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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 01/16/20 in tutte le aree

  1. @Litra68 Ma tutte tu le trovi! ? I 10 Tornesi 1819 con la stellina a 6 punte sembrano essere stati più curati nell' incisione dei conii. Condivido il mio per confronto.
    4 punti
  2. La frontiera estrema del kitsch. O un esempio icastico del declino dell'Occidente, non so. Fortunatamente non colleziono euro, perché monete simili mi creerebbero seri dissidi interiori (e pure intestinali).
    3 punti
  3. Buonasera, ultima arrivata e seconda moneta del 2020 in Collezione Litra68. 10 Tornesi 1819 Variante Stella a 6 punte Collo a punta. Magliocca 450a. Pagani 91b.D'in.83b. Scusatemi per le foto, non rendono bene, dal vivo è molto meglio. Aspetto vostri pareri e Vostre monete per confronto. Saluti Alberto
    3 punti
  4. MA chi era Manfredi..riprendo quanto riportato dalla Treccani: "Manfredi Re di Sicilia (n. 1232-m. Benevento 1266). Figlio naturale dell’imperatore Federico II e di Bianca Lancia, poi legittimato. Alla morte del padre (1250) fu reggente per il fratellastro Corrado IV allora in Germania, osteggiato da papa Innocenzo IV e da una parte della feudalità del regno, e specialmente da Pietro Ruffo, vicario in Calabria e Sicilia. Morto Corrado IV (1254) lasciando la tutela del fanciullo Corradino al tedesco Bertoldo di Hohenburg, M. tentò di ottenere il riconoscimento di Corradino, e con ciò della propria posizione, da parte del papa. Di fronte all’ostilità di quest’ultimo, si piegò dapprima ad accordi, accettando, con riserva dei diritti di Corradino, l’ufficio di vicario per la Chiesa in Basilicata e in Puglia. Ma poi, riparato a Lucera (1254), dove poté disporre del tesoro degli svevi e ottenere il sostegno delle truppe saracene che vi erano state stanziate da Federico II, in una guerra di tre anni riacquistò contro il legato pontificio tutto il regno, e, diffusa ad arte la voce della morte di Corradino, si fece incoronare re a Palermo (1258). Riprendendo la politica degli svevi in Italia, si procurò dovunque aderenti inserendosi nelle lotte delle fazioni cittadine; la vittoria di Montaperti sui guelfi toscani (1260) segnò il culmine della sua fortuna. Ma la vasta trama tessuta contro di lui dalla Chiesa si concretò con l’offerta del regno a Carlo d’Angiò (1263); il quale, ottenuti finalmente gli aiuti dei banchieri toscani, poté entrare in Roma, invano sollecitata nel suo orgoglio imperiale da M. (1265). Questi, abbandonato via via dai suoi alleati, affrontò l’Angioino a Benevento (1266); sconfitto, morì sul campo. Il cadavere fu sepolto presso un ponte, poi fatto disseppellire e disperdere dall’arcivescovo di Cosenza." La battaglia e la sconfitta di Manfredi hanno ispirato anche pittori: La prima foto riguarda la battaglia di Benevento come riportata in una miniatura tratta da la Nuova Cronica di GIovanni Villani: la seconda è l'opera intitolata Il ritrovamento del corpo di Manfredi, di Giuseppe Bezzuoli del 1838.. Dopo la vittoria Carlo I D'Angià è il nuovo Re del Reno di Sicilia ed elegge Napoli a sua capitale, intanto è anche primo Senatore di Roma, e, numismaticamente, inzia a a coniare in argento. Introduce una nuova moneta il Saluto che dà allora sarà chiamato Carlino.
    3 punti
  5. I see that my posts have been so conveniently deleted from the other forum. So in a nutshell, let the Germans first return the thousands of Greek artifacts they looted from the Greek museums during WWII, pay the billions of war reparations they still owe and then they can claim this coin which is worth peanuts. How did the coin end up in Berlin anyway? Did the syracusans colonise the Goths? Or was it coming from the excavations the Germans archeologists did between 1800-1900? And they took the artifacts to "protect" and "save" them from the illiterate modern greeks? The only achievement of the original poster is that he may get a reward and that is his interest all about. The coin is now condemned, the Leu auction house does not exist anymore, and one unaware collector got screwed big time
    3 punti
  6. Parte uno. COMINCIÒ COSÌ. 31 dicembre 1965, mattina. Sono in corso i preparativi per la notte di San Silvestro. Sul letto ci stanno due paia di pantaloni, tre camicie, tre cravatte, due pullover con collo a V e un gilé con i bottoni. Ai piedi del letto un paio di scarpe in cuoio con le stringhe e un paio mocassini scuri, vedendomi già vestito con l’accoppiamento più appetibile, immaginando le ragazze guardarmi affascinate per la scelta fatta. ..... Lo squillo del campanello della porta d’ingresso, un poco prolungato, infranse il gioco. Di fronte un giovane carabiniere, nell’impeccabile divisa con la maestosa riga rossa sui pantaloni neri e lo sguardo autoritario. “Lei è il signor Giorgio Cicardini?” chiese portanto la mano alla visiera in segno di saluto. “ Sì” risposi. Con un sorriso tra il serio e il faceto e un ghigno beffardo