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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 11/21/20 in tutte le aree
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Continuo questo post dal momento che i lettori possono trovare interessante vedere come ho concluso che la mia Caulonia incuse nomos non è placcato. Ho portato la mia moneta in un laboratorio di test di metalli per richiedere l'analisi tramite florescence a raggi X (XRF) ... e l'esame al microscopio elettronico a scansione: Due risultati di XRF hanno mostrato che questa moneta conteneva circa il 92 - 95% di argento e il 3 - 6% di rame con quantità inferiori di altri metalli tra cui l'oro. Il tecnico ha esaminato le macchie nere attraverso il suo microscopio elettronico, e ha concluso che erano probabilmente materia organica incrostata. (Si noti la scala in basso a destra della foto, che mostra la scala per 1 mm, che è diviso in decimi.) Infine concludo con una foto scattata di questa moneta scattata dal mio telefono. Molte grazie a tutti coloro che hanno partecipato a questa corrispondenza. Ho molto apprezzato la tua intuizione. D7 punti
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Molti si chiederanno cosa c'entra un viaggio sulla luna in una sezione come questa. Ed infatti il tema del viaggio non è da prendere alla lettera ma "con letteratura" , perché prima di Verne o di Ariosto c'è stato qualcun altro, in epoca antica, che ha scritto di avventure straordinarie: il suo nome Luciano di Samosata. Luciano , vissuto sotto gli Antonini , scrisse il primo romanzo "fantasy" della storia: "La storia vera" (Ἀληθῆ διηγήματα) Certamente il suo intento forse era più parodistico, fatto sta che Luciano è il primo autore (di cui abbiamo traccia) ad inviare l'uomo sulla luna. Naturalmente credo che ad immaginare o desiderare di andarci non sia stato il primo , ma è stato il primo a metterlo per iscritto, correndo anche il rischio di essere preso per pazzo. Andiamo un po' più in profondità. Il romanzo in due libri è scritto in forma autobiografica ed è uno dei più noti e fantasiosi romanzi prodotti dalla letteratura greca, in cui si narrata l'avventura di un gruppo di persone, che, capitanate dall'autore, decidono di attraversare le Colonne d'Ercole per vivere avventure strabilianti. Luciano trasporta il lettore in un'atmosfera di fantastica parodia che permea tutto il romanzo, rinunciando ad ogni pretesa di verosimiglianza e lasciando viaggiare senza freni la sua fantasia. Libro primo Nel prologo Luciano afferma che racconterà una storia fantastica per rinfrescare la mente da letture più impegnative e che l'unica cosa vera del racconto è che è tutto falso. L'autore inizia con la descrizione del suo viaggio immaginario assieme a cinquanta compagni oltre le Colonne d'Ercole, animato come Odisseo dal desiderio di conoscere cose nuove. Subito l'equipaggio è colto da una tempesta di vento che sballotta la nave per settantanove giorni finché all'ottantesimo, al termine della tempesta, riescono a sbarcare su un'isola misteriosa. Scoprono una colonna di bronzo con un'iscrizione greca che attesta che Eracle e Dioniso hanno viaggiato fin lì e impronte di piedi giganti. Qui si imbattono in un fiume di vino dove nuotano pesci al sapore di vino e in un gruppo di esseri, che hanno forma di viti dai fianchi in giù e di donne dai fianchi in su. Lasciata quest'isola la nave si imbatte in un tifone e viene sollevata in aria a 3000 stadi d'altezza. Dopo otto giorni di volo finisce in una terra vasta come un'isola, splendente e sferica e illuminata da una grande luce , la Luna. Sbarcati sulla superficie lunare, Luciano e i suoi compagni sono catturati dagli ippogrifi e portati al cospetto del re selenita Endimione, che era impegnato in una guerra contro il re del Sole Fetonte per la colonizzazione di Vespero, Venere. Questa “guerra stellare”, combattuta da guerrieri improbabili come i Caulomiceti armati di funghi come scudi e gambi di asparagi come lance, o come i Psyllotoxoti che cavalcano pulci grandi come dodici elefanti, è vinta dall'esercito del Sole. Luciano e i suoi compagni, che avevano combattuto alleati con i seleniti sono fatti prigionieri e portati sul Sole. La loro prigionia non dura molto, e una volta liberi decidono di tornare sulla Terra nonostante Endimione cerchi di trattenerli con sé promettendogli grandi onori. Prima di riprendere la narrazione del suo viaggio Luciano dichiara di riferire le cose nuove e straordinarie che osservai durante l'intervallo del mio soggiorno sulla Luna, iniziando una minuziosa quanto inverosimile descrizione dell'aspetto e delle abitudini dei seleniti, come l'assenza di donne e la nascita dei bambini dai polpacci degli uomini. La nave torna sulla Terra, ma viene