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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 05/14/20 in tutte le aree

  1. Facciamo un piccolo giochino...Pensate a una classica battaglia in stile giapponese tra due feudi nemici, come quelle che si vedono in alcuni film e serie TV. L'avete pensata? Beh...Scommetto che buona parte di voi ha sognato una battaglia con gli eserciti costituiti principalmente dai famosissimi guerrieri samurai, ma la realtà storica era ben diversa. Pertanto, in questa discussione analizzeremo un'ossatura "sconosciuta" degli eserciti giapponesi feudali: i fanti ashigaru. L'origine degli ashigaru Gli ashigaru, letteralmente "piedi leggeri", furono fanti impiegati nei conflitti del Giappone feudale dalla casta dei samurai. Qual è l'origine di questi fanti? Per rispondere a questa domanda bisogna dare uno sguardo alle origini dei samurai...Inizialmente i samurai servirono principalmente come arcieri a cavallo, tanto che i primi racconti non menzionano nemmeno le spade ed elogiano l'abilità con l'arco. La fanteria appiedata era costituita principalmente da agricoltori arruolati, non addestrati ed equipaggiati con i loro strumenti agricoli convertiti ad armi. Considerati dei non soldati, gli agricoltori arruolati non erano pagati e guadagnavano di razzie e bottini. Fu così che nacquero i primi nuclei di ashigaru. I contadini si resero presto conto che combattere le guerre poteva renderli più ricchi, e molti rinunciarono all'agricoltura per diventare fanti negli eserciti dei vari feudi. I primi racconti descrivono gli ashigaru come elementi pericolosi, mercenari, inaffidabili, ribelli e con un alto tasso di diserzione. È per questo motivo che gli ashigaru sono quasi sconosciuti, proprio perché gli scrittori giapponesi erano più interessati a scrivere storie sui samurai che ai mercenari contadini. Il culmine dello scempio fu il saccheggio e la distruzione di Miyako (l'odierna Kyoto) durante la guerra Ōnin (1467 - 1477). Nel periodo Sengoku (1467 - 1603) il modo di combattere cambiò dai numerosi duelli singoli al confronto tra formazioni disposte in ranghi. Pertanto, gli ashigaru diventarono la spina dorsale di molti eserciti feudali, trasformandosi a fanti semi - professionali ed equipaggiati. L'equipaggiamento degli ashigaru Come specificato precedentemente i primi ashigaru non avevano nessuna armatura e utilizzavano i vari strumenti agricoli come armi. Con l'inasprirsi delle guerre e il cambio del modo di combattere, i vari capi feudali iniziarono a equipaggiarli con armi migliori e armature economiche. Spesso erano armati con una lancia (yari) o un arco (yumi), ma molti portavano anche una spada (uchigatana) come arma da combattimento ravvicinato. Essenzialmente era una spada economica "usa e getta"; e la famosissima katana è un'evoluzione proprio di questa spada. Nel XVI secolo gli ashigaru furono equipaggiati anche con i tanegashima-teppō, un archibugio derivato da quelli portoghesi. Approfondiremo l'utilizzo delle armi da fuoco nella parte successiva. Per quanto riguarda l'armatura poteva consistere in un cappello conico (kasa), pettorali (dō), delle maniche rinforzate (kote), gambali (suneate) e cosciali (haidate). Il cappello conico poteva essere sostituito anche da un classico elmo giapponese (kabuto) o un cappuccio (tatami zukin). Nel periodo Sengoku la richiesta di armamenti aumentò a causa dei sempre più crescenti eserciti di ashigaru, aumentando così la produzione di elmi e armature semplici come la tatami. Inoltre, gli ashigaru, così come i samurai, portavano lungo la schiena un'asta con in cima uno stendardo chiamata sashimono, con lo scopo di facilitare l'identificazione durante la battaglia. Immagine da sinistra verso destra: cappello conico "kasa"; disegno recente di un gruppo di ashigaru; armatura di tipo "tatami" L'arrivo delle armi da fuoco I giapponesi utilizzavano armi da fuoco già da oltre due secoli, ma si trattava di rudimentali schioppi e cannoni derivati da modelli cinesi arcaici e superati. Come si arrivò a produrre un archibugio simile a quello portoghese? Devo dire che la storia è alquanto...bizzarra. Nel 1543 una nave cinese diretta verso l'isola di Okinawa con a bordo degli avventurieri e mercanti portoghesi fu costretta a ormeggiare nell'isola di Tanegashima a causa di una tempesta. La nave venne sequestrata e il signore dell'isola, Tanegashima Tokitaka, entrò in possesso di due archibugi. Capite le potenzialità di queste armi, Tokitaka affidò i due archibugi al suo armaiolo di fiducia, ma questo non riuscì a riprodurre il complesso scodellino dell'archibugio. Il problema si risolverà l'anno successivo, quando