disponibilità economica del mercato di riferimento, la reale disponibilità di esemplari sul mercato... Riallacciandomi ad un esempio fatto sopra... se di una moneta se ne conoscono 20000 esemplari e ci sono 21000 collezionisti... 1000 sono senza. Ma se uno dei 1000 offre 1,5 volte, 2 volte, 3 volte il prezzo di mercato... si trova davanti a casa la fila di gente che gli vende il proprio esemplare... (fra 20000 un centinaio che la cede si trova...) provate a fare lo stesso per il marchesano ferrarese per Lionello d'Este (3 esemplari conosciuti, 1 esemplare in mani private) o per la terlina di Parma per Francesco Sforza (idem come sopra), potete lasciare la porta di casa aperta e offrire un rinfresco, non si presenterà nessuno. Ultima considerazione... legare la rarità ad un concetto di mera valutazione economico/speculativa (slegandolo dal reale numero assoluto di esemplari conosciuti) potrebbe esporre allo stesso rischio di collasso già vissuto dal mercato filatelico... Oggi intere collezioni si acquistano a un terzo del valore facciale e le rarità sono andate a farsi friggere come reale disponibilità e come valutazioni di mercato... Ovviamente, anche le mie sono solo opinioni personali, opinabili e, oggi, decisamente controcorrente... ma è estate, sono in ferie, ho fatto la seconda dose di vaccino, e per una volta esprimo semplici opinioni... senza note bibliografiche o pezze d'appoggio ?. buona estate a tutti Mario4 punti
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Iulia è la dizione latina (cedasi la GENS IVLIA) Giulia quella italiana. Deriva dal latino Iulia, che era la forma femminile del cognomen romano Iulius; tipico della gens Iulia, potrebbe risalire a Iovilios o Jovilios ("sacro a Giove", "discendente da Giove"), oppure al termine greco ιουλος (ioulos, "lanuginoso", "dalla barba lanuginosa", "dalla capigliatura crespa"). Julia quella anglosassone (o quella latina corrotta dai "moderni"). Basta pensare a (Gaio) Giulio Cesare: Gaius Iulius Caesar Ciao Illyricum3 punti
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Altra piccola ma interessante curiosità del millesimo 1838 è che presenta una notevole varietà nei caratteri della data. Posto due monete della mia collezione nelle quali si può evidenziare la differenza del "3"3 punti
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Vorrei ricordare che ci sono anche i denari con bordo largo per Berengario I, Ottone I-II e Ottone III una volta attribuiti a Milano e, finalmente, attribuiti a Venezia. Dico finalmente perchè in una lettera della seconda metà dell'ottocento il Kunz (quello delle tavole di Papadopoli) le attribuiva già a Venezia, ma non lo ha pubblicato per non andare contro Promis, che all'epoca era il ''padrone'' della numismatica italiana... Solo negli anni ottanta del XX secolo, ovvero un secolo dopo, un altro grande numismatico, il Grierson, cominciò ad attribuire queste emissioni A venezia (vedi MEC vol. 1). Ora sono attribuite a Venezia. Purtroppo ci sono ancora case d'asta e commercianti, che usando cataloghi vetusti continuano ad attribuirle a Milano... Arka Diligite iustitiam3 punti
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Non ottimo ma un pò meglio: https://www.invaluable.com/auction-lot/ancient-coins-993-c-89ob22t67o3 punti
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Ciao a tutti, voglio condividere con voi questa moneta e conoscere il vostro parere in merito. Si tratta di un 5 copechi del 1765 di Caterina II la Grande. La conservazione è lungi dall'essere ottimale, direi un MB+ (forse BB il monogramma?). L'ho trovata in una ciotola a un mercatino. L'ho presa per 3 euro. Che viaggio che deve aver fatto dalla Russia! Più che vederla, subito l'ho sentita con la mano. Ha un peso incredibile (ben 50, 88 grammi e ho letto che può arrivare anche a 70!). Mi ha colpito immediatamente. Chiaramente non ha certo un valore economico, ma a mio parere ha un valore storico notevole, soprattutto perché credo che a un certo punto abbia cessato il suo compito come moneta. Infatti se osservate il dritto con l'aquila bicipite si vede una scanalatura perpendicolare al monogramma dall'atra parte. Si può anche vedere un'escrescenza di un metallo (rame?) più lucente. Penso quindi che possa essere quanto rimane di un'antica spilla. Vorrei sapere il vostro parere: secondo voi questa "spilla" potrebbe essere stata montata ai tempi di Caterina II? Un modo per onorare l'imperatrice? O magari è successivo? So benissimo che impossibile saperlo con certezza, ma mi farebbe piacere conoscere il vostro punto di vista! Buona serata! Regium2 punti
