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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 07/03/20 in tutte le aree
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Stranamente nessuno lo aveva ancora segnalato e allora lo faccio io. Il Gruppo di Quelli del Cordusio ha organizzato una serie di incontri video numismatici sul tema "ieri, oggi e domani nella numismatica" in cui il nostro Mario @dabbene intervista alcune persone di spicco del mondo Numismatico. Ad ora (stesso ordine dei video disponibili): Michele Chimienti Emiliano Nappini Attilio Maglio Pierpaolo Irpino e a breve ne seguirà un quinto. Dato che Mario sa far bene la divulgazione numismatica, tutti i video sono disponibili su youtube a questo link: https://www.youtube.com/channel/UCqP7Vmgu7Afpiplbt3so2mQ Buona Visione!9 punti
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Grazie @incuso, caricato ora sempre sul canale YouTube il quinto incontro video Numismatico questa volta col Prof. Helmut Rizzolli, docente di numismatica all’Universita’ di Innsbruck, buon ascolto !5 punti
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Questo denario allude ad un’appassionante vicenda giudiziaria (simboleggiata dalla tavoletta con A-C, absolvo-condemno) e politica innescata da un preteso episodio scandaloso verificatosi nel tempio di Vesta alla fine del II secolo, forse già rievocata da un’altra emissione della sessa gens, il denario RRC 413/1. Nel 114, a sette anni dall’assassinio di Gaio Gracco, la società romana era divisa da gravi tensioni sociali ed agitata da fermenti rinnovatori e progressisti. In quell’anno circolò e fece grande scalpore a Roma una voce secondo la quale tra le Vergini Vestali si sarebbero verificati episodi di inammissibile dissolutezza. Fu promossa un’inchiesta ufficiale al termine della quale tre Vestali risultarono gravemente indiziate. Ma il processo celebrato dal Pontefice Massimo si chiuse con la condanna di una sola di esse. In un clima politico e sociale incline alle strumentalizzazioni di parte, i progressisti videro in questa indulgenza una sorta di complicità tra i Pontefici e le Vestali, tra inquirenti e inquisite. Così nel 113 il tribuno Sesto Peduceo, invocando la revisione del processo, indusse la plebe ad istituire un suo proprio tribunale, la cui presidenza fu affidata a Lucio Cassio Longino Ravilla (fratello del cesaricida Gaio, tribuno della plebe nel 137, console nel 127 e censore nel 125, celebrato pure dall’emissione RRC 266/1 e forse dalla RRC 413/1), uomo di proverbiale intransigenza e severità. Come prevedibile, il tribunale del popolo emise un verdetto esemplare, condannando a morte anche le due Vestali assolte dalla prima sentenza. Si volle così colpire non solo l’aristocratico collegio sacerdotale che aveva commesso sacrilegio, ma soprattutto i conniventi Pontefici. Come se non bastasse, narra Plutarco che la plebe, superstiziosa, ispirandosi ad un crudele cerimoniale etrusco, invocò la necessità di consumare sacrifici umani per placare gli dei. Così due Galli e due Greci furono massacrati nel Foro Boario. Trascorsi quasi sessant’anni da queste vicende, Quinto Cassio Longino, magistrato monetario nel 55 e discendente di Lucio Cassio, rievoca su questo denario quell’antico scandalo, il clamoroso processo e indirettamente l’antenato che ne era stato il promotore. Il tipo del rovescio ci mostra il teatro dello scandalo e allude per simboli al processo riparatore. Al centro campeggia il tempio di Vesta, retto da sei colonne, la prima coppia delle quali di calibro maggiore delle altre; ciò conferisce profondità al monumento, mentre lo scorcio prospettico ne lascia intuire la pianta circolare. Al suo interno è la sella curulis. Il tetto a cupola ha due antefisse laterali a protome di dragone ed è sormontata da una statua della dea, che tiene patera e scettro. A sinistra del tempio è raffigurata l’urna delle votazioni; a destra la tavoletta di voto con le lettere AC, iniziali dei due possibili verdetti Absolvo/Condemno. Il diritto è riservato al busto di Vesta, di un livello stilistico straordinario su questo conio. Il ritratto della dea è modellato con grande sapienza, il suo profilo è limpido e di assoluta bellezza classica, il suo sguardo intenso ed assorto. Il lembo di stola che le copre il capo è arretrato per mostrare il diadema ed i capelli corti sulla fronte. Le sue pieghe sono morbide e naturali e disegnano per trasparenza la crocchia sulla nuca e la curva agile del collo. Emana da questo volto un’aura affascinante ed enigmatica, la sua espressione è quella malinconica e turbata di una divinità offesa5 punti