i portoghesi tornarono a Tanegashima portando un loro armaiolo che venne messo a servizio del daimyo dell'isola. Negli anni successivi la famiglia Tanegashima passò l'idea al potente clan Shimazu, ma in breve tempo anche altri clan si appropriarono dell'invenzione. La diffusione fu rapida e in soli 10 anni furono prodotti circa 300000 tanegashima-teppō. I samurai non disdegnarono l’uso degli archibugi, ma non si adattavano nel loro stile di combattimento. Per risolvere questo inconveniente i daimyō iniziarono a dotare i propri ashigaru con le nuove armi, anche perché richiedevano scarso addestramento per essere impiegati rispetto agli archi che servivano tanti anni di pratica. Il vantaggio degli archibugi fu decisivo durante la fine del periodo Sengoku. Un esempio è la battaglia di Nagashino (1575) dove i fucilieri ashigaru, appartenenti alla coalizione tra clan Oda e Tokugawa, vennero posizionati strategicamente da Oda Nobunaga e falciarono la temuta cavalleria del clan Takeda con colpi incessanti. Dopo la battaglia, il ruolo degli ashigaru negli eserciti venne riconosciuto e divennero un elemento essenziale pari ai samurai. I fucilieri ashigaru verranno utilizzati anche nelle invasioni della Corea nel 1592 e nel 1597, con un rapporto tra fucili e archi di 2:1 alla prima invasione e uno di 4:1 durante la seconda. Immagine da sinistra verso destra: stampa del periodo Edo con fucilieri ashigaru; stampa del periodo Edo che raffigura degli ashigaru indossare i "mino" sotto la pioggia. La fine degli ashigaru Con l'inizio dello shogunato Tokugawa (1603 -1868) l'arruolamento degli ashigaru iniziò subito a cadere in disuso. Sempre durante gli inizi del periodo Edo gli ashigaru rimanenti, oramai diventati professionisti, vennero considerati parte della classe samurai, nettamente più importante e prestigiosa, in alcuni feudi, mentre in altri rimasero tali. Così finì l'utilizzo dei "piedi leggeri", che da contadini mal equipaggiati e rozzi si trasformarono nel corso del tempo in fanti ben riforniti e disciplinati. Riprendo una bella frase finale su un sito storico straniero che rispecchia un po' tutta questa discussione: quando diciamo la parola samurai, non ci rendiamo conto che stiamo anche dicendo ashigaru. Spero che la discussione sia stata di vostro gradimento! Per qualsiasi dubbio o informazione scrivete pure! Alla prossima Xenon97 Gruppo di rievocatori vestito da ashigaru marciano in parata come parte della rievocazione della Battaglia di Sekigahara.
    5 punti
  2. Buonasera, Il 17 marzo 1861 nasceva il Regno d'Italia: la proclamazione avvenne in questa giornata da parte del primo Parlamento italiano. Posto il mio 5 Cent. 1861 VITTORIO Emanuele II Moneta comune ma che a me piace molto. ?
    5 punti
  3. Ciao, infatti come ho scritto la tecnica del FS si è diffusa negli ultimi decenni del 1800 pertanto è comprensibile che una minima parte della monetazione di Umberto I sia stata coniata in FS. Anche nei primi anni di Vitt.Emanuele III ( in particolare la serie Araldica Oro/Argento ) sono state coniate monete in FS. Successivamente però, per non ben specificate problematiche, non si trovano più monete coniate con tale metodica ( o meglio non ne ho più viste). Addirittura i 100 L. Vetta e Fascio furono "sabbiate". Posto il L.1 1899 FS che ho in collezione. Ciao
    4 punti
  4. buonasera anche io voglio dare il mio contributo con una moneta significativa tra le mie,per me l'aquila sabauda ha un certo fascino
    3 punti
  5. ciao a tutti l'ipotesi di successione dei massari da Dandolo sino a venier incluso e Tommaso Mocenigo è completa e "tiene". Steno: credo i massari elencati nei vari testi (incluso il tuo Andrea) sia completa ma sono straconvinto che manchino le varianti con punto dei massari di almeno due tra le iniziali F, C e z. quello che riscontro è che le iniziali senza punto coprono il periodo da inizio dogato sino al maggio del 1407 senza problemi ed in linea con le durate medie dei massari in carica, poi con la successiva svalutazione le restanti varianti col puntino sono troppo "poche" a meno che i massari siano stati in carica per periodi di 4 anni in media ma ciò è in contrasto con tutto quello che hanno fatto prima e dopo (purtroppo è il periodo dal 1400 al 1415 in cui abbiamo un enorme buco di documentazione ufficiale). Altra questione della P con stella coniata sotto Tommaso Mocenigo, che il CNI menziona ma assente ad esempio nella collezione Bottacin, qualcuno ha mai visto un esemplare ben coniato? Io sono dell'idea che sia in realtà una B usurata o mal coniata (gli esempi non mancano di certo) ma finchè non vado al correr/museo romano non ne avrò la certezza.
