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Contenuti più popolari
Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 04/02/20 in tutte le aree
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Buona sera a tutti, Con piacere vi comunico che sono disponibili le RIN dal 1971 al 1979 in formato digitale (pdf) sul sito della SNI a questo link http://www.socnumit.org/page_22.html Abbiamo voluto anticipare quanto possibile per dare un nostro piccolo contributo nel riempire le giornate di noi numismatici in questo periodo difficile. Un caro saluto a tutti e in bocca al lupo. Matteo10 punti
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Rimestando tra le monete....ho trovato queste che non rientrano nei miei parametri di collezione....chi sa dirmi di più a riguardo?6 punti
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Ciao a tutti, oggi volevo presentarvi questo testone della mia collezione: Benedetto XIV (1740-1758), Roma, Testone Munt 50, CNI 183 D/: Stemma a targa sagomata in cornice BENEDICT . XIV . - PONT . MAX . A . VI R/: Figure affrontate di San Pietro e San Paolo PRINCIPES - VRBIS - PATRONI Es. MDCC - XLVI ai lati dell'armetta di Mons. Alessandro Clarelli, presidente di zecca T/: a fogliette Peso: 8.40 g. Note: moneta coniata in 1280 esemplari. Per contestualizzare dal punto di vista storico-numismatico questa particolare moneta, vi riporto un saggio di Luigi Londei del 1983, Un raro Testone di Benedetto XIV, "Rivista Italiana di Numismatica" Vol. LXXXV, pp. 157-164. Il pdf non è in qualità eccelsa, ma si legge abbastanza agevolmente... Buona lettura! Michele Londei BenXIV testone.pdf5 punti
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Comune di Vicenza Cangrande della Scala (1311-1329) Grosso aquilino Argento D/ + (anello) CIVITAS (stella - scdetto con le armi dei Nogarola - stella), aquila ad ali spiegate con la testa rivolta a destra in cerchio di perline R/ (rosetta) (anello) VI - CE - NC - IE, grande croce patente intersecante la legenda e un cerchio di perline Rif.: CNI VI, 1 Ecco un altro dei grossi aquilini coniati nel Triveneto, quello della città di Vicenza. Presenta la solita aquila ad ali spiegate e lo scudetto del podestà Bailardino Nogarola. Fu coniata al tempo in cui Vicenza era sotto il dominio di Cangrande della Scala, di cui il Nogarola era amico e consigliere. Arka Diligite iustitiam4 punti
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I due medaglioni furono eseguiti da Luigi Siries, orafo noto per la sua personalissima tecnica con la quale aveva imparato a rendere l’oro resistente quasi quanto l’acciaio. Nei documenti della Guardaroba Medicea (App. 4, cc. 87-88 nuova numerazione, Bietti 2008), sotto la data del 15 luglio 1737, è registrato il pagamento per le due medaglie, con importanti specifiche sulla tecnica esecutiva. Furono coniate usando oro puro ricavato dalla moneta corrente il ‘ruspo” e il modello fu tratto da altro conio già eseguito per Gian Gastone, a cui furono mutate le scritte. Questo ben spiega la presenza dei modelli preliminari alla realizzazione delle medaglie, ora conservati presso il Museo Nazionale del Bargello (inv. n. 10287/88; Vannel, Toderi 2006, p. 88, nn. 550-551). Le raffigurazioni del recto e del verso dei modelli e delle medaglie sono identiche, ma cambiano le scritte e la data di esecuzione. La realizzazione dei medaglioni fu affidata a un lavorante del Siries, tale Carlo, che li eseguì “con somma diligenza in termine di tre giorni, battuti a martello et improntati” sul conio già esistente, ordinato da Gian Gastone, del quale le due lastrine d’argento del Bargello sono elementi preparatori. I due medaglioni di Luigi Siries sono quasi in tutto simili fra di loro: quasi identico è il loro peso, ma il primo – quello già posto alla testa del Granduca e con la scritta Ampliatori Artium – è leggermente più alto e meno largo dell’altro. Recano ciascuno due passanti per