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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 08/27/20 in tutte le aree
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Buon pomeriggio, la mia Napoletana di oggi è una Piastra da 120 grana di Ferdinando II millesimo 1848. Riporto una breve nota storica di quell'anno. A Napoli il 27 gennaio del 1848 scoppiarono i primi moti; il re, per soffocare la rivoluzione e riportare l’ordine, concesse ai napoletani la costituzione che fu promulgata l’11 febbraio. Fu concessa anche una amnistia a tutti i condannati politici, così che molti di loro poterono tornare dall’esilio. Nella costituzione era prevista l’istituzione del Parlamento con membri eletti dal popolo. Saluti Alberto5 punti
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Buonasera a tutti, Pietro, @Rex Neap, a volte i quesiti si ripropongono, ti è mai capitato di discutere con dei vecchi amici e ripetersi le cose, cose che sapevate a memoria, ma che vi siete raccontati più volte? A parere mio, non c'è niente di anormale, è vero che molte cose sono state affrontate già in altre discussioni, prendiamola come un ripasso. Poi riguardo ai dibattiti di altissimo livello, io non ne sono capace, non ho le basi, mi invento delle discussioni semplici per invogliare a partecipare ognuno con gli strumenti e i mezzi che ha. L'immobilismo non mi piace. I tuoi interventi e quelli di tutti non sono perdite di tempo, leggo sempre con piacere quello che ognuno scrive. Accetto i consigli, hai fatto caso che di pecorelle non ne posto più.. ? Le ho tutte senza data. Saluti Alberto5 punti
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Buon dì...contribuisco pure io, non con FERDINANDO II ( non ho nessun pezzo in collezione) ma con un 2 grana 1810 per il buon Murat, variante con al Dritto: GIOACCHINO RE DELLE DUE SICI. al Rovescio : PRIN * E GRAND'AMMI*DI FRAN** Bello e raro4 punti
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Complimenti @El Chupacabra pezzi bellissimi... Rilancio con una 59 di Francesco II4 punti
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Questa discussione prende spunto da un'altra aperta recentemente nella sezione “Repubblicane” da @ARES III e poi sviluppata da @L. Licinio Lucullo . La sua lettura mi e' particolarmente piaciuta, al punto di spingermi ad aprirne una nuova per un approfondimento specifico nella sezione “imperiali”. Quindi ecco la moneta di cui vorrei parlarvi: la RIC II Traiano 796 D/: Q CASSIVS VEST: busto di Vesta, velata, drappeggiata, a destra R/: IMP CAES TRAIAN AVG GER DAC P P REST: tempio di Vesta visto di fronte, esastilo, con una statua sul tetto e sedia curule all'interno; urna per il voto sulla sinistra; tavoletta con A C (absolvo-condemno) sulla destra. La moneta è molto simile a questa: Si tratta di un denario di età repubblicana, coniato a Roma nel 55 a.C., il Crawford 428/1. Questa è la sua scheda: https://numismatica-classica.lamoneta.it/moneta/R-G191/1 Il dritto è perfettamente identico nelle due monete (immagine e legenda). Il rovescio, invece, cambia solo per un elemento: sulla moneta “imperiale” è presente la legenda (che manca quindi sulla “repubblicana”) nella quale le parole più significative per la nostra discussione sono TRAIAN e REST. TRAIAN perché in effetti si tratta di una emissione di Traiano. REST perché è un denario che fa parte della serie di monete di “restituzione”, ovvero una sorta di “riedizione” di vecchie monete. La legenda del rovescio si scioglie dunque così: Imperator Caesar Traianus Augustus Germanicus Dacicus Pater Patriae Restituit. Secondo Francesco Gnecchi (nel suo libro “Monete Romane”) : "Moneta restituita o di restituzione è quella che, ad un intervallo più o meno lungo dopo la prima emissione, viene riconiata da un altro imperatore il quale, riproducendo più o meno fedelmente il prototipo, vi aggiunge il proprio nome seguito dall'abbreviazione REST, più raramente dall'intera parola RESTITVIT". Le monete di restituzione si differenziano quindi dalle più comuni monete post-mortem perché riportano espressamente nella legenda l'identità di colui che tributa il ricordo tramite la "restituzione". Tali esemplari fanno la loro prima comparsa nel periodo dei Flavi. Tra essi si distinse proprio Traiano che non si limitò a rieditare i tipi dei suoi predecessori, ma anche un certo numero di monete dell’età repubblicana. Si tratta di aurei e denarii (soprattutto) che hanno tutti la medesima legenda del dritto, ovvero IMP CAES TRAIAN AVG GER DAC PP REST. L’invariabilità della legenda farebbe ipotizzare che l’intera serie sia stata emessa in una singola occasione (anche se a me pare un po' strano, onestamente) avvenuta in una data posteriore al 102 d.C. (quando Traiano ottenne il titolo di Dacicus con la conquista della Dacia per l’appunto) e prima del 114 quando gli fu assegnato il titolo di Optimus Princeps. Una data post quem plausibile potrebbe essere il 107 sulla base di un passaggio della “Storia Romana” di Cassio Dione (68, 15) -epitomato da Xifilino- in cui si dice che in quell’anno l’imperatore “fece fondere tutte le monete consumate”, con la logica conseguenza della immissione in circolazione di un grosso quantitativo di nuove monete. Ovviamente la domanda da porsi è: con quale criterio Traiano ha scelto le monete da restituire, in particolare quelle dell’età repubblicana? Il tratto dominante del carattere di Traiano fu il desiderio di enfatizzare e di espandere la gloria di Roma. Appare quindi ragionevole pensare che sia stato questo il motivo che lo portò alla emissione di monete di restituzione: i tipi da rieditare potrebbero essere stati scelti in base al loro carattere simbolico e rappresentativo per mettere insieme una serie di monete che spiegassero e celebrassero l’evoluzione della grandezza di Roma. In questo senso quindi Traiano potrebbe essere considerato come uno dei primi a considerare lo strumento monetario come un aiuto alla comprensione della storia. Insomma, una sorta di numismatico ante-litteram. È chiaro però come l’esaltazione della grandezza di Roma significasse anche l’esaltazione della grandezza del sovrano che aveva portato l’impero alla sua massima espansione ed a un periodo di prosperità economica. Secondo invece una ipotesi più pragmatica, probabilmente egli individuò i tipi che rischiavano di sparire come conseguenza della programmata fusione di vecchie monete