    3 punti
  6. Posto il Tallero 1896 per l'Eritrea che mi ricorda mio padre quando ebbe l'dea di farsi crescere i "baffoni". Qualcuno disse che assomigliava a Re Umberto, gli amici invece cominciarono a chiamarlo "Stalin" ? Avevo in collezione un altro Tallero un pò bruttino e quando lo vidi me ne innamorai. Solo che non me lo potevo permettere, quindi proposi uno scambio con un certo numero di marenghi ed il venditore accettò. La moneta mi piace molto, anche se con l'attuale impennata dell'oro, non penso di aver fatto un affare. Ciao a Tutti, Beppe
    3 punti
  7. Ovviamente, la cosa che più colpisce e’ la parola FRANCIA. In effetti, quando ho visto questa moneta sono rimasto subito molto colpito dall’esergo. Francia? Ma come Francia? Non siamo troppo in anticipo sui tempi??? Da come ho letto, il termine "Francia" venne impiegato per la prima volta in forma ufficiale a partire dal 1190, quando Filippo Augusto iniziò ad essere denominato, nei documenti, con la formula di rex Franciae invece di rex Francorum. In questa moneta, però, siamo in anticipo di quasi 900 anni. Siamo infatti intorno all’anno 310, poco prima della battaglia di Ponte Milvio del 312. In generale gli studiosi moderni concordano nel ritenere che l’identità dei Franchi sia emersa nella prima metà del III secolo (menzione nella Historia Augusta) dall’unione di vari gruppi minori come i Salii (forse il nucleo originale dei Franchi), i Sigambri, i Camavi, i Bructerii, i Catti, i Cattuarii, gli Ampsivarii e i Batavi (tutti popoli di origine germanica). I Franchi all’epoca erano stanziati nell’area del basso Reno, nelle zone immediatamente ad est di esso, all’incirca dalla città di Colonia fino all’area costiera del mare del Nord. Era quindi una federazione di popoli che erano stanziati abitualmente oltre il limes, ovvero al di fuori della Gallia romana. Per quanto riguarda i contatti con Roma, fino a quel momento i Franchi appaiono nelle fonti annalistiche talvolta come alleati e talvolta come nemici. Tuttavia, nel 306 i Franchi riuscirono a spingersi in territorio romano fino alla Schelda (nelle odierne Fiandre), minacciando anche la sicurezza della Manica, Con la morte di Costanzo Cloro il 25 luglio del 306 , il sistema tetrarchico andò in crisi: Costantino, figlio di Costanzo Cloro, fu proclamato “augusto” dall'esercito di Britannia. La sua elezione era avvenuta secondo un principio dinastico, che era in contrasto con il principio "meritocratico" della Tetrarchia voluta da Diocleziano. Galerio, tuttavia, non vedeva chiaramente di buon occhio l’ascesa di Costantino (di cui comprendeva e temeva le mire) ed era fermamente intenzionato a fare rispettare la successione tetrarchica. Pertanto, offrì a Costantino il titolo di “cesare”, lasciando che fosse invece Severo ad assumere il titolo di “augusto” (Severo era stato infatti “cesare” di Costanzo Cloro a Occidente). Costantino si era sin da subito insediato a Treviri (Augusta Treverorum), da dove le frontiere della Gallia, sarebbero state meglio controllate. Qui rimase per i sei anni successivi, trasferendovi la propria corte imperiale e trasformandola nella propria capitale come risulta anche dall'imponente costruzione dell'Aula palatina, fatta erigere dal padre e completata da lui nel 310 Durante questi anni, non solo rafforzò le difese di questi territori contro le continue incursioni dei barbari, ma potenziò le armate alle sue dipendenze, aumentandone gli effettivi con la creazione di nuove legioni. Poco dopo questi fatti, probabilmente approfittando del caos che regnava a Occidente (dove emergeva la figura di Massenzio, proclamato augusto a Roma dai militari e dai cittadini), i Franchi e gli Alamanni avevano operato incursioni in territorio romano lungo il tratto di frontiera affidato a Costantino. Questi progettò una campagna militare in territorio germanico per affrontare