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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 10/01/20 in tutte le aree
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Mostrandovi questa mia moneta di recentissimo acquisto (di cui vi chiedo un parere o un commento) recante al rovescio "Victoria Germ" con la Vittoria che schiaccia la piccola Germania, vorrei provare a ricordare con voi una gloriosa storia non troppo conosciuta e poco considerata che questo denario ci fa rivivere: quella della battaglia di Harzhorn. Dopo la famosissima disfatta di Teutoburgo del 9 d.C. occasioni in cui, ricordiamolo, i romani vennero sconfitti da una coalizione di truppe germaniche guidate dal condottiero Arminio, per moltissimo tempo si pensò che l'esercito romano non si spinse più oltre il confine del Reno, rinunciando ad ogni tentativo di conquista della Germania. Oggi sappiamo per certo che così non fu. E ciò lo sappiamo solo da poco, anzi da pochissimo, precisamente dal 2008, anno in cui degli archeologi dilettanti, in cerca di reperti medievali, ad Harzorn nel cuore della Germania, scovarono e dissotterrarono oggetti ben più antichi: dei reperti romani. Avvisarono subito l'autorità competente ed iniziò uno scavo più approfondito e peofessionale. Furono trovate armi appartenenti sia a tribù barbariche che ai romani. Era accaduta una battaglia, non c'erano dubbi su questo. La tribù germanica aveva provato a cogliere alla sprovvista la Legio IV Felix, un po' come a Teutoburgo, ma, in questo caso, la legione romana fu superiore e stravinse grazie a mezzi superiori (in particolare grazie allo scorpione e alla cheiroballistra) e ad una tattica fine e ben organizzata. Si poté capire, grazie alle monete ritrovate, che l'imperatore poteva essere o Alessandro Severo o Massimino il Trace, ma non vi erano tracce ufficiali di una campagna di Alessandro in Germania. La cosa più probabile (anche se ancora discussa) è che la criticatissima e non ascoltata Historia Augusta avesse ragione: l'imperatore che si spinse tanto dentro, nel cuore della Germania, era probabilmente Massimino, al comando dal 235 d.C, il quale oltrepassò di oltre 300 miglia il limes per avviare una serie di spedizioni contro gli Alemanni. Gli storici non vollero credere a questa ricostruzione in quanto sembrava non soltanto improbabile, ma anche incredibile, e, per questo motivo, ne ridussero notevolmente sia il peso storico che il peso politico, dando per buono che Massimino avesse fatto delle piccole campagnette al confine, senza spingersi tanto a fondo. Si sbagliavano, e, grazie a questa formidabile scoperta sappiamo, invece, che quelle 300 miglia dal limes furono percorse davvero, ed i dati non furono esagerati come si era fino a qualche tempo fa creduto. Successivamente, dopo svariate vittorie, Massimino fece coniare questa moneta (ed altre) per celebrare questa e tante, tante altre battaglie ancora da scoprire, immerse nella terra della storia. Se ho fatto qualche errore, correggetemi, ne sarò solo felice. Scusate se vi ho annoiati e grazie se avete apprezzato. Saluti.6 punti
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Buonasera a tutti, per le più belle delle nostre Collezioni, mi onoro di farvi vedere questo gruppetto di rame rosso per Ferdinando II. 2 Tornesi 1843 2 Tornesi 1858 Tornese 1839 Tornese 1858 Mezzo Tornese 18385 punti
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Il maiale era considerato un'animale molto importante per gli Etruschi. Nella mitologia il maiale rappresentava una bestia monda e innocente attraverso la quale gli dei mandavano messaggi agli uomini, come nel caso dei sacerdoti etruschi che anche con il fegato di porco praticavano la scienza aruspicina, ossia la previsione del futuro (oltre che con quello di pecore e capre). Anche la tradizione latina del grasso di maiale (la sugna che è anche simbolo di fertilità) con il quale si ungevano gli stipiti della porta di una nuova casa per assicurarsi fortuna e fecondità, è un'eredità etrusca. Diversi autori lasciano testimonianze dell'importanza occupata da questo animale nella società come Virgilio che celebra il maiale con l'episodio della bianca scrofa che indica ad Enea il luogo dove sbarcare o Plinio, che scrive sulle periodiche spedizioni dall'Etruria verso Roma di 20.000 porci (molto apprezzati dai cittadini dell'Urbe come testimoniato dalle ricette di Apicio e dal Satyricon di Petronio, dove si narrano delle fastose cene a casa di Trimalcione nelle quali veniva servito anche il piatto prelibato del “PORCUS TROJANUS”, che consisteva in un maialetto ripieno di uccelletti, verdure, salse varie e formaggio fuso). A conferma di tale importanza abbiamo infatti nel territorio aretino e limitrofi conserviamo molte statuette etrusche bronzee ex-voto che dovevano propiziare vari benefici, come potenza sessuale, fertilità, salute, ricchezza e altro. LanguageW Per non parlare delle purtroppo rare testimonianze numismatiche , in primis la tridracma di Populonia: Etruria, Populonia AR Tridrachm. 5th century BC. Boar stepping to right on rocky ground; dotted border around / Blank. EC I, 2.8 (this coin): HN Italy 112; Sambon 19. 16.56g, 28mm. Good Very Fine; minor porosity on edge. Extremely Rare; one of only eight known specimens, of which all but two are in museum collections (London, New York [2], Florence, Paris, Vatican), and possibly the finest of all. This coin published in I. Vecchi, Etruscan Coinage, 2012; From the Long Valley River Collection; Ex collection of a Swiss Etruscologist, Roma Numismatics Ltd., Auction XVI, 26 September 2018, lot 5; Ex VCV Collection, Roma Numismatics Ltd., Auction X, 27 September 2015, lot 10. The earliest struck silver Etruscan tridrachms (as well as didrachms and drachms) seem to be those of Populonia and Vulci, and are attributed to the 5th century BC. They seem to be struck on the 'Chalkidian' silver drachm standard of nominally about 5.8g, a model provided by Etruria's nearest Greek neighbour, Cumae in circa 475-470 BC. This weight standard is also found at other Greek cities important to Etruscan seaborne commerce in the early 5th century such as Himera, Naxos and Zankle-Messana. The coins, of which this type is certainly no exception, are of Greek style with an Etruscan flavour and display a predilection for apotropaic (demon-dispelling) images of exotic animals and monsters.3 punti
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Grazie mille Hirpini! Credo che una moneta, privata della sua storia, sia un oggetto senza senso e senza fine, un mero pezzo d'argento, di bronzo o d'oro. Per questo motivo non capisco chi colleziona pezzi, anche di un certo pregio, ma che poi non ne sa nulla (o quasi nulla) del contesto in cui quella moneta navigava. È come se un marinaio non conoscesse i colori del mare. Penso addirittura che quelle monete, così "utilizzate" siano sprecate. Poi ovviamente per carità, ognuno ha le sue ragioni per collezionare, ed io non sono nessuno per giudicare. Sentire che tu hai acquisito qualcosa da me è per me un onore.3 punti
