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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 05/24/20 in tutte le aree

  1. Bene, in realtà non è una crepa in senso stretto, cioè del tondello, ma in realtà è del conio che si è fessurato... a titolo di comparazione posto un altro esemplare che nella sequenza di sfondamento è lievemente anteriore e anche il conio intatto, che è collegato ad altro conio del diritto ( si legittima così anche la reale esistenza del conio di rovescio) Credo quindi di aver spiegato uno dei punti deboli della coppia di monete, la stessa impronta della "crepa" nel rovescio, che certamente faceva impensierire.... è invece logico che ci sia perché è nel conio come nel terzo esemplare. Tra l'altro a ben vedere il primo pezzo Nac ha una lieve ribattitura proprio sul punto ( la rottura stessa e la lettera vicina, e altri dettagli), il che tende a far escludere una semplice copia dall'altro pezzo. anche la perlinatura è differente come coniazione tra i due esemplari ma è coerente con gli altri esemplari …. Il secondo Nac al di là di alcune spatinature e salti di patina, non ha nessuna discrepanza con i pezzi legittimi, anzi proprio la patina da un senso di reale in maniera convincente. Mi dovrei soffermare su altri dettagli come il bordo e lo stato di avanzamento del deperimento dei coni, ma già il mio intervento è stato troppo esteso. In definitiva, e con i dubbi da foto, sono per me pezzi genuini, maltrattati ma genuini.... come dice anche art74 ( Arturo Russo) , la certezza assoluta si ha solo con la moneta in mano e "smontandola", però i principali dubbi direi che sono stati sciolti... Un cordiale saluto, Enrico P.S. sebbene non sia questo il topic giusto, aggiungo un altro esemplare di Vespasiano ( foto 7 ) con il rovescio perlinatura a cerchietti, volutamente tralasciato sopra, perché piuttosto criticato/ criticabile e ragionevolmente spurio, cosa che un attento esame comparativo del rovescio con l'altro pezzo, foto 2 di cui condivide l'impronta del rovescio, dovrebbe confermare abbastanza agevolmente.
    8 punti
  2. 5 punti
  3. Buongiorno, volevo rendervi partecipi della mia ultima acquisizione, non sono un bibliofilo nel senso stretto poiché preferisco i contenuti al semplice possesso del "bel" libro ma non potevo lasciarmi scappare questa occasione.
    4 punti
  4. E tre! Ecco la mia 1825, Peso grammi 27,50 Taglio PROVIDENTIA OPTIMI PRINCIPIS al rovescio.
    4 punti
  5. Ciao a tutti, in un suo nuovo articolo su Cronaca Numismatica il sempre ottimo Ganganelli commenta un vecchio articolo del 1902 riguardante la Regia Zecca di Roma in pratica il resoconto di un giornalista dell'epoca in visita appunto alla Zecca del Regno (che altro non era se non la vecchia Zecca Pontificia). L'articolo era già conosciuto a chi si interessa delle vicende monetarie del Regno d' Italia, infatti potete trovare e leggere l'originale nella sezione biblioteca del forum: Però tra le varie considerazioni ho trovato molto interessante il paragrafo sul “signoraggio” (ossia la differenza tra il valore nominale di una moneta e il suo valore intrinseco e costo effettivo di produzione: ciò che, in sostanza, costituisce il margine di profitto dell’autorità emittente, in questo caso il Regno d’Italia.) Alla data in esame (1902) Se, si legge nell’articolo de Il Secolo XX, “in un pezzo da 20 lire c’è un valore effettivo di 19 lire e 70 centesimi”; un pezzo da una lira d’argento ha un valore effettivo di appena 45 centesimi (il 55% di signoraggio!) le cose vanno un po’ meglio, ma non molto, per lo scudo da 5 lire che è coniato a 900 millesimi e non a 835. Boccanegra tace, invece, sulle monetine fatte di nichel e di rame, quasi del tutto “fiduciarie”. Sarebbe interessante capire durante il Fascismo con la ripresa delle coniazioni in oro e argento a quanto ammontasse questo signoraggio. Sulla monetazione in oro è sicuro che la cifra di vendita fosse già molto più alta del nominale (in questo momento non ricordo quanto di preciso). Però riguardo la monetazione circolante da 5, 10 e 20 lire (con oltretutto il cambio del titolo dal 20 lire "Littore" all' "Elmetto") il discorso si potrebbe fare più interessante. Qualcuno si vuole cimentare o ha già dati a disposizione? Saluti Simone PS Qui potete leggere l'articolo di Ganganelli: https://www.cronacanumismatica.com/in-regalo-per-voi-un-viaggio-nel-tempo-alla-zecca-di-roma/
    4 punti