e perciò usò l’espediente di rieditarli per conservarne memoria. La restituzione dei denari repubblicani da parte di Traiano potrebbe aver avuto uno scopo, per così dire, opportunistico e propagandistico insieme. Sembra infatti che, dopo 150-200 anni, circolassero ancora molte di queste vecchie monete di buon argento, che furono quindi ritirate per coniare denari di lega più bassa, con evidente guadagno per le casse imperiali; per dare un "contentino" ai cittadini, che erano affezionati a queste belle, buone e storiche monete, ne coniò quindi un certo numero di esemplari " di restituzione". È chiaro però che queste monete avevano impresso il nome di Traiano che pertanto le usò come veicolo propagandistico. La serie completa delle monete di restituzione si presenta come una sorta di epitome di storia romana che parte dalla leggenda di Enea e Anchise: Il periodo dei re è rappresentato dai classici ritratti di Romolo e Anco Marcio. Questa è la RIC II 799, Romolo: Si giunge quindi all’età repubblicana che è rappresentata con molte monete. Vi troviamo i Dioscuri, varie personificazioni di Roma, eroi come Orazio Coclite, personaggi famosi legati a particolari eventi storici come Cecilio Metello nella seconda guerra punica, Emilio Paolo nella conquista della Macedonia, Giugurta che si arrende a Silla. Interessante la presenza di personaggi molto famosi, che nella loro vita furono contrapposti tra di loro. Abbiamo infatti Giulio Cesare in questo bellissimo aureo, il RIC II 815: Interessante è l’immagine del dritto: come diceva in un vecchio post Mirko 8710 si tratta di un Cesare molto simile a Traiano. E l’accostamento a Cesare non è ovviamente casuale, come possiamo ben immaginare. Da rimarcare che Cesare è presente con in altri due aurei, di cui il RIC II 806… …e in 4 denarii. È il personaggio più rappresentato nella serie di restituzione, seguito (anche qui ovviamente, direi) da Ottaviano-Augusto. Poi, come detto, ci sono gli anticesariani: Pompeo, RIC II 811: …e Bruto: RIC II 797… Interessante è anche il fatto che Traiano, giunto al periodo imperiale, nel “restituire” i suoi predecessori (con aurei, si noti), ometta deliberatamente Caligola, Nerone, Ottone, Vitellio e Domiziano. Una spiegazione potrebbe essere legata al comportamento tirannico di questi sovrani, alla loro morte disonorevole e al fatto che nessuno di essi ottenne il titolo di divus. Da notare tuttavia che anche Tiberio non lo ebbe, ma stranamente lui fu rieditato da Traiano. Non è chiara la vera motivazione di ciò. Nel chiudere questa carrellata, vorrei ricordare che In molti casi non sono noti gli “originali” delle corrispondenti monete di restituzione (uno di questi è proprio la RIC II 815 di cui sopra). Torniamo alla nostra moneta. Abbiamo visto che “restituiva” una moneta repubblicana del tutto particolare. Andiamo pertanto ab ovo, al denario repubblicano. Questa moneta ci riporta ad un’appassionante vicenda legata alle Vestali che fece molto scalpore nella Roma dell’epoca. Si era nell’anno 114 a.C. e si era conclusa da poco la lunga avventura dei Gracchi con l’uccisione di Caio (121 a.C.) che era seguita a quella del fratello Tiberio (133 a.C.). La morte dei Gracchi aveva posto fine ad un lungo periodo di fermento sociale e politico che aveva visto emergere le istanze dei plebei e degli italici. La loro fine aveva quindi rappresentato una apparente ripresa del potere della aristocrazia, anche se le tensioni rimanevano altissime. Le Vestali erano le sacerdotesse di Vesta ed erano tutte ragazze di origine patrizia (elemento importante nella nostra storia). Il sacerdozio delle Vestali durava trent’anni e per tutto questo periodo era loro imposto l’obbligo della verginità. Il loro compito era quello di custodire ed alimentare il fuoco sacro sull’altare del tempio di Vesta. Il fuoco di Vesta non doveva mai spegnersi: le Vestali che per negligenza lo avessero lasciato estinguere venivano battute con verghe. Quelle che avessero tradito il voto di castità pagavano il sacrilegio con la vita, sepolte vive in una grotta nel Campus Sceleratus nei pressi della Porta Collina. Nella sua lunga vita il collegio delle Vestali, per ragioni facilmente intuibili, dovette essere turbato da più di uno scandalo, se la tradizione riferisce che ben tredici Vestali furono sepolte vive per perduta verginità. Proprio in riferimento a quanto detto, in quell’anno 114 a.C. a Roma corse voce che tra le Vestali si fossero verificati gravi episodi di dissolutezza. Fu promossa un’inchiesta ufficiale al termine della quale tre Vestali risultarono gravemente indiziate. Il processo, celebrato dal Pontefice Massimo, si concluse però con la condanna di una sola di esse. Nel clima politico dell’epoca molti (soprattutto i plebei) videro in questa sentenza una sorta di accordo sottobanco tra il Pontefice Massimo e le Vestali (non so se per ragioni politiche o per coinvolgimento diretto nello scandalo). Fu così che un tribuno della plebe invocò la revisione del processo portando la causa davanti al tribunale del popolo la cui presidenza fu affidata a Lucio Cassio Longino (fratello del cesaricida Gaio) , noto per il suo rigore e la sua integrità morale. Fu emesso quindi un verdetto esemplare che condannò a morte anche le altre due vestali in precedenza assolte. In questo modo si volle colpire non solo l’aristocratico collegio delle Vestali, ma anche e soprattutto il Pontefice Massimo. Circa sessant’anni dopo, nel 55 a.C., il magistrato monetario Quinto Cassio Longino (discendente di Lucio Cassio Longino) fece emettere un denario a memoria di quell’antico scandalo, del clamoroso processo e indirettamente del suo antenato che ne era stato il promotore. Interessante il fatto che il RIC consideri questa restituzione come commemorazione di una Lex Tabellaria. Ora, spulciando, ho letto che ci fu una Lex Cassia Tabellaria che riformò il sistema elettorale romano introducendo il voto segreto il cui promotore fu proprio quel Lucio Cassio Longino che aveva presieduto la revisione del processo contro le tre Vestali. Ecco che il cerchio si chiude. l diritto della moneta presenta il busto di Vesta. Il capo è parzialmente coperto da un velo trasparente che fa intravvedere l’acconciatura sottostante, con crocchia e diadema. L’espressione del volto è piuttosto “canonica” nel senso stretto della parola e trovo che trasmetta comunque un senso di serenità, a differenza forse dell’analogo