non solo i Franchi, ma anche gli Alamanni, stanziati subito a sud di essi, in particolare nel cuneo formato dal tratto iniziale del Reno e del Danubio (i vecchi Agri Decumates). Nel corso delle operazioni militari egli ottenne importanti successi riuscendo a battere pesantemente sia i Franchi che gli Alamanni e per due anni successivi gli fu assegnato il titolo di Germanicus Maximus (307 e 308). Le campagne militari si conclusero con successo nel 310. Numerosi furono quelli tra i barbari uccisi, fatti prigionieri o schiavi. Si dice che Costantino (Eutropio, Breviarium ab urbe condita X, 2) riuscisse a catturare il re di entrambi i popoli che vennero dati in pasto alle belve durante i giochi gladiatorii, insieme agli altri prigionieri. Con questa moneta Costantino volle celebrare la vittoria sui Franchi che, come abbiamo visto, avevano allora già un loro regno come testimoniato da Eutropio che parla di “captisque eorum regibus”, in riferimento non solo ai Franchi, ma anche agli Alemanni. In effetti, questa moneta fa il paio con quest’altra: E’ del tutto simile, solo che in esergo vi e’ scritto ALAMANNIA Le personificazioni della Francia (in verità quasi identica a quella della Alamannia) mostra una figura femminile in atteggiamento dimesso, oserei dire triste, con quella immagine del capo sorretto dalla mano destra e del gomito appoggiato sul ginocchio destro flesso. Interessante il copricapo, che mi ricorda quasi un berretto frigio, analogo a quello indossato dalla Marianne che personifica ancora oggi la Repubblica francese e rappresenta la permanenza dei valori fondanti lo stato ossia Liberté, Égalité, Fraternité che si richiamano alla Rivoluzione Francese (tralaltro, il cappello frigio era il simbolo dei giacobini). La prima raffigurazione di quella che successivamente verrà identificata con la Marianne è nel celebre quadro La Libertà che guida il popolo di Eugène Delacroix (1830). Ovviamente, questa del cappello frigio e' una mia semplice personale osservazione. La zecca e’ quella di Treviri. E non stupisce. In effetti Treviri, durante la prima Tetrarchia, era stata sede di Costantino, sia come Cesare, sia come Augusto. La titolatura e’ CONSTANTINVS P F AVG: le guerre contro Franchi e Alamanni si concludono nel 310 e Costantino era già augusto dalla metà dello stesso 310, titolo che si era ripreso dopo aver eliminato Massimiano. Intorno alla metà del IV secolo la federazione dei Franchi fu di nuovo protagonista di diverse incursioni in territorio gallico, condotte a partire dalla loro area d'insediamento presso il Reno nonché ad azioni di pirateria lungo la costa. Nel 342 furono respinti da Costanzo II. Ancora quest'ultimo, insieme a Giuliano (allora ancora Cesare) nel 358 li respinse a fatica. i Franchi arrivarono ad occupare la Toxandria, la regione tra la Mosa e la Schelda. Giuliano, infine, li sconfisse lasciandoli però in possesso del territorio che già occupavano in qualità di foederati dell'Impero romano. I Franchi sono ora all'interno del limes. Scusate gli errori tecnici (sono un po' stanco). Spero di non avervi annoiato. Buona notte da Stilicho
    3 punti
  8. Buona sera a tutti, Apro la presente discussione solo per mostrarvi un dupondio di Antonino Pio. Lo acquistai durante una delle numerose fiere numismatiche molti anni fa. Pur non collezionando romane, trovo assai affascinante la patina della moneta in oggetto! Un saluto.
    2 punti
  9. @sandokan Mi trovi perfettamente d'accordo, mi sono lasciato prendere un po' la mano, ringrazio il curatore, che ha permesso qui la nostra permanenza, e continuiamo con l'oggetto/soggetto della discussione. Saluti Alberto
    2 punti
  10. Rappresenta un augurio all'imperatore, perché fosse in grado di garantire benefici per il futuro per l'intero popolo romano, la Provvidenza è la personificazione divina dell'abilità di prevedere il futuro.
    2 punti
  11. Buonasera, @mariarosaria, moneta interessante la tua. In attesa di pareri più validi, ti invito a leggere se ti fa piacere, questa discussione, dove abbiamo iniziato un tentativo di classificazione Varianti. ? Saluti Alberto
    2 punti
  12. Confrontala con questa: https://www.zeno.ru/showphoto.php?photo=39238
    2 punti
  13. Quella con Volchero benedicente l'ho solo vista in foto. Invece la maggior parte dei Volchero con l'aquila ha il libro chiso. Saccocci che ha fatto uno studio sui coni di questa emissione, se ben ricordo, cita un solo conio il C/8 con il libro aperto. Arka Diligite iustitiam
    2 punti
  14. 2 punti
  15. Le Schede italiane mostrano solitamente al verso immagini pubblicitarie delle Aziende che le hanno commissionate, oppure serie tematiche anche molto belle dedicate a Monumenti, Musei, Animali, ecc. A me interessano particolarmente quelle che ricordano avvenimenti storici, collettivi, temi umanitari, ecc. : ne mostro una che si riferisce ad una Campagna umanitaria che ebbe luogo in Albania, con l'accordo del Governo locale. La Campagna prese il nome di Italfor "Pellicano", durò dal 1990 al 1993 e vide l'impiego di 800 uomini, tra cui anche contingenti della Marina e dei Carabinieri.
    2 punti
  16. Un paio di schede pubblicitarie della Benetton, una sensibilizzazione contro il razzismo : sul tema ne vennero prodotte anche altre.
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  17. Oggi vorrei mostrarVi la differenza tra il libro chiuso e il libro aperto nelle emissioni del patriarca di Aquileia Volchero (1204-1218). L'emissione è quella con l'aquila. La prima moneta sulla sinistra ha il libro chiuso (rif.: Passera-Zub 28), la seconda ha il libro aperto (rif.: Saccocci C/8). Arka Diligite iustitiam
    2 punti
  18. Io me li ricordo. I primissimi a prenderle insieme ai gettoni erano questi: Anche perchè all'epoca erano troppo poco diffuse per fare da valuta d'emergenza durante le ondate inflattive degli anni '70 e '80 come i loro colleghi gettoni
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  19. Volevo aggiungere ai precedenti interventi alcune osservazioni in risposta alle domande di Ictino. L'argento non si ossida né all'aria secca né all'aria umida, né a freddo né a caldo, e per questa ragione entra a far parte del gruppo dei metalli nobili. Il metallo annerisce quando è esposto all'ozono che lo trasforma in ossido Ag2O, che a temperatura ambiente appare come un solido cristallino di colore grigio-nero, insolubile in acqua. Anche l’acido solfidrico annerisce l’argento trasformandolo in solfuro Ag2S di colore nero, che si forma anche all’aria contenente tracce di composti dello zolfo come l’anidride solforosa presente nell'atmosfera urbana. Pure i cibi contenenti composti dello zolfo generano dei marcati annerimenti dell'argento a causa della formazione superficiale di solfuri (es. patina uovo). Un altro prodotto di ossidazione che si forma sulla superficie di monete d’argento per azione dei cloruri nel suolo o del cloro presente nell’atmosfera di località di mare è il cloruro d’argento AgCl, un solido cristallino di colore bianco che sulle monete appare grigiastro/bruno. La colorazione dei prodotti di trasformazione superficiale dell'argento responsabili della patina di una moneta può essere quindi quella scura del solfuro e, raramente, dell’ossido oppure quella biancastra/grigiastra del cloruro. Responsabili di altre colorazioni sono quelle caratteristiche dei prodotti di ossidazione del metallo presente nella lega, generalmente il rame, che appaiono in alcune zone come su questo denario. E anche la patina del metallo in lega va rispettata.
    2 punti
  20. https://www.acsearch.info/search.html?id=6316769
    2 punti
  21. 1935 Francia - 5 Franchi in nickel Con le stesse dimensioni (Ø 31 mm.), ma logicamente con diverso peso, questa moneta fu prodotta anche in alluminio/bronzo ed in alluminio. Le monete in nickel (12 gr. emissione 1933-1939) furono demonetizzate e ritirate nel 1939 poco dopo lo scoppio della guerra. Le monete in alluminio/bronzo (12 gr. emissione 1938-1947) rimasero in circolazione sino al 1949. Le monete in solo alluminio (3,5/3,75 gr. emissione 1945-1952), che con l'introduzione del "nuovo franco" nel 1960 diventarono solo 5 centimes, furono demonetizzate nel 1966. Le mie tre monete: quella in nickel in questo post, le altre le rivedremo nei prossimi anni.
    2 punti
  22. Ancora due Schede della precedente S.I.P. La prima, da 5.000 lire, assieme ad altre con soggetti analoghi riassume la storia della telefonia mostrando i vecchi apparecchi, la seconda da Lire 10.000 è uno dei tanti segni che le distanze tra i Paesi si vanno accorciando, ora con la stessa Scheda si può telefonare in tutta Europa, una comodità per chi viaggia spesso.