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Ciao, grazie del ragazzo! ? Allora, ho controllato il vasto campionario su Banknote Museum (http://www.banknote.ws/COLLECTION/countries/EUR/ITA/ITA7papal.htm) che, anche se non completo, ci dà questo scenario: le cedole stampate il 12 gennaio hanno tutte almeno un errore (la coroncina capovolta), il che mi fa dire con buona certezza che si, usavano i punzoni (altrimenti mica avrebbero sbagliato tutte le piastre, no?!). Inoltre, ho riscontrato che: Scudi 6, 7, 12 e 18 hanno sia la F che la coroncina capovolta Scudi 24 e 26 hanno corretto la E ma la coroncina rimane capovolta. Non solo, di tutte queste, l'unica ad avere la coroncina capovolta in ultima posizione è la 24 Scudi. Questo mi fa pensare che la produzione cominciò dal taglio più basso (6 scudi) a salire. Alla 18 scudi la sbronza cominciava a passare e si accorsero del punzone F, sostituendolo col punzone E corretto, ma non si accorsero invece della coroncina capovolta. Poi, forse, fecero prima le cedole da 26, per comodità di non dover spostare tutto il testo, dato che la denominazione da 26 stava tutta sulla prima riga, come quelle precedenti, e per ultima fecero la 24 spostando i punzoni del testo e togliendo semplicemente le ultime 2 coroncine. Infine chiusero bottega e tornarono in osteria!3 punti
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1941/43 Occupazione italiana della Lubiana - 1 lira Piccola banconota utilizzata successivamente all'occupazione di Lubiana, il territorio fu annesso all'Italia come provincia italiana nella regione Venezia Giulia.2 punti
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Questo denario di Ottaviano (NAC 106) è perfettamente in tema con la discussione dal punto di vista iconografico. Parlo del rovescio, naturalmente. The Roman Empire Octavian, 32 – 27. Denarius, Brundisium or Roma circa 32-29 BC, AR 3.57 g. Bare head r. Rev. CAESAR – DIVI F Half naked Venus standing r., leaning on column and holding sceptre in l. hand and helmet in r. In l. field, a shield decorated with an eight-rayed star. C 63. BMC 601. RIC 250b. Sear Imperators 396. CBN 24. Rare. Struck on a very broad flan and with a lovely light iridescent tone. Extremely fine Starting price: 1.600 CHF - Estimate: 2.000 CHF - Result: 3.250 CHF2 punti
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Buongiorno @savoiardo, grazie per la precisazione. Sono un neofita nel campo della numismatica, specialmente per quanto riguarda la monetazione medievale, quindi, qualsiasi aiuto che possa accrescere la mia conoscenza in tale senso è bene accetto e quindi non c'è assolutamente bisogno di scusarsi, anzi. Non trovando riscontri riguardo la moneta in questione, ma volendo aiutare @clodoveo nella sua ricerca, visto che non aveva avuto altre risposte, nella mia ignoranza numismatica, ho cercato in altra direzione ed a quanto pare ho errato. Grazie quindi per avermi illuminato al riguardo. Cordiali saluti @MarcoAu2 punti
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Buongiorno @margheludo Potrebbe essere un sesino di Modena: https://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-MOFRI/42 punti
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Grazie Legio, continuo a leggere il forum con una certa frequenza e quando posso continuerò a intervenire ? Moneta molto, ma molto rara. Ne ho in archivio diversi esemplari, ma questo è il primo che vedo in vendita.2 punti
