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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 10/25/19 in tutte le aree

  1. Oggi faccio 10 anni esatti su Lamoneta, un traguardo da festeggiare e quale miglior modo per farlo che non quello di consegnare in tipografia la copia del nuovo e sesto Gazzettino di Quelli del Cordusio ? Per Verona ci saremo per la presentazione e consegna a tutti, più avanti vedremo di fare una discussione ad hoc .
    12 punti
  2. Buonasera, concludo: Constantius I Chlorus, Caesar under Maximian. AE Radiate Fraction post-reform. CONSTANTIVS NOB CAES, radiate, draped, cuirassed bust right. / VOT-XX-officina mark in three lines within wreath. No mintmark. Rome 297-298 Il RIC VI presenta questo radiato solo con la marca di officina (Roma, n. 88/a). Il SEAR IV al n. 14112 cataloga questa tipologia di radiato con marche di officina - (=1-9). Sulla tua moneta mi sembra di leggere (quinta). Alla prossima HIRPINI
    3 punti
  3. Ai convegni numismatici credo di non stare molto simpatico agli espositori, perché chiedo a tutti di poter osservare i comunissimi denarini di Ravenna. Monetucce da pochi euro, che mi vengono date con malcelata commiserazione. Sentimento che si trasforma in pietà quando tiro fuori la lente da 60 ingrandimenti e comincio a studiarle con attenzione. Poi le restituisco sempre, giustificandomi: "Porti pazienza, faccio le varianti!!". Dopo quindici anni, però, finalmente un acquisto l'ho fatto. E' una variante. Decisamente rara. Di Virgilio nel suo catalogo le assegna il numero 20: un solo esemplare noto, conservato al Museo Nazionale di Ravenna. Questo è il secondo. La caratteristica peculiare è il piccolo giglio in legenda, a sinistra della croce. Un segno di zecchiere, probabilmente fiorentino, che dalle rive dell'Arno prese la strada della Romagna per andare a dirigere la zecca dell'arcivescovo. Un grande premio per aver osservato centinaia e centinaia di denarini: il pezzo che capita una volta nella vita!
    2 punti
  4. Nel taglio del 1797 FEDINAN si intravede il decoro
    2 punti
  5. Buonasera a tutti, I miei Grani del 1798 non presentano nessun segno nel taglio, forse dovuto alla lunga circolazione. Il Grano 1797 FERDINAN ha il taglio con treccia a rilievo.
    2 punti
  6. Molto bella ed è visibile pure la data, nella mia ne resta solo un ricordo.... Metto questo pezzo di legno e bronzo per uso tipografico che ho trovato in mezzo a delle cianfrusaglie molti anni fa, è del 1906 (ne ho un'altro del 1909).
    2 punti
  7. Noto con piacere che la discussione procede allegra e interessante... Posto con piacere il mio esemplare 1906 @nikita_ qui tanto non siamo a scuola, è permesso copiare..! Per i dati del buono vedi sopra....
    2 punti
  8. Non voglio contraddire o "fare le pulci" agli autorevoli pareri degli Esperti intervenuti in questa discussione. Premessa: la valutazione di una moneta va sempre fatta a contatto diretto con la stessa ( mio padre che, a differenza del sottoscritto, era un esperto. mi diceva che "la moneta in mano ti parla") quindi dalle foto ( seppur dettagliate ) è sempre difficile esprimersi e la cantonata è dietro l'angolo. Criteri generali: 1- Peso: "elleci" dice che è 25 g. Questo è il peso "standard" riportato da tutti i manuali. Bisogna pesarla con una bilancia digitale precisa e valutare l'usura ( la tua è un bel BB e dovrebbe pesare 24,90 circa - range tra 24,85-24,95). Se è sopra i 25 g ( 25,10-25,20) non ci siamo perchè nessuno ha mai visto delle monete moderne "ingrassare"... a differenza delle mogli ? 2- Patina: non è uniforme, non è un surplus, ma mi sembra autentica ( probabilmente conservata in ambiente umido o comunque non in condizioni ideali) Dettagli: 1- Bordo e perlinatura: nel 90% dei casi è la migliore discriminante per valutare una moneta originale dal falso: nel tuo caso il bordo è uniforme e la perlinatura mi sembra corretta ( la foto rende male la perlinatura di una parte della moneta, però con l'ingrandimento mi sembra Ok ) 2- Firma "Ferraris": è già poco definita nelle monete FDC, in quelle BB si appiattisce e quindi direi Ok. 3- Contorno: la scritta "FERT" è decentrata e non è molto bella, ma è comune in molti pezzi di questa tipologia ( potrei postare decine di contorni delle mie monete con la scritta più malformata ). L'importante, in questi casi, sono le rosette e il nodo Savoia che deve essere profondo, ben impresso. Mi sembra ( almeno per le rosette che si vedono meglio ) che la tua moneta abbia questi requisiti. Quindi a mio modestissimo parere, in attesa della "pesatura accurata", la moneta mi sembra originale. Naturalmente sono pronto ad essere smentito. Aggiungo solo che, se i falsari sono arrivati a questo livello di accuratezza, conviene a tutti iniziare la collezione delle Figurine Panini. No.. neanche quelle perchè, leggo su Internet,che (ad Oriente) qualcuno le ha già falsificate ! ?