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Al solito, mi riprometto di stare "zitto" fino al ritorno sul PC, sul cellulare non ci vedo una mazzaaaaaa! ? ? Dovevo rifare gli occhiali agli inizi del 2020 e poi con la pandemia sto ancora aspettando di andare dell'oculista! ? Brutta cosa l'età avanzata... qualcuno ne vuole un po'? Altrimenti la butto! ? Ave! Quintus2 punti
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Accontentarsi di dire che è un semplice oggetto di fantasia che vagamente ricorda un qualcosa di Siracusa magari dovrebbe bastare.2 punti
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Grecia, 100 dracme 1998. Commemorativa del 13° Campionato Mondiale di basket, Atene2 punti
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Secondo la legge vigente, qualunque ritrovamento fortuito nel terreno di cose di interesse archeologico, incluse le monete antiche, deve essere segnalato entro 24 ore alle autorità competenti (Carabinieri, Soprintendenza per i Beni Culturali, Comuni ecc.). Visto come sono ridotte, non so come reagiranno le autorità: probabilmente le ritireranno in ossequio alle leggi e, come sarai uscito, le butteranno per non dover procedere con un lungo quanto inutile (in questo caso) iter di archiviazione.2 punti
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Ho pensato di aprire questo topic per raccogliere tutte le discussioni iniziate da petronius arbiter nelle quali racconta le storie più interessanti che stanno dietro alle nostre amate monete. Dato che pur essendo molto interessanti non tutte possono essere in evidenza si rischia, come è successo inizialmente a me, che ai nuovi arrivati qualcuna possa sfuggire e sarebbe veramente un peccato! Con l'aiuto di petronius arbiter ho quindi cercato tutte queste discussioni e vado ad elencarvele: MONETE D'ORO: 1. James B. Longacre e la "Double eagle" 2. L'aquila di San Gaudenzio 3. Un'aquila da 7 milioni di dollari 4. Racconti dell'età dell'oro DOLLARI D'ARGENTO: 1. Il Re ed Io 2. Storia di Morgan 3. L'Uomo dei Dollari 4. Un dollaro di pace 5. Il Dollaro Perduto del '64 ALTRE MONETE: 1. A nickel's story 2. Cinque piccoli indiani 3. Who's that girl 4. 1 milione per un centesimo 5. Il dollaro di Susie B. 6. It's only a dime... 7. Confederate Half Dollar 1861 8. La prima Americana 9...e poi lo chiamarono Dollaro 10. I dollari dei Nativi 11. L'Innovazione Americana 12. Il Presidente e Mister T 13. Le monete di Abramo CURIOSITA' 1. Quando pulire le monete fa male... 2. Gin Craze 3. Cosa fare a Denver quando sei morto Stiamo preparando una discussione simile anche per la sezione "cartamoneta e scripofilia", appena pronta inserirò qui di seguito il link. ECCOLO! Buona lettura a tutti!1 punto
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Partecipo a questa discussione con le mie "piccoline" dell'anno VI: non hanno perizie blasonate (a proposito, complimenti per i vostri esemplari), ma fanno la loro discreta figura.1 punto
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Come ha giustamente osservato qualcuno rarità e valore commerciale sono due concetti distinti. Una moneta ( o un orologio) rarissima conosciuta in un unico esemplare, può avere un valore commerciale molto basso e viceversa. La rarità è in relazione agli esemplari conosciuti, il valore commerciale è in relazione alla domanda di mercato, sono due concetti profondamente diversi... In ultimo per quanto riguarda il 5 lire del 1914, non è una moneta rara, è una moneta che ha mercato, se uno ha i soldi la compra, si trova tranquillamente. È un po' come per i Rolex, non sono affatto orologi rari, sono orologi di moda e la gente è disposta a spendere tanti soldi per comprarli, credendo di fare affari...1 punto
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SVALUTATION di Adriano Celentano Eh la benzina ogni giorno costa sempre di più E la lira cede e precipita giù Svalutation, svalutation Cambiando I governi niente cambia lassù C'è un buco nello Stato dove I soldi van giù Svalutation, svalutation Io amore mio non capisco perché Cerco per le ferie un posto al mare e non c'è Svalutation, svalutation Con il salario di un mese compri solo un caffè Gli stadi son gremiti ma la gente dov'è Svalutation, svalutation Mah, Siamo in crisi ma, Senza andare in là L'America è qua In automobile a destra da trent'anni si va Ora contromano vanno in tanti si sa Che scontration, che scontration Con la nuova banca dei sequestri che c'è Ditemi il valore della vita qual è Svalutation, svalutation Io amore mio non capisco perché Tu vuoi fare il gallo poi fai l'uovo per me Sul lettation, sul lettation Nessuno che ci insegna a non uccidereè Si vive più di armi che di pane perché Assassination, assassination Ma quest'Italia qua se lo vuole sa Che ce la farà E il sistema c'è Quando pensi a te Pensa anche un po' per me1 punto