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Affiancherei @ARES III al rarissimo tridrammo etrusco, un secondo 'boar' dall'estremamente raro statere incuso di mani greche con leggenda PAL _ MOL . Relativamente ai sacerdoti etruschi che hai menzionato, aggiungerei, da 'Monete Etrusche' di F. Catalli, l'attraente esemplare della serie fusa con testa di augure e strumenti sacrificali .2 punti
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@Nummus non c'è chiaramente nessun intento pubblicitario nella richiesta di @[email protected] così come non è vietato citare aziende che producono album e accessori per il collezionismo, in caso contrario sarebbe di fatto impossibile anche parlare dell'argomento. Se un utente chiede consigli su quale tipo di album acquistare, come si fa a darglieli senza dirgli anche chi li produce? Dove li va a cercare? petronius2 punti
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Buonasera a tutti, per Una Napoletana al giorno, ho scelto uno dei miei 5 Tornesi Ferdinando Il Millesimo 1857. Come nota storica per il millesimo proposto e spunto di riflessione e approfondimento, propongo la figura di Carlo Pisacane. Carlo Pisacane, duca di San Giovanni (Napoli, 22 agosto 1818 – Sanza, 2 luglio 1857), è stato un rivoluzionario e patriota italiano, di ideologia socialista libertaria e di orientamento federalista d'impronta proudhoniana.Partecipò attivamente all'impresa della Repubblica Romana, assieme a Giuseppe Mazzini, Goffredo Mameli e Giuseppe Garibaldi, ma rimase particolarmente celebre per aver guidato il fallimentare tentativo di rivolta nel Regno delle Due Sicilie, che ebbe inizio con lo sbarco a Sapri e che fu represso nel sangue a Sanza, ambedue nel salernitano. Saluti Alberto2 punti
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I maiali fino alla metà del secolo scorso avevano un'importanza basilare per quanto riguarda l'economia domestica, erano una vera e propria assicurazione sul futuro più prossimo. Senza parlare degli insaccati che già i romani e forse ancor prima gli etruschi producevano per conservare la carne suina a medio termine. Interessante notare che i suini in genere non hanno mai avuto un'accezione negativa in occidente e anche quando dall'Oriente è arrivata l'iconografia suino-demoniaca la percezione positiva del maiale da parte del popolo non è cambiata. Emblematica è la vicenda di S. Antonio Abate, Santo mediorientale, fu oggetto delle tentazioni diaboliche di Satana, raffigurato, appunto secondo la mentalità del mediterraneo orientale, come un maiale. La sua iconografia giunta in occidente fu travisata dalla gente comune che lo associo' al Santo protettore degli animali , " Sant'Antoni d'i 'nimal " appunto, dove "nimal" ha anche significato di "maiale"2 punti
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Per chi fosse interessato a qualche informazione storica su questo vorace e succulento animale: La storia del maiale e dell’avventura affianco all’uomo inizia in un’epoca remota quale la “rivoluzione neolitica” caratterizzata dal deciso e repentino cambiamento da parte di alcune popolazioni, dalla caccia e dalla raccolta spontanea dei prodotti, ad un sistema di vita più sedentaria basato sull’agricoltura e l’allevamento di quegli animali considerati domestici. Il periodo storico, che si colloca tra il 4500 ed 5000 a. C. in Cina, pone in evidenza il maiale come precursore dell’allevamento rurale addomesticato della preistoria stessa, ma accreditati storici collocano nel territorio che parte dalle coste più orientali del Mediterraneo e passando attraverso la Mesopotamia, raggiunge il golfo Persico. Si è puntualmente verificato che a seguito di scavi, numerosi ritrovamenti di reperti che indicano inequivocabilmente che già nel 3500 a. C. esistevano maiali domestici con marcate e decise caratteristiche morfologiche distinte dagli animali selvatici presenti in questa area, provenienti da selezioni iniziate molto tempo addietro. In Europa e sia in Cina che in India, sono stati trovati resti fossili che risalgono al periodo che inizia dal miocene a terziario superiore. In tempo più recenti, apparentemente!, siamo tra il 2000 ed il 3000 a. C., così pure in Europa, precisamente in Svizzera, si sono trovati fossili nelle palafitte, mentre in Italia, in pieno periodo etrusco, in provincia di Siena a monte Catona, nelle Marche nella grotta del Grano, nella torbiera dl Lonato nel mantovano ed in Sicilia, sono venuti alla luce abbondanti resti fossili che tolgono ogni dubbio del fatto che il maiale fosse allevato. Anche al tempo della XVIII^ e XIX^ dinastia dell’antico Egitto, il maiale è raffigurato come simbolo della siccità, del tifone ed in tutto ciò che era considerato “male”, mentre in alcuni monumenti sepolcrali e sui sarcofagi della XX^ dinastia siti a Gournach, i demoni sono rappresentati come dei maiali domestici. Negli scritti di Erodoto, è riportato che gli egiziani mangiavano carne di suino solo una volta all’anno in corrispondenza del plenilunio che coincideva con le feste di Osiride ed Iside, dopo averne bruciato coda, milza ed il grasso del ventre. Ai guardiani dei porci erano assolutamente vietati i luoghi sacri. Il popolo però, ne faceva ugualmente utilizzo, in quanto si sono trovate ossa nel delta del Nilo e persino sotto gli obelischi di Elaiopoli. I vari popoli del medio oriente, ne avevano un rapporto alquanto contradditorio: gli arabi ne disprezzano la carne, gli ebrei lo consideravano un animale immondo, mentre assiri e babilonesi lo tenevano in gran conto. I primi nuclei di pastori ed agricoltori sono comparsi nella zona della Mesopotamia, circa 10.000 anni fa, diffondendosi successivamente il tutto il territorio circostante per giungere fino all’Europa. A causa dell’elevata salinità dei terreni, la produzione dei cereali, in quanto principale fonte di cibo per la specie umana e l’allevamento dei suini, si ridusse gradualmente d’importanza anche a causa del fatto che il maiale si presta meno agli spostamenti rispetto a capre e pecore, rendendo difficili i trasferimenti da un bosco all’altro alla ricerca di cibo sulle lunghe distanze. Ne conseguì che nella zona mediorientale si sviluppò maggiormente l’allevamento ovino-caprino, mentre quello relativo al maiale si intensificò sempre più nell’Europa centro-settentrionale dove prosperavano immense foreste e succulenti querce! Dalla Mesopotamia l’allevamento del maiale anche in Italia, dove la presenza e l’abbondanza del suino è testimoniata dai numerosi reperti storici riportati nel trattato “Gli animali da mensa” di Giovenale in quanto riferisce che ogni anno ne venivano spediti dall’Etruria a Roma non meno di 20.000 per trasformarli in prosciutti che erano la base dell’alimentazione di facchini, gladiatori e dei soldati delle legioni. Nel mondo classico il maiale ha diversi significati sia religiosi che metaforici: nella Grecia antica il maiale veniva sacrificato ed offerto a Demetria, dea della fertilità, ma contemporaneamente era utilizzato come metafora di una persona molto ottusa, con scarsa sensibilità ed alquanto presuntuosa, poichè pretendeva di insegnare a chi era molto più esperto e saggio di lui come si deduce dall’espressione “ … che il maiale insegna ad Atena”, la dea patrona di tutte le arti. Anche Omero, nei suoi capolavori dell’Iliade e dell’Odissea, riporta numerosi riferimenti sui