    2 punti
  9. Anche se le bizantine non sono il mio campo, potendo sognare: Stavatron di Costantino XI, ultimo imperatore dei Romani. Esteticamente magari con il massimo....ma che fascino! https://www.acsearch.info/search.html?id=3734640
    2 punti
  10. Grazie Philippus, la mia collezione segue un filo logico abbastanza mirato. Colleziono monete spagnole e coloniali, dal regnato di Carlo V fino alla fine del '700, inizi '800 . Prediligo esclusivamente i grossi moduli, con una parentesi più' ampia per il vicereame di Sicilia e Regno delle due Sicilie ( in quanto siciliano io stesso). So che e' una tematica abbastanza ampia ma da tante soddisfazioni anche e soprattutto dal punto di vista storico. Per me Numismatica non e' soffermarmi su un singolo sovrano o singola tipologia, sono piu' per "UTRAQUE UNUM"
    2 punti
  11. Trovata! Come si vede, il prefisso corrisponde con quanto stabilito nel decreto.
    2 punti
  12. Bravo. Questo è quello che dovrebbero fare quelli che studiano le monete,indipendentemente dal loro valore commerciale. Nelle monete certe varianti non sono certo un caso...e qui' sta la differenza tra un numismatico e un raccoglitore di monete. Mettere la storia sempre in primis. Buona giornata a tutti
    2 punti
  13. taglio 2€ cc paese Portogallo anno 2016A tiratura 500.000 condizioni BB+ città Roma taglio 0,02€ paese Malta anno 2015 tiratura 3.100.000 condizioni BB città Roma
    2 punti
  14. In vendita presso Numismatica Genevensis SA un lingotto d'argento contenente un'iscrizione geroglifica con il nome di Toutankhamon che potrebbe costituire il primo oggetto monetario datato della storia. Ecco di seguito la descrizione che ne fa la casa d'aste: Numismatica Genevensis SA Auction 12, 18-19 november 2019, lot 101 Egypte Antique Toutankhâmon, vers 1345-1327 av. J.C. Lingot d'argent, comptoir phénicien au Liban. Poinçon en forme de broc avec l'inscription hiéroglyphique : Toutankhâmon régent de l'Héliopolis de Haute Egypte. L'arête sur le haut du lingot montre la marque de la tenaille qui a sectionné l'argent avant sa solidification. H 42mm, L (max) 20mm, Epaisseur 7mm. 41,55g. Michel Valloggia, Note sur deux lingots d'argent de Toutânkhamon, Revue d'égyptologie 68 (2017-2018), p. 141-152, lingot A. La première forme monétaire de l'histoire de l'humanité. D'une importance historique incomparable. Superbe. Provient de la collection Roger Pereire (décédé en 1968) et d'une collection privée genevoise depuis. Pendant longtemps, de nombreux historiens se sont demandés comment un empire aussi puissant que celui de l'Egypte ancienne avait pu commercer sans monnaie. En effet, les premières monnaies égyptiennes connues ont longtemps été des imitations de tétradrachmes athéniens et des statères d'or du pharaon Nektanebo II (361-343 av. J.-C.), précédant de peu la conquête d'Alexandre le Grand. Or un texte, postérieur de deux siècles et demi au règne de Toutânkhamon, nous relate les mésaventures d'un certain Ounamon, chargé de l'achat du bois destiné à la barque processionnelle d'Amon-Rê de Thèbes. Un homme de son équipage se serait enfui avec un vase d'or du poids de cinq deben, quatre cruches d'argent du poids de vingt deben, et un petit sac d'argent de onze deben. Le petit sac d'argent était certainement rempli de petits lingots. L'existence de tels lingots a été confirmée par le trésor de Tôd qui contenait douze lingots d'argent, actuellement conservés au Louvre et au Musée du Caire. Le présent lingot s'en distingue par la présence d'une inscription détaillée : « Toutankhâmon régent de l'Héliopolis de Haute Egypte » (c'est-à-dire de Thèbes). Le nom du roi n'est pas entouré du cartouche royal usuel (un ovale