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Ritengo che si tratti, in realtà, della RIC IV 373A per via della legenda del dritto (nella 638 e' IVLIA AVGVSTA): Online Coins of the Roman Empire: RIC IV Caracalla 373A (numismatics.org) Penso che anche Caracalla (e credo anche Geta) gliene abbia fatte passare di cotte e di crude... Ciao a tutti da Stilicho1 punto
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Sì, imitazione non sgradevole dello stemma spagnolo di Stato, con un segno a forma di sole in sostituzione del primo leone di Léon, atto a scongiurar reali lagnanze. ?1 punto
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a mio parere autentico. la legenda del rovescio risulta particolare soprattutto la lettera E che sembra quasi un II1 punto
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la canzone della Pausini "La solitudine" : Marco (riferito alla valuta tedesca) se n'è andato e non ritorna più.... va bene oppure no? ?1 punto
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Buon pomeriggio @petronius arbiter Discussione che ho letto con molto interesse e che ho allegato alla piccola collezione di centesimi di Abramo che presi qualche anno fa quando furono presentati. Grazie ? Saluti1 punto
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aporia : sostantivo femminile Problema le cui possibilità di soluzione risultano annullate in partenza dalla contraddizione. Non ricordo di aver mai udito questa parola. Vogliamo classificarla R 5 ?1 punto
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Alvise II Mocenigo, 1700-1709. Ottavo di scudo della croce, AR 3,72 g. ALOYSIVS MOCENICO DVX VE Croce ornata e fogliata, accantonata da quattro foglie di vite. Rv. SANCT MARCVS VENET Leone in soldo, entro scudo ornato; all'esergo, 17 ½ . CNI 84. Paolucci 8. Collezione aggiornata con questo esemplare. Grado di conservazione e rarità? Saluti, Domenico?1 punto
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FIUME SAND CREEK - Fabrizio De Andrè Si son presi il nostro cuore sotto una coperta scura Sotto una luna morta piccola dormivamo senza paura Fu un generale di vent'anni Occhi turchini e giacca uguale Fu un generale di vent'anni Figlio d'un temporale C'è un dollaro d'argento sul fondo del Sand Creek I nostri guerrieri troppo lontani sulla pista del bisonte E quella musica distante diventò sempre più forte Chiusi gli occhi per tre volte Mi ritrovai ancora lì Chiesi a mio nonno è solo un sogno Mio nonno disse sì A volte i pesci cantano sul fondo del Sand Creek Mhm Sognai talmente forte che mi uscì il sangue dal naso Il lampo in un orecchio nell'altro il paradiso Le lacrime più piccole Le lacrime più grosse Quando l'albero della neve Fiorì di stelle rosse Ora i bambini dormono nel letto del Sand Creek Mhm Mhm Quando il sole alzò la testa tra le spalle della notte C'erano solo cani e fumo e tende capovolte Tirai una freccia in cielo Per farlo respirare Tirai una freccia al vento Per farlo sanguinare La terza freccia cercala sul fondo del Sand Creek Mhm Mhm Si son presi il nostro cuore sotto una coperta scura Sotto una luna morta piccola dormivamo senza paura Fu un generale di vent'anni Occhi turchini e giacca uguale Fu un generale di vent'anni Figlio d'un temporale Ora i bambini dormono sul fondo del Sand Creek1 punto
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Bellissima la '38 con sottocorona rigato @Raff82 e direi anche piuttosto raretta. Ho svolto una piccola ricerca sui passaggi in asta negli ultimi 10 anni. Il campione è di una quarantina di esemplari. Di questi solo 3 ( ma forse una è ricomparsa pulita ) presentano il sottocorona rigato. Pregherei gli Amici del Forum di controllare le loro 1838 e vedere se hanno in collezione questa "Variante", postando possibilmente le foto.1 punto
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Manco dal forum da un po' e fa piacere ritrovare questa discussione ancora viva, soprattutto perché così ho qualcosa di molto interessante da leggere.1 punto
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Ho dimenticato Ugo di Provenza e Berengario II... Comunque per avere un'idea completa si può consultare il catalogo di Lamoneta nella sezione Zecche italiane - Veneto - Venezia. Arka Diligite iustitiam1 punto
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No, ti chiedo scusa io. Chiedevo delucidazioni sul sistema di conto. Davo per scontato fosse basato sul sistema lira soldo denaro.1 punto