maiali: durante il decennale assedio a Troia, Tiresia consiglia ad Ulisse di sacrificare a Nettuno in quanto considerato avverso alla guerra, un verro, un montone ed un toro. La maga circe trasforma i compagni di Ulisse in maiali e quando finalmente arriva ad Itaca dopo oltre venti anni di allontanamento, la prima persona che incontra è Eumeo, il guardiano dei porci. Durante i giochi Olimpici, i lottatori giuravano a Zeus su un maiale sacrificato. I cretesi ritenevano il maiale un animale divino, in quanto la tradizione riportava che avesse allattato Giove. Scacciato da Laomedonte, Polidoro, re dei frigi, si ritirò sull’isola di Tenedo e grazie alle sue costante preghiere, le formiche si trasformarono in maiali. Anche nella bibbia si ritrovano varie annotazioni riferite al maiale: “Il porco ha fesso lo zoccolo, ma non rumina. Non mangiate del porco le carni, perché è immondo”. Grazie a tale proibizione, il popolo d’Israele evitò per anni il diffondersi di trichina e tenia, malattie parassitarie dovute al maiale, mentre altri popoli dell’epoca ne erano colpiti. Nonostante tutti questi divieti, gli ebrei allevavano il maiale per uso commerciale, in quanto in Giudea vi erano numerosi e notevoli allevamenti di suini in greggi, come citato nella parabola del “figliuol prodigo” del Vangelo. Presso i romani, nelle campagne era sovente praticato il “suovetaurilia”, sacrificio a scopo di purificazione, di un maiale, una pecora ed un toro: i tre animali venivano condotti con una solenne processione al luogo che si doveva purificare e poi uccisi secondo le sacre prescrizioni. Greci, etruschi e romani, che ne apprezzavano le succulenti caratteristiche culinarie, lo ritenevano simbolo di forza. A Roma, nell’arco di Tito, è scolpita la scrofa che con la nidiata era il simbolo delle legioni e così pure fino al tempo di Mario, I° sec. a.C., il verro fu l’emblema di valorose legioni. Anche nell’Eneide di Virgilio, si fanno riferimenti ai suini che sono animali amati dagli dei ed ottimi per sacrifici: inoltre si riporta un fatto straordinario. Quando Enea, in fuga da Troia, sbarcò sul litorale italico, seguì una scrofa bianca con trenta porcellini che gli indicò dove fondare la futura città di Alba Longa. Greci e romani utilizzavano la salagione e l’affumicamento per la conservazione delle carni di maiale. I romani sono i primi ad utilizzare gli insaccati, in quanto dopo aver conquistato la Lucania, trovano un salume chiamato “lucanica” e da allora ne fecero un ingente utilizzo. Lo storico greco Polibio, riferisce che in Maremma le mandrie di suini erano alquanto numerose e frequenti e che i porcari etruschi le guidavano suonando la buccina. I romani erano grandi consumatori di carne di maiale, come è riportato nel trattato di cucina “De Re Coquinaria” di Apicio, in quanto le ricette a base di carne di maiale sono nettamente prevalenti rispetto a quelle di altri animali. Data la gustosità e piacevolezza di queste saporite carni, l’autore suggerisce “… per conservare le cotenne di maiale o di bue e gli zampetti cotti, immergerli fino a coprirli, nella senape fatta con aceto, sale e miele e quando vorrai li potrai usare: rimarrai meravigliato ed estasiato dalla raffinata bontà!” Altri autorevoli scrittori come Columella, Catone e Varrone, descrivono sia le corrette attività da tenere per un ottimale allevamento, le modalità per ottenere e conservare perfettamente le varie tipologie di carni che si hanno dal maiale. Varrone è il primo autore che descrive correttamente l’impasto di un salume, precisamente della salsiccia prodotta in Lucania, appunto la “lucanica”, elencando tutti i termini utilizzati per descrivere il suino: assum - arrosto; botularius - salsicciaio; caro, carnis, totulacum - salame, delici - maialini; farcimuna - insaccato; farticulum - salsicciotto; fartura - insaccamento; fondus - salsiccia insaccata in intestino cieco; insecta - carne tagliuzzata; insicia - salsiccia; nefrendes - animali alquanto magri; offula - bocconcino o piccolo pezzo di polpa di maiale; perna o petasio - prosciutto; porcinarius - salumiere; porculatio - lattonzoli; porculatores - allevatore dei porci; prosicium - frattaglia; suarius - allevatore e commerciante di suini; succina - carne di maiale salata; sueiris - braciola; suila - carne di maiale; ventresca falisca - salsiccia fatta dalle popolazioni dei Fallisci. Plinio il Vecchio, I° sec. d.C., racconta che si conoscevano ben cinquanta differenti modi per preparare le carni del maiale. Anche Petronio, nei racconti delle cene a casa di Trimalcione, si riporta che i romani impazzivano per il piatto prelibato di “PORCUS TROJANUS”. Dopo la caduta del Sacro Romano Impero d’Occidente - 476 d.C. - e la conseguente conquista da parte delle popolazioni straniere, i cosiddetti “barbari” di oltralpe, si verificò una radicale e marcata trasformazione sia nel paesaggio che nell’assetto economico dell’Italia, poichè durante la dominazione romana l’ambiente era prevalentemente agricolo e molto curato sia nell’aspetto produttivo che dell’immagine, per cui sempre più progressivamente l’agricoltura regredisce lasciando spazio ad ampie aree incolte, alle selve, boscaglie ed alle paludi, passando così ad una coltura del tipo silvo-pastorale. Nel periodo medioevale e fino al XVIII° sec. i suini erano allevati erano allevati allo stato brado nei boschi di querce e castagni: purtroppo si trattava di animali magri e dalle lunghe zampe, di pelle scura, rossastra o nera con setole dritte e lunghe sulla schiena. Inoltre, la vita era di 2/3 anni e generalmente non superavano i 70/80 kg. in quanto si nutrivano di ghiande pascolando nei boschi ed accuditi dal porcaro che doveva pagare al proprietario del terreno o del pascolo, generalmente il nobile locale o ad un monaco esattore, “villicus o major” il “ghiandatico”, che in buone annate poteva rendere fino al 10% del branco pascolante. Nell’editto di Rotari del 643 d.C. si riporta che il porcaro valeva più di ogni altro gestore di animali: “… se qualcuno avrà ucciso un porcaro altrui, paghi soldi 50, mentre per quanto riguarda uno dei sottoposti si paghino soldi 25. Per l’uccisione di un pecoraio, capraio o bovaro, si paghino soldi 20 se è il capo”. Anche le foreste erano classificate in base alla destinazione d’uso: legno, allevamento, pascolo o inutilizzata, per se denominata “fructosa” si intendeva quella ricca di querce, in quanto il valore era maggiore tanti più maiali poteva ospitare a pascolo ed ingrassare. Come si è potuto notare, il maiale ha seguito di pari passo tutte, o quasi, le evoluzioni della società umana in quanto ha visto modificare il proprio sistema di vita passando dal pascolo brado all’allevamento confinato all’interno del podere, dove si nutre principalmente di scarti dell’alimentazione umana, e ne consegue che da attivo a completamente inattivo, poiché anche le ghiande gli vengono procurate dal padrone. Dal 1700 in poi, si può definire che l’allevamento è diventato totalmente circoscritto e ne consegue che il maiale cambia il proprio ruolo all’interno della società. Tale cambiamento è dovuto anche in parte al modesto incremento demografico, conseguente alla quasi scomparsa di epidemie come la peste, ed in parte all’impoverimento dei boschi fino ad allora troppo sfruttati, e non solo dall’allevamento allo stato brado del maiale. https://www.tigulliovino.it/dettaglio_articolo.php?idArticolo=109842 punti