inghiottita da una balena di mille e cinquecento stadi di lunghezza. Al suo interno c'è un'isola abitata da fantastiche tribù. L'equipaggio li stermina tutti. Dopo un anno e nove mesi dall'apertura della bocca del mostro assistono alla battaglia tra giganti che su isole lunghe remano come fossero navi. Libro secondo Luciano cerca una soluzione per uscire in mare aperto e alla fine la nave scappa attraverso la bocca aperta del mostro marino. Attraversa quindi un mare di latte, scoprono un'isola di formaggio e le Isole dei Beati, governata dal cretese Radamanto, dove incontra Omero, Ulisse, Socrate, Pitagora e altri famosi personaggi mitologici e storici defunti. Quindi salpano e giungono presso l'isola dove vengono puniti da personaggi mitici e storici, come Ctesia ed Erodoto eternamente puniti per le "menzogne" da loro narrate. Quindi giungono presso l'isola dei sogni dove rimangono trenta giorni. Dopo tre giorni giungono all'isola di Ogigia, dove consegnano una lettera a Calipso da parte di Odisseo dove spiega che avrebbe preferito rimanere con lei per poter vivere in eterno. Quindi riprendono la navigazione, giungono presso una voragine nell'Oceano profonda 1000 stadi, la superano remando faticosamente su un ponte d'acqua che unisce le due sponde e si ritrovano in un mare tranquillo. Dopo aver visto altre isole, scoprono un continente. Mentre discutono se sbarcare per poco tempo o inoltrarsi nell'entroterra, una burrasca sbatte la nave sul lido e la sfascia. Il romanzo si conclude improvvisamente con la promessa di raccontare le successive avventure nei libri seguenti. https://it.m.wikipedia.org/wiki/La_storia_vera4 punti
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Tra i gigliati, poi, ci sono quelli che presentano la lettera N nel campo del diritto. Questo che aggiungo presenta anche un globetto4 punti
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Nasce verso il 355 a,C. in Creta, dalla quale poi emigra in Anfipoli, diventata importante città del regno di Macedonia sotto Filippo II . Amico fedele di Alessandro, quando questi succede al padre nel regno, ne diventa uno degli ufficiali e lo segue in tutta la campagna che porta alla conquista dell' impero persiano : Alessandro Magno assegna a Nearco tra il 334 ed il 331 a.C. la satrapia su Lycia e Panfilia . Nearco torna a seguirlo nella campagna di India nella quale Alessandro arriva all'Indo e sul fiume Idaspe nel 326 a.C. sconfigge e riduce a vassallo il re indiano Poro . A fine 326 a.C. viene allestita una grande flotta e l'esercito di Alessandro avvia il ritorno seguendo i fiumi Indo ed Idaspe fino al mare : da qui, al comando di Nearco viena affidata, con parte dell'esercito, la flotta, che naviga attraverso il mare Arabico ed il golfo Persico verso le foci dell'Eufrate con obiettivo il ritorno a Babilonia, navigazione che si protrae da autunno 325 ad inverno 324 a.C. . Morto Alessandro, Nearco forse si ritira verso i luoghi della sua antica satrapia, dove nei suoi ultimi anni, con tratti quasi da esploratore, scriverà il prezioso e dettagliato resoconto del suo viaggio di ritorno dall'India ed attraverso quei mari poco conosciuti : racconto a noi pervenuto perchè raccolto da Arriano nel suo Indica . Dell' impresa in India che ha visto tra i protagonisti anche Nearco, abbiamo come documento numismatico, l'estremamente raro decadrammo battuto in Babilonia verso il 327 a.C. , che si vuole illustri i combattimenti di Alessandro contro il re Poro .3 punti
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Con calma mi sono rivisto bene la moneta e devo dire le righe della papalina non mi quadrano e cosi anche alcuni punti dei capelli come mi avete fatto notare,non capisco perche aver rovinato,anche se in " minima parte", una moneta che andava più che bene cosi com'era,forse venendo dall'estero il proprietario non ha capito bene cosa avesse fra le mani. Peccato pensavo di aver fatto un'ottimo affare ma vedete cosa accade quando ci si butta sulla fiducia della casa d'aste senza controllare bene la moneta seppur in foto?! Mi serverà d'esperienza (devo ricominciare a guardare BENE le foto delle aste) dovrò farla periziare per forza. Grazie a tutti per il vostro tempo sopratutto a @Giov60 che con molta professionalità ha esposto il suo parere.3 punti