mi porse ‘la cartolina’. “Firmi qui”. Guardai la cartolina rosa rigirandola tra le mani, fronte e retro. “Ehi Giorgio il prossimo anno sarà veramente un anno diverso” . “À LA NOUVELLE ANNÉE!!!” ..... Saronno, venerdì 14 gennaio 1966, ore nove. Ferrovie Nord Milano sulla banchina binario 2, direzione Como. In attesa del treno siamo in quattro ragazzi della stessa età, impacciati e smarriti con nella mente l’eco delle ultime raccomandazioni dei genitori e i consigli degli amici già vecchi della “naja”. Li salutai con un leggero movimento di labbra . Non ci conoscevamo, non c'eravamo mai visti, mai incontrati, provenivamo da punti diversi della città. Sapevamo che per i prossimi quindici mesi la nostra famiglia sarebbe stata l’Esercito Italiano, con tanta nostalgia, dolci pensieri e ricordi di casa nostra. Contrariamente alle statistiche meteorologiche che per la nostra zona questi sono i giorni più freddi dell’anno, quel dì era una giornata luminosa e primaverile. Un sole splendente, a modo suo, salutava la mia partenza con un abbraccio caldo e carezzevole. ..... Eravamo in quattordici per la stessa destinazione e tutti d’accordo: avevamo finito la scuola, lavoravamo, eravamo giovani, qualcosa della vita ci sfuggiva. Il servizio militare era un cambio di passo. Saremmo tornati con le idee chiare e il futuro tutto nelle nostre mani. ..... Milano. Stazione Centrale. Il treno partirà alle ore 21. Da un bar sulla via Pisani, telefonammo a casa comunicando la nostra destinazione. Ingannammo l’attesa ascoltando musica dal juke-box. Con un panino, una pizza, una coca, un bianchino e un caffè, con poca convinzione brindammo alla nostra nuova realtà. ..... Salimmo lentamente i gradini della grande scalinata raggiungendo l’area binari. Il nostro treno, con tutti gli scompartimenti illuminati, stava al centro dell’arcata centrale, alta e luminosa. Nessuno nei pressi delle carrozze. Calmo e tranquillo il lungo convoglio pareva stesse aspettando solo noi. ...... Vestita di scuro con guanti e cappello di lana camminava a passi brevi appoggiandosi con una mano alla parete della vettura per non perdere l’equilibrio. Sotto il cappotto slacciato aveva una gonna in lana scozzese a pieghe e una maglietta in lana pasante, attillata, che le esaltava il seno. Quando tolse il cappello una gran chioma scura a riccioli espolse davanti ai nostri quattordici paia d’occhi che la stavano guardando con venerazione. Lei curiosa, rispose fissandoci uno a uno. Fermò lo sguardo sul più vicino, chiedendo cosa ci facevamo così tanti ragazzi della stessa età, privi di bagaglio e dove eravamo diretti. “A Lecce” qualcuno rispose, “e quando scenderemo dal treno saremo dei soldati”. ...... Ora il sole stava sorgendo e dal finestrino entrava il nuovo giorno. Il treno correva veloce veloce verso sud lungo la costa del basso Adriatico. Sembrava avesse sempre più fretta di scaricarci. Con il naso schiacciato contro vetro guardavo il paesaggio, Vedevo cose che avevo visto nei libri e in certe cartoline d’epoca. Campi incolti, case bianche e basse con il tetto piatto, vigne, grandi appezzamenti di terreno con piante di ulivo e fichi d’india. Mi sentivo in terra straniera. Avvertivo qualcosa di antico, colto, primitivo, calmo, vivo, caldo, passionale che da noi, al nord, non esisteva. Quando il treno si fermò in una piccola stazione abbassai il finestrino per dare aria e luce allo scompartimento sentendomi rigenerato. La temperatura era mite, piacevole e rinfrescante. Dopo una notte passata in un piccolo spazio, accucciati sui sedili, dormendo male, era quello che ci voleva. SEGUE >>>>> Per cortesia, diteti che tutto va bene e bramate dalla voglia di leggere la parte successsiva.
    2 punti
  7. Certo, va bene mettere di tutto sulle monete, però Pulcinella con la pizza napoletana e sotto Repubblica Italiana, potevano evitarlo.....è il peggior stereotipo dell'italianità.
    2 punti
  8. Il sergente sta bene. Mi ha inviato, da pubblicare, la cartolina che le reclute compilavano e inviavano alla famiglia comunicando la loro nuova casa. Mio padre dice che nel 66/67 non si usava. L'indirizzo è incompleto. Manca la caserma e il battaglione. Di caserme, l'89° ne aveva ben 8 stese sulla riviera ligure di ponente. GB Revelli ad Arma di Taggia, Crespi (caserma comando) e Siffredi a Imperia Manfredi a Pieve di Teco Camandone a Diano Castello Piave e Turinetto a Albenga Bligny a Savona Compilate la cartolina: scegliete tra la 13^, 14^ 15^ compagnia, Plotone da 1 a 4 . Il 5° plotone solo per la 13^ compagnia. Squadra, Boh, mio padre non ricorda più il numero totale delle squadre che componevano la compagnia. (nel primo periodo comandò la 20^ squadra). Se scrivete 13^ compagna, 5° plotone sappiate da 20 novembre novembre '66 al 22 marzo '67 il vostro comandante era mio padre e il vostro indirizzo completo era: 89° reggimento di fanteria CAR - IV battaglione - 13^ compagnia - V° Plotone. Caserma Bligny, via Cadorna. Savona - Legino,
