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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 09/25/19 in tutte le aree

  1. Ecco quindi una prima descrizione di miti e connessioni: Il mito di Ermes che uccide Argo Panoptes (che tutto vede). Pitture vascolari testimoniano la diffusione del mito di Ermes ed Argo su suolo italico, dall'Etruria all'Apulia, fin dal V sec. a.C. La tradizione romana narra di Ercole che, di ritorno dalla Spagna con la mandria dei buoi sottratta a Gerione, sosta nel Lazio, a quel tempo infestato dal mostruoso Caco. Il gigante ruba la mandria di Ercole e la nasconde nel suo antro; l'eroe, irato, lo scopre e lo uccide. Gli abitanti del luogo, grati per essere stati liberati dal flagello, gli dedicano l'Ara Massima di Ercole Invitto, situata nel Foro boario, da cui partivano i cortei trionfali. Nell'Eneide è Evandro a narrare ad Enea la vicenda di Ercole e del rito celebrato in suo onore. Sempre la tradizione romana vede Evandro quale figlio di Mercurio e padre di Pallante. Ancora nell'Eneide viene narrata la morte di Pallante per mano di Turno, re dei Rutuli, a cui segue lo scontro tra Enea e lo stesso Turno, che si conclude con la morte di quest'ultimo. Abbiamo fin qui due miti distinti, uno di matrice greca che vede Ermes contrapposto ad Argo ed uno di matrice romana, che vede Enea contrapposto a Turno. Dove trovare il nesso? Dove trovare il punto di contatto tra due miti apparentemente distinti nello spazio e nel tempo, anche se entrambe ben noti già nell'area italica preromana? E' sempre Virgilio a fornire un'associazione tra Argo e Turno, nel libro VII, proprio descrivendo l'antagonista di Enea: Un altro parallelismo emerge poi in Ovidio che, nel libro XIV delle Metamorfosi, narra della morte di Turno: E nel libro I quella di Argo: Le apoteosi delle due figure presentano similitudini evidenti, così come degno di nota è il legame con Giunone/Hera, che se nel mito di Argo appare diretto (il pavone, con i cento occhi sulla coda, diviene attributo della dea), in quello di Turno va ricercato come detto nella città di Ardea, il cui tempio più importante era dedicato proprio a Giunone Regina. Non siamo di fronte ad elucubrazioni moderne, ma ad associazioni e nessi tipicamente romani, vicini a livello di fonti letterarie al periodo della serie monetale in esame e sicuramente già propri della tradizione romana di periodo precedente. Probabilmente, nel caso di Argo/Turno, non si tratta di un fenomeno di associazione/sostituzione quanto di similitudine, Turno non è Argo, ma è come Argo, Enea non è Ermes, ma agisce come tale. Il quadro non è certo completo, ma in una simile ottica il simbolismo "dell'antica civiltà che soccombe alla nuova" appare più nitido e meglio inquadrato nei contesti romani dei miti di fondazione.
    5 punti
  2. A meno che un colpo di vento non rigiri le bandiere... HIRPINI
    4 punti
  3. Buongiorno a tutti, come potete leggere nella locandina avrò l'onore di essere tra i relatori di questo importante convegno per presentare il mio studio sulla monetazione di Faustina II. Un immenso grazie a Stefano e a tutti gli organizzatori. Alessio
    3 punti
  4. Filippo II, come i suoi predecessori, fu affetto dal famoso labbro all'Asburgo. Allo stesso modo anche Filippo III, IV e il povero Carlo II che per quanto riguarda i lineamenti fisici, fu' la caricatura vivente della propria dinastia. Vi lascio in allegato due foto che ho scattato io stesso alla collezione Kunsthistorisches Museum di Vienna. SI pensa sia il ritratto scultoreo piu' vicino ai veri lineamenti del re, scultore Pompeo Leoni circa 1533-1608.
    3 punti
  5. Questa è la mia, non mi ricordo se periziata BB/SPL o QSPL. Mi pare comunque la prima ? banconota bellissima, aspetto di trovare una 5 mila con ottimo rapporto qualità/prezzo per completare la serie Capranesi ?
    3 punti
  6. Buonasera a tutti, mi associo a questa discussione pubblicando le foto della mia Piastra 1834 che presenta la particolarità della E di REGNI che, per un probabile intasamento del conio, sembra una F. Stesso conio di quella già vista in questa discussione: https://www.lamoneta.it/topic/176217-120-grana-1834-variante-inedita/, incluse le quattro torrette al posto dei pallini nello stemma del Portogallo. Buona serata a tutti.
    3 punti
  7. è una tipica imitativa della seconda metà del V secolo, al dritto si vedono i laccetti del diadema TUTTAVIA il peso è certamente molto alto per questo genere di monete, e ho visto un numero significativo di falsi dalla Serbia anche per queste andrebbe vista in mano...per dire se sia buona o meno è certamente di area occidentale (italia, Spagna Africa)....se buona
    3 punti
  8. Buon giorno. Volevo segnalare il prossimo IV^ convegno filatelico-numismatico di Venezia-Mestre nel giorno 19 ottobre p.v. dalle ore 9.00 alle 18.00 nella consueta collocazione del Novotel di Mestre, immediatamente adiacente all'uscita Castellana della Tangenziale di Mestre. Rispetto alle scorse edizioni io, con gli altri organizzatori (Circolo Numismatico di Padova e Circolo Filatelico Numismatico di Noale), abbiamo voluto abbinare una sessione culturale-divulgativa, incentrata sulla numismatica e sulla cartamoneta, per quest'anno, e che vede la partecipazione anche di cattedratici universitari, oltre che di appassionati (tra cui l'amico Alessio Busseni) e commercianti. Non nascondo la mia soddisfazione nel vedere che tante persone hanno dato l'adesione a questa sessione. Io ci sto mettendo tanta passione, impegno, risorse, pur se nelle difficoltà, oggettive, di questo tipo di manifestazioni, che non sto qui ad evidenziare. La rinnovata speranza è che il pubblico, Voi tutti, diate incentivo alla manifestazione, con la vostra partecipata presenza. Io, al di là di qualsiasi commento che c'è stato, anche su questo forum, ho la ferma intenzione ad andare avanti, convinto che la numismatica, il collezionismo in generale sia soprattutto questo, condivisa partecipazione personale, conoscenza, contatti, frequentazione, scambi di opinioni. E, perché no, anche piacevole convivialità attorno ad una tavola. Allego a tal proposito locandina dell'evento. Buona giornata. Stefano Palma (alias Sivis) 4^ConvVE_LocandinaWEB72_190924R0.pdf