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La scultura in bronzo simbolo della città di Brescia, amata da Giosuè Carducci che la celebrò nell'ode Alla Vittoria, ammirata da Gabriele d'Annunzio e da Napoleone III che ne vollero una copia, è una delle opere più importanti della romanità per composizione, materiale e conservazione, e uno dei pochi bronzi romani proveniente da scavo giunti fino a noi. La statua venne ritrovata insieme a sei teste imperiali e a centinaia di altri reperti in bronzo nel 1826, durante gli scavi archeologici condotti nell'area dai membri dell'Ateneo di Scienze, Lettere e Arti di Brescia, in un'intercapedine dell'antico tempio, dove forse era stata occultata per preservarla da eventuali distruzioni. La scultura, realizzata in bronzo con la tecnica della fusione a cera persa, è databile intorno alla metà del I secolo dopo Cristo, forse ispirata a modelli più antichi. La grande statua in bronzo ha subito un intervento di restauro durato due anni, condotto dall'Opificio delle Pietre Dure di Firenze, promosso dal Comune di Brescia, dalla Fondazione Brescia Musei, della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio delle Province di Bergamo e Brescia, con il sostegno della Regione Lombardia. La posizione della figura, con una gamba leggermente sollevata e le braccia avanzate, si spiega con la presenza in origine di alcuni attributi che permettevano di identificarne il soggetto. Il piede doveva infatti poggiare sull’elmo di Marte, il dio della guerra, e il braccio sinistro doveva trattenere uno scudo, sostenuto anche dalla gamba piegata, sul quale erano stati incisi, con la mano destra, il nome e le res gestae del vincitore (con queste caratteristiche veniva infatti rappresentata dai romani la dea Vittoria). La statua venne dedicata alla dea probabilmente da una personalità importante in qualità di ringraziamento (ex voto) per un successo militare e poteva forse essere esposta all’interno del tempio o in un edificio pubblico della città, probabilmente il Capitolium stesso (isolata, o forse associata alla figura maschile il cui nome era riportato sullo scudo che la Vittoria tratteneva). La figura della Vittoria alata è ben documentata nell’arte romana, soprattutto su monete e rilievi di età imperiale. Il tipo costituisce una variante di una statua della fine del IV secolo a.C., l’Afrodite cosiddetta Capua, raffigurata mentre si ammira seminuda nello specchio che tiene tra le mani. Questo modello venne riprodotto in numerosi esemplari a partire dal II secolo a.C. Successivamente lo schema iconografico dell’Afrodite venne trasformato in Vittoria con l’aggiunta della tunica e delle ali e con la sostituzione dello specchio con lo scudo sul quale la divinità incide il nome del vincitore. Questa variante godette di larga fortuna a partire dal I secolo d.C. La Vittoria di Brescia, forse inizialmente realizzata senza ali, aggiunte in un momento successivo, ne costituisce uno degli esempi più conosciuti. In alcune vecchie fotografie si può osservare la statua con un elmo coricato sotto il piede sinistro e un ampio scudo rotondo tra le mani: sono delle integrazioni, verosimilmente in gesso, suggerite dallo studioso Giovanni Labus e inserite nella statua probabilmente nel 1838. Non è noto fino a quando questi oggetti vennero lasciati, è possibile che siano andati persi nel trasferimento della statua il 13 giugno 1940 durante un allarme aereo, quando la Vittoria alata venne portata nel parco di Villa Fenaroli a Seniga, a sud di Brescia, per essere protetta. Tratto da https://www.bresciamusei.com/nsantagiulia.asp?nm=10&t=Vittoria+Alata https://www.arte.it/notizie/italia/la-i-vittoria-alata-i-di-brescia-storia-del-capolavoro-che-stregò-d-annunzio-e-napoleone-17783 La celebra anche Topolino nel numero 3391 con la … Minni Alata (da mercoledì 18 novembre in edicola).3 punti
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Strano, io per vendere monete antiche a un commerciante ho dovuto dare tutti i documenti che ne attestassero la provenienza. Vabbè, sarò il solo italiano che compra legalmente che ha trovato il solo commerciante che segue le regole.... Non esagerate, i furbetti ci sono ovunque, in altri paesi magari si nascondono dietro provenienze notarili e no-comment televisivi e tutti contenti3 punti
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Imitativa barbarica, che riprende Tetrico I Al dritto si legge (I)MP C TE(TRICVS AVG). Tra parentesi le lettere non visibili perché usurate o fuori tondello. Il rovescio potrebbe essere ispirato a una Hilaritas o una SALVS, molto probabilmente riprodotta specularmente.3 punti
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Ciao Giovanni, mi permetto di aggiungere le foto di un esemplare di buona qualità (NAC 35, 14) e soprattutto con il ritratto esente da particolari debolezze, perlomeno nei punti di nostro interesse. Da sottolineare quanto hai giustamente detto: il conio di diritto per questa tipologia è solo uno. Un caro saluto, Antonio3 punti