  6. Buonasera, oggi non vi tedio con tante parole scritte ma voglio utilizzare molti video trovati in rete. La decadenza dell’Impero Romano e il sopraggiungere delle popolazioni barbare portò nel periodo Tardo Antico insicurezza e preoccupazione nelle popolazioni dell’arco alpino orientale: la loro esistenza era minacciata dall’arrivo di gruppi più umani o meno numerosi di ceppo barbarico. Nemmeno il sistema di fortificazioni del Claustra Alpium Iuliarum ( https://it.wikipedia.org/wiki/Claustra_Alpium_Iuliarum) riusciva più a bloccare il loro transito. Di seguito posto alcuni link relativi a ricostruzioni di questo sistema di difesa e di alcuni forti. Fu così che nell’area delle Alpi Giulie (versante italiano sloveno e austriaco) si assistette allo sviluppo di insediamenti fortificati su colli più o meno elevati ed erti e quindi facilmente difendibili, che assicuravano protezione alla popolazione della zona e controllo strategico della viabilità locale. Uno di questi siti era quello di Ajdovski Gradec (Slovenia). Insediamento sorto su un colle isolato alto 585 m. Già occupato da popolazioni dell’Età del Ferro (700-300 a.C.) fu nuovamente occupato in epoca romana verso il IV secolo d.C.. Ben presto si sviluppò un insediamento fortificato con mura e torri e divenne uno dei maggiori centri paleocristiani dell’area: vi sono resti di una chiesa a pianta rettangolare con l’abside semicircolare, di un battistero con al centro lo scavo della fonte, nonché di un cimitero e di altri edifici religiosi e civili. Sono state rinvenute anche le tracce di una profonda cisterna che poteva contenere mille ettolitri d’acqua. Alcuni resti sulla sommità dell’altura. Ciao Illyricum
    4 punti
  7. Buongiorno a Tutti, lo studio della monetazione bronzea di Vitellio, che mi appassiona intensamente da alcuni decenni, presenta delle notevoli difficoltà, in quanto spesso ci sono elementi spuri, anche molto sedimentati nel tempo… è stato preso di mira dai falsari di sempre, essendo monetazione di una certa rarità (quella bronzea) e ambita dai collezionisti di ogni secolo, come pure dai vari restauratori, spesso maldestri. La prima conseguenza di questa situazione è che le monete false nel tempo hanno acquisito maggior credibilità o apparenza, e la esclusione dei falsi, con dimostrazione, non è sempre agevole. Come procedere, allora? La risposta che mi sono data negli anni è stata di ricostruire l'intera emissione con studio dei conii con quanti più esemplari possibili, in modo di riuscire a dare una concatenazione e un senso a tutto il complesso, in modo da eliminare gli elementi spuri …. cosa che penso e spero di fare anche in questo caso. Comincerei dall'interessante questione di quella perlinatura così peculiare : sia Nerone che Vespasiano hanno avuto monete ( indiscutibilmente autentiche ) con tale tipo di perlinatura, tra l'altro in tempi molto vicini all'epoca di Vitellio…. sono coni particolarmente curati e speciali ( e rari, solo un conio per tipo, per quanto ne so)…. ne riporto due esemplari ( foto 1 Nerone e foto 2 Vespasiano ). Direi, quindi, che non ci sono dubbi che la legittimità della particolare perlinatura sia in sé ammissibile... Ma tra ammissibile e sicura... ne passa... Come fare? Semplice... vediamo se esistono altri esemplari con questo conio di Vitellio ... magari con altri rovesci e che si incatenino nella complessa serie di coni legittimi, quindi scartando la possibilità di una invenzione, magari plausibile, ma sempre invenzione... Bene, ne esistono parecchi e collegati con vari rovesci, a loro volta collegati con altri diritti e così via, quindi si inserisce nella linea delle concatenazioni di conio dell'intera monetazione vitelliana : a titolo di esempio ne metto uno, foto 3 Resta quindi confermata la legittimità del conio del diritto, la cui impronta è condivisa da entrambi i pezzi Nac però con una differenza importante tra i due : la veste che passa sulla spalla ( foto 4 ) nel primo esemplare presenta un improbabile drappeggio continuo, senza il " bottone" ( fibula ) che invece fa da chiusura della veste, come si vede negli altri esemplari ... ma la cosa è coerente con lo stato di " manutenzione " del pezzo, ripatinato in spessore, fondi spianati, forse stuccature leggere, con sottostanti corrosioni verosimilmente da fiume ( molti sesterzi di Vitellio vengono da fiume), e a ben vedere si vedono chiare le tracce del bulino proprio su quella parte di manto, più netta, in particolare più a valle a destra si vede bene il solco. Il bulino non esclude di certo la clonazione, ma è un po' in contrasto se tesa a ricreare dei particolari in una moda restaurativa degli anni '50 ( e forse prima ) infatti il pezzo ha tale datazione sul mercato ( Asta ratto 1955). Quindi copia siliconica tende a essere un po' improbabile, almeno in senso stretto. Rimane il discorso della crepa del rovescio, nello stesso punto in entrambi gli esemplari, che già Filippo1( Giuliano Russo ) ha anticipato continua….
    4 punti
  8. Caro Giovanni, mio fratello mi ha segnalato questa discussione. Onestamente non credo possa trattarsi di due cloni. Come ti mi insegni un clone è la riproduzione perfetta di un’altra moneta. In questo caso la centratura delle due monete è leggermente diversa al rovescio e al dritto le monete hanno un diverso grado di usura. Escludendo pertanto che si tratti di due cloni. Esaminerei le monete in maniera singola ti vorrei suggerire un paio di considerazioni. La prima moneta ha una patina falsa (di quelle che si facevano negli anni 50), ma sotto pagina ha quelle fessure nel metallo che sono tipiche delle monete con patina Tevere. Per darne un giudizio definitivo andrebbe spatinata. Non ti nascondo che sono stato a lungo in dubbio se inserirla in asta e alla fine mi sono fatto convincere proprio da questa caratteristica che mi sembrava coerente con una moneta autentica. Sulla seconda con tutto l’affetto non ho molti dubbi. La corrosione è assolutamente convincente. Un saluto affettuoso. Arturo
    4 punti
  9. Al contrario che nella numismatica nelle schede telefoniche abbiamo la presenza di uno dei più vecchi paesi non riconosciuti del mondo: la "Repubblica Turca di Cipro Nord", ovvero la parte di Cipro occupata dalla Turchia nel 1974. Lo stato-fantoccio messo in piedi dai turchi nel nord di Cipro usa la lira turca (anche se l'euro è ben accetto) e ha un servizio telefonico autonomo con le sue carte. Il lato con la banda magnetica (nei primi modelli) e poi quello col chip era lo stesso in tutte.
    4 punti
  10. Prendendo spunto da @gixxer che, in un'altra discussione, poneva l'attenzione sui denari e sperando di interessare anche altri, qui vi vorrei mostrare due denari di Orio Malipiero (1178-1192) con una sostanziale differenza. A prima vista sembrano uguali, ma il primo ha la legenda + AVR DVX e il secondo AVRIO DVX. + AVR DVX è molto simile a + SEB DVX, legenda del primo doge che ha coniato questa tipologia, Sebastiano Ziani. Il secondo, invece, si avvicina al nome quasi completo di Enrico Dandolo, la cui legenda è + ENRIC' DVX. E' una possibile ipotesi per una sequenza temporale dei due coni. Arka Diligite iustitiam
    3 punti
  11. Buon giorno, dopo una veloce ricerca ho trovato un sesterzio dalla stessa coppia di conii che evidenzia la stessa perlinatura. Il sesterzio in questione è stato venduto da Noble Numismatics nel 2019 ma con il cartellino originale di Spink and Son. Credo che sull'autenticità di questa moneta non ci sia alcun dubbio! Questo dimostra, prima di tutto, che il perlinato, seppur inusuale, è plausibile ed è effettivamente una caratteristica nel conio e che la teoria espressa in questa discussione che si tratti di matrici "siliconiche" (sic!) incise a mano dalle quali sono stati prodotti una seria di cloni identici è impossibile. Questo non è certo un elemento conclusivo per definire l'autenticità delle monete ma esclude i due maggiori dubbi espressi in questa discussione. Mi permetto di aggiungere che la "crepa" che segnala Tinia Numismatica è infatti una rottura di conio quindi è molto più che plausibile che sia presente su entrambe le monete. Cordiali saluti, Giuliano Russo
    3 punti
  12. Buona domenica a tutti....posto pure il mio, debole di conio nella legenda ma il fascio si vede ancora bene. E' sempre bello ammirare sti tondelli, un pò rustici ma che non possono mancare in una collezione di monete napoletane del periodo!! Saluti!
    3 punti
  13. In 20 anni e passa di sterline del 1917 Londra autentiche ne ho vista 1 della collezione Commonwealth. Le altre erano sempre false come quella sopra.
    3 punti
  14. 3 punti
  15. 1936 Australia - Giorgio V° - 1 Florin = 2 Shillings Ag.925 12 Pence = 1 Shilling 20 Shilling = 1 Pound
    3 punti
  16. Molto strano il mercato numismatico in questi ultimi tempi. Sembra quasi "dopato". Mi sono permesso di rendere più leggibile la moneta: Questa era una splendida moneta, ma è stata deturpata (probabilmente spazzolata con una spugnetta abrasiva ) tanto da renderla difficilmente classificabile come conservazione. Anche il fatto che sia stata fotografata con luce radente ad ore 12 non è che peggiori la situazioni. Semplicemente le righe ci sono ed anche una foto con luce "diffusa " non le avrebbe fatte scomparire. Mi chiedo quanto l'acquirente potrebbe ricavare da una vendita... forse la metà ad essere ottimisti. Se il mercato è questo, meglio aspettare qualche mese a fare acquisti. Ciao a Tutti
    2 punti
  17. Il verso non ne aumenta la rarità. Spero di far cosa gradita nel riproporre la mia 1826. Riferimenti: Pagani 111 D'incerti 101/a Taglio inciso al rovescio.
    2 punti
  18. Intanto Buona domencia a tutti..... Inizio con il dire che la scheda che ho postato è solo 1 (una) delle tante tipologie di questi Tornesi..... ci ho lavorato su circa 20 gironi per sistemarli tutti. @Rocco68, il Tornese che hai postato non è parte di questa scheda e quindi di questo tipo, ma del tipo data dritto e rovescio, anche se la gran parte di questi hanno quasi sempre la data del dritto che non è come quella del rovescio...il Bovi scrisse qualcosa....e metto ritaglio. Quello che hai messo sembra essere 1577/1579. La data sotto non è mai abbinata a quello che stiamo chiamado "scintilla", ma quasi sempre alla VP (del Porzio), in alcuni casi, mi sembra di averlo già postato solo data (parliamo del dritto ovviamente). La scintilla è anch'essa abbinata alle VP (per quelli senza data al dritto), ma ci sono anche e solo quelli con la scintilla e senza VP, insomma un bel pò di coniazioni. Ma non è nemmeno tutto...qui siamo solo alla metà. Riguardo a quello che definisci un quadrifoglio in alto alla cornucopia al rovescio..... è una Croce Biforcata....questa la troviamo inserita nei Tornesi degli ultimi anni..... La corce biforcata è ampiamente utilizzata anche su altre monete, anche la scintilla; sui mezzi Carlini ad esempio...ci sono croci biforcate, croci semplici, fiore a 4 petali, ecc. ecc. sia sotto il busto che al rovescio..... Anche il 2 cavalli nell'altra discussione, ad esempio ha la scintilla al rovescio, sia sopra che sotto la corona..... altre monete la hanno al dritto: è evidente che sono dei marchi.
    2 punti
  19. Caro Giovanni, non ho difficoltà ad ammettere che sono stato in dubbio fino all’ultimo minuto se inserire o meno questo sesterzio in asta. D’altronde la mia non è stata una reazione stizzita. La moneta era chiaramente bulinata e la patina falsa rendeva molto difficile fare un analisi esaustiva della superficie. La soluzione migliore sarebbe stata spatinarla, purtroppo non ho avuto il permesso del consegnatario. Sono perfettamente d’accordo con te che la moneta è bulinata, ma questo lo abbiamo scritto nella descrizione (traces of tooling). Forse ci saremmo potuti spingere ancora di più descrivendo la moneta come reincisa, ma tooling che in inglese è bulinato mi sembrava sufficiente anche in considerazione del fatto che abbiamo parlato di tracce di bulinatura lasciando intendere che queste non erano limitate ai campi. Quello che mi ha convinto sono proprio le screpolature o corrosioni del metallo proprie delle monete di fiume che mi sembravano molto convincenti. Quando gli argomenti vengo posti con garbo e desiderio di confronto sono sempre felice di scambiare idee. Mi complimento con Vitellio che ha fatto un’analisi veramente notevole.
    2 punti
  20. buon giorno voglio condividere questa mezza piastra del 1750
    2 punti
  21. Sicuramente in questa discussione vi è pubblicato almeno un Ducato di "Don"Ferrante d'Aragona,ma altrettanto sicuramente quello o quelli pubblicati differiscono da questo.Infatti i Ducati emessi per Don Ferrante hanno molteplici conii ed una collezione che potrebbero intraprendere gli appassionati di Numismatica abbienti potrebbe essere quella di collezionare tutte le varietà di Ducati che si riesca a reperire di questi Ducati napoletani . Da asta n°35 di Bolaffi lotto n°617 Ducato:Ferdinando I d’Aragona ( 1458-1494 ) emissione della Zecca di Napoli Au. D/FERDINANDVS:D:G:R:SI:V Stemma coronato, inquartato di Napoli al 1° e 4°, d’Aragona al 2° e 3° R/ · RE – CORDATVS:MISERICORDIE:SV Busto adulto coronato e corazzato a destra;dietro la nuca lettera T(Maestro di Zecca Giancarlo Tramontano) Riferimenti:CNI 78-94;Bernareggi 171;Pannuti e Riccio 9b;MIR 64/7 Salutoni odjob
    2 punti
  22. L'ultimo post mi ha ricordato letture e curiosità di giorni lontani . Aggiungo, allora, da un vecchio libro, una stampa di Kobayashi Kiyochika (1847-1915) , contemporaneo di Ogata Gekko, che mi pare una delicata immagine di quel 'mondo fluttuante' .
