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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 07/04/20 in tutte le aree

  1. Taglio: 2 euro cc Nazione: Grecia Anno: 2017 Tiratura: 750.000 Condizioni: MB Città: Bergamo
    4 punti
  2. Si arricchisce la mia collezione di scudi Sabaudi Che ne dite? Moneta veramente difficile da reperire in condizione migliore, l'unico esemplare in conservazione simile che ho rintracciato è passato nell'asta Nomisma-Varesi Augustus del 2016 (lotto 147, che però aveva numerosi segnetti) @piergi00, @simonesrt, @Alberto Varesi, @ilnumismatico che ne dite? Se riesco carico anche un video, ha dei bellissimi fondi che non si percepiscono dalle foto
    3 punti
  3. Buongiorno a tutti, avevo già fatto un post su lamoneta alcuni anni fa per segnalare questo falso di Selinunte, o meglio una "sorellina siamese" di quello presente oggi alla NOMOS 20. Riallego nuovamente le foto del pezzo che vidi al convegno di Verona e di cui son riuscito ad avere le foto.....Giusto per comparazione...... Tale moneta poi fini in diverse aste (PEUS, GORNY etc....) venduta per buona nonostante le doverose segnalazioni della sua falsità. Vedo che anche con NOMOS (20) la storia si ripete......... Confermo, altra falsificazione della stessa coppia di conii. Odisseo
    3 punti
  4. Segnalo l'uscita del doppio numero estivo di Panorama Numismatico n. 363 Questo l'indice: Roberto Diegi, Gli aurei da Nerva ad Adriano – Pag. 3 Lorenzo Bellesia, Alcune note sulla monetazione di Ascoli – Pag. 9 Realino Santone, Cavalli aragonesi del Regno di Napoli. Due particolari cavalli aquilani – Pag. 21 Michele Chimienti, Guglielmo Cassanelli, Giovanni B. Vigna, Pio VIII, il papa numismatico – Pag. 23 Notizie dal mondo numismatico – Pag. 42 Lorenzo Bellesia, Una “Digressione sulla moneta” di Monaldo Leopardi – Pag. 43 Alberto Castellotti, Un amarcord numismatico – Pag. 52 Giuseppe Carucci, Oro russo da investimento – Pag. 55 Giuseppe Carucci, Il dollaro dell’automobile – Pag. 58 Recensioni – Pag. 60 Mostre e Convegni – Pag. 62 Aste in agenda – Pag. 63
    2 punti
  5. Taglio: 2 euro Nazione: Finlandia Anno: 2002 Tiratura: 1.239.000 Condizioni: BB Città: Levico Terme (TN)
    2 punti
  6. E qui viene illustrato il doppio bagattino di Giovanni Bembo (1615-1618). Rif.: Zub-Luciani 31.28 Arka Diligite iustitiam
    2 punti
  7. Buongiorno Alberto, si esatto... Non ho molte conoscenze su questo nominale in particolare ma posso pensare che nel mentre si preparava il dritto con i bastoni incrociati di Filippo III si è deciso di liberare queste monete per il popolo che aveva sempre bisogno di monete per i piccoli scambi commerciali... Per la data post mortem potrebbe essere che resosi conto che ci voleva più tempo del previsto per il dritto abbiano deciso di accoppiarlo al dritto del precedente Re...
    2 punti
  8. Buonasera a tutti, il Tornese è giunto a casa, ho fatto subito foto, spero si vedano bene, moneta molto bella dal vivo, devo dire che mi ha emozionato tenerla in mano. ? Saluti Alberto
    2 punti
  9. Nella sezione delle monete romane repubblicane ho aperto una discussione che ha preso una bellissima piega degna di essere divulgata anche nella sezione Storia e Archeologia. Naturalmente tutto il materiale è frutto dell'impegno e dell'ingegno di @L. Licinio Lucullo che mi ha suggerito le modalità di questa nuova discussione. Tutto è partito da questa moneta di Cassio Longino con la rappresentazione nel rovescio del tempio di Vesta ( come @apollonia docet).
    1 punto
  10. CARATTERISTICHE PRINCIPALI Peso: 1.14 grammi Diametro: circa 10.5 mm (non perfettamente rotonda) Metallo Presunto: rame
    1 punto
  11. Su Fb ho rintracciato questo curioso brano sulla falsa moneta nell'Italia meridionale. I fatti risalgono al 1863 e si parla di "regio conio" ma purtroppo non si capisce a quali monete faccia riferimento: se a quelle borboniche o a quelle del neonato Regno d'Italia (personalmente propendo per quest'ultime). Fonte: Enrico Vricella, Le estati dei briganti.
    1 punto
  12. Ed ecco un gruppo di mini-assegni "pubblicitari": qui la Cassa Rurale di Barlassina (oggi Banca di Credito Cooperativo di Barlassina) riportava alcuni luoghi "di richiamo" del Comune di Barlassina (MB) poco a nord di Milano. I prati del Golf Club costituito negli anni '50 del secolo scorso con un percorso di 18 buche ed il settecentesco Palazzo Rezzonico dal nome del Papa Clemente XIII che lo volle (e non da uno degli "svizzeri" di Aldo, Giovanni e Giacomo...).