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Buonasera a tutti, @Rocco68, nel pieno rispetto delle opinioni di tutti , io propendo per una fiammella, lo penso per via della forma (mi capita anche con le nuvole di vederci forme che altri interpretano in maniera diversa), e perché ultimamente, mi sto appassionando come te e altri Amici del Forum alla monetazione del Viceregno, spinto dalla curiosità e desiderio di imparare, cerco di leggere e capire da più fonti, ovviamente quelle alla mia portata, proprio ieri sera leggevo alcune pagine del Bollettino del Circolo Numismatico Napoletano del 1965-1966, quelle riguardanti la monetazione di Filippo IV, se non ho capito male è proprio il Bovi che ne parla in un suo lavoro '' Un processo per falsificazione di monete nella zecca di Napoli'' e che riporta nel bollettino. Premesso che sulle monete di Filippo IV, sul dritto, oltre le iniziali del maestro di Zecca e del mastro di prova troviamo altri segni : lettere, numeri ed altro. Il Prota sosteneva che ogni pila di tondelli da coniare venisse contrassegnata da una lettera. In modo che in caso di contestazioni si potesse risalire. Bovi diversamente dal Prota (che affermava che le lettere erano le iniziali del nome) dice testualmente.. Le lettere sono le maiuscole dell' alfabeto, i numeri sono le cifre arabe fino a 9, gli altri segni sono svariatissimi, e fa qualche esempio : Fiamma, croce potenziata, giglio araldico, cerchietti o punti variamente disposti, Testina, volatile, scudetto, foglia, pigna, tulipano, leoncino, torretta, trifoglio, stella a 5 e 6 punte, ancora, mezza luna, crocetta, etc. Continuo a leggere, e cerco di capirci soprattutto.. ? Ovviamente correggetemi ed aiutatemi a crescere, potrei sbagliarmi nelle mie conclusioni. Saluti Alberto2 punti
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120 grana 1791 sudato per trovarla ma quanta soddisfazione. Credo sia un esemplare che non si vede tutti i giorni. Attendo commenti.2 punti
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Buongiorno. Mi ha molto incuriosito la storia di questa città garganica, oggi scomparsa, le cui uniche notizie archeologiche sono delle monete con la scritta in greco "YPIA", o abbreviato "YP". Il luogo ove sorgeva è discusso ancora oggi , bensì molti ritengono si trovasse dove dal XI sec. d.C. sorge il Lago di Varano (in realtà una laguna) . Qualcuno sa qualcosa ? Più che altro sarebbe interessante vederne le monete, che penso siano in un museo a Lucera. Dovrebbero essere molto rare https://it.wikipedia.org/wiki/Yria1 punto
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DE GREGE EPICURI Finalmente un annuncio e non un annullamento! Ma è solo per martedì 6 ottobre: meglio essere prudenti... Dunque, martedì 6 ottobre alle 20.45 nella nostra sede (Milano, via Terraggio 1) il Prof. Alessandro Cavagna, docente di Numismatica Antica alla Statale di Milano, ci parlerà su: "Un viaggio a Taranto nel 1911". Ma di che viaggio si tratta? Secondo quanto raccontato da Ernest Babelon (allora direttore del Cabinet des Médailles di Parigi), il 22 giugno 1911 a Borgo Nuovo di Taranto sarebbe venuto alla luce un grande ripostiglio di monete che, subito dopo la scoperta, sarebbe stato suddiviso in tre lotti e immesso sul mercato antiquario. Un noto collezionista di origini greche, Michail Vlastos, riuscì ad acquistarne in breve tempo un primo lotto e, seguendo le vicissitudini dei restanti due, potè incorporare altre 100 monete nella sua collezione. L'ultima porzione (318 pezzi) venne invece dispersa in altre vendite. Sembra che il ripostiglio comprendesse un insieme apparentemente incongruo di emissioni da diverse aree mediterranee, accanto ad argento in lingotti ed in fammenti. Qundi, un giallo: sia poliziesco che numismatico.1 punto
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Nella sezione delle monete romane repubblicane ho aperto una discussione che ha preso una bellissima piega degna di essere divulgata anche nella sezione Storia e Archeologia. Naturalmente tutto il materiale è frutto dell'impegno e dell'ingegno di @L. Licinio Lucullo che mi ha suggerito le modalità di questa nuova discussione. Tutto è partito da questa moneta di Cassio Longino con la rappresentazione nel rovescio del tempio di Vesta ( come @apollonia docet).1 punto
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Allora - seguendo il ragionamento per iperbole - diciamo che un eventuale ripostiglio ‘integrato’ con dei fslsi non verrebbe MAI fatto ritrovare ad un archeologo o nel corso di uni scavo autorizzato ed ufficiale. un ripostiglio vero - rinvenuto da tombaroli - verrebbe inquinato con repliche eseguite dai falsari sulla base delle monete buone ritrovate per alimentare il mercato e aumentare il ritorno economico delle monete autentiche scavate clandestinamente. quindi non esiste il caso che un archeologi possa o non possa accorgersene nessuna lusinga : e’ piu’ che ovvio che queste domande sottendono al reperimento di qualche informazione utile per completare un quadro/situazione che si sta indagando da parte di chi non e’ un novizio1 punto