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Buongiorno a tutti e soprattutto a coloro che non sono troppo addentro alla monetazione imperiale. Proprio per colmare un po' questa lacuna in qualche neofita propongo una sorta di gioco: di seguito propongo una pregevole statua bronzea di età romana. Chiedo poi: di che personificazione si tratta dove è stata rinvenuta ma soprattutto cosa sta facendo la figura femminile rappresentata? esiste qualche chiaro riferimento numismatico a questa scena? Se sì, posta qualche confronto. Coraggio, non si vince vile pecunia ma solo la gloria ... di puro arricchimento culturale. Buona caccia Illyricum2 punti
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Segnalo un libro dedicato alla vita del grande numismatico pugliese trapiantato a Napoli, Luigi dell'Erba. Leggendo la sua biografia si può comprendere quanto eclettica fosse questa importante figura non solo nel campo della numismatica. http://galluzzimichele.altervista.org/joomla/uomini-illustri/33-luigi-dell-erba2 punti
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Buonasera allego un Asse di Tiberio appena arrivato dopo l'aggiudicazione ad un'asta genovese. 35-36 d.C. g10.60 Al dritto testa laureata di Tiberio a sinistra "TI CAESAR DIVI AVG F AVGVST IMP VIII Al rovescio caduceo alato PONTIF MAXIM TRBVN POTEST XXXIIX SC RIC 65 Buona serata Antonio2 punti
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Ormai @eliodoro non finisce di stupirmi postando questi esemplari. Poi l'abbinamento di questo gigliato con il denaro, entrambi caratterizzati dalla presenza di quella n minuscola di stile gotico, che lascia intendere un fil rouge fra le due emissioni. In effetti sotto il regno di Giovanna furono battuti una quantità enorme di gigliati postumi a nome di re Roberto e molto fu fatto dalla regina per regolarizzare la circolazione monetaria. Come i suoi predecessori il problema principale era quello di contrastare le frodi monetarie, sia all'interno che all'esterno della zecca e Giovanna pensò di "accattivarsi" il personale di zecca concedendo a loro i diritti che gli erano stati concessi ai tempi di Federico II fra i quali quello di essere giudicati da un tribunale speciale anche per fatti verificatisi fuori dalla zecca. In uno degli appalti della zecca a favore di Ingeramo di Nero e Bernardo Domenico di Nardi per la coniazione di 26000 libbre di gigliati (parliamo di oltre 2 milioni di pezzi) e 20000 libbre di denari (quasi 10 milioni di pezzi) per soli 2 anni (1350-1352) si riscontra una clausola vantaggiosa per il personale di zecca. In caso di guerra, sommossa o rapina la regia Curia avrebbe dovuto risarcire gli appaltatori. Una clausola molto vantaggiosa per l'epoca... ma ovviamente c'era un rovescio della medaglia. Tutte queste concessioni a favore del personale di zecca erano subordinate ad una nuova regola imposta dalla Curia. Sotto Giovanna infatti vengono istituiti i quaternus, ossia una sorta di registri in cui i mastri di zecca avevano l'obbligo di annotare e quindi rendicontare tutta la filiera produttiva della zecca. La presenza di questi "registri" accresceva la responsabilità del personale di zecca che doveva rendere conto di ciò che faceva in zecca al governo centrale. Tutto questo per arrivare a dire a dire che proprio sotto Giovanna iniziamo a censire le sigle dei Mastri di zecca sulle monete, sicura pratica scaturita dalle responsabilità di cui sopra. Ed ecco che arrivo al punto sicuramente già ipotizzato da @eliodoro. Cioè il legame tra la n del gigliato e quella presente sul denaro. Ovviamente non abbiamo documentazione superstite per affermarlo ma appare evidente che fra le due emissioni vi sia analogia. Il gigliato proposto ha due "segni" particolari: il globetto e la n. Il primo potrebbe, per tradizione con le analoghe e documentate emissioni sotto Roberto, garantire la bontà della moneta (al pari della ghianda e del giglio); il secondo, cioè la n, andrebbe ad indicare il mastro di zecca, cioè il responsabile della coniazione. L'ipotesi non è totalmente campata in aria sapendo che anche sotto Giovanna molte erano le disposizioni riguardanti il giusto peso del gigliato che, dopo aver avuto un leggero calo ponderale nelle emissioni, era tornato all'atavico peso di 4 trappesi e 10 acini (in pratica 4 grammi) con l'introduzione del remedio, cioè una tolleranza accettata se pari al massimo di 1/2 acino (cum defectus ipse modicus). Insomma la prova che questo particolare gigliato sia stato battuto sotto il regno di Giovanna non è possibile averla ma gli indizi a favore sono tanti e io come al solito non riesco a trattenermi nello scrivere (e credetemi mi sono limitato di molto) ed appena questa "chiusura forzata" terminerà mi farò offrire un ottimo caffè da Elio.2 punti