    1 punto
  13. 1942 Occupazione italiana della Grecia - buono per 1000 dracme
    1 punto
  14. Il grande, grandissimo merito del SNA è l'abbondanza di foto. I disegni spesso sono interpretazioni che poco hanno di veritiero. Arka Diligite iustitiam
    1 punto
  15. Visto che ti diverti a cercare l'ultima ti dò uno spunto in più per complicare le cose e divertirti ulteriormente. Il 27 luglio 2000 è stata stampata l'ultima banconota "fisicamente" lira ma che quando vide la luce sulla rotativa in realtà a tutti gli effetti rappresentava già l'euro, nato il primo gennaio 1999. L'ultima banconota che rappresentò la lira non solo nell'aspetto esteriore ma pur brevemente anche nella valuta è da ricercare nell'ultima produzione prima delle 23:59 del 31 dicembre 1998.
    1 punto
  16. Piantagione di caffè del Guatemala (WAG ONLINE AUKTION 110, LOT 191) Starting price: 30 EUR Lot 191. Guatemala. Republik seit 1839. F. Sanchez. Cafetal Siltepec. Messing Token zu 1 Real o.J. Rulau Gma 234. Fast Stempelglanz
    1 punto
  17. I borghi son molto belli...di conseguenza quest argomento rende interessante ancor di piu questa scheda....grazie a tutti voi del piacevole ricordo delle schede...mai monotoni e sempre interessanti i vostri post!?
    1 punto
  18. Anch'io ho esaurito gli argomenti, ma questa discussione oltre che a divertirmi mi è servita per riordinare le idee, in quanto ho deciso di andare avanti dove mi ero fermato con la collezione. E se troverò qualche altro spunto interessante trornerò ad intervenire.
    1 punto
  19. A me piace,perchè nonostante sia spartana,ha un non so cosa di antico,la diversitá di quel periodo....poi sarei curioso anche io dei fatti storici scoperti?....la.numismatica è cultura non mettere in bacheca e stop✌️
    1 punto
  20. Grazie. Seguendo questa informazione ho scoperto tanti fatti storici prima ignorati.
    1 punto
  21. La causa potrebbe essere che la forza esercitata dalla seconda battitura non è stata sufficiente a imprimere anche i campi, che sono la parte più bassa del tondello, ma è bastata ad imprimere delle immagini sui rilievi dell' impronta che è la parte più alta...
    1 punto
  22. Continuando la serie dei doppi bagattini, ecco un Marcantonio Memmo (1612-1615). Rif.: Zub-Luciani 31.27 come spesso capita, le monete piccole godono di scarsa considerazione. Un po' per lo scarso valore, un po' perchè piccole di modulo, un po' perchè spesso sono rare, non sono studiate e poco collezionate. Credo che il doppio bagattino non sfugga a questa ''legge''. Ma io resto sempre affascinato dalla moneta piccola e, osservandola, mi vengono in mente tutte le possibili domande. Così continuo a pensare che c'è un motivo per cui con il doppio bagattino si riprende l'iconografia del bianco. E il motivo non può essere solo il consevativismo dei veneziani. E' possibile che il doppio bagattino fosse destinato a circolare là dove circolava il bianco e dove la memoria di questa moneta non era del tutto scomparsa? Arka Diligite iustitiam
    1 punto
  23. Complimenti, bellissimo esemplare che si accompagna agli altri della tua collezione. Mi piace soprattutto la patina che si sta creando.
    1 punto
  24. 1942 Occupazione giapponese della Birmania - 100 e 10 rupie
    1 punto
  25. Davvero molto bello! ... anche perchè confido che sarà stato uno dei tuoi soliti grandi acchiappi ad un prezzo ottimo! Allego le foto di quello da te citato, Collezione Augustus lotto 147, battuto a 3200€ diritti esclusi https://vn.bidinside.com/it/lot/147/carlo-alberto-1831-1849-5-lire-1834-torino-/
    1 punto
  26. Grazie @odisseo Qui peraltro si vede meglio il “pollo”! ES
    1 punto
  27. buongiono, non roviniamo i follari di Gaeta !!! lo è sicuramente ed è rara....poi son quasi tutte brutte...per chi non le Ama....variante rara, con volto enon con A centrale.....