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Eccone un altro piuttosto comune a Milano. Vi posto fronte e retro: come potete vedere - essendo in tutto e per tutto un assegno - aveva anche la "girata" sul lato "B"... Qui gli altri pezzi della serie:1 punto
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Bellissime le Manzoni e le Leonardo, ne ho prese un paio qualche tempo fa che condivido con voi1 punto
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Buona serata Tanti sono quelli belli e coinvolgenti, ma a mio avviso, quello russo, è il migliore.1 punto
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Segnalo questa monografia, se non è stato già fatto. Nel link c'è un corposo abstract. https://www.letture.org/moneta-dai-buoi-di-omero-ai-bitcoin-riccardo-de-bonis-maria-iride-vangelisti1 punto
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Re dei Franchi dal 771, Carlomagno, per consolidare il confine nord-orientale del regno, nel 772 attacca il territorio dei Sassoni, tribù germaniche barbare e pagane : la Sassonia sembra rapidamente conquistata . Carlo è distratto per la conquista dell'Italia longobarda e le tribù dei Sassoni si risollevano : i Franchi nel 774 e 775 riprendono l'attacco alla Sassonia che è pesantemente soggiogata, fino all'assemblea in Paderborn del 777 nella quale i Sassoni ora cristianizzati fanno atto di sottomissione al regno dei Franchi . L'opposizione a questo stato di fatto viene assunta da Vitichindo che avvia uno stato di guerra intermittente e con punte di pesante violenza come il massacro ( forse ) di 4500 ostaggi Sassoni a Verden per rivalsa della sconfitta dei Franchi al monte Suntel ( il campo dello schiaffo ) : dopo anni di guerre, nel 785, Vitichindo accetta sottomissione e battesimo, mentre i Sassoni subiscono il Capitolare Sassone, legge che definisce i rapporti tra gli occupanti Franchi e gli occupati Sassoni . La Sassonia sarà poi definitivamente 'pacificata' dai Franchi dopo l'ultima rivolta del 804 e dopo 30 anni di lotte . Quattrocento anni prima, gruppi via via più consistenti di Sassoni erano emigrati nella Britannia, che avevano conquistata in punta di spada e, secondo l'unico cronista del tempo, il monaco Gildas di Rhuys, sanguinosamente anche a prezzo di massacri, praticamente espellendone i Britanni : all'epoca di Carlomagno quei barbari conquistatori, civilizzati e cristianizzati, vi avevano costituito 7 regni anglo-sassoni, con il potente re Offa che con Carlo intratteneva buoni rapporti : i Sassoni d'oltremanica batteranno anche monete come lo sceat ed il penny, omologabile questo al denaro carolingio .1 punto
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Indietro nel tempo m verrebbe da pensare che un tempo erano tutte d'argento tranne il One Cent?1 punto
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Le monete di Londiniun hanno molta attrattiva sul mercato. Gli inglesi sono gelosi de loro patrimonio.1 punto
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Mi permetto di dissentire. Quanto sopra e’ relativamente generico e approssimativo. Consiglierei qualche buona lettura di epistemologia che e’ la branca che si occupa delle condizioni sotto le quali si può avere conoscenza scientifica e dei metodi per raggiungere tale conoscenza. Le più recenti tendenze in epistemologia si occupano di determinare il grado di “certezza” della scienza, mettendo in luce come il nostro modo di approcciare la realtà sia sempre determinato dalla conoscenza di sfondo e dagli strumenti conoscitivi a disposizione. In sintesi, la conoscenza è condizionata dalle idee e dagli strumenti cui il ricercatore ricorre per conoscere l’oggetto che sta esaminando. In questo specifico ambito il numismatico puo’ utilizzare strumenti assai sofisticati ( come ad es microscopi a scansione elettronica, analisi di attivazione protonica, analisi XRF etc) che nulla hanno in meno di tecniche altrettanto sofisticate utilizzate da discipline ritenute - a torto o ragione - piu’ scientifiche. mi auguro la finalità di queste domande, soprattutto di quelle dell’utente Aristarco che si professa un neofita ma che ha posto tutta una serie di domande ( come il numero dei coni esistenti in antichità o l’aderenza della numismatica al ‘metodo scientifico ‘) che in verità paiono poco riconducibili ad un approccio da novizio alla disciplina - non sia quindi un espediente per svalutare il contributo storico e scientifico offerto dalla numismatica rispetto ad altre discipline e in primis l’archeologia.1 punto