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Concordo con Numa. Innanzi tutto distinguerei tra un'asta con riserva e un'asta con "protezione". Nella prima si fissa una soglia minima che impedisce l'aggiudicazione; qui il problema è se la riserva è segreta o meno e se può intervenire successivamente all'inizio dell'asta o, ancora, se può essere modificata in corsa. Con la seconda, il conferente o la casa d'aste rilanciano (se ho ben capito) rispetto a una offerta ritenuta non conveniente, per metterla fuorigioco o per provocare una offerta maggiore. Il tutto dovrebbe essere però ricondotto a quelle che si chiamano trattative precontrattuali durante le quali le parti devono comportarsi secondo buona fede (che nel caso significa "comportamento corretto").. Non lo penso io, lo dice l'art 1337 del codice civile. Non mi è dato comprendere come possa essere considerato un comportamento corretto quello di un conferente o di una casa d'aste che anonimamente rilanciano fittiziamente poiché entrambi non hanno alcuna intenzione di comprare (e il conferente non può certo comprare da se stesso) e lo scopo è quello di far fuori l'offerente o costringerlo (in sostanza) a rilanciare su se stesso. Immaginate che una moneta abbia un valore di mercato di circa 1.000; viene posta in asta con un prezzo base di 500, il primo offerente offre 600, la casa d'aste rilancia a 1.000, il primo offerente non rilancia e non compaiono altri offerenti. Il primo offerente si rende conto che il rilancio è stato fittizio e chiede al giudice di accertare che il contratto si è concluso a 600 offrendo il pagamento dell'importo o, in alternativa, chiede che gli sia riconosciuto il risarcimento del danno (senza corrispondere alcunché) poiché ha perso un guadagno di € 400 (che avrebbe conseguito aggiudicandosi il bene a un prezzo inferiore a quello di mercato). Certo, bisognerebbe leggere i regolamenti d'asta (che poi sono le c.d. condizioni generali di contratto) e vedere cosa dicono sul punto. Vi prego di non confondere la probabile difficoltà della prova: A) della provenienza (conferente, casa d'aste) B) della natura fittizia dell'offerta "in difesa" con la questione di diritto. Vi prego, altresì, di non confondere il prezzo di mercato (tendenziale) con quello (determinato) che avrebbe consentito al primo acquirente di aggiudicarsi la moneta senza gli interventi: una cosa è il prezzo di mercato, altra quello che sulla scorta di meccanismi più o meno complessi le parti decidono liberamente. Facciamo anche l'ipotesi che il primo offerente si incaponisca e dopo l'offerta della casa d'aste o del conferente a € 1.000 rilanci a € 1.100 e si aggiudichi la moneta (ma le domande che seguono valgono, diversamente articolate, anche per il caso della mancata aggiudicazione). Ora le domande sono queste: L'offerta, in quanto fittizia, rappresenta un artificio o un raggiro ai danni del primo offerente ? La casa d'aste ha spuntato un corrispettivo che non avrebbe ottenuto se non fosse intervenuta in difesa ? L'offerta in difesa ha indotto in errore il primo offerente che l'ha ritenuta seria e, pertanto, ha deciso di rilanciare a 1.100 ? Il primo offerente, rilanciando a € 1.100 ha subito un danno in quanto, in mancanza di offerta in difesa, si sarebbe aggiudicato il bene al minor corrispettivo di € 600 ? A Voi le risposte Cordialità2 punti
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Tutti, anche i più esperti, siamo stati dei principianti. E tutti abbiamo avuto persone esperte gentili che ci hanno aiutato e abbiamo trovato persone meno gentili che ci hanno trattato con sufficienza. Ma se la passione è vera si supera qualsiasi ostacolo. Arka Diligite iustitiam2 punti
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Buonasera, vi segnalo questa scoperta. Prove chiare della causa di morte di questo giovane antico soldato romano morto circa 16 secoli fa da qualche parte nella provincia superiore della Mesia, sul territorio dell'attuale Serbia. La sua tomba G-152, fatta di mattoni, è stata trovata nella necropoli orientale di Viminacium, città romana e castrum situata vicino a Kostolac in Serbia, e i resti scheletrici portano prove di morte violenta durante un combattimento avvenuto nel IV secolo d.C. Oltre allo scheletro, non sono stati trovati oggetti legati alla sepoltura o oggetti personali, ma la scoperta importante era una freccia in ferro a tripla lama lunga 5.6 cm, immersa profondamente nell'osso della parte superiore del femore destro. L'analisi antropologica indicava che questo scheletro apparteneva ad un giovane, tra i 24 e i 28 anni, soldato attivo. Segni di stress e tracce di prolungato abbigliamento di armature, cinture e altre attrezzature sono stati trovati in punti chiave dello scheletro, frutto di una pressione a lungo termine dell'attrezzatura sulle ossa e sulla cartilagine. Questo giovane ha subito diversi traumi e lesioni alla testa, alla regione pelvica e altre parti del corpo e alcune di queste ferite sono state fatte da frecce. Una delle frecce era ancora bloccata nel femore destro, quasi 16 secoli dopo. Sulla base del tipo di freccia e dei risultati di altre tombe circostanti, si conclude che quest'uomo è stato ucciso in combattimento a metà del IV secolo d.C. Nel corso del IV secolo d.C. i Sarmati lanciarono dal nord diversi attacchi alla provincia di Moesia Superior che provocarono diverse campagne contro i barbari guidati dall'imperatore Costantino II in persona intorno al 358-359 d.C. Il tempo di questi eventi corrisponde alla datazione della tomba. Viminacium era sita alla frontiera dell'Impero romano, parte del limes del Danubio, capitale della Moesia Superiore e campo base della VII Claudia Legione, esposta pertanto ad attacchi barbari e il giovane soldato della grave G-152 potrebbe essere uno dei caduti romani di questi conflitti. Tratto da "ArcheoSerbia". Testa del femore sinistro, cuspide ferrea penetrata profondamente nell'osso con un andamento sub orizzontale. Ciao Illyricum2 punti
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Le "monetine" italiane contemporanee proof, le devi comprare se ti piacciono, non perchè speri che si apprezzino. Perchè con ogni probabilità, come praticamente tutte le precedenti, perderanno valore.2 punti