    1 punto
  28. Una Scheda a ricordo del Festival dei Borghi più belli d'Italia e l'ultima in un certo senso emblematica con il ritratto di Antonio Meucci nel bicentenario della sua nascita. Un inventore eclettico, che si adattò ad esercitare vari mestieri non avendo mezzi per dedicarsi solo alla ricerca e che inventò il telettrofono , un dispositivo di comunicazione vocale che istallò nella sua abitazione dalla sua stanza a quella della moglie degente. Successivamente il primo brevetto di invenzione del telefono venne ricosciuto ad Alexander Graham Bell , anche se il nome di Meucci rimase nella memoria collettiva degli italiani. Questa discussione, iniziata da Ienor e Gioni a cui altri successivamente hanno preso parte mostrando molti esemplari delle loro racconte ed il materiale raro ed intessantissimo proposto da Art spero abbia suscitato una qualche curiosità , anche se terminato l'uso pratico delle Schede anche l'interesse per il loro Collezionismo è praticamente scomparso. Così non mostrerò altre schede per evitare di diventare monotono e ripetitivo, ma è stato bello ritrovare dei collezionisti che non le hanno dimenticate : personalmente ritengo che il conservarle abbia avuto una sua validità che ormai appartiene alla storia del costume. Un caro saluto a tutti e ancora grazie a chi ha riportato alla luce le famose Schede !
    1 punto
  29. Buongiorno a tutti, stamattina pensavo.. alla nostra penisola in particolar modo al meridione, relegate per un lungo periodo al ruolo di province (passatemi il termine) soprattutto durante i circa 200 anni del dominio Spagnolo (che è poi l'oggetto intrinseco di questa discussione). Ci pensavo perché circa 20 secoli prima gran parte del mondo conosciuto era provincia Romana. Devo dire però che analizzando la storia, nel mio piccolo, qualcuno qualcosa ha fatto, non voglio e non posso andare troppo a fondo, non sono un erudito, anzi sono abbastanza ciucciarello dicendolo alla Napoletana.. ? Eccomi al dunque, ritornando a Filippo II, sono andato a vedere chi sono stati i Viceré da lui nominati, soffermandomi sull'ultimo di essi. La fonte che ho utilizzata è la solita Web. Enrique de Guzmán y Ribera (Madrid, 1540 – Madrid, 1607) fu il secondo conte di Olivares e viceré di Napoli dal 1595 al 1599, per due mandati. Quando a Filippo II succedette sul trono di Spagna il figlio Filippo III l'amministrazione del vicereame di Napoli era affidata a Enrique de Guzmán, conte di Olivares. Il regno di Spagna era al suo massimo splendore unendo la corona d'Aragona, i domini italiani, a quella di Castiglia e del Portogallo. A Napoli il governo spagnolo fu debolmente attivo nella sistemazione urbanistica della capitale: risalgono a de Guzman la costruzione della fontana del Nettuno, di un monumento a Carlo I d'Angiò e la sistemazione della viabilità. Don Enrico de Guzman, conte di Olivares, luogotenente e capitano generale nel 1595, fu uno dei migliori vicerè di Napoli dal 1595 al 1599; a lui si deve la costruzione di un nuovo molo per riparare le navi dalle burrasche, l'apertura di nuove strade, la costruzione del palazzo della Conservazione delle Farine. Mi piacerebbe approfondire ulteriormente questa figura che sembra positiva, anche se ho letto altrove alcune detrazioni. Saluti Alberto
    1 punto
  30. 1942 Curaçao - isola caraibica olandese - 1 Gulden
    1 punto
  31. Medaglia straordinaria ovale coniata nel 1625, realizzata da Gaspare Morone a ricordo della canonizzazione di Isabella di Aragona, regina del Portogallo. Due bellissimi ritratti! Si ringrazia lime per aver prestato l'immagine della medaglia per la scheda in catalogo https://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-AD520/4
    1 punto
  32. Non ne so molto nemmeno io ma pare che la tecnologia da cui sono derivate le schede telefoniche sia stata sperimentata a partire dalla fine degli anni '60, a cui risale questa card della Ericsson. Sembrerebbe una specie di scheda perforata come quelle che si usavano all'esordio dei computer, coi quadrati di plastica perforabili per rappresentare delle informazioni codificate per un lettore. I numeri sono un codice esadecimale.
    1 punto
  33. Taglio: 50 cent Nazione: San Marino Anno: 2018 Tiratura: 1.100.000 Condizioni: BB città: Mapello (BG)
    1 punto
  34. Non li ho finiti dovrei cominciare a riutilizzare lo scanner che al momento fa le bizze, e non intendo comprarne uno nuovo in piena estate.
    1 punto
  35. Bellissime le Manzoni e le Leonardo, ne ho prese un paio qualche tempo fa che condivido con voi
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  36. Ora riprendo il testo di @L. Licinio Lucullo Questo denario allude ad un’appassionante vicenda giudiziaria (simboleggiata dalla tavoletta con A-C, absolvo-condemno) e politica innescata da un preteso episodio scandaloso verificatosi nel tempio di Vesta alla fine del II secolo, forse già rievocata da un’altra emissione della sessa gens, il denario RRC 413/1. Nel 114, a sette anni dall’assassinio di Gaio Gracco, la società romana era divisa da gravi tensioni sociali ed agitata da fermenti rinnovatori e progressisti. In quell’anno circolò e fece grande scalpore a Roma una voce secondo la quale tra le Vergini Vestali si sarebbero verificati episodi di inammissibile dissolutezza. Fu promossa un’inchiesta ufficiale al termine della quale tre Vestali risultarono gravemente indiziate. Ma il processo celebrato dal Pontefice Massimo si chiuse con la condanna di una sola di esse. In un clima politico e sociale incline alle strumentalizzazioni di parte, i progressisti videro in questa indulgenza una sorta di complicità tra i Pontefici e le Vestali, tra inquirenti e inquisite. Così nel 113 il tribuno Sesto Peduceo, invocando la revisione del processo, indusse la plebe ad istituire un suo proprio tribunale, la cui presidenza fu affidata a Lucio Cassio Longino, uomo di proverbiale intransigenza e severità. Come prevedibile, il tribunale del popolo emise un verdetto esemplare, condannando a morte anche le due Vestali assolte dalla prima sentenza. Si volle così colpire non solo l’aristocratico collegio sacerdotale che aveva commesso sacrilegio, ma soprattutto i conniventi Pontefici. Come se non bastasse, narra Plutarco che la plebe, superstiziosa, ispirandosi ad un crudele cerimoniale etrusco, invocò la necessità di consumare sacrifici umani per placare gli dei. Così due Galli e due Greci furono massacrati nel Foro Boario. Trascorsi quasi sessant’anni da queste vicende, Quinto Cassio Longino, magistrato monetario nel 55 e discendente di Lucio Cassio, rievoca su questo denario quell’antico scandalo, il clamoroso processo e indirettamente l’antenato che ne era stato il promotore. Il tipo del rovescio ci mostra il teatro dello scandalo e allude per simboli al processo riparatore. Al centro campeggia il tempio di Vesta, retto da sei colonne, la prima coppia delle quali di calibro maggiore delle altre; ciò conferisce profondità al monumento, mentre lo scorcio prospettico ne lascia intuire la pianta circolare. Al suo interno è la sella curulis. Il tetto a cupola ha due antefisse laterali a protome di dragone ed è sormontata da una statua della dea, che tiene patera e scettro. A sinistra del tempio è raffigurata l’urna delle votazioni; a destra la tavoletta di voto con le lettere AC, iniziali dei due possibili verdetti Absolvo/Condemno. Il diritto è riservato al busto di Vesta, di un livello stilistico straordinario su questo conio. Il ritratto della dea è modellato con grande sapienza, il suo profilo è limpido e di assoluta bellezza classica, il suo sguardo intenso ed assorto. Il lembo di stola che le copre il capo è arretrato per mostrare il diadema ed i capelli corti sulla fronte. Le sue pieghe sono morbide e naturali e disegnano per trasparenza la crocchia sulla nuca e la curva agile del collo. Emana da questo volto un’aura affascinante ed enigmatica, la sua espressione è quella malinconica e turbata di una divinità offesa. L'Aedes Vestae (raffigurata al R/ del denario), dedicata alla dea del focolare, era uno dei santuari più sacri dell'antica Roma, fondato da Numa Pompilio secondo re di Roma. Secondo Festo, "sembra che Numa Pompilio abbia costruito il tempio di Vesta rotondo avendo creduto che della stessa forma fosse la terra, da cui dipende la vita degli uomini". All'interno vi era un braciere dove ardeva il fuoco sacro perenne, custodito dalle 6 vestali. Quinto Cassio Longino, tribuno nel 49, sostenne Cesare, che lo nominò governatore della Spagna Ulteriore; il suo governo tirannico della provincia tuttavia danneggiò notevolmente la causa del dittatore durante la successiva guerra civile, causando una rivolta a Corduba che egli represse con spietata severità. Parte delle sue truppe gli si ribellarono nel 48, proclamando un nuovo governatore, ma gli permisero di lasciare la provincia; morì in un naufragio l'anno successivo, alla foce del fiume Ebro. Gaio Cassio Longino, pretore nel 44 e cesaricida, era probabilmente suo fratello o suo cugino. Il culto di Vesta, nume tutelare del focolare domestico, ha origini che precedono quelle di Roma stessa. La tradizione vuole che Rea Silvia, madre di Romolo, fosse una Vestale condannata a morte per avere trasgredito al divieto di contrarre matrimonio. Il collegio delle Vestali, le sacerdotesse consacrate alla dea, risiedeva nell’Atrium Vestae presso il Foro ed era presieduto da una Virgo Vestalis Maxima. Compito istituzionale delle sacerdotesse era quello di alimentare e custodire il fuoco sacro sull’altare di Vesta. Al collegio potevano accedere esclusivamente fanciulle di famiglia patrizia, prive di difetti fisici, che venivano reclutate ad un’età da sei a dieci anni. Il sacerdozio durava trent’anni