un nastro che serviva per legarli al corpo del Granduca. Erano infatti, come descritto nei documenti, uno fermato con un nastro sulla testa e l’altro sul petto dell’ultimo de’ Medici. Questa usanza, che ricorda quella con la quale erano sepolti gli antichi greci sugli occhi dei quali erano poste due monete per poter pagare l’obolo agli dei degli inferi, dovette essere comune a molti dei principi medicei, come si trae dalle descrizioni delle esumazioni di metà Ottocento in cui risultano medaglie d’oro poste nei sepolcri di Ferdinando I, Cosimo II, Ferdinando II, Cosimo III e in quelli dei figli di quest’ultimo, fino ad Anna Maria Luisa, Elettrice Palatina. Monica Bietti4 punti
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Buona sera, visto che vi date alle ammucchiate, posto anch'io un gruppetto però eterogeneo di napoletane...le ho appena liberate della relative perizie ed eccole tutte assieme... Carlo, Ferdinando e Francesco... Un 2 tornesi 1756 per Carlo Una piastra del 85' e un 2 quattrini del 82 per Ferdinando IV Un tornese del 1827 per Francesco con punto sotto il busto4 punti
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Sono i seggi, già da epoca paleocristiana, dai quali i Vescovi esercitano il loro magistero di curatori di anime governando l'assemblea liturgica : la presenza di questi seggi nelle principali chiese delle Diocesi, ne fanno le cattedrali . Di alta epoca, forse dono di Giustiniano I al Vescovo di Ravenna Massimiano (546-554) la cattedra con struttura lignea rivestita con 26 formelle in avorio scolpito, è raro documento . Veri e proprii troni possono considerarsi le cattedre come quella ancora di ricordi bizantini, forse opera di Romualdo per il Vescovo Ursone (1080-1089) di Canosa e quella in S. Nicola di Bari cosiddetta 'dell'Abate Elia', con sedile retto a spalle da affaticate figure e con leoni per il poggiapiedi . Simili figure reggenti e leoni, anche nella cattedra in Parma, forse dell'Antelami (1150-1230), più probabilmente di mano di un collaboratore . Raffigurazioni di Gesù 'in cattedra' si vedono in mosaici e monete auree bizantine ed anche nei bizantineggianti grossi di Venezia .3 punti
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Comunque, tornando seri... Son tutti buoni a far vedere le cattedre vescovili o patriarcali che dir si voglia, più difficile è far vedere una "cathedra" lignea vera e propria. ? Rinvenuta a Crecchio (CH) all'interno di una cisterna altomedioevale, in giacitura umida che ne ha preservato la quasi integrità insieme a molti altri reperti di ogni genere. Consigliatissima una visita al museo locale.3 punti
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Ciao, la moneta lettone con il profilo di Milda mi ha sempre affascinato, nel corso del tempo ne ho trovate alcune in mb/bb anche a basso prezzo, purtroppo per avere una visione limpida del suo volto, senza segnetti sulle guance e quant'altro che possa deturparne il viso, deve essere necessariamente un fdc o quasi e non la posseggo ancora. Ma andiamo a noi, attualmente Milda è anche raffigurata sulle moneta da 1 e 2 euro, non colleziono euro, ma prorpio queste due e poche altre li ho in collezione. La fanciulla che vi è raffigurata è anche definita "La ragazza della Nazione", uno dei simboli dell'indipendenza lettone, nome con cui viene chiamata anche la statua femminile che sostiene le 3 stelle sulla cima del Monumento alla Libertà in pieno centro di Riga. Mi dilungo un pò, anche se avevo già inserito la sua storia nel settore euro 6 anni fa. Milda nasce nel 1929 da un disegno del grafico lettone Rihards Zatins (1869-1939), quest'ultimo usa come modella una dipendente delle stamperie statali, Zelma Brauere (1900-1977). Il volto della ragazza venne così usato come immagine sulle monete d'argento da 5 Lati che la Lettonia, divenuta stato indipendente nel 1918, conia per la prima volta nel 1929 (emessa anche nel 1931 e 1932). Il grafico utilizzerà il volto di Zelma come modello anche per le banconote da 10 Lati del 1934 e 20 Lati del 1935. I lettoni si innamorano subito del suo volto e le danno un soprannome, per tutti diventa Milda. Durante l'occupazione sovietica i Lati scompaiono per essere sostituiti dai Rubli, ma molti lettoni conservarono le monete e le banconote nazionali, in particolare la moneta d’argento da 5 Lati, come ricordo dei tempi dell’indipendenza. La moneta diventa subito ricercatissima, cinque Lati all'epoca erano una discreta somma, ma molti piuttosto che spenderla la conservarono. Milda diventa quindi uno dei simboli del periodo della prima indipendenza lettone, fu considerata “L’effige della bellezza e della purezza”, quando nel 1991 la Lettonia riacquista la libertà dai vincoli dell’Urss, Milda ricompare sulla banconota di maggior taglio, il 500 Lati. In realtà Zelma Brauere non amava molto il nome Milda e non voleva essere chiamata in questo modo. Zelma non si sposò mai, il suo fidanzato, un aviatore, morì in un incidente di volo nel 1934, decise così di rimanere da sola per tutta la vita. Aveva tre lauree, matematica, scienze e lingue (ne conosceva ben sette) e lavorò per 43 anni nella stamperia statale. Gli ultimi anni della sua vita li dedicò alle sue passioni: vestirsi con abiti tipici della cultura popolare lettone, il giardinaggio, l'arte ed i libri. Non era interessata al denaro, tanto che, successivamente alla sua morte avvenuta per un incidente stradale, fu trovato un vero tesoro nella sua casa, non era avidità, ma solamente soldi non spesi che si accumulavano senza alcun interesse da parte sua nel corso degli anni. La bellezza di Zelma non era appariscente, aveva i lineamenti del viso semplici, molto corretti, in buona sostanza perfetti, nella vita era sempre elegante, sia nei modi che nel vestire. ________________________________________________ La Banca centrale lettone, prima dell'ingresso nell'euro, continuava periodicamente a coniare esemplari da collezione delle storiche monete da 5 Lati con l'immagine di Milda, emissioni in oro ed argento che andavano letteralmente a ruba appena dopo l'uscita.3 punti
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Mantova Vincenzo II Gonzaga duca di Mantova e del Monferrato (1626-1627). Ducatone 1627. AR 31,30 g. – ø 43,6 mm. VINCEN : II : D : G : DVX : MANT : VII : ET : M : F : V: Busto drappeggiato e corazzato a sinistra, con gran collare alla spagnola; mascherone leonino sullo spallaccio e collare dell' Ordine del Redentore sul petto. Sotto, nel giro, 1627. Rv. (ornato) { FERIS V TANTVM V INFENSVS V Cane con collare stante a sinistra su zolla. Asse a 180°. CNI 11. Ravegnani M. 4 (R/2). Bigotti 5 (R/3). Bargello 822. Magnaguti 649-651. Margini 144. MIR 632/2 (R3). I Gonzaga pag. 218, MG 540. Davenport 3951. Incisore dei conî di questo ducatone è Gaspare Morone Molo, attivo in questo periodo a Mantova sotto la direzione dello zio Gaspare. Sebbene non sia firmato, l’affinità stilistica con alcune medaglie firmate, ne consente l’attribuzione. Il leporarius magnus rappresentato al rovescio è una razza di cane da lepre allevata dai Gonzaga, grandi appassionati di caccia. Un leporarius venne dipinto dal Mantegna nella camera degli sposi del Castello di Mantova.3 punti
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Repubblica di Venezia Enrico V e successori (1105-seconda metà del XII sec.) Denaro scodellato Argento D/ + ENRIC IMPE (globetto su globetto), croce patente accantonata da quattro globetti in cerchio di perline R/ + S MARCVS VE (globetto), busto frontale di S. Marco in cerchio di perline Rif.: Zub-Luciani 15 Dopo i due esemplari postati da @ak72 vorrei illustrarvi anche questo denaro. Nei due esemplari precedenti la croce patente termina con le croci a cuspide. Nelle immagini precedenti, le prime cuspidi erano presenti sul denaro di Berengario I ovvero alla fine del IX secolo. Questa caratteristica è durata quindi circa due secoli nella zecca di Venezia. In questo esemplare invece le estremità della croce patente cambiano forma e diventano ''ad ali di rondine''. Infatti verso la fine di questa tipologia gli esemplari presentano questa croce e legende meno leggibili. Anche il peso diminuisce così come il diametro. Gli ultimi esemplari pesano circa 0,30-0,40 grammi e passano da 20 a 16 millimetri circa di diametro. Due ultime notizie. La prima riguardante il valore è che questi denari venivano conteggiati alla metà dei contemporanei denari di Verona. La seconda è che questa tipologia viene ripresa sul primo denaro dogale di Vitale II Michiel con piccoli aggiustamenti. Arka Diligite iustitiam3 punti
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Buonasera a tutti, Vi presento con molto piacere un altro nominale mancante nella mia piccola collezione di falsi d'epoca Napoletani: Ferdinando I Piastra 1818 testa piccola, realizzato per fusione con leghe di ottone. Le foto sono del venditore.2 punti
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Sempre a nome del Doge Erizzo, un mezzo Soldo (conciatissimo, con salto di conio)2 punti
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Buongiorno a tutti. Anche se non rientra nel mio campo di raccolta voglio condividere con voi alcune monete del Regno per scambiare considerazioni e pareri.2 punti
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Per Candia, io ho anche il pezzo da Trenta tornesi (più raro del Sessanta ma molto meno del Quindici, che spero prima o poi di trovare anche in conservazione ridicola... un altro buco che rimarrà tale per un bel po' temo) sempre del Corner. Purtroppo ho trovato solo la foto del lato col leone, intanto metto questa.2 punti
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Innocenzo XII (Antonio Pignatelli di Spinazzola) 1691-1700. Mezza piastra 1693 anno III, argento gr. 16,07, diametro 37,7 mm. D/: +PONT+M+AN+II+- +INNOCEN+XII+, grande stemma di Innocenzo XII sormontato da tiara e chiavi decussate con cordoni. R/: NON+SIBI+SED+ALIIS (non per noi ma per gli altri), aquila ad ali spiegate volta a sinistra, nutre i suoi tre piccoli con il proprio sangue, sotto la zampa sinistra le sigle P+B+ (Pietro Paolo Borner, incisore), affianco (armetta Farsetti); in basso a destra 1693. Muntoni 33, CNI 28, Berman 2240. NON SIBI SED ALIIS, “non per sé ma per gli altri”. L’iscrizione, che si trova su un mezzo scudo (mezza piastra) di Innocenzo XII, sovrasta la figura di un pellicano che si squarcia il petto per nutrire i suoi pulcini. Un tempo si riteneva erroneamente che questo palmipede avesse la capacità di nutrire o, addirittura, di resuscitare i suoi piccoli nutrendoli del proprio sangue. Per questo nella simbologia cristiana è stato spesso accostato allo stesso Cristo, in quanto segno di Colui che offre la propria vita per la salvezza di quelli che sono stati da Lui generati. Nella teologia medievale il pellicano rappresenta più esattamente Gesù che si lascia inchiodare alla croce, donando il suo sangue per la redenzione dell’umanità. Un simile accostamento è presente, ad esempio, nella Divina Commedia, così come in una preghiera del Corpus Domini di Tommaso d’Aquino. La moneta descritta fu emessa per ricordare la carità fatta dal papa ai poveri accolti nell’ospizio di San Michele e nel palazzo del Laterano; chiaro, perciò, il significato da attribuire all’insieme immagine-legenda: il denaro va speso per il bene altrui e non per il proprio.2 punti
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Taglio 1 Centesimo Paese San Marino anno 2006 tiratura 2.730.000 condizioni BB - SPL città Varese note 1 pezzo2 punti
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buongiorno. Adesso vorrei sottoporvi a una curiosità per la zecca di Verona. Denaro periodo scaligero ( post 1327 - ante 1375 ) denaro piccolo con VE in nesso.. almeno dovrebbe essere cosi', ma come potete notare dalla foto la moneta è stata coniata con- VERONA/VERONA - sia sul diritto che sul rovescio. Chiaramente è passata inosservata, anche perchè trattasi di un denaretto relativamente comune. Falso d'epoca? La moneta è di argento molto basso, comunque tipico dell'ultimo periodo e le due faccie non sembrano perfettamente uguali ( conio di icudine battuto due volte ).. ma mi rimane la curiosità e volevo proporvela.2 punti
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Nemmeno CANDIA (Creta) fu risparmiata dalla peste, così a La Canea (Chania), all'angolo tra Platia 1821 e Daskalogiannis venne decisa l'edificazione nel 1630 della Chiesa di Agios Rokkos; l'iscrizione latina è: "DEO O(PTIMO). M(AXIMO). ET D(IVO). ROCCO DICATUM. M.D.CXXX " (Dedicato a Dio, il più buono, il più grande e al divino Rocco). Sotto la cornice della parete laterale, una scritta ci informa che la chiesa fu costruita nel 1630 per ringraziare il Santo dopo aver salvato la città da una grave epidemia di peste. San Rocco, infatti, è protettore e guaritore dei malati di peste. E allora .... 60 Tornesi a nome di Giovanni Corner I2 punti
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Giulio Cesare (49-44 a.C.) - Denaro anonimo databile agli anni 49-48 a.C. - Zecca: itinerante al seguito di Giulio Cesare - Diritto: simboli pontificali - Rovescio: elefante in cammino verso destra, calpesta un drago con la zampa anteriore destra - gr. 3,81.2 punti
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Bertucci Valier Doge CII, 1656-1658 Osella anno I (1656). AR 9,66 g. - ø 35,39 mm. S•M•VEN•BERTVCCIVS•VALERIO•D S. Marco in trono scolpito, benedice con la mano d. sollevata e porge con la s. il vessillo al Doge genuflesso che lo riceve con la s., mentre porta la d. al petto; all'esergo, { F•C { (Francesco Corner). Rv. { RESISTIT IMPAVIDE { ( Resiste impavidamente ). Un’aquila ad ali spiegate attacca un drago; all'esergo, { ANNO { / • I •. CNI 86. Paolucci II 139. Gamberini 920. Montenegro 866. Werdnig 136. Il 26 giugno 1656 i veneziani riportarono nei Dardanelli una memorabile vittoria nel corso della quale il Capitan General de Mar Lorenzo Marcello perse la vita, gli subentrarono sul campo i due comandanti in seconda, Lazzaro Mocenigo ed Antonio Barbaro. L’aquila raffigurata al rv. rappresenta la Serenissima che attacca impavida il dragone turco.2 punti
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Ferrara Alfonso II d’Este, 1559-1597. Quarto di ducatone 1596, AR 7,94 g. *ALFO·II·FER·MVT·REG·ET· C·DVX* Busto drappeggiato e corazzato a d. Rv. * NOBILITAS – ESTENSIS * Aquila, ad ali chiuse, stante a s.; sotto, nel giro, 1596. CNI 29 var. (testone). Ravegnani Morosini 11 (testone). MIR 317 (R/3). Figlio di Ercole II d'Este e di Renata di Francia, poco dopo essere salito al trono, per volere di papa Pio IV, fu costretto a rimandare in patria in patria la madre, di osservanza calvinista. Sotto il suo regno la corte di Ferrara raggiunse il massimo splendore, ospitando poeti ed artisti. Per accrescere il suo prestigio si alleò con l’imperatore Massimiliano II nella guerra contro i Turchi in Ungheria (1566). In mancanza di eredi diretti nominò suo successore il cugino Cesare (figlio di Alfonso, suo zio da parte di padre). Pur riconosciuto dall'Impero, l’atto non venne accettato dalla Chiesa, in quanto lo zio era figlio naturale del predecessore duca Alfonso I d'Este. Alla morte di Ercole Papa Clemente VIII si riappropriò quindi di Ferrara, che considerava feudo pontificio.2 punti