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Buona sera a tutti i "lamonetiani". Volevo segnalare il prossimo V^ convegno filatelico-numismatico di Venezia-Mestre nel giorno 17 ottobre p.v. dalle ore 9.00 alle 18.00 nella consueta collocazione del Novotel di Mestre, immediatamente adiacente all'uscita Castellana della Tangenziale di Mestre. Anche quest'anno verrò coadiuvato dal Circolo Numismatico di Padova e dal Circolo Filatelico Numismatico di Noale. Complice lo stravolgimento delle manifestazioni a carattere nazionale a causa dell'emergenza COVID, devo dire che quest'anno il riscontro di interesse è stato più che lusinghiero. Abbiamo lanciato un banner su Cronaca Numismatica ed oggi presentiamo ufficialmente la manifestazione su questo Forum, mentre l'amico Andrea Fusati, segretario del Circolo di Noale, sta effettuando un grosso lavoro conoscitivo in ambito filatelico. Come l'anno scorso abbiniamo una sessione culturale-divulgativa, incentrata sulla numismatica e sulla cartamoneta, che si terrà nella Sala Firenze e gestita dal "quasi" (gli mancano pochi esami) Dott. Andrea Melchioretto, con 4 memorie che vanno dalla monetazione greca, alla monetazione romana e veneziana di cui darò evidenza separata. Avvisiamo fin da subito che vi sarà da sottostare ad un protocollo richiesto dall'hotel e che richiede: 1) misurazione della temperatura all'ingresso; 2) rilascio dei dati anagrafici (nome, cognome e numero di telefono); 3) dotazione personale di mascherina (TASSATIVA!!!); 4) percorsi prestabiliti; 5) divieto di assembramenti. Chi ha presenziato ai convegni recenti a partire da Riccione (e nell'ultimo fine settimana anche Capua, dove ho partecipato, lo ha sottolineato), ha potuto verificare come queste regole sono ormai richieste rigorosamente da ogni Comune. Sono sicuro che le presenze cresceranno, come si percepisce dai rumors, volendo dare una spinta importante ad una sede come Venezia, città unica ed affascinante che anche numismaticamente riveste un'importanza storica, economica ed iconografica sua caratteristica. Allego a tal proposito locandina dell'evento. La lista dei partecipanti la redigerò poco prima, comunque contiamo di arrivare al limite fisico dei locali. Buona serata a tutti e a disposizione per approfondimenti. Stefano Palma (alias Sivis)1 punto
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Carissimi amici e appassionati delle medaglie partenopee, quest'oggi sono lieto di mostrarvi l'ultima arrivata nella mia piccola collezione, direttamente proveniente dell'asta Nomisma appena conclusasi. Per chi non la conoscesse, si tratta di un esemplare alquanto "raretto" (R3-R4, a seconda del catalogo di riferimento). Fu coniata da Filippo Rega per ordine di Sua Maestà Gioacchino Murat come premio per le alunne più meritevoli dell'Istituto Salesiano. Di questa medaglia esistono tre "varianti": in bronzo (la più comune, pur trattandosi comunque di un R2), in argento e in oro (estremamente rara/praticamente introvabile). Purtroppo, non sappiamo esattamente quante di queste medaglie furono coniate (né in totale, né nei rispettivi metalli). Fatto sta che, basandoci sullo storico delle aste numismatiche, possiamo affermare con relativa sicurezza che non ne siano giunte tantissime ai giorni nostri... Facendo una breve descrizione, al dritto troviamo un bel ritratto riccioluto del Re rivolto a destra con la legenda GIOVACHINO NAPOLEONE RE DELLE DUE SICILIE. Da notare il particolare della firma a carattere calligrafico sotto al collo del sovrano, in quanto si tratta dell'unica medaglia di Murat firmata dal Rega. Al rovescio, invece, possiamo apprezzare una musa seduta con una cetra nella destra ed un usignolo poggiato sulla mano sinistra. Sicuramente si tratta di un'esecuzione di grande eleganza e dal forte carattere neoclassico. A contornare il tutto, troviamo la legenda: in circolare ISTITUTO SALESIANO e in basso PREMIO DELLE ALUNNE FEBBRAJO 1812. La patina, unita alle mie non eccelse doti fotografiche, non permette di apprezzare pienamente quest'ultima parte della scritta... Questa medaglia, come spesso accade per quanto riguarda la zecca di Napoli, soffre di alcuni difetti di conio più o meno vistosi. Il più importante è sicuramente al rovescio, a livello del braccio su cui si poggia il grazioso uccellino. Qui, infatti, possiamo osservare una frattura alquanto estesa e ramificata. Ciononostante, l'esemplare in mio possesso può comunque ritenersi "fortunato" (probabilmente è stato uno dei primi ad essere coniato), in quanto spesso e volentieri tale frattura è accompagnata da un esubero di metallo che, a mio avviso, va a rovinare un po' l'estetica del rovescio. Volendo ci sarebbe ancora altro da aggiungere ma, almeno per il momento, non vorrei tediarvi ulteriormente. Perciò, bando alle ciance ed ecco a voi la tanto attesa new entry!1 punto
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Signori buongiorno. Oggi voglio sottoporvi questa moneta (un 2 Lire 1882 di Umbero I) e chiedervi se, cortesemente, volete darmi le vostre impressioni. Ringrazio anticipatamente chi vorrà dire la sua.1 punto
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Passerà verso fine mese in asta LEU.Num. 6 al lotto 29, un interessante, raro esemplare di didrammo degli Osci di Teanum Sidicinum : curioso al rovescio, il cocchio guidato da Nike, che ha un tiro a 3 cavalli .1 punto
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Mi viene in mente il maialino sacrificato dalla lega sannita per la guerra contro i romani.1 punto
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Per iniziare: IL SESINO VENEZIANO UNA MONETA COMPLESSA “mori magis quam vivere” Il Cinquecento a Venezia può essere considerato come il secolo della svolta sociale. L'esercizio dell'attività mercantile perde il suo fascino per la classe nobile ed in pari tempo la propria funzione di sorgente principale, se non unica, della proverbiale e invidiata ricchezza della Serenissima. Non che vengano a mancare i mercanti, ma quelli che si incontrano nel corso del secolo sono sempre meno spesso patrizi e le grandi dinastie si assottigliano via via fino a scomparire. Questi appartengono talvolta alla “nobiltà del popolo”, ma molti non sono nemmeno veneziani ed acquisiscono la cittadinanza grazie alla loro attività. Nei primi anni del Cinquecento anche se si registrano successi mercantili, si arriva al punto tale che un diarista come Girolamo Priuli,1 lamenta come siano sempre meno i giovani nobili che affrontino le vie rischiose e difficili del commercio marittimo, un tempo cuore pulsante della vita veneziana. “Li nobili et citadini veneti inrichiti volevano triumfare” dedicandosi ad investire in proprietà nei nuovi possedimenti in terraferma “et facevano palagi et spendevano denari assai” vivendo delle poco rischiose rendite agricole e abbandonando la navigazione. E' inevitabile che il passaggio dall'attività commerciale a posizioni di rendita metta in crisi la stabilità dei vecchi equilibri mentali. Nasce quindi un nuovo sistema di valori, nel quale si ritrovano molti accenti tipici del feudalesimo. Presso il patriziato il commercio cade sempre più in discredito e la pratica del commercio finisce per diventare prerogativa della classe dei cittadini, tanto più che l'evoluzione in atto negli scambi internazionali richiede un esercizio professionale e in forma specializzata.2 Proprio all'inizio del secolo è decisiva la battaglia di Agnadello (1509)3 dove l'inattesa e dolorosa sconfitta militare veneziana segna un evento chiave per la storia di Venezia e del Veneto. La Venezia dei primi anni del 500, che si dibatte tra guerre e tregue, che cerca di riassestarsi nei suoi ordinamenti e nelle sue finanze, che aspira alla pace senza rinunciare del tutto alla possibilità di conquiste, che conosce problemi per lei quasi sconosciuti come gravissime carestie e il sussulto di disordini sociali, la Venezia dove si avverte la necessità di adattarsi a una realtà nuova, è nel contempo una città percorsa da inquietudine culturale e spirituale. Tutto sta' mutando. 1 Girolamo Priuli e i suoi Diari (Arch. Ven., XXII, p. I, Venezia 1881) 2Tucci Ugo “Mercanti, navi, monete nel Cinquecento veneziano” pag. 40 3 La battaglia di Agnadello, chiamata anche battaglia della Ghiaradadda (Gera d'Adda), fu combattuta il 14 maggio 1509 nel quadro della guerra tra le forze della Lega di Cambrai (costituitasi cinque mesi prima) e la Repubblica di Venezia, che dovette soccombere alle forze francesi di Luigi XII. Il patto della Lega di Cambrai, lungamente preparato, venne sottoscritto in gran segreto alla fine del 1508. Esso si componeva di due parti: una palese e l'altra occulta, che riuniva numerose potenze europee contro la Serenissima, che al momento si trovava al culmine della propria potenza con possedimenti italiani di terraferma che arrivavano a ridosso di Milano, territori in Romagna, nelle Marche e persino in Puglia.1 punto