e per tutto questo periodo era loro imposto l’obbligo della verginità. Le Vestali che per negligenza avessero lasciato spegnere il fuoco sacro venivano battute con verghe. Quelle che avessero tradito il voto di castità pagavano il sacrilegio con la vita, sepolte vive in una grotta presso porta Collina, con una piccola scorta di pane, acqua, latte ed olio. Esse godevano in compenso di onori e privilegi. Ricevevano una cospicua dote dallo Stato e non erano soggette all’autorità paterna. Lasciavano l’Atrium Vestae solo in occasioni solenni ed avevano allora il diritto di essere precedute dai Littori. Chi le offendeva veniva punito con la morte; mentre avevano l’autorità di graziare i condannati a morte che avessero per caso incontrato. Simboli di verginità e purezza, esse bevevano esclusivamente acqua piovana ed indossavano lunghe stole bianche , di cui un’estremità copriva loro quasi interamente il capo. Al termine del sacerdozio trentennale, esse potevano lasciare il tempio ed unirsi liberamente in matrimonio. L’ordine delle Vestali sopravvisse fino al 389 d.C., quando fu soppresso da Teodosio I, irriducibile nemico di ogni culto pagano. Nella sua lunga vita il collegio dovette essere turbato da più di uno scandalo, se la tradizione riferisce che ben tredici Vestali furono sepolte vive per perduta verginità, mentre altre sette scelsero di morire in modo diverso. All'interno del tempio è raffigurata la sella curulis. A partire da un denario dell'84 (Cr. 356/1), la sella curulis diviene un tema ricorrente di denarî e aurei (RRC 409/2, 414/1, 428/1-2, 434/2, 435/1, 460/1-2, 465/1-2, 473/2, 491/1, 494/26-28 e 494/31). Si trattava di un simbolo forte nell'immaginario antico, perché rappresentava l'autorità politica legittima. Era il sedile riservato di diritto esclusivamente ai magistrati (o pro-magistrati) che detenevano l'imperium. Etimologicamente curulis sembra derivi da currus, la lettiga destinata al trasporto dei magistrati nel luogo di giudizio, o più probabilmente da curvus, per la forma così caratteristica ed incurvata delle gambe, tipiche di un sedile da campo. Sembra sia stata usata a Roma fin dai primordi come emblema di potere ("curuli regia sella adornavit": Liv., I. 20), importata, con altre insignia di regalità, direttamente dall'Etruria in età regia (Liv., I. 8). Con l'avvento della Repubblica il diritto ad essa fu riservato naturalmente a consuli, pretori, aedili curuli e censori nonché eccezionalmente al Flamen Dialis, pur privo di imperium, per il suo prestigio. Vi avevano diritto, infine, il dictator ed il magister equitum; nella tarda Repubblica quindi Cesare, in qualità di dictator, ricevette l'onore di sedere su una sella curulis aurea. Il giovane e scaltro Ottaviano subito dopo le Idi di marzo, cercando di cavalcare l'onda di indignazione e commozione per un ritorno personale di consenso, si premurò quindi di emettere una moneta (Cr. 497/2) con l'immagine della sella curulis, la corona aurea di Cesare e la legenda "CAESAR DIC PER". In epoca imperiale divenne prerogativa degli imperatori, simbolo di auctoritas e di imperium anche in loro assenza, degli Augustales, preposti al culto imperiale e, forse, del praefectus urbi. Un altro affascinante esempio della frugalità romana: il simbolo del potere sul mondo non era un trono aureo o un diadema tempestato di pietre preziose ... era una "misera" sedia pieghevole, come quelle degli odierni registi. Ma, accidenti!, era la serie che si portava seco il Comandante alla vigilia delle battaglie!
    1 punto
  37. Re dei Franchi dal 771, Carlomagno, per consolidare il confine nord-orientale del regno, nel 772 attacca il territorio dei Sassoni, tribù germaniche barbare e pagane : la Sassonia sembra rapidamente conquistata . Carlo è distratto per la conquista dell'Italia longobarda e le tribù dei Sassoni si risollevano : i Franchi nel 774 e 775 riprendono l'attacco alla Sassonia che è pesantemente soggiogata, fino all'assemblea in Paderborn del 777 nella quale i Sassoni ora cristianizzati fanno atto di sottomissione al regno dei Franchi . L'opposizione a questo stato di fatto viene assunta da Vitichindo che avvia uno stato di guerra intermittente e con punte di pesante violenza come il massacro ( forse ) di 4500 ostaggi Sassoni a Verden per rivalsa della sconfitta dei Franchi al monte Suntel ( il campo dello schiaffo ) : dopo anni di guerre, nel 785, Vitichindo accetta sottomissione e battesimo, mentre i Sassoni subiscono il Capitolare Sassone, legge che definisce i rapporti tra gli occupanti Franchi e gli occupati Sassoni . La Sassonia sarà poi definitivamente 'pacificata' dai Franchi dopo l'ultima rivolta del 804 e dopo 30 anni di lotte . Quattrocento anni prima, gruppi via via più consistenti di Sassoni erano emigrati nella Britannia, che avevano conquistata in punta di spada e, secondo l'unico cronista del tempo, il monaco Gildas di Rhuys, sanguinosamente anche a prezzo di massacri, praticamente espellendone i Britanni : all'epoca di Carlomagno quei barbari conquistatori, civilizzati e cristianizzati, vi avevano costituito 7 regni anglo-sassoni, con il potente re Offa che con Carlo intratteneva buoni rapporti : i Sassoni d'oltremanica batteranno anche monete come lo sceat ed il penny, omologabile questo al denaro carolingio .