    1 punto
  23. Ciao...è talmente comune che io nn l avrei pagata piu di un euro sinceramente...vedrai che,se vorrá Dio e finisce sta piaga della pandemia e riapriranno i mercatini,nelle ciotole la troverai sicuro?...
    1 punto
  24. Sembrerebbe un bronzetto tardoimperiale ma rovinato da pulizia aggressiva. Sai darci peso e diametro?
    1 punto
  25. Certo ne avevano fantasia eh ?....tt i generi e fantasie?...buona cena allora!
    1 punto
  26. Grande Kavafis! Andrò a riprendere una sua raccolta, magari trovo altro.
    1 punto
  27. Valerio Giovanni Moneta, Santi e monete - Repertorio dei santi raffigurati sulle monete italiane dal VII al XIX secolo
    1 punto
  28. Ben identificata da Stilicho. Anche se ha qualche mancanza, è' una moneta gradevole e non comune
    1 punto
  29. @dscollection Credo che si tratti di un sesterzio di Massimo, figlio di Massimino il Trace Sul dritto infatti leggo: ...MVS CAES GERM Al rovescio: ..NCIPI IVVENTVTIS S C Credo che si tratti di questa moneta, la RIC IV Maximus 13 RIC 13 sear5 #8411 Maximus Caesar AE Sestertius. MAXIMVS CAES GERM, draped bust right / PRICIPI IVVENTVTIS, S-C, Maximus standing left, holding baton and spear, two standards behind. RIC 13, Cohen 14. Ciao da Stilicho
    1 punto
  30. Su una moneta composta di una lega d’argento con un contenuto elevato di metallo non prezioso come il rame (es. biglione o mistura), la patina del rame può essere ancora più estesa. Un esempio è la monetina di Sergio Gr sulla quale si notano ampie zone rossastre di cuprite con zone di dimensioni più ridotte di color verde-azzurro dovuto all’ulteriore ossidazione a malachite e azzurrite. https://www.lamoneta.it/topic/188332-identificazione-monetina-argento/
    1 punto
  31. Si, per normali si intende quelle ordinarie per la circolazione, non monete commemorative.
    1 punto
  32. Questo è il mio esemplare di 2 lire 1897
    1 punto
  33. Presa al fino è ottimo. Rovescio bello come al solito. La moneta ha circolato ma anche al dritto si intravedono particolari che tendono a scomparire in fretta. Anche nelle bullion si apprezza Pistrucci. Magari in futuro verrà affiancata da una nuova tipologia. Abbiamo iniziato tutti così. Buona giornata.
    1 punto
  34. Ciao, l'avevo seguita anch'io, ma poi ho preferito desistere... Non mi esprimo sulla conservazione perché aspetto foto tue... Comunque i campi promettono bene...
    1 punto
  35. Questo dimostra quanto sia difficile esprimere un parere sulla base di una foto che il più delle volte è poco nitida e sfalsata nei colori... Guardando le nuove immagini devo riformulare il mio parere, lo SPL pieno se lo merita tutto e forse in mano anche un +... Per il prezzo i 400 euro del venditore erano una richiesta equa... Infine rinnovo i complimenti per l'ottimo esemplare acquisito...
    1 punto
  36. le stavo vedendo oggi anche io,dato che me ne sono uscite fuori un pò a casaccio,e dando una spulciata ho visto che le miei non hanno valore particolare,anche se qualcuna con tiratura bassa è presente,ma non è di quelle che valgono,leggevo che cè qualche pezzo che potrebbe valere,ma come dicevano altri sembra un mercato in declino,a meno che tu non abbia qualche sacro/santo graal delle schede,io comunque fossi in te le terrei,magari un domani tornano in voga,chi lo sà,io non le butterei,sono comunque dei ricordi per noi di una certa annata
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  37. Si Alberto sono le schede internazionali, qui sotto un paio mie del kuwait (raffiguranti banconote) Riccardo
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  38. MILENA Milena la tua pelle ha il sapore sottile di un prato colorato d'asfodelo e la tua voce mi accarezza i pensieri come zucchero a velo caduto sul pandoro di Natale... sei noci e latte e miele e candele scordate nel cassetto e sogni impacchettati dentro al petto e ciliegie e crostate d'albicocca... come sei bella, cocca! odori di risate e di spumante e lacrime tagliate col diamante.