    2 punti
  23. salve, stasera volevo proporvi questa interessante moneta da 6 tornesi della II repubblica Napoletana esistita dal 23 gennaio al 13 giugno del 1799,a seguito della rivoluzione francese e dell' avvento napoleonico, Ferdinando iv dovette fuggire a Palermo, lasciando lo stato al conte Pignatelli che concluse l'armistizio col generale francese Championnet il quale proclamo appunto decaduta la monarchia borbonica e proclamo' la repubblica(che ebbe brevissima durata)
    2 punti
  24. Caro Giovanni, Siamo tutti d'accordo che le due monete provengono dalla stessa coppia di coni, anche se dovremmo parlare di tre monete dal momento che ho postato un altro esemplare che tu però ignori. Il tuo post è poco chiaro e ti chiedo cortesemente di spiegare alcuni punti ambigui. Cosa intendi per spiegazione tecnica dell'esecuzione dell'incisore su conii con perlinato imperfetto? Forse stai mettendo in discussione la possibilità che questo perlinato esiste e che le monete postate da "Vitellio" con questa caratteristica sono tutte false? Forse ho capito male. Per quanto riguarda le differenze e le analisi delle superfici bisogna fare attenzione perché stiamo parlando, come da descrizione, di una moneta con patina "falsa" e "bulinata" e di una "fortemente corrosa", pur restando importanti considerazioni vanno ponderate. Questa sera in ogni caso saremo in ufficio e avremmo ancora una volta la possibilità di esaminare le monete in mano. Sono d'accordo con te che il nostro interesse è quello di eliminare possibili falsi dall'asta, nonostante tutto, il nostro guadagno è una percentuale del martello ma in caso di falsi ci rimettiamo il 100% del prezzo pagato e non credo ci sia nessuno che puoi dire di non essere stato rimborsato dalla NAC. Grazie della interessante discussione, Giuliano
    2 punti
  25. Mancano all'appello per la zecca di Merano i simboli dei grossi di Margaretha Maultasch (1335-1363). Ecco due esempi. Il primo grosso ha come simbolo una stella, il secondo due rosette. Entrambi presentano parecchi globetti intorno alle lettere della legenda come di consuetudine in quest'epoca. Arka Diligite iustitiam
    2 punti
  26. Sono d'accordo con Allek sulla fruibilità dei libri, siano essi antichi o ristampe. Il mio Riccio e Pannuti comprato poco dopo essere stato stampato, l'ho dovuto far rilegare di nuovo a forza di rivederlo centinaia di volte. Ultimi arrivati da appena due giorni.
    2 punti
  27. @gixxer Alcuni automatismi del tuo discorso in realtà non sono tali. È vero che spendendo poco poco ci si rimette. Ma non è detto che spendendo tanto si rimette tanto. Anzi a volte si guadagna. Tutto dipende da come si spende. Arka Diligite iustitiam
    2 punti
  28. Buongiorno e Buona domenica a tutti, @mariarosaria, altro pezzo di Storia. Posto anche il mio per compagnia. ? Saluti Alberto
    2 punti
  29. Un poveretto. Si sta arrampicando sui vetri per rimediare alla caz..... fatta. Questo è uno dei mali della numismatica: gente che si sveglia la mattina e, con un mirabolante software, spara sentenze. Bisogna individuarli e denunciarli.
    2 punti
  30. Ciao a tutti! Proseguendo nella mia ricerca sulle medaglie dell'inflazione tedesca del 1923 ho trovato alcune immagini semiserie che posto qui di seguito: Gutemberg (quello della bibbia): "La stampa non l'avevo inventata per questo!" Due mendicanti: "Prima gli chiedevi soldi e ti davano del pane, adesso vuoi del pane e ti danno dei soldi!" Tappezzeria economica: Le riserve bancarie Il peso del denaro!!! e la fine dello stesso: Macinato... macerato... bruciato... la crisi del '23 ha spedito direttamente la Germania verso la famigerata dittatura che tutti noi conosciamo, che ha portato l'Europa sull'orlo del baratro - anzi, forse oltre... Adesso - confidando sulle basi democratiche dell'Europa di oggi che io sostengo - mi permetto di fare una battuta: State in salute! Servus, Njk
    2 punti
  31. 2 punti
  32. Nella monografia di Lefevre, "La circolazione metallica nel Regno d'Italia 1862-1930", viene chiaramente detto che alla data che a noi interessa , il 1908, effettivamente esisteva una circolazione di scudi argentei, anche se sottoposti a un graduale ritiro . Inoltre, conferma una "dignitosa e onorevole" circolazione di moneta metallica nel Regno, aurea e argentea, che cesserà soltanto a causa della grande Guerra.
    2 punti
  33. buongiorno. si parla poco della monetazione di Francesco I (1825-30) e della sua monetazione,soprattutto il rame. qui volevo intanto proporre un pezzo da 5 tornesi del 1827.
    1 punto
  34. Buonasera a tutta la Sezione, posto anch'io la mia Piastra del 1825 di Francesco I.
    1 punto
  35. Molto d accordo con ciò che hai detto?
    1 punto
  36. @borghobaffo Buongiorno Ledzeppelin81, Penso che sia peltro, più che piombo. Attendiamo un auspicabile intervento di Borgho per una identificazione della Medaglia che hai mostrato. Saluti.