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  38. Sono ulteriori 2 giavellotti. Per #coinzh Le monete di Taranto, al pari delle didramme di Gela tardo arcaiche, mostrato il cavaliere a cavallo nell'atto di sferrare la lancia. Entrambe le cavallerie (gelese e tarentina) erano molto rinomate sia a livello bellico che ludico ai giochi. La differenza è che nelle monete tarentine, più che mostrare un cavaliere nel momento della guerra, l'incisore ha voluto immortalare il momento ludico.......diciamo che quelle di TARAS presentano scene più da parata ed esibizione che di guerra (come invece a GELA). Pertanto, gli incisori volevano enfatizzare l'abilità della rinomata cavalleria tarantina con raffigurazioni, virtuosismi stilistici e pose particolari,. Sorvolando sui testi principali (che è sempre d'obbligo studiare), ti consiglio per un inizio "leggero" il catalogo d'asta della LEU 79....in cui è stata venduta una collezione di monete di Taranto. Lo segnalo perchè il catalogo contiene numerose informazioni sullo stile e i conii...........per imparare a capire l'evoluzione delle monete di TARAS. Una cosa importante è il cd "REVIVAL" delle tematiche......L'incisore "lisippiano" KAL ha aperto nel IV sec (2a metà - 330 a.C.) la serie con pose e raffigurazioni che sono state talmente apprezzate e più piaciute ai contemporanei da tornare in voga ed essere riprese anche successivamente nel III secolo, ovviamente in modo più "scadente" e senza raggiungere la bellezza dei suoi conii...... Odisseo
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  39. Le monete di Hyrium @Aristarco censite in Historia Numorum Italy di Rutter (2001) ai numeri 666 e 667 ed un passaggio in asta NAC di un esemplare 666 .
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  40. A tal proposito, ovvero le vicende che coinvolsero i sesini di Modena (e non solo) e la loro invasione dei territori toscani ti consiglio, se non l'hai già reperita, la seguente bibliografia: 1) Bando e proibizione delle doppie di Modena e sospensione degl’ungheri, 16/06/1651, Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze (http://opac.bncf.firenze.sbn.it/opac/controller.jsp), opera digitalizzata 2) Bando sopra la proibizione de quattrini cattiui 3/11/1654, Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze (http://opac.bncf.firenze.sbn.it/opac/controller.jsp), opera digitalizzata. 3) Bando sopra la proibizione delle crazie, gazzette, grossi, e mezzi grossi forestieri. 17/09/1655, Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze (http://opac.bncf.firenze.sbn.it/opac/controller.jsp), opera digitalizzata. 4) L.GIANNONI, 2011, Sul bando “Sopra la proibizione de’ quattrini neri cattivi, e crazie simili” emesso dal Granduca Ferdinando II al tempo di Giovan Battista Ludovisi. La Zecca di Piombino da Iacopo VII a Giovan Battista Ludovisi, a cura di L. Giannoni, Campiglia M.ma. 2013 E, per una cronaca narrata da un testimone oculare contemporaneo (con descrizione degli aspetti valutari): 5) GEMINIANO MONTANARI, Della Moneta – Trattato Mercantile, in Scrittori Classici Italiani di economia politica, Tomo III, 1804. p. 353-354 (lo trovi anche in : Argelati, 1759, tomo VI, pag.52 e 90) un saluto Mario
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  41. Buongiorno @margheludo Potrebbe essere un sesino di Modena: https://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-MOFRI/4
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  42. Questo denario allude ad un’appassionante vicenda giudiziaria (simboleggiata dalla tavoletta con A-C, absolvo-condemno) e politica innescata da un preteso episodio scandaloso verificatosi nel tempio di Vesta alla fine del II secolo, forse già rievocata da un’altra emissione della sessa gens, il denario RRC 413/1. Nel 114, a sette anni dall’assassinio di Gaio Gracco, la società romana era divisa da gravi tensioni sociali ed agitata da fermenti rinnovatori e progressisti. In quell’anno circolò e fece grande scalpore a Roma una voce secondo la quale tra le Vergini Vestali si sarebbero verificati episodi di inammissibile dissolutezza. Fu promossa un’inchiesta ufficiale al termine della quale tre Vestali risultarono gravemente indiziate. Ma il processo celebrato dal Pontefice Massimo si chiuse con la condanna di una sola di esse. In un clima politico e sociale incline alle strumentalizzazioni di parte, i progressisti videro in questa indulgenza una sorta di complicità tra i Pontefici e le Vestali, tra inquirenti e inquisite. Così nel 113 il tribuno Sesto Peduceo, invocando la revisione del processo, indusse la plebe ad istituire un suo proprio tribunale, la cui presidenza fu affidata a Lucio Cassio Longino Ravilla (fratello del cesaricida Gaio, tribuno della plebe nel 137, console nel 127 e censore nel 125, celebrato pure