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  1. Rocco68

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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 08/23/19 in tutte le aree

  1. @Ledzeppelin81, Angelo condivido la mia Piastra del 1802 Aggiungerò in seguito foto del taglio e peso, ora mi è impossibile. Saluti e condividete le vostre Napoletane.
    6 punti
  2. Guarda che fa lo stesso passando dalla monetazione antica a quella moderna. Stesse frasi, stesse affermazioni paradossali, stessi globetti sintomo di fusione (!), visti naturalmente solo da lui. È uno spam che non da nessunissimo contributo alle discussioni, questa è la mia idea. Per il resto, la mia è una battuta e basta. Lasciatelo pure, che almeno si ride ogni tanto.
    4 punti
  3. Buongiorno a tutti gli amici del forum, in questi mesi sono attratto dalla monetazione giapponese del periodo Tokugawa e oggi vorrei condividere con voi il mio ultimo acquisto arrivato proprio oggi. Si tratta di un Hōei Tsūhō, una moneta costituita in bronzo dal diametro di 37,5 mm, dal peso di circa 9 grammi e coniata dalla zecca di Shichijō. Ma come mai fu considerata una moneta scomoda? Verso il 1700 le miniere di rame giapponesi iniziarono ad esaurirsi a causa della massiccia produzione di monete da 1 mon (Kan'ei Tsūhō) allo scopo di sostenere l'economia dello shogunato, ma la politica di isolamento del governo Tokugawa costrinse il Giappone a non importare rame. Nel 1708 (quinto anno dell'era Hōei) lo shogunato Tokugawa introdusse un'enorme moneta in bronzo dal valore facciale di 10 mon, Hōei Tsūhō, ma conteneva 3 volte più rame di una moneta da 1 mon e quindi il suo vero valore era solamente di 3 mon. Le monete erano troppo grandi per essere maneggevoli nel commercio quotidiano, ma sopratutto a causa del loro valore nominale relativamente basso non erano popolari. Dopo aver tentato brevemente di forzare la popolazione ad adottare queste monete, e addirittura minacciandola con severe punizioni, nel 1709 le monete vennero ritirate dalla circolazione. Spero che la moneta e la storia che gli gira intorno sia stata di vostro gradimento! Quando avrò più materiale farò una piccola guida sulla monetazione bronzea del periodo Tokugawa. Buona giornata a tutti! Xenon97
    3 punti
  4. Complici le ferie mi era sfuggita questa interessante discussione. Va ovviamente premesso che andare troppo indietro nella ricerca del pedigree di una moneta risulta complicato perchè in aste e vendite datate non vi erano le immagini delle monete quindi fare un confronto risulta difficile se non impossibile ovviamente quando la moneta non è accompagnata da cartellino. In passato, più che per curiosità che per vero interesse mi sono imbattuto in un pedigree a mio avviso importante di una mia moneta. Partiamo da lontano... Precisamente dal catalogo della collezione Fusco edito nel 1882. A pagina 160 dello stesso leggiamo: Ho evidenziato il n°3 perchè è la moneta oggetto del post. Questa moneta è riferita al n° 3 della tavola IV di un lavoro del Fusco. Precisamente si tratta dell'opera "Intorno alle zecche ed alle monete battute nel Reame di Napoli da re Carlo VIII di Francia" opera di Giovan Vincenzo Fusco edita a Napoli nel 1846. Tra l'altro nella stamperia del Fibreno. Quest'ultimo è un fiume che si trova vicino la mia casa natale e dove spesso andavo a pescare la famosa trota macrostigma... ma non divaghiamo. Trovato questo riferimento sono andato a vedere la moneta descritta nel 1846: ma la curiosità è che la moneta è riportata per la zecca di Capua. Infatti sarà successivo a quest'opera l'intervento del Lazari che interpreterà correttamente la legenda al R/ di questa moneta. Ma passiamo a vederne il disegno (Tav. IV, n°3) del Fusco: Eccoci quindi di fronte al disegno della moneta. Ora passiamo al 1999, precisamente al listino di vendita 1° semestre 1999 dello studio numismatico Baranowsky, lotto 475 (per chi ha il catalogo può osservare che le immagini di questa moneta sono state scambiate con quelle di un pari cavallo di Sulmona trovando quindi al n°475 il D/ del cavallo di Sora abbinato al R/ del cavallo di Sulmona ed al lotto 477 il D/ del cavallo di Sulmona abbinato al R/ del cavallo di Sora). Di seguito la moneta in vendita con le immagini corrette: Ovviamente si tratta di una foto in B/N di scarsa qualità però già qualcosa appare evidente... Dal listino è passato poi nelle mie mani ed ecco la moneta "a colori": Che da un confronto risulta essere quella disegnata nella tavola del 1846, presente nella collezione Fusco nel 1882. Presente anche in un catalogo Alfa - monete regionali alla voce Sora (ma non lo riesco a ritrovare... troppi libri), nel listino di vendita Baranowsky ed ora nella mia collezione. Scusate se mi sono dilungato ma volevo sottolineare che anche una piccola moneta di rame può avere un suo illustre pedigree...
    3 punti
  5. Dal Metropolitan, qualche cosuccia bizantina [emoji39]
    2 punti
  6. Costituito per lo più da un listello di legno di tasso alto almeno quanto una persona e da una corda per la tensione, era arma di facile ed economica realizzazione, largamente usata nell'Inghilterra medioevale da cacciatori, bracconieri e da chi rubava ai ricchi per dare ai poveri . Gli eserciti inglesi dell'epoca impiegavano importanti reparti di arcieri così armati e numerosi erano gli arcieri che Edoardo III di Inghilterra il 26-08-1346 schierò su un crinale nella zona di Crecy per fronteggiare l'attacco dell'esercito francese di Filippo VI . Surclassati e decimati i balestrieri Genovesi di parte francese (privi degli scudi di protezione) dal tiro dei lunghi archi inglesi, la cavalleria pesante francese lanciò la sua carica : i cavalieri francesi, in carica in salita e su terreno reso fangoso da precedente pioggia, furono falcidiati dal tiro degli arcieri inglesi e volti in rotta disastrosa per l'esito dell'intera battaglia . Se quel giorno forse non cessò di esistere, come qualcuno ha detto, la cavalleria (come arma da battaglia) certamente può essere emblematica del crepuscolo la morte dell'alleato dei Francesi, Giovanni I re di Boemia : non più giovane, ormai cieco, il re volle cadere in battaglia in armi da cavaliere legato ad altri che lo guidarono nella sua ultima carica . Vale una nota ricordare che 70 anni dopo, il 25-10-1415, nella piana di Azincourt, la cavalleria Francese fu ancora disastrosamente sconfitta dai lunghi archi degli Inglesi .
    2 punti
  7. Taglio: 2 € Nazione: Italia Anno: 2019 Tiratura:? Condizioni: SPL Città: Pontinia (LT) Note : news
    2 punti
  8. Esemplare mancante in diverse collezioni importanti . Al contrario di quanto scritto nel Mir ad inizio legenda presenta la croce e non il fiore , come nei grossetti di Carlo Emanuele I Grossetto 1630 Vittorio Amedeo I
    2 punti
  9. So che è in buone mani. Ciao Sergio @Rocco68, bellissima piastra amico mio. Non mi ero mai accorto di quella appendice che spunta dal 2 anche nella mia piastra. Sei sempre un passo avanti. Di seguito le foto della mia piastra. Saluti Angelo
    2 punti
  10. Buonasera Angelo, ti ringrazio per i complimenti, ma il mio Sogno, cioè comprare dopo tanto una (veramente) rara Piastra del 1800, si è potuto realizzare grazie soltanto alla Tua disponibilità e ai preziosi consigli di @Rocco68 Con grande stima e affetto, Sergio. @Ledzeppelin81
    2 punti
  11. Come già affermato da @numa numa non esiste un catalogo comprendente tutta la collezione di monete del Museo Bottacin, ma singoli cataloghi specialistici su determinati ambiti, i più recenti sono quelli sulle monete islamiche curato da Frederic Bauden e sulle monete vandale, bizantine, ostrogote e longobarde curato da Bruno Callegher...
    2 punti
  12. Purtroppo e Tu, essendo un esperto mi insegni, imprimere la data sulle monete è una consuetudine ( almeno per le monete Sabaude ) che comincia nel 1500 e sovente per la tecnica di coniazione è difficilmente leggibile. Devo vedere se riesco a trovarne almeno una da postare. Per oggi, con la nostra "De Lorean numismatica", viaggiamo al 1825 ( mi sembra manchi alla nostra collezione ) In quell'anno morì Il Re Ferdinando I ( IV ) di Napoli, dopo 65 anni di Regno ( con qualche interruzione) . Lasciò il Regno nelle mani di Francesco I che non era molto portato a svolgere tale gravoso compito. Essendo appassionato di botanica ed agricoltura, delegò a personaggi non proprio capaci e di non specchiata moralità le questioni di Stato. Altre passioni furono: la famiglia ( ebbe 14 figli da 2 mogli ) e la caccia... soprattutto alle gonnelle ( che fossero nobildonne o popolane, purtroppo non esistendo ancora la "pillola" ebbe numerosi figli illegittimi ). Amante della buona tavola e tendente alla pinguedine a 40 anni ne dimostrava 20 di più. Morì a 53 anni ( 1830 ) lasciando il trono a quello che diventerà Ferdinando II. La moneta è una Piastra o 120 Grana del 1825 in buone condizioni ma con dei fondi "opachi" ed un colore tipo alluminio. Il peso ( 27,07 g ) ed il diametro sono congrui a tale tipo di moneta. Pertanto chiederei al nostro amico Rocco ed agli altri esperti del forum cosa ne pensano. Ciao a Tutti
    2 punti
  13. Forse è meglio cambiare discorso e ritornare a parlare di monete. Faccio i complimenti agli amici Rocco e Sergio per le loro bellissime piastre del 1800. Rare da trovare, non molti possono dire di averle in collezione. Vi invidio (in senso buono) ? Riguardo la rarità tra la 1800 e la 1802 ritengo più rara la 1802 ma qui parliamo di monete entrambe "realmente" rare Particolare interessante quello delle 3 P del Planelli Cordiali saluti Angelo
    2 punti
  14. Per cortesia, fate rimuovere quel ritaglio al post 3458, perché offende la memoria di persone che non possono replicare. Grazie
    2 punti
  15. Buongiorno a tutti,è con grande piacere che posto quella che per me è la moneta che mia ha indotto ad avere un occhio di riguardo per la monetazione di Ferdinando IV di Borbone, precisamente il 9 cavalli del 1790 di conio ibrido, cioè al dritto presenta il busto piccolo come le emissioni degli anni precedenti mentre al rovescio presenta la torre a lati dritti e la data grande come le emissioni degli anni successivi, era un po' che gli davo la caccia, il primo esemplare che avevo visto era passato in un asta ma non mi appuntai quale e quindi non ricordo quale, il secondo esemplare era apparso l'anno scorso sulla baia e poi rimesso in vendita su MA -shop in Germania e subito venduto dopo un mio scritto su altra piattaforma. Come conservazione è inferiore al primo esemplare che avevo visto ma sicuramente migliore del secondo, tutto sommato mi ritengo molto soddisfatto e anche se il nostro caro @Rex Neapè stato un po' strettino come rarità sul suo libro, cosa tra l'altro condivisibile visto che non si sa effettivamente quanti esemplari ci siano in circolazione, ho faticato e non poco per trovarne uno da mettere in collezione...
    1 punto
  16. Buonasera a tutti, @savoiardo, @giuseppe ballauri, veramente bei ritratti, ma soprattutto bella donna la Contessa, ho spulciato un po' tra le mie monete, ma di monete con ritratto femminile ne ho ben poche ma soprattutto recenti, mi sposto un pochino indietro nel tempo, solo che non ho una data ben precisa, per l'occasione usiamo un lasso temporale che va dal 1516 al 1519 se non sbaglio. La moneta, piuttosto malconcia e credo ammalata, è un Sestino di Giovanna di Castiglia (detta la Pazza) e di suo figlio Carlo. La moneta è collezione Litra68, le notizie storiche e avvenimenti sono come al solito fonte Web. Poi piano piano cercherò di andare ancora più a ritroso nel tempo. Buona lettura. Saluti Alberto Dalla morte del marito, 1506, e fino al 1520 Giovanna venne confinata, per ordine del padre, nel castello di Tordesillas, completamente isolata dal mondo esterno, e vi rimase anche quando - morto il padre Ferdinando, 23 gennaio 1516 a Madrigalejo - la Spagna, ormai unita, passò al figlio Carlo di Gand, poi meglio conosciuto, una volta divenuto imperatore, con il nome di Carlo V. Il 4 novembre 1517 Carlo si recò in visita alla madre che non vedeva da dieci anni, essendo stato allevato nelle Fiandre dalla zia Margherita. Di lei non ricordava le sembianze e aveva solo sentito descrivere la sua follia. L'incontro, peraltro, era dettato dalla necessità di ottenere la legittimazione all'assunzione del potere, ma la situazione per Giovanna non cambiò. Carlo V Carlo temeva le idee poco convenzionali della madre, specie per quanto riguarda la religione: un governo della madre avrebbe avuto effetti dirompenti su quegli interessi del clero e della nobiltà che si erano consolidati negli anni della reggenza di Ferdinando; avrebbe altresì escluso dalla gestione della corona lui e l'entourage fiammingo di cui era circondato e che si stava arricchendo enormemente alle sue spalle; un'incapacità mentale di Giovanna faceva comodo a molti e ovviamente gli interessati ne erano consapevoli. Carlo continuò la politica del nonno lasciando la madre nella stessa condizione in cui l'aveva trovata: prigioniera nel palazzo di Tordesillas. «Egli sacrificò risolutamente la madre alla sua missione, come Filippo aveva sacrificato la moglie alla sua avarizia, come Ferdinando aveva immolato la figlia ai suoi piani politici.» Carlo pose a custodia di Giovanna il marchese di Dénia, don Bernardino de Sandoval y Royas, che si dimostrò un feroce aguzzino non migliore del suo predecessore Luis Ferrer, che, peraltro, dichiarava di non avere mai sottoposto la regina alla tortura della cuerda[10] se non per ordine del padre Ferdinando.[11] La prigionia a Tordesillas di Giovanna, regina di Castiglia, fu estremamente dura, per quanto coerente con i tempi, e resa ancora più dura sia dal rigoroso isolamento a cui fu sottoposta sia dai tentativi di costringerla a pratiche religiose, come la confessione, che ostinatamente rifiutava. Il marchese di Denia manifestò uno zelo esemplare nella sua funzione di carceriere-aguzzino, come dimostra la corrispondenza intrattenuta con Carlo, nella quale a volte gli ricordava che prima dei sentimenti filiali dovevano venire gli interessi politici: a volte suggeriva di applicare alla regina la tortura perché questa sarebbe stata utile alla sua salvezza e certamente avrebbe reso un servizio a Dio e spesso gli ricordava che egli agiva nel suo esclusivo interesse. Il marchese allontanava quei frati che, messi vicino alla regina nel tentativo di convertirla, ne divenivano, invece, amici e difensori, come accadde per il futuro santo Giovanni d'Avila. Di tