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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 11/18/20 in tutte le aree
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Anni fa, grazie alla conoscenza di un amico funzionario e alla cortesia dell'allora direttore, ho potuto visitare i magazzini di un museo piuttosto importante (preferirei non dire quale, viste l'informalita' della mia presenza). Il mio intento era la curiosità di guardare la loro raccolta numismatica, primo per uno studio che sto finalmente completando, secondo per mia curiosità. Devo dire che sono stato accolto con grande cordialità, naturalmente sempre in presenza di più di un funzionario ed ho potuto visionare e maneggiare migliaia di monete, da piccole e scarsamente leggibili a grandi e di qualità. Si trattava quasi esclusivamente di monete romane, perché la parte medievale e rinascimentale, a quel che ho sentito magnifica, era stata da poco trasportata in un altro museo (temo nei magazzini). Ebbene, le monete erano in parte in restauro, con un funzionario che operava anche in quell'occasione, ed erano in gran parte tenute decentemente. Parallelamente al restauro/pulizia, avrebbero fotografato e, mi auguro, catalogato il tutto. Non so poi a che punto siano arrivati, visto che sarà stato 10 anni fa o poco meno. Mi sono permesso, in quella occasione, di dare dei pareri (da loro sollecitati) sullo stato dei nummi (alcuni erano col cancro, altri sottoposti a cattiva pulizia chissà quando e da chi, altri ancora ammucchiati nei plateau senza logica, a loro dire perché non classificabili). Molti di questi, avevano secondo me bisogno di una pulizia adeguata e sarebbero saltati fuori, pure belli, ed il restauratore ha concordato col mio parere. Tra quelli buttati alla rinfusa e per fortuna non persi o peggio, ho volentieri segnalato un sesterzio di Alessandro Severo col Colosseo! Non di grande qualità (se. pulito sarà forse sul bb), ma di grande fascino ed importanza. Stava lì fra le centinaia e centinaia di ruzziche (non tutte in realtà) reperite nell'Ottocento e di cui, pare, non fosse conosciuta la provenienza, se da scavo ufficiale o donazione privata. Si, perché erano presenti anche piccoli o grandi nuclei donati nel passato da collezionisti del territorio. Una volta, l'interazione pubblico/privato era evidentemente più facile. Oggi i privati sono spesso visti come delinquenti a prescindere, non da tutti per fortuna, stante la mia "eccezionale presenza" lì. Non sto a citarvi tutti i pezzi visti, vi dico solo che ad un certo punto ho detto "grazie, basta, vi ringrazio di cuore, ma mi tocca tornare a casa", non tanto per l'orario in verità, quanto per la confusione in testa, per aver visto troppe monete insieme. Un sesterzio di Adriano con LOCVPLETATORI ORBIS TERRARVM mi è rimasto impresso, per qualità, modulo e patina. Mai visto, nemmeno nelle aste più in uno simile, ma gli esempi potrebbero essere molteplici. Da quello che ho potuto vedere (non era peraltro tutta la collezione numismatica) altro che doppi o tripli, si potrebbero eventualmente estrapolare, qualora i musei fossero autorizzati a cedere parte delle raccolte per autofinanziamento...6 punti
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Salve a Tutti, Premetto che non sono un esperto della monetazione in oggetto della discussione e scrivo solo in quanto autore del testo citato da @demonetis Volevo darvi ulteriori informazioni riguardo la moneta postata, i seguenti dati sono stati presi dal catalogo della collezione Sambon - Giliberti. peso: gr. 6.185 Diam mm 27 In allegato la descrizione della moneta con la nota manoscritta coeva che indica che il lotto fu acquistato dal Cagiati per conto del Re. Inoltre le tavole sono state create utilizzando i calchi in gesso. E' normale che dettagli o difetti si possano essersi persi. "...I calchi in gesso, utilizzati per le tavole fotografiche del catalogo, furono donati dagli Antiquari al Circolo Numismatico Napoletano. Purtroppo, la gipsoteca, custodita in una sala della Società di Storia Patria, andò distrutta durante la Seconda Guerra Mondiale..." Canessa una famiglia di antiquari, p.4 punti
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Un grazie a entrambi intanto, di norma il Gazzettino viene messo on line sul nostro sito di Academia.edu dopo un tre o quattro mesi dall’uscita delle copie cartacee, nel frattempo parte la valutazione di nuovi testi per il Gazzettino 8 che verrà, chi volesse può inviare alla mail : [email protected] Quindi, non ci fermiamo, ma continuiamo nonostante il triste e difficile momento a lavorare e a valutare lavori per il Gazzettino e su altre opere editoriali come il secondo catalogo delle monete esposte nella Veneranda Biblioteca Ambrosiana o altro che verrà proposto e nel contempo a svolgere iniziative divulgative su ogni mezzo di comunicazione.3 punti
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1962 East Africa - 50 cent o mezzo scellino Dal 1906 al 1920 - 100 cents = 1 rupia Dal 1920 al 1921 - 100 cents = 1 fiorino Dal 1921 al 1967 - 100 cents = 1 scellino3 punti
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Mi associo con un pezzo aggiunto in collezione tempo fà. Notate la differenza del ritratto? Mi è stato detto che il ritratto così è già presente sulla variante 1798 SICILAR ma questa non è variante. Cosa ne pensate?3 punti
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@gioal Il mio pensiero (di semplice appassionato). Ho controllato sul RIC . La moneta che hai postato è la RIC IV 214, coniata a Roma tra il 210 ed il 213. Quindi come data potrebbe anche starci con la Constitutio Antoniniana che é del 212 d.C. Quanto alla legenda del rovescio (INDVLG FECVNDAE), potrebbe, in teoria, anche essere compatibile con l'evento. Ecco la definizione di INDVLGENTIA tratta dal FAC (da Dictionary of Roman coins? Indulgentia: Clemency, lenity, grace, favour. This word is used on Roman coins to denote either some permission given, some privilege bestowed, or some tribute remitted. In inscriptions… Qui, però, l’INDVLGENTIA è FECVNDA, dove FECVNDVS significa fertile, produttivo, prolifico. La FECVNDITAS (anche se qui abbiamo, come detto, l’aggettivo FECVNDVS) è spesso associata alle Auguste. Non a caso la figura femminile seduta viene ipotizzata essere dal RIC (ma non solo) come Iulia Domna. Quindi, mi sembra di vedere un legame un po’ flebile con la Constitutio Antoniniana. A proposito di essa, ecco cosa ho trovato nel libro di Rinaldo Petrignani, I secoli e gli uomini che fecero l’impero: “Paradossalmente, un provvedimento così importante come quello di Caracalla, non suscita nella capitale alcun reale dibattito. Il Senato tace. Il mondo politico romano sembra ignorarla. Quella che gli storici considereranno un giorno come una pietra miliare del processo di unificazione politica dell’impero romano passa, agli occhi dei Romani del tempo di Caracalla, quasi inosservata. La verità è che nei 212 la trasformazione sociale è di fatto già venuta. Uniformità nell'impero è già raggiunta. Le classi dirigenti, le borghesie cittadine delle varie parti dell'impero si sono già unificate. La costituzione di Caracalla non ha fatto quindi, in realtà, che sancirà una unificazione già in gran parte verificatesi.” Ne “La storia romana” di Geraci-Marcone leggo: “Il nome di Caracalla è fondamentalmente legato un atto legislativo, noto come Constitutio antoniniana, le cui origini e finalità non sono invero del tutto chiare, anche perché ignorato di fatto dalle fonti antiche oppure trattato rapidamente (anche il ritrovamento di un papiro pubblicato nel 1910 che sembra contenere una parte del testo originale non ha dissolto i dubbi).” Quindi, alla luce di quanto ho letto, penso: avrebbe davvero avuto senso enfatizzarla e portarla alla pubblica attenzione, tra l’altro con una moneta dal messaggio che appare di difficile comprensione? Spero di non aver detto inesattezze. In questo caso, ogni correzione sarà bene accetta. Ciao da Stilicho2 punti
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Magari fossero tutti come quelli citati, pur nelle dimensioni ridotte! I musei vaticani, peraltro sono "esteri". Alcuni sono ben organizzati (ne frequento molti, adesso solo virtualmente, ma prima fisicamente). Ricordo un gustoso scambio di opinioni con la direttrice di un piccolo museo della mia regione (non lo stesso citato nel mio precedente post). Un museo piccolo, ma decentemente organizzato, con anche un piccolo monetiere. Alla mia obiezione (sono un saccente e dovrei riuscire a stare più zitto, lo dico, ma non lo faccio mai) sulla classificazione di un denario di Lucio Vero, peraltro perfettamente leggibile, identificato nella didascalia come Marco Aurelio, la direttrice riuscì animatamente a dimostrarmi (?) che era stato coniato sotto Marco Aurelio (in realtà erano co-imperatori, ma non diciamoglielo) e che pertanto la didascalia era giusta! Che dire? Torniamo però adesso al tetra di cui alla presente discussione!2 punti
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Peus 427, 04.11.2020, 83 GRIECHISCHE MÜNZEN Bruttium Kroton Diobol 367/324 v. Chr. Dreifuß, links PENT / Adler mit rückwärts gewandtem Kopf vor Olivenzweig. Rutter, HN -; HGC 1487 corr.. 0.79 g.; Feine Tönung Sehr selten Sehr schön - vorzüglich Ex Slg. Graeculus. Die Legende PEN neben dem Dreifuß, die an Stelle des Ethnikons erscheint, bezieht sich wohl kaum auf die Wertstufe dieses so seltenen wie bedeutenden Stückes. Die Zahl 5 lässt sich nicht sinnvoll anwenden auf ein Silbernominal von einem Mittelgewicht von ca. 0,86 g. Indes weist die prominente Platzierung dieser Legende darauf hin, dass hier ein Bezug auf den Prägeherrn unternommen wird. Vermutlich gibt dieser sich als Pentápolis zu erkennen, als ein Verband von fünf Städten, wie wir ihn aus Hdt. 1,144 und Strab. 6,2,4 kennen. Kroton beherrschte bereits im 6. Jh. v. Chr. ein weites Territorium, auf dem sich weitere Städte befanden: Sybaris, Temisa, Pandosia und Laos. Im frühen 4. Jh. setzte es sich an die Spitze der Italischen Liga (Polyb. 2,39,6), die sich fortan gegen das aggressive Syrakus und (später) gegen die Brettier zu bewähren hatte. Das vorliegende Geldstück scheint ein Zeugnis einer kurzen Phase zwischen 367 und 324 zu sein, in der Kroton Diobole für eine Pentapolis aus fünf achaischen Städten prägte. Di questa moneta e della sua attribuzione si era già parlato: https://www.lamoneta.it/topic/182983-kroton-con-pen/. Viene ora riproposta (coll. Graeculus) ma con legenda errata ( al posto di ). Altri esemplari simili battuti probabilmente dagli stessi coni erano già apparsi sul mercato antiquario: Auktionen Münzhandlung Sonntag, 20, 2014, 17 (ex Peus 401, 2010, 29) Rauch 86, 2010, 142 (ex Hirsch 269, 2010, 2260) Attianese (Kroton. Ex nummis historia, Settingiano 1992, p. 163, n. 171) illustra con pessima riproduzione fotografica un diobolo simile (gr. 1,35) riportando un’erronea lettura della legenda (KPO invece di ). Ne indica la provenienza da Capo Rizzuto in epoca ignota (notizia non verificabile). Nel catalogo di vendita più recente Peus evidenzia come l’iscrizione , se letta come abbreviazione del numerale pente (5), non sembrerebbe riferirsi alle iniziali del nominale (che il peso di gr. 0,79 riconduce ad un diobolo) in quanto nel sistema acheo-corinzio adottato da Crotone la scala dei nominali non contempla una suddivisione su base 5. Ne consegue che la peculiare sigla debba necessariamente interpretarsi come allusiva al nome dell’autorità emittente (come peraltro avevo proposto nella discussione citata) Tale “autorità” viene identificata dai compilatori con una presunta Pentápolis, una confederazione di cinque città esemplata sul modello tradito dalle fonti (Hdt. I,144 e Strab. VI,2,4). Osservazione alla quale è possibile muovere più di un rilievo. Il contesto della pentapoli dorica oggetto della narrazione di Erodoto è di VI-V secolo a.C. e riguarda alcuni centri dell’Asia Minore. Lo storico narra che Agasicle di Alicarnasso commise un atto di empietà sottraendo illecitamente il tripode dopo aver vinto una gara. Per questo motivo le altre città che fino ad allora avevano fatto parte dell’Esapoli (Lindo, Ialiso, Camiro, Coo, e Cnido) esclusero Alicarnasso dalla confederazione, che da allora prese il nome di "Pentapoli dorica”. Rapido è anche l’accenno di Strabone (storico e geografo di età augustea) che nel definire il nuovo assetto urbano assunto da Siracusa all’epoca di Augusto ricorda che anticamente la polis comprendeva cinque città (o meglio quartieri: l'isola di Ortigia; l'Akradina; la Tiche; la Neapolis; l'Epipoli). Sulla scia della pentapoli dorica e di quella siracusana, a giudizio dei compilatori della scheda Peus, anche Crotone avrebbe dato vita ad una sorta di confederazione di 5 città. E per ben due volte: dapprima negli anni finali del VI secolo a.C., periodo in cui, grazie alla disfatta di Sibari (510), esercitò la sua epicrazia su un vasto territorio che comprendeva Sibari, Temesa, Pandosia e Laos; successivamente all'inizio del IV secolo, quando aderì (e fu per un periodo a capo) alla Lega Italiota insieme a Thurii, Caulonia, Metaponto ed Heraklea (Polib. II,39,6). Se ne conclude (per Peus) che la moneta in questione potrebbe interpretarsi come la testimonianza di una breve fase, tra il 367 e il 324, in cui Crotone emise dioboli per una confederazione (pentapoli) formata da cinque città achee. Queste osservazioni inducono alla riflessione e soprattutto alla cautela, onde evitare di accostare acriticamente la documentazione numismatica alle fonti storiche, ipotizzando che tipi monetali e/o legende rappresentino una sorta di trasposizione “materiale” ed immediata di precipui eventi storici. In primis bisognerebbe accertare che la moneta sia stata emessa da Crotone, ipotesi che in Peus diviene un assunto veicolato, evidentemente, dal tipo del tripode - emblema civico riprodotto senza soluzione di continuità sulle emissioni argentee della città - e soprattutto dall’abbinamento tripode/aquila, che pure è parte integrante del repertorio tipologico della polis. In realtà gli unici dioboli crotoniati noti con questa tipologia (del tipo ANS 417) risultano sempre contrassegnati dall’etnico, seppur in forma abbreviata (KP). Hirsch 255, 2008, 1339 Appare inoltre anomalo che una città a capo della lega italiota abbia voluto celebrare un tale momento storico non con nominali di taglio elevato (stateri) bensì con divisionali stilisticamente assai modesti e preferendo al nome della (presunta) polis egemone quello di una non meglio specificata pentapoli. Le emissioni ascrivibili al periodo della lega italiota sono, in realtà, di ben altro tenore. Esse esibiscono stateri con la legenda di Crotone e i tipi di Hera Lacinia/Herakles libante, immagini che attraverso la vivificazione di antichi culti veicolano un chiaro messaggio politico, in uno scenario storico – quale probabilmente quello della lotta contro Dionigi – denso di eventi traumatici e destabilizzanti per la città. Sarebbe pertanto auspicabile chiedersi se la peculiare sigla sia davvero riferibile a Crotone o se, piuttosto, il centro di emissione non vada ricercato altrove. A tal proposito mi sembra interessante accostare agli esemplari con legenda un inedito diobolo apparso di recente sul mercato antiquario che associa al tipo del tripode sul D/ una testa d’aquila accompagnata dalla lettera al R/. Attribuito dubitativamente a Crotone, l’esemplare risulta un unicum e pertanto la cautela e d’obbligo, tuttavia la corrispondenza dei tipi (benché parziale al R/) e la presenza della stessa iniziale () potrebbero costituire elementi non casuali, suggerendo un’emissione certamente limitata sia nel tempo che a livello di nominali coniati (solo dioboli). L’identificazione di tuttavia, resta a mio parere ancora da indagare. Roma Numismatics Limited, E-Sale 55, 2019, 94 Greek Bruttium, Kroton(?) AR Diobol. Circa 400-350 BC. Tripod / Head of eagle right; Π below. SNG ANS -; HN Italy -; SNG Copenhagen -; BMC -; SNG Lockett -; apparently unpublished in the standard references.0.72g, 10mm, 9h. Very Fine. Possibly Unique; unpublished in the standard references, no other examples on CoinArchives. From the inventory of a European dealer.2 punti
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Buonasera a tutti, mi perdonerete se ritorno un attimo sul mio Tornese con Cornucopia 1575. Ho fatto nuove foto oggi pomeriggio, @doppiopunto @Rocco68azzarderei che c'è la medusa sul collo, mentre per le sigle non mi pare di vederne. Saluti Alberto2 punti
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Un grazie @dabbene anche da parte mia per tutto ciò che hai fatto e fai per la numismatica. Questa bellissima iniziativa editoriale che è il Gazzettino di Quelli del Cordusio, è la classica punta di un iceberg di pura divulgazione numismatica scevra da secondi fini e che viene autofinanziato da voi, senza alcun scopo di lucro, meritate un plauso particolare. Bravi2 punti
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Buona Giornata Io ho inviato un mio articolo il 22 ottobre ed ho ricevuto la risposta il 26 ottobre. In bocca al lupo a tutti. Speriamo di fare tutti un bella figura al di là della premiazione e di invogliarci a studiare e a diffondere conoscenze e passione per la Numismatica.2 punti
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Complimenti Michele @ZuoloNomisma per questo bel testone che hai acquisito. Un tipo identico nelle iconografie, ma datato A XII / 1634 esiste come quadrupla. Certamente si tratta del testone meno comune per questa serie con S. Michele; a titolo di curiosità posso solo dire che non ho memoria di esemplari dove la decorazione nella fibbia del piviale fosse evidente, dovrebbe esserci (come nelle piastre) il volto di Cristo. Credo che tale difetto sia però imputabile non alla circolazione, ma a qualche piccolo problema in fase di battitura. Tra l'altro, il conio di diritto del testone parrebbe essere quello della quadrupla con la correzione - sotto al taglio del busto – di XX in luogo di XII. Avendo la moneta in mano credo che Michele potrà accertarsi se la seconda X è impressa sopra a II. Mi permetto di dilungarmi sulle piastre citate da @numa numa , dove la medesima tematica di rovescio viene sviluppata con un movimento decisamente orizzontale. La vera - a mio parere - varietà tipologica nel massimale argenteo è la presenza al rovescio di più demoni (emissioni di anno XI e alcune di anno XII) oppure di uno solo (per le sole coniazioni di anno XII). Sembra una variazione di poco conto, ma la scena cambia radicalmente, le piastre con più demoni sono poi anche più rare oltre che di maggior valore artistico. Buon pomeriggio, Antonio2 punti
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Ti ringrazio : in questa foto la base di quello che era il peduncolo appare evidente. Visto anche il diametro, sono dell'identico parere già espresso da Mariov60 che era riuscito ad identificare il peduncolo in una foto molto scura. Un piccolo cimelio da conservare con cura ! Buona giornata. @Nemesife2 punti
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Sono molto d’accordo con gli interventi di @aemilianus253 e di @skubydu Purtroppo le esigenze legittime della tutela e del collezionismo privato purtroppo ad oggi non sono bilanciate e garantite nella situazione italiana. Ne abbiamo parlato tanto, e onestamente non mi sembra utile criticare e perdere fiato. Questa situazione e’ un dato di fatto, evidente se si riconosce che: - grandi collezioni pubbliche non sono ahimè pubblicate (ad esempio, penso alle collezioni di Siracusa e Napoli, ma anche agli hoard ritrovati e conservati), con danno per gli studiosi e per tutti i cittadini (e se le nostre monete pubbliche scomparissero, chi se ne accorge?) - il commercio numismatico per le monete antiche greche e romane in Italia è praticamente asfittico (ci sono alcuni dealer, che eroicamente resistono, ma vogliamo parlare di aste, per esempio?) - il mondo delle forze dell’ordine (per la parte interessata), dell’università e del collezionismo privato e del commercio sembrano apparentemente - salvo rare eccezioni estemporanee - viaggiare su binari paralleli Ne deriva che una moneta come quella in oggetto possa essere oggetto di almeno 2 scenari: 1. se acquistata - legalmente - e detenuta in Italia, può essere eventualmente ritenuta un bene culturale, con eventuali limiti alla circolazione, come sopra (non mi interessa approfondire se sia una moneta nello specifico così unica e interessante, tanto ognuno di noi darebbe un parere diverso) 2. se acquistata da collezionista dotato di maggiori strumenti, invece, immaginiamo che quest’ultimo chieda un certificato di avvenuta spedizione dall’estero all’Italia (tanto tutte le antiche o quasi si acquistano legalmente dalle aste estere), ottenendo quindi il certificato di temporanea importazione. In altri termini, la stessa moneta, acquisita con maggiore accortezza, potrebbe essere detenuta in Italia senza i limiti di cui sopra, salvo la necessità di rinnovare la richiesta ogni 5 anni Ma mi chiedo: dove sta la prevalenza della sostanza sulla forma? La moneta può essere la stessa, il canale di vendita (asta estera) lo stesso e il collezionista italiano il medesimo, ma le carte bollate ne cambiano il risultato... Boh ES2 punti
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No, non capisco dove vuoi arrivare quando scrivi certi messaggi. questo è un forum di numismatica, e come tale frequentato da collezionisti e commercianti. Immagino che tu stesso, se sei collezionista, ti rivolga a commerciati o aste. Quindi? Se c’è chi può permettersi oggetti faraonici , perché mai qualcuno gli deve negare la possibilità? Ripeto, non è dove un oggetto regolarmente acquistato va a finire... ma come lo si tutela e valorizza che conta... abbiamo il mondo chiuso in scatole, e all estero con niente attirano persone, le strutture sono ben conservate, tecnologiche .... ed hanno capito da almeno 120 anni, che se un oggetto o moneta non serve perché “brutto”, doppio, triplo ecc, si può venderlo, per alimentare a dovere quello che si vuole tenere... e cosa c’è di male? È un concetto tanto difficile da capire? Finché non attueremo queste misure, dovremmo sempre risotterrare quello che troviamo perché si deve sempre aspettare il contributo ( spesso privato,,, ricordalo... ) per iniziare..2 punti
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No @dux-sab, sono due conii differenti, quello da te postato è un esemplare proveniente dall’accoppiamento di conii 484 (O97-R193) del Jenkins, decisamente più comune per quanto si veda comunque di rado. Salve sorprese la moneta della discussione sembrerebbe davvero il secondo esemplare noto a riportare impresso questo conio di incudine, l’unico al momento in mani private. Sarebbe interessante capire in che situazione il documento della soprintendenza sia stato redatto, un tentativo di esportazione del 2013? Altro? In ogni caso i contenuti salienti sono tutti riportati. La rilevanza sta nella presenza della Nike alla guida della quadriga, caratteristica per altro non unica nel panorama della monetazione geloa in quanto già attestata su esemplari databili agli anni immediatamente precedenti i drammatici eventi del 405 a.C. ,come quello della discussione, la sua figura con le redini in mano è ad esempio presente sul conio di dritto O96 del catalogo di Jenkins, dove ritroviamo anche l’aquila in volo sopra i cavalli ma dove la spiga in esergo era sostituita da un “grosso globetto”. Commercialmente parlando non credo che, viste le condizioni della moneta in questione, la stessa avrebbe potuto raggiungere cifre a quattro zeri, neanche sul mercato estero. Ma queste sono cose del tutto secondarie se non frivole, ciò che conta è che ora sia nota la sua esistenza e che riposi sotto la tutela della Nazione di cui fa parte, oggi, la sua antica patria, citando Virgilio: “Adparent Camarina procul campique Geloi immanisque Gela, fluvii cognomine dicta”. Grazie ancora @cristianaprilia per averla condivisa.2 punti
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Perché allora è meglio farle ammuffire in qualche locale interrato? Poi, se la moneta fosse così rara ed importante, perché non è requisita? Esiste un archivio nazionale che ci dice cosa hanno in collezione i singoli musei ( scantinati compresi), e soprattutto... Tutto tutto il materiale presente nelle varie casse, è già stato catalogato ? ( dal quale si evince che i vari pezzi giudicati rari, realmente lo sono? Oppure molto materiale dopo decenni aspetta ancora di essere visionato perché non c’è personale che se ne può occupare..?). su questo argomento se ne è già discusso allo sfinimento... appurato che un bene sia di estrema importanza, è giusto che stia in un museo e fruibile a tutti ( ma che sia giustamente valorizzato però...). Le monete invece sono multipli, poche le estreme rarità realmente censite, pertanto su queste andrebbe fatto un discorso “chirurgico“, non ha senso ammucchiare tutto..... poi, onestamente, chi meglio di un collezionista può tutelare la propria collezione? Io ne ho viste un po’ di monete nei musei, in alcuni casi ben esposte e curate in altri, monete cadute dalle sedi di esposizioni, monete in bronzo affette da cancro in modo vistoso ecc ecc.2 punti
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Salve a tutti. Ecco qui il mio primo acquisto storico: moneta acquistata nel 1987 alla numismatica Rinaldi di Verona. Che ne pensate? Vedo valutazioni con grandissima varianza...1 punto
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Le monete di Aureolo: Approfittando del recente acquisto di questo antoniniano di Aureolo, ringraziando infinitamente @grigioviola per avermi inondato di materiale da leggere e su cui riflettere, e invitando chiunque a correggermi in caso abbia scritto delle imprecisazioni, vorrei provare, da semplice appassionato, a ripercorrere con voi un pezzetto di storia imperiale che è intrinsicamente legato a una zecca: quella di Mediolanum. Ho notato che la quasi totalità dei testi sono in lingua straniera, e ciò potrebbe scoraggiare, dunque, magari anche per provare ad invogliare qualcuno allo studio del terzo secolo, ho deciso di fare un post con tutte le nozioni apprese, chiedendo scusa (e permesso) a chi, sulla materia, ne sa una marea più di me, come @Agricola, o il già citato @grigioviola o ancora @Illyricum65 e tanti altri. Dunque scusate per questo "blitz" storico. Spero, ad ogni modo, che possa essere utile a qualcuno. La vicenda è succolenta poichè, in questa occasione, la numismatica si immerge, fino a scomparire, nei meandri della storia. Partiamo da quest’ultima. Contesto storico: L’Impero sta attraversando un momento di crisi che sembra pericolosamente irreversibile, siamo verso il culmine dell’Anarchia militare, periodo che ha portato alle sue estreme conseguenze il dominato, ponendo la classe militare al centro dell’organismo romano, a scapito del vetusto Senato, ormai ridotto ad aggeggio QUASI del tutto inerte. Siamo nel 267 d.C. Gallieno è rimasto solo a governare: suo padre, Valeriano, è stato catturato durante la guerra con i Sasanidi. Postumo, homo novus, che dal nulla era riuscito a diventare governatore della Germania, acclamato dalle sue truppe imperatore, ha da poco messo in atto una secessione, dando, così, alla luce il così detto “Impero gallico”, formato da Britannia, Spagna e Gallia. A Sud dell’Impero, invece, Settimio Odenato, ha attuato un’ulteriore secessione formando il Regno di Palmira. Dunque l’impero è diviso, sostanzialmente, in tre parti: Impero gallico, Impero centrale, Regno di Palmira. Gallieno, benchè la Historia Augusta, essendo filosenatoria, lo definisse come un ozioso pervertito dedito solo alle orge, era probabilmente molto astuto, tanto da capire perfettamente il ruolo predominante della classe militare in quel difficile periodo, tanto da attuare una riforma militare, che verticalizzò l’esercito, puntando soprattutto sulla cavalleria, al vertice della quale vi era il magister equitum. Aureolo: Aureolo, nativo della Dacia, emerse per aver combattuto con valore in Pannonia, e per essersi distinto per aver sconfitto diversi nemici di Roma come magister equitum sotto il comando di Gallieno, eventi su cui non ci dilungheremo. È importante ricordare che nella guerra contro il secessionista Postumo, Aureolo fu mandato, con la sua cavalleria, a Mediolanum, posto a guardia e difesa dell’Impero centrale contro un possibile attacco gallico. Aureolo stesso, però, una volta raggiunta Mediolanum, si fece proclamare imperatore, facendo fare marcia indietro a Gallieno, che era partito per l’Illiria, pensando di avere le spalle coperte. Un vero e proprio tradimento insomma. Mediolanum fu assediata, ma Gallieno morì, ucciso da un ennesimo traditore. Gli succedette Claudio, il suo magister militum, il quale riuscì a portare Aureolo allo stremo. Aureolo dall’inizio della rivolta, avevo più volte invocato l’aiuto di Postumo a gran voce, non ricevendo mai alcuna risposta. I motivi per cui Postumo non si interessò ad attaccare l’Impero centrale possono essere stati molteplici, alcune tesi virano verso il fantastico, altre tesi appaiono come più probabili, come quella che evidenzia il fatto che Postumo, in quel momento, fosse particolarmente impegnato a fronteggiare Leliano, usurpatore gallico, o quella secondo la quale non avesse interesse ad espandersi, volendo avere per sé solo una fetta ricca e gestibile, come effettivamente era quella già in possesso. Una sorta di tranquilla oasi vicino al manicomio centrale. Abbiamo due versioni della morte di Aureolo: una vuole che morì nel conflitto con Claudio, presso il Pons Aureoli (per l’appunto, Ponte di Aureolo), dove sarebbe stato anche fatto seppellire dall’imperatore stesso con un certa clementia, mentre l’altra versione vede Aureliano come uccisore di Aureolo. Le monete di Aureolo: Il vocabolario online Treccani, parlando di Aureolo dice: “false sono le monete a lui attribuite”. Ciò non è del tutto vero, nel senso che è ormai pacifico fra gli studiosi di numismatica, fra cui ricordiamo Jean-Marc Doyen e Jerome Mairat, che vi siano dei particolari antoniniani emessi dalla zecca di Mediolanum, per l’appunto, da Aureolo, ma in nome di Postumo, e questa è l’aspetto più intrigante di tutta la faccenda, il punto che lega saldamente numismatica e storia: Aureolo, una volta rivoltatosi ed aver, dunque, preso il controllo di Mediolanum e della sua zecca, avrebbe fatto coniare monete con al dritto il busto di Postumo e al rovescio messaggi di omaggio nei confronti della cavalleria di cui era il comandante. In totale quattro sono le emissioni di antoniniani attribuite ad Aureolo. Prima emissione: D/ IMP POSTVMVS AVG R/ FIDES AEQVIT Rovescio della Prima officina R/ CONCORD AEQVIT Rovescio Seconda officina R/ VIRTVS AEQVIT Rovescio Terza officina ------------------------------------------------------------ Seconda emissione: D/ IMP POSTVMVS AVG R/ FIDES EQVIT (P in esergo) R/ CONCORD EQVIT (S in esergo) R/ VIRTVS EQVIT (T in esergo) ------------------------------------------------------------ Terza emissione: D/ IMP C POSTVMVS P F AVG R/ FIDES EQVIT (P in esergo) R/ CONCORD EQVIT (S in esergo) R/ VIRTVS EQVIT (T in esergo) ------------------------------------------------------------ Quarta emissione: D/ IMP C POSTVMVS P F AVG R/ SALVS AVG (P in esergo) R/ VIRTVS EQVITVM (S in esergo) R/ PAX EQVITVM (T in esergo) Iniziamo, ora, ad analizzarne le peculiarità senz’altro: Possiamo dividere le emissioni in due gruppi: Il primo gruppo, quello recante al dritto “IMP POSTVMVS AVG”, e il secondo quello recante “IMP C POSTVMVS P F AVG”. L’antoniniano coniato nella quarta emissione con al rovescio “SALVS AVG” è un unicum, in quanto è l’unica tipologia a non avere un riferimento alla cavalleria. Potremmo ricondurre l’utilizzo della SALVS a uno stato di salute non ottimale di Postumo, o come semplice augurio. esempio di antoniniano di Aureolo con al R/ SALVS AVG Non c’è bisogno di spiegare l’importanza, poi, della cavalleria in tutta questa vicenda, motivo per il quale è così diffusa nelle quattro emissioni. Attribuzione: Veniamo a un aspetto. L'attribuzione. Le monete attribuite ad Aureolo, per la maggior parte, sono state rinvenute in suolo non italico. Dunque sorge un primo dubbio che ora andremo a sciogliere: come si sono attribuite tanto certamente queste quattro coniazioni ad Aureolo? Vi sono più premesse, che, seppur probabili e non assolutamente certe, portano a una determinata conclusione: Queste quattro emissioni furono coniate a Mediolanum, da Aureolo in nome di Postumo. Vediamo le premesse che portano a tale conclusione. 1) Confrontando un antoniniano attribuito ad Aureolo in nome di Postumo, e un altro di Postumo di qualsiasi altra zecca gallica, salterà all’occhio la differenza nello stile del ritratto, cosa che denota, in primo luogo, il fatto che Postumo non poteva avere il controllo diretto su quelle particolari emissioni, e che, in aggiunta, non vi era un raffronto diretto con le altre zecche galliche. Neanche si può ipotizzare la via imitativa data la fattura e i numeri di officina. Questo sta a significare che quegli antoniniani sono stati coniati in una zecca fuori dalla Gallia, ma pur sempre da zecche ufficiali. esempio di antoniniano coniato in una zecca gallica (RIC Vii 303 - Colonia) esempio di antoniniano coniato a Mediolanum (CONCORD [A]EQVIT; S in esergo) 2) Nei rovesci degli antoniniani con questo stile particolare vi è un riferimento alla cavalleria (AEQVITUM/EQVITUM), cosa che coincide, ricordiamolo, col fatto che Aureolo fosse magister equitum. 4) L’utilizzo di “AEQVITVM” invece del semplice “EQVITVM” risulta una forma di correzione già presente nella monetazione precedente di Gallieno. 3) Queste monete, in aggiunta, presentano un anomalo contenuto di stagno. Vi era un’unica zecca che, da Gallieno, coniava monete con così alto contenuto di stagno (e questo lo sappiamo grazie allo studio delle tracce di oligoelementi): la zecca di Mediolanum. Incrociando i dati storici con quelli numismatici, vediamo che, da una parte la Historia Augusta ci racconta di un magister equitum di nome Aureolo, mandato a Mediolanum per sorvegliare il confine, che, ad un certo punto, si rivoltò contro Gallieno, invocando l’aiuto di Postumo; da un’altra parte vediamo queste strane monete di Postumo, coniate a Mediolanum celebranti la cavalleria, che nello stile ricalcano alcune emissioni di Gallieno. La connessione è presto fatta: quelle monete furono coniate da Aureolo in nome di Postumo. Vi ringrazio per l'eventuale lettura.1 punto
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Buonasera Gennydbmoney, per quanto concerne la patina, puoi trovare nel web tantissimi documentari riguardanti la ricerca di cimeli bellici girati in Paesi d'Europa dove si è combattuto nella seconda guetta mondiale : di bottoni metallici patinati se ne possono vedere delle cartate, e questo - qualora risulti essere un bottone, e condivido la tua perplessità al riguardo - risale sicuramente ad una data anteriore . Se è stato trovato sottoterra, o comunque all'aperto, non mi meraviglia che appaia come nella foto. Un saluto cordiale.1 punto
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Grazie Daniele per la tua risposta sempre precisa ed esauriente,però la Muntoni 3 è appunto catalogata e quindi andava evidenziata anche nel MIR, perché riportare i numeri da 1 a 7 saltando il 3 ?Posso capire quelle non citate da Muntoni,uno può anche non esserne a conoscenza o sfuggirti, tempo fa ho letto qui sul forum una discussione in cui in pratica Alberto Varesi sosteneva che il MIR ,fosse opera più completa del Muntoni,premetto opera che apprezzo molto e ne ho acquistato i 3 volumi usciti,però ho qualche dubbio,che mi dici? Per quanto riguarda il giulio con data 155V ho quello con ALMA ROMA.1 punto
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Buonasera a tutti, la mia Napoletana di oggi.. Un Grano Cavalli 12 1790 Ferdinando IV Anno travagliato nella Zecca Napoletana Saluti Alberto1 punto
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Beh ma guardate che non tutti i musei sono obsoleti, frusti e sguarniti. In Italia vi sono musei archeologici eccellenti dove e’ possibile stare : “in luoghi belli, accoglienti, moderni, dove ammirare le nostre bellezze artistiche, monete o altro” a cominciare dagli Uffizi e proseguire con i Vaticani o l’Egizio di Torino etc etc1 punto
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REGNO D'ITALIA - VITTORIO EMANUELE II° - LIRA 1862 TORINO1 punto
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Un po’ di mitologia. Secondo la mitologia greca, il fondatore di Heraia o Heraea, la città più importante dell’antica Arcadia situata presso il confine con l’Elide, fu Heraeus, un figlio di Licaone che era considerato il più antico re d'Arcadia e autore di leggi per il suo popolo. Licaone è fatto padre di cinquanta figli e due figlie, Dia che ebbe da Apollo Driope ed Elice o Callisto che generò da Zeus Arcade. Fondò ai piedi del monte Liceo la città di Licosura, la più antica della Grecia, innalzò su quel monte un altare a Zeus e istituì le feste Licee. Più tardi fu invece considerato come un re crudele che immolava a Zeus vittime umane e tutti gli stranieri che attraversavano il paese. Secondo una versione del mito, Zeus, desiderando accertarsi dell'empietà di Licaone, andò, travestito da contadino, a chiedere ospitalità al sovrano. Il re, per sapere se l'ospite fosse veramente una divinità, decise di servire al banchetto in suo onore le carni del nipote Arcade o in un'altra versione, quelle di un prigioniero. Il dio, inorridito, fulminò l'empio insieme a quarantanove dei suoi figli: soltanto il cinquantesimo, Nittimo, ebbe salva la vita per intercessione di Gea. Nittimo salì al trono, ma durante il suo regno avvenne il diluvio deciso da Zeus e dagli altri dei per punire l’empietà dei figli di Licaone. Al diluvio sopravvissero Deucalione, figlio di Prometeo, e sua moglie Pirra. Un'altra versione del mito narrata da Ovidio nelle Metamorfosi, racconta che per la sua empietà Licaone fu punito con la trasformazione in un "feroce lupo” destinato a cibarsi di carne umana. Questa versione viene messa in rapporto con i sacrifici umani che si svolgevano in Arcadia in onore di Zeus Liceo, quando una vittima umana veniva immolata e i celebranti, che si erano cibati delle viscere, venivano trasformati in lupi per otto anni. Scaduto questo termine potevano ritornare umani, a patto che non avessero mangiato carne umana. apollonia1 punto
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Esattamente Antonio! Questo un ingrandimento dell'anno di pontificato del mio testone, in cui si intravedono le due stanghette dell'originario anno XII della quadrupla.1 punto
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Occorre una premessa: la distinzione tra una buona pulizia, un restauro rispettoso e uno invasivo finalizzato all'inganno e al solo profitto. Di questo e dove stia il limite si è molto parlato (se fai delle ricerche nella sezione Imperiale) e una porzione rimane soggettiva. Per quanto riguarda gli interventi più o meno incisivi si è visto di tutto, ma principalmente riguardano il fare riaffiorare al massimo tutti i rilievi, legende incluse, anche abbassando i campi circostanti. Sul profilo dell'imperatore si cerca di incidere per ravvivare le ciocche dei capelli e della barba, ma anche l'occhio. E riguardano soprattutto i bronzi perché il metallo rimane duttile anche dopo un paio di millenni, cristallizza molto meno sovente dell'argento (anche se accade e abbiamo le meravigliose patine smalto/enamel patina). Dal Rinascimento abbiamo diverse imitazioni, coniazioni, fusioni. E sicuramente restauri (non so quanto riusciamo a distinguerli oggi), però non credo che allora avessero la smania di ricesellare i bronzi come la moda attuale (sovente accompagnata -a mio modo di vedere- da una cultura numismatica superficiale e imbastardita) richiede premiando tutto ciò che tenda al Fdc a qualunque costo... Ripeto, secondo me la bussola (in breve) è: quanto l'intervento ha snaturato la moneta? Si richiede quindi un buon occhio frutto della passione per le forme e gli stili degli incisori Romani. Essendo le monete antiche degli unicum, ciascuna diversa come le impronte digitali, e provenendo da diverse zecche, questo non è facile specie su bronzi importanti, ma se fosse facile forse non sarebbe così appassionante!1 punto
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tutte le 2€ cc FS di Monaco che ho sono come quella a sx (compresa la 2020), non ne ho nessuna con la satinatura così evidente come quella a dx. Per capirci, il confrotno fra la moneta dell'anno scorso ed una FS italiana a caso1 punto
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Confermo, è la RIC IX, 12b XVI corrispondente al Paolucci-Zub 686. Arka Diligite iustitiam1 punto
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Caro Raffaele, hai descritto perfettamente lo stato delle "collezioni" numismatiche nei nostri musei. Ci sono funzionari volenterosi che si scontrano contro la burocrazia imperante, e soprattutto contro la visone oscurantista che il privato è il male mentre il pubblico è il bene, come anche sostenuto da qualcuno in questa discussione. Se ci fosse una collaborazione SERIA i nostri musei potrebbero essere veramente una fonte di introiti per lo stato, ma NON per la vendita dei beni, bensì per il piacere che avrebbero i visitatori ad andare in luoghi belli, accoglienti, moderni, dove ammirare le nostre bellezze artistiche, monete o altro non cambia. Con questo chiedo scusa anche io se sono andato off topic ma certe affermazioni............... Torno alla mia domanda: il documento postato all'inizio non mi sembra una notifica al possessore della moneta, bensì una dichiarazione che la stessa è un bene culturale. Penso che siano due cose differenti o no?1 punto
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Aggiungo che, se fosse esatta l’ipotesi di cui sopra, potremmo dire due cose. Primo che il giulio con impugnatura oblunga sarebbe da assegnare alla prima S.V. del 55, ma dovrebbe essere anche l’unica moneta emessa per quella Vacanza visto che non ci sono altre monete con quel tipo di impugnatura. Secondo, con Marcello II sulle monete del Mazzei sarebbe cambiato il tipo di impugnatura in quella forma tribolata, e pertanto tutte le altre monete di S.V. del 1555 andrebbero attribuite alla seconda S.V. dopo la morte di Marcello II.1 punto
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Scusate tutti quanti, ma siete abbondantemente fuori topic, ho aperto la discussione per chiedere informazioni, farvela vedere perché pensavo che, essendo scritto fosse il secondo esemplare conosciuto, non lo avevate mai visto. Adesso vi ritrovate a discutere se sia giusto o sbagliato che conservare in cantine oppure vendere e cose del genere. Se volete continuare a parlare della moneta in questione, su cosa significhi quel pezzo di carta, su quanto possa essere realmente rara la moneta, su quanto possa valere così come l'ho proposta oppure "libera" da quella carta, ben venga, altrimenti chiedo di chiudere la discussione e tornate ai vostri battibecchi in altre discussioni. Non sono un frequentatore di questa sezione, ma mi pare di capire che ci siano diatribe tra alcuni di voi che vi trascinate dietro, e non fate il bene del forum spammandole alla prima occasione. Mio pensiero ovviamente, senza offesa per nessuno.1 punto
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Salve. Alla zecca di Feneos, città dell’Arcadia vicina a Stinfalo, è attribuito questo statere che raffigura sul rovescio Ermes con il piccolo Arcade, re ed eponimo dell’Arcadia secondo la mitologia greca. ARKADIA, Pheneos. Circa 360-350 BC. AR Stater (25mm, 11.95 g, 2h). Head of Demeter to right, wearing grain wreath, elaborate disc and crescent earring with pendants, and pearl necklace / ΦΕΝΕΩΝ, Hermes, nude but for his petasos and for a cloak over his shoulders, partially facing and moving to the left, holding a kerykeion in his right hand; his head is turned back to right to gaze at the infant Arkas, whom he holds on his left arm with his left hand and who raises his right hand towards Hermes’ face; between Hermes’ legs, Θ. BCD Peloponnesos 1615 (same dies); Boston MFA 1266 (same dies); Du Chastel 243 (same dies); Shultz 2 (V2/R1 – this example unrecorded). Very rare. A magnificent, sharply struck coin of great freshness and beauty, one of the finest known examples. Very minor deposits on the reverse, otherwise, good extremely fine. Purchased privately from the BCD Collection in 2005. Triton XV, Lot: 1013. Estimate $300000. Sold for $300000. The stater coinage of Pheneos was very small: it was struck from only three obverse and seven reverse dies. This means the actual output was probably fairly limited, especially since the first obverse die almost immediately broke and was destroyed. These coins were surely designed to pay mercenaries: the years around 360 were dangerous ones in Greece and there was a considerable amount of fighting going on. The fact that such beautiful coins were made for such a reason may seem surprising, after all soldiers could be paid just in bullion, but it once again shows that civic pride was a major factor in the way coins were conceived and designed. Here the head of Demeter is remarkably elegant, especially given how beautifully struck and sharp it is; as for Hermes and the infant Arkas on the reverse, one immediately thinks of the Hermes of Praxiteles, which was made in c. 343 in nearby Olympia.1 punto
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Il Cudazzo nella sua nuova pubblicazione ha suddiviso le parpagliole di Carlo Il in ben 12 tipologie, la tua dovrebbe essere classificata nel V tipo seguendo questa ultima modifica, coniata sicuramente nella zecca di Torino e con la variante delle legende invertite .. ma continuo a dire che mi piacerebbe poterla studiare maggiormente...1 punto
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Buonasera a tutti, posto le immagini di un sesterzio di Domiziano (34 mm 22.6 gr) passato in asta sul noto sito. Non tanto per il rovescio raro ma bensi' per il ritratto. Personalmente non ricordo di aver visto un Domiziano simile. Gli amanti dei flavi credo apprezzeranno... @FlaviusDomitianus1 punto
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VII Pur non recando esplicitamente la sua firma, questo esemplare presenta strette affinità con le serie 435-6, contrassegnate dalla sigla , e inquadrabili nella seconda fase dell’attività dell’artista – non scevra da influenze siracusane - , segnata dall’espressione quasi “ritrattistica” del volto congiuntamente ad una certa “leziosità nell'ornamentazione delle chiome” (A. Stazio, in EAA, 1958, s.v. Aristoxenos), dalla marcata caratterizzazione dei tipi attraverso monili di pregio che “trasformarono, adeguatamente al sentimento del tempo, la Demeter dea in Demeter donna, e donna metapontina” (F. Di Bello, in Atti Taranto XIII-1973, 293), “personificazione della nuova realtà sociale” (Di Bello, ibid., 288) in cui, con la fine del pitagorismo, si andavano progressivamente affermando nuovi valori democratici. In questo senso potrebbe essere letta anche l’iscrizione NIKA, che, se non identifica il tipo, potrebbe essere letto come epiclesi di Demetra (e/o Kore), a cui peraltro sembrano rimandare i simboli presenti al R/, specie la melagrana. Suggestivo appare in tal senso il confronto con un busto femminile in terracotta – con ogni probabilità Demetra - rinvenuto a Ferrandina e databile al IV secolo a.C., adorno di collana con pendente a forma di capsula di papavero e con una phiale nella mano s. e una melagrana nella d. (Capano 2017, p. 141, fig. 18). Alla stregua di Hygieia (411), Homonoia (420) e Soteria (449), la divinità è ora qualificata come Nika, vincitrice, attributo che peraltro aveva già fatto la sua comparsa sulla serie n. 450. Queste riflessioni, se corrette, potrebbero suggerire una rivalutazione cronologica della serie 495 e, conseguentemente, ridurre il divario cronologico sia con il prototipo siracusano sia con la serie terinea (n. 84 Holloway-Jenkins) che di quel prototipo veicolò la diffusione. Ma aiuterebbero anche a capire il motivo per cui, ad essere imitata (539), non fu una serie comune bensì un tipo che (forse) si ispirava ad illustri maestri dell’arte incisoria.1 punto
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Se è questa asta elettronica forse se paghi immediatamente riesci ancora a fare l'importazione via Londra (al 5%). Da Dicembre credo non spediscano più via Londra perché non ci sarebbero i tempi tecnici per la triangolazione atteso che verso fine anno sarà un gran caos in entrata e uscita da UK con probabile paralisi di tutto il sistema doganale per l'entrata in vigore dalla Brexit. Anche nell'ottobre 2019 CNG smise di spedire via Londra per un periodo perché doveva esserci la Brexit, poi quando in extremis arrivò l'accordo per il prolungamento del periodo di transizione ripresero a farlo.1 punto
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Grazie della segnalazione, ho eliminato le foto chiedendo all'utente di postarle, se vuole, nella posizione corretta eliminando il commento incongruo.1 punto
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Concordo al 100% con il tuo ragionamento. Aggiungo che si potrebbe iniziare da tutto quello che c'è negli scantinati e iniziando a vendere i doppi di qualsiasi oggetti per finanziare gli allestimenti adeguati che proponevi, che è poi la prassi che viene seguita all'estero1 punto
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Harlan J. Berk, Ltd. > Buy or Bid Sale 212 Auction date: 9 September 2020 Lot number: 184 Price realized: 250 USD (Approx. 212 EUR) Starting Price: 163 USD Note: Prices do not include buyer's fees. Obv: ANTONINVS - PIVS AVG BRIT Head laureate r. Rx: INDVLG FE - CVNDAE Orbis Terrarum, veiled and towered, seated l. on curule chair, extending r. hand and holding scepter. From the Philip Ashton Collection, ex Berk 132, 14 May 2003, lot 477; ex Marc Melcher Collection, Triton VI, January 2003, lot 1651 (part). This type probably commemorates Caracalla's generosity (Indulgentia) in extending the Roman citizenship to all inhabitants of the Roman empire. Hence the World, towered as on Hadrian's RESTITVTORI ORBIS TERRARVM sestertius, is depicted sitting on the curule chair, symbolic of the consulship, praetorship, and curule aedileship, the highest offices open to Roman citizens.. MS Il catalogatore di Harlan Berk è Curtis Clay, che ritiene che la moneta rappresenti il mondo, seduto sulla sedia curule e che l’indulgenza corrisponda alla generosità di Caracalla nell’estendere la cittadinanza romana. Secondo il curatore dell’asta questa moneta commemora un preciso evento storico e giuridico: nel 212 d.C. Caracalla aveva emanato il famoso editto, la Constitutio Antoniniana, che attribuiva la cittadinanza romana a tutti gli abitanti liberi dell’Impero. Tale concessione realizzava, o meglio riconosceva sul piano giuridico, una situazione di uguaglianza e unificazione dei vari abitanti dell’Impero, che nei fatti secondo alcuni già esisteva, tanto che Dione Cassio la considerava una semplice misura fiscale, posto che aveva l’unico effetto di far pagare a tutti gli abitanti dell’Impero la tassa di successione che pagavano i Romani. Tale opinione, ripresa da storici come il Kovaliov (Storia di Roma, II, pag. 162), tralascia di considerare che per il diritto romano ben diversa era la situazione giuridica dei cittadini romani rispetto agli stranieri (detti peregrini, cui non si applicava il ius civile, ma solo il ius gentium). In realtà l’effetto più significativo della riforma (oltre al fatto che le colonie vennero assimilate ai municipi) fu che il diritto romano divenne applicabile in ogni luogo dell’impero. Se veramente il denario in esame commemorasse l’Editto di Caracalla avremmo, allora, una moneta di notevole importanza per gli storici del diritto romano. Tuttavia, a fronte di tale affascinante ipotesi, vi sarebbero due obiezioni. Innanzitutto l’Editto antoniniano è del 212 d.C., mentre il denario in questione viene datato al 211 d.C. (Sear 6805). Inoltre l’Indulgentia appare spesso sul rovescio delle monete romane: con ben altri significati era usata da Adriano, Antonio Pio, Settimio Severo e in seguito da Elagabalo, Gallieno, Postumo. Si deve, poi, considerare che il messaggio propagandato dalla moneta doveva essere chiaramente compreso, anche da chi non sapeva leggere, dovendo avere un’efficacia diretta per raggiungere lo scopo prefisso; non pare che un evento tanto importante come la Constitutio Antoniniana dovesse essere rappresentato in modo criptico. Voi che ne pensate?1 punto
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Avete già detto tutto del resto era chiaro fin dal principio che si trattava di una riproduzione, una differenza di 2,40 grammi era impossibile per una moneta autentica. Sul fatto che sia argento non mi pronuncio, anche se, con questa differenza di peso, mi sembra improbabile che sia argento "buono", cioè argento .900, forse un po' ce n'è, ma per saperlo bisognerebbe farla analizzare, e non credo ne valga la pena. Anche se, nel caso specifico, si tratta di una moneta non particolarmente rara (tiratura 2.549.000 esemplari, valore inferiore ai 200 dollari in questa conservazione) i Trade sono comunque monete non facili da trovare da noi, e quando capitano bisogna andarci coi piedi di piombo, spero che tuo padre non l'abbia pagata una cifra esagerata. petronius1 punto
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Credo anche io si tratti di una moneta in argento. Non mi sembra in Alpacca come i vari falsi più comuni ed è quindi più difficilmente identificabile da coloro che non conoscono bene le caratteristiche della moneta e valutano principalmente se il metallo con cui è coniata è argento o meno (come me ad esempio)1 punto
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Mi pare che nessuno ha minimamente pensato ad responsabilità della casa d'aste. Ci mancherebbe.......qui si sta descrivendo che non la NAC , ma vari collezionisti e studiosi, che hanno potuto vedere la moneta e addirittura pubblicata in un libro. Non pensi che fare un pò di chiarezza, giovi a chi come @coinzh, ha dovuto passare mesi, o anni , a frustarsi . Visto che la moneta l'aveva acquistato perché gli piaceva. Qui non è in causa la NAC che puntualmente ha rimborsato e ritirato la moneta. Con la NAC ..... si sa che si può dormire sonni tranquilli. Certamente sono cose che possono succedere. a qualsiasi società. D'altronde resta sempre il famoso motto del grande Roberto.......Il più bravo e , quello che sbaglia meno"1 punto
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