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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 04/27/20 in tutte le aree

  1. Ravvivo la sezione con l'ultima arrivata, presa in asta su ebay dal buon Luca Iacovino Non rara ma affatto male, e decisamente migliore dal vivo che in foto
    6 punti
  2. 1933 Cile - 10 Centavos L'autore del condor cileno è lo stesso artista che ha creato la famosissima 'seminatrice" francese. (Louis-Oscar Roty)
    5 punti
  3. taglio         2 euro TDR paese     Finlandia anno 2007 tiratura 1.367.900 condizioni bb città Milano
    4 punti
  4. Ma scusate, per capire eh, ma con chi ce l'avete ? Io ho visto (in tv) Mattarella portare la corona sull'Altare della patria da solo. Niente feste, niente celebrazioni. Cosa c'entra poi la messa ? Mi risulta che gli antipecoristi sfoggino rosari ad ogni pie' sospinto, ma a messa ci vadano poco e niente. Comunque si cerca maldestramente di mettere i 'cattolici' contro i 'comunisti', il tutto condito con un po' di antipolitica che scalda sempre gli animi.
    4 punti
  5. Io pur essendo un bibliofilo non condivido questa impostazione, le ristampe hanno un loro valore bibliografico e collezionistico, non sono semplici copie ma prodotti editoriali distinti, in alcuni casi presentano dei pregi materiali per la fattura della carta e rilegatura, non poche volte possono assumere carattere di rarità o presentare elementi testuali aggiuntivi (prefazioni, introduzioni) di notevole interesse scientifico, vi sono poi ristampe fondamentali che permettono il possesso e la consultazione in formato tradizionale di opere estremamente difficili a reperirsi, un esempio classico in merito è la grande opera del Rizzo sulle monete della Sicilia greca, quando la si trova in originale è spesso in condizioni piuttosto vissute ed a prezzi proibitivi, l'unico modo alternativo per averla senza svenarsi è ricorrere alla ristampa Forni che nonostante la differenza qualitativa rispetto all'originale pure spunta prezzi non proprio per tutti. L'ideale a mio avviso è di possedere gli originali insieme alle varie ristampe in modo da ricreare in biblioteca la storia bibliografica dell'opera, chiaro che la mia è un'impostazione particolare che si basa su un criterio bibliografico e privilegia la coerenza scientifica di una biblioteca rispetto al possesso di singoli pezzi di pregio...io stesso l'ho applicata solo per alcune opere di riferimento come lo Spahr e il Sabatier sulle monete bizantine.
    4 punti
  6. Buonasera a tutti... posto anch io la mia 1840 con taglio del collo del 30 ducati o 10 tornesi 1839/1840...! Comunque @Rocco68, dopo aver visto la foto con tutti quei mostri messi assieme, mi viene voglia di non postare nulla più ☺️☺️☺️... una buona serata a tutti...!
    4 punti
  7. Non essendo un collezionista di libri, a me interessa il contenuto, non la tiratura, per cui il problema di prendere l'originale o la ristampa non me lo pongo. Non mi interessa la rarità o il suo valore collezionistico, lo devo leggere il libro, non tenerlo da parte. Se capisco la tesi dell'importanza dell'originale, non condivido la comparazione della ristampa con un riconio di una moneta che è semplice gadget, mente la ristampa contiene tutto ciò che interessa al lettore, meno molto spesso, se non quasi sempre, il valore collezionistico. Questa discussione nacque per mostrare libri in possesso agli altri utenti che, in tal modo, avrebbero potuto chiedere informazioni o notizie sugli stessi, non, almeno credo, per una mera esibizione muscolare di rarità collezionistiche.
    3 punti
  8. Il mio '46 testa piccola
    2 punti
  9. Jim Thorpe "Signore, lei è il più grande atleta del mondo", così avrebbe detto re Gustavo di Svezia a Jim Thorpe, consegnandogli le due medaglie d'oro vinte alle Olimpiadi di Stoccolma del 1912. Jacobus Franciscus Thorpe, detto Jim, è stato in effetti uno degli atleti più completi delle sport moderno. Giocatore di football americano e di baseball, eccelleva anche in tutte le discipline dell'atletica leggera, tanto da vincere, nelle Olimpiadi del 1912, le competizioni di pentathlon e decathlon, con risultati che in almeno 4 gare su 10 del decathlon lo avrebbero portato a vincere medaglie anche nelle singole specialità. Nato nel 1887 (secondo altre fonti nel 1888) in una riserva indiana dell'Oklahoma da genitori di sangue misto, fu allevato come un Nativo americano. Il suo nome indiano era Wa-Tho-Huk, che significa Sentiero Lucente. Narra la leggenda che tutto cominciò un giorno del 1907 a Carlisle, quando Thorpe si improvvisò saltatore in alto e, con addosso i calzoni normali, batté tutti gli altri studenti con la misura di 1,85 m. Non si sa se quest'episodio sia vero, ma è certo che i primi risultati ufficiali di Jim Thorpe risalgono proprio al 1907. Thorpe non si limitava alla sola atletica leggera: mentre frequentava la scuola di Carlisle praticò anche il football americano, il baseball, e persino il ballo da sala. Si propose all'attenzione nazionale per la prima volta nel 1911. Giocava come running back nella squadra di football americano della scuola, e in una partita contro Harvard finita 18-13 segnò tutti i punti. Il football americano era, e sempre fu, il suo sport preferito, all'atletica leggera si dedicava sporadicamente, anche se fu quella che gli diede maggior fama. Giusto, quindi, mostrarlo in tenuta da giocatore di football. Il programma dei Giochi Olimpici del 1912 prevedeva due nuove prove multiple, il pentathlon e il decathlon. Ai Giochi intermedi del 1906 si era già svolta una competizione ispirata al pentathlon dell'antica Grecia, ma le cinque prove di Stoccolma sarebbero state salto in lungo, lancio del giavellotto, 200 m. piani, lancio del disco e 1500 m. Il decathlon invece era un evento