souligné d'un trait, symbolisant l'universalité de la royauté pharaonique). Il est inscrit dans un cartouche en forme de broc ou de cruche. Celui-ci ayant lui-même une signification hiéroglyphique : «hnm », qui se retrouve dans l'expression « hnm m hd », signifiant « incrusté dans l'argent ». Par ailleurs, la forme même de l'objet n'est pas sans rappeler la forme du hiéroglyphe signifiant précisément « lingot ». Cette forme était donc manifestement familière aux anciens Egyptiens. L'extrême rareté des exemplaires existants aujourd'hui s'explique notamment par le fait que l'Egypte ne possédait aucune mine d'argent. Celui-ci provenait d'échanges avec des cités du Proche-Orient, telles qu'Ougarit, Byblos ou Beyrouth. On peut donc penser que de tels objets étaient réservés à des fins particulières ou cérémonielles. Ce rarissime lingot constitue ainsi le premier objet monétaire daté au monde. https://www.numisbids.com/n.php?p=lot&sid=3516&lot=101
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  15. Complimenti Mario e grazie ancora per il Gazzettino e la pubblicazione del museo di Milano. Arka
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  16. 1 punto
  17. Oggi all'asta Montenegro ho guardato la moneta esitata in asta il 5 lire 1870 Roma è debbo dire che guardato attentamente il bordo e firma ho potuto constatare che la moneta qui esposta è autentica la firma non è netta ma ha tutte le caratteristiche di autenticità quello che mi ha ingannato è il bordo che dipende anche la foto se è perpendicolare alla medesima quindi chiedo venia sempre meglio vederla se visu [emoji4]
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  18. E' una bella moneta, se non ne hai altre io la terrei. Non certo sperando in una rivalutazione, 3.500.000 pezzi proprio pochi non sono, e la moneta è onestamente circolata, quindi non vale e non varrà mai più di 2 euro... ma è una bella moneta petronius
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  19. Salve leggendo ieri la discussione aperta da gennydbmoney sugli esuberi,scarti e doppioni mi è venuta la voglia di riordinare alcune monete messe da parte in bassissima conservazione controllandole attentamente mi capita fra le mani questo 60 grana sebeto con assi alla tedesca qualcuno sa qualcosa viene riportato su qualche catalogo vecchio.Grazie a chi può essermi di aiuto.
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  20. Tanti auguri Mario: direi che è molto significativo festeggiare il tuo compleanno con la stampa del gazzettino: una vita, una missione! Grazie!!!
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  21. Buongiorno, @giuseppe ballauri mi permetto di dare il mio contributo, può darsi che mi sbaglio. Saluti Alberto
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  22. auguri Mario, arrivederci a presto.
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  23. pulire con dentrifricio?........stiamo scherzando vero?
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  24. Quel buono non è da ciotola, era in una cassetta di legno insieme a tanta ferraglia varia e tantissima polvere di ruggine... (ad essere sincero quando capitano ci guardo sempre), solitamente si trovano spesso nei mercatini di antiquariato e non nei convegni. Ci sono tante persone che sono interessati a borchie, lucchetti, chiavi, fregi, pezzi di accendini e tanti altri piccoli oggetti metallici, queste cassette sono quasi sempre presenti nei banchetti di antiquariato spicciolo. Negli ultimi 5/6 anni, oltre che il buono da 20 cent. ,ho trovato tutte queste "stranezze" proprio in queste cassette, nulla di che.... non ne faccio nemmeno collezione, ma per pochi cent di certo non li lascio.