    2 punti
  9. Se poi andiamo sul vicereale... Ciao...
    2 punti
  10. Sta arrivando ...e il Cordusio incominciamo a dire che ci sarà ...
    2 punti
  11. Dante dedica a Manfredi i versi 103 - 145 del Canto III del Purgatorio: E un di loro incominciò: «Chiunque tu se', così andando, volgi 'l viso: pon mente se di là mi vedesti unque». Io mi volsi ver lui e guardail fiso: biondo era e bello e di gentile aspetto, ma l'un de' cigli un colpo avea diviso. Quand'io mi fui umilmente disdetto d'averlo visto mai, el disse: «Or vedi»; e mostrommi una piaga a sommo 'l petto. Poi sorridendo disse: «Io son Manfredi, nepote di Costanza imperadrice; ond'io ti priego che, quando tu riedi, vadi a mia bella figlia, genitrice de l'onor di Cicilia e d'Aragona, e dichi 'l vero a lei, s'altro si dice. Poscia ch'io ebbi rotta la persona di due punte mortali, io mi rendei, piangendo, a quei che volontier perdona. Orribil furon li peccati miei; ma la bontà infinita ha sì gran braccia, che prende ciò che si rivolge a lei. Se 'l pastor di Cosenza, che a la caccia di me fu messo per Clemente allora, avesse in Dio ben letta questa faccia, l'ossa del corpo mio sarieno ancora in co del ponte presso a Benevento, sotto la guardia de la grave mora. Or le bagna la pioggia e move il vento di fuor dal regno, quasi lungo 'l Verde, dov'e' le trasmutò a lume spento. Per lor maladizion sì non si perde, che non possa tornar, l'etterno amore, mentre che la speranza ha fior del verde. Vero è che quale in contumacia more di Santa Chiesa, ancor ch'al fin si penta, star li convien da questa ripa in fore, per ognun tempo ch'elli è stato, trenta, in sua presunzion, se tal decreto più corto per buon prieghi non diventa. Vedi oggimai se tu mi puoi far lieto, revelando a la mia buona Costanza come m'hai visto, e anco esto divieto; ché qui per quei di là molto s'avanza». In questi versi, descrive il luogo di sepoltura : ssa del corpo mio sarieno ancora in co del ponte presso a Benevento, sotto la guardia de la grave mora. Or le bagna la pioggia e move il vento di fuor dal regno, quasi lungo 'l Verde, dov'e' le trasmutò a lume spento. La sepoltura di Manfredi potrebbe essere questa? Vabbè continuo stasera..
    2 punti
  12. La serie delle Piastre di Ferdinando II per tipologia non è difficile completarla, le più difficili sarebbero : 1840 Busto diverso, 1841 testa grossa, 1849 Ma personalmente non riuscirei a escludere le varie GRTIA, GRAITA, REGN, le 10, 11, 13 torrette, le reimpresse del 1832, 1847 e 1848, le aquilette rovesciate del 1834, 1856, 1857 1858 e 1859.... Aggiungerei qualche Contromarcata BOMBA e qualche bel falso d'epoca. ? Perdonatemi Ho esagerato....
    2 punti
  13. GIUANIN CìT (*) E LA MONETA ALLARGATA (*) Il termine “Cìt” in piemontese si può tradurre con “piccolo” sia in senso anagrafico, sia per descrivere un uomo piccolo di statura. PREMESSA: In realtà “Giuanin Cìt” era un vero e proprio gigante, lo chiamavano così per distinguerlo da uno dei tanti fratelli maggiori che si chiamava anche lui, guarda caso, “Giuanin”. Probabilmente aveva sofferto di un disturbo ormonale della crescita ed a vederlo era veramente impressionante: alto sui 2 metri con delle mani più grosse di un badile, piedi smisurati che calzavano scarpe fatte su misura ed un viso grottesco che assomigliava a quello di Frankenstein. Ma era il tipico bonaccione che non avrebbe fatto paura a nessuno. Adorava i bambini e nei giorni di festa, sul sagrato della Chiesa, tutti si accalcavano attorno, tirandogli gli enormi pantaloni e gridando: “Capalocia! Capalocia!”. La “Capalocia” consisteva nel fare un giro sulle spalle del gigante per vedere il mondo dall'alto: Giuanin, imitando l'incedere dinoccolato di un cammello, cercava di accontentare quella marmaglia incontenibile. Quando tutti avevano finito il giro, metteva una manona nel pastrano e distribuiva delle caramelle di zucchero di vari colori, che erano apprezzate moltissimo da quella ciurma di piccole pesti. --------- Con la sua prestanza fisica, Giuanin Cit poteva solo fare il fabbro ed il meccanico. Era una persona intelligente ed infatti la sua Officina artigianale era apprezzata da tutti: aveva diversi forni a carbone, un maglio gigantesco e, pur con le sue mani smisurate, era in grado di replicare qualsiasi pezzo meccanico o fare qualsiasi riparazione. Lui e mio nonno “Pinotu” erano amici di infanzia e quando camminavano affiancati sembravano l'articolo “il”, perchè il nonno non arrivava neanche ai suoi gomiti. Questo comportava delle scenette sempre ripetute, ma esilaranti. Un classico era quando mio nonno entrava nell'officina e, sovrastato dai rumori gridava: “Giuanin!”. Il gigante smetteva di lavorare e guardando dritto davanti a sè: “Chi è che grida ??, chi è che mi vuole??