    1 punto
  37. INVASIONI BARBARICHE: ricordiamoci che pressochè tutti i popoli barbarici sono entrati in Italia da queste lande (e se vogliamo anche Massimino Trace al rientro dalla Germania diretto verso Aquileia e quindi verso Roma, 150 anni prima di Teodosio e della battaglia del Frigido). Tra i due episodi possiamo citare l’Illirico come confine tra il territorio di Massenzio e quello di Licinio. Quindi dal 400 circa abbiamo avuto passaggi di tanti popoli e tra i primi i Goti. Alarico vi passò due volte in pochi anni, nel 405-6 anche Radagaiso che seguì un percorso diverso dal primo seguendo l’arco alpino fino al Norico per poi entrare in Italia, mettere a soqquadro tutto il settentrione ed infine venir sconfitto e catturato a Fiesole da Stilico. Per contro, quest’ultimo affrontò il re goto e il suo esercito con truppe richiamate dal limes renano sguarnendo quel confine: il 31 dicembre 406 una coalizione di Vandali Alani e Svevi attraversò il Reno, devastò la Gallia e si insediò in Spagna. Alcuni anni dopo (410) Alarico, dopo aver svernato a Emona/Lubiana si diresse verso l’Italia e quindi arrivò a Roma, saccheggiandola. Gli Unni assediarono e distrussero Aquileia (452). Longobardi (568) entrarono dalla valle dell’Isonzo (o del Natisone?). E questo è un omaggio per @ARES III Ciao Illyricum
    1 punto
  38. Però se siamo in tre a pensarla allo stesso modo... Agata Christie diceva che un indizio è solo un indizio, che due indizi sono solo due indizi, ma tre indizi fanno una prova. Arka Diligite iustitiam
    1 punto
  39. Assolutamente Giuliano, non esiste che la NAC non abbia corrisposto al 100% . Non h'ho mai espresso. Conoscevo il sesterzio della Noble Numismatics 2019 e lo stavo analizzanto e non solo, c'è anche un rovescio del sesterzio NAC 2009 che al dritto ha un differente ritratto. e che non ha la frattura sotto la ( C ). Penso che se la discussione si mantiene con questo livello pacato, sicuramente ci porterà a delle conclusioni "giuste". Sul perlinato, non volevo insinuare agli altri sesterzi, sulla loro genuinità. Un fattore tecnico, che non voglio portare in discussione. Mi confronterò con Vitellio in MP.
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  40. Spero tu sia restato in buoni rapporti con il tuo ex suocero, deve essere una persona rimarchevole.
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  41. salve,si tratta di un tari' di Filippo ii re di spagna , per Napoli,con le iniziali di Germano Ravashieri e Vincenzo Porzio,con variante "ARAGON ". Moneta comune,ma molto ben conservata
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  42. Giuseppe Ruotolo, I fatti del '99: fra monete e fedi di credito.
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  43. Ultimamente seguo questo nuovo canale youtube https://www.youtube.com/channel/UC0op7_EcIZbmfkOzCqTg7Pg
    1 punto
  44. Buonasera, Universiadi Sicilia del 1997
    1 punto
  45. mi pare che, pur nelle differenze tra due imperatori, quindi di almeno qualche tempo, ci siano tratti stilistici molto simili la la "nostra" e le "siciliane"
    1 punto
  46. Un'altro esemplare della zecca di Ravenna. Attenzione al cordone... Ex asta Tkalec (2012), n. 272. Arka Diligite iustitiam
    1 punto
  47. Nelle monete in italma, l'esperto riconosce spesso il falso già dal colore (cosa che in foto è assai difficile), in quanto la lega utilizzata è diversa da quella di zecca. L'italma è composta da 962‰ di alluminio, da 35‰ di magnesio e da 3‰ di manganese, mentre le lastre dei falsari spesso e volentieri sono pressoché in alluminio puro (come le lattine delle bibite) e hanno una colorazione più scura e lucida. Per quanto riguarda la comparazione con una moneta sicuramente autentica (come qui sopra), la maggior dimensione delle lettere possono essere un indizio di falsità, in quanto nell'approntare il conio da un calco, tutti gli elementi in rilievo tendono a dilatarsi. Tuttavia, anche l'usura può portare ad un aspetto simile, poiché il rilievo tende ad allargarsi alla base. Di conseguenza, se non vi sono differenze non ascrivibili a questo dilemma, non è sufficiente per dedurne la falsità. Il contorno mi pare consono e regolare. E' la classica moneta da vedere in mano per dare un giudizio definitivo.