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  25. Salve Flaminius , come altri ho fatto anche io delle lunghe ricerche e non ho trovato nulla , soltanto delle somiglianze. Spero tu abbia al più presto ulteriori informazioni. Come detto da Hirpini la moneta è misteriosa e potrebbe essere anche molto rara ( speriamo sia così ) . Buona Fortuna Davide
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  26. Buongiorno, @maurizio7751, in realtà la tua domanda non è sciocca.. anche perché non esistono domande sciocche... ma solo risposte sciocche!! .. quindi spero di darti una risposta che sia tale!! In effetti si tratta di conii tutti ritrovati nei territori che appartenevano alle province balcaniche dell'impero (tracia e mesia) e che si riferiscono a monete emesse da zecche situate altrove; nello specifico: - la prima: zecca di Lugdunum; - la seconda: zecca di Colonia Patricia (Cordoba - Spagna.. ma non è certo); - la terza e la quarta: non lo so La finalità per cui ho postato quelle foto è di mostrare che tutti i Diritti si trovano sul conio d'incudine, in linea con questa discussione. Rispondendo alla tua domanda su cosa essi ci facessero lì, è davvero una bella domanda... in realtà non si è capito con certezza ma ci sono essenzialmente due ipotesi: 1) conii fatti da falsari... per fare monete di zecche sparse ovunque... non importava.. tanto valevano lo stesso; 2) conii originali (almeno alcuni.. la maggior parte sembra siano falsi) portati al seguito delle legioni per provvedere alla produzione di moneta sul posto.. senza dipendere dall'approvvigionamento esterno; magari per qualche ragione, questi conii originali "itineranti" non sono stati distrutti come normalmente accadeva ma .. magari nella fretta di una improvvisa smobilitazione, sono stati abbandonati o chissà cosa. Resta difficile da spiegare come alcuni di questi pezzi si trovassero in territori non ancora annessi all'impero !! Scusa se sono così succinto ma è una questione talmente vasta (di cui ho letto su uno studio interessantissimo!) che dovrei scriverne per ore!! (se volete lo faccio eh???!!) .. Un saluto a tutti, Flaminius
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  27. Te lo diciamo solo se pronunci le due paroline magiche...
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  28. bollettini ufficiali emissioni del 04/11/2019 BF 12 Circolo San Pietro_e_Rembrandt 2019.pdf BF 13 Natale 2019.pdf
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  29. ecco il bollettino ufficiale BFN 04 50°anniversario sacerdotale di papa francesco e bfn restauro Cappella Sistina2019.pdf
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  30. Caro @ottone, so bene che ti sei cimentato anche tu in questo faticoso lavoro. Molte volte il risultato non arriva e si resta con l'amaro in bocca, ma in qualche caso trovare la rarità tanto desiderata al prezzo di una pizza... non ha prezzo!
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  31. Buongiorno a tutti, stavo controllando tra le mie rarità ? ne ho scelta una, 5 lire grappolo 1949 Collezione Litra68, vi riporto avvenimenti principali di quell'anno e un interessante articolo preso dal web su Repubblica. Anche il resto degli articoli è fonte Web. Adesione dell'Italia alla NATO 4 maggio 1949: In un'Italia divisa tra due schieramenti contrapposti, il blocco comunista e quello filo statunitense, il governo guidato da primo ministro Alcide De Gasperi firma l'adesione del paese all' Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico divenendo uno dei paesi costituenti della NATO. 1949: L’ITALIA ADERISCE AL PATTO ATLANTICO De Gasperi e la DC nella politica estera italiana di Carmelo Caruso Negli anni immediatamente successivi alla seconda guerra mondiale, l’Italia sceglie di orbitare nell’area delle potenze occidentali. Si tratterà di un’adesione molto più problematica di quanto possa apparire in superficie, non solo per la strenua opposizione portata avanti dalle sinistre, ma anche per le divisioni sorte in seno alla stessa DC, in cui, alcune componenti – in primis i Dossettiani – criticarono le scelte internazionali del governo. Accanto a queste resistenze di carattere “interno”, Il governo dell’epoca dovette confrontarsi prima con i veti posti al suo ingresso nel Patto da parte di Stati Uniti e Francia, così come di Regno Unito, Canada, Belgio. I governi di questi paesi ritenevano che l’estensione verso il Mediterraneo dell’Alleanza, concepita per le potenze “rivierasche” (che in altre parole si affacciavano sull’Atlantico del Nord) avrebbe condotto ad uno snaturamento di quest’ultima, la avrebbe indebolita e molti altri stati avrebbero potuto seguire l’esempio italiano. Secondo quanto scrive Nico Perrone, fu grazie alle pressioni esercitate dall’ambasciatore Tarchiani e dal ministro degli esteri, Sforza, che si potè superare l’impasse.[1] In piena sintonia con le aspirazioni italiane, e del Presidente del Consiglio De Gasperi era invece J. D. Hickerson, direttore dell’Office of European Affairs del Dipartimento di Stato, che concepiva l’allargamento del Patto come uno strumento di lotta anticomunista. In cosa consisteva esattamente il Patto atlantico? Si trattava di un’ alleanza difensiva proposta dall’amministrazione Truman, sintomo della nascente contrapposizione tra i blocchi nella guerra fredda. Essa realizzava la dottrina elaborata dal presidente americano, fondata sul containment, cioè sul contenimento e la risposta rapida all’avanzata sovietica. I firmatari sarebbero dovuti intervenire in difesa di una delle parti aggredite, nel caso in cui vi fosse stato un attacco da parte di una potenza esterna. L’ipotetico destinatario di di questa disposizione era l’Unione Sovietica, in quanto l’Urss rappresentava “l’unico possibile aggressore, nell’area garantita dal trattato”.[2] Per l’Italia, d’altra parte, l’adesione al patto avrebbe implicato alcuni vantaggi, e, soprattutto, il prestigio che sarebbe conseguito dall’essere ammessi al club delle potenze filoamericane. Si trattava, in altri termini, di reintegrare l’Italia nelle relazioni internazionali.[3] Il Parlamento italiano, si pronunciò favorevolmente all’adesione, confermando le aspirazioni di De Gasperi; tuttavia, come si scriveva poco sopra, si trattò di un’adesione sofferta. Lo fu per De Gasperi in particolare, le cui posizioni in politica estera furono la conseguenza di una valutazione ponderata tra i vantaggi promanati e i costi politici di una simile scelta; e l’Italia, costituì un alleato non sempre ligio alle direttive americane, poiché, come afferma Mario Del Pero, “la consapevolezza dei vantaggi derivanti da un legame più stretto con gli Stati Uniti maturò lentamente e non senza distinguo.”[4] Per questo motivo, si può supporre che De Gasperi considerasse l’opzione atlantica come l’unica alleanza concretamente praticabile nel contesto storico e politico del immediato secondo dopoguerra; ma, questo avvenne non per una presunta affinità ideologica con l’alleato d’oltreoceano, bensì per motivi strategici e programmatici. Infatti, se la Russia stalinista costituiva un modello antidemocratico e inevitabilmente lontano, non si può affermare al contempo che l’utilitarismo consumistico degli Usa fosse in profonda sintonia con un partito come la DC, orientata verso valori tradizionali, propri di un paese non ancora aperto alle innovazioni della società.[5] Ma anche alcuni settori del partito di maggioranza videro negativamente quest’operazione. La DC, infatti, in quanto “contenitore” di diversi orientamenti, registrò alcune difformità rispetto all’indirizzo generale del Governo. In linea di massima erano presenti tre correnti: i Dossettiani, neutralisti, che costituivano la sinistra del partito; i Gronchiani, che invece propendevano per il “terzaforzismo”, ossia per una posizione d’equilibrio tra Patto atlantico e COMECON, in cui all’Italia e all’Europa sarebbe spettato un ruolo di mediazione e autonomia; mentre altre componenti del partito erano favorevoli all’ingresso nell’alleanza. Nella primavera del 1949, tale dibattito divenne veramente acceso, coinvolgendo figure come Gedda, e sul versante opposto don Primo Mazzolari e Igino Giordani. Dopo la ratifica del Patto, De Gasperi seppe mediare con gli alleati, evitando conseguenze troppo impegnative. Così accadde, per esempio, nel 1950, quando, allo scoppio della guerra di Corea, il Governo italiano inviò una sola unità d’ospedale da campo[6]. Da questa scelta si comprende quali erano le intenzioni dello statista trentino: coinvolgere il Paese in un circuito politico di gran rilievo, con tutti i conseguenti frutti, senza compromettersi troppo, sebbene la questione delle basi statunitensi avesse creato un’accesa polemica attorno alla questione della sovranità nazionale. Saluti Alberto
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  32. Al R/ COL AUG TROAS . Al D/ non so
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  33. Nelle foto ci sono troppe dita (sfondo) e poca moneta... ma in base a quel che si vede sembra essere un quattrino di Urbino per Guidobaldo II della Rovere con al retro la granata (o bomba). https://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-GBII/2 Probabilmente la prima o la terza del link (nel dritto lettere G V / II ). Ciao Mario
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  34. I have a battered example of the Milano 20-centesimi that I picked from a bowl in Pozzuoli for 100 lire in 1969. Fascinated and puzzled me by turns for years! And I note your veteran 1906 quarter-dollar--which is in a not too untypical condition for these coins--they worked like dogs, many of them into the early-1950s. If it's a D for Denver, cool, then it's a first-year product of the new mint. But I wonder if my old eyes deceive me, because it seems like this piece might be an O for New Orleans? And PM: If you've moved, please tell me; if not, check your mailbox in two weeks--I was sick and lost it again, but I've found it yet again! v.
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  35. in greco "drachm" e femminile -> singolare ἡ δραχμή , plurale αἱ δραχμαί ma "tetradrachm" e neutro -> τὸ τετράδραχμοv , τὰ τετράδραχμα
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  36. Per il 1798 la faccenda è ancora meno chiara. Assodato che un conio del dritto fu lo stesso del 1797 e che esistono più versioni dei conii del dritto e del rovescio, perché tutte queste combinazioni variabili su una moneta che fu emessa in un'unica liberata?
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  37. Gentile @Bronzino io eviterei di dare tali consigli sul forum, onde evitare che qualche novello numismatico, rovini le proprie monete, con una pulizia sconsiderata, in particolare il dentifricio su monete "tenere" come quelle in italma, causano danni irreparabili. saluti TIBERIVS
    1 punto
  38. Ciao miza, non trovo la tua moneta per niente brutta. E' solo pesantemente patinata. Io fossi in te, cercherei di pulirla in maniera molto "rispettosa", perchè un conto è la patina vera che da un surplus alla moneta, un conto è quella che non ti fa apprezzare neanche i rilievi ed il vero aspetto della stessa. E' un tema molto dibattuto e rispetto chi lascia la moneta così come è, però anche gli archeologi puliscono in maniera soft le monete. Se vuoi ti dico come faccio io, è un metodo semplice che addirittura preserva la patina. Ritornando al 1906 posto la sorella maggiore. Ciao
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  39. Ciao, qualcosa di scudi Italiani in vero ho già : subalpina AN 10, Murat 1813 5 Lire, Principato di Lucca 1807 5 franchi oltre a un mezzo scudo Repubblica Piemontese ed Un 8 Lire Repubblica Ligure che pur non essendo ULM sono inquadrabili nel Periodo oltre ad uno scudo Union e Force dell' anno 8. Ho iniziato la collezionare Napoleone partendo dai Marenghi ne ho una trentina circa con alcune presenze rare di zecche italiane oltre al"Primo Marengo" acquistato per il mio 50° compleanno poi mi sono appassionato agli scudi Napoleonici dapprima di sole zecche italiane, ma mi sono arenato presto dati i costi ne ho tre AN13 U,1811U, e 1812 Roma. E' la prima volta che attivamente partecipo ad una discussione invogliato dall'"ambiente amichevole". Lorenzo
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  40. Ciao, purtroppo almeno "secondo me.." fino a 50 anni fa; quello che era (vecchio) si doveva eliminare, e sostituire col nuovo. per fortuna che poi è arrivata la cultura di preservare le cose antiche , per che è la nostra storia, però tantissime cose interessanti sono andate distrutte per sempre, peccato.
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  41. Un onesto BB. Saluti
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  42. Buongiorno. Innanzitutto trovo questa discussione molto interessante e la curiosità di @Ross14 legittima e stimolante. Personalmente non credo si possa affermare con certezza assoluta che, almeno nel periodo in esame, il conio d'incudine si riferisse esclusivamente al Diritto delle monete. Non so nemmeno se la semplice osservazione delle monete, seppur fatta con sguardo "tecnico", ci possa dare qualche indizio in proposito... probabilmente un'esame approfondito ed accurato sono certo sarebbe in grado di stabilire la "meccanica" del colpo di maglio (coloro che fisicamente battevano la moneta si chiamavano proprio malliatores) .. ma comunque non sarebbe ugualmente sufficiente a stabilire una regola univoca. Esprimo una mia supposizione: come già detto sopra, il conio di martello è più soggetto a sollecitazioni e quindi si usura e si rompe prima rispetto a quello d'incudine; quindi, se fossi un monetale romano, preserverei il conio con l'effigie imperiale, mettendolo sull'incudine, in modo da poterlo usare anche in combinazione con altri rovesci. Credete sia possibile questa ipotesi? Più concretamente, un elemento in più a sostegno della tesi incudine - diritto è costituito dai (pochi) ritrovamenti di conii... spesso attribuiti a falsari peraltro... che riportano tutti al D l'effigie imperiale e che sono verosimilmente coni d'incudine.. date le loro dimensioni (allegati alcuni esempi con descrizione). Questo naturalmente di per sé non prova nulla in valore assoluto! Infine, altra mia speculazione, non dimentichiamo la forza della consuetudine e della tradizione, specie nel mondo romano che guardava al passato come all'"età dell'oro"; magari gli artigiani monetali del II sec. d.C. non avevano idea del perché la disposizione dei conii fosse quella... ma continuavano ad usarla perché la tradizione lo imponeva... anche quando i motivi pratici che l'avevano originata erano ormai stati dimenticati. E' un elemento ricorrente nella società romana... "non so perché si faccia e non so nemmeno cosa significhi.. ma gli antichi lo facevano". Questo è naturalmente soltanto il mio pensiero. Un caro saluto a tutti, Flaminius
    1 punto
  43. Più che interesse per la numismatica c’è un forte interesse per i soldi e per i guadagni facili... Praticamente questi articoli dicono al pubblico medio: “Ehi! Lo sai che ci sono monete che valgono migliaia di euro? Magari sei uno dei fortunati possessori di questi piccoli tesori e non ne sei consapevole. Controlla nei cassetti dei tuoi parenti; spulcia nei salvadanai dei nonni e degli zii...” È per questo che praticamente ogni giorno c’è qualche nuovo iscritto che domanda il valore di monete (il 99,99% delle volte false o di valore esiguo) ricevute in eredità o trovate in chissà quale anfratto di casa. Quanti di questi si appassioneranno effettivamente alla numismatica? Pochissimi purtroppo... Alla maggior parte delle persone interessa soltanto il potenziale guadagno economico
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  44. Il mio Grano 1790 AP, preso anni fa da Morello a 145,000 lire.
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  45. Questo è il mio grano più bello... 1788 Non me ne vogliano i fior di monete che presentate ma io dei capelli così non li ho mai visti
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  46. Presa ieri, devo dire molto ben riuscita, l'immagine scelta mi piace molto
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  47. Bell'esemplare: direi BB/SPL. Però non capisco la rarità: il 1780 anno V, è classificato nel catalogo di lamoneta.it come C, l'anno VI invece R3. forse sarebbe più corretto l'anno V NC o R, e l'anno VI R2. Per proseguire classificherei R4 il 1785 e solo R il 1796 (entrambe le tipologie di impugnatura delle chiavi), in parziale accordo col recente catalogo NOMISMA che però classifica C il 1780, non differenziando l'anno di pontificato.
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  48. A queste bellissime monte aggiungo il mio tari di Carlo v
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  49. Buonasera a tutti cari amici, immerso nei miei pensieri durante la pausa digestiva prima di rimettermi al lavoro sulle mie carte, mi sono soffermato a meditare su una vicenda che mi è capitata qualche tempo fa, e che non mi è mai risultata del tutto chiara. Al di là dei risvolti incomprensibili della questione, protagonista ne è indubbiamente la numismatica e una moneta in particolare, così, sperando di non annoiarvi, ho deciso di raccontarvi la storia e proporvi magari di intervenire a vostra volta raccontando di un vostro rimorso o rimpianto. Indubbiamente a tutti noi è capitato, anche ai più avveduti, di pentirsi di un acquisto effettuato; allo stesso modo, sarà capitato