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Risposta molto difficile. La moneta di rame rosso per non perdere le sue caratteristiche andrebbe messa sottovuoto in ambiente inerte (azoto), però penso che non sarebbe facile ed esteticamente non sarebbe un bel vedere. Quindi si sceglie il male minore: vassoio foderato di vero velluto ( non sintetico ) e si spera che l'ambiente circostante non sia umido. Sono da evitare le bustine ed i fogli dei catalogatori in PVC ( usato fino a 20 anni fa circa ). Quelle in Acetato sono più inerti, ma comunque trattengono l'umidità. Negli ultimi anni si è visto un proliferare di Monete FDC rosso che hanno 150-200 anni. Non è possibile...sono state trattate in qualche maniera. I pochi che hanno "il segreto" se lo tengono stretto. Però è anche una prassi poco onesta, perchè la moneta viene venduta con un surplus notevole rispetto al semplice FDC patinato dal tempo. Tra qualche anno queste monete come saranno? Cerco una discussione in corso su questa problematica e posto il link. Ciao @Fxx ed un grande abbraccio a Fratel Alberto @Litra68 Beppe2 punti
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Ferrara Ercole I d'Este, 1471-1505. Quarto, AR 9,67 g. HERCVLES DVX FERRARIAE Testa a s. Rv. Cavaliere al passo verso d., il braccio d. proteso in avanti. CNI 25. Ravegnani Morosini 6 (testone). MIR 254.2 punti
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Comune di Treviso Enrico II di Gorizia (1319-1323) Denaro piccolo Mistura D/ + COMES GOR (globetto), croce patente in cerchio di perline R/ + TARVISIVM, in cerchio di perline. CNI VI, 10 La zecca di treviso ebbe una certa importanza durante il periodo carolingio. Riprese le coniazioni nel XIV secolo con i primi denari piccoli coniati al tempo della Repubblica. Nel 1319 il potere passò al vicario imperiale Enrico II Conte di Gorizia che fece coniare grossi aquilini e denari piccoli a proprio nome. Arka Diligite iustitiam2 punti
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Sembrerebbe un denaro del Senato Romano (1285-1350 circa) con al D/ croce e stella a sei raggi) e al R/ leone a sinistra ed in legenda ROMA CAPUT M. Nella tua moneta, al R/ sembra leggersi: + : ROM... Ruotando il D/ di 90° avresti la stella in basso a destra, mentre nella legenda in alto c'è una E seconda lettera di (SENAT[VS] P Q R)2 punti
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Non prendertela, come ti hanno già detto sopra, ogni giorno qualcuno chiede "quanto vale" una fantomatica moneta rara, e il 99,9999% delle volte vale il valore facciale (in caso di euro) o vale zero (in caso di monete fuori corso). Purtroppo tantissima gente si iscrive per fare una domanda, due post e abbandona il forum. Il buon TIBERIVS ormai riconosce questo genere di utenti e dà risposte a tono. Anche io appena iscritto mi sono un attimo spaventato leggendo le prime risposte sul forum. Dopo poco se la passione ti sostiene ti abitui subito e ti accorgi che i toni cambiano. Se invece cerchi solo il valore di un fantomatico due euro scolpito da qualche artista in erba...beh le risposte sono queste.2 punti
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Allora andiamo con le frazioni. Quarto di scudo di Nicolò Contarini. (R2).2 punti
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@santone, sto apprezzando giorno dopo giorno il lavoro che avete svolto in quel volume, sia tu che Boroni e D'Andrea; c'è qualcosa che non condivido, ma non è questa la sede/discussione per discuterne. Approfito però a riguardo dei marchi, oggetto della discussione in corso, andrebbe molto, molto approfondito il discorso sulla loro applicazione. In nota 37 a pag. 105, si scrive che questa moltitudine di segni accessori (parliamo ovviamente di monete di Carlo V), posti sotto il taglio del busto o del collo, non dovrebbero avere particolari significati, ma essere meri elementi decorativi o distintivi di emessione ? e pertanto non vengono riportate. Il mio appunto da numismatico sarebbe proprio l'accostamento ai meri segni decorativi......i distintivi di emissione. Capite che fra le due proposte c'è un abisso .... in termini numismatici.1 punto
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Se può interessare, Ad oggi sono cinque i conii differenti che ho censito per i 3 Cavalli 17891 punto
