Vai al contenuto

Classifica

  1. Litra68

    Litra68

    Utente Storico


    • Punti

      11

    • Numero contenuti

      3836


  2. Arka

    Arka

    Utente Storico


    • Punti

      11

    • Numero contenuti

      9864


  3. Rocco68

    Rocco68

    Utente Storico


    • Punti

      10

    • Numero contenuti

      10633


  4. giancarlone

    giancarlone

    Utente Storico


    • Punti

      10

    • Numero contenuti

      5093


Contenuti più popolari

Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 05/10/20 in tutte le aree

  1. Ciao e buona domenica @Francesco1984, si, è stata una sorpresa, in effetti ero certo di trovare una o più stelle. Perché? Le mie ribattute, anche se non sono testa piccola, hanno entrambe le stelle.
    6 punti
  2. Sempre per Candia, la cosiddetta "moneta Grimani", spesso (come in questo caso) frutto di ribattitura su pezzi da 2.5 soldini. Moneta picassiana ma a mio avviso di grande fascino. Ex Varesi 67. Moneta di necessità da 10 gazzette (terminazione 14 gennaio 1648), Paol. 880, Mont. 168., R3 "Nel 1645 i Turchi sbarcarono in Creta ed in breve posero assedio a Candia. Il rapido evolversi si queste operazioni causò quello stato di necessità che più volte nella storia ha portato ad emissioni di monete ossidionali o comunque totalmente fiduciarie (...) nel settembre del 1647 il Capitano della piazza Giovanni Battista Grimani autorizzò il Provveditore a coniare "ferlini" (tessere con segno di valore) per sopperire alla mancanza di moneta. Questa coniazione consistette in una ribattitura dei pezzi da 10 tornesi" (R. Paolucci). "La moneta Grimani è un pezzo da 2 1/2 soldini recuso, la cui recusione ha le forme più barbare sì né caratteri che nelle figure, e fu stampata da gente inesperta nel maneggio del martello monetario (...) l'altro lato ha un orrido S. Marco in soldo che tiene lo scudo Molin, insegna del doge allora regnante (...) nel 1652 correvano ancora in Candia siffatti pezzi, e sotto quell'anno i disordini moltiplicatisi obbligarono la signoria a totalmente bandirli: "E perché in essa città s'erano formate certe monete di rame dette grimani, le quali ogni giorno mancavano di stima in riguardo dell'accrescimento che facevano di numero, si vedeva chiaramente che la continuazione delle medesime haverebbe affatto divertito il commercio alla piazza, la quale una volta finalmente sarebbe perita per necessità; fu ordinato al generale Riva che totalmente le prohibisse e che inviaasse a Venetia tutte le stampe, per troncare una cosa tanto perniciosa; la quale, conforme l'ordinario, fu incominciata con un ottimo fine in un caso di estrema urgenza." (V. Lazari)
    5 punti
  3. Non è certamente una piastra d'argento rara o una variante inedita e nemmeno una reimpressa. Si tratta di una bruttissima e piccolissima monetina in vile metallo, in bassissima conservazione. Ciò nonostante voglio condividerla con quanti (pochissimi) amano e apprezzano queste piccolissime, umili e snobbate monete Si tratta dell'ultimo mezzo tornese coniato a Napoli, (Rif. Magliocca 804) grado di rarità R3 Ovviamente il mio esemplare non è R3, ma CC (comunissima) vista la bassa conservazione.? Solo l'amico @Rocco68 può vantare un esemplare in R3 (davvero spettacolare). Sono curioso di vedere altri esemplari in conservazione simile al mio, dato che si tratta di una moneta molto molto comune.
    4 punti
  4. I miei due 1853 Magliocca 803 Caratteristica di questi dritti sono i doppi punti dopo la G..
    3 punti
  5. Buona domenica Alberto, ti ringrazio per aver apprezzato l ultima arrivata in collezione... i ramini sono comunque dei bei pezzi e anche molto rari in bella conservazione specie per Ferdinando lV...! Ho ceduto a malincuore questo bel 8 tornesi proprio qualche giorno fa essendo che non lo colleziono più il rame...
    3 punti
  6. Ohh finalmente parliamo di cose serie Tra i miei vari 4 tornesi vi presento due varianti notevolmente rare (posto solo il dritto): T 4 (4 ruotato di 90°) e 4 T
    3 punti
  7. Il tema del diritto e rovescio è molto complesso e meriterebbe studi approfonditi. Qual è il discriminante? In base a cosa decidere? Lato incudine e lato martello? Autorità emittente? Corso della legenda? Raffigurazione più complessa? A seconda del criterio le cose possono cambiare. Emblematico è il caso di Verona nel XII secolo: conia monetine con il nome della città su un lato e dell'imperatore sull'altro. Fino ad un certo periodo la scritta VERONA viene incisa sul lato di martello e poi passa su quello di incudine. Alla fine del Trecento poi si coniano i quattrini dei fratelli Antonio e Bartolomeo della Scala che hanno un nome da una parte e uno dall'altra!
    3 punti
  8. Per gli interessati a questa civiltà abbiamo nel forum qualche bella discussione, ne evidenzio alcune:
    3 punti
  9. DE GREGE EPICURI Questo bronzetto (con micro-goccia d'oro!) è molto malridotto, e pesa solo 0,35 g; diametro 12-15 mm. Ve lo mostro ugualmente, visto che quasi mai nel Forum sono state postate monete axumite. Al D, che è la parte più rovinata, si intravvede il busto reale verso dx, con una tiara sul capo e pochi residui di lettere (C..X..) Al rovescio: nella parte centrale, croce greca in un cerchio, con microscopica goccia d'oro. Attorno, la scritta nell'alfabeto axumita: TOV TO APECH TH XWPA, cioè: "questo segno sarà gradito al popolo". Il segno di cui si parla è la croce, che compare sulle monete axumite dal 330 d.C., anno della conversione del re Ezana. Questa moneta a mio parere va classificata fra le cosiddette anonime, ed è databile fra il 400 ed il 500 d.C.
    2 punti
  10. Inizio questa discussione per far vedere il nuovo acquisto della mia collezione. Si tratta, come da titolo, di un Mezzo Soldo di Carlo Emanuele II del 1650. Mi sono lasciato tentare per la sua bella conservazione che, in questa tipologia, non mi era ancora mai capitato di poter vedere e, dal vivo, è ancora meglio che in foto.. Moneta veramente piccola ed anche un po' ridotta, con un peso di grammi 0,85 comunque nella media di queste monete. Quello che non sono mai riuscito a spiegarmi in questa tipologia è il fatto di avere due tipologie monetali, il mezzo soldo del I tipo e quello del secondo, con due impronte diverse e stesse date, 1649 e 1650. Fosse solo un anno lo capirei, l'accavallarsi di un cambio di impronta, fossero due zecche diverse anche, ma stessa moneta, stessa zecca, due diametri e due pesi differenti, due impronte diverse con gli stessi anni proprio non mi convincono! Non so se qualcuno può aiutarmi, probabilmente mi sono perso qualcosa... Ora le immagini della piccolina, sperando che sia cosa gradita.
    2 punti
  11. Buongiorno a tutti, avendo una casa al pian terreno, sono sempre stato un pò preoccupato per il fattore umidità nella conservazione delle monete. Ho cercato in giro tra tutte le discussioni sul forum e ho trovato numerosi riferimenti in cui si diceva, riassumendo molto grossolanamente, che effettivamente l'umidità fa male. Tuttavia, da buon ingegnere, volevo aggiungere qualche numero a queste (in generale corrette) affermazioni. Mi sono basato sulla lettura di questo articolo: https://iopscience.iop.org/article/10.1149/1.2127403 Cerco di riassumere brevemente le conclusioni dello studio scientifico riportato sopra, che analizza per via sperimentale l'effetto di vari fattori (umidità relativa, presenza di H2S, acido solfidrico, O3, ozono, e altri inquinanti) che possono influenzare il processo di corrosione (ovvero "formazione di patine") dell'argento e del rame: - per quanto riguarda l'argento (che personalmente, al momento, è il metallo a cui sono più interessato), la rapidità di corrosione è sostanzialmente indipendente dal livello di umidità, ovvero resta praticamente costante al variare dell'umidità anche oltre 80%; - per quanto riguarda il rame, come si sa, è presente invece una sensitività molto maggiore della reazione chimica al livello di umidità. Tuttavia, un dato che mi sembra interessante è il seguente. La rapidità di corrosione resta abbastanza uniforme per tutti i valori di umidità fino al 60%, mentre poi ha un salto veramente notevole passando da 60% a 70%. Al 70% di umidità il rame si corrode più di 6 volte più velocemente che al 60%; - l'ammoniaca accelera notevolmente la formazione di patina su argento, mentre lascia abbastanza inalterata la reazione per il rame. L'ozono, che è anche sicuramente più facile da ottenere e gestire, aumenta (leggermente) la velocità di entrambe le reazioni; - (questa conclusione dovrebbe essere abbastanza ovvia). In un ambiente interno il rame si corrode 100 volte più lentamente che all'aperto; - (questa invece, forse, è interessante). L'argento si corrode più rapidamente (anche di un fattore 2 o 3) in un ambiente interno piuttosto che lasciato all'aperto. Spero che le conclusioni possano essere utili anche a qualcun altro! Saluti
    2 punti
  12. Salve a tutti,prendendo spunto dal forum dedicato a Napoli-Sicilia invito chi come me ha la passione di collezionare Regno d'Italia a pubblicare i pezzi ritenuti più belli in collezione o che riteniamo importanti,così da poterli condividere e scambiare opinioni.
    2 punti
  13. Buonasera, visto che si parla di ramini, posto anche il mio 53? Scusatemi come al solito per la qualità delle foto, io lo trovo delizioso, chiaramente sono di parte, assaiiii. ? Saluti Alberto
    2 punti
  14. È stato il primo che ho trovato.... Ma per me i pezzi veramente rari vanno presi in qualsiasi conservazione sono. E il tuo mezzo tornese @pietromoney è un gran pezzo e a me piace.
    2 punti
  15. Allora, chi rappresenterebbe San Colmano di Stockerau qualora fosse lui quello rappresentato sulla moneta con P - A ? Andiamo per esclusione. Non può rappresentare l'imperatore. E qui che è necessario specificare che gli imperatori all'epoca erano tedeschi. E quindi non prenderebbero un Santo locale per rappresentarli. Ai tempi di Massimiliano I sarebbe stato possibile, nel XII secolo no. Non può rappresentare il Vescovo di Salisburgo, perchè avrebbe usato un Santo di quella zona, così come lo avrebbe fatto il Patriarca di Aquileia, cosa che succede nel XIV secolo con Sant'Ermacora. Restano i duchi di Carinzia, di Stiria e dell'Austria. Tutt'e tre insieme no, perchè nel XII secolo sono tre ducati distinti. Quindi solo uno dei tre, ma quale? Se P - A significa Patronus Austriae sarebbe logico rispondere Austria. Restano da risolvere ancora alcune questioni. La moneta con P - A ha delle sorelle molto strette, ovvero quella postata con la sola lettera A e quelle postate senza lettere ma con l'iconografia identica. Queste due monete sono da tutti attribuite alla zecca di Friesach di proprietà dei Vescovi di Salisburgo. Tra l'altro c'è da esaminare un altro elemento ovvero il pastorale. Il pastorale è il bastone del Vescovo che è un pastore per il suo gregge di fedeli. Considerato anche che le emissioni dei successivi vescovi di Salisburgo mantengono questa iconografia direi che il personaggio rappresenta l'autorità emittente che è il Vecovo di Salisburgo per tutte le emissioni tralasciando quella con P - A. Quindi per la P - A restano due ipotesi: o è un emissione di Aquileia con il Patriarca o è un'emissione dell'Austria con San Colmano. Secondo me a favore di Aquileia ci sono alcuni fatti. Il primo che il Patriarca è sempre un pastore e il suo bastone può essere un pastorale, mentre San Colmano era un pellegrino e avrebbe un altro tipo di bastone. In secondo luogo i santi avevano l'aureola e il personaggio rappresentato non ce l'ha. E infine il fatto che i Patriarchi imitano per molto tempo le monete di Friesach tanto da provocare la protesta dei Vescovi di Salsburgo, risolta con l'editto di Enrico VI nel 1195. Comunque è sicuramente una materia che farà discutere per molto tempo ancora e in mancanza di documenti probabilmente non si raggiungerà mai una soluzione definitiva. Arka Diligite iustitiam
    2 punti
  16. Questo è un doppio bagattino con la targa. La moneta purtroppo ha circolato molto. Comunque sul dritto è visibile il busto di San Marco e sul rovescio una targa con l'iscrizione VENE // TI. Peso teorico 0,35 g, diametro 13 mm, rif.: Zub-Luciani 129. Arka Diligite iustitiam
    2 punti
  17. Questo è un quattrino da 4 bagattini. Sul dritto è rappresentata la Beata Vergine stante con il Bambino e la sigla che abbiamo già visto, R C L A e in esergo 4. Sul rovescio un leone in soldo. Peso teorico 2,82 g, diametro 21 mm, rif.: Zub-Luc 136. Arka Diligite iustitiam
    2 punti
  18. Ciao a tutti, secondo me siamo un po' tutti accumulatori seriali.. ? Io amavo i Francobolli avevo una bella raccolta tematica soggetto farfalle, non disdegnavo poi quelli con i castelli. Vi dirò di più, avevo un bel vaso pieno di biglie di vetro colorate e anche quelle che chiamavano Americane in ceramica colorata.. ? I Francobolli li ho regalato ad un mio nipote il maggiore, e le biglie ai più piccoli, in verità qualche biglia la tengo da parte ?. Vado un attimo OT ve ne mostro qualcuna, però poi torniamo tutti all'oggetto della Discussione. Saluti Alberto
    2 punti
  19. Proseguo: Come spesso scriveva qui nel forum il mio amico @Sanni, quando riusciva a scovarne e portarne a casa qualcuna: direttamente dall’Ungheria, Cinquina di Carlo V ricondotta nel Regno di Napoli; la moneta è estremamente rara, corretto @santone ?, a questo punto qualcosa andrebbe rivisitato. Io sono per la felice e concreta informazione sulle monete di Napoli ….. e non le tengo “nascoste” in attesa di … chissà che cosa !!
    2 punti
  20. Nell'analisi di una moneta dobbiamo prendere in considerazione alcune cose. Fra queste dove, perchè e da chi è stata coniata. Il ''da chi'' è importante perchè ci dice chi è l'autorità emittente. Questa autorità è fondamentale perchè il potere liberatorio di una moneta è dato proprio dall'autorità di chi la emette. Nella moneta con P - A sul dritto abbiamo un busto rozzo una croce a globetti sopra la sua testa e un pastorale oltre alle lettere P - A. Sul rovescio un edificio a tre torri che probabilmente è un tempio. Da qui dobbiamo risalire all'autorità emittente. La figura potrebbe essere un'imperatore, un re, un duca o conte, un vescovo, un patriarca e, perchè no, un santo. Le lettere P - A hanno sicuramente un significato. Che potrebbe essere Patriarcha Aquilegensis, ma anche Patronus Austriae o altro. Per prima cosa dobbiamo tenere conto della massima autorità che nel nostro caso è l'imperatore. Questo perchè è a lui che spetta il diritto di zecca. Un esempio di questo potere è rappresentato dalle monete di Genova che portano per secoli il nome Corrado per ricordare che proprio l'imperatore corrado diede il diritto di zecca a Genova. Ma la figura rappresentata sulla moneta che stiamo analizzando non è l'imperatore , nè un re , nè un duca. Infatti la presenza di un pastorale ci indica che la figura è un rappresentante del clero. Quindi un patriarca, un vescovo o un santo. Se dovesse essere un patriarca, la moneta sarebbe battuta ad Aquileia, che deteneva un diritto di zecca fin dal 294 concessole da Diocleziano. Se dovesse essere un vescovo, la moneta sarebbe battuta a Friesach, zecca dei Vescovi di Salisburgo. La terza ipotesi se dovesse essere un santo per la precisione San Colmano di Stockerau, sarebbe battuta in una zecca carinziana, stiriana o austriaca. Ma un santo potrebbe rappresentare l'autorità emittente? Sì e ne abbiamo un esempio a Venezia dove proprio in questo periodo San Marco compare sulle monete della zecca lagunare. Ovviamente non è proprio il santo l'autorità emittente, ma la rappresenta. Ovvero San Marco rappresenta il doge poichè non era ancora giunto il momento per il doge di esporsi in prima persona. Quindi, tornando alla nostra moneta, chi rappresenterebbe San Colmano di Stockerau? Questa è la domanda alla quale dobbiamo rispondere. E per ora mi fermo. Arka Diligite iustitiam
    2 punti
  21. @Gik82 direi che, sempre grazie al sito di @Orodicarta la tua banconota dovrebbe essere questa: 5 monme, feudo Hiroshima (Provincia di Aki-Geishū), 1764 RETRO: Tigre Bianca, uno dei quattro Siling (Guardiani Celesti delle Quattro Direzioni, ognuno dei quali rappresenta un punto cardinale e una stagione), rappresentazione dell'ovest e dell'autunno, in alto; subito sotto, cinque Hōjyu, gioielli propiziatori in grado di esaudire desideri, riportare la calma e dare la comprensione del Dharma (legge buddista), e che si crede contengano le ceneri del Buddha; denominazione al centro; timbro rosso circolare e nero; testo a caratteri tensho in basso.
    2 punti
  22. Buongiorno e buona domenica, approfitto del fatto che vi piacciono e ne posto un' altra, con un simpatico Cammello? Saluti Alberto
    2 punti
  23. .... mi resi anche conto quello che state per vedere: a sinistra Segovia a destra Napoli, queste 2 monete sono perfettamente uguali, stesso metodo di fabbricazione..... tranne qualche lieve dettaglio nella legenda.?
    2 punti
  24. Interessanti le pagine di R. Giuffrida (La lunga crisi monetaria del Regno di Sicilia tra Settecento e Ottocento, pp. 44-46) dove l'autore narra con date, personaggi e leggi la nascita e l'epilogo della singolare monetazione di rame a nome di Ferdinando II. Personalmente molte informazioni a me erano sconociute.
    2 punti
  25. Ecco il denario di Antonino.
    2 punti
  26. Buon giorno, vorrei condividere questa bella e rara moneta di Pietro Leopoldo I di Lorena: un francescone del 1786 serie senile,scritta caratteri piccoli al rovescio con molta distanza fra "gressvs" e "meos" . https://ibb.co/5GKNctf https://ibb.co/SJwY9hh
    1 punto
  27. Per le origini, iI substrato scitico, i Sarmati, gli Alani e gli Xiongnu : "Siberia, gli uomini dei fiumi ghiacciati" e "i tesori della steppa di Astrakhan".
    1 punto
  28. Grazie a te Pietro per aver condiviso questo raro pezzo ed avermi aiutato a ricostruire una sequenza di conio ☺️
    1 punto
  29. Anche per "Dal mille al mille" parliamo di oggetti ritrovati nelle steppe dell'Ucraina che si affacciano su Mar Nero, ma relativi a popoli affini agli Avari : Cazari, Peceneghi, Polovcy...
    1 punto
  30. 1 punto
  31. Mi dispiace, quelle poche lettere purtroppo non aiutano, non sono un collezionista di medaglie, più che altro mi occupo di monete mondiali di comune circolazione.
    1 punto
  32. Aggiungo qualche moneta del periodo tardo avaro.
    1 punto
  33. Be tutto no effettivamente?.. sennò entra la roba a casa e usciamo noi ahahaahaha....no cmq io nel mio piccolo mi limito a banconote e monete?,con un passato alle schede telefoniche...Anche x me la grafica.è importante,consistenza e peso,colori...saluti?
    1 punto
  34. Tema dibattito da più autori, importante il contributo postato della Travaini, qui posto invece cosa dice sul tema in “ Numismatica e tecnologia “ Angelo Finetti, ma qua sullo stesso forum ricordo negli anni più discussioni interessanti che meritano una lettura ...
    1 punto
  35. Faccio solo questo ragionamento, forse sbagliato, specificatamente per la moneta dell'articolo e su quantodetto nel convegno del 1967. Nei coni del D e del R non sono presenti raffigurazioni di stemmi o Santi, nei secoli dal XIII al XIV penso che la percentuale di persone istruite e che sapessero leggere fosse molto bassa e quindi sicuramente non potevano identificare la provenienza della moneta leggendone le legende. Le autorità emittenti, sicuramente istruite, se avessero voluto far associare la moneta alla città usando il Santo ci avrebbero messo un busto. Per come è stata coniata la moneta, non prendendo in considerazione i coni di incudine/martello, per me il D è dove si legge il nome della città.
    1 punto
  36. Grazie a @demonetis per aver riesumato la discussione che non ricordavo di aver mai letto. Aggiungo un'ulteriore considerazione. Le monete coniate nel 1835/36 di per se non danno adito ad alcuna autonomia Siciliana, almeno dal punto di vista amministrativo. La legenda Regni Siciliarum Rex evidenziava l'unione tra i regni di Napoli e Sicilia sancita nel 1816. Da un punto di vista formale tra: Regni Siciliarum Rex : "Re del regno delle Sicilie" e regni Utriusque Siciliae Rex: Re del regno di ambedue le Siciliae passa poca differenza sostanziale. Il regno è sempre uno e solo uno. Mi sembra invece avesse una portata molto più rivoluzionaria la coniazione di moneta espressa in unità di conto meramente siciliane, Grani e tarì. Era la riesumazione di queste unità monetarie a mettere in dubbio l'esistenza di un nuovo regno di Sicilia (Se esiste la moneta, potrebbe esistere anche lo stato). Poichè sono noti esemplari in pessima conservazione, è plausibile che qualche esemplare sia stato asportato dagli operai di zecca per scopi fraudolenti . Non so se siano stati tanto stupidi da utilizzarli per le spese quotidiani ma probabilmente finirono in circolazione o furono usati da nostalgici dell'indipendenza Siciliana.
    1 punto
  37. Occorre rispettare anche il regolamento. Entrando nel merito, mi pare che nel messaggio in questione non fossi neanche stato nominato. Consiglio, pertanto, per evitare spiacevoli derive di scontri pregressi di usare la funzione "ignora utente": ne guadagneremmo tutti, in termini di serenità.
    1 punto
  38. Dal sito web dell'amico @Orodicarta ti aggiungo questo interessante articolo che tratta proprio questa tipologia di banconote. https://www.orodicarta.it/curiosita/hansatsu1.html Saluti
    1 punto
  39. Ho continuato le ricerche per validare la mia ipotesi sul numero di medaglie emesse. Nel 1981 il Correo de Guatemala emise una serie di francobolli in omaggio della Fundancion del Centavo al POPOL VUH, bene questa emissione di francobolli conferma la mia ipotesi che furono 12 le medaglie coniate. Di seguito la serie dei francobolli con il D e R di tutte le medaglie.
    1 punto
  40. Accipicchia! I pallini sono proprio due e a destra pare che ci sia un riquadro con una piccola crocetta ..... pare! Ho guardato in rete per trovare conforto, perché così non ne ho mai visti; ne ho trovato un esemplare con soli due pallini verticali, dall'asta Artemide 28: due pallini, ma alla loro destra non si vede nulla nel quadratino. Vediamo se qualche altro appassionato ha qualche ulteriore evidenza. saluti Luciano
    1 punto
  41. Fra le anonime sono molto frequenti le gazzette e loro frazioni coniate per la Dalmazia e l'Albania e per le isole. Qui è illustrata la Gazzetta per la Dalmazia e l'Albania, che, per il peso intorno ai 7,80 g, fa parte della prima emissione. Rif.: Zub-Luciani 191. Arka Diligite iustitiam
    1 punto
  42. Cortesemente potresti metterti a collezionare Repubblica? Giusto il tempo di farla salire un po' per farmi riuscire a vendere gli accumuli dell'epoca
    1 punto
  43. Cercherò di farti notare la differenza minima fra i due La mia 1848 8 su 7 presenta il busto "più piccolo"
    1 punto
  44. Sono perfettamente d'accordo con @numa numa. Tutti gli investimenti mirati sulla numismatica sono falliti. È un mercato molto, troppo volubile per essere razionalizzato. Arka Diligite iustitiam
    1 punto
  45. IL MARESCIALLO E LE MONETE RUBATE Il nuovo Maresciallo, Comandante della Stazione dei Carabinieri del mio paese C***, si presentò alla popolazione il 4 Novembre, Festa della Vittoria, giorno molto importante e sentito dalla popolazione e che richiamava sempre Autorità, ex Alpini, Carabinieri in congedo, ed una folta rappresentanza della Curia. Quando l'Alfetta si fermò sulla piazza, centinaia di occhi curiosi scrutarono per vedere come fosse il nuovo Rappresentante dell'Ordine. Non fu un bel vedere, perché il Maresciallo Vitaliano Lapaglia era un omone obeso e ansimante che fu estratto a stento dall'abitacolo, grazie alla prestanza dell'Appuntato e del Brigadiere. Durante la cerimonia, strozzato dalla divisa, con i bottoni gementi per lo sforzo, fu preso di mira dai piccioni, che dal campanile planavano invariabilmente sul suo cappello e sulle mostrine, cosa che creò una crisi isterica al malcapitato, che sempre più paonazzo ed incavolato, continuava a sbracciarsi ed a urlare contro i volatili. Dopo questa figura ridicola, le prime decisioni che prese per salvaguardare l'Ordine Pubblico, furono: portare l'Alfetta in carrozzeria per allungare i “binari” dei sedili anteriori, così da poter entrare, ed in seguito, cominciare una lunga diatriba con il vecchio Parroco, perchè non faceva il possibile per evitare la piaga dei piccioni. Il Paese era tranquillo, a memoria d'uomo non si era mai verificato un omicidio, i furti erano pochi, tutto si riduceva a qualche diatriba familiare ed alle liti tra vicini. Quindi Vitaliano si poteva dedicare alla sua passione viscerale (in tutti i sensi): mangiare, mangiare, meglio ancora se a “scrocco”. In paese ormai, lo chiamavano “Sergente Garcia”, tutti erano al corrente di queste sue abitudini goderecce, ma essendo un'Autorità, erano mezze parole, qualche epiteto, qualche battuta salace. Con il tempo diventammo amici, perchè in fondo era un bonaccione che chiedeva alla vita soltanto di non avere dei “casini” e dedicarsi a soddisfare le sue insaziabili papille gustative. A tutte le questioni cercava di applicare il “Metodo Lapaglia” che consisteva nell'appianare ogni lite o piccolo reato, evitando denunce, querele e cercando di comporre