“. Poi rivolgendo gli occhi in basso verso il nonno: “E tirati su... non sono mica come Sua Santità...che devi stare in ginocchio!” . Quel giorno era capitato qualcosa di insolito nell'officina. Giuanin, imitando goffamente un passo di valzer, e cercando di fare una vocina con la “R” arrotata, si rivolse a mio nonno: “E' venuta la Madama e mi ha portato il - TRRRattoRe - dice se posso “RipaRRaRglielo - e lei mi paga con quelle vecchie monete di aRRgento!”. La Madama era una anziana Nobildonna che aveva passato giorni migliori ed attualmente si trovava in angustie economiche, pur non rinunciando alle sue prerogative di casta ed alla protervia di una persona ex Dama di Corte. Mio nonno immerse le mani nella scatola e cominciò a scuotere la testa: “Giuanin...sono tutte Due Lire e Una lira di Re Baffone...valgono poco! Perchè vedi, ma...è inutile che ti spieghi, tanto tu sei ignorante...Cavolo, ce ne fosse stata almeno una da 5 lire...sai quelle grosse il doppio, ne potevamo parlare!”. Giuanin, colpito nell'orgoglio, si avvicinò minaccioso, prese una moneta e disse: “Grossa il doppio neh? Stai lì e non ti muovere!”. Andò nell'altro locale dove aveva tutti gli attrezzi e cominciò ad azionare il maglio. Ritornò con il Due lire pressato che adesso era grande il doppio. “Caro Pinotu, il carburatore del trattore mi costa 7000 lire, per te che sei un amico e sei anche un po' stronzo, mi dai 8000 e ti prendi le monete e anche quella grossa!”. Invano mio nonno cercò di svicolare, l'atteggiamento di Giuanin Cìt era irremovibile: “Vuoi mica che mi faccia una figura con la Madama!” ed iniziò di nuovo a scimiottare la Madama: “Caro Giovannino sono CentotRREntatRRRe monete d'argento, se le faccia BastaRRRe!!” EPILOGO: mio nonno Pinotu ritornò a casa con il portafoglio alleggerito ed una scatola di monete comuni. Non so se fu un grande affare. So solo che per evitare la presenza di mia nonna “Sunta”, in vigile attesa davanti alla Panetteria, dopo un lungo tragitto diversivo, entrò in casa come un ladro da una finestra sul retro e nascose in cantina la scatola di monete di Re Baffone...con quella allargata! PS: non so dove sia finita la "moneta allargata", forse in qualche scatola in cantina. Posto quindi un L 2 di Re Baffone. Ciao a Tutti, Beppe
    2 punti
  14. Buongiorno a tutti amici lamonetiani e buona domenica! Quest'oggi vorrei condividere con voi la gioia del mio ultimo acquisto. Come da titolo, si tratta di un 2 lire del 1813 di Murat. Personalmente, tra tutte le monete del buon Gioacchino, questa è una di quelle che apprezzo meno come eleganza del ritratto. Secondo il mio modesto gusto estetico, ad esempio, il 12 carlini, il 5 lire e i grana (2 e 3) sono molto più affascinanti. Tuttavia, come l'ho vista ieri al convegno di Modena, me ne sono immediatamente innamorato! E sapete meglio di me che quando si ha il cosiddetto "colpo di fulmine", non c'è santo che tenga Ecco, quindi, la mia prima moneta del 2020! Ovviamente attendo vostri pareri/opinioni in merito. Mi scuso fin da subito per la qualità non eccezionale delle foto...
    1 punto
  15. Ciao amici del forum e degli Stati Preunitari, sperando di fare cosa gradita, vi propongo un video di "approfondimento" dedicato al Regno Lombardo-Veneto Ho messo la parola "approfondimento" tra virgolette in quanto può essere considerato tale per un pubblico che si sta avvicinando a questa monetazione: il video vuole proporre una panoramica della monetazione e della storia del periodo in oggetto, senza particolari pretese. Molte delle monete presenti nel video le ho comprate o scambiate con utenti del forum, magari qualcuno riconoscerà qualche tondello Spero che questo video possa far appassionare qualcuno al Regno Lombardo-Veneto come mi sono appassionato io.
    1 punto
  16. si trova nei monti Altaj in Siberia, a sud di Novosibirsk, ad una altezza di oltre 1600 metri . Vi è attestata la 'cultura di Pazyryk' , una cultura dell'età del ferro di genti scite ritenute prevalentemente nomadi non avendo lasciate tracce di insediamenti stabili o di edifici . Nella valle, verso il confine mongolo, nel 1929, archeologi Russi hanno scoperto 5 Kurgan, tombe a tumulo del periodo scita risalenti al V^ sec. A.C. . Nello scavo del quinto tumulo (1949) è stato ritrovato pressochè integro un tappeto finemente annodato, unico esemplare ad oggi pervenutoci di così alta epoca : le infiltrazioni di acqua e la temperatura molto rigida avevano preservato (e difeso dai tombaroli) per 25 secoli quel manufatto importante e deperibile, disteso in una lastra di ghiaccio . L'origine di quel tappeto, ipotizzata nella Persia achemenide, potrebbe essere più settentrionale, considerando che la principale cornice interna del disegno, rappresenta una serie di alci, animali tipici di luoghi nordici . L'importanza del reperto, di una epoca molto anteriore a quanto precedentemente ipotizzato per questo tipo di manufatto, ha indotto, ad esempio, gli Autori di "Impero Romano" (1997) ad osservare un rapporto (quasi di primogenitura ?) con l'arte del mosaico .