    1 punto
  39. Permettetemi di presentare qui un perfetto esempio di ricerca del "pelo sull'uovo". Ovvero come si possono ancora trovare piccoli inediti aguzzando la vista. Si tratta di un denaro arcivescovile di Ravenna del XIII secolo. La particolarità è data dal segno dello zecchiere inserito in legenda fra la croce e la lettera A: dovrebbe trattarsi di un semplice punto, come si trova comunemente. In questo caso però la forma del segno non è per nulla circolare, dalla foto sembra una piccola losanga o qualcosa del genere. Ma non potrebbe trattarsi di una semplice errore, un circoletto uscito male? No, perchè a ben guadare anche la lettera A ha una forma che non ha riscontri nei denari di Ravenna: le stanghette orizzontali sono due, microscopiche ma due! Anche altre caratteristiche la collocano "lontano" temporalmente dalle sorelle col puntino. Va quindi aggiunta una nuova casella all'elenco degli appalti della zecca. Insomma, una bella soddisfazione e la conferma che non si finisce mai di scoprire qualcosa di nuovo (anche se si tratta solo di un puntino...)
    1 punto
  40. Bellissimo 3 tornesi @Asclepia bello raro e con un dritto molto gradevole. Complimenti
    1 punto
  41. Giornata oscura e piovosa ma illuminata dal colore di questa moneta appena ricevuta : Carlo Felice 20 L. 1830 (P) Torino Mir Savoia 1034r
    1 punto
  42. Premesso che NON sono monete, ma sono piuttosto assimilabili a medaglie, ( io propenderei più ai gettoni) stilisticamente non sono il massimo, penso non gli si possa ascrivere nessun valore numismatico, ma semplicemente quello del metallo fino contenuto. saluti TIBERIVS
    1 punto
  43. Pannuti - Riccio Prezzi attuali + Aggiornamento a Le Monete di Napoli dalla caduta dell'impero romano alla chisura della zecca. 1988 e 1992
    1 punto
  44. Questa moneta è un esempio di come con le fotografie puoi vedere tutto e nello stesso momento il suo contrario, però la moneta mi lascia molto perplesso, le foto cmq non aiutano molto a fare chiarezza
    1 punto
  45. Non posso che essere d'accordo con gli interventi di persone del forum ben più competenti di me. Anche io porto avanti due collezioni, quella riguardante la monetazione euro e la mondiale. Quest'ultima é quella che più mi sta dando soddisfazioni, nei mercatini (non in questo periodo ahimé ) e su internet troverai delle belle monetine che con una spesa molto contenuta arricchiranno la tua collezione (per le monete mondiali contemporanee circolate si parla di 1 o 2€ al massimo, salvo naturalmente eccezioni). Ti auguriamo il meglio, saluti
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  46. Un frammento di un mio libro dove dialogo con la sposa di Satana Luigi, sei mai stato vicino alla morte? “Una volta, sì. La città è Loja, in Ecuador. Al mattino mia moglie ed io dobbiamo partire per Quito, dove nel tardo pomeriggio ci aspetta il volo per Torino via Madrid. Andiamo in agenzia per comprare i biglietti di quel volo interno. Ci dicono di presentarci un’ora e mezza prima in aeroporto, diversamente non partiremo. Al nostro stupore, la risposta è semplice e stringata. ‘C’è vento forte durante il viaggio, partono i più svelti’. Luigi, questo è assurdo! “No, non è assurdo. Virginia, non siamo a Francoforte o ad Amsterdam. Bisogna attraversare una gola battuta da venti forti, l’aereo deve partire leggero. Finalmente ci imbarchiamo. All’inizio il volo è tranquillo, poi, all’improvviso, ci sentiamo sballottati come una nave in mezzo a una tempesta, come una casetta senza fondamenta sul ciglio dell’abisso. Qualche bagaglio cade dalle cappelliere e il carrello dei generi di conforto inizia a prendere la via del corridoio. Il comandante avrà cercato di tranquillizzare i passeggeri… “Niente, silenzio assoluto. Sparita anche l’unica hostess. Poi, il muso dell’aereo si alza, la sensazione è netta. Sono nipote di un ingegnere aeronautico, morto a 32 anni durante un volo di collaudo. So che se il muso di quel trabiccolo volante non si abbassa, andiamo in stallo. Se andiamo in stallo, veniamo giù come una frittella e ci schiantiamo. Virginia, stai certa che in quei casi è quasi impossibile trovare corpi interi. Solo pezzi, brandelli. Guardo mia moglie ma non le dico nulla. Penso: i miei genitori sono morti, non ho figli. I miei fratelli hanno la loro vita. Mi dispiace per mia moglie, morire a ventitre anni è una bella fregatura. Io ho superato i quaranta, ho vissuto più a lungo della quasi totalità dei miei antenati maschi. Penso alla nostra tomba di famiglia a Castelnuovo Rangone. Che cosa metteranno nella bara? Sarà vuota come quella del mio antenato Tonino, partigiano comunista morto a vent’anni, impiccato dai nazifascisti e il cui corpo non fu mai ritrovato? Pensieri che rimbalzano contro le preghiere di due donne che recitano l’Ave Maria in spagnolo. Gente che pensa ad una madre che forse salverà quei figli disperati. “Dios te salve, Maria, eres llena de gracia, bendita tu eres entre todas las mujeres… D’improvviso tutto si calma. L’aereo abbassa il muso e atterriamo a Quito senza problemi. “Effetti collaterali? “L’anno seguente andiamo a pregare davanti ad una cappella a El Cajas, sopra la città di Cuenca. In quel luogo ci sono state presunte apparizioni della Vergine e mia moglie pensa che dobbiamo qualcosa alla Madonna. Dalla città sali in taxi fino a 3.600 metri. Fa freddo, tanto. Molte donne vanno verso la cappella ginocchioni. Dev’essere dura, durissima. Senonché a volte la fede fa dimenticare il dolore, la fatica. Volti di contadine. Volti scavati dalle preghiere e dalla miseria. Cercano le carezze di un essere apparso anni prima a una ragazza ecuadoriana, Patricia Talbot. La Madonna, dicono. Una curiosa Madonna con gli occhi azzurri e la pelle bianca, bianca come la neve delle Ande. Le Ande non ci hanno voluto. Siamo qui, a guardare il nostro miracolo. Del resto non ci importa. Non ancora.