completamente nuovo, anche se negli Stati Uniti già dagli anni 1880 si organizzava una competizione su dieci prove nei meeting di atletica leggera, chiamata All around. Le prove del nuovo decathlon olimpico erano però leggermente diverse dalla versione statunitense. Thorpe partecipò a entrambe le competizioni, vincendo quattro gare su cinque nel pentathlon (arrivò terzo nel giavellotto, che praticava solo da poco), e classificandosi tra i primi quattro in tutte e dieci le prove del decathlon, distaccando di oltre 700 punti il secondo classificato. Partecipò anche alle gare individuali di salto in alto, dove sfiorò la medaglia arrivando quarto, e di salto in lungo, dove si classificò al settimo posto. Oltre alle gare di atletica leggera, ai giochi olimpici Thorpe partecipò anche a una partita dimostrativa di baseball tra due squadre formate dagli atleti della nazionale americana. Non era la prima volta che giocava a baseball, come presto avrebbe scoperto tutto il mondo. Verso la fine di gennaio del 1913, i giornali americani riportarono la notizia che Thorpe aveva giocato a baseball da professionista, e l'Amateur Athletic Union (AAU) prese il caso molto sul serio. Thorpe scrisse loro una lettera in cui ammise di aver giocato a livello semi-professionistico: "...spero verrò scusato almeno in parte dal fatto che ero semplicemente uno studente indiano e non sapevo tutto quello che c'era da sapere. Davvero, non sapevo che stavo facendo una cosa sbagliata, perché sapevo che molti altri studenti avevano fatto lo stesso, solo che loro non avevano usato i loro veri nomi..." La lettera non fu di grande aiuto. L'AAU decise di revocargli con effetto retroattivo lo status da dilettante, e chiese al CIO di fare altrettanto. Quello stesso anno il CIO all'unanimità dichiarò Thorpe professionista, e decise di privarlo dei titoli olimpici, delle medaglie e dei premi Nessuno mosse un dito per difendere il pellerossa Thorpe, nonostante episodi di “professionismo” più o meno mascherato fossero già allora tollerati. Ma il clima olimpico era ben diverso da quell’ideale di “fratellanza” attribuito a De Coubertin e soci: soprattutto non piacquero agli organizzatori delle Olimpiadi le vittorie di neri, indiani e di un hawaiano contro i bianchi, al punto che gli USA ritirarono dalla finale dei 100 metri di Stoccolma il più veloce, un afroamericano, per far vincere il connazionale bianco. Lo stesso clima si respirava ancora nel 1936, con il grande Jesse Owens osteggiato forse più dai colleghi della sua squadra che dai tedeschi, per il suo essere nero (si veda il bel film Race - Il colore della vittoria). Thorpe a quel punto diventò professionista per davvero, giocando in diverse squadre di baseball e di football, sport nel quale, nel 2009, fu classificato al numero 37 tra i migliori cento giocatori di tutti i tempi. Ma terminata, a 41 anni, la carriera sportiva, la vita per lui si fece sempre più difficile e complicata, a causa, anche della grande depressione del 1929. Faceva fatica a trovare un lavoro fuori dal mondo dello sport, e non riusciva a mantenere un impiego a lungo. Così si adattò ai mestieri più disparati, la comparsa nei film western (di solito nella parte del capo indiano), il muratore, il buttafuori, il marinaio. Incominciò a bere. Nel 1952, colpito da un tumore alla bocca fu ricoverato in ospedale, che poté pagare solo grazie alla beneficenza. Nel 1953 ebbe un infarto miocardico (il terzo) mentre cenava con la terza moglie, Patricia Askew, nella roulotte in cui viveva a Lomita, in California. Fu rianimato con la respirazione artificiale, ma perse conoscenza poco dopo e morì, all'età di 65 anni. Negli anni vennero fatti diversi tentativi, soprattutto da parte dei figli, per ottenere la restituzione dei titoli olimpici, e finalmente nell'ottobre del 1982 il comitato esecutivo del CIO approvò la riabilitazione di Thorpe. Con una decisione insolita, non tolsero i titoli a Bie e Wieslander, i secondi classificati che erano stati dichiarati vincitori del pentathlon e del decathlon dopo la squalifica di Thorpe, ma semplicemente lo dichiararono co-campione olimpico assieme agli altri due, anche se questi avevano sempre riconosciuto Thorpe come il vero vincitore sul campo. Le medaglie vennero riconsegnate ai figli di Thorpe in una cerimonia commemorativa il 18 gennaio 1983. Non erano le medaglie originali, perché quelle erano finite tempo prima in un museo, da cui erano poi state rubate e mai più ritrovate. Nel 1998, gli Stati Uniti dedicarono a Thorpe un francobollo commemorativo da 32 cents, e nel 2018 la moneta oggetto di questo post. Disegnata e incisa da Michael Gaudioso, raffigura l'atleta con in primo piano gli elementi che mettono in risalto i suoi successi olimpici e nel football. Sulla moneta sono riportati entrambi i suoi nomi, quello, più conosciuto di Jim Thorpe, e quello Nativo di Wa-Tho-Huk. Tiratura di 1.400.000 esemplari per Philadelphia e Denver, e 849.374 per la zecca di San Francisco, petronius
    2 punti
  10. Leverei tranquillamente il forse. La cosiddetta "alta polarizzazione" delle opinioni è uno dei maggiori obiettivi che si tenta di raggiungere nella PsyWarfare/IW (guerra psicologica e dell'informazione) moderna, il cui obiettivo principale è di cercare di seminare più confusione possibile nel campo avversario, sia cercando di modificare a proprio favore ed interesse la percezione delle cose (la cosiddetta "infromation awareness", consapevolezza dell'informazione) sia nel cercare di tenere più divisa e litigiosa possibile l'opinione pubblica avversaria. Il classico "seminar zizzania" che c'è sempre stato, ma grazie a Internet e a tecniche sempre più moderne oggi avviene in modo sempre più massiccio ed efficace. E' una grossa minaccia ancora decisamente sottovalutata.
    2 punti
  11. Guarda le differenze... La prima è buona
    2 punti
  12. Io aggiungo il 40 soldi di Sebastiano Venier.
    2 punti
  13. Naturalmente le impostazioni e i criteri seguiti in ogni tipo di collezionismo sono del tutto personali e anche la bibliofilia non fa eccezioni, nel mio caso, pur essendo sensibile ai pregi materiali ed estetici di una bella edizione, seguo un criterio che privilegi il valore scientifico del contenuto, vale a dire che tra un volume antico, uno bello editorialmente e uno moderno in semplice brossura ma con un contenuto di rilevanza scientifica superiore ai primi due esempi sceglierò quest' ultimo, la semplice antichità di un volume non è un elemento per me dirimente, le opere antiche o originali a cui sono interessato devono possedere il carattere di perdurante valore o utilità scientifica o essere stati comunque dei riferimenti centrali nella bibliografia sul tema, per fare degli esempi il Corpus fa parte di quelle opere che vorrei possedere anche in originale per il suo carattere di opera fondamentale negli studi di numismatica italiana. Riguardo alle biblioteche dei grandi numismatici non credo che questi disdegnino ristampe o fotocopie, in futuro abbonderanno anche le biblioteche digitali fatte di PDF, anch'io ne sto creando una specializzata in determinati ambiti e trovo il digitale di estrema praticità e utilità nella ricerca scientifica, i numismatici sono in primo luogo studiosi e le loro biblioteche hanno fini scientifici.
    2 punti
  14. Ciao, sono solo copie a microfusione, ovvero FALSI.
    2 punti
  15. La 826 non so che collezione sia. La 843 era una buona parte della collezione Curti. La 700 aveva una collezione di oselle e una di zecchini, credo nessuna delle due appartenente a Curti. Arka Diligite iustitiam
    2 punti
  16. Questo è solo superficialmente un “fuori tema”. Il giugno scorso ho partecipato a Milano a un convegno sull’arbitrato. Erano tutti cattedratici di fama. Certo non si prendevano a male parole,ma menavano come fabbri. Ricordo uno dei maggiori processualcivilisti italiani indirizzarsi al curatore di in trattato (in fieri) di 15 tomi con queste parole: “spero ardentemente che possa essere portato a compimento”. Le letture del commento erano due: 1) non ce la fai; 2) muori prima. La domanda è questa: ma cosa ci sta capitando ? Perche’ il dissenso non si può esprimere con quello che dalle parti mie si chiama “gentile fermezza” .
    2 punti
  17. Premetto che non sono un grande esperto del volto di Claudio, ma a me sembra molto fuori stile dalla mascella, al collo, al pomo d'adamo, alla guancia, all'occhio. Mi sbagliero' ma proprio non mi piace. saluti maumo
    2 punti
  18. Buongiorno, da collezionista di libri (prevalentemente antichi), oltre che di monete, condivido in parte ciò che scrive fedafa. Come collezionista di libri non posso accontentarmi di una copia, di una ristampa o di una edizione dozzinale ma sono sempre alla ricerca dell'originale (naturalmente compatibilmente con le mie finanze, proprio come accade quando decido di acquisire una nuova moneta). Questo non significa che se tra i miei libri vi sono alcune cinquecentine mi astenga dal consultarle, dal leggerle integralmente o parzialmente, dallo sfogliarle periodicamente, dal sentire l'odore delle pagine (o la "puzza", per come la vede mia moglie). Lo faccio con tutti gli accorgimenti del caso. Proprio come faccio per le monete (che mai mi sognerei di chiudere in quelle algide bustine periziate con sigilli, ma sono gusti). Chi acquista un libro (antico o moderno che sia) per lasciarlo depositato su uno scaffale a raccogliere polvere per paura di sciuparlo (ignorando che così facendo il danno sarà maggiore di quello che potrebbe recare un contatto "umano") non è il collezionista ma l'arredatore. E' vero, ci sono alcune edizioni originali che, per la loro estrema delicatezza (parliamo sempre di carta), si prestano poco al contatto: in questo caso una copia per uso studio diventa indispensabile come l'originale (ma non collezionabile, almeno per me). Saluti.
    2 punti
  19. Se si collezionano libri è ovvio che si cerca l'originale. Se si collezionano monete (o le si studiano) ci si "accontenta" anche di una copia anastatica. Non esiste il giusto o sbagliato in questo caso. Ognuno segue la sua regola o passione. Io personalmente non spenderei mai 500 € per un testo se posso averne la copia anastatica a 20. Perchè a me quel libro serve aprirlo, leggerlo, studiarlo (qualcuno si accontenta anche solo di sfogliarlo) e domani tornare a riprenderlo, riaprirlo e rileggerlo di nuovo. Tutti passaggi che su un testo originale fanno venire i brividi ma i libri sono nati per questo. Nonostante tutto qualche testo originale lo possiedo e non nego che molti di loro sono pieni di sottolineature, appunti e note a margine. Sono i miei preferiti perchè significa che chi li ha avuti prima di me li ha usati e non messi su uno scaffale a raccogliere la polvere. A mio avviso è solo una questione di gusti e di esigenze e per fortuna ognuno è ancora libero di scegliere. Mia opinione ovviamente e, pur non condividendo alcuni paragoni letti, massimo rispetto per le opinioni altrui.
    2 punti
  20. Ciao! Ecco il mio 40 Soldi (o 2 Lire) - gr 8,90 La particolarità di questo pezzo, già mostrato tempo addietro e che qualcuno ha definito "imbarazzante", è che mostra chiaramente il segno nel conio usato per puntare il compasso che è servito a tracciare la rotondità della moneta ed il cerchio di perline al rovescio; questo ha determinato la presenza di un attributo improprio alla povera Giustina. Il Massaro (BP) è Benetto Pisani, che assunse la carica circa due anni dopo lo Stae Duodo e possiamo vedere, rispetto all'esemplare precedente, delle differenze nei conii; ad esempio: Al diritto vediamo subito che alla dogalina del Doge mancano i 3 bottoni; la figura di san Marco è leggermente spostata verso sinistra, tanto che la manica della tunica del suo braccio destro, svolazza oltre il cerchio di perline e questo comporta che anche il leone, accucciato al suo fianco, risulti un po' più esterno alla stessa. Sono anche sparite le stelline che delimitano le iniziali del Massaro ed al loro posto sono stati messi dei puntini. Compare poi un basamento al trono, sul quale poggiano i piedi del santo assiso, ben distaccato dalla linea dell'esergo; nel pezzo precedente manca o - forse - i due tratti sono sovrapposti. Al rovescio, tra le parole TVI e IVSTINA, proprio sopra il capo della santa, prende posto una grande stellina a sei punte, assente nel pezzo precedente. saluti luciano
    2 punti
  21. Chiaramente ognuno ha le sue idee. Io fui molto addolorato quando la Forni chiuse i battenti. Ho molte loro ristampe anastatiche di opere che ormai non avrei mai trovato in originale, se non a prezzi proibitivi che traghetterebbero la bibliofilia nella bibliomania.
    2 punti
  22. 2 punti
  23. Mi chiedo quanti di questi "non greggisti" avrebbero la possibilità di scrivere se ci fosse un regime. Parole sante quelle di Galimberti......
    2 punti
  24. Medaglia devozionale, bronzo/ottone, con appendici globulari o pomellate, del XVII sec. (primo quarto) , probabile produzione romana.- D/ Madonna d'Itria, sorretta da due monaci calogeriani. Molto venerata nel Santuario di Cirò Marina (Catanzaro). R/ S. Giacinto di Polonia in abiti domenicani, in ginocchio, guarda in alto verso la statuetta della Madonna da cui scende una banderuola con scritta, a dx stemmino araldico? E patrono della Lituania, canonizzato da papa Clemente VIII nel 1594. Non comune.- Ciao Borgho
    2 punti
  25. https://www.interno.gov.it/sites/default/files/modulistica/circolare_festa_liberazione_2020.pdf Non mi soffermo sul merito: il Viminale, d’intesa con Palazzo Chigi, ritiene che, nonostante l’emergenza, siano consentite le celebrazioni dell’anniversario, e che a esse prendano parte anche le Associazioni partigiane e combattentistiche, col doveroso rispetto delle regole del distanziamento. La Presidenza del Consiglio peraltro, con un comunicato sempre del 22 aprile, rispondendo all’ANPI-ass.partigiani d’Italia, ha voluto rimarcare che dalle cerimonie l’Associazione non è in alcun modo esclusa. Non mi soffermo sul merito, pur se vi sarebbe da osservare che ai cattolici italiani è stata preclusa pochi giorni fa qualsiasi memoria pubblica della loro festa più importante, la Pasqua, senza tentare di conciliare la partecipazione alla Messa col possibile rispetto delle regole di distanziamento e di igiene (per non dire delle celebrazioni interrotte dalle forze di polizia). E che non solo ai cattolici ma a tutti gli italiani è preclusa da due mesi, a norma di decreto legge e di dPCM, di assistere alla cerimonia cui ogni civiltà collega il commiato con un proprio caro: per un funerale non sono permesse neanche dieci persone in una chiesa che ne contenga trecento. È vietato e non si discute! Mi soffermo su due aspetti non di merito, ma non per questo non marginali del provvedimento. Il primo. Una circolare di un Ufficio di Gabinetto deroga a due chiarissime norme a essa sovraordinate, che prescrivono il contrario. L’art. 1 comma 2 lett. h) del decreto legge 25 marzo 2020 n. 19 include espressamente fra le misure di contenimento la “sospensione delle cerimonie civili e religiose”. In attuazione di tale disposizione l’art. 1 comma 1 lett. i) ultimo periodo del dPCM 10 aprile 2020 conferma che “sono sospese le cerimonie civili e religiose, ivi comprese quelle funebri”. La parola chiave è “cerimonie”; non vi è eccezione fra “civili” o “religiose”: sono tutte inderogabilmente “sospese”, al punto che – come è accaduto – se un prete celebra la Messa davanti a 13 persone distanziate metri l’una l’altra intervengono i Carabinieri. La medesima parola chiave “cerimonia” compare nella circolare del Viminale: “si potranno (…) ritenere consentite forme di celebrazione della tradizionale cerimonia di deposizione di corone ecc.”. Quelle “cerimonie”, che un atto avente forza di legge e un dPCM espressamente “sospendono”, una circolare del Gabinetto del ministro dell’Interno consente, con l’avallo della Presidenza del Consiglio. Secondo aspetto. Riprendo il passaggio appena riportato senza saltare alcun termine: “si potranno, in qualche modo, ritenere consentite forme di celebrazione della tradizionale cerimonia ecc.”