le diatribe con blandizie, minacce velate, mezze parole, accompagnate da una mimica faciale inconfondibile: stringere le labbra grassoccie a forma di “culo di gallina” (il cosiddetto “aumma aumma” alla maniera di Totò) . Il metodo funzionava e, naturalmente, il Maresciallo aveva il suo tornaconto alimentare: salami, salcicce, forme di formaggio ed in periodo di Festività anche capponi e porchette! §§§§ Ebbi modo di toccare con mano il “Metodo Lapaglia” poco tempo dopo. Avevo preso nella mia cassetta di sicurezza in Banca, un album contenente Marenghi e Sterline ed avevo aggiunto delle monete Sabaude e del Regno, in vista di uno scambio con un mio amico Numismatico Professionista, che avrei ospitato per un paio di giorni a casa mia. L'appuntamento saltò per motivi di salute del Professionista. Avevo prenotato una cena in un noto Ristorante della zona e non volendo disdire, andai con mia moglie, scusandomi per l'assenza del mio ospite. Al ritorno, in tarda notte, trovai la casa svaligiata e... naturalmente le monete erano sparite! Telefonai alla Stazione dei Carabinieri e poco dopo si presentarono a casa mia il Maresciallo e l'Appuntato, assonnati e incavolati, per procedere ai "rilievi" ( cioè dare un occhiata sommaria al disastro ). Il Maresciallo con fare grave, tra uno sbadiglio e l'altro, sentenziò lapidario: “ E' un furto! “. Consegnai le fotografie delle monete e non dormii per qualche notte, pensando di aver perso gli amati tondelli per sempre. Dopo qualche mese invece... fui convocato alla Stazione dei Carabinieri! Ero impaziente, passavano i minuti, quando finalmente l'imponente figura del Maresciallo si stagliò sul vano della porta: “ Era “La Stampa” Dottò... abbiamo svolto un grande lavoro... preso il delinquente, recuperata la refurtiva, ehh.. adesso anche i giornali sanno chi è il Maresciallo Lapaglia! Vieni a vedere le tue monete!”. Le monete erano poste in una scatola di cartone ed erano una meraviglia, Scudi di Genova e di Venezia d'argento, molte monete d'oro che non avevo mai toccato con mano. Ero come rapito, ma mi svegliò la voce del Maresciallo: “ Dottò, metti 'na firma qui, ti prendi le monete e Noi, Dico NOOOI ci troviamo una sera in quel Ristorante che tu BEN conosci !”. Lo guardai sconcertato, aveva un sorriso a 32 denti ed azzardai timidamente: “Il problema, caro Vitaliano è che le monete non sono mie e quindi non le posso prendere!” . Oddio, La..paglia prese fuoco! Il viso del Maresciallo avvampò, passando a varie tonalità di Rosso; quando arrivò al fantozziano Rosso Pompeiano, cominciò a gridare fissandomi intensamente con i suoi occhi porcini: “Io che ho risolto il caso trovando il delinquente e recuperando il maltolto...Io che il Colonnello mi ha proposto per un Encomio...Io che sono stato intervistato dai giornalisti! Cosa dico a Tutti? Che mi sono sbagliato? Ma vattenne!!! “ E lasciò ricadere la sua pesante mole sulla poltrona che emise dei gemiti sinistri. Feci per andare via, quando Vitaliano mi apostrofò: “Dottò chi nasce fesso...muore fesso!”. Mi tolse il saluto, nei mesi seguenti cercai invano di avvicinarlo, ma lui era “ 'na capa tosta ” e svicolava. Usai l'unica arma che poteva avere successo: un invito in quel famoso Ristorante della zona. Tra una portata e l'altra, buttai l'amo: “E le monete ?” Mi guardò di traverso :“ Non ti dico niente perchè chi nasce...” “ Eh no, adesso basta! Chi nasce cesso... muore cesso! Ti sei guardato? Non sei il sosia di Paul Newman!!”. L'amicizia era rinata ed è forse la cosa più importante di tutta la storia. Posto la tipologia di una moneta che era parte della refurtiva: Scudo Largo – Rep. Di Genova ( immagine dal web: Ex Asta Varesi N.60 ) Ciao a Tutti cari Amici, e Grazie a chi avrà la pazienza di leggere questa storia. Beppe
    1 punto