dall’emissione RRC 266/1 e forse dalla RRC 413/1), uomo di proverbiale intransigenza e severità. Come prevedibile, il tribunale del popolo emise un verdetto esemplare, condannando a morte anche le due Vestali assolte dalla prima sentenza. Si volle così colpire non solo l’aristocratico collegio sacerdotale che aveva commesso sacrilegio, ma soprattutto i conniventi Pontefici. Come se non bastasse, narra Plutarco che la plebe, superstiziosa, ispirandosi ad un crudele cerimoniale etrusco, invocò la necessità di consumare sacrifici umani per placare gli dei. Così due Galli e due Greci furono massacrati nel Foro Boario. Trascorsi quasi sessant’anni da queste vicende, Quinto Cassio Longino, magistrato monetario nel 55 e discendente di Lucio Cassio, rievoca su questo denario quell’antico scandalo, il clamoroso processo e indirettamente l’antenato che ne era stato il promotore. Il tipo del rovescio ci mostra il teatro dello scandalo e allude per simboli al processo riparatore. Al centro campeggia il tempio di Vesta, retto da sei colonne, la prima coppia delle quali di calibro maggiore delle altre; ciò conferisce profondità al monumento, mentre lo scorcio prospettico ne lascia intuire la pianta circolare. Al suo interno è la sella curulis. Il tetto a cupola ha due antefisse laterali a protome di dragone ed è sormontata da una statua della dea, che tiene patera e scettro. A sinistra del tempio è raffigurata l’urna delle votazioni; a destra la tavoletta di voto con le lettere AC, iniziali dei due possibili verdetti Absolvo/Condemno. Il diritto è riservato al busto di Vesta, di un livello stilistico straordinario su questo conio. Il ritratto della dea è modellato con grande sapienza, il suo profilo è limpido e di assoluta bellezza classica, il suo sguardo intenso ed assorto. Il lembo di stola che le copre il capo è arretrato per mostrare il diadema ed i capelli corti sulla fronte. Le sue pieghe sono morbide e naturali e disegnano per trasparenza la crocchia sulla nuca e la curva agile del collo. Emana da questo volto un’aura affascinante ed enigmatica, la sua espressione è quella malinconica e turbata di una divinità offesa
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  43. I Dioscuri sul Quirinale Dai Greci ai Romani Archeologia Viva n. 133 – gennaio/febbraio 2009 pp. 32-39 di Paolo Moreno, a cura di Annalisa Venditti I colossi in marmo che fin dall’antichità adornano il Colle sono copie romane di un gruppo in bronzo di Fidia e Prassitele il Vecchio che aveva ispirato un gran numero di artisti nei secoli fra l’età classica e l’ellenismo Insieme agli archi trionfali e allE colonne istoriate, i Dioscuri che dominano la piazza del Quirinale sono tra gli stupefacenti complessi figurativi rimasti a Roma dall’antichità senza conoscere l’interro. Erano stati posti a ornamento del tempio di Ercole e Bacco (già creduto del Sole o di Serapide), voluto da Settimio Severo intorno al 198 d.C. come auspicio per il futuro dominio dei figli Caracalla e Geta, sul pendio del colle verso la Flaminia (attuale via del Corso). Trasferiti nelle adiacenti terme dette di Costantino, forse dovute al predecessore di questi Massenzio (306-312), furono ancora oggetto di cura nel 411 da parte del prefetto urbano dopo il passaggio di Alarico. A partire dal medioevo i Dioscuri servirono di riferimento topografico e simbolico per le descrizioni, visioni e piante della città. Nel 1470 vennero puntellati con muri di mattoni, come si può vedere in alcune stampe cinquecentesche. Sisto V (1585-1590) li fa integrare in marmo nelle parti mancanti dallo scultore e archeologo Flaminio Vacca, mentre l’architetto Domenico Fontana libera l’attuale piazza del Quirinale dai ruderi delle terme (1589-1591). Nel 1783, per volontà di Pio VI e su progetto di Carlo Antinori, viene prelevato un obelisco dal mausoleo di Augusto (dove faceva coppia con quello oggi sull’Esquilino) e collocato tra i Dioscuri: all’occasione si modifica la posizione delle basi, reciprocamente allineate, fatte convergere come oggi le vediamo. Raffaele Stern sistema la fontana durante il papato di Pio VII (1800-1823). La fortuna moderna dei colossi, costantemente ammirati dagli artisti (tra i quali Pisanello, Andrea del Castagno, Mantegna e Michelangelo), e la vicenda delle fantasiose interpretazioni proposte attraverso i secoli per i due personaggi (vedi scheda: I gemelli fraintesi) sono state motivo di citazioni e studi, mentre è deludente il risultato per quanto riguarda la situazione del monumento nella storia dell’arte antica. Le iscrizioni che segnalano le statue, quella di sinistra come «opus Phidiae», ‘opera di Fidia’, e l’altra di un Prassitele, «opus Praxitelis», sono trascrizioni effettuate sui basamenti del tempo di Sisto V, con la correzione erudita Phidiae per l’originario Fidiae: le didascalie di epoca romana imperiale, tracciate presso la cornice superiore delle basi, erano state lette durante il medioevo, e sono attestate in disegni e stampe. Nomi di artisti accompagnati dal latino opus o dal greco érgon su plinti di statue, sostegni o erme, indicavano un originale trasportato nell’Urbe, ovvero l’attribuzione dell’archetipo di cui si esibiva una copia. Nel caso dei Dioscuri, gli archeologi si sono in generale arenati sull’impossibilità di far corrispondere l’attività di Fidia (490-420 a.C.) con quella più tarda del Prassitele esponente dello stile bello (390-326 a.C.): accostando al gruppo la serie di sarcofagi di età severiana (193-211) dove i Dioscuri appaiono nella medesima posa obliqua, si assegna correntemente a tale periodo non solo l’esecuzione materiale delle statue del Quirinale – il che è corretto per la tecnica di lavorazione del marmo – bensì l’invenzione stessa di esse come opera romana. … https://www.archeologiaviva.it/2703/i-dioscuri-sul-quirinale/ © Archeologia Viva ® Giunti Editore S.p.a. Web By
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  44. Non può essere una fionda a forcella ... gli elastici erano ben al di là dall’esistere .... sulla moneta di Aspendos è raffigurato un fromboliere nel momento del rilascio del proiettile, ma funzionava per forza centrifuga...
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  45. Salve a tutti, Non è il caso di cambiare il titolo di questa vecchia ma sempre attuale discussione? È vero che con il 1914 saltano tutti i sistemi monetari e con essi il funzionamento dell'Unione, tuttavia mi metto nei panni del neofita che sta cercando di farsi un'idea di cosa fosse l'Unione. Costei o costui si faranno un'idea sbagliata dal momento che l'Unione è formalmente esistita fino a tutto il 1926. Cosa ne pensa @vathek1984 della possibilità di modificare il titolo? Grazie.
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  46. …. sorellastra…. quella cattiva che entra a gamba tesa ( meglio… a stinchi tesi… ) Questo mi fa venire in mente che devo ancora pubblicare qui quel piccolo studio in merito… in modo che sia tutto chiaro. un cordiale saluto, Enrico P.S. adesso mi ricordo perché non l'ho più pubblicato… avevo chiesto, anche in qualità di autore di pubblicazioni e libri , più spazio per poter inserire molte foto in uno o pochi post, ma.…. niente
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  47. Ma invece liberala le monete antiche sono nate libere e libere devono restare ? E poi come fai a godertela in quella plasticaccia ?!? slab e bustine periziate lasciamoli agli americani e si decimalisti ?
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  48. fantastico e grazie per l'impegno. Cercando su internet, ho trovato questa moneta: Moneta di Gaeta - Il Follaro Ho pensato, visto la vicinanza geografica.....che ne dite?soprattutto i caratteri sembrano molto simili
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  49. Comunque visto che forse non mi sono espresso bene la prima volta e che ho forse peccato per un tono che poco giova alla discussione in ogni caso, riscrivo perchè mi sono reso conto d'aver sbagliato dopo aver ripensato più volte a questa discussione, ricomincio: Il diritto è gradevole, il ritratto della regina è ben conservato e anche l'espressione, nonchè i capelli che scendono sul petto, il semibusto di ferdinando nonostante la frattura rimane bello e in tono con la capigliatura che non è usuratissimo ma ben leggibile, un po meno bello il viso del sovrano che rimane un punto chiave, ma ...ci sta, anche se avrei preferito come già detto prima che l'usura fosse più omogenea, non che la conservazione fosse più alta ma avrei rinunciato a piccoli particolari più marginali per un po d'espressione in più (mio parere) Il Rovescio è bello, più omogeneo, l'usura c' è ma è quell'usura che se sai che quella cifra in più da spendere non ce l'avevi, è tollerabile, i segni zodiacali son particolarmente belli e aggiungono un altro po d'appeal al tondello, la frattura come su..per me non è antiestetica...ma del resto in mano non so che effetto fa dato che non ho monete con fratture in collezione. Giudizio finale..per il prezzo pagato è uno dei migliori compromessi che ho mai avuto modo d'osservare anche partendo dal pressuposto che pagare poco monete di napoli o monete come questa che son ricercate è impresa ardua..se avessi avuto 180 euro probabilmente non l'avrei presa, ma l'acquisto rimane comunque buono..e se un giorno vorrai migliorarla ammesso di volerla togliere...a 250 euro si vende da sola per come stanno le cose. Spero d'aver corretto il tiro, e d'aver chiarito la mia posizione iniziale..non sono un detrattore di professione, anzi..@@pietromoney Andrea.
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