    1 punto
  17. Vi segnalo questo libro appena pubblicato: Copertina cartonata rigida 22X30 Carta patinata da gr.100 Foto a colori Pagine 212 € 16+ 6 raccomandata tracciata per acquisti: [email protected]
    1 punto
  18. Buon giorno a tutti, vorrei mostrarvi il mio ultimo acquisto, 5 TORNESI 1797 SENZA P, considerato R2, le foto sono del venditore perché non ho ancora la moneta in mano. Come la giudicate voi? Che valore potrebbe avere per confrontarlo con il prezzo che ho pagato? Girando su internet ne ho viste alcune ma la maggior parte o più consumate o con ossidazioni, questa mi sembra discreta ma lascio a voi pareri più esperti... Grazie Daniele
    1 punto
  19. https://www.cronacanumismatica.com/il-rovescio-dei-5-centesimi-spiga-e-di-benedetto-pistrucci/
    1 punto
  20. 1 punto
  21. Classificare questo bronzo penso che non rientri nelle possibilità umane. Se però un tentativo estremo è preferibile al silenzio, direi testa di Eracle a destra sul diritto e le sue armi (clava?) sul rovescio. Quindi un bronzo di una zecca incerta della Macedonia, contemporaneo al Grande.
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  22. Non ti preoccupare Alberto, non tutti hanno pezzi come @Rocco68
    1 punto
  23. A mio parere è una moneta abilmente cesellata, probabilmente con una piccola fresa, tentando un tooling poco invasivo. L’effetto complessivo salta però subito all’occhio, dando quella sensazione di artefatto e di maneggiato. Monete così si vedono spesso e, devo dire, spesso riscuotono un certo successo, dando ai meno attenti l’impressione si tratti invece di un elevata conservazione. Non è solo il naso ad essere stato lisciato, ma tutta la moneta al dritto e al rovescio.
    1 punto
  24. Se permetti, ricordiamo quindi il primo anno delle emissioni monetarie del Vaticano: Ciao Beppe
    1 punto
  25. Buonasera, il 1802 di @Rocco68è veramente un bel pezzo, per non farti scoraggiare posto anche il mio, che non solo è satinato è evanescente.. ? Saluti Alberto
    1 punto
  26. E meno male che la moneta sulle eccellenze enogastronomiche non l'abbiano profumata... altrimenti vi volevo vedere quando toccava alla Bagna Cauda
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  27. Un'altro esempio nel piccolo denaro coniato per Pavia sotto il ducato di Francesco Sforza, ad inizio legenda al D/ è presente la biscia rivolta a destra.
    1 punto
  28. Appuntamento per chi vorrà ritirare il nuovo Gazzettino, per una stretta di mano e perché no per un aperitivo Numismatico insieme sabato 25 gennaio circa alle ore 11, anche un po’ prima, anche un po’ dopo, davanti al banco di Fabio Perrone.
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  29. Buonasera , Rocco Amico mio , grazie, si confermo, ho appena visionato dal vivo (sono due giorni che la porto in giro con me in tasca).. ? Stesso esubero di metallo e stellina con foro centrale.. Saluti Alberto
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  30. Non ho capito quale sia il tuo dubbio... al dritto si vede benissimo il fantasmino del nichelino di Umberto I, basta ruotare la foto di 45° verso sx e appare nitida la scritta 20 centesimi, e al centro il numero 20.
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  31. Oltre che su documenti, ricordo la presenza della biscia rivolta a destra anche su monete di alcuni duchi viscontei e sforzeschi; uno di esempio il ducato coniato da Galeazzo II che presenta le due bisce sulla gualdrappa del cavallo e la biscia su corazza del Duca rivolte a destra, mentre la biscia nello stemma sotto il cimiero è rivolta a sinistra.
    1 punto
  32. Non seguo questa monetazione, ma credo che errori di legenda siano piuttosto frequenti negli antoniniani di epoca tarda, soprattutto se coniati in zecche orientali. Su Forum Ancient Coins c'è un topic dedicato che va avanti da molti anni.