anche di pentirsi a posteriori per non aver colto un'occasione, magari perché ci ha presi alla sprovvista. La storia qui di seguito narra di uno dei miei rimpianti. Non sono un grande frequentatore di convegni, ma un appuntamento irrinunciabile è da molti anni VeronaFil. Ogni volta, puntualmente, riesco a spendere tutto quello che mi sono portato dietro, fino all'ultimo centesimo; per questo motivo, mi sono imposto di non pagare mai con carta di credito, così da evitare possibili catastrofi e limitare i danni al contante La vicenda che vi sto raccontando è avvenuta cinque anni fa. La mia fidanzata viveva a Venezia, mentre io abito in Lombardia: avevamo pensato di incontrarci a metà strada in occasione del fine settimana del VeronaFil. Io avevo intenzione di visitare la fiera al pomeriggio, poi sarei andata a prenderla e avremmo dormito lì a Verona, per poi fare un giro per la città il giorno successivo. Insomma, in quell'occasione sarebbe stato opportuno, per una volta, non spendere tutto fino all'ultimo centesimo, così da mantenere un minimo di liquidità per il weekend romantico. Venuto il gran giorno parto con una buona scorta di contanti e comincio il consueto saccheggio. Giunto quasi alla fine del mio giro ero particolarmente fiero di me: avevo ancora 160 euro nel portafogli. Io insegno al liceo, e all'epoca ero ancora supplente: 160 euro erano dunque una bella somma, pari più o meno alla metà del budget totale che avevo portato con me. Stavo dunque ripensando con orgoglio a tutte le volte che la mia fidanzata mi aveva preso in giro per la mia compulsività, a fronte delle straordinaria parsimonia messa invece in campo in questa occasione. Se non che, proprio a uno degli ultimi tavoli, trovo un magnifico 5 lire 1832 di Maria Luigia: io sono appassionato di scudi, e di Parma non avevo nessuno dei due, né il '15 né il '32. Qui mi trovo di fronte proprio l'anno più raro, in conservazione ottimale per i miei standard (era un bel BB+, gradevolissimo, con pure una bella patina). Prezzo: 200 euro. Due chiacchiere con il venditore, un signore anziano molto gentile, che è disposto a scendere a 180, e poi, con un po' d'altra opera di convincimento, fino ai fatidici 160, "visto che sei giovane"! Rimarrei pulito pulito senza un centesimo, ma porterei a casa una moneta fantastica a un prezzo straordinario. Apro il portafoglio e guardo i miei 160 euro... Rimanere senza un euro non sarebbe neppure un problema, alla fine potrei sempre prelevare qualcosa in serata... però a rodermi era il pensiero di ciò di cui mi ero vantato tra me e me fino a poco prima: "sono perfettamente in grado di uscire da Verona senza aver speso tutto fino all'ultimo centesimo"! Insomma, pensa che ti ripensa, medita e rimugina cambiando e ricambiando idea più volte, alla fine ringrazio il gentile signore e me ne vado, senza comprare la moneta. La storia potrebbe finire qui, semplicemente con il rimorso di aver perso un'ottima moneta (che non ho più messo in collezione) a un prezzo strepitoso (che infatti non ho più ritrovato per monete che neppure si avvicinassero a quella conservazione)... Ma c'è di peggio. Uscito dalla fiera mi incontro con la fidanzata, e andiamo a scaricare i bagagli in albergo. Una volta in camera apro il portafogli e... i 160 euro non ci sono più. Vuoto. Le tre banconote da 50 euro e quella da 10 sono scomparse. Tutto il resto è a posto, ma dei soldi nessuna traccia. Mi metto a frugare in ogni tasca, magari li ho spostati, magari senza pensarci li ho infilati nella carta d'identità, magari nella patente, magari li ho messi in tasca, magari nello zainetto: controllo, ma nulla nemmeno lì. Butto in aria ogni cosa, rovescio ogni tasca, ogni anfratto, tutto. E' tutto assolutamente al suo posto, comprese le altre monetine acquistate, ma dei fatidici 160 euro nessuna traccia. Ripeto, erano (e sono tuttora) una bella cifra per me, ma a farmi impazzire non era tanto la perdita della somma in sé, quanto il fatto che avessi rinunciato a quella bellissima moneta per non spenderli, e ora li avevo smarriti! Ho chiesto alla reception dell'albergo (magari mi erano caduti mentre consegnavo i documenti per il check-in), ma al di là di uno sguardo compassionevole dell'addetto non ci ho cavato un ragno dal buco. Sono passati cinque anni, ma come vedete ci rosico ancora: non sono mai riuscito a capire come diavolo abbiano fatto a volatilizzarsi quelle quattro banconote. Un furto mi pare impossibile (chi diavolo riesce a sfilare i soldi da un portafoglio senza toccare il resto?), una pardita accidentale incredibile (io sono sempre molto attento, e li avevo visti l'ultima volta meno di un'ora prima)... forse è il demone del collezionismo che ha voluto punirmi per la mia morigeratezza. Nel dubbio, da allora non sono più tornato dal VeronaFil con un solo euro superstite nel portafoglio.
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