    2 punti
  9. Apro questa discussione per tentare, insieme ai volenterosi che vorranno cimentarsi in questa "impresa", di far luce su una serie di emissioni repubblicane il cui inquadramento risulta ad oggi fortemente dibattuto. Non parliamo tuttavia di un inquadramento cronologico ma piuttosto "politico" e la serie in esame è quella di L. Rubrius Dossenus, costituita da tre emissioni denariali, un quinario, due assi ed un quadrante. https://numismatica-classica.lamoneta.it/cat/R-G118 In questo caso la cronologia dell'emissione si pone in un periodo estremamente turbolento, ovvero gli anni che vedono continui ribaltamenti di fronte nella reggenza politica della Repubblica tra gli ottimati di Silla ed i popolari mariani e che rappresenta, in termini prettamente numismatici, un vero punto di rottura iconografico ove il monumentum gentilizio inizia a lasciare il posto a tematiche riguardanti degli eventi in corso. In merito alla serie in esame la vexata quaestio riguarda proprio la militanza politica del magistrato monetario, aspetto fondamentale per la comprensione del messaggio celato in questi ad oggi misteriosi tipi monetali. Premetto di non essere troppo ottimista circa l'esito positivo dell'indagine... le fonti dalle quali attingere sono numerose e la mia biblioteca non è sufficientemente fornita, ma unendo gli sforzi le possibilità di venirne a capo naturalmente aumentano. Partirei da una serie di considerazioni diciamo superficiali, quelle che arrivano da un primo sommario sguardo delle monete. Sui tre tipi denariali abbiamo un inequivocabile riferimento alla Triade Capitolina, soggetto non proprio tipico delle emissioni di matrice popolare, accompagnati al rovescio da tre carri trionfali (la presenza dell'attributo della medesima divinità del dritto farebbe propendere non ad un carro generico ma ad una tensa). Qui sorge il primo problema in quanto la famiglia del monetale è di origini plebee ed anche se lo specifico ramo dei Dosseni è noto solo grazie alla serie in esame, non parrebbe naturale associare il nostro magistrato alla fazione degli ottimati, considerando che nel medesimo periodo un Rubrius Varo viene inserito nelle liste di proscrizione dell'88 di Silla, insieme allo stesso Gaio Mario. Osservando invece il quinario ed i due assi emergono altri riferimenti simbolici, sicuramente meno diretti, che potrebbero però fornire altri elementi utili. Sul quinario abbiamo al dritto una testa di Nettuno accompagnata al rovescio da una Vittoria incedente verso un'ara inghirlandata, sulla quale vi è un serpente attorcigliato. La medesima ara appare sui due assi, in un caso al dritto tra i volti della testa gianiforme, nell'altro caso al rovescio. In questo secondo asse appare invece al dritto una testa bifronte argiforme, rappresentante un' insolita dicotomia Ercole Mercurio. L'analisi di tutti questi elementi non ha finora portato ad una lettura univoca e le opinioni risultano contrastanti. Chi inquadra le emissioni quale espressione degli ottimati vede in Rubrio Dosseno l'ultimo monetiere di questa fazione prima della presa di potere a Roma di Cinna, avvenuta sul finire dell'anno 87 a.C. a seguito della partenza di Silla impegnato nell'organizzazione della prima guerra mitridatica. Di questo avviso pare essere il Crawford, che ritiene totalmente errata l'interpretazione dei rovesci denariali che li vuole associati ai Ludi Circenses. Il riferimento alla Triade Capitolina invece a suo avviso ben si adatta alla situazione politica dell'87 ed alla lotta serrata contro Mario. Per quanto concerne il quinario l'associazione Nettuno e Vittoria rappresenterebbe un auspicio di vittoria sia in mare che in terra, mentre l'ara inghirlandata alluderebbe ad Esculapio ed alla pestilenza che flagellò nel medesimo anno l'esercito degli oppositori dei populares. Non solo il Crawford è di questo avviso, per chi volesse approfondire rimando a De Florio (https://www.forumancientcoins.com/monetaromana/corrisp/b534/b534.html) Non mancando tuttavia opinioni che associano il richiamo alla Triade Capitolina alla fazione dei popolari (Wolfgang Haase e Hildegard Temporini) ed in tale inquadramento viene presa in esame anche l'emissione più caratteristica dell'intera serie, l'asse con testa gianiforme di Ercole e Mercurio, banalmente spiegata dal Crawford quale semplice variazione stilistica. E' l'Anföldi a dedicare un approfondimento proprio su questo asse e sulla conseguente appartenenza al partito mariano di Rubrius Dossenus ("The Giant Argus and a Miracle of Apollo in the Coin-Propaganda of Cinna e Carbo", in In Memoriam Otto, Mainz 1976, pp. 115-119) Purtroppo non dispongo di queste pagine dell'Anföldi ma ho trovato dei riferimenti nel testo di Alberto Silvestri "Le Erme Bifronti di Aricia" (p.23). Si parla della contrapposizione di Argo bifronte a Giano sfruttata nella propaganda monetale dei partigiani di Mario, con lo scopo di "annunciare al mondo e soprattutto a Silla: noi abbiamo la flotta superiore, e stiamo vegliando infallibilmente sulle nostre coste e sui nostri porti". Al momento mi fermo qui perché la situazione si complica notevolmente. Esistono infatti tracce di una particolare iconografia italica di Argo Panoptes, il custode di Io ucciso da Ermes ed entrano in gioco fenomeni sincretici piuttosto complessi tra le figure di Argo ed Ermes, di Enea e Turno... mettendoci perché no in mezzo anche Evandro (figlio di Mercurio) e Pallante. Diciamo che sto radunando i pezzi di un puzzle...con la speranza di riuscire a metterlo insieme. Basandomi solo sul titolo dell'approfondimento dell'Anföldi leggo anche di un "Miracolo di Apollo" e qui brancolo quasi nel buio. Il riferimento potrebbe essere questo: Se qualcuno conosce altri "miracoli" di Apollo o può illuminarmi in altro modo gliene sarei infinitamente grato. Qualora il miracolo al quale si riferisce l'Anföldi fosse proprio questo l'ara inghirlandata che compare su questa serie potrebbe essere meglio vista con l'omphalos di Delfi e il tipo monetale potrebbe anch'esso essere visto come un auspicio di vittoria di fronte alla non certo totalmente neutralizzata minaccia gallica.