repubblicano. A proposito di quest’ultimo, trovo molto bella le parole usate dal nostro Licinio Lucullo: “Emana da questo volto un’aura affascinante ed enigmatica, la sua espressione è quella malinconica e turbata di una divinità offesa”. All’epoca di Traiano erano ormai passati tanti anni da quei fatti. Forse anche questo cambio di espressione rientra in una politica di propaganda. Il rovescio è molto particolare. Al centro campeggia il tempio di Vesta, il cui aspetto circolare si intuisce dalla prospettiva generata dalle sei colonne di altezza diversa e dal tetto a cupola di forma conica leggermente stondato che ha due acroteri a protome di dragone ed è sormontato da una statua (probabilmente di Vesta) con patera e scettro. A destra una tavoletta per il voto con le lettere AC, che stanno per Absolvo/Condemno, ovvero i due possibili verdetti di un processo. Concluso il dibattimento, infatti, i membri del collegio giudicante erano invitati a ritirarsi per deliberare. Ogni giurato riceveva una tavoletta cerata recante da un lato la lettera A (absolvo), dall’altro la lettera C (condemno), e dopo aver cancellato una delle due (o entrambe se voleva astenersi) deponeva la tavoletta in un’urna appositamente predisposta, visibile sulla nostra moneta alla sinistra del tempio. Prima di concludere allego la discussioni che citavo all’inizio da cui ho tratto molte delle cose che ho raccontato, ringraziando ancora Licinio Lucullo e Ares III: E voi avete qualche moneta di restituzione di Traiano che volete condividere? Ciao. Stilicho3 punti
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@Litra68Alberto complimenti bella piastra, che dici gli facciamo compagnia?3 punti
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La prima cosa interessante che si può desumere guardando le foto è la forte presenza di frazionali ottenuti tagliando i Dinar. Evidentemente la mancanza di frazionali in oro portava i possessori a rompere la moneta per potere utilizzare la frazione desiderata. Da quello che si può vedere i mezzi Dinar e i quarti, ottenuti tagliando la moneta originaria erano ampiamente utilizzati e persino tesaurizzati. Questo comportamento deriverebbe, secondo alcuni, da unalegge coranica che richiedeva di ripagare oro in oro e argento in argento (non conoscendo il Corano non posso ahimè confermare la fonte). In altre parole, secondo la morale islamica dell'epoca sarebbe sconveniente ricevere una moneta d'oro e restituirne una in rame o argento come resto, probabilmente questa regola era stata maturata per proteggere i mercanti e i cittadini dalle oscillazioni del prezzo dei metalli dal un luogo e da un periodo all'altro. Fu l'altissima diffusione dei frazionali in oro ottenuti per frantumazione a portare, intorno al 900, alla nascita dei robai (che poi prese il nome di tarì) Siciliano, ossia del quarto di Dinar. Per evitare le continue frantumazioni della moneta, l'autorità emittente Aghlabide ordinò di battere monete da un quarto di dinar in nord-Africa e Sicilia, il robai, che in breve tempo sostituì del tutto nella circolazione le monete da un Dinar. Fenomeni simili avvennero anche in Spagna. Evidentemente in Palestina ciò non avvenne, e l'usanza di frantumare le monete continuò per altri 2 secoli. Sicuramente questo argomento potrebbe essere approfondito ulteriormente (ci saranno dietro ragioni ancora più profonde nella scelta di emettere o non emettere frazionali). Purtroppo le mie scarse conoscenze si limitano a questo.3 punti
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Buongiorno a tutti amici, Per una napoletana al giorno oggi voglio condividere con tutti voi una 55 con lo scudetto del Portogallo vuoto. Un saluto. Raffaele.3 punti
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Il vino, probabilmente si è autoinventato per l'occasionale fermentazione di uva lasciata in qualche contenitore in lontani tempi preistorici : le prime notizie che dicono della coltivazione della vite risalgono al XVII sec. A.C. dalla civiltà degli Egizi . Viticoltura e vinificazione sono nel mondo greco dalle epoche minoica e micenea : per i procedimenti di vinificazione di allora, il vino è probabilmente un prodotto di densità quasi sciropposa e piuttosto alcoolico che, per essere consumato richiede di essere miscelato con acqua ed addizionato con miele e spezie per il sapore apprezzato in quei tempi . DA Vafiò, non lontano da Sparta, abbiamo 2 oggetti da libagione del XVI sec. A.C., 2 tazze d'oro lavorate a sbalzo con pregevole fattura (di probabile importazione cretese) e da Micene il vaso dei guerrieri (1150 A.C.) un cratere con dipinta una fila di guerrieri in marcia con lance alla spalla alle quali sono legati piccoli otri, forse per il vino . La monetazione greca propone dalla Macedonia arcaica un tetradrammo (V sec. A.C.) con la figurazione di 2 fanciulle che reggono una anfora vinaria a punta, mentre da Corcira abbiamo su una dracma (III sec. A.C.) , un cratere per la miscelazione del vino, affiancato da un oinochoe, brocca nella quale il vino miscelato veniva versato ed un kantharos, tazza dalla quale berlo . Nella religione dei Greci, Dioniso è il dio che si cura della natura selvaggia ma anche della vite e del vino, come ben rappresentato nell'estremamente raro statere (V sec. A.C.) dei non meglio identificati Serdaioi dove è rappresentato a figura intera con un kantharos nella destra e sulla spalla un tralcio di vite con grappoli . Sodale di Dioniso, Sileno, su uno statere in elettro di Cizico (V sec. A.C.) è inginocchiato in atto di versare vino da una anfora ad un kantharos . Da non pochi esempi nella ceramica greca, ma soprattutto dall' importantissimo affresco greco ( V sec. A.C.) della tomba del tuffatore a Paestum, è documentato il kottabos, gioco conviviale nel quale le ultime gocce di vino in una kylix, venivano lanciate verso un bersaglio .3 punti
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Allora lo dico io : di inestimabile valore storico, sembra essere sfuggito ai più che il tesoretto è stato ritrovato in un vaso,in una stratigrafia, in una abitazione, in un centro abitato, quindi in un contesto che permetterà di estrapolare una messe di dati decisamente più importante del suo mero valore economico dato dal peso e dalla conservazione.3 punti
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Posto un mio modesto contributo alla discussione... Un grano di Filippo IV del 1642 ?2 punti