. “In qualche modo”? Qual è il senso giuridico dell’espressione “in qualche modo”? Una condotta o è permessa, o è vietata, o è permessa nel rispetto di condizioni che però vanno esplicitate: “in qualche modo” pare rientrare nella terza categoria, ma qual è il “modo”? Ciascun prefetto viene delegato a far svolgere cerimonie vietate da una norma di legge, secondo modalità che – certo col necessario distanziamento – potranno variare per ognuna delle cento province d’Italia.https://www.centrostudilivatino.it/liberazione-in-qualche-modo-come-una-circolare-del-viminale-sul-25-aprile-libera-dal-diritto/ https://live.sloode.com/Video/rete7/49a71a1e-bd36-4d5d-b04d-46b6402bae3e_16_9.mp4 L’inerzia del carabinieri di ieri stride terribilmente con l’arroganza del militare che sale sull’altare per impedire a don Lino Viola di celebrare Messa. È evidente che il problema non sono i carabinieri, ma gli ordini di scuderia che essi hanno ricevuto ed è evidente che la tolleranza rispetto all’inosservanza della legge è stata decisa per via politica. L’effetto è sgradevole: nel giorno della libertà si certifica che c’è qualcuno più libero di altri. Conte, Zingaretti, Renzi, Di Maio… c’è qualcuno che dopo aver finito la spaghettata antifascista ha voglia di dirci qualcosa? https://lanuovabq.it/it/loro-in-piazza-noi-a-casa-senza-liberta-prove-di-regime Nel giorno della libertà si certifica che c’è qualcuno più libero di altri.Cruda verità
    2 punti
  26. «Decidemmo (Minucio,Ottavio,Cecilio) di recarci a Ostia, piacevolissima città, affinché i bagni di mare fungessero da blanda cura adatta a prosciugare gli umori del mio corpo… In quel momento infatti, superato il solstizio d'estate, l'autunno volgeva ad un clima più temperato. All’alba dunque ci dirigemmo al mare per passeggiate su e giù sulla spiaggia, affinché l’aria, spirando dolcemente, vivificasse le nostre membra, e per provare il grande piacere di sentire la sabbia cedere mollemente sotto i nostri passi... Attraversato ormai lo spazio interno della Città ci trovammo sul libero lido. Lá un’onda leggera si distendeva bagnando l’estremo lembo sabbioso della spiaggia, e quasi livellandolo per la nostra passeggiata. Così, camminando lentamente e tranquillamente, costeggiavamo il litorale appena incurvato, ingannando la via con racconti... Ma una volta consumato uno spazio di cammino bastante al nostro discorso, volti indietro i passi ripercorremmo la stessa strada: e giunti dove alcune piccole imbarcazioni, tratte in secca, riposavano poggiate su travi di quercia perché il contatto con la sabbia umida non le rovinasse, vedemmo dei bambini che, gesticolando, facevano a gara nel gioco del lancio dei cocci in mare». A questo punto Cecilio propone: «Ora sediamoci su questi frangiflutti di pietre costruiti per proteggere le terme e protesi in profondità verso il mare: potremo così riposarci del cammino e discutere più seriamente» Alcuni cenni Leggendo il testo in apertura che io tanto amo e spesso cito (lo avevo fatto anche in un altro post su Ostia che però non trovo) molti che vivono a poco distanza dal mare potranno riconoscere come le abitudini antiche siano come quelle attuali, una passeggiata in spiaggia respirando brezza marina, affondando i piedi nella sabbia e guardando bambini giocare con l’acqua. La città costiera ha vissuto alterne fortune, anche successivamente all’apertura di Portus che ne ridimensionò l’importanza come porto relegandola a un ruolo amministrativo. Nelle sue vie risiedevano quelle gilde, corporazioni e uffici di rappresentanza che permettevano gli scambi commerciali tra le varie provincie e Roma. Ostia ha permesso uno studio diverso rispetto a Pompei, la seconda è rimasta sigillata a quell’autunno del 79 d.C. lasciando più o meno intatto tutto fino a quel fatidico momento, Ostia invece ci permette di viverne le alterne vicissitudini fino al decadimento completo. La zecca Nonostante Meiggs ritenga che Ostia abbia battuto monete a ridosso della seconda guerra punica con certezza possiamo solo affermare che la zecca è stata attiva per quasi un quinquennio tra il 308 e il 313 d.C. La zecca venne qui stabilita per coniare in un luogo lontano dai tumulti interni, lontano dagli insicuri confini e sicuramente per finanziare la campagna militare contro Domizio Alessandro. I motivi quindi appaiono svariati, l’iconografia con busti militari fu presente sin da subito proprio per la remunerazione delle truppe, la necessità di avere un luogo sicuro lontano dalla tumultuosa Roma in cui coniare moneta in metallo nobile trova riscontro nella sequenza delle emissioni dove appare evidente che inizialmente venisse coniato solo oro e argento entrambi con marchio di zecca POST, nella seconda emissione gli argentei successivamente mutano dall’iniziale POST(delta) a MOSTB, MOST(gamma) e MOST(delta), segno di zecca presente poi nelle primissime emissioni bronzee. Le maestranze ostiensi non provenivano da Cartagine come saltuariamente viene riportato, ci sono evidenti differenze sia stilistiche che produttive con la zecca africana, il personale che operò a Ostia proveniva da Roma, zecca con la quale lavorerà in stretta collaborazione pur rimanendo comunque completamente autonoma. Vienne, Kunsthistorisches Museum, Münzkabinett, 25338. Londres, The British Museum, Department of Coins and Medals, R 0137. La zecca operò in tre distinte fasi, la prima in cui conio solo aurei e argentei, la seconda in cui coniò tutti e tre i metalli e la terza più duratura in cui la produzione si attesto su moneta aurea e bronzea. L’ubicazione della zecca è ancora oggi a noi sconosciuta, probabilmente ubicata all’interno delle vecchie mura della città, sarebbe plausibile immaginarla sotto al tempio capitolino, dove il tesoro cittadino veniva conservato ma tesi comunque difficile accettare se si pensa al caos che il centro cittadino doveva generare. Le quattro officine ostiensi batterono indistintamente moneta bronzea e argentea mentre la moneta aurea venne coniata esclusivamente dalla prima officina. L’iconografia dominante nella monetazione ostiense di Massenzio, tipologia emessa per tutto il periodo, è rappresentata dai Dioscuri con legenda AETERNITAS AVG N, riferimenti alla tradizione navale della città quali protettori dei marinai e riferimento