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Ci sarebbe molto da dire e se qualcuno...finisse il suo intervento si potrebbe avere finalmente un definitivo quadro...vero amico mio?1 punto
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Bene, come promesso vi svelo il segreto di questa moneta. Probabilmente SI TRATTA DI UN FALSO. Dal solito volume dell'Attardi "PROVE-VARIANTI-ERRORI-FALSI-NELLE MONETE DEI SAVOIA" (Vol.I, Tevere Editore) che qui vi riporto Potete leggere l'insidiosità di questi esemplari che possono essere rivelati solo dal contorno. Il libro non lo specifica, ma mi sembra di poter dedurre che siano in Ag e che non differiscano nel peso dagli originali. Non viene specificato se si tratta di falsi coevi (o comunque, d'epoca del Regno) o di più recente produzione anche se le immagini mostrano monete in FDC o quasi. L'esemplare che vi ho postato è in mio possesso da circa poco più di 40 anni e sembra parecchio circolato, quindi - se non siamo in presenza di un ulteriore artefatto - sembrerebbe d'epoca. Per chi ha focalizzato la propria attenzione sulla patina, dico subito che la moneta è stata, tempo addietro, pulita col solito liquido per tondelli d'argento, ma che - prima di fotografarla - è stata immersa in candeggina per qualche decina di secondi per mettere in risalto quello che resta dei rilievi al fine di esaltarli nella foto. Ed eccovi un confronto fra i contorni dell'esemplare falso con una moneta autentica: In conclusione, l'esemplare autentico utilizzato che - come potete vedere - presenta soprattutto al D/ una "bella" decentratura:1 punto
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@Adelchi66 aggiungo qualche immagine di Sant'Antonio. In una si intravede anche una cinta senese, razza Toscana molto antica.1 punto
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@Pablos hai perfettamente ragione circa lo svilimento di una numismatica come raccolta di monete trascurate o ignorate nella loro valenza storica. Per quanto mi riguarda, il sapere è sconfinato e imparare è sempre qualcosa di piacevole oltre che necessario.1 punto
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Mi dichiaro colpevole, Vostro Onore! ?? A parte gli scherzi, devo ammettere che Murat è il mio preferito tra i napoleonidi, sia per la bellezza estetica delle sue monete (o medaglie, in questo caso) sia perché, come Napoleone, è partito dal basso e si è costruito la carriera con le proprie forze. Insomma, un classico esempio di self-made man, a differenza dei fratelli Bonaparte che, indubbiamente, hanno beneficiato della posizione del buon Napoleone per scalare rapidamente le gerarchie (ovviamente, con l’eccezione di Luciano).1 punto
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Precisazione puntale e giusta; in fin dei conti è corretto porsi il problema di dove e come si spendono i soldi, ed è anche giusto pensare se questi soldi spesi, potranno essere recuperati in un futuro, e qui vorrei contraddire il pensiero di @Scudo1901, dove il realizzo futuro di una collezione, non necessariamente è finalizzato alla speculazione o all'eventuale guadagno, ma semplicemente per esempio un cambio di tematica. Quanti di noi hanno cominciato con Repubblica/Vaticano/San Marino, per approdare dopo studio ed anni ad altre monetazioni sicuramente più interessanti sotto il profilo storico/numismatico? Giusto quindi farsi delle domande se potrò in futuro recuperare almeno lo speso. E qui rispondo a @Matte_suz, le proof sono molto belle ed attraenti sotto il profilo artistico, però sarà molto difficile poter recuperare lo speso, come ugualmente sia difficile per le serie FDC, la collezione di monete "modernissime" ( XXI secolo) ben difficilmente potranno avere una rivalutazione, e sicuramente sarà arduo anche recuperare il costo. Detto ciò ognuno è libero di spendere bene o male i propri soldi, l'importante è avere ben chiara la situazione. saluti TIBERIVS1 punto
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Mario Ratto, asta di Monete di zecche italiane medioevali e moderne, parte II.1 punto
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Ciao Lorenzo Con questa ho terminato la serie dei 2 denari di Carlo Emanuele III del II periodo, anzi.. siccome ho il dubbio che esistano il 1743 ed il 1747, potrei dire che ho terminato i due denari di Carlo Emanuele III. ...poi c'è sempre da migliorare la conservazione, questo sì, ma ti assicuro che sono soddisfazioni, anni anni ed anni di ricerche per creare un insieme!1 punto
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si di solito tutti riprendono e copiano il medesimo comunicato stampa1 punto
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Ciao a tutti volevo condividere con voi l ultimo arrivato ! bassa conservazione ma sempre un R3 personalmente ne ho visti pochi e ho deciso di metterlo in collezione nonostante la qualità medio bassa . lo aggiungo al 31 e al 35.. ora sotto con gli altri ( eccezione dell’ impossibile 39 ?) che conservazione gli possiamo attribuire? a mio parere D/ qmb R/ Mb che ne dite?1 punto
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Entrambe le risposte sono giuste. Quella di nikita è la più, diciamo così, realistica. Buona notte apollonia1 punto
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Mi pare di capir che oltre l ' estetica,il colpo d'occhio,non abbiamo dati per attribuirle l'aggettivo "fasulla"?1 punto
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La somma 1/2+1/4+1/6 vale 11/12, ovvero è minore di 1 per 1/12. Il padre ha lasciato 6 sterline al primogenito, 3 al secondogenito e 2 al terzogenito.1 punto
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La testa di qualcuno o di qualcosa dovrebbe essere questa che si intravede a fatica profilo rivolto a sinistra, ma non mi ricorda nulla…. Napoleone?1 punto
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Bronzo di Augusto che raffigura sul rovescio il tempio di Marte Ultore con l’insegna al centro. Il tempio è stato dedicato al dio romano Marte "vendicatore” da Augusto per mantenere la promessa come voto prima della battaglia di Filippi.1 punto