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Per la gioia di @nikita_ ecco due comunissime monete inglesi in oblò da me confezionati ? sui 3 pence raffigurata la saracinesca del ponte levatoio simbolo dei Tudor (insieme alla celebre rosa) Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. In araldica la saracinesca è rappresentata generalmente da 6 pali aguzzati in fondo, fissati da cinque traverse inchiodate e con un anello al centro della traversa superiore. Nell'araldica inglese è frequente la saracinesca con solo quattro traverse e due catene laterali in luogo dell'anello centrale. La saracinesca era lo stemma araldico della Casa di Beaufort, e il primo re Tudor Enrico VII d'Inghilterra, discendente dei Beaufort per linea materna, adottò come simbolo sia la saracinesca che la rosa Tudor. Da questo momento la saracinesca è apparsa spesso negli stemmi inglesi, e fu utilizzata anche come simbolo del Palazzo di Westminster a Londra.2 punti
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Buon pomeriggio @QuintoSertorio Hai ragione quando dici che la stragrande maggioranza delle monete dell'800 non arrivano a noi con la patina originale, quasi tutte hanno subito un intervento specialmente se le vediamo belle e spatinate. Ma il più delle volte se il trattamento è stato fatto da mani sapienti, si parla di lavaggio e non di lucidatura. La differenza è semplice, il lavaggio elimina la sporcizia e se lo si desidera una patina eccessiva, per alcuni non bella da vedere, ma con il lavaggio la moneta conserva sempre il lustro di conio se in alta conservazione e la moneta non si riga, specialmente sui campi. La lucidatura invece prevede uno sfregamento sulla moneta con effetto simile alla moneta in oggetto. Per l' esperto la moneta perde molto del suo fascino. Come riconoscere una moneta lucidata da una lavata? Molto semplice, se lavata la patina o lo sporco scomparirà completamente anche dalla più piccola fessura o angolo nascosto, se lucidata vedrai sempre dello sporco o residuo di patina nelle cavità o attorno alle scritte del soggetto rappresentato, proprio perché spazzolando o strofinando, non è possibile raggiungere gli angoli o punti più nascosti... Quindi le monete se trattate da mani esperte, sono solitamente lavate e non lucidate Saluti2 punti
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lettera n che ritroviamo anche su rarissimi denari a nome di Giovanna e Ludovico2 punti
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Passerà il prossimo 20 Novembre in asta Munzen und Medaillen 49 al lotto 21, uno statere di buon pedigree della contenuta e rara monetazione attribuita al periodo tra le ultime emissioni incuse e quelle a doppio rilievo . I tipi di Metaponto con spiga ancora al diritto e rappresentazioni umane a figura intera al rovescio, sono stati discussi alcuni anni or sono in "Metaponto : stateri con figura umana"2 punti
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caro @gionnysicily. Grazie mille per la tua analisi pertinente. L'evoluzione stilistica è stata ben notata da Cahn e vi trova un posto coerente alla fine dell'Arcaismo. È difficile per me argomentare in italiano. Se capisci il tedesco, ecco l'analisi di Cahn "[...] dieser Drachme eine neue Zeit an. So bildet sie den Schlußstein der ganzen Reihe." è notevole che Rizzo non menziona questa dracma nel suo lavoro... Londra Cahn 492 punti
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Tuttavia anche gli esemplari meglio conservati (in asta non ne sono passati, ma faccio riferimento a quello della collezione reale e a quelli illustrati da Chimienti) mostrano una capigliatura diversa (riccioli spessi ed abbozzati, mancanti sulla fronte del pontefice) e lo zucchetto presenta spicchi arciformi e non diritti come quelli qui riportati (sono poche le monete in cui risultano evidenti). Di sotto i confronti con gli esemplari di modesta conservazione passati in asta (purtroppo non posso postare foto dell'esemplare della CR perchè coperte da copyright). L'esemplare di sinistra illustra bene l'ultimo spicchio della papalina. Si potrebbe parlare di conii diversi ma non è così (vi sono 2 tipi diversi del 100 baiocchi, uno inciso da Petronio Tadolini, l'altro da Vincenzo Caponeri ma uno solo -ed un solo conio nel MNB- per il mezzo scudo).2 punti
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Riguardo al pezzo postato da @Varnavas Nicolaou, mi allineo con gli altri amici. Se fosse stato una frazione di bisante avrebbe dovuto avere un conio consono con il diametro. Nell'ipotesi di una riduzione di peso per poterlo rendere una frazione, faccio alcune obiezioni: 1 il metallo recuperato non avrebbe "ripagato" l'operazione 2 su centinaia di bisanti che ho visto, quelli frazionati dovrebbero essere non dico comuni ma almeno presenti... invece mai visti 3 considerata l'elevatissima variabilità dei pesi del bisante, mi domando come si potesse distinguere una sua frazione in base al peso. 4 infine il buon rasoio di Occam ci suggerisce che pezzi come questo sono molto probabilmente stati modificati dopo la coniazione, anche se le motivazioni, caso per caso, ci rimangono sconosciute. Vedasi i gobbini, che però avevano un uso come amuleti. Ringrazio il nostro amico greco, che conferma il fascino di queste monete, prima, durante e dopo che qualcuno a Cipro mise un pezzo di rame sull'incudine malferma.2 punti