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  47. Mi unisco a voi postando la moneta già presente al Post #76, appena entrata in collezione, ed ora che la ho con me posso apprezzare veramente questa meraviglia iconografica ... 5 Scellini 1951 - Festival of Britain
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  48. Sono sempre stato attratto dai collegamenti tra discipline anche molto diverse tra loro, almeno apparentemente (fisica-filosofia, metafisica-chimica, psicologia-mitologia ecc.). Se anche voi sentite la stessa attrazione propongo una ricerca sui personaggi della Divina Commedia nella numismatica: secondo me le possibilità di rispolverare la letteratura, la storia, e immagini di belle interessanti monete sono molte! Che ne dite?
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  49. ... ma la più famosa di tutte è questa: "Nei versi di Belli si legge anche come l'affitto dei figli che le famiglie povere praticavano ai mendicanti "professionisti" era di 1 grosso al giorno a testa, mentre le spese di una sepoltura ammontavano a 9 scudi per la lastra di marmo, 6 scudi per le lettere in rilievo e la croce, ecc. Questo brillante sonetto di Belli, del 30 agosto 1835, descrive una discussione fra padre e figlio, quasi facendo un sommario delle monete in uso a quei tempi; si dice che fosse stato ispirato da una reale discussione avvenuta tra Bartolomeo Pinelli, famoso incisore e pittore romano, e suo figlio Achille, anch'egli pittore." ER CONTO TRA PPADRE E FFIJO Che? Stammatina t'ho dato uno scudo, E già stasera nun ciài più un quadrino?! Rennéte conto, alò, sor assassino: Qua, perch'io nu li zappo: io me li sudo. Sù, tre ppavoli er pranzo, dua de vino Tra giorno; e questi già non ve l'escrudo. Avanti. Un grosso p'er modello ar Nudo. Bé: un antro ar teatrin de Cassandrino So ssei pavoli. E ppoi? Mezzo testone De sigari: un lustrino er pan der cane... E er papetto c'avanza, sor cojone? No, pranz'e vino ve l'ho messo in cima Dunque? Ah, l'hai speso per annà a pputtane. Va bene, via: potevi dillo prima. (traduzione per i non romani) IL CONTO TRA PADRE E FIGLIO Cosa? Stamattina ti ho dato uno scudo, E già stasera non hai più un quattrino?! Suvvìa, rendétene conto, scellerato: Vieni qui, perché io i soldi non li coltivo: me li sudo. Orsù, tre paoli per il pranzo, due per il vino Durante il giorno; e questi non li contesto. Avanti. Un grosso per il modello nudo all'Accademia. Allora: un altro al teatrino di Cassandrino Fanno sei paoli. E poi? Mezzo testone Di sigari: un lustrino il pane del cane... E il papetto che avanza, scervellato? No, pranzo e vino li ho contati per primi Dunque? Ah, l'hai speso con le prostitute. Va bene, via: potevi dirlo prima. Il sistema monetario descritto in questa pagina venne interrotto solo nel 1866, quattro anni prima che lo Stato Pontificio cessasse di esistere. L'ultimo papa-re, Pio IX, introdusse il più pratico sistema decimale (1 Lira = 20 soldi = 100 centesimi) che era già stato adottato in altre parti d'Italia.
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