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Ciao e benvenuto, Parlando di monete modernissime, 21° secolo per intenderci, ho questo pensiero: le monete proof sono molto belle e senza dubbio mettono in evidenza nel modo migliore la rappresentazione sul tondello. Se le collezioni perché ti piacciono allora fai bene ma se le prendi solo perché pensi che in futuro possano acquistare valore, be, se non in qualche rarissimo caso ci vorrebbe la sfera di cristallo per saperlo, l'esperienza però mi dice che solitamente sono le monete cosiddette normali coniate per la circolazione che, se in perfetto stato di zecca, un interesse particolare per quella moneta, la bassa tiratura o per qualche errore o variante si rivalutano nel tempo. Saluti1 punto
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Ringrazio @Sirlad e @doppiopunto per i piacevoli commenti e, ovviamente, anche tutti coloro che hanno lasciato il "cuoricino". Prima di proseguire in discorsi di carattere più squisitamente "numismatico", avrei voglia di raccontarvi un piccolo aneddoto riguardante proprio questa medaglia. Come molti di voi già sapranno, questo esemplare era stato battuto poco più di un anno fa, in quella che fu la celebre "asta straordinaria" di medaglie napoleoniche organizzata da NAC/Varesi. Per chi se la ricorda, l'appellativo "straordinaria" attribuitele non era affatto iperbolico. Si trattava, infatti, di una collezione ricchissima di pezzi dall'elevato valore economico e numismatico, tanto rari quanto ricercati per stato di conservazione. In questo tripudio più unico che raro di eccellenti medaglie, ricordo che rimasi particolarmente colpito da due medaglie in argento napoletane: una è quella che fa da immagine profilo al mio account; l'altra, invece, era proprio il premio alle alunne dell'Istituto Salesiano. La mia volontà era quella di riuscire a portarmi a casa almeno una delle due. Così decisi di partecipare telefonicamente all'asta. La prima ad essere battuta fu, ovviamente, (per ordine cronologico) l'omaggio di Francesco Daniele. Arrivato alla soglia della mia offerta massima, riuscii faticosamente ad aggiudicarmela. L'altra, invece, la lasciai andare via senza nemmeno fare un'offerta, soprattutto perché avevo già speso una somma ingente per la precedente. Trattenuto, dunque, da un impeto di coscienza nel non spendere troppi soldi in un'unica volta, dovetti salutare a malincuore e con non pochi rimpianti la tanto amata medaglia murattiana. Quando la rividi nel catalogo di Nomisma 62, fu per me una vera sorpresa. Non mi sarei mai aspettato che tornasse all'asta dopo così poco tempo (anche se, ormai, sta diventando un po' una consuetudine nel mondo delle aste...). Stavolta ero veramente determinato a non lasciarmela scappare di nuovo e, alla fine, ci sono riuscito. Avere ora entrambe le medaglie (di nuovo unite) nella mia collezione, è per me un'emozione indescrivibile.1 punto
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SANTUARIO DELLA BEATA VERGINE DEL MONTE ALTINO VALL'ALTA (BERGAMO) VALLE SERIANA La medaglia raffigura il miracolo avvenuto nel 1496, il carbonaio Quinto Foglia con i suoi due figli tagliava piante per produrre il carbone da vendere, la giornata era molto calda, i suoi figli si lamentavano per la sete, essendo lontano dal fiume Serio affidò una preghiera alla Madonna, fu premiato dall'apparizione della Vergine che gli ordinò di colpire col suo falcetto una roccia, e da quel punto iniziò a sgorgare acqua fresca che dissetò i suoi figli e che continua a sgorgare.1 punto
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Aggiorno questa vecchia discussione perché finalmente, dopo decenni di attesa, sono riuscito a rintracciare anche io un due denari di Carlo Emanuele III del 1768. In tanti anni l'unico che sono riuscito a vedere è proprio quello di questa discussione del mio amico @alainrib. Il "buco" nella mia collezione tipologica di questa piccola monetina mi pesava, ma nonostante le centinaia e centinaia di 2 denari che mi sono passate per le mani o che ho avuto la possibilità di visionare in questi anni questa data non saltava fuori! Come già detto questo millesimo è notevolmente più raro di quello indicato sui vari libri del settore, ma non pensavo fosse così difficile vederne uno! Non vi dico quindi la gioia quando ho avuto la possibilità di rintracciarne uno e portarlo a casa! Ora il buco è chiuso, mi posso dedicare alla ricerca di altre date difficili...1 punto
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- TAGLIO : 2 commemorativo - STATO : Stato Della Città del Vaticano - ANNO : 2020 - Data di Emissione : 23 giugno - Scultore : Gabriella Titotto - Incisore : Maria Angela Cassol - TEMA : 100° Anniversario della nascita di papa (San) Giovanni Paolo II - Tiratura : 74.000.000 (Circolanti: 0 / Folder FDC : 65.000 / Cofanetto FS : 9.000 ) - Diametro: 25,75 mm - Peso: 8,50 gr - Spessore: 2,20 mm - Zecca: Roma (Italia) Giovanni Paolo II, al secolo Karol Jòzef Wojtyla, nacque nella città Wadowice, in Polonia, nel voivodato della Piccola Polonia (Wojewòdztwo malopolskie) e non distante dalla più conosciuta Cracovia , il giorno 18 maggio 1920. Terzo di tre figli di Karol e di Emilia (Kaczorowska) , morta quando il futuro papa aveva 9 anni. Quando seppe della morte di sua madre, si dice che ebbe ad esclamare: “Era la volontà di Dio”. Grazie agli sforzi di suo padre, Karol ebbe la possibilità di studiare. Nel 1938, dopo gli studi al ginnasio, si iscrisse all’Università Jagellònica di Cracovia (la più antica e illustre Università polacca, fondata nel 1364). Un anno dopo la sua iscrizione all’Università, causa occupazione nazista (1° settembre 1939) , l’Università venne chiusa ed il futuro Giovanni Paolo II dovette iniziare a lavorare: dapprima in una cava, poi in una fabbrica chimica Solvay. A Karol venne rilasciato un documento (Ausweis) che lo risparmiava dalla deportazione in Germania. In modo clandestino, dal 1942 iniziò a frequentare corsi di formazione del seminario maggiore a Cracovia, sotto l’Arcivescovo Adam Stefan Sapieha. Ultimata la Guerra, Wojtywa continuò i suoi studi in seminario (riaperto) come anche alla Jagellònica , dove entrò nella Facoltà di Teologia sino a che, il 1° novembre 1946 non venne ordinato sacerdote a Cracovia. Il Cardinale Sapieha lo inviò Wojtywa a Roma, dove conseguì nel 1948 il Dottorato in Teologia (alla Pontificia Università San Tommaso d’Aquino). Tornato nella sua terra natale nel 1948 come dapprima coadiutore nella parrocchia di Niegowic , poi in quella di San Floriano. Fino al 1951 fu cappellano degli universitari, quando ebbe a riprendere i suoi studi in ambito filosofico e teologico. Divenne così in seguito professore di Teologia Morale ed Etica nel seminario maggiore di Cracovia e nella Facoltà di Teologia di Lublino. Tre mesi prima della sua morte, il 4 luglio 1958 Pio XII lo nominò Vescovo Ausiliare di Cracovia e titolare di Ombi. La sua ordinazione episcopale la ottenne il dì 28 settembre 1958 a Wawel, dall’Arcivescovo Baziak . Il giorno 13 gennaio 1964, da papa Paolo VI venne nominato Arcivescovo di Cracovia ed il 26 giugno 1967, dallo stesso papa venne creato Cardinale (di San Cesareo in Palatio). Partecipò al Concilio Vaticano II (1962-1965), contribuendo anche alla elaborazione della costituzione “Gaudium et spes”. Morto papa Paolo VI il 6 agosto 1978, partecipò al conclave