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Finalmente è arrivata non è come il 100 Baiocchi ma mi sono accontentato,una moneta/medaglia con l'asse alla tedesca. Non ricordo o non trovo la discussione su questa tipologia 30/50/100 Baiocchi 1782 ma credo sia stata fatta o sbaglio? Grazie a tutti.1 punto
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Desenzano: villa romana forse appartenuta a Decenzio. La conosco perchè mia figlia risiede a Desenzano del Garda. Le fanciulle alate che intrecciano ghirlande. Riquadro con amorini. apollonia1 punto
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Ciao, io invece ti consiglio d'iniziare da qui: https://www.lamoneta.it/network/cataloghi/ in fin dei conti la Numismatica è anche un divertimento, lo vuoi lasciare tutto solo a noi !?!?!?! saluti TIBERIVS1 punto
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È stato un po’ come trovare le definizioni per le parole crociate. Lamentela = "rimostranza, reclamo, protesta", seguito dall’aiuto della consorte, che alla domanda “come definiresti un reclamo inoltrato per iscritto?” rispose: “esposto”, da cui “esposti” e l’articolo “gli” perché di lamentele si trattava. Poi bisognava trovare dei verbi che esprimessero le preferenze dell’impiegato e, dopo vari tentativi sempre col supporto familiare, sono usciti l’infinito troncato e “ama”. In questi casi, oltre all'esperienza, serve anche la fortuna. Buona serata da apollonia1 punto
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...e anche se ti beccano, attendendo 5 anni per il 1° grado di giudizio e chiedendo tutti l'appello (cosa all'estero non consentita senza ulteriori elementi) il reato è prescritto. Questo produce effetti devastanti in ogni ambito e tanto capitale umano e di genialità individuali (che in Italia si trovano in abbondanza) va dissipato.1 punto
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Ci sono stati due test 11. Questa apparecchiatura XRF esegue l'analisi dei materiali millimetri di profondità. Secondo il tecnico, ha fatto il lavoro per i commercianti di lingotti che vogliono la garanzia di purezza per i loro lingotti. 22. Il microscopio elettronico a scansione controlla solo la superficie, andando a circa 1 micron di profondità. L'intensità del colore è determinata dal numero atomico. Così il tecnico si è concentrato sulle macchie scure sul retro. Costo 1Questo laboratorio carica CAD 350 all'ora. (Sono a Toronto.) Dato che sapevo quello che volevo, e esattamente cosa esaminare, il mio costo era significativamente inferiore a un'ora. D1 punto
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qua mi pare ci siano tutti gli indici... lo metto per tutti gli interessati RI OPAC (regesta-imperii.de)1 punto
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Concordo pienamente, la conservazione è veramente buona per il tipo di moneta.1 punto
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Altro grano con fondi irregolari e bordo ritagliato, potrebbe essere stato ottenuto tramite fusione?1 punto
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Vorrei sottoporre all'analisi di alcune lettere sull'etnico. La "A" sul rovescio, notiamo che la stanghetta centrale è sempre inclinata da destra, verso sinistra, le stanghette laterali, sempre assottigliate ed aperte. Pertanto quella lettera "A" non è contemporanea al periodo che si producevano dracme per Naxos. La "N" di inizio e di fine NAXION, Non credo che nell'officina della zecca di Naxos, qualche apprendista dell'epoca, poteva fare un conio e battere moneta, senza la visione dei capi officina. Il mondo è sempre stato cosi......NO non poteva ......e allora ? La dracma non è stata coniata dalla zecca di NAXOS.1 punto
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legger ama gli esposti (ER), va (E) = leggere maglie sportive apollonia1 punto
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Con molto ritardo ma rispondo nessun asse spostato nei marenghi che possiedo ( 2 C.F 13 C.A. 23 V.E.II ) saluti TIBERIVS1 punto
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Ho pensato, facendo male ?, la stessa cosa. ho letto le considerazioni artistiche deh fai sopra. Da un certo punto di vista ci possono stare dall’altro pero’ se ci trovassimo in presenza di un artista diverso che interpreta e raffigura il dio e il tralcio d’uva con il proprio stile , personalizzato è diverso rispetto a quello delle altre dracme? in fondo anche nella vicina amata Katane abbiamo tre tetra con il ritratto frontale di Apollo realizzati da artisti diversi con stili profondamente differenti. se poi consideriamo Choirion accanto allo stile di Herakleidas ci troviamo davanti ad un’interpretazione totalmente differente ma assolutamente egualmente valida. un altro esempio è il tetra con Aretusa frontale di Siracusa: alcuni esemplari rappresentano il vertice, artisticamente parlando della coniazione siciliana e forse greca in toto. Altri presentano un ritratto della dea pingue scevro della leggiadria che ne fa una delle monete antiche piu’ ricercate. Nessuno ha pero’ condannato questi secondi esemplari sulla base dello stile. Si dovrebbe/ potrebbe ? La questione è molto spinosa. Il discorso del semplice stile è affascinante ma scivoloso non basta da solo far condannare un pezzo, serve di più’ . in una perizia una confutazione di autenticità basata unicamente su elementi di stile soprattutto per monetazioni greche dove vediamo all’opera artisti differenti non basta a far condannare un conio differente con cio’ naturalmente non formulo un giudizio di approvazione o condanna - tantomeno definitivo - sulla dracma di Naxos in questione - non ne ho i mezzi ...1 punto
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Ciao Paniere : non avevo ancora letto l'identificazione di Borgho,ma guardandol'immagine mi era sembrato di notare la parte superiore di un Cristo sulla croce e così volevo sottoportela......Avevo visto giusto, e Borgho infatti me lo ha confermato ! Buona serata.1 punto
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Moneta molto gradevole, tuttavia i capelli e alcuni particolari sembrano ripassati al bulino.1 punto
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Carissimo @AM17 se mi posso permettere un consiglio viste le lacune che hai, è un buon testo sugli euro. Dopo averlo letto mi sento di consigliarti quello del nostro amico @rada che illustra molto bene la storia euro. Oppure ci sono tanti altri testi dove documentarsi per imparare.1 punto
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Repubblica Democratica tedesca, 1 mark 1962 East Africa, 1 cent 19621 punto
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- TAGLIO : 2 Commemorativo - STATO : Spagna - ANNO : 2015 - DATA DI EMISSIONE : 1° febbraio - ARTISTI: Alfonso Morales Muñoz - TEMA : Grotte di Altamira - TIRATURA : 4.200.000 ( Circolanti : 4.126.075 / Divisionale FDC : 19.225 / Divisionale FDC “La Rioja” : 20.000 / Divisionale FDC “Baleari” : 20.000 / Divisionale FS : 1.700 / Folder FS : 10.000 / Busta Filatelico – Numismatica : 3.000 ) - DIAMETRO: 25,75 mm - PESO: 8,50 gr - SPESSORE: 2,20 mm - ZECCA: Madrid Le Grotte di Altamira, facenti parte delle cosiddette “Cappelle Sistine del Paleolitico” vennero scoperte in modo molto casuale dalla figlia di Marcelino Sanz de Sautuola, Maria di 9 anni, nel 1879, che la ispezionò con una lampada ad olio per poi avvertire il padre, archeologo dilettante. Resosi conto dell’importanza del sito, de Sautuola iniziò ad esplorare il sito con l’archeologo Juan Vilanova y Piera dell’Università di Madrid. C’è da dire una cosa: de Sautuola era a conoscenza della grotta. La stessa era stata in realtà scoperta da un residente della zona, Peres Cubillas Modesto nel 1868. De Sautuola iniziò a visitarla nel 1875, notando alcuni elementi grafici ma senza riportarli alla mano umana e quindi non ci fece molto caso. Ai tempi l’arte rupestre era sconosciuta quindi il primo pensiero di ogni archeologo non era certo quello di cercare pitture sulle pareti. Fino però al 1879 poiché, come scritto, la figlia dell’archeologo notò nell’entrarci dei dipinti sulle pareti. De Sautuola pubblicò le sue ricerche in un opuscolo di 44 pagine intitolato: “Breves apuntes sobre algunos objetos prehistoricos de la provincia de Santander” . L’anno dopo vi fu il IX Congresso Internazionale di Antropologia e Archeologia preistorica, facendo presente le sue scoperte assieme a Juan Vilanova y Piera dell’Università di Madrid. Purtroppo la gioia della scoperta fu stroncata dagli accademici dell’epoca che, guidati dall’archeologo francese Emile Cartailhac respinsero l’ipotesi che le arti rupestri potessero essere opera antropica paleolitica. Inoltre, de Sautuola venne tacciato di falsificazione poiché le pitture erano considerate troppo in ottimo stato per risalire al Paleolitico, oltre a presentare una conoscenza della prospettiva. Inoltre gli studiosi che ebbero ad esaminare la grotta, notarono come le pareti fossero scevre di fuliggine. L’autenticità dei dipinti rupestri fu negata anche da