    2 punti
  10. ciao a tutti, ciao @Smoking Man! posto io per convenienza le tue foto: "potrebbe essere molto rara" è esatto: se raccogli e distruggi tutte le sorelline di questa moneta poi diventa rara e costosa. Così com'è vale il suo peso in argento. Servus, Njk
    2 punti
  11. Buonasera, la A di FERDINAN sembrerebbe senza traversa...
    2 punti
  12. Ciao @eliodoro, complimenti vivissimi per una moneta bellissima ed importantissima, nonostante gli evidenti segni lasciati dall'attacco del cancro del bronzo. Hai fatto più che bene, secondo me, a metterla in collezione: anzi, abbine particolare cura perché si tratta di un vero e proprio "monumento" della storia (non solo numismatica) napoletana! Dal punto di vista numismatico, questa moneta è stata trattata inizialmente da Arthur Sambon. Nel suo lavoro Le monete del Ducato napoletano, in RIN 1890, a p. 447, egli già datava queste emissioni tra il 661 ed il 662 e le collegava all'avvento di Costante II a Napoli per la sua guerra contro i Longobardi dell'Italia meridionale. Inoltre, metteva in relazione l'emissione di queste monete con l'ascesa, in quegli stessi anni, del primo duca bizantino di Napoli, Basilio, rimasto in carica fino al 666. In un secondo momento, nella sua celebre opera Recueil des monnaies médiévales du Sud de l'Italie avant la domination des Normands (Paris 1919), a p. 69 il Sambon affermava che i duchi di Napoli, ben presto abbandonati a loro stessi a causa della partenza dell'imperatore dalla città, conferirono a queste monete un carattere quasi autonomo, eliminando ogni traccia dell'eventuale legenda che recavano al D/ e che conteneva il nome imperiale. All'interno di questo libro, la tua moneta è descritta a p. 70, n° 161. Ti allego, per completezza, anche il disegno che vi appare. Le cose invece sembrano cambiare con gli studi più recenti. Philip Grierson, nel suo Catalogue of the Byzantine Coins in the Dumbarton Oaks Collection and in the Whittemore Collection, Vol. II, parte 2, Washington 1993 (seconda edizione, da ora in poi abbreviato in DOC II/2), a p. 500, n° 186.1 e 186.2, assegna a Costante II per la zecca di Napoli solamente i mezzi follis del tipo Pannuti-Riccio, p. 2, n° 2, dove l'imperatore è raffigurato con una lunga barba. Gli altri tipi, dove il ritratto imperiale è imberbe o ha solo qualche accenno di barba (tipo CNI XIX, tav. I, n° 2-3), sono invece assegnati a Costantino IV (668-685) e si trovano classificati in: DOC II/2, p. 563, n° 79 bis; Pannuti-Riccio, p. 2, n° 1 (che lo attribuisce erroneamente a Costante II) e Sear, p. 211, n° 1231 (che già nel 1974 lo dava correttamente a Costantino IV, seguendo ciò che veniva pubblicato nella prima edizione del DOC II/2 risalente al 1968). Di seguito, ti mostro l'immagine di un altro esemplare simile apparso presso CNG 84, lotto 1626: Quindi, la tua moneta andrebbe assegnata a Costantino IV e non a Costante II. Descrivendola (tra parentesi quadre inserisco le lettere che non si leggono sulla tua moneta, almeno stando alla foto che non è proprio messa a fuoco): D/ [C] O C - [O]. Bust facing, beardless, wearing chlamys and crown with cross. In right hand, globus cruciger. R/ XX. In exergue, N. I riferimenti bibliografici li trovi citati sopra. Spero di esserti stato d'aiuto e di aver fatto un po' di chiarezza in una monetazione che non è sempre facile da seguire ed analizzare.
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  13. Ti ringrazio @tonycamp1978, ho provato a fare altre foto ma non so se sono più leggibili
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  14. Del 1601 posto sul R/ ne segnala uno come variante inedita il Serafini nel vol. IV, al n. 411/298b. Ti allego immagine della pagina. Purtroppo l'illustrazione della moneta nella tav. indicata è poco leggibile.
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  15. Ho dato un occhiata ai siti che nomini. Sono due Società private che usano un metodo di "grading" inventato da Sheldon, che era un numismatico. Non penso che abbiano problemi a fornire una conservazione a qualsiasi tipologia di moneta. Si fanno anche pagare bene, poi te le inseriscono negli "slab" cosicchè la tua bella moneta si trasforma in una figurina rara dei Pokemon. Nessuno la potrà mai più toccare, non potrai più vedere il contorno e sarà ( forse ) sempre uguale. L'unica avvertenza è quella di non metterla nel microonde, perchè la plastica si scioglie... Ciao
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  16. Minuscola monetina d'oltre oceano di difficile reperibilità. 1902  Canada - Edoardo VII° - 10 Cents in argento .925 Moneta coniata dal 1902 al 1910. Per il 1902 ed il 1903 esistono due produzioni: la zecca reale di Londra (quella che presento) senza segno di zecca (1902 720.000 pezzi coniati - 1903 500.000 pezzi coniati) Le moneta prodotte a Birmingham (Heaton mint) presentano una H sotto i rami d'alloro (1902 1.100.000 pezzi coniati - 1903 1.320.000 pezzi coniati) Dal 1904 al 1910 sono state coniate senza segno di zecca (circa 15.000.000 di pezzi in totale) Allineamenti: 1902-1907: ↑↓ 1908-1910: ↑↑
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  17. Piastra 1834 aquile capovolte
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  18. queste sono una selezione di monete false queste buone
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  19. ..... E il particolare che a me personalmente fa impazzire ? Qualcuno all'epoca avrà saggiato con i denti la Piastra... E gli si sono spezzati! Osservate dentro i segni Peso 26,30 grammi
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  20. Apro questa discussione al fine di raccogliere le immagini di monete, medaglie, banconote e manufatti d'arte che rappresentano il mito di "San Giorgio e l'uccisione del Drago" di ogni epoca e luogo di provenienza presenti nelle nostre collezioni. Invito gli utenti di tutte le sezioni del forum a condividere le foto di quanto hanno a disposizione nelle loro raccolte accompagnate da una breve presentazione dell'oggetto o anche dell'artista, in modo da poter creare una bella miscellanea tematica. Spero che l'idea piaccia e la partecipazione sia nutrita e trasversale agli interessi dei partecipanti al forum. Credo sia innanzitutto opportuna una breve introduzione circa la vita del Santo e la leggenda che l'accompagna: San Giorgio di Carlo Crivelli (1472) L’esistenza di Giorgio, santo vissuto nel II secolo, è ancora avvolta dal mistero, tanto che i papi cattolici Giovanni XXIII e Paolo VI hanno ridimensionato la sua importanza e il culto. San Giorgio, però, è ancora tra i santi più amati in Oriente e in Occidente; la Chiesa russa lo considera ieromartire (o megalomartire), molte nazioni (come Inghilterra, Lituania, Georgia, che ne porta il nome, e Portogallo) lo hanno elevato a patrono, così come le città di Barcellona, Genova, Venezia, Ferrara, per citarne solo alcune. Gli è stato persino dedicato un cratere sulla Luna. San Giorgio in lotta contro il drago e dodici scene della vita, Bulgaria (Pietro Minjov di Triavna), 1840, tempera su legno, cm 134x86,5 cm (Museo di Storia nazionale di Sofia) Pochi sono i documenti veramente attendibili, moltissimi quelli più o meno encomiastici. La verità storica si basa su pochi passi degli scrittori latini Teodosio Perigeta, Antonino da Piacenza e Adamnano, che testimoniarono l’esistenza a Lydda (Diospoli), in Palestina, del sepolcro di San Giorgio martire e la intensa venerazione del popolo, su un’epigrafe greca del 368 rinvenuta in Eaccaea di Batanea, che parla di una casa del santo, e sui resti archeologici della basilica cimiteriale, il cui primo nucleo può essere datato ad anni vicini alla vita di Giorgio. Tutto qui, il resto – ciò che noi crediamo di conoscere – deriva dalla Passio Georgii, biografia scritta agli inizi del V secolo e già classificata apocrifa dal Decretum gelasianum del 496, e dalle successive rielaborazioni e integrazioni leggendarie, codificate nel XIII secolo nella Legenda aurea di Jacopo da Varazze (o da Varagine, morto nel 1298) e ampliate in codici manoscritti successivi. San Giorgio in lotta contro il drago, Georgia (Samegrelo), 1849, argento dorato, legno, cm 25x20 (Museo d’Arte statale di Tbilisi) Giorgio nacque intorno al 280 in Palestina (ma altre fonti dicono presso la foce del Danubio, vicino al Mar Nero), da Geronzio, persiano, e Policronia, cappadoce, che lo educarono cristianamente fino alla sua partenza per il servizio militare, dove divenne ufficiale delle milizie romane e poi cristiano. Quando l’imperatore Diocleziano ordinò la persecuzione contro i cristiani, non esitò a consegnare Giorgio, pur apprezzandone il valore, in mano all’imperatore persiano Daciano che lo fece incarcerare e torturare. Secondo il racconto di Jacopo da Varazze, Daciano convocò settantadue re per decidere le misure da prendere contro i cristiani. Davanti alla corte, Giorgio distribuì i beni ai poveri e, confessandosi cristiano, si rifiutò di sacrificare agli dei. Giorgio fu spogliato delle vesti, flagellato con nervi di bue, costretto a mettere calzari infuocati guarniti di chiodi, colpito da martellate tanto violente da fracassargli il cranio, legato e sbattuto in prigione, dove ebbe la visione del Signore che gli predisse sette anni di tormenti, tre volte la morte e tre la risurrezione. Visto che Giorgio era irremovibile nella sua fede, Daciano convocò il mago Atanasio, chiedendogli di vincerlo con un incantesimo: Atanasio divise in due un toro con una formula magica e offrì a Giorgio una bevanda avvelenata, ma il santo, prima di morire, convertì Atanasio che fu subito messo su una ruota armata da ogni lato di punte e lame, tagliato in dieci pezzi e gettato in un pozzo. Allo scoppio di un tuono, Giorgio risorse la prima volta. Ciò provocò la conversione del capo delle milizie Anatolio e di tutti i soldati che furono immediatamente passati a fil di spada. Giorgio fu ricondotto in tribunale, gli versarono in bocca del piombo fuso e gli piantarono in testa sessanta chiodi roventi, poi lo appesero a testa in giù su un braciere; infine, lo ricondussero in prigione. All’indomani, il re Magnenzio giurò che si sarebbe fatto cristiano se Giorgio fosse riuscito a far fiorire e fruttificare ventidue sedie di legno. Il miracolo avvenne, ma il re lo attribuì al dio Apollo e Giorgio ne distrusse subito il tempio. Il santo fu allora squartato e gettato in una caldaia con piombo e pece, ma nel mezzo di un gran frastuono discese il Signore, accompagnato da Michele e i suoi angeli, che risuscitò Giorgio per la seconda volta. Alla vista di tanti tormenti, la moglie di Daciano, l’imperatrice Alessandra, si convertì al cristianesimo e, per questo, condannata al martirio. Già sul patibolo, Alessandra chiese a Giorgio cosa ne sarebbe stato di lei dato che non aveva ancora ricevuto il battesimo, ma il santo la tranquillizzò: “Il tuo sangue versato ti sarà battesimo e corona”. Giorgio fu quindi esposto agli uccelli che lo smembrarono, ma anche questa volta risorse. Il giorno appresso, Giorgio fu condannato alla decapitazione. Condotto alla porta di ferro il martire chiese a Dio il fuoco del cielo per incenerire Daciano, i settantadue re e tutti i pagani presenti e, esaudito, lo implorò di concedere protezione a coloro che invocavano il suo nome. Il Signore rispose che coloro che avrebbero venerato le sue reliquie, sarebbero stati esauditi. Solo allora, Giorgio si lasciò decapitare. Era l’anno 303, Giorgio aveva circa ventitré anni. Nelle diverse versioni della vita del santo si possono leggere altri particolari dei supplizi subiti da Giorgio (costretto ad entrare in una fossa piena di calce viva, frustato con cinghie di cuoio e percosso con martelli da fabbro, gettato da un precipizio e dato alle fiamme, immerso in una caldaia di olio bollente...) e versioni alternative alle pene citate (come le ventidue sedie sostituite da diciassette persone morte da quattrocentosessant’anni, che furono risuscitate, battezzate e fatte sparire); anche i nomi dei personaggi non sempre coincidono. Fu sepolto a Lydda, in Palestina, dove ancora oggi sono visibili i resti archeologici della basilica cimiteriale che fu costruita in suo onore nel V secolo, incendiata dai Persiani all’inizio del VII secolo, riedificata e ancora rasa al suolo dal califfo Hakim nel 1010. Ancora una volta ricostruita, fu distrutta nel 1099 per impedire ai crociati di usare le travi come materiale bellico, ma i crociati la rieressero. Nel 1191, quando Riccardo Cuor di leone combatté contro il Saladino, la chiesa fu nuovamente distrutta. Fu Riccardo, devoto a san Giorgio, che introdusse il suo culto in Inghilterra, dove il sinodo lo elesse nel 1222 santo patrono del regno. La tomba di san Giorgio presso Lod (Israele) Già all’epoca delle crociate, in tutta l’area del Mediterraneo, si era diffusa l’immagine del santo in lotta contro il drago, narrata nelle passiones di san Giorgio dal IX secolo, racconti che facilmente traevano spunti dai racconti mitologici e folcloristici per esaltare le prodezze dei santi. Fu forse una falsa interpretazione di un’immagine dell’imperatore Costantino a Costantinopoli, descritto da Eusebio come vincitore di un drago (cioè il nemico del genere umano), oppure la suggestione provocata da una raffigurazione del dio egizio Horus, il purificatore del Nilo raffigurato come cavaliere dalla testa di falco, in uniforme romana, in atto di trafiggere un coccodrillo (simbolo delle energie distruttrici del cosmo) tra le zampe del cavallo, che suggerirono storia e iconografia del “Il miracolo sul drago”, detto anche “San Giorgio in lotta contro il drago”, raccontata anch’essa nella Legenda aurea di Jacopo da Varazze. LA LEGGENDA AUREA San Giorgio in lotta contro il drago, Russia (Mosca), XIX secolo, lega di rame, smalti di cinque colori, h 9 x 7,6 cm (Museo Rublëv, Mosca) In quest’episodio – che per taluni evoca il mito di Perseo e Andromeda, mentre per altri simboleggia l’eterna lotta fra il bene e il male – si narra che a Silene, città della Libia, viveva in un lago un drago mostruoso che a volte giungeva fino in città dove con il suo fiato avvelenava chiunque gli capitasse a tiro. Gli abitanti, impauriti, placavano la sua fame dandogli ogni giorno due pecore, ma presto il numero delle pecore diminuì. Interpellato, l’oracolo disse di offrire al drago una pecora e un essere umano, scelto con un sorteggio. Quando venne la volta della principessa Elissava (in italiano, Margherita o Cleodolinda), il re tentò di riscattarla offrendo tutto il proprio patrimonio e metà del regno, ma il popolo rispose: “I nostri figli sono morti e tu vorresti salvare tua figlia? Se non lo permetterai bruceremo te e la tua casa”. Elissava, in lacrime, fu portata sulla sponda del lago in attesa del proprio destino. Proprio in quel momento sopraggiunse Giorgio che consolò la ragazza e le promise aiuto. Di lì a poco, il drago emerse tra fuoco e vapori pestiferi, ma Giorgio si affidò a Dio e si avventò sul drago ferendolo profondamente con la lancia. Il drago cadde a terra e Giorgio disse a Elissava: “Avvolgi la tua cintura al collo del drago”, lei obbedì e il drago cominciò a seguirla mansueto come un cagnolino. Vedendoli arrivare, il popolo si atterrì ma Giorgio li rincuorò: “Non temete, il Signore mi ha permesso di liberarvi da questo mostro. Credete in Cristo ed io ucciderò il vostro persecutore”. Felice, il re donò al salvatore immensi tesori, ma Giorgio li distribuì ai poveri e, dopo aver battezzato tutti gli abitanti della città, riprese il cammino. Icona custodita nella chiesa di San Giorgio Extra, che raffigura San Giorgio mentre uccide il drago; sullo sfondo il Duomo e la città di Reggio Calabria. Sembra sia di origine copta l’iconografia del santo ritto su un cavallo bianco, avvolto in un mantello sollevato dal vento che lascia vedere la corazza sottostante e nell’atto di infilzare la lancia nella gola del drago, mentre la mano di Cristo lo benedice. Fu comunque molto frequente in Oriente fin dal X secolo e, successivamente, in Europa. Esiste anche una variante “corta” dell’iconografia, dove Giorgio è rappresentato mentre atterra il drago agguantandolo per il collo. Molto diffusa, più in tempi antichi che in quelli recenti, fu anche la rappresentazione isolata di San Giorgio, col capo scoperto e i lunghi ricciuti capelli, armato di corazza e clamide, scudo e lancia. L’immagine del cavaliere vincitore è tipica del Medioevo; tuttavia, Giorgio non restò solamente il santo dell’aristocrazia e della cavalleria (di cui divenne patrono), ma entrò a far parte della cultura popolare, che nelle rappresentazioni religiose teatrali rappresentava spesso l’uccisione del drago. Inoltre, Giorgio era ed è considerato il protettore dei lavori dei campi, dei cavalli, dei pastori e dei contadini (il nome Giorgio deriva dal greco georgos che significa agricoltore). Non è quindi un caso che la sua festa principale sia stata fissata il 23 aprile, in un periodo in cui si celebravano le feste primaverili pagane. Nel giorno della sua festa, per esempio, sulle Alpi si conduceva per la prima volta il bestiame al pascolo. In questo giorno, inoltre, san Giorgio faceva sì che il terreno si spaccasse in modo che i serpenti, rimasti nascosti durante l’inverno, potessero tornare in superficie: una tradizione che, unita al leggendario combattimento contro il drago, determinò il fatto che il santo fosse invocato in caso di morsicature di serpente. Tuttavia, i modi del suo martirio lo rese, agli occhi del popolo, il santo "esperto" di quasi tutte le sofferenze, i dolori e i disturbi, invocato contro le infiammazioni febbrili, l’epilessia, la peste e la lebbra. Nei paesi slavi era chiamato anche contro le streghe. Fonti: Larici.it e wikipedia Una buona serata e buon divertimento a tutti, aspetto i vostri tesori. E.
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  21. Salve forum, non scrivo da molto, ma ci tenevo a mostrarvi una foto che racconta la mia passione per le monete maltagliate, in questo caso la mia piccola collezioncina Siciliana in crescita, con protagonista una moneta che desideravo da molto molto tempo, uno Scudo Siciliano, Filippo III, 1611. Spero sia di vostro gradimento, saro' lieto di mostrarvi maggiori foto qualora interessati, Un caro saluto, Gasp
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  22. Ciao a tutti, vi presento la mia prima bizantina: un XX Nummi di Costante II per Napoli. Prima un pò di storia ( fonte:: http://www.accademianuovaitalia.it) Lo storico tedesco Ralph-Johannes Lilie così riassume questo strano episodio nella sua importante opera «Bisanzio. La seconda Roma» (titolo originale: «Byzanz. Das zweite Rom», Berlin, Siedler Verlag, 2003; traduzione italiana di Giorgio Montinari, Roma, Newton & Compton Editori, 2005, pp. 97-99): "In questo periodo [cioè verso il 662] si ebbe una delle azioni più bizzarre dell'ormai trentenne Costante II. Nell'estate del 662 egli riunì l'esercito e, passando per Tessalonica, marciò su Atene,, dove fece una breve sosta, per procedere poi verso occidente e approdare infine in Italia. Qui assediò, senza successo, la longobarda Benevento e si diresse poi verso Roma, dove fece un ingresso trionfale in quanto primo imperatore d'Oriente a recarsi in visita nell'antica capitale, dopo la divisione dell'impero nel 395! Lo scalpore fu corrispondente all'entità del fatto. Ma l'imperatore si trattenne per poco anche nella Città Eterna. Dopo aver estorto un contributo consistente a Roma (si dice che abbia portato addirittura con sé i tetti di rame delle chiese), voltò le spalle alla città e al papa e si recò in Sicilia, dove dichiarò sua capotale Siracusa e dove, nel 668, fu assassinato da un membro della sua corte. La motivazione di tutto questo è sconosciuta. Ma cosa voleva Costante in Italia? Molti sono stati gli interrogativi sulla questione, ma non esiste ancora una risposta definitiva. Forse aveva intenzione di liberare dai Longobardi l'Italia? In realtà si impegnò appena contro di loro, . Già l'assedio di Benevento rese evidente la debolezza delle truppe bizantine e Benevento era soltanto un piccolo principato dell'Italia meridionale. Se l'esercito imperiale non aveva conseguito la vittoria in questo caso, come poteva pensare di prevalere sul re longobardo nel Nord Italia e di riconquistare i territori lì situati? Ma Costante non tentò neanche un'impresa del genere, ma si diresse velocemente verso la Sicilia, che pareva più sicura. Voleva, come si è supposto, predisporre un catenaccio contro la penetrazione araba nel Mediterraneo occidentale? Ma la forza di Bisanzio era concentrata in Oriente, le sue province occidentali (il Nord Africa, la Sicilia, la Sardegna e alcune altre isole) erano, al confronto, più piccole e deboli militarmente. Inoltre Costate non aveva alcun motivo per fornire il suo sostegno ai Visigoti e ai Franchi, per non parlare del fatto che questi due popoli non rientravano, già da lungo tempo, nella sfera d'interesse di Bisanzio. Forse le motivazioni dell'imperatore sono da ricercare piuttosto nell'ambito privato. Sembra che Costante godesse di scarsa popolarità a Costantinopoli. I suoi insuccessi contro gli Arabi, come la sua politica in campo religioso, gli garantirono la simpatia di pochi amici. Gli ortodossi avevano espresso tutto il loro odio per l'imperatore per la crudele punizione inflitta a massimo e ai suoi seguaci, con la loro conseguente morte , come per la morte di papa Martino I durante l'esilio in Crimea. L'uccisione, imputata al suo volere, dell'amato fratello minore Teodosio nel 660, incrementò ancor di più l'astio contro Costante. A Costantinopoli. Potrebbe essere quindi che egli vagheggiasse di ricominciare una nuova vita in Occidente e ritenesse, negando totalmente la realtà, di incontrare maggior favore in Sicilia che a Costantinopoli. Egli chiese alla mogie e ai figli di raggiungerlo, ma questi furono fermati dall'opposizione dei governatori della capotale. Così Costante fu tagliato fuori in modo definitivo. Non si ostinò a fare ritorno a Costantinopoli, ma continuò il suo soggiorno in Sicilia. Anche se fosse vissuto più a lungo non avrebbe più potuto esercitare alcuna influenza sul corso politico dell'impero. Il temporaneo spostamento della residenza imperiale in Occidente rimase un episodio senza conseguenze.»
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  23. Ciao a tutti, vi presento il secondo "upgrade" preso già da diverso tempo. In pratica ardevo dalla voglia di migliorarla già nel momento in cui avevo acquistato il primo esemplare (che potete vedere in questo collegamento, parte integrante di un'interessantissima discussione sull'intera serie Capranesi) Non è un FdS, qualche grinza da conteggio e piccole pieghe angolari, ma dal momento che ormai volevo un primo decreto, meglio contentarsi) Sono sempre pienamente convinto che queste siano la serie più bella dell'intero periodo repubblicano. Le dimensioni e lo stile grafico raffinato rendono queste banconote veramente un'opera d'arte! ps. era questa la tipologia "primo tipo" che compariva nel celebre film "la banda degli onesti". Presenta una tonalità più giallina, differente dal secondo tipo.
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  24. Molte sono le bizzarrie di personaggi di spicco in epoca medievale, una speciale menzione merita il signore di Milano Bernabò Visconti (1323 - 1385). Si racconta che avesse una passione forte per le donne in carne , e qui nulla di così bizzarro. Oltre a questa passione aveva l'abitudine di inventarsi metodi di tortura, il più particolare era quello di legare il prigioniero e di far cadere sulla sua fronte una goccia naturalmente sgorgante dal soffitto. Una sorta di tortura cinese. La goccia con il tempo avrebbe dovuto far uscire di testa e letteralmente scavare la testa del malcapitato. Insomma un personaggio davvero malefico anche in confronto ai potenti dell'epoca. La bizzarria più grande fu quella di ospitare all'interno del palazzo circa cinquemila cani. Ogni cane era dato alle cure di un suddito che doveva recarsi al palazzo ogni giorno. Se il cane veniva trovato sottopeso o malandato il suddito pagava con la vita. Il palazzo prese il nomignolo di Ca’ di Can ovvero "Casa dei Cani". Da questo parrebbe derivare l'espressione milanese alla "cà di can", ovvero "alla casa del cane" per indicare l'angoscia di recarsi dal signore in tali circostanze. Una errata traduzione sembrerebbe aver storpiato la frase in "alla ca**o di cane", significante "lavorare male, con nessun criterio". Il monumento equestre di Bernabò al Castello Sforzesco. Nonostante queste bizzarrie Bernabò Visconti è passato alla storia come un decisionista dal pugno di ferro che seppe tenere le redini di una delle Signorie più potenti della penisola. Ebbe la fortuna di avere a fianco una donna di carisma come Regina della Scala.
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  25. Buonasera agli amici della sezione Regno d'Italia, è molto che non posto monete, non è facile infatti aggiungere pezzi alla collezione per via dei pochi pezzi, e cari che mi mancano, stasera però vi volevo mostrare una coppia che in realtà già avevo ma che ho sostituito. Il 25 centesimi è un taglio molto particolare che non ebbe molta fortuna, e venne subito sostituito per via della somiglianza al pezzo da 1 lira, argentando questi pezzi potevano infatti trarre in inganno. I soli due anni di conio il 1902 e 1903 restano un unicum per tutta la durata del Regno d'Italia. Saluti Marfir
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  27. In vendita il secondo statere conosciuto di Sibari con l'etnico completo! https://www.romanumismatics.com/209-lot-486-lucania-sybaris-ar-stater?arr=0&auction_id=63&box_filter=0&cat_id&department_id&exclude_keyword&export_issue=0&gridtype=listview&high_estimate=125000&image_filter=0&keyword&list_type=list_view&lots_per_page=100&low_estimate=50&month&page_no=1&paper_filter=0&search_type&sort_by=high_low&view=lot_detail&year&fbclid=IwAR1Bvykk3mXNOj9QoMlrnScnP0U_kkRNkFOCUWC7-vZw9mLduOQlixm4aD0
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  28. Questa è autentica 1902  Regno d'Italia - Vittorio Emanuele III° - 25 Centesimi in nickel
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  29. Taglio: 2 euro Nazione: Italia Anno: 2019 Tiratura: ??? Conservazione: FDC Città: Manzolino (MO) Note: la cassiera l'ha presa direttamente da rotolino di zecca
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  30. Io sì, visto che ho già chi me la pagherebbe 1800€
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  31. Ciao @miza , nessun catalogo, questi falsi potrebbero esser stati prodotti anche molto prima, considerato che era conosciuta la laro rarità già dagli anni '20/'30. Quando ero ragazzino ne ho viste parecchie, ma avevo il catalogo Bobba del 1974, praticamente cominciai a capire che non si potevano trovare così facilmente per sole 100/200 lire monete che valevano parecchie centinaia di migliaia di lire anche in condizioni modeste. Mi ricordo che di questa monetina c'erano anche dei bei falsoni vicini al fdc, nel 1977 ho solo preso quella che sembrava più logora ed "invecchiata" sperando che fosse autentica... (spesi 500 lire se non ricordo male). In buona sostanza se ho messo quell'arco di tempo (60/70), è perchè ho pensato che quantomeno tutti questi falsi erano stati prodotti qualche anno prima del mio acquisto effettuato nel '77. Mi informai naturalmente, ed ho saputo che in ogni caso non sono dei falsi d'epoca, non furono prodotte nei primi anni del '900 per essere spacciate per buone per il valore di un centesimo, ma successivamente per frodare eventualmente ignari collezionisti.
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  32. Qualche foto della serata, conferenza molto interessante con foto splendidamente descritte e illustrate dal Prof. Savio
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  33. In merito al dritto Ercole-Mercurio la due righe spese dal Crawford mi fanno un po' pensare alla storia della volpe e dell'uva ed anche il riferimento alle erme di Cicerone, a mio parere lascia un po' il tempo che trova. Il monetale non ha voluto lasciare nulla al caso, le due figure scelte in sostituzione del tradizionale Giano bifronte hanno fattezze ed attributi che permettono di identificarli senza margine d'errore, ai già riconoscibili volti di Ercole e Mercurio, caratterizzati da pelle leonina e petaso, sono stati aggiunti gli attributi della clava e del caduceo, non siamo di fronte ad una variazione stilistica, siamo di fronte ad una scelta ben precisa, resa in modo tale da non lasciare dubbi circa l'identità delle figure rappresentate; il difficile tuttavia non è e non è mai stato identificare le due divinità ma il tentare di capire perché furono scelte proprio loro. La conclusione alla quale è arrivato l' Alföldi dice che l'antica iconografia "greca" di Argo, della quale abbiamo, su suolo italico, testimonianze vascolari risalenti al V secolo a.C. (Ruvo di Puglia e Bomarzo), sembrerebbe contrapporsi ai tipi paterno e giovanile di Giano. C'è di più, come evidenziato dal Silvestri: "anche Turno, come Argo, è il campione di Giunone, alla quale era dedicato, ad Ardea, il tempio più importante, ed è il guardiano di un'antica civiltà che soccombe di fronte all'avvento della nuova: Hermes (la civiltà greca) uccide Argo (la civiltà micenea), come Enea (Roma) uccide Turno (la civiltà latina). L'Alföldi in tale ambito precisa: "Non si tratta di una vera e propria uccisione. E' piuttosto una trasformazione in cui, come nel vaso di Ruvo, uccisore ed ucciso si confondono e si identificano". Probabilmente per gli studiosi di storia delle religioni, quelli veri, avvezzi alla metodologia storico-comparativa, simili conclusioni appaiono fin da subito chiare, per lo meno in termini di conoscenza della moltitudine di riferimenti in esse contenuti, ma penso che per i comuni mortali il tutto risulti quantomeno criptico. Ecco i punti di partenza: https://numismatica-classica.lamoneta.it/moneta/R-G118/6 I vasi di Ruvo e Bomarzo (immagine tratta da "Le Erme Bifronti di Aricia", A: Silvestri, tav. II): Per tentare di entrare nel merito e comprendere maggiormente le basi sulle quali poggiano tali conclusioni è necessario addentrarsi negli specifici contesti, analizzare le varie figure e rintracciare dei collegamenti. Dopo qualche giorno di ricerca sono arrivato a questo schema:
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  34. Oggi sono passato in Vaticano, facendo tutto un giro lungo essendo mercoledì ma non potevo andare in altro giorno. A me non hanno assegnato le “mixate” Ag-Au. Per il resto, tutto come gli altri anni. Ancora niente moduli, non ho chiesto quando li spediranno. Forse già è stato scritto ma sono disponibili i 50 cc 2018 come resto. Per quelli 2019 immagino che bisognerà attendere il 2020. Ecco la busta filatelico-numismatica con l’ormai rituale “cartoncino filatelico” (qualcuno chiedeva immagini)
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  35. Salve @Jonathan.Salice Si tratta di un soldino in mistura coniato a Genova durante il periodo dei Dogi Biennali (1528-1797), in particolare durante la seconda fase che va dal 1541 al 1637. Purtroppo la data è illegibile. Anche le sigle dello zecchiere al dritto sono di difficile lettura: si intravede solo parte dell'ultima lettera prima della crocetta. Potrebbe essere una C (MC) di Michele Cavo (1611-1612) oppure una V (IV) di Geronimo Viglevanus (dal 1583 al 1605). In entrambi i casi, si tratta di una moneta comune ed è messa davvero male.
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  36. Mi scuso per questo intervento (l'ultimo), ma sono sempre stato affascinato dalla grande storia di Roma e oltre che leggerne, mi piace vederne i dipinti che ne raccontano le vicende. Quello di Azio del 2 settembre del 31 a. C. poi è un mare che ho sempre sentito molto suggestivo. Questi sono Antonio e Cleopatra che abbandona la battaglia sulla sua nave dalle vele color porpora, visti da Sir Lawrence Alma-Tadema, 1885: Spero sempre di trasmettere anche in questi modi la passione per la numismatica e la storia che vi si racconta. Saluti HIRPINI
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  37. Bellissimo e affascinante il mezzanino di Andrea Dandolo. La rappresentazione di Cristo che esce dal sepolcro è già rinascimentale, ma siamo ancora nel medioevo. Segnalo anche che S.Marco e il doge sorreggono un cero e non il solito vessillo. Nella descrizione del dritto non è XP€ ma XPS. Questo perche XPS è l'abbreviazione di Christus al nominativo, mentre XP€ è Christe che è vocativo ed è usato nei ducati d'oro e zecchini. Infine credo che la risposta alla domanda di Luciano sia che solo uno dei due si sia occupato dei mezzanini, ma noi purtroppo non sapremo mai chi. Arka Diligite iustitiam
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  38. Buona giornata Non c'è molto da aggiungere alla disamina che hai fatto; complimenti. Questo mezzanino, con la tridimensionalità del Cristo, è effettivamente da considerarsi un "prototipo" coniato dalla zecca veneziana. E' un metodo rappresentativo che verrà sviluppato più in là nel tempo (con parsimonia) e che troveremo più diffusamente solo nelle oselle degli ultimi decenni. Personalmente non mi creerei grossi problemi se le interpunzioni sono differenti da quelle censite dal Papadopoli; è usuale trovare - ancora oggi - in tante monete veneziane, delle interpunzioni non codificate; sono delle belle scoperte per noi appassionati. Va anche tenuto conto che per le tante monete usurate arrivate fino a noi e che sono la gran parte, è difficile anche poter scoprire e determinare queste differenze; monete che hanno porzioni schiacciate, usurate, ribattute, con "salti di conio", ecc. impediscono questi controlli scrupolosi. Piuttosto, c'è un mio personale dubbio. E' mai possibile che due Massari, eletti nel medesimo mese ed anno, abbiano potuto adottare la medesima lettera identificativa su una moneta dello stesso tipo? Ciò contrasterebbe con la logica e la regola che le magistrature competenti avevano deciso di adottare affinché il Massaro responsabile fosse sempre indicato e riconosciuto. E' un aspetto che varrebbe la pena di approfondire. saluti luciano
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  39. Il programma scientifico di In Sanctorum Nummis Effigies
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  40. Aperta tutta la vita senza plasticaccie inutili. Saluti.
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  41. Salve amici,vi faccio i complimenti per i bei pezzi mostrati. Condivido le mie due piastre del 1834, 12 torrette verticali e 13 torrette. Saluti
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  42. I complimenti per Rocco sono doverosi, perchè oltre alla grande cultura numismatica, unisce una disponibilità ed un equilibrio non comuni. Essendo un "novellino" della monetazione borbonica, lo "stresso" molto frequentemente per consigli, valutazioni, approfondimenti. Le risposte sono sempre gentilissime ed apprezzo il piacere che ha di trasmettere la sua notevole esperienza e cultura. Un Grazie di cuore! Ritornando alla Piastra del 1834 "bulinata" l'ho comperata su un noto sito che comincia con E... e dalle foto non molto dettagliate non si capivano questi artefatti. Sicuramente è dovuto anche alla mia poca esperienza in questo tipo di monetazione: in questo conio dove il ritratto del Re è piuttosto piatto e con scarso rilievo dei capelli, vedendo un ritratto con i capelli "distinguibili" mi ha indotto in errore. Posto l'immagine della seconda Piastra del 1834 della quale non posso fotografare il contorno perchè è chiusa e periziata ( oltretutto la conservazione BB mi sembra un po' di manica larga ). Chiedo un'ultima cosa: consultando i libri Magliocca e Pin, mi sembra che la versione comune di questa moneta dovrebbe avere il punto dopo HIER. La mie due e (forse la maggioranza che ho visto) non hanno il puntino. Qual'è secondo voi la versione più comune ? Grazie e Ciao a tutti gli amici Del Forum
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  43. Taglio: 2€ Nazione: Francia Anno: 2003 Tiratura: solo divisionale Conservazione: BB Località: Cardano al Campo Posto questo ritrovamento di ieri. 2 Euro 2003 Francese, coniato solo per i divisionali. La tiratura dovrebbe essere circa 150.000 sommando divisionali FDC, FS e divisionali con commemorativo. Guardando il file di riepilogo, penso di essere il primo ad averne trovato uno in circolazione
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  44. Di storia bizantina non ne so niente, per cui, utilizzo questi meravigliosi scritti che ho ripreso integralmente. Pertanto, risulta accertato il passaggio di Costante II per Napoli e di emissioni a suo nome. La moneta che posto è reduce da un trattamento del cancro del bronzo, pertanto ha vissuto giorni migliori. D'altro canto è un R4 con al diritto busto frontale imberbe di Costante II; ed al rovescio grandi XX sopra una croce ed unite all'estremità, in esergo sigla della zecca Ne Non potevo non prenderla, credo. Sauti Eliodoro
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  45. buonasera, partecipo con uno dei miei- visto che tutti fanno foto ad alta risoluzione- questo passa il convento.
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  46. Non mi sembra che compaia alcunché di simile a Sisimio o a magistro. Al d\ leggo ΕΛΑ / ΦΡΟΝ (elafron, leggero), al r\ ΠΑ / ΛΑΙΟΝ? (palaion, antico) ??ΤΡΑΧΟΝ. Potrebbe quindi trattarsi di un peso monetale.
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  47. Buongiorno, emissione in rame della Zecca di Siracusa per Costantino V con il figlio Leone IV. Direi Spahr 333. Nascevano con tondelli stretti ed irregolari, non le pelava nessuno. Il tuo esemplare è nella media
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