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Partendo dal presupposto che il FdC deve presentare una brillantezza compatta ed omogenea tanto nei campi quanto nei rilievi più alti (quindi, come diceva Pino poco sopra, l'usura non deve assolutamente esserci), la causa principale è l'assottigliamento del lustro nei punti più alti, oppure leggerissimi segni non imputabili al processo produttivo, ad esempio se la moneta è stata a contatto con bustine di carta, come si usavano in passato. Sono comunque differenze rilevabili solo con moneta alla mano, con calma, giusta luce e con l'ausilio di una buona lente.2 punti
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Oggi vi posto le mie Piastre del 1856 ricatalogate e rifotografate. La prima: - Piastra del 1856 con al R/ un bel leone battuto e ribattuto e c'è anche qualcosa alla torretta (delle 12) in basso a sinistra nello stemma del Portogallo. Qualcuno vuole provare a formulare delle ipotesi?2 punti
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oggi assieme a delle monetine mi è capitato questo 24 soldi del 1725 di Genova del peso di gr.5,66 volevo condividere la foto con voi e se volete commentare questa monetina grazie a chi vorrà intervenire2 punti
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Ho trovato su Wikipedia che il costo dell'acquisto del marchesato di Finale fu di 2.400.000 fiorini che corrispondono a circa 46 tonnellate d'argento che corrispondono a circa 1.300.000 scudi di Genova, e la contestazione su quell'acquisto da parte dei Savoia e di Maria Teresa d'Austria durò dal 1713 al 1748, con alti e bassi. Quindi credo che quell'accostamento dei due stemmi potesse essere un segnale forte di orgoglio e sostegno della propria posizione.2 punti
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Chiedo scusa, ho confuso le date, mi riferisco alla 98 con 9 torri e la 95 gigli invertiti...2 punti
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Certo, è un normale biglietto ferroviario : interessante da un punto di vista storico il simbolo del regime accanto alla sigla delle Ferrovie dello Stato. Nulla vieta di collezionarli, può risultare una raccolta interessante : del resto alle Mostre/Mercato è in vendita di tutto : documenti di vario tipo, tessere di partiti politici, corrispondenza postale,ecc. De gustibus non est disputandum, per fortuna ! Buona giornata.2 punti
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Grazie @gennydbmoney, .... colgo un occasione, ...al quale non posso sottrarmi, anche se....mi conosci, non ostento Mai....quello che ho fatto, quello che faccio e quello che ancora ho tanto da fare. Questa paginetta che vedete qui sotto, sarà parte integrante della pag. n. 6 del mio prossimo Volume sulla monetazione dei viceré di Spagna, il quale non è ancora il lista. Il lavoro è finito..... ed è già in "cantiere" un prossimo lavoro. Potrei darVi tanto..soprattutto ai giovani, ma anche a chi ha sete di conoscenza.....ma per come vanno le cose in questa sezione, purtroppo, e ripeto purtroppo sono costretto ad astenermi a sviscerare notizie su questa monetazione......mi spiace, davvero, con il cuore. Chi mi conosce da anni, addietro, è sicuramente consapevole del grande progresso, che insieme a tanti altri bravissimi e competenti utenti/studiosi di queste monete, siamo riusciti a raggiungere sia in questa Sezione che negli ambienti esterni al Forum stesso. Per concludere, desidero portarVi anche a conoscenza che da circa un mese, ho scritto sia a @reficul che a @incuso , affinchè mi rimuovessero dalla carica di Curatore di questa Sezione.....sto ancora aspettando che lo facciano !! Non riesco davvero a pensare, per uno come me, che ha dato tantissimo a questa sezione, la mancanza di voglia, nell'ultimo periodo ..... nello scrivere. Oggi quando lo faccio, è come se mi sento solo obbligato a farlo.....ma così non è corretto..... quindi lascio.2 punti
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Moneta brutta al limite della decenza, magari puzza anche un pò, descritta comune. Tipo Fiat Panda 1° serie da rottamare. Quindi la posto solo perchè è in collezione. Mi raccomando NO LIKE ! Accettati commenti tipo: " Datti all'ippica" " Colleziona tappi di Coca Cola" " Leggi di più, soprattutto Topolino" . Ciao Beppe2 punti
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Studiare richiede fatica e sacrificio; osservare una moneta molto, ma molto meno. Sei un nummologo!2 punti
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Ciao Alberto, se fosse come dici sarebbe effettivamente una cosa normalissima, ma qui non è che si discute di cose già dette ma si pongono periodicamente le stesse domande su argomenti triti e ritriti più volte, allora a me personalmente mi viene da pensare che in fin dei conti ciò che importa e che c'ho la moneta, se bella e rara è anche meglio ma in fondo della sua storia non è che mi interessa tanto, e questo ci sta, non è reato ma poi fare sempre le stesse domande quando poi in sezione abbiamo la persona che ha scritto tanto in merito allora vuol dire che c'è qualcosa che non va, lo puoi notare anche tu, i fatti parlano, i suoi interventi di ieri in risposta ad un'altro utente hanno ricevuto solo due "miseri" like tra cui il mio, poi foto di monete comuni e in brutta conservazione ricevono anche 10 like, allora io mi chiedo, interessano le nozioni storiche o guardare una moneta? Ripeto, non c'è nulla di male in questo ma, per favore, non mi si venga a dire il contrario, perché se questa è numismatica allora io non sono un numismatico...2 punti
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Bella e significativa moneta di cui non si è ben certi del significato, pare infatti che lo stemma affiancato a quello canonico di Genova con la croce rossa, cioè lo scudo (azzurro) e la banda (color argento) e la scritta LIBER (color oro), che è stato utilizzato per quasi tutto il XVIII secolo, significherebbe la libertà di Genova dallo straniero e dalle fazioni cittadine, con la riunione in un solo corpo della nobiltà. Sulle monete il doppio scudo apparve nel 1715, negli 8 reali o scudo "dell'unione" , due anni dopo il regolare, oneroso e contrastato acquisto del Marchesato di Finale per un milione e 20.000 scudi (8 settembre 1713)2 punti
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Ciao FFF, non hai nulla di cui scusarti, ci mancherebbe. Tuttavia, non ha una grande utilità per chi pone dei quesiti ricevere pareri o sensazioni "a pelle". Queste le potrebbe fornire chiunque, ad ogni quesito : invece un parere più specifico le nostre risposte dovrebbero contenerlo (anche se a volte forzatamente dubitativo, ma in quel caso va specificato), altrimenti per chi ha posto un quesito le nostre senzazioni non servono praticamente a nulla, non credi ? Buona giornata.2 punti
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Grazie @britannia sono contento t sia piaciuta, ho anche la 56 cono lo scudetto del Portogallo vuoto, a me queste piccole curiosità piacciono molto.. Se anche tu sei attratto da queste differenze dai un occhiata al sempre utilissimo catalogo D'Incerti. Ti mostro la 56 già condivisa in un altra discussione (spero non me ne vogliate). Un saluto Raffaele2 punti
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Ciao @Valteri, sull'origine del vino, ho letto che la vite addirittura risalga a 9000 anni fa ( https://www.vinoway.com/approfondimenti/vino/territorio/item/6410-la-vera-storia-di-uno-dei-vini-più-antichi-del-mondo-il-falerno.html) Sull'utilizzo da parte dei Greci, ti allego brevemente la storia del Falerno ( della provincia di Caserta): "Il vino Falerno, che ha origini antichissime, presumibilmente deriva dalle primitive popolazioni greche che sbarcarono sulle coste casertane, almeno un migliaio di anni prima dell’epoca romana, portando con sé le loro tradizionali coltivazioni della vite, nell’ampia pianura che dal mar Tirreno porta alle pendici del Monte Petrino e, proseguendo verso l’interno, del Monte Massico. Luoghi che probabilmente ricalcavano l’habitat della Grecia dalla quale questi provenivano. In epoca successiva, i Romani ne fecero tra i vini più noti e costosi. Qualcuno lo ha definito il primo vino a denominazione del mondo intero. I Romani, infatti, lo conservavano in anfore chiuse da tappi muniti di targhette (pitaccium) che ne garantivano l’origine e l’annata. Il vino Falerno era venduto in tutto il mondo. Anfore bollate contenenti il prezioso Falerno sono state rinvenute in Alessandria d’Egitto, in Cartagine, in Bretagna e in Spagna. Falerno era il vino offerto da Cesare (47 a.C.) per festeggiare le sue vittorie. “Falerno puro e resistentissimo” (Lucano) era il vino offerto da Cleopatra allo stesso Cesare. L’origine del Falerno è avvolta nella leggenda: “Bacco, sotto mentite spoglie, chiese ospitalità al vecchio Falerno; commosso dalla sua generosità fece nascere sulle pendici del monte Massico viti lussureggianti” (Silvio Italico). Mentre Petronio Arbitro racconta che durante la famosa cena di Trimalcione, gli haustores (antichi coppieri) servivano un falerno vecchio di 100 anni." ( https://www.cantinasantoro.it/vino-falerno-una-lunga-storia-che-dura-da-millenni/) Saluti Eliodoro2 punti
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e poi: - Piastra del 1854 con al R/ leone senza coda e / torrette (anziché puntini) nello stemma del Portogallo:2 punti
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Non credo però che in Israele trovino un tesoro in monete d'oro tutti i giorni, quindi non è banale neppure lì. Non parliamo dei soliti rottami in bronzo (scusate il termine) ma di monete d'oro e pure tante. Quindi non sottovalutiamo una scoperta del genere. Ci si riferisce alle 2000 monete d'oro ritrovate 5 anni fa in mare ? Forse la ragione di questi ritrovamenti abbondanti in Israele sta nel fatto che nel Medio Evo questa regione ha visto il passaggio di molti eserciti ( cristiani e musulmani), quindi tra "paghe"e saccheggi dei belligeranti e dei capitali che venivano nascosti dai civili, non è così strano il rinvenimento di questi tesori. Ma comunque questi ritrovamenti sono sempre eventi importanti, da apprezzare.2 punti
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Salve queste sono 3 dracme del nord Italia che sono passate in asta qualche mese fa, e che mi lasciano qualche dubbio : per il tipo di usura molto anomalo, troppo uniforme, lo stile della 2 e della 3 potrebbe andare, ma vedendole in foto mi danno l'impressione di fusioni molto levigate per togliere le protuberanze o le imperfezioni che ne svelerebbero la natura, di solito c'è molta differenza di usura tra il dritto ed il rovescio. ultimamente c'è un'invasione di queste dracme tutte con lo stesso metallo, usura e ossidazione. Io starei molto attento ad offrire su questi Lotti. Ditemi le vostre impressioni, dato che non avendole tra le mani è molto difficile farsi un'idea precisa.1 punto
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Ero inizialmente indeciso su cosa postare, alla fine le posto tutte... 3 cavalli di Filippo II1 punto
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DE GREGE EPICURI Non sembra che Traiano abbia raffigurato il tempio di Vesta, se non in questo denario di restituzione.1 punto
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Anche questa è superba. Si in effetti guardandola meglio non pare essere esubero....a questo punto sono curioso anche io.1 punto
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Opppps @pandino, mi sono confuso, parlavo delle Proof Italiane 2020... Quelle Greche 2020 le ho pagate 71€ l' una comprese di trasporto ?1 punto
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Personalmente le considero rare allo stesso modo e non difficili da reperire. La 1795 gigli invertiti oramai la riconoscono tutti e la vendono a caro prezzo, la 9 torrette non è ancora riconosciuta, sopratutto all'estero e con un pò di fortuna la si prende a poco. Io stesso, le mie due 9 torrette le presi in Italia sulla baia.... Una da Marcoccia, e l'altra da Mancino... Descritte come normali piastre del 1798.1 punto
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Cito queste ultime righe di Pietro per invitare tutti a scrivere qui, in questo spazio libero le proprie opinioni riguardo gli ultimi avvenimenti e non continuare nella discussione di @Litra68 @Rex Neap, spiace leggere riguardo la tua decisione di lasciare la carica di Curatore, sarebbe una GRAVE perdita per tutto il forum. ho riletto più volte il tuo intervento ma non riesco a definirne il vero motivo. Se la sezione ha problemi seri, non dovresti lasciarla allo sbando ma da Curatore quale tu sei dovresti dare una linea guida da seguire. Quando @Rapax ha assegnato le cariche di Curatori io sono stato contento, ma ho deciso di non accettare perché non ero all'altezza e non avevo la preparazione che altri utenti più anziani di me avevano...il mio rifiuto non è stato accettato e ho promesso di fare del mio meglio per tenere viva la sezione. Sicuramente questo mio continuo condividere non è stato gradito, ma qualche nuovo utente ha iniziato comunque a partecipare alla vita della sezione @britannia, @caravelle82, @Raff82 e altri che non ricordo al momento. I battibecchi miei con @gennydbmoney fanno parte del colorito mondo di un forum. Ci sono e ci saranno sempre. Scriviamo qui e cerchiamo di risolvere i problemi perché ci tengo affinché si ritorni ad essere la sezione più bella del Forum.1 punto
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Grazie mille Raffaele, non avevo mai visto lo scudo del Portogallo vuoto, bellissima anche questa Piastra, complienti! Ha anche il 6 ribattuto.. Non sono attratto in modo maniacale dalle varianti (il mio campo d'interesse è il Risorgimento e il mio obiettivo è collezionare le monete dei popoli "sconfitti": una Piastra per ogni anno, da Ferdinando II fino a Francesco II, per poi passare alle 5 lire d'argento di Pio IX - m'interessa molto anche il cosiddetto brigantaggio), ma trovo questa particolarmente bella. Di nuovo, complimenti! Mimmo. Ps beninteso, anch'io sono rimasto vittima di qualche variante, come la 1838 sottocorona rigato - la adoro!1 punto
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Ha specificato: "grazie per le vostre opinioni". Quindi forse nemmeno è del tutto convinto che sia un falso. Oppure: "can scotà da l'acqua calda, ga paura anca de quela freda". Si dice dalle mie parti. Non vorrei che dopo aver letto di avere tra le mani questa patacca, abbia paura che anche le altre siano delle riproduzioni e dunqu epreferisca non esporle qui.1 punto
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Non so se in giro per il forum è già stato fatto, di seguito le equivalenze (1950-1960) con la lira italiana: 1 Centesimo = £. 0,87 5 Centesimi = £. 4,37 10 Centesimi = £. 8,75 50 Centesimi = £. 43,74 1 Somalo = £. 87,491 punto
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Un asse ufficiale "minuscolo", di standard quartunciale, è sicuramente attestato per le zecche di Luceria e Canusium: https://numismatica-classica.lamoneta.it/moneta/R-B29/26 https://numismatica-classica.lamoneta.it/moneta/R-B32/8 È però molto raro e ha uno stile che mi sembra diverso dal tuo1 punto
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Certo che se davanti a tali scoperte, per quanto relativamente rare oppure di contro relativamente comuni, gli unici commenti che sappiamo fare riguardano il calcolo del valore borsistico di fino o la determinazione della rarità di mercato... non siam messi proprio bene. Poi ci lamentiamo che tale o talaltra monetazione non gode di sufficiente attenzione presso quell'università o quell'istituto di studi. Meno male che qualcuno ha riportato l'attenzione al dato archeologico, stratigrafico, documentale. Dicesi "ricerca"! Non posso dire altro perché non mi occupo di Islam nelle mie collezioni. Peraltro pure il Medioevo numismatico in genere mi rimane sostanzialmente sconosciuto. Però non possiamo appiattirci su una conoscenza da cataloghista: "Questa è buona, questa è spezzata, questa è comune, questa è interessante perché presenta un mezzo punto dopo la legenda." C'è bisogno di un respiro più largo.1 punto
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In effetti, facendo una breve carrellata, ho visto che Vespasiano (in diverse monete) e Tito rappresentano il tempio di Vesta con l'aspetto che vediamo nella moneta di Nerone. Nel caso presentato, appare logico che venisse rappresentato il tempio come era nell'età repubblicana, essendo una restituzione di un vecchio denario. Quello che non so, onestamente, e' se Traiano abbia coniato monete con il tempio di Vesta che non siano di restituzione. Ti ringrazio per il prezioso contributo e ti saluto. Stilicho @Illyricum651 punto
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Complimenti per la discussione che sarebbe già completa! Per contribuire (pur in minima parte) aggiungerei che il Tempio di Vesta è rappresentato anche su un denario neroniano. La sua immagine è simile (circolare con cupola) ma se osserviamo con più attenzione è comparsa la statua sulla cupola mentra la sedia curule è scomparsa, sostituita da una probabile rappresentanzione della Dea. NERO. 54-68 AD. AR Denarius (18mm, 3.51 gm, 6h). Rome mint. Struck circa 65-66 AD.NERO CAESAR AVGVSTVS, laureate head rightVESTA above, hexastyle temple with four steps; Vesta seated within facing, head left, holding patera and sceptre. RIC I 62; WCN 61; BMCRE 104; RSC 335. 3 novembre 2011 http://www.cngcoins.com/Coin.aspx?CoinID=56834 Perchè non è simile agli altri due esemplari? Il Tempio di Vesta, uno dei più antichi ed importanti santuari di Roma, ospitava il "fuoco sacro", simbolo della comunità e dello Stato ed era strettamente connesso con la Casa delle Vestali, insieme alla quale costituiva un complesso unitario denominato "Atrium Vestae". Il tempio fu eretto probabilmente nel IV secolo a.C. ed era costituito da un podio in opera cementizia rivestito di marmo, al quale si addossavano le basi che sostenevano un anello di 20 colonne corinzie scanalate che racchiudevano la cella, anch'essa circolare, all'interno della quale era custodito il "fuoco sacro" continuamente acceso: il tetto, conico, aveva un'apertura centrale che permetteva la fuoriuscita del fumo. Va segnalato che nessun simulacro della dea era qui custodito, mentre invece si presume che una statua della divinità fosse contenuta nell'edicola situata all'ingresso della Casa delle Vestali. Nella cavità trapezoidale che si apriva nel podio, ed alla quale si accedeva soltanto dalla cella, probabilmente si deve riconoscere il "penus Vestae", il sito proibito alla vista di tutti tranne che alle Vestali, dove erano conservati i "pignora civitatis", ovvero gli oggetti sacri ai destini di Roma e "pegno" delle sue fortune, che Enea, secondo la leggenda, avrebbe trasportato da Troia: tra tutti il più importante era il Palladio, un simulacro arcaico di Minerva. Quando l'incendio neroniano del 64 d.C. distrusse, con gran parte della città, anche il tempio e la Casa delle Vestali, le due costruzioni vennero sostituite, ad un livello più alto, dagli edifici attualmente visibili. Il tempio, pur attraverso numerose modifiche, conservò la forma e le dimensioni allora stabilite, insieme al nuovo orientamento, basato su quello prevalente del Foro Romano. Dopo la fase neroniana vi fu un totale rifacimento nel periodo di Traiano e poi un successivo restauro attribuibile alla moglie di Settimio Severo, Giulia Domna, in seguito all'incendio del 191 d.C., molto probabilmente mantenendo la stessa forma conferitagli dalla ricostruzione neroniana del 64 d.C. L'aspetto attuale è dovuto alla ristrutturazione del 1930, durante la quale furono utilizzati numerosi frammenti originali, completati da restauri in travertino. https://www.romasegreta.it/campitelli/foro-romano/tempio-di-vesta.html Mi pare pertanto verosimile affermare che il rovescio neroniano si riferisca all'aspetto del "nuovo" Tempio di Vesta mentre Traiano (che lo rimanipolò) si affidò al vecchio denario probabilmente alludendo al suo volersi riferire alla tradizione romana più antica. Ciao Illyricum1 punto
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Gradevole moneta, specialmente per la patina. Debolezze marcate nelle legende del D/ e del R/ che credo affliggano anche la scena col san Giorgio, enfatizzando l'effetto dell'usura.1 punto
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Non le ho nascoste. Le ho eliminate... ma richiede un procedimento molto diverso dalla patinatura. Se guardi il campo davanti alla bocca ed il pizzo del sovrano, che è dove ho completato la ripulitura degli hairlines (in inglese: "linee sottili" provocate da una pulitura invasiva), la patinatura è anche più leggera della precedente e la zona si presenta sgombra da "strisciate" perché non ci sono più.1 punto
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Sardegna, sub dei carabinieri recuperano monete datate tra il XVI e il XVIII secolo. I sommozzatori hanno portato in superficie, nella zona del golfo di Orosei, un tesoro di suppellettili e monete databili fra il 1556 e il 1712. L’ipotesi è che i reperti siano stati persi da una nave spagnola naufragata dopo un urto con uno scoglio. "È uno dei ritrovamenti di reperti nel mare Mediterraneo tra i più importanti di sempre” ha detto Bruno Billeci, soprintendente di Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Sassari e Nuoro, spiegando che qualcuna delle monete “vale sino a 200mila euro" Un “tesoro” di 32 monete d'oro e 14 d'argento di origine spagnola, datate fra il 1556 e il 1712, è stato recuperato dai sommozzatori dei carabinieri del nucleo di Cagliari, con i colleghi della Soprintendenza di Sassari e Nuoro, nel golfo di Orosei. Il primo ad accorgersi che sul fondo del mare c’erano i reperti è stato, un anno fa, un turista tedesco che stava effettuando un’immersione e ha fatto una segnalazione alle forze dell'ordine. La maggior parte delle monete raccolte dai fondali del Golfo di Orosei è spagnola, coniata nelle colonie dell'impero, tre sono francesi e due di conio piemontese. I reperti ritrovati Oltre alle monete, i sub hanno portato in superficie anche un fodero di spada, alcune suppellettili e tre frammenti ceramici di anfore, un frammento di ceramica decorata con smalti e uno di metallo, tutti di presunta epoca romana. Inoltre hanno individuato un grosso timone, di quasi 5 metri, presumibilmente di una nave spagnola del XVII secolo. Il tesoro infatti sarebbe stato perso in un naufragio da un'imbarcazione spagnola, dopo l'urto su uno scoglio, con molta probabilità intorno all'anno 1712. Non si conosce la zona precisa, in quanto ancora sono in corso attività investigative. La campagna di prospezioni archeologiche marine si è protratta per tutta l'estate del 2019, con servizi straordinari di controllo e monitoraggio delle aree marine protette e dei siti archeologici subacquei del Golfo di Orosei. I reperti recuperati, che sono stati affidati in custodia ai funzionari-archeologi per stabilirne con esattezza l'epoca e studiarne la provenienza e il contesto di rinvenimento, sono ritenuti di eccezionale valore storico-scientifico. Il sito archeologico sottomarino sarà sottoposto a vincolo dalla Soprintendenza di Sassari. “Qualche moneta vale fino a 200mila euro” "È uno dei ritrovamenti di reperti nel mare Mediterraneo tra i più importanti di sempre", ha sottolineato Bruno Billeci, soprintendente di Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Sassari e Nuoro. "Alcune delle 32 monete d'oro - ha spiegato Billeci - sono state coniate nel periodo stesso del naufragio, considerato che è ancora integro il filo del conio, che in genere dopo 4,5 anni si arrotonda. Nel mercato qualcuna di esse vale sino a 200mila euro". Le 14 monete d'argento hanno subito tutta l'azione corrosiva del mare, per questo sono state affidate al centro di restauro della Soprintendenza, nella frazione di Li Punti, a Sassari. "Tutti i pezzi erano parte di una riserva aurea - precisa il soprintendente Billeci - che veniva utilizzata per le attività economiche". Allo scopritore va un quarto del valore dei beni ritrovati "La legge stabilisce che allo scopritore fortuito vada un quarto del valore dei beni ritrovati", hanno riferito oggi gli investigatori, parlando del turista tedesco in vacanza in Sardegna che ha trovato le prime 11 monete. E proprio sull'atteggiamento del turista si sono soffermati Billeci e il comandante del Reparto investigativo provinciale di Nuoro, maggiore Michele Cappa: "È uno di quei casi in cui sono risultati determinanti il senso civico di una persona e la collaborazione tra istituzioni, in questo caso i carabinieri e la soprintendenza". "Con l'azione degli archeologi marini - ha annunciato il soprintendente - vogliamo ora individuare il punto esatto in cui l'imbarcazione ha urtato sullo scoglio e capire anche di che nave si trattava e quale rotta stava percorrendo". https://tg24.sky.it/cronaca/2020/07/31/sardegna-tesoro-monete-sub-video/amp1 punto