    1 punto
  33. Heritage Auctions, Auction 3071, lot 32228, 6/01/2019 Ancients Probus (AD 276-282). AV aureus (21mm, 5.97 gm, 12h). NGC MS★ 5/5 - 4/5, Fine Style, marks. Siscia, 5th emission, AD 278. IMP C M AVR P-ROBVS P F AVG, laureate bust of Probus left, wearing imperial mantle, scepter surmounted by eagle in right hand / HERCVLI ERY-MANTHIO, Hercules standing right, carrying the Erymanthian boar over his shoulder. RIC V.II -, cf. 587 (P instead of PF obverse legend, bust type with Probus also holding a branch). Calicó 5146. CNG, Triton III, (1999), lot 1168 (this obverse die). NAC 39, (2007), lot 169 (this obverse die). From the Morris Collection. Ex Numismatica Ars Classica, Auction 27 (12 May 2004), lot 485. A choice depiction for the fourth labor of Hercules, the live capture of the Erymanthian boar. The aggressive boar lived on the Erymanthus mountain and each day it would come down and attack everything in its path. Heracles awoke early and found the boar still on the mountain and after chasing it around the mountain several times, he drove the exhausted boar into a snow patch where it became hopelessly stuck. He then trapped the boar in a net and carried it all the way to Mycenae; his arrival depicted on this aureus. ILLUSTRAZIONE: SCULTURA IN BRONZO CHE RAFFIGURA ERACLE CHE CATTURA IL CINGHIALE CHE VIVEVA SUL MONTE ERIMANTO E TERRORIZZAVA TUTTA LA REGIONE. ERACLE LO CATTURA VIVO PER POTERLO CONSEGNARE AD EURISTEO E COMPIE COSI' LA SUA QUARTA FATICA.
    1 punto
  34. Ho cercato altri antoniniani di Trebonianus Gallus con al rovescio AEQUITAS e ne ho trovati un centinaio, ma solo questa con la mancanza della I. Inoltre la legenda delle altre è molto meno compatta con le lettere più distanziate. La ritengo una curiosità interessante...
    1 punto
  35. Se poi ti interessa solo un parere non sufficientemente valido in base le foto che proponi, direi meglio di mb.
    1 punto
  36. Buongiorno a tutti, @giovanni0770, è difficile decidere, la mia attenzione è catturata spesso, a volte desisto a volte non riesco proprio a farne a meno, ovviamente faccio molta attenzione a non sperperare.. ? Riguardo al darsi un limite o scegliere cosa seguire è un bel dilemma, sono un Donnaiolo Numismatico. Non ti dico quando incontro i ramini Napoletani, mi saltano tutti freni.. @gennydbmoney, anche il vicereame è una tentazione forte e ogni tanto faccio piacevoli incursioni. @Rocco68 che dire, ho la sensazione che tu non finirai mai, sei un catalizzatore di varianti. Chiedo a voi e anche agli altri Fratelli Lamonetiani di tenermi d'occhio, se vi accorgete che sto esagerando, fatemi rinchiudere nei sotterranei di qualche museo, possibilmente dove sono ammassate casse di monete da catalogare.. ? Saluti Alberto
    1 punto
  37. Questo è vero. Però penso che i tondelli fino all'inizio '800 avessero un "range di peso" fisiologico, perchè i laminatoi erano poco precisi. Mi spiego meglio se un tondello perfetto doveva pesare g 6,45, penso fosse accettabile ( dico a caso ) sia un 6,35, sia 6,55 e non impegnare un operaio a pesare i tondelli, mettere da parte quelli "eccedenti" e poi limarli grossolanamente ( di solito sia al D/ che al R/ ) per recuperare pochi decimi di grammo di argento. E' vero che a quel tempo il "costo lavoro" era molto basso, ma non sarebbe stato più semplice rifondere questi tondelli? Concordo, in quanto i pezzi coniati erano limitati, i controlli maggiori, gli esemplari erano "il biglietto da visita" dello Stato e soprattutto, parlando di oro pochi decimi di grammo x tot pezzi avevano un notevole valore. Aspettiamo altri pareri in proposito e consoliamoci con un bel pezzo: il Mezzo Scudo 1792 di Vitt.Amedeo III, che nonostante le striature (sia al D/ che al R/), è un gran bel vedere. Ciao Beppe
    1 punto
  38. Caracalla (211-217 d.C.) : 216 d.C. (Preparazione per la spedizione in Oriente)
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  39. Il bath thailandese si usa a bordo della portaerei CVH-911 Chakri Naruebet, ammiraglia della Kongthap Ruea Thai (Marina Reale Thailandese), visibile in secondo piano nella foto. Quella in primo piano invece era la portaerei spagnola R-11 Príncipe de Asturias, ex-ammiraglia dell' Armada Española, da cui la Chakri Naruebet deriva. Quando nel 1992 i thailandesi commissionarono la costruzione della Chakri Naruebet alla Spagna non poterono pagarla in bath ma dovettero farlo in dollari USA. I bath non poterono essere usati nemmeno per pagare agli USA gli aerei da imbarcare sulla nave, gli AV-8S Harrier in servizio fino al 2006, che erano una delle versioni modificate del caccia britannico STOVL (a decollo corto e atterraggio verticale) Sea Harrier sviluppate dagli USA. Da ciò si può desumere senza ombra dubbio che il bath thailandese non è una valuta pregiata.
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  40. Ti consiglio di lasciarla dove si trova, non è autentica.
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  41. Sembrerebbe autentica, è piuttosto comune. https://en.numista.com/catalogue/pieces8472.html
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  42. La prima potrebbe essere un pentanummo, per capirci: https://www.lamoneta.it/topic/149196-vandalica Per la terza, prova a fare foto mettendo in evidenzia i dettagli.