    1 punto
  48. L' AMICO FRITZ Una vecchia foto ingiallita dal tempo e piegata in metà, una serie di bambini schierati su una scalinata, con varie espressioni, quelli imbronciati che guardano in giù, quelli birichini che accennano ad un sorrisetto, tutti vestiti con una giacchetta nera sgualcita, quasi tutti con ai piedi gli zoccoli di legno, pochi con una parvenza di scarpe nere ed un fiocchetto girocollo. Alla sinistra un prete allampanato che li guarda severo. Giro la foto: i nomi di tutti i compagni scritti con lapis viola e calligrafia incerta e senza cognomi, solo qualcosa che li identifichi, il lavoro svolto dal loro Padre: “Carlìn Minisiè” ( Carlino Falegname ) “ Cesco Panatè” ( Francesco Panettiere ) “Giuanin Frè” (Giovannino Fabbro) etc... Questa è la I° Elementare di “Cesco”, mio padre, nel 1933, Anno XI° dell'Era Fascista e da questa foto inizia la storia di un'amicizia. ----§----- Il Maestro, nonché Parroco del Paese, era Don Umberto, un uomo alto e segaligno con degli occhi grigi pungenti con i quali squadrava severamente sia i parrocchiani, sia la scolaresca. A rendere più inquietante la sua figura era la canna di bambù onnipresente nella sua mano destra, che serviva, sia ad indicare gli scritti sulla lavagna, sia come arma impropria per punire gli alunni più indisciplinati. Quel mattino di Novembre ogni cosa era avvolta dalla nebbia, gli spifferi di vento si insinuavano nelle finestre sgangherate ed i bambini erano così intirizziti nei loro vestiti troppo leggeri, che erano stranamente disciplinati. Proprio per questo motivo, il ticchettio incessante sulla porta dell'aula, fece trasalire Don Umberto che si precipitò a vedere chi era il disturbatore. Uscì con fare deciso e dallo spiraglio della porta si stagliò l'immagine di una giovane donna bionda e di un bambino ben vestito che sporgeva il testone per vedere con quali compagni avrebbe dovuto condividere le sue giornate. Il Maestro entrò nell'aula seguìto dal nuovo alunno, ingrugnito e con lo sguardo basso: “ Ecco il vostro nuovo amico. Come ti chiami?” “ Frrankesko..” con pronuncia inequivocabilmente tedesca. La scolaresca rumoreggiò e tutti si voltarono verso gli altri 3 “Franceschi” che popolavano la classe, chiamati per distinguerli Francesco, Franco e “Cesco” mio padre. Don Umberto comprese la situazione conflittuale e con fare assorto esclamò: “ Come lo chiamiamo...?” Mio padre si alzò dal banco: “Fritz !! L'amico Fritz!!!” Aveva preso l'ispirazione dall'Opera di Mascagni “L'amico Fritz”, che il nonno sentiva alla sera su un grammofono con una tromba enorme. La scelta del nome non fu presa bene dal nuovo arrivato, che durante l'ora di ricreazione si azzuffò ferocemente con mio padre. Ma ormai era stato battezzato Fritz e Fritz rimase per sempre. La situazione ormai si era chiarita e la baruffa sancì un'amicizia che sarebbe durata una vita. Fritz era un bambino di un'intelligenza prodigiosa, soprattutto in Matematica e mio padre, che invece zoppicava parecchio in questa materia, cominciò a copiare i suoi compiti ed a invitarlo a casa sua per avere delle “ripetizioni”. Praticamente il bambino venne adottato dai miei nonni. Fritz in effetti aveva una situazione familiare particolare: il padre era Dirigente della Banca d'Italia, di religione ebraica e viveva a Torino separato dalla moglie, una “svizzerotta” ricca di famiglia, con le guanciotte perennemente rosee ed i biondi capelli raccolti in due trecce di cui andava particolarmente orgogliosa. Praticamente una Heidi “ante litteram”. Era un donnone pieno di vita che ad ogni battuta scoppiava in una fragorosa risata, contagiando tutti i presenti, ma ahimè... era totalmente negata in cucina. Quando Fritz scoprì che mia nonna ogni giorno proponeva un piatto prelibato e dei dolcini meravigliosi, cotti nel forno della Panetteria, praticamente non si schiodò più da casa nostra. Gli anni passavano e Cesco e Fritz crescevano assieme, giocando, bisticciando e scoprendo nuovi posti che diventavano immediatamente il teatro delle loro avventure. Un bosco particolarmente selvaggio diventava “L'Antro dei Lupi”, una casa di legno diroccata era il “Vascello dei Pirati”, un palo conficcato nel terreno un “Totem degli Indiani”. Ma quando mio padre portò Fritz nelle cantine di casa nostra, questo diventò il “set cinematografico” preferito per loro. Erano un dedalo di camere, corridoi, anfratti, “infernotti”, dove il nonno teneva i propri attrezzi e macchinari, perchè non era mai fermo un istante ed, oltre a svolgere l'attività di Panettiere, era anche falegname, meccanico, elettricista, muratore. La parte più intrigante era un piccolo locale sbarrato da una porta di legno massiccio