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Ciao, la prima un bel ducato di Filippo II col titolo di Principe di Spagna, siglato da Giovan Battista Ravaschieri (come tutti quelli di questo periodo). Ha una frattura e il tondello non è proprio regolare, ma su di queste monete da 30 grammi è normale. Nel complesso è bene impressa e la conservazione è più che buona. Ci sono moltissime varianti sulla spaziatura e composizione del motto HILARITAS UNIVERSA. La seconda, invece, un tarì di Carlo V. Tipo con sigla, sempre IBR, dietro la testa e numerale CAROLUS IIIII. Anche questa una moneta nel complesso piacevole.1 punto
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Ciao Luca, grazie, queste foto sono decisamente migliori. Purtroppo la moneta in mano non possiamo vederla, ma direi che con la tonalità del colore va molto meglio. Ora si vedono molto meglio le zone che han perso la doratura. Prima di tutto, parliamo di come valutare la conservazione per questa "moneta". Molto semplice. La doratura è l'aspetto da valutare. Quindi, più ne ha, maggiore è la qualità. Mi pare pacifico che in paragone con quella di Antonio, la tua abbia più zone di mancata doratura. Se guardi bene, adiacente a queste zone, si intuisce un certo "assottigliamento" della doratura. Ecco, anche questo è un parametro ulteriore da tenere in considerazione per graduare il gettone. per il resto... potresti dirmi se quei graffi al dritto sono in rilievo?1 punto
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Buongiorno, sarebbe opportuno inserire anche peso e dimensioni... saluti1 punto
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Guardando stasera la bellissima trasmissione di Angela jr, "Stanotte a Firenze", segnalo che c'è stato un passaggio molto interessante nella cripta di San Lorenzo con immagini della sepoltura dell'ultimo regnante dei Medici. Alla ricognizione sono stati rinvenuti ai lati del capo due medaglioni aurei (credo unici) che però sono stati mostrati velocemente. A occhio sembrano dei capolavori di arte incisoria settecentesca. Qualcuno di voi ne ha notizia o immagini? Il video credo si potrà rivedere su raiplay, in ogni caso vi segnalo.1 punto
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Concordo. Sposto in sezione Venezia se qualcuno si vuole cimentare col nome del doge.1 punto
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Ciao, il criterio seguito per mettere insieme questa bella raccolta di banconote del mondo dal precedente collezionista sembrerebbe essere: "tantissime basta che costano poco" (50 cent / un euro al pezzo ma solo se in condizioni eccelse). Ho individuato solo una o due banconote che non seguono la regola, tipo il 10 pound inglese, ma in ogni caso si tratta di piccole cifre. Ti sconsiglio il post chilometrico, un'altra foto similare la potresti fare per le sole italiane, se c'e' qualcosa di interessante magari ti chiederemo delle immagini di fronte e retro di una specifica banconota. Per il resto potresti effettuare altre due o tre panoramiche non proponendo un'altra volta quelle che già si visualizzano, difficilmente in una collezione organizzata in questo modo si trovano perle rare, ma non si sa mai.1 punto
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Ciao, vi mando questo link molto utile: In particolare il messaggio #19 dove si parla delle patine. Ho già chiesto al nostro amico @apollonia di dare, se possibile, il suo prezioso contributo a questa interessante discussione, Buona serata. Stilicho1 punto
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buongiorno. Provo ad inviarvi la foto dell'aquilino per Verona, sono tutte foto caricate anni fa, in questo momento non ho l'accesso agli originali e nemmeno ai volumi di riferimento. Se non si riesce a vedere niente portate pazienza. Grazie1 punto
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Filippo III di Spagna, 8 reales, zecca Potosì (???) Toledo (???) . Monete solitamente rare anche in pessima conservazione. Aspettiamo altri contributi, visto che non è la mia monetazione.1 punto