che fece papa Albino Luciani, che prese il nome di Giovanni Paolo I. Eletto lo stesso il 26 agosto, ebbe purtroppo uno fra i più brevi pontificati della storia: morì il 28 settembre 1978, a 33 giorni dalla sua elezione a papa. Riuniti nuovamente in conclave appena dopo un mese, questa volta i cardinali elessero il giorno 16 di ottobre 1978, il cardinale polacco Karol Wojtyla che prese il nome di Giovanni Paolo II; 6° sovrano dello Stato della Città del Vaticano (1929), nonché primo papa non italiano dalla morte di Adriano VI nel 1523. Insediatosi il giorno 22 ottobre 1978; nel corso del suo lungo pontificato (il terzo dopo quello di Pietro e di papa Pio IX) papa Giovanni Paolo II ebbe a compiere 146 visite pastorali in Italia; visitò 317 delle 332 parrocchie romane e compì ben 104 viaggi nel mondo, in una costante sollecitudine pastorale. Nel suo pontificato si possono annoverare (fra i principali) ben 14 Encicliche, 15 Esortazioni apostoliche, 11 Costituzioni apostoliche e 45 Lettere apostoliche. Scrisse ben 5 libri, l’ultimo uscito nel febbraio 2005, poco prima della sua morte. Di questo papa è viva la memoria dell’attentato che ebbe a subire il 13 maggio 1981 in Piazza San Pietro, davanti ai fedeli. Giovanni Paolo II detiene anche il primato come papa che nel corso del suo papato ha potuto incontrare più persone: Alle Udienze Generali del mercoledì (oltre 1160) hanno partecipato più di 17 milioni e 600 mila pellegrini e più di 8 milioni di pellegrini solo nel corso del Grande Giubileo dell'anno 2000. Non si contano i milioni di fedeli che ebbe modo di incontrare nel corso delle visite pastorali in Italia e nel mondo. A questi numeri vanno aggiunte anche le molteplici personalità governative ricevute in udienza: si ricordano le 38 visite ufficiali e le altre 738 udienze o incontri con Capi di Stato, come le 246 udienze e incontri con Primi Ministri. Giovanni Paolo II morì nel Palazzo Apostolico Vaticano, nello Stato della Città del Vaticano, Roma, il dì 2 aprile 2005 alle ore 21:37, dopo 26 anni, 5 mesi e 17 giorni di pontificato. Venne sepolto nelle Grotte Vaticane. Venne beatificato dal suo successore Benedetto XVI il 1: maggio 2011 e canonizzato da Papa Francesco il 27 aprile 2014. Dopo la sua canonizzazione, il suo corpo venne spostato in una nuova tomba dentro la Basilica di San Pietro nella cappella di San Sebastiano.1 punto
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Arrivo in ritardo, ma arrivo... Periodo pieno in negozio e non solo... Intanto per me il giudizio di chiunque qui, soprattuto di elchupa, vale come quello di chiunque altro. Poi si può non essere d'accordo, ma non é che se parla tizio o caio allora gli altri devono stare "muti" (mi riferisco ai giovani che arrivano e spesso hanno paura di esporsi). Ricordo, anche a me stesso, che si impara anche esponendo ed esponendosi con le proprie idee da mettere a confronto, quando anche risultino poi delle emerite "cavolate": l'importante é l'atteggiamento mentale succesivo. Perchè BB+, e perchè BB+ senza la nota con colpo: Perchè i rilievi maggiori risultano tutti leggibili, al rovescio anche di più, e perchè i colpi al bordo nella scala del BB sono già compresi dal grado di valutazione, a differenza delle scale dallo SPL in su, dove invece vanno esplicitati. Per andare dal BB/SPL al qSPL la moneta necessita di tracce di lustro residue, che da queste foto non si rilevano, come in modo più articolato ha già esposto Fabrizio. La moneta SPL piena é già un'altra cosa. Ciauz.1 punto
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Bella moneta, si vedo molti dettagli che di solito non si trovano nelle altre monete, in particolare sul R sono dettagliate tutta la costa, il faro e la nave.1 punto
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Perfetto, ho visto che hai corretto e con buona pace di tutti, ti saluto HIRPINI1 punto
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- TAGLIO : 2 commemorativo - STATO : Germania (Deutschland) - ANNO : 2017 - Data di Emissione : 3 febbraio - Scultore : // - Incisore : Frantisek Chochola - TEMA : Renania – Palatinato (Rheinland – Pfalz) serie «Stati federali» (Bundesländer) - Tiratura : 30.613.000 (Divisionale FDC: 31.000 / Divisionale FS: 27.000 / Folder FDC : 34.000 / Folder FS : 41.000) - Diametro: 25,75 mm - Peso: 8,50 gr - Spessore: 2,20 mm - Zecche: Berlino (A) ; Monaco (D) ; Stoccarda (F) ; Karlsruhe (G) ; Amburgo (J) - Zecca della moneta postata : Amburgo (J) La Porta Nigra è sicuramente la porta più grande e meglio conservata risalente all’epoca romana, situata al nord delle Alpi. Costruita in occasione della costruzione ad Augusta Treverorum (Treviri – in tedesco: Trier) fra il 170 ed il 180 d.C. , anche se per altri studiosi l’edificazione risalirebbe in una data compresa fra il 180 ed il 200 d.C. . La Porta Nigra è sita in una zona accanto al fiume Mosella, dove prima dei Romani viveva la tribù gallica dei Treveri della Gallia Belgica. Essa era la porta d’entrata nord della città, come la Porta Alba era al sud e la Porta Inclyta ad ovest. Dopo la caduta dell’Impero Romano d’Occidente, la Porta Nigra divenne anche una chiesa, ed in essa visse come eremita il monaco Simeon. Essa servì come chiesa sino al 1802, quando, assieme ad altre chiese, venne chiusa per ordine di Napoleone Bonaparte. Dal 1986 fa parte del Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO. La Porta Nigra e la sua città (Trier) fanno parte di uno dei sedici stati federati tedeschi: la Rheinland – Pfalz. Questo stato, situato ad ovest e confinante con la Francia, venne istituito nel 1946 dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. Faceva parte del Palatinato Renano, nato nel 1085 con Enrico II di Laach e decaduto nel 1803. Il suo capoluogo è Mainz ed ha poco più di 4 milioni di abitanti. La sua è una economia fiorente dove spiccano le industrie chimiche, farmaceutiche ed automobilistiche, nonché commercio, turismo, viticultura e agricoltura. I vini di questa terra sono molto rinomati, come rinomata è la "Deutsche Weinstraße" , ovvero “la strada tedesca del vino”, lunga 85 Km e dove in estate si tengono diverse feste legate appunto al vino. Le sue maggiori mete, siano esse città e non, sono principalmente: Mainz (Magonza), Trier (Treviri), Koblenz (Coblenza), il Castello di Eltz, Speyer (Spira) e i castelli della Valle del Reno.1 punto
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Decisamente sopra la media...questo bel colore chiaro-lucente,raramente si vede? Saluti1 punto
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Credo che per gli amanti della numismatica, giovani e meno giovani, sia un piacere ed un " dovere" custodire e tramandare alle future generazioni gli insegnamenti ricevuti.1 punto
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Ringrazio @vitellio @babelone @Tinia Numismatica @gionnysicily che ci insegnano sempre cose nuove e ci regalano un po' della loro preziosa esperienza numismatica.1 punto
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Poter essere collezionista di monete classiche senza tremare quando bussano alla porta!!1 punto
Questa classifica è impostata su Roma/GMT+01:00
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