a quella propaganda messenziana che enfatizza i simboli di Roma, restituzione dei principi classici da parte dell’imperatore. La produzione monetaria di Massenzio si concentrava su due tipi principali, AETERNITAS AVG N per Ostia e CONSERV VRB SVAE per Roma. Diritto: IMP C MAXENTIVS P F AVG, busto nudo con lancia e scudo visto da dietro. Rovescio: AETE-RNITAS AVG N, I Dioscuri Castor e Polluce l’uno di fronte all’altro tengono i cavalli per briglie, all'esergo MOSTQ. RIC VI Ostia - (2 esemplari censiti) L’iconografia come accennato in precedenza è fortemente incentrata sin dall’inizio sulla campagna militare e rappresentata da busti militari e sin dal 309 d.C. appare la FIDES sui rovesci argentiferi cosa che non avviene a Roma nel medesimo periodo, coniazioni destinate al pagamento dei soldati e alla costruzione della flotta per la campagna militare. Diritto: IMP C MAXENTIVS P F AVG, testa laureata rivolta a destra. Rovescio: AETERN-I-T-AS AVG N, la Fides stante a sinistra tiene due stendardi, all'esergo MOSTS. RIC VI Ostia 43 Massenzio non abbracciò la riforma monetaria attuata da Constantino in Gallia nel 310 d.C. che porto il nummo argentifero a 1/72 di libbra romana, mantenne un peso teorico di circa 6 grammi con un modulo di circa 24mm equivalente a 1/48 di libbra romana. Altri due nominali bronzei si affiancavano alla produzione di nummi argentiferi, una moneta dal peso teorico di 3,25 grammi che potremmo definire mezzo follis e quello che viene oggi chiamato terzo di follis con peso che arrivava a quasi 2 grammi. Nel secondo periodo il mezzo follis ostiense è conosciuto con la raffigurazione di Massenzio in pelle leonina, è un nominale coniato limitatamente ed è completamente assente il modulo più piccolo. Nel terzo periodo invece il mezzo follis è piuttosto frequente, ipotizziamo un valore di 12,5 denari comuni ma qui fa la sua apparizione il terzo di follis che a sua volta è piuttosto raro. Personali conclusioni mi portano a fare due riflessioni, il circolante nel primo periodo non necessitava di nominali più piccoli, veniva largamente utilizzato il nummo argentifero e sporadicamente si aveva bisogno di moneta di taglio inferiore come il mezzo follis forse perché era ancora largamente circolante la frazione radiata diocleziana, immediatamente dopo però si è avuta la necessità di coniare un modulo più piccolo, forse per un livellamento dei prezzi al ribasso, come potrebbe essere per la documentata carestia che si ebbe nel 309 causata dalla mancanza di approvvigionamento di grano da parte dell’africa, si ha quindi necessità di circolante per quei servizi essenziali come le terme o le latrine e sulle quali sarà importante tornare più avanti. La penisola italica si presenta ancora instabile e tumultuosa, dal 310 d.C. vediamo un tentativo di Massenzio di legittimare la porpora imperiale agli occhi del popolo con delle emissioni di consacrazione dinastiche in cui vengono rappresentati i legami con il padre Massimiano, il genero Galerio e il cognato Constanzo. Diritto: DIVO MAXIMIANO PATRI MAXENTIVS AVG, testa velata rivolta a destra. Rovescio: AETERNA MEMORIA , un'aquila rivolta a destra sulla cupola del tempio esastilo, porta destra aperta, all'esergo MOSTT. RIC VI Ostia 25 Dopo la morte di Massenzio la zecca continuò a operare sotto Costantino per ancora qualche mese coniando moneta aurea e bronzea a 1/72 di libbra romana quindi adeguandosi alla riforma monetaria costantiniana attuata nel 310 d.C. I nummi argentiferi vengono coniati per i tre augusti, Costantino, Licinio e Massimino, rappresentati con busti Laureati e corazzati, laureati drappeggiati e corazzati e laureti drappeggiati e corazzati visti da dietro. Il RIC riporta anche un quarto busto laureato e drappeggiato accoppiato al rovescio GENIO POP ROM presente nell’ANS ma del quale non si trova traccia. C’è pero un quinto busto (o quarto se non si considera quello ANS) laureato e corazzato visto da tre quarti che ho iniziato a catalogare differentemente nonostante i testi non riportino tale variante, ha una rappresentazione stilistica differente sia nella ritrattistica sia appunto per il busto leggermente spostato. Sulla sinistra dell'immagine seguente sono riportati i busti canonici più comuni, sulla destra la variante. I rovesci coniati sono principalmente GENIO POP ROM, SOLI INVICTO COMITI e S P Q R OPTIMO PRINCIPI quest’ultimo tipo forse per riconoscenza verso Domizio Alessandro con il quale Costantino aveva stretto un’alleanza contro Massenzio qualche anno prima. Queste tre coniazioni sono piuttosto abbondanti e presentano alcune varianti stilistiche. La chiusura della zecca avvenne nel 313 d.C. con la necessità di Costantino di decentralizzare la produzione e di onorare il supporto della provincia Gallica aprendo nella città una nuova zecca. Arles celebra l’avvenimento con due belle monete in cui viene rappresentata la partenza e l’arrivo della moneta in città. E’ importante sottolineare come si possa notare che venga rappresentata Roma che lascia partire la moneta, questo sottolinea la visione dell’amministrazione costantiniana che vedeva nella zecca di Ostia una succursale di quella di Roma, proprio contrariamente a quanto aveva fatto Massenzio. Arles quindi batte moneta stilisticamente di scuola italiana, le maestranze ostiensi infatti raggiunsero in parte Arles e in parte Roma mentre il maestro di zecca continuò a lavorare a Ticinum. Paris, Bibliothèque nationale de France, Département des monnaies, médailles et antiques, acq. 1985/380. Paris, Bibliothèque nationale de France, Département des monnaies, médailles et antiques, acq. 2005/211. Ma cosa circolava, come si viveva, come si spendeva e risparmiava a Ostia? Lo vedremo più avanti.