  46. GIUANIN CìT (*) E LA MONETA ALLARGATA (*) Il termine “Cìt” in piemontese si può tradurre con “piccolo” sia in senso anagrafico, sia per descrivere un uomo piccolo di statura. PREMESSA: In realtà “Giuanin Cìt” era un vero e proprio gigante, lo chiamavano così per distinguerlo da uno dei tanti fratelli maggiori che si chiamava anche lui, guarda caso, “Giuanin”. Probabilmente aveva sofferto di un disturbo ormonale della crescita ed a vederlo era veramente impressionante: alto sui 2 metri con delle mani più grosse di un badile, piedi smisurati che calzavano scarpe fatte su misura ed un viso grottesco che assomigliava a quello di Frankenstein. Ma era il tipico bonaccione che non avrebbe fatto paura a nessuno. Adorava i bambini e nei giorni di festa, sul sagrato della Chiesa, tutti si accalcavano attorno, tirandogli gli enormi pantaloni e gridando: “Capalocia! Capalocia!”. La “Capalocia” consisteva nel fare un giro sulle spalle del gigante per vedere il mondo dall'alto: Giuanin, imitando l'incedere dinoccolato di un cammello, cercava di accontentare quella marmaglia incontenibile. Quando tutti avevano finito il giro, metteva una manona nel pastrano e distribuiva delle caramelle di zucchero di vari colori, che erano apprezzate moltissimo da quella ciurma di piccole pesti. --------- Con la sua prestanza fisica, Giuanin Cit poteva solo fare il fabbro ed il meccanico. Era una persona intelligente ed infatti la sua Officina artigianale era apprezzata da tutti: aveva diversi forni a carbone, un maglio gigantesco e, pur con le sue mani smisurate, era in grado di replicare qualsiasi pezzo meccanico o fare qualsiasi riparazione. Lui e mio nonno “Pinotu” erano amici di infanzia e quando camminavano affiancati sembravano l'articolo “il”, perchè il nonno non arrivava neanche ai suoi gomiti. Questo comportava delle scenette sempre ripetute, ma esilaranti. Un classico era quando mio nonno entrava nell'officina e, sovrastato dai rumori gridava: “Giuanin!”. Il gigante smetteva di lavorare e guardando dritto davanti a sè: “Chi è che grida ??, chi è che mi vuole??“. Poi rivolgendo gli occhi in basso verso il nonno: “E tirati su... non sono mica come Sua Santità...che devi stare in ginocchio!” . Quel giorno era capitato qualcosa di insolito nell'officina. Giuanin, imitando goffamente un passo di valzer, e cercando di fare una vocina con la “R” arrotata, si rivolse a mio nonno: “E' venuta la Madama e mi ha portato il - TRRRattoRe - dice se posso “RipaRRaRglielo - e lei mi paga con quelle vecchie monete di aRRgento!”. La Madama era una anziana Nobildonna che aveva passato giorni migliori ed attualmente si trovava in angustie economiche, pur non rinunciando alle sue prerogative di casta ed alla protervia di una persona ex Dama di Corte. Mio nonno immerse le mani nella scatola e cominciò a scuotere la testa: “Giuanin...sono tutte Due Lire e Una lira di Re Baffone...valgono poco! Perchè vedi, ma...è inutile che ti spieghi, tanto tu sei ignorante...Cavolo, ce ne fosse stata almeno una da 5 lire...sai quelle grosse il doppio, ne potevamo parlare!”. Giuanin, colpito nell'orgoglio, si avvicinò minaccioso, prese una moneta e disse: “Grossa il doppio neh? Stai lì e non ti muovere!”. Andò nell'altro locale dove aveva tutti gli attrezzi e cominciò ad azionare il maglio. Ritornò con il Due lire pressato che adesso era grande il doppio. “Caro Pinotu, il carburatore del trattore mi costa 7000 lire, per te che sei un amico e sei anche un po' stronzo, mi dai 8000 e ti prendi le monete e anche quella grossa!”. Invano mio nonno cercò di svicolare, l'atteggiamento di Giuanin Cìt era irremovibile: “Vuoi mica che mi faccia una figura con la Madama!” ed iniziò di nuovo a scimiottare la Madama: “Caro Giovannino sono CentotRREntatRRRe monete d'argento, se le faccia BastaRRRe!!” EPILOGO: mio nonno Pinotu ritornò a casa con il portafoglio alleggerito ed una scatola di monete comuni. Non so se fu un grande affare. So solo che per evitare la presenza di mia nonna “Sunta”, in vigile attesa davanti alla Panetteria, dopo un lungo tragitto diversivo, entrò in casa come un ladro da una finestra sul retro e nascose in cantina la scatola di monete di Re Baffone...con quella allargata! PS: non so dove sia finita la "moneta allargata", forse in qualche scatola in cantina. Posto quindi un L 2 di Re Baffone. Ciao a Tutti, Beppe
    1 punto
Questa classifica è impostata su Roma/GMT+01:00
×
  • Crea Nuovo...

Avviso Importante

Il presente sito fa uso di cookie. Si rinvia all'informativa estesa per ulteriori informazioni. La prosecuzione nella navigazione comporta l'accettazione dei cookie, dei Terms of Use e della Privacy Policy.