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Buongiorno riprendo questa discussione che da un po' dorme, per postare un pezzo in rame appena rimasto inveduto su Nomisma. Si tratta di una prova in rame, non sono grani, ma il pezzo da 2 once 1814, che verrà poi battuto in oro. Le somiglianze con i grani del periodo si fermano al solo ritratto che è lo stesso che troviamo nei grani del 1814 corona a sette punte e questo personalmente mi basta per inserirla in questa discussione, oltre al fatto che si tratta di una moneta indubbiamente bella e affascinante. Descriviamo questo gioiellino e poi per confronto troverete il dritto del 2 grani a sette punte affiancato a quello del 2 once in oro. Al dritto il ritratto di Ferdinando con corona radiata (a 7 punte) e in legenda FERDINAND. III. P.F.A. (Pius Felix Augustus) SICILIAR. ET HIER. REX. sotto la data 1814 Al rovescio il simbolo della Trinacria (tre gambe piegate a destra, caricate da testa alata di Medusa; dai tre angoli interni formati dalle gambe con la testa della Gorgone fuoriescono tre spighe di grano), simbolo della Sicilia, entro una ghirlanda di lauro. Sopra V.B. iniziali di Vincenzo Beninati maestro di zecca a Palermo e sotto O.2. once due. Ecco le foto della moneta prova passata da Nomisma, sotto 2 grani corona a sette punte a confronto con il ritratto del 2 once. Un saluto a tutti.1 punto
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Ora parliamo dei due fiorini... Le prime tipologie furono battute in argento, con una bontà di denari 7,12 e successivamente di denari 6. Nel 1625, essendo il duca in guerra con la Spagna che aveva messo sotto assedio la città di Verrua, vi è necessità di denaro per sopperire all'incremento delle spese, viene quindi commissionata la battitura di due fiorini "cattivi", cioè non più in buona lega di argento, ma in mistura, probabilmente abbassando la loro bontà a denari 4. A Torino era maestro di zecca tal Giovanni Domenico Bellino, ma la battitura dei due fiorini venne data a Giovanni Antonio Pollino con il consenso del Bellino. Sui vari testi è segnalata come prima data sui nuovi due fiorini in mistura il 1624, anacronistica visto che l'ordine di battitura è dell'anno seguente, io non ho mai potuto vedere o rintracciare questo millesimo, riportato sui vari testi per il disegno fatto dal Promis (n 59 delle tavole) e probabilmente non esiste, potrei però essere smentito... Quello che è noto è che l'intagliatore dei coni fu un certo Giacomo Ozegni, ma qui sorge il mio dubbio... Potrebbero essere stati coniati dei due fiorini con data 1625 (questi del VI tipo) giudicati troppo brutti e quindi incaricato Ozegni di preparare dei nuovi coni, visto che era già conosciuto come intagliatore nella zecca di Vercelli, e quindi abbiamo i due fiorini del III tipo? Questa è la mia ipotesi, anche se sempre di ipotesi si tratta, che spiegherebbe la difformità fra questa tipologia e quelle successive e il numero ridotto di esemplari conosciuti. Certamente un due fiorini datato 1624 del III tipo smentirebbe questa possibilità, ma ad oggi io non sono a conoscenza di questo millesimo.1 punto
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No, non ne sono sicuri.... ? ... il pezzo non credo abbia subito ritocchi evidenti, solo la patina probabilmente aiutata/ ricolorata dopo spatinatura che ha lasciato un po' di rugosità un saluto, Enrico1 punto
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Mah.... queste monete non credo che debbano essere consegnate a chissachi! Correggetemi quanto prima se la mia affermazione è sbagliata!1 punto
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Visto che è domenica aggiungo ancora una moneta da 1 Peseta dello Stato Spagnolo retto da Francisco Franco e coniata nel 1944 dalla Zecca Reale di Madrid. Il materiale di cui è composta è una lega di bronzo ed alluminio ed è stata coniata in 150 milioni di pezzi (data unica). E' interessante notare come al rovescio siano presenti, intorno al valore 1 PESETA gli stemmi di tutti i regni che, unendosi, sono andati a formare il Regno di Spagna: (da ore 7 in senso orario) Regno arabo di Granada (la melagrana), Regno di Aragona (le linee orizzontali che dovrebbero rappresentare quattro giacigli), Regno di Castiglia (la fortezza), Regno di Leon (il leone rampante) e Regno di Navarra (le catene). Inoltre ad ore 5 è presente il fascio di frecce simbolo dei sovrani cattolici. Al diritto lo stemma è quello della Spagna franchista con il motto UNA GRANDE LIBRE. Spesa € 0,50.1 punto
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Wooden Nickel - Hershey Trolley Works Legno: 2,64 g, 38 mm V. https://en.numista.com/catalogue/exonumia236717.html1 punto