con chiodi a testa larga e chiusa da un gigantesco lucchetto. Per i bimbi era lo “Scrigno dei Tesori”, per mio nonno il posto dove metteva le vecchie monete che trovava girando per i Paesi vicini. Un giorno il nonno aprì la porta e mio padre e Fritz contemplarono una serie di cassette di legno ( costruite con i suoi macchinari ) ripiene “alla rinfusa” di monete antiche. Fritz era come ipnotizzato, come fosse davanti al Tesoro dei Pirati. Il nonno, notando il suo interesse, prese una moneta d'argento e disse: “ Ti regalo questa moneta e spero che sia la prima di una collezione, poi ti farò anche una cassetta come ho fatto per mio figlio Cesco”. Gli anni dei giochi e della spensieratezza, finirono presto. Il Governo Fascista promulgò le inique “Leggi razziali” e Fritz con la sua famiglia dovettero riparare in Svizzera dai parenti della mamma. L'addio fu straziante per tutti perchè Fritz era ormai diventato un fratello per mio padre ed un figlio per i miei nonni ed il commiato fu allietato solo dal regalo di una cassettina ripiena di monete che mio nonno aveva costruito per lui, come da promessa. Passarono anni terribili, la Guerra, la Guerra Civile, la lenta ripresa del dopoguerra. Nonostante le ricerche di mio padre, Fritz e la sua famiglia sembravano spariti nel nulla. ----§------- Metà Anni '50 Nel paese non si era mai vista un'auto come quella: linee sinuose, color grigio argento, motore rombante che emanava l'inconfondibile profumo della ricchezza. I bambini vocianti si avvicinarono all'uomo distinto che era alla guida e lui li ricompensò con qualche caramella. I vecchi seduti sulle panchine di pietra si ammutolirono e lo guardarono sottecchi e curiosi. L'uomo scese dalla macchina, si sgranchì le gambe, respirò profondo per sentire i vecchi profumi e lentamente si incamminò. L'andatura era decisa ma lenta, ogni tanto si fermava ed i suoi occhi si riempivano di quegli scorci che tante volta aveva visto da bambino. Entrò nella Panetteria dove mia nonna Sunta era al bancone indaffarata con altri clienti. “ Signora Sunta i mie omaggi! Per favore mezzo chilo di quei fantastici grissini “rubatà”, un pezzo di quella focaccia straordinaria e...” A mia Nonna quasi prese un coccolone: “Ma...ma... Tu sei Fritz! Il mio Fritz!!!”. Seguirono abbracci, baci e lacrime da parte di tutta la famiglia. Mio padre trattenne a stento la commozione, poi prevalse il suo carattere rude e sbottò: “ Ti abbiamo cercato per anni.. e Tu niente! Mai una lettera, una cartolina...”. Gli anni della guerra erano stati duri anche per Fritz, in seguito spiegò che aveva quasi rimosso il suo passato, aveva cercato di mettersi in contatto con loro, ma ogni cosa era cambiata ed infine aveva dedicato tutte le sue energie per diventare “qualcuno” (a 30 anni era diventato un'alto Dirigente della Banca Nazionale Svizzera), sacrificando la propria vita ed i sentimenti. La cena che seguì fu memorabile ed al termine Fritz si assentò un momento per parcheggiare la splendida auto nel cortile. Ritornò con un mazzo di fiori ed un valigione. “ I fiori sono per Mamma Sunta...ti posso chiamare Mamma, vero?” Lei rispose con un cenno del capo perchè non riusciva a parlare ed aveva le guance rigate dalle lacrime. “ E questo è per gli uomini di famiglia!” Posò il valigione sul tavolo, lo aprì lentamente e comparve la cassetta. L'interno era a scomparti, ripiena di monete Svizzere. “La cassetta la riporto a casa...ma le monete sono un modesto regalo per tutto quello che avete fatto per me, soprattutto perchè mi avete fatto conoscere la passione per la Storia e le monete che mi sono state di grande conforto in questi anni”. EPILOGO Fritz, anche grazie al suo lavoro ed alle conoscenze, era diventato un collezionista di alto livello e non mancava mai di ritornare in paese un paio di volte all'anno. Portava sempre delle monete notevoli e qualcuna le regalava a mio padre che, senza volerlo, si ritrovò dopo un po' di tempo ad avere una bella collezione di monete Svizzere. Le ritrovai in cantina, in una delle tante cassette di legno costruite dal nonno. Posto una moneta della Collezione: 5 Franchi 1926, anno di nascita di Cesco e Fritz.
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  49. But many of these coins were very worn, and the obtained average weight was lower than weight of newly minted coins. Thomas Jefferson noticed this, and warned Hamilton against the risk of a dollar "too light". Jefferson was right, and the importance of detecting this discrepancy became even more evident as the value of silver began to fall, compared to that of gold, on international markets. petronius
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