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  27. Hai postato un quadretto da far paura con quasi tutte le più rare piastre di Ferdinando ll ☺️☺️☺️... appena salta fuori la mia Piastra preferita di Ferdinando ll in qualche asta, la prendo al volo...! Di 1841 testa grossa bellina e abbordabile, anche se non tanto rara come altri esemplari che hai in collezione, sono ostiche a trovarsi.. saluti a tutti..!
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  28. Autentica, purtroppo quel nero la deprezza, ne approfitto per postare la mia. La foto di bolaffi non rende è orrenda ahimè
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  29. Credo che tutti spenderebbero 1200 per un Tron SPL... Il problema è che l'ultimo che ho visto ha fatto 3000... ? Arka Diligite iustitiam
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  30. Buonasera, il dieci tornesi in questione è indubbiamente un bel falso d'epoca. Posto il mio per confronto
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  31. 1933 Belgio - 50 Centimes (testo in francese)
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  32. A nome della Contea di Gorizia Massimiliano fece battere nella zecca di St. Veit dei mezzi batzen. Sul dritto è rappresentato lo stemma di Carinzia e sul rovescio lo stemma di Gorizia sormontato da elmo con cimiero. Su questa emissione c'è anche la data ed è 1519. Il peso è di circa 2 grammi e il diametro di 22 millimetri (rif.: Passera 97; MIR Triveneto 142). Arka Diligite iustitiam
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  33. Ed ecco il vierer sempre di Massimiliano I. Sul dritto è rappresentato lo scudo fasciato d'Austria e sul rovescio lo stemma di Gorizia. Questa scelta è dovuta al fatto che l'autorità emittente più importante è l'Arciduca d'Austria che è anche Conte di Gorizia. Il peso si aggira intorno a 0,45 grammi e misura 15 millimatri (rif.: Passera 78; MIR Triveneto 139). Arka Diligite iustitiam
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  34. Riguardo la 500 Lire 1985, queste sono le differenze
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  35. @michelepantano benvenuto, ti saremo grati se passassi nella sezione presentazioni, inoltre è sempre bene salutare (soprattutto quando si scrive il primo messaggio), e ti pregherei di leggerti bene il regolamento. Ripescare vecchie discussioni non è proibito, però si spera di leggere un qualcosa di nuovo e non faccine che non portano da nessuna parte. Siete pregati di essere un pochino elastici con i nuovi, capite che magari all'inizio le sezioni sono complesse da capire, o ci si lascia prendere "dall'emozione" di scrivere il primo messaggio pensando di dare un'informazione eclatante che in sostanza non lo è. Diamo il tempo e pazienza, non aiutiamoli a diventare meteore, ma utenti attivi. Appunto, potevi risparmiarti il commento così non perdevi tempo. Tempo che magari qualcuno lo perde per te a correggerti senza deriderti però. Dopo un mese dall'essere iscritto già ritieni di perder tempo dietro qualcuno? E allora @.Pino. come dovrebbe sentirsi che nel thread sotto spesso interviene per far presenti le regole da seguire?
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  36. Oggi grazie all'allentamento leggero delle restrizioni, ho potuto passeggiare oltre 200 metri da casa ed ho scelto di raggiungere la cattedrale di Trieste. Sorta nel medioevo sulle rovine della città romana, è ricca di marmi di recupero utilizzati in modo a volte curioso. Ad esempio, il portale è costituito da due lastre sepolcrali familiari romane della famiglia Barbia. Il ritratto di uno dei componenti (Tullia Secunda) è stato modificato (credo nel medioevo, chiedo conferma ad @Illyricum65) per trasformarlo in San Sergio mediante l'aggiunta di una alabarda ed un'aureola.
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  37. Interessante la piega che ha preso la discussione e molto pertinente l’intervento di Talpa che addirittura esprime un altro lato della questione ovvero la ricerca ‘fililogica’ che un testo puo’ esprimere attraverso le sue varie edizioni . verissimo che esistono ristampe a volte piu’ preziose dell’originale. E’ il caso ad esempio - pre chi le conosce - delle efizioni Nummorum Auctiones di Lugano che ristamparono i cataloghi delle importantissime vendite Gnecchi (1976) . Della collezione Harberlin (1977) e della collezione di Monete papali di Othon Leonardos. Tutti questi volumi sono rilegati in pelle con sovracoperta di plastica stampati su carta di eccellente qualità con un’eccezionale nitidezza di stampa. Essi rappresentano sia un prezioso ausilio per bibliografico ( senza i difetti che sovente si riscontrano nei volumi originali - maxime i cataloghi - con copertone strappate, disegni di penna, lacerazioni etc) sia da un punto di vista bibliofilo per i materiali scelti. in altri casi, sempre per seguire quanto espresso da Talpa la ristampa ha una maggiore completezza rispetto all’originale . La ristampa Forni di un repertorio fondamentale del Sambon contiene ad esempio 5 tavole inedite i.n piu’ rispetto all’originale che furono trovate solo in seguito e aggiunte appunto nella ristampa. In questo caso la ricostruzione filologica dell’opera imporrebbe di avere accanto all’originale la ristampa integrata con l’inedito. in altri casi ancora, soprattutto per volumi di repertorio la differenza tra originale e ristampa e’ davvero minima o poco significativa. Per il dizionario degli incisori opera di Leonard Forrer stampata originariamente all’inizio del 1900 in 6 volumi , la ristampa fatta da Spink in 8 volumi del 1979-81 e’ in pratica identica all’originale (un po’ come il Ferraro) ma ha anche il vantaggio di avere due volumi in piu’ di indice e supplementi che sono un aiuto eccellente a chi utilizza il prezioso repertorio come strumento di ricerca. questi pochi esempi mostrano come paragonare le ristampe ai riconi non sempre sia completamente pertinente..