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Repubblica di Venezia Berengario I (888-924) Denaro scodellato (888-915) Argento D/ + BERENCARIVS, croce patente accantonata da quattro globetti in cerchio di perline R/ + XTIANA RELIO, tempio con croce e quattro colonne Rif.: Zub-Luciani 5; ex collezione D'Este Dopo quello di Lodovico I vennero coniati a Venezia denari a nome di Lotario I (840-855) e un denaro anonimo con la leggenda XPE SALVA VENECIAS (855-880). Quello presentato qui è il denaro di Berengario I quando era re d'Italia. Il peso di questi denari è di 1,40 grammi circa e il diametro di 22 millimetri. Al dritto la croce presenta delle cuspidi alle estremità. Al rovescio le lettere della legenda sono ben leggibili, fatto che andrà a scemare con il tempo, a differenza del nome dell'imperatore che lo sarà sempre. Il largo bordo e la forte scodellatura sono tipici della zecca di Venezia. Nel catalogo d'asta Varesi dove fu venduta la collezione D'Este era classificata tra le monete di Milano. Una curiosità. Il primo a pensare nella seconda metà dell'ottocento di attribuire le monete con queste caratteristiche alla zecca di Venezia fu l'allora curatore del Museo Bottacin di Padova Carlo Kunz. Arka Diligite iustitiam1 punto
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@tonycamp1978 perchè non sai quanto gli ho offerto quando l'ho vista in mano [emoji38][emoji38][emoji23][emoji23].1 punto
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La grandiosa Venere accompagnò i Romani nelle concitate fasi della vendetta che Ottaviano, Marco Antonio e Lepido stavano attuando contro i cesaricidi. In queste due emissioni del 42, curate da Mussidius Longus, appare al R/ il sacello dedicato ad un altro attributo della dea, Venere Cloacina. Le fonti tramandano che tale luogo fu scenario di due importanti eventi, legati ai miti delle origini di Roma. Fu qui infatti che, a seguito della pace tra Romani e Sabini, entrati precedentemente in conflitto a seguito del famoso Ratto, avvenne la deposizione delle loro armi, poi purificate con rami di mirto. Fu sempre in questo luogo poi che Lucio Virginio, al fine di preservarne le virtù, tolse la vita alla figlia Virginia, divenuta suo malgrado oggetto delle attenzioni del decemviro Appio Claudio. Eretto sulla Via Sacra nelle vicinanze della Basilica Emilia, il sacello di Venere Cloacina sorgeva nel punto ove la Cloaca Massima entrava sotto il Foro Romano. I simulacri visibili al R/ dell'emissione infatti, ci indicano la presenza di due statue distinte, quasi certamente identificabili in Venere e Cloacina, antica divinità di origine etrusca. Fu proprio per volere del re etrusco Tarquinio Prisco che la Cloaca Maxima fu costruita e con tutta probabilità furono gli stessi etruschi a consacrare l'opera a Cloacina, divinità che presiedeva alla purificazione dei luoghi insalubri. A tale figura fu poi affiancata, in epoca repubblicana, quella della romana Venere anche se, attualmente, il legame tra le due divinità risulta poco chiaro. Citata da Plinio, Lattanzio e Seneca, Venus Cloacina potrebbe rappresentare una figura propriamente sincretica o, al contrario, non essere tale. E' possibile infatti che i due termini siano stati semplicemente accostati e l'identità di entrambe le divinità si sia mantenuta distinta per un tempo imprecisato. Semplice accostamento o fenomeno sincretico che sia, il ruolo di purificatrice attribuito Venere Cloacina è però chiaro ed evidente. L'altare è illustrato come piattaforma circolare con transenna, con sopra due figure drappeggiate che poggiano la mano destra su cippi ai loro fianchi (la figura di sinistra tiene in alto un mazzo di fiori); a destra una colonnina con elemento decorativo in alto; a sinistra gradini.1 punto
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