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Non sono uno che criminalizza la conservazione delle monete in buste di plastica, perché sono convinto - per esperienza diretta - che tutto dipenda dall'ambiente dove viene riposta e conservata. In sostanza, tutto dipende dall'atmosfera che permea il posto dove giace l'esemplare. Detto questo, il fatto che in 20 anni non abbia subito variazioni ha ben poco significato per la conservazione futura poiché non è più nel luogo dove era tenuta prima. Il mio consiglio è: lasciala pure in perizia, ma di tanto in tanto controllala (magari facendo adesso delle belle foto per fissarne lo stato) e se dovessi vedere dei cambiamenti sospetti nei prossimi mesi, apri la busta (cercando di danneggiarla il meno possibile), libera la moneta, ma tieni la perizia (non vale più come documento in sé per il giudizio e l'autenticità, ma è parte integrante della storia dell'esemplare).1 punto
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Avrei potuto postare nella bibliografia, dove si trova già il Volume III delle bizantine coniate nell'Est potevo inserire questo post tra la monetazione bizantina.... ma poi il tema è forse più utile qua questo è il mio articolo "Imitation and revival of the Byzantine coinage: The Byzantines and “the others” - I Bizantini e “gli altri”" all'interno di questo bellissimo volume, in questa collana a mio avviso pionieristica in Italia. Ringrazio pubblicamente Alberto D'Andrea che a distanza di soli 6 mesi dall'uscita del volume, mi ha permesso di mettere integralmente il mio contributo su academia https://www.academia.edu/49360489/Imitation_and_revival_of_the_Byzantine_coinage_The_Byzantines_and_the_others_I_Bizantini_e_gli_altri_ spero possa essere per voi una bella e piacevole lettura Alain PS - in italiano da Pg 46 numerata 4171 punto
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Sappiamo bene che la storia è piena di scontri celebri, come quello tra Agamennone e Priamo, Annibale e Scipione, Giulio Cesare e Pompeo, Riccardo Cuor di Leone e Saladino, Napoleone e il duca di Wellington e molti altri ancora. Anche la storia millenaria del Giappone è ricca di rivalità, ma la più leggendaria e conosciuta è senza dubbio quella avvenuta durante il periodo Sengoku tra 2 grandi signori feudali. Oggi parleremo di Takeda Shingen e Uesugi Kenshin. Il periodo Sengoku Prima di iniziare a raccontare la vita di questi due grandi condottieri è giusto esaminare il momento storico. Il periodo Sengoku, o degli stati combattenti, è un'epoca della storia giapponese caratterizzato da sconvolgimenti sociali, intrighi politici e conflitti militari quasi costanti tra signori feudali. Come si arrivò a tutto questo? Nel Giappone feudale l'imperatore era "ufficialmente" il sovrano dello Stato, e tutti giuravano fedeltà a lui. Era davvero il "capo di Stato"? Assolutamente no. Principalmente l'imperatore del periodo feudale era più una figura cerimoniale e religiosa in quanto veniva considerato come l'incarnazione vivente di un dio. Il potere effettivo era invece nelle mani dello shogun, un nobile che era più o meno equivalente a un dittatore militare. Prima dell'inizio del periodo Sengoku, lo shogunato Ashikaga (1336 - 1573) perdeva sempre più influenza e controllo sui governatori provinciali, gli shugo. Nonostante avesse ereditato la struttura politica e amministrativa del precedente shogunato Kamakura (1192 - 1333), e istituendo un governo di sovrani guerrieri, lo shogunato Ashikaga non fu capace di guadagnarsi la fedeltà di gran parte degli shugo, soprattutto di quelli che avevano i domini lontani dalla capitale Kyoto. Questi feudi in particolare iniziarono a esercitare sempre più una forte influenza politica, militare ed economica, tanto da minacciare la stabilità dello shogunato. Il processo che portò a questo nuovo equilibrio di potere viene detto gekokujo, che letteralmente significa "i subordinati prevaricano i superiori". Inoltre, dall'indipendenza degli shugo emerse la nuova categoria dei daimyo, i veri e propri signori feudali. L’inizio del periodo Sengoku viene fatto coincidere con lo scoppio della guerra Ōnin (1467 - 1477), un conflitto iniziato per via del malcontento provato dai signori feudali nei confronti del governo militare tenuto dallo shogunato Ashikaga. Negli anni successivi ogni daimyo fondò un vero e proprio Stato, in conflitto con quasi tutti gli altri e armato con un proprio esercito costituito essenzialmente da samurai e ashigaru. Le guerre, sempre più cruente e devastatrici, aumentarono nel corso degli anni tanto che alla fine del 1550 si arrivò ad avere un numero largamente ridotto dei daimyo ancora al potere, che passò dagli iniziali 300 a meno di 20. Per oltre 80 anni il conflitto andò avanti senza un vero e proprio vincitore, fino alla comparsa dei 3 grandi unificatori del Giappone: Oda Nobunaga, Toyotomi Hideyoshi e Tokugawa Ieyasu. Il 1603, anno di partenza del periodo