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  43. 2 euro Vigili del Fuoco: http://numistoria.altervista.org/blog/?p=27508
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  44. ... francamente mi sono perso... Fotografare le monete ha un obiettivo finale, specialmente se si ricerca un buon risultato: prima di essere bella, la fotografia deve essere il più fedele possibile. Per tale scopo, specie se non si hanno esigenze professionali legate alla stampa, non servono apparecchiature costose. Bisogna imparare a “conoscere” la luce, questo si. La luce è il fattore in fotografia, sempre ed in ogni caso. è consigliabile usare luce bianca, perché neutra. Attenzione a qualsiasi riflesso Io ho iniziato con una semplicissima (e già vetusta) compatta digitale, usando una scatola di scarpe e due forchettoni da insalata come set fotografico. Questi i primissimi scatti dignitosi
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  45. si hai ragione papillon, ho ricontrollato e l'anno scorso sono uscite ai primi di marzo insieme alla coincard, a febbraio i francobolli, mi confondo sempre
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  46. Buonasera, stavo osservando il mio grano del 1793 acquistato in Germania, pensavo alla sua storia al come si fosse trovato lì, ad un certo punto mi ha iniziato a raccontare la sua storia, eccola. Siamo sul finire del 1792, in Francia si scoprono dei documenti segreti che provano gli intrighi reali con le potenze straniere. Luigi Capeto, già Luigi XVI, al termine di un tumultuoso processo, viene riconosciuto colpevole di cospirazione contro la sicurezza dello stato e condannato a morte. Il 21 gennaio del 1793 il Re viene ghigliottinato e la notizia giunge a Napoli quasi contemporaneamente alla definitiva partenza di Latouche. La reazione del governo napoletano si scatena, vengono "presi nella notte e menati in carcere molti di coloro che praticarono co' francesi", ma non si trovano capi di accusa contro di loro. Unico provvedimento sarà una specie di domicilio coatto per Antonio Jerocades e Giuseppe Cestari. L'esecuzione di Luigi XVI e il timore di ribellioni in città, anche per le difficoltà di approvvigionamento della grano e della farina, spingono Napoli a stringere, nell'estate del 1793, un trattato di alleanza con l'Inghilterra. Ma per non turbare la neutralità promessa a La Touche, Acton lo sottoscrive in gran segreto.Horatio Nelson arriva sull'Agamennon per chiedere truppe in aiuto alla guarnigione di Tolone consegnatasi agli inglesi. Tutti i cittadini francesi vengono espulsi dal Regno compreso l'ambasciatore Mackau. Ecco che entra in scena il mio grano, era uno spicciolo che aveva in tasca Pierre, un soldato Francese che prestava servizio nella guardia personale dell'ambasciatore francese a Napoli. L'ambasciatore lascia Napoli in gran fretta portandosi dietro i soldati Francesi che rappresentavano la propria guardia. Pierre tornato in patria viene inviato in missione come tanti altri soldati Francesi, entra a pieno titolo a far parte dell'armata Francese, e partecipa alla battaglia di Kaiserslautern in Germania (28-30 novembre 1793) il grano ormai lo porta con sé come ricordo del periodo passato a Napoli quando i tempi erano migliori. Il 28 novembre, l'armata francese comincia un'avanzata su tre colonne. L'ala destra è guidata da Alexandre Camille Taponier, la sinistra da Jean-Jacques Ambert. Hoche marcia col centro ma le strade sono ancora in cattivo stato e così viene perduto molto tempo. Ê Taponier ad entrare per primo in contatto col nemico e riporta qualche successo iniziale. Ma Ambert che ha avuto grossi problemi nell'attraversamento del fiume Lauter si trova, con soli 6000 uomini a dover far fronte al corpo d'armata di Friedrich Adolf von Kalckreuth dotato di forze preponderanti. Per sfuggire all'accerchiamento ripiega sulle forze di Hoche che giunge in suo soccorso Il 29, i francesi passano il fiume. Le avanguardie di Dubois e Molitor sono bloccati sul pianoro di Erlenbach dalla feroce e preparata resistenza prussiana. Ambert deve correre al soccorso passando attorno all'altopiano; solo dopo che una forte batteria è installata sulle alture vicine si viene a capo della resistenza. Hoche si schiera con le sue truppe sui rilievi dell'Otterberg. L'ala sinistra prussiana, che si ritiene ormai isolata non accenna a ritirarsi nonostante gli attacchi lanciati da numerosi squadroni francesi. all'attacco dell'ala destra, la brigata Simon smarrisce la strada e non si ricongiungerà con la divisione Paillard che alla fine della giornata. Poiché è troppo tardi per attaccare il comandante Ambert riceve ordini di marciare anche tutta la notte per congiungersi col centro di Hoche. Da parte sua Taponier attacca l'abitiato di Kaiserslautern, ma è isolato e di fronte ad una ben organizzata resistenza deve ritirarsi nei boschi; anche le sue truppe passano tutta la notte all'erta. All'alba del 30, le opposte artiglierie fanno fuoco a volontà. Hoche lancia altri attacchi. A sinistra, alla testa di quattro battaglioni Molitor quasi si impadronisce della collina detta Buchberg, ma è infine respinto. A destra la divisione Huet riesce a malapena a