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Le monete di Hyrium @Aristarco censite in Historia Numorum Italy di Rutter (2001) ai numeri 666 e 667 ed un passaggio in asta NAC di un esemplare 666 .1 punto
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A tal proposito, ovvero le vicende che coinvolsero i sesini di Modena (e non solo) e la loro invasione dei territori toscani ti consiglio, se non l'hai già reperita, la seguente bibliografia: 1) Bando e proibizione delle doppie di Modena e sospensione degl’ungheri, 16/06/1651, Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze (http://opac.bncf.firenze.sbn.it/opac/controller.jsp), opera digitalizzata 2) Bando sopra la proibizione de quattrini cattiui 3/11/1654, Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze (http://opac.bncf.firenze.sbn.it/opac/controller.jsp), opera digitalizzata. 3) Bando sopra la proibizione delle crazie, gazzette, grossi, e mezzi grossi forestieri. 17/09/1655, Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze (http://opac.bncf.firenze.sbn.it/opac/controller.jsp), opera digitalizzata. 4) L.GIANNONI, 2011, Sul bando “Sopra la proibizione de’ quattrini neri cattivi, e crazie simili” emesso dal Granduca Ferdinando II al tempo di Giovan Battista Ludovisi. La Zecca di Piombino da Iacopo VII a Giovan Battista Ludovisi, a cura di L. Giannoni, Campiglia M.ma. 2013 E, per una cronaca narrata da un testimone oculare contemporaneo (con descrizione degli aspetti valutari): 5) GEMINIANO MONTANARI, Della Moneta – Trattato Mercantile, in Scrittori Classici Italiani di economia politica, Tomo III, 1804. p. 353-354 (lo trovi anche in : Argelati, 1759, tomo VI, pag.52 e 90) un saluto Mario1 punto
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@L. Licinio Lucullo dico solo: bravissimo. È talmente ricco il tuo intervento che sarei dell'idea, se sei d'accordo, di chiedere di spostarlo in Storia e Archeologia. Che ne pensi?1 punto
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Non entusiasma nemmeno me il 2 euro Tiepolo (ma pur sempre meglio del 2 euro di Raffaello!). Questa "mania" di usare le immagini di pezzi delle opere senza nessuna rielaborazione per creare le monete deve finire...1 punto
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i rotolini sono disponibili in banca greca dal 30 giugno e fino a 100 monete sono scambiati al facciale. Oltre c'è sovrapprezzo. Gli ordini sono permessi anche via mail ma senza modulo, siccome non è un prodotto ma solo pezzi da circolazione, credo.1 punto
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La situazione è molto più complicata e solo in parte riassumibile @hobbes Nella Troade vi sono diversi siti archeologici attribuibili alla media e tarda età del bronzo, tra cui spicca quello scoperto da Heinrich Schliemann, probabile fonte d'ispirazione per l'Iliade e i poemi greci relativi alla guerra di Troia. In particolare la città omerica sembra essere da riferirsi alla città storica Troia VI-VII, sorte sul tell di Troia dopo il 1900 a.C., quando l'intera regione fu attraversata da una grande fase di migrazioni di popoli. L'appartenenza etnica dei Troiani è, e resta, sconosciuta, molte sono state le ipotesi fatte nel corso dei secoli. In quell'area, durante la tarda età del bronzo (e la prima età del ferro) sono noti popoli indoeuropei e non. Per esempio sono di lingua indoeuropea gli Anatolici, di ceppo antico (cui forse possono essere associati i Peoni nei Balcani), e in particolare i Cari, citati da Omero come alleati dei Troiani e associati sovente ai Lelegi, un'antica popolazione egea da cui proveniva Laotoe, una delle mogli di Priamo. Altre popolazioni indoeuropee giunsero nella regione nella tarda età del bronzo e soprattutto all'inizio dell'età del ferro, come ad esempio: gli Ellenici (e i Macedoni), i Traci, i Daci, i Frigi (questi ultimi citati nell'Iliade e in altri poemi come alleati ai Troiani, ma ancora stanziati nei Balcani, mentre in epoca storica vivevano nell'odierna Turchia) e gli Illirici. Tra le popolazioni della regione vi erano anche alcuni gruppi etnici di lingua non indoeuropea