Edo, è anche la data in cui, convenzionalmente, si conclude il periodo Sengoku. I principali clan giapponesi nel 1570 La storia di Takeda Shingen Dopo aver riassunto brevemente il periodo Sengoku possiamo iniziare a raccontare la storia di Takeda Shingen, la “tigre del Kai”. Takeda Shingen nacque nel 1521. Era il figlio maggiore di Takeda Nobutora, un potente daimyo che controllava l'antica provincia del Kai. Nel 1536, all'età di soli quindici anni, fu fondamentale durante l’assedio al castello di Unnokuchi. La battaglia iniziò con l’invio di una guarnigione nelle terre di Genshin, il signore feudale locale. Lo scopo era ben chiaro: Nobutora voleva espandersi. Nonostante il numero inferiore di sudditi, Genshin respinse l’assalto con violenza, e poco dopo imperversò una tempesta di neve che costrinse l’esercito del clan Takeda alla ritirata. Durante il ripiegamento Shingen chiese il permesso al padre di ricoprire le retrovie. Il padre, inizialmente titubante, acconsentì la richiesta del primogenito. Alla testa di 300 cavalieri, Shingen approfittò della copertura generata dalla bufera e si avvicinò al castello durante l’alba. Il castello adesso era difeso da pochi uomini, anche perché Genshin aveva notato l’armata nemica in ritirata. Shingen divise i guerrieri in diversi gruppi, riuscendo poi a entrare nella fortezza senza particolari resistenze. I nemici furono costretti ad arrendersi, e la testa di Genshin fu consegnata a Nobutora. Shingen giocò d’astuzia, ma il padre lo rimproverò dicendogli che era troppo impulsivo, amareggiandolo. Il figlio capì che il padre non lo avrebbe mai apprezzato. A complicare ancora di più il rapporto fu la successiva decisione del padre di nominare come erede il figlio minore, Nobushige. Per Shingen era troppo e così iniziò a tramare nell’ombra: si finse sprovveduto, goffo e inferiore al fratello minore, ma allo stesso tempo mostrò le sue vere potenzialità a Imagawa Yoshimoto, signore feudale di Suruga. Ignaro di ciò che si tramava alle sue spalle, Nobutora si consultò proprio con Yoshimoto per il futuro del figlio, e ciò gli fu fatale. Il daimyo del clan Imagawa ne approfittò adottandolo, lasciandogli così cammino libero. Ora Shingen era autonomo e i generali gli giurarono subito fedeltà, forse annebbiati dal suo prestigio nato a seguito dell’impresa. A seguito della deposizione del padre, i territori del clan Takeda furono preda delle ambizioni di conquista dei vari daimyo limitrofi. Partirono subito all’attacco, ma Shingen mise in piedi una forte armata e gli respinse a uno a uno. La fama cresceva sempre di più. Negli anni successivi, però, il successo improvviso gli aveva dato alla testa, cambiandolo di carattere. Shingen stava assumendo sempre più il carattere del padre, arrogante e presuntuoso, e si faceva coinvolgere ai vari piaceri trascurando gli affari del governo. Come si poteva farlo ragionare? Nessun vassallo voleva ammonirlo per paura della sua reazione. La "tigre del Kai" aveva un punto debole: amava comporre versi in cinese. In effetti, durante la gioventù, Shingen era più visto come un poeta anziché futuro guerriero. Un giorno un servitore, che conosceva il cinese, scrisse una poesia che interessò il condottiero, e ne approfittò della sua attenzione per farlo ragionare. Il servo parlò con voce seducente, alternando il discorso con citazioni di poesie e classici cinesi. Shingen rimase talmente colpito che accettò i vari consigli del servo. Così negli anni successivi il capo del clan Takeda iniziò a progettare, dando avvio alla sua politica espansionistica. Assoldò un brillante stratega, Yamamoto Kansuke, e decise di far indossare a tutti i guerrieri un’armatura rossa laccata nelle prime linee dei suoi eserciti in modo da intimidire psicologicamente il nemico. Le prime mosse di Shingen furono di consolidare i possedimenti del clan e di espandere il proprio dominio nelle province circostanti: uno dei suoi primi obiettivi consisteva nella conquista della provincia di Shinano. A seguito delle brillanti vittorie negli assedi delle fortezze di Uehara e Kuwabara (1541), una coalizione di numerosi signori feudali dello Shinano marciarono con i propri eserciti fino alle porte della provincia del Kai, nel tentativo di neutralizzare anticipatamente Shingen prima che avesse l'opportunità di espandere ancora di più le proprie terre. Benché avessero pianificato di sconfiggerlo a Fuchu, la coalizione venne presa alla sprovvista dagli uomini di Takeda nella battaglia di Sezawa (1542). Shingen sconfisse la coalizione composta da 12.000 guerrieri con soli 3.000 uomini! Proseguì poi con l’assedio di Fukuyo (1542) e la battaglia di Ankokuji (1542). Nel 1543, 1544 e 1545 conquistò rispettivamente