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  38. Ciao @smARTy, bene arrivata, se ti può interessare per consultazioni veloci , cercati un volume che ti allego. Per un principiante, vedrai che troverai tante risposte alle tue domande. Auguri Gionnysicily.
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  39. Ciao Alberto, complimenti per l'acquisto, la moneta per me merita di stare in collezione e non la cambierei. Correzione, ribattitura, salto di conio? Sentiamo l'amico Rocco cosa ne pensa. Ciao Beppe
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  40. Io dormirò male ora che hai sottolineato la mia svista....
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  41. 8. La monetazione di Charles Brooke: Charles fu importante anche da un punto di vista numismatico, dato che, dopo le limitate emissioni dello zio, egli dotò Sarawak di una serie di monete completa, con tirature rilevanti. Per tale ragione le sue emissioni sono più facilmente reperibili sul mercato, anche se non si tratta comunque di monete comuni. Le emissioni in rame, coniate a partire dal 1870, sono sostanzialmente analoghe come tipologie e design a quelle di James Brooke, sostituendo al volitivo ritratto di questi, quello raffinato ed ascetico di Charles. Ci furono, alla fine del XIX secolo, diverse lamentele da parte della vicina colonia britannica degli Straits Settlements per la eccessiva circolazione nell'area della valuta di Sarawak e la confusione che si creava tra questa e la monetazione coloniale. Pertanto, nel 1891, fu proibita l'esportazione del dollaro di Sarawak e, poco dopo, la moneta da un cent cambiò i connotati, essa infatti venne coniata con un foro centrale ed il ritratto del Rajah molto più piccolo, proprio per evitare confusione con la monetazione coloniale britannica. Le risorse naturali del paese, tra cui le miniere d'oro e la scoperta di giacimenti di petrolio, comportarono una notevole crescita economica che si riverberò anche nella monetazione, a partire dal 1900, infatti, si iniziarono a coniare monete in argento '800 nei tagli da 5, 10, 20 e 50 cents. Gli esemplari in argento mostrano, al diritto, il consueto ritratto del sovrano mentre, al rovescio, il valore posto all'interno di una corda legata in basso da un nodo. Tali monete, sono generalmente più rare rispetto a quelle coeve in rame, sia in ragione delle basse tirature sia in ragione del fatto che, durante l'occupazione giapponese, vennero fuse in massa per ricavarne il metallo prezioso. Sempre per questa ragione, quando si trovano, presentano spesso tracce di montatura poichè le poche sopravvissute furono quelle adoperate in gioielleria. (Un esemplare del particolare centesimo "forato", coniato dal 1892 al 1897, con il ritratto lillipuziano del Rajah e le bandiere incrociate di Sarawak e della Gran Bretagna).
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  42. Bisogna prendere atto che diverse sono le ragioni di partecipazione al forum. Si va dalla semplice curiosità, alla passione e poi all'approfondimento. E' una sorta di palestra dove qualcuno può entrare per sgranchirsi un po' le gambe ma, già qualche mese dopo, potrebbe cominciare a fare i pesi tutti i giorni. Immaginate una lampada che illumina molto bene chi le sta più vicino ma che favorisce pure chi resta in penombra ma non è al buio e che un giorno potrebbe avvicinarsi alla fonte luminosa. Ma questo qualcuno potrebbe essere contento anche di vivere perennemente in penombra perchè maggiormente interessato ad altre cose o per le ragioni più varie. E poi diciamoci la verità: nonostante i più non si conoscano, a forza di leggere gli interventi ciascuno di noi si fa un'idea (quanto meno approssimativa) del valore dell'altro e del peso specifico delle sue argomentazioni e spiegazioni. Si tratta di una autorevolezza (che io non ho) che si conquista sul campo e che nessuno dovrebbe sentire il bisogno di rimarcare perché sono gli altri che l'attribuiscono. Io che scrivo in questo forum sono ben consapevole dei miei limiti e sono anche sicuro delle maggiori e migliori capacità di molti e molti altri rispetto a me. Io vorrei solo continuare a scrivere (e soprattutto a domandare) ogni tanto qualcosa e sarei contento se qualcuno mi dicesse: "Guarda che non è così perché ...". Senza contare che c'è anche il "divertimento". E allora non ci massacriamo perché già ci pensa la vita che sa essere più cattiva dei più cattivi tra noi. E' solo una opinione. Polemarco
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  43. @@francesco77 .... alcune considerazioni al tuo post 219: Il Siciliano scrive che il Catenecci prese la Direzione del Gabinetto d'Incisione alla morte del Rega.....quindi dal mese di gennaio 1834 (perchè il Rega morì nel dicembre del 1833), il Siciliano ha riportato anche il suo compenso, ricordi ? 40 D. al mese; quindi che nel 1835 ci fosse ancora un posto vuoto non mi sembra una risoluzione .... e di conseguenza il De Rosa era solo Direttore Generale delle Monete anche perchè le due cariche dovevano essere ben distinte, ognuna con i propri compiti e perchè la Direzione Generale sovraindendeva anche su altre Amministrazioni (il doppio incarico mi sembra non plausibile); aggiungo che da un documento si legge anche che il De Rosa nel 34 fu trasferito alla Direzione dei Dazi Indiretti....momentaneamente ? credo di si. Il Catenacci invece fu anche disegnatore/incisore di alcuni conii oltre essere Direttore mentre il De Rosa solo un politico/economico.
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  44. @@francesco77 ... certo che sono daccordo !! Avevo sottotitolato il periodo 1734-1861..perchè questa era riferita a questo periodo, per quello precedente, portato a termine su carta, c'è ne era un' altra http://www.lamoneta.it/topic/81166-maestri-di-zecca-di-prova-e-incisori/ Adesso vedi un po te come potresti agire. Ciao e buon lavoro.
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