o preindoeuropea: probabilmente i Pelasgi, mitica popolazione cicladica e greca, presumibilmente i Minoici ed altre popolazioni semi mitologiche come i Mini e i Lapiti. Uscendo dalla mitologia vi erano a Lemno dei parlanti la lingua lemnia, del gruppo delle lingue tirseniche affini all'etrusco. Inoltre, in Anatolia, ci sono buone probabilità di infiltrazioni semitiche, e di lingue ergative isolate o di difficile sistematizzazione come l'urrita e lingue sopravvissute all'arrivo, attorno al 2.000-1.900 a.C. degli indoeuropei di ceppo anatolico. Quest'area era quindi particolarmente frammentata da un punto di vista etnico-linguistico. In Omero i Dardani sono i principali alleati dei Troiani, ma in molti poemi greci questi popoli sono fusi. Esisteva una tribù nota come Dardani anche in epoca storica, ma apparentemente non legata a quelli omerici. Appartenevano al gruppo illirico indoeuropeo ed abitavano i balcani meridionali, a nord di Peoni e Macedoni, in territori grossomodo corrispondenti con la regione di Skopje e la repubblica di Macedonia del Nord. Questa assonanza di nomi non è però definitiva. I Troiani potrebbero essere stato un popolo a sé stante, alleato con popoli di lingua simile o diversissima. La principale fonte storica sui possibili troiani è rappresentata dagli archivi reali ittiti, se venisse dimostrata fuori d'ogni dubbio la corrispondenza tra Wilusa e/o Truwisa-Tarusia ed Ilios/Troia. Questa città era uno delle principali di una confederazione di regni (o una lega di città) nota nelle fonti ittite come Arzawa. La lingua luvia, una lingua anatolica indoeuropea, è stata ipotizzata come possibile lingua parlata a Troia, in particolare a partire dagli studi di Calvert Watkins del 1986[1]: Il nome Priamo ha un'etimologia luvia (o meglio potrebbe essere l'ellenizzazione e la traslitterazione del nome luvio Pariya-muwa, che significa -uomo-eccezionalmente coraggioso), così come quello di 9 dei suoi parenti più stretti su 16 nominati da Omero. Inoltre esisteva un sovrano Arzawa dell'età del bronzo con un nome simile e associato a Priamo, Piyamaradu, citato come sovrano in documenti ittiti scritti in luvio (il suo nome, in quella lingua, significa dono dei devoti). Alessandro (il secondo nome di Paride) nella forma di Alaksandu è noto come signore (ma forse non legittimo Re) di Wilusa nelle fonti ittite, nelle lingue anatoliche il suo nome è associabile, anche se con un'etimologia non del tutto chiara, al dio del sole e della guerra, Apaliunas, simile al dio Luvio Aplu, signore della peste, tutti attributi riconoscibili anche nell'Apollo greco classico (ma non nelle fonti micenee). Si tratterebbe dunque di un nome luvio o di origine anatolica affine ma distinta del luvio. Anchise (ed Ettore) potrebbero avere un'etimologia Luvia, Achis in filisteo (lingua di cui si ignora l'origine, forse anatolica o indeoeuropea, ma presto assorbita dalle lingue semitiche circostanti) significava Re-Sovrano-Comandante. Va anche detto che i nomi sono cattivi indicatori della lingua parlata, semmai indicano rapporti culturali stretti; ad esempio molti nomi diffusi in Italia sono di origine semitico-ebraica (Davide, Mattia, Matteo, Gabriele, Daniele, Samuele, Giuseppe, Giovanni, Emanuele, Raffaele, Simone, Tobia, Maria, Rebecca, Ester, Elisa, Elisabetta, Eva, Maddalena, Marta, Sara, ecc.) per l'influenza fortissima che ha avuto la Bibbia, mentre la lingua italiana è indoeuropea e neolatina. Non disponiamo di archivi o di documenti scritti dell'età del bronzo troiana eccetto 1) un sigillo, di età indefinita, scritto in ittita, 2) un sigillo, in luvio geroglifico, associato a Troia VIIb, 3) due piccoli frammenti, forse in luvio cuneiforme, molto mal conservati e riferibili probabilmente a Troia VI o VII, rinvenuti nel XIX secolo, mal descritti ed in seguito perduti, 4) due tavolette d'argilla frammentarie coperte da segni poco leggibili che, secondo il linguista sovietico Nikolay Kazansky, vanno interpretati come una scrittura, forse lineare, distinguibili sia dal lineare A (minoico) che dal lineare B (miceneo), ma impossibili da interpretare per frammentarietà (pochissime sillabe) e cattivo stato di conservazione. Essi però potrebbero essere più antichi di Troia VI, ed anzi risalire al 2.000 a.C. (Troia V), ovvero all'età precedente alla comparsa del "vero" lineare A. Tutti i documenti diplomatici