i castelli di Nakakubo, Kojinyama e Takatō. Nel 1546 prese il castello di Uchiyamae e vinse la battaglia di Odaihara. Nel 1547 conquistò il castello di Shika. Shingen raccoglieva vittorie su vittorie, fino a quando si scontrò con Muramaki Yoshikiyo nella battaglia di Uedahara (1548), dove il condottiero Takeda subì la prima sconfitta. Inoltre, fu il primo scontro della storia del Giappone dove vennero utilizzate le armi da fuoco. Shingen pianificò la vendetta e il clan Murakami fu sconfitto nell'assedio di Toishi nel 1550 - 1551. Yoshikiyo fuggì dalla regione e chiese asilo alla provincia di Echigo da Uesugi Kenshin, diventandone uno dei più importanti generali. Nel 1548 Takeda Shingen sconfisse Ogasawara Nagatoki nella battaglia di Shiojiritōge e prese Fukashi nel 1550. Uesugi Kenshin scese in campo in quel momento poiché i Takeda erano ormai giunti ai confini della sua provincia. A questo punto, le strade dei due grandi condottieri s’incrociano... Statua raffigurante Takeda Shingen La storia di Uesugi Kenshin Adesso è il turno di Uesugi Kenshin, il “drago di Echigo”. Uesugi Kenshin nacque nel 1530. Era l’ultimo dei quattro figli di Nagao Tamekage, capo del clan Nagao e servitore del signore feudale Uesugi Fusayoshi. Neanche lui, come Takeda Shingen, era amato dal padre, tanto che lo voleva più come monaco che come guerriero. Tuttavia, a seguito alla morte del padre a opera della setta Ikko – Ikki nella battaglia di Sendanno (1536), molti comandanti militari gli si dichiararono fedeli e ne riconobbero il valore nonostante fosse ancora un bambino, ma un amministratore locale preferiva che l’erede fosse il primo figlio, Harukage; egli voleva approfittarsi della sua incapacità per farne una marionetta, e per realizzare il suo piano non aveva problemi a far fuori tutti gli altri figli. Kenshin si accorse del piano e riuscì a fuggire, nascondendosi nel monastero di Rezin, dove si dedicò allo studio fino all'età di 14 anni. Qui venne adottato da un famoso condottiero servitore del clan Uesugi, Usami Sadamitsu. I suoi nemici non smisero mai di cercarlo, e il giovane Kenshin dovette continuare a nascondersi. Più tardi organizzò un’armata poderosa con l’aiuto del suo tutore, e sconfisse una volta per tutte i suoi inseguitori. Negli anni successivi venne adottato dal clan Uesugi, che lo elessero come condottiero. In seguito ai suoi successi molti comandanti lo volevano come daimyo, ma lui non acconsentì in quanto lo spingevano allo scontro con il fratello Harukage, da tempo diventato capo del clan Nagao. Preferì diventare monaco, prese i voti ma le insistenze dei comandanti si facevano sempre più pressanti. Alla fine, Kenshin fu convinto dal fatto che fosse una cosa necessaria per il bene della provincia di Echigo, e dopo una serie di scontri voluti da lui e da Usami Sadamitsu, riuscì a strappare il controllo del clan da Harukage nel 1547. Il destino di Harukage rimane un mistero, poiché alcune fonti affermano che gli è stato permesso di vivere, ma altre raccontano di un suicidio forzato. Dopo aver trionfato sui suoi ultimi oppositori, Kenshin viaggiò a Kyoto per rendere omaggio all'imperatore, poi si fece ricevere dallo shogun Ashikaga Yoshiteru. Kenshin era diventato daimyo a tutti gli effetti. Nonostante il controllo sul clan Nagao, gran parte della provincia di Echigo rimaneva ancora indipendente. Kenshin iniziò immediatamente a rafforzare il suo potere nella regione, ma il piano venne interrotto quando Ogasawara Nagatoki e Murakami Yoshikiyo, due signori della provincia di Shinano, chiesero il suo aiuto per fermare il signore della guerra Takeda Shingen. Con le conquiste dei Takeda che li portarono notevolmente vicino ai confini dei suoi territori, il “drago di Echigo” scese in campo contro la “tigre del Kai”... Stampa del periodo Edo che raffigura Uesugi Kenshin Le battaglie di Kawanakajima Takeda Shingen e Uesugi Kenshin, la "tigre" contro il "drago". I due grandi condottieri si scontrarono sempre nella piana di Kawanakajima, vicino alla odierna città di Nagano. In tutto furono cinque le battaglie: la prima nel 1553, poi nel 1555, 1557 1561 e infine nel 1567. Nella prima battaglia i due eserciti erano schierati a poca distanza, uno di fronte all’altro, ma nessuno si azzardava a fare la prima mossa. Forse i due condottieri stavano osservando e studiando le rispettive forze in modo da non commettere nessun passo falso? Molto probabile. Per ventisette giorni ci si limitò a questo. Nel ventottesimo giorno Kenshin lanciò un ultimatum a Shingen: il "drago" si proclamò difensore dei clan aggrediti di Shinano e invitò la "tigre" alla ritirata e alla restituzione dei terreni. Shingen andò su tutte le furie e chiese al nemico di