Edouard Harlé nel 1881. La rivalsa di Marcelino Sanz de Sautuola venne dopo anni: fra il 1890 ed il 1901 in tutta Europa vennero scoperte diverse grotte contenenti all’interno l’arte rupestre che de Sautuola ebbe a scoprire anni prima in Altamira. Le dichiarazioni di falsificazione ai danni di de Sautuola e di Altamira di anni prima , dopo la scoperta di altre grotte contenenti la stessa arte sembravano traballanti. Lo stesso archeologo preistorico Emile Cartailhac ebbe a tornare sui suoi passi ammettendo di essersi sbagliato a giudicare de Sautuola. Nel 1902 pubblico la sua "Mea culpa d'un sceptique" . Purtroppo però de Sautuola non visse abbastanza per ricevere le scuse da parte degli accademici della sua epoca. Nato nel 1831, morì nel 1888, esattamente il giorno del suo compleanno, il 2 di giugno. DATAZIONE SCIENTIFICA: I dipinti nelle Grotte di Altamira , secondo le più recenti datazioni con il metodo dell’Uranio-Torio (o “Thorium-230), sono databili fra i 35.000 e i 25.000 anni. Probabilmente sono il frutto di più “pittori rupestri” che nel corso di migliaia di anni hanno arricchita questa grotta con ciò che vedevano nella loro realtà, nel loro quotidiano nell’Europa del Paleolitico. Il metodo dell’Uranio-Torio non risulta invasivo come quello del radiocarbonio. Difatti gli scienziati prendono un campione di piccoli depositi di calcite (10 mg), che si è formata non sotto, ma sopra il dipinto e datano questo. Quindi il dipinto che è sotto è per forza autentico in quanto si data la calcite che si è sopra lo stesso formata dopo l’esecuzione delle pitture. Portati in laboratorio, vengono estratti dalla calcite l’Uranio ed il Torio (metallo debolmente radioattivo) e viene calcolato il loro rapporto con lo spettrometro di massa.1 punto
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I denarî e gli aurei legionari furono coniati verso il 32-31 in una zecca itinerante al seguito delle legioni collocata probabilmente a Patrae, in attesa della battaglia definitiva con Ottaviano. Le legioni erano quasi 30, ma le legioni onorate sui denarî furono 23, per cui l'emissione fu veramente abbondante, anzi si tratta di una delle emissioni più abbondanti dell'antichità. Al diritto una galea da guerra, simbolo della flotta, con le sue gigantesche quinqueremi. Al rovescio le insegne di legione tra cui l'aquila in mezzo alle insegne di coorti. Di tutte le varianti sono noti 864 coni del diritto e 960 del rovescio, il che costituisce una delle più consistenti emissioni dell'età repubblicana. Gli aurei sono rarissimi, tanto che dei rovesci è conosciuta una sola variante di conio. Questi denarî furono coniati in una lega di argento molto scarsa in quanto la disastrosa guerra civile aveva messo in ginocchio l'intero sistema economico. Il pagamento delle truppe rimaneva ad ogni modo la primaria necessità, com'è giusto che sia in caso di guerra, e a tale scopo furono emessi questi denarî che, se pur con percentuali d'argento molto ridotte rispetto agli standard del periodo, garantivano una certa "soddisfazione" dei soldati. Non essendo costituiti da una lega "nobile" l'usura colpì queste emissioni in modo molto più incisivo rispetto ai normali denarî. La scarsa lega di cui questi denarî li rese poco appetibili per la tesaurizzazione. Questo fece scattare la legge di Greesham (la moneta cattiva scaccia quella buona). Vuol dire che le monete di scarso valore intrinseco rimanevano in circolazione e la gente cercava di sbarazzarsene spendendole, dato che avevano (almeno in teoria) valore nominale pari a quelle di elevato tenore d'argento. In particolare, nel formare dei risparmi da sotterrare, i romani usavano le loro monete migliori, di maggior percentuale d'intrinseco, non certo quelle di bassa lega come i denarî di Antonio. I denarî di Antonio rimasero quindi in circolazione per secoli. Sono presenti ancora nell'età degli Antonini. per questo è la regola ritrovare questi denarî in uno stato di conservazione così compromesso, fortemente logori, appiattiti e ricchi di tacche dei nummularii1 punto
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"...forse, se facesero così anche in Italia, ed a Pompei vendessero LEGALMENTE qualche monetina (di minore importanza...) proveniente da scavo, probabilmente Ercolano e Pompei sarebbero già state del Tutto RIPORTATE al loro antico splendore, e sicuramente, sapremmo molto di più della vita di quel tempo." :o :o :o se qualche talebano nostrano leggesse le vostre idee sovversive rischiereste entrambe (superbubu e bizerba62 ) di finire in Siberia in pieno inverno :D :D :D ............temo che nulla di tutto ciò sarà applicabile in ITALYBAN , nemmeno tra 100 anni :rolleyes: :rolleyes: :rolleyes:1 punto
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