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Sardegna, recuperato un tesoro di antiche monete d’oro nei fondali del golfo di Orosei I sommozzatori dei carabinieri del nucleo di Cagliari, con i colleghi della Soprintendenza di Sassari e Nuoro, hanno ripescato 32 monete d’oro e 14 d’argento di origine spagnola, datate fra il 1556 e il 1712 NUORO - Un tesoro, costituito da 32 monete d’oro e 14 d’argento, è stato recuperato dai sommozzatori dei carabinieri del nucleo di Cagliari, con i colleghi della Soprintendenza di Sassari e Nuoro, nel golfo di Orosei (Nuoro). Le prime undici monete erano state notate circa un anno fa, durante un'immersione, da un turista tedesco che le aveva segnalate alle forze dell'ordine. La campagna di rilevazioni si è protratta per tutta l’estate 2019, con monitoraggio delle aree marine protette e dei siti archeologici subacquei del Golfo di Orosei. L’ipotesi è che il tesoro sia finito in mare in seguito al naufragio di una nave spagnola che lo trasportava, dopo aver urtato contro un gruppo di scogli. Non è possibile, tuttavia, stabilire la zona precisa del naufragio, al momento sono infatti ancora in corso le attività investigative. Oltre alle monete sono stati recuperati anche tre frammenti ceramici di anfore, un frammento di ceramica decorata con smalti e uno di metallo, tutti di presunta epoca romana, e poi ancora un fodero di spada e alcune suppellettili. Inoltre i sub hanno individuato anche un grande timone appartenente a una nave spagnola del XVII secolo. Le 14 monete d'argento hanno subito tutta l'azione corrosiva del mare. Per questo sono state affidate al centro di restauro della Soprintendenza, nella frazione di Li Punti, a Sassari. "E' uno dei ritrovamenti di reperti nel mare Mediterraneo tra i più importanti di sempre" - ha sottolineato Bruno Billeci, soprintendente di Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Sassari e Nuoro. "Alcune delle 32 monete d'oro" - ha aggiunto Billeci - “sono state coniate nel periodo stesso del naufragio, considerato che è ancora integro il filo del conio, che in genere dopo 4,5 anni si arrotonda. Nel mercato qualcuna di esse vale sino a 200 mila euro". "Con l'azione degli archeologi marini" - ha infine annunciato il soprintendente - "vogliamo ora individuare il punto esatto in cui l'imbarcazione ha urtato sullo scoglio e capire anche di che nave si trattava e quale rotta stava percorrendo" I reperti, ritenuti di eccezionale valore storico-scientifico, sono stati affidati in custodia ai funzionari-archeologi per stabilirne con esattezza l'epoca e studiarne la provenienza e il contesto di rinvenimento. Il sito archeologico sottomarino sarà sottoposto a vincolo dalla Soprintendenza di Sassari. http://artemagazine.it/dal-territorio/item/11546-sardegna-recuperato-un-tesoro-di-antiche-monete-d-oro-nei-fondali-del-golfo-di-orosei1 punto
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Buonasera amici del Forum, posto il mio ultimo acquisto, sono graditi pareri sulla foto e sulla conservazione. Saluti Marfir.1 punto
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Come già anticipato in questa bella discussione di @Litra68 sul Viceregno, sto visionando per studio e per mio grande piacere, una Collezione di monete Calabrese. Voglio mostrarvi uno dei pezzi più rappresentativi del gruppo riguardante il rame di Filippo IV : Grano 1636 con doppia data e simbolo del coniatore 8 Osservate il Busto corazzato del Re, in questo pezzo non ha il collare del Toson d'oro ma il solo mascherone. So che non è il periodo più collezionato da molti in sezione, ma mi piacerebbe leggere i vostri commenti. Un caro saluto a tutti. Rocco.1 punto
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Ciao, @gennydbmoney a me personalmente piacerebbe ma onestamente a te non so. Non sono sicuramente esperto come te, ma so che solo due di questi esemplari sono conosciuti ed uno era del Re numismatico. Poi d'accordo con te ognuno di noi ha le proprie ambizioni ma a me sinceramente piacerebbe averla in collezione. Un caro saluto. Raffaele.1 punto
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Buonasera a tutti, Intervengo su questo argomento perché un amico mi ha segnalato questa interessante discussione. Ho visto alcune di queste particolari dracme, prima dell'uscita in asta già menzionata, anche in alcuni convegni tra gennaio e febbraio (Modena e Bergamo). Dopodiché mi sono state offerte una ventina di questi pezzi, da un tizio che le aveva comprate a sua volta da un altro tizio che le vendeva a blocchi (!) da 20... Ho avuto la possibilità di esaminarli per alcuni giorni con le tecniche che la numismatica tradizionale ci da, ma ho anche avuto fatto eseguire delle analisi di fluorescenza a raggi X (ahimè pagandole a caro prezzo). Una analisi dei legami di conio evidenzia la presenza di 4 coni di Diritto e 4 coni di Rovescio, per un totale di 6 coppie di coni, esemplificate nell'immagine qui sotto. Si tratta di numeri veramente alti, considerato il campione piccolino... E confermo che ci sono intrecci strani, troppo strani, del tipo incrocio di coni tra monete a legenda Massa e monete a legenda Rikoi... Qualcosa di impossibile o perlomeno mai attestato in tesoretti, ritrovamenti o collezioni museali. Una cosa veramente anomala è poi l'orientazione degli assi. In tutte le 20 dracme che ho studiato l'orientamento è sempre a 12h o 1h, cosa che non è assolutamente attestata per nessuna tipologia di dracma padana, in quanto i coni erano usati liberi e pertanto davano origine agli orientamenti più disparati (non stiamo parlando di officine con un livello organizzativo paragonabile con quelle di alcune città stato greche, Marsiglia tanto per dirne una). Ci sarebbe poi da fare un lungo discorso sulle tipologie dei tondelli delle dracme Pirakos autentiche, che sono larghi, piatti e sottili (vedi Manerbio), cioè l'opposto di queste qui. Stesso discorso per le Rikoi. Un altro lungo discorso andrebbe fatto per lo stile... Le analisi XRF (eseguite su 2 monete) infine hanno segnalato una lega abbastanza pulita, costituita all'85% di Argento e per il resto di metalli non preziosi (rame e altro). Quello che colpisce è la presenza di tracce di Titanio, Manganese e Cadmio, veramente anomala, ma soprattutto l'assenza completa e totale di tracce di Oro e Piombo, che sono sempre presenti in tutte le leghe antiche. Insomma, sembra tanto una lega moderna e industriale Ag85:Cu15. Negli anni passati, quando ho lavorato in Università, ho studiato centinaia di esemplari di dracme (Manerbio incluso) con fluorescenza e altre tecniche composizionali, e posso dirvi che le 2 monete che ho analizzato recentemente non sono compatibili con le centinaia di dati in mio possesso (e pubblicati). Prima del disastro di Covid19 avevo iniziato a scrivere un articoletto, forse è il momento di riprenderlo in mano...1 punto
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