combattere. La battaglia durò nove ore ed entrambi gli eserciti si scontrarono con grande abilità. Alla fine, si giunse a una sorta di pareggio, e nonostante il lieve vantaggio Kenshin ordinò la ritirata. Le altre quattro battaglie hanno un esito simile: se uno avesse preso il sopravvento, l’altro si sarebbe ritirato. Era come se i due condottieri preferissero affrontarsi in altre occasioni, per rinfacciargli nuovamente la sua inferiorità. La più famosa delle cinque battaglie è senza dubbio la quarta, la più sanguinosa. In questo scontro Kenshin usò una tattica ingegnosa: mise in piedi una formazione speciale in cui i soldati nella parte anteriore si scambiavano con i loro compagni nella parte posteriore, mentre quelli nella linea frontale si stancavano o venivano feriti. Ciò permise ai soldati stanchi di prendersi una pausa, mentre i soldati che non si erano cimentati nell'azione avrebbero combattuto in prima linea. Fu una tattica efficace e Kenshin riuscì quasi a sconfiggere Shingen. Inoltre, durante la battaglia avvenne uno degli episodi più leggendari della storia del Giappone. Kenshin notò un buco tra le file nemiche e cavalcò velocemente fino ad arrivare a Shingen: il "drago" colpì numerose volte la "tigre" con la sua spada, ma Shingen respinse tutti i colpi con il suo famoso ventaglio da guerra in ferro. Alla fine, un sottoposto di Takeda respinse Kenshin, che si ritirò velocemente insieme al resto del suo esercito. Shingen rimase sconvolto. Durante la ritirata molti guerrieri del clan Uesugi persero la vita in un fiume vicino mentre altri furono uccisi in battaglia dai soldati del clan Takeda. Dall'accampamento dei Takeda si levarono urla di trionfo, ma la prima parte della battaglia fu vinta nettamente dal clan Uesugi. Complessivamente la quarta battaglia si concluse ancora con un pareggio. La lotta tra i due signori della guerra durò ancora a lungo, ma alla fine della quinta battaglia gli ufficiali e i soldati dei due eserciti invocarono una tregua. In dodici anni entrambi i fronti avevano subito gravi perdite, tutto al vantaggio dei daimyo vicini che volevano approfittarsene della situazione… Stampa del periodo Edo che raffigura il famoso scontro tra Takeda Shingen e Uesugi Kenshin Gli ultimi anni di vita di Takeda Shingen e Uesugi Kenshin Sebbene Shingen e Kenshin siano stati rivali per più di quattordici anni, è noto che si sono scambiati doni in molteplici occasioni in segno di rispetto reciproco. Uno dei doni che si ricorda in particolare nella storia dei due comandanti è quello di una spada di immenso valore donata da Shingen a Kenshin. Ma nuovi pericoli incombevano all'orizzonte. Il potente signore feudale Oda Nobunaga, capo del clan Oda, aveva ucciso a tradimento Imagawa Yoshimoto e il suo potere aumentava sempre di più. Inoltre, un illustre condottiero, Tokugawa Ieyasu, si era schierato dalla sua parte. Per proteggersi dai nuovi nemici, la "tigre" e il "drago" si allearono. Successivamente Shingen dovette affrontare Nobunaga, che voleva impadronirsi delle sue terre. Nel 1573, durante l’assedio al castello di Noda da parte degli alleati di Tokugawa Ieyasu, un proiettile colpì alla testa Shingen. Il capo del clan Takeda morirà poco dopo. La sua morte andava tenuta segreta il più a lungo possibile, per evitare ulteriori invasioni nei domini dei Takeda. Il fratello Nobutsuna, fisicamente molto simile a Shingen, prese il comando del clan. Questo episodio diede spunto al celebre film del famosissimo regista Akira Kurasawa: Kagemusha, l’ombra del guerriero. Il segreto funzionò per poco tempo, poi la notizia della morte di Shingen si diffuse tra i signori feudali limitrofi. Si dice che Kenshin pianse a squarciagola per la perdita del suo più famoso rivale. Risolto il problema Takeda, Oda Nobunaga spostò la sua attenzione verso Kenshin. Nell’inverno del 1578, Uesugi Kenshin muore in circostanze poco chiare. La versione ufficiale accenna a un colpo apoplettico, mentre altre versioni descrivono un feroce attentato in bagno da parte di alcuni ninja assoldati dal capo del clan Oda. Ritratto di Oda Nobunaga eseguito dal gesuita missionario italiano Giovanni Niccolò Spero che anche questa discussione sia stata di vostro gradimento! Naturalmente per qualsiasi domanda o dubbio scrivete senza problemi. Devo dire che sono contento che le mie discussioni sulla storia del Giappone sono particolarmente apprezzate. Anche questa lo sarà? Speriamo! Concludo tutto il racconto con questo antico poema che elogia Takeda Shingen: I vostri castelli sono gli uomini, Le vostre mura sono gli uomini, la tolleranza è la vostra alleata, l’odio è il vostro nemico. Alla prossima Xenon971 punto
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