mantenere le proprie posizioni. Al centro, le cavallerie opposte caricano a turno, senza obiettivi precisi: tutti gli attacchi di Hoche sono respinti in disordine. Vedendosi ben protetto ai fianchi, Brunswick attacca con decisione per riprendere l'Otterberg e Hoche si vede costretto ad abbandonare il terreno. La battaglia di Kaiserslautern (28-30 novembre 1793) fu una battaglia della Prima coalizione (parte delle guerre rivoluzionarie francesi), combattuta nei pressi della città tedesca di Kaiserslautern. Il risultato è stato una vittoria dell'esercito prussiano sotto il comando del duca di Brunswick contro l'esercito francese della Mosella guidato da Lazare Hoche. Durante il concitato scontro tra i due schieramenti a Pierre cade la moneta perdendola, non si rivedranno mai più, Pierre resterà ferito e prigioniero ma avrà salva la vita. Il grano Napoletano del 1793 resterà nascosto e dimenticato in quei campi di battaglia fino a quando un contadino tedesco lo ritroverà negli 60 del 900 e di mano in mano arriverà in un negozio numismatico e da lì è venuto a me.. ? Spero che abbiate trovato anche voi interessante il racconto del mio Grano 12 Cavalli del 1793. Saluti Alberto
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  47. Qui @eliodoro suppongo mi abbia lanciato un amo con una prelibata esca alla quale faccio fatica a resistere. Lui lo sapeva benissimo nel farlo ed io “abbocco” con piacere. Il luogo di sepoltura di re Manfredi è ignoto ma molti in passato hanno cercato di trovarne il locus mentre poco nota però è la vicenda del ritrovamento di un’urna funebre nel rifacimento del ponte che permette l’accesso alla città di Ceprano. Un passo alla volta cercando di riassumere il tutto: Manfredi muore in battaglia e viene sepolto nei pressi di un ponte a Benevento. Successivamente il suo corpo viene rimosso (uno scomunicato sepolto in un territorio della Chiesa!!!) e le sue spoglie seppellite lungo il Verde. Il Verde è assodato che si tratti del fiume Liri come dimostrato da documenti antichi in cui il fiume Liri vene chiamato Viride. Da dove nasce quindi l’ipotesi che l’urna rinvenuta contenesse le spoglie del re Svevo? La colpa, se così la vogliamo definire, è di un autore locale, Antonio Vitagliano, che nel suo “Il Ceprano ravvivato”, opera del 1653, racconta un fatto certamente avvenuto e documentato. “Erano le parole precise dell’Epitaffio, le seguenti; che furno genuinamente registrate nel libro del ponte di Ceprano fatto à mano dall’Arciprete Don Pasquale Honorati nostro Cittadino di bell’intelletto, all’hora, che nell’anno 1614. à 17 d’Aprile fù discauata interiamente questa cassa, quasi appresso le muraglie dell’antico Ponte, che si disguastaua per la nuova fabrica nel fiume Liri, il cui coverchio marmoreo, che era alla detta cassa piombato, con la seguente iscrittione, fù per un tempo esposto al publico spettacolo à vista di tutti, & sendosi alla fine casualmente rotto in più pezzi, ne conseruai un rottame con tre sole parole, che ancora ritengo per memoria nel giardino, & ciò perché leggendo apresso Leandro Albeti nella quinta Regione d’Italia, al fol. 167 trouai ad verbum registrato l’istesso Epitaffio, che diede certezza maggiore del fatto; mentre disse di esser stato posto nella di lui sepoltura in Beneuento, & che poscia dal Cardinale Ottaviano Ubaldino Arciuescovo di Cosenza, & Apostolico Legato à quell’atto, fatta discauare la cassa dello scommunicato cadauero, & fattale porre foura di un carro, la fè cacciare fuori del Regno & condurre in questi confini di Ceperano doue lo trasmutò à lume spento, cioè doue hebbe le ferite, che furon causa della di lui morte in Beneuento". Hic iacet Caroli Monphredus morte subactus, Caesaris heredi non fuit urbe locus. Sum Patris ex odijs, ausus confligere Petro, Mars dedit hic mortem, Mors mihi cuncta tulit. Se le parole del Vitagliano corrispondono al vero e prima di lui risulta vera la vicenda dell'epitaffio scritto sull'urna credo non vi debbano essere dubbi sulla certezza che essa sia veramente stata destinata a contenere le spoglie del sovrano ma, come tutte le belle storie c’è un ma… Molti infatti sono i dubbi sollevati, in particolare quelli riportati nell'articolo del link seguente: https://www.academia.edu/38191611/la_sepoltura_di_manfredi.pdf Il mio parere? Da studioso, in assenza di prove certe e con la probabile errata interpretazione delle fonti non si può assolutamente essere certi che quell'urna sia la tomba di re Manfredi… da appassionato di storia locale e, con ovvie parzialità campanilistiche, mi piace pensare che sia tutto vero. Osservazioni in merito?
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  48. Ciao @417sonia, Puntuale come sempre... la biscia in questo caso è molto interessante, infatti come si può ben vedere dalla foto che hai inviato è rivolta verso dx, invece che a sx come suole essere rappresentata.
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  49. I resti sono diventati un poco come i lotti delle aste questa mi è stata rifilata al posto di un euro ( al cambio ci ho rimesso ) Ma il gettone al posto dei 5 centesimi, ancora mi mancava ?
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