ittiti che nominano Troia e Arzawa sono scritti in luvio. Il fatto che gli Ittiti associassero Troia-Wilusa-Ilio con la zona di Arzawa, corrispondente a tutta la costa mediterranea della Turchia nord-occidentale, rafforza l'ipotesi luvia (o altre similari come il cario, parente del luvio); Arzawa era però una confederazione di regni, che (forse) andava dalla Licia alla Troade, in cui potrebbero essere esistiti diversi popoli, ad esempio i Lici (la cui lingua, pur anatolica, fu molto contaminata da superstrati greco-frigi nell'età del ferro) e i Lidi (Lukka in ittita), i Cari (Karkiya o Karkisia in ittita, Krk nei documenti di Ugarit) ed i Lelegi (Lulahi in ittita). Questi popoli presumibilmente parlavano tutti lingue affini (ma distinte, e nel caso del Cario solo ora in via di decifrazione) al Luvio ed erano giunti in quelle zone attorno al 1.900 a.C., e sono anche sovente associati agli etruschi ed ai popoli del mare.nIl Luvio (presumibilmente fortemente diviso in dialetti) potrebbe essere stata la lingua parlata in tutta l'Anatolia meridionale dell'età del bronzo, dalla costa prospiciente a Rodi fino ad Alessandretta, ma non si conoscono i confini settentrionali di questa parlata, difficili da identificare proprio per il suo essere anche una lingua franca del commercio e della diplomazia. Infatti era lingua ufficiale di molti stati anatolici (e lingua di cancelleria dell'impero ittita) anche quando la lingua vernacolare era un'altra. In conclusione la possibilità che a Troia si parlasse una lingua anatolica, magari affine al luvio (o al cario-lelegio) esistono, così come è possibile, come afferma il linguista e filologo tedesco Joachim Latacz che il luvio fosse la lingua ufficiale, e di cancelleria, della troade e di Troia (essendo anche quella impiegata al riguardo della troade dalla cancelleria imperiale Ittita), quella impiegata per trattare con le altre realtà politiche anatoliche, mentre inconoscibile risulti ancora la lingua vernacolare della città. https://it.m.wikipedia.org/wiki/Troiani_(popolo)1 punto
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DE GREGE EPICURI Il ritratto è di una bellezza davvero insolita; difficile vederne così nei sesterzi imperiali.In questo momento non ricordo però se questi bronzi antiocheni, al tempo di Galba, fossero coniati a Roma.1 punto
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A questo punto, non mi resta che completare il gruppo di banconote che ho veduto circolare da bambino:1 punto
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La mia più bella mezza piastra. Ferdinando II 1838 Molto Comune, ma con una provenienza prestigiosa: CIVITAS NEAPOLIS Ve la RI-presento con nuove foto. Un caro saluto a tutti, Rocco.1 punto
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Buongiorno a tutti, Complimenti @giacutuli, la mezza piastra di Francesco è molto rara e ancor di più in questa conservazione. La mia è già tanto averla trovata.1 punto
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A me i francesi generalmente stanno sui Maroni, ma hanno un inno... https://www.google.com/url?sa=t&source=web&rct=j&url=https://m.youtube.com/watch%3Fv%3Dk1BJjFdgT3c&ved=2ahUKEwjD-fWUpKrqAhVbhlwKHWAJDGEQwqsBMAR6BAgSEAY&usg=AOvVaw3LNFgoqpV2lkTVu2PQBgBD1 punto
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Cambio brutalmente continente e secolo, con questi 2 dollari continentali stampati dal governo della Pennsylvania nel 1776. Il Congresso Continentale decretò l'emissione di poco meno di 250 milioni di dollari per finanziare la campagna militare in seguito allo scoppio della guerra d'indipendenza delle colonie britanniche in nord america nel 1775: Al fronte, si vede l'atto di trebbiare il grano con un flagello e il motto latino "Tribulatio ditat", ovvero "L'afflizione arricchisce" (si sente l'influsso della cultura quacchera, tutt'altro che incline all'edonismo... ) Le firme sono di John Sellers e Isaac Pearson (l'inchiostro di quest'ultima firma si è magicamente dissolto...)1 punto
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Notavo che sul nostro catalogo i contorni delle medaglie di Maria Luigia sono in alcuni casi non riportati in maniera precisa. L'unico riferimento in mio possesso è il Federico Massimo che ha il difetto di non descriverli. Mi rivolgo quindi ai possessori di queste medaglie per completare questa lacuna. Nel seguito un elenco recuperato dal nostro catalogo: http://numismatica-italiana.lamoneta.it/cat/W-ME57A che man mano cercherò di integrare con le informazioni che mi passerete. Indico anche il materiale visto che potrebbero esserci differenze tra rame, argento o oro. Investitura di M. L. a Duchessa di Parma -1 Ingresso di M. L. nel Ducato 1816 Ingresso di M. L. nel Ducato -3 (Ag: liscio) Ingresso di M. L. nel Ducato 24mm -4 Ingresso di M. L. nel Ducato 1821 - 24mm Premio Accademia Belle Arti -5 Ponte sul Taro -6 (Ae e Ag: liscio) Ponte sul Taro-Prova -7 Ponte sul Trebbia -8 (Ag: in incuso: (rosetta) EX DONO AUG • DUC • EQUITI IN COPIIS PRÆF • I • I • FERRARIO) Ponte sul Trebbia -9 (Ae: liscio) Visita alla Zecca di Milano -10 (Ag: liscio) Premio Anzianità dei Dragoni -11 Benemerenti della Salute Pubblica -12 Benemerenti -13 Ponte sull'Adda -14 Beccherie Nuove (in P.za Ghiaia) -15 (Ae: liscio) Ponte sul Nure -16 Strada della Cisa -17 Ponte sul Tidone -18 Ponte sullo Stirone -19 (AE: liscio) Strada per Tabiano Bagni -20 (AE: liscio) Casa di Custodia -21 10° Anniversario di Regno? -22 (Ag: liscio) Investitura a Duchessa di Parma? -23 Decorazione 18131 punto
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Buongiorno caro @Litra68 , sul Gazzettino #6 di Quelli del Cordusio (in rete) c'è un interessante articolo che risponde alla tua domanda. Qualora non lo trovassi, puoi darmi una tua mail alla quale io posso postarlo. Ti avrei scritto in privato, ma mi si dice "che non puoi ricedvere messaggi". Cordialità1 punto
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E' una domanda complessa. In primo luogo andrebbe definito cosa si intende per metodo scientifico, che ha applicazione differente sulla base della disciplina su cui si fa un esperimento. A rigore considero metodo scientifico il metodo deduttivo. La numismatica è un settore scientifico a cavallo tra più discipline. l'approccio chimico/fisico segue ovviamente totalmente il metodo scientifico, così come l'approccio archeologico (uso di stratigrafia, studio delle ribattiture per datare le monete, ecc.). L'approccio più squisitamente letterario alla numismatica spesso è al limite del metodo scientifico, facendo spesso uso di schemi interpretativi di testi letterari che spesso dipendono dal contesto culturale del momento più che si solide basi scientifiche. In generale su una data moneta o monetazione è noto un numero limitato di informazioni, per cui l'applicazione del metodo scientifico può non portare a conclusioni certe, ma esclusivamente ad ipotizzare ipotesi di lavoro, in attesa che ulteriori informazioni chiariscano il quadro. La mancanza di alcune di queste informazioni rischia di non poter arrivare a conclusione certe su quella data moneta. Ci sono monete note esclusivamente a livello letterario: Possiamo dire che esistono (e non sono arrivati esemplari a noi ) oppure non esistono nè sono mai esistite? Di alcune monete al contrario mancano riscontri letterari, e così non abbiamo idea del loro valore o addirittura dell'autorità o zecca emittente. In definitiva, il metodo scientifico si applica, si fanno ipotesi, ma non è detto che le informazioni in nostro possesso permettano di arrivare ad una conclusione univoca.1 punto
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Le comuni monete per la circolazione salvo rare eccezioni particolari non hanno nessun plusvalore, anche se ci sono diversi articoli o leggende metropolitane che parlano di possibili ritrovamenti di "tesori" nel portamonete. Fosse così facile fare soldi camperemmo tutti bene senza lavorare qua dentro1 punto
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Buongiorno a tutti, posto foto quasi decenti, del mio 50 Cent. 1939 Vittorio Emanuele III Non trovate che L'Aquila sia veramente bella.? A cosa starà pensando, sembra pronta ad alzarsi in volo.. con l'ascia tra gli artigli, sembra guardarsi alle spalle prima di farlo.. ? Saluti Alberto1 punto
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... per chi non conosce la ritirata degli Alpini in Russia, breve filmato1 punto
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Buongiorno, per me sono la sigle di Giovanni Andrea Cavo G A C (GA C) dietro la nuca del sovrano l'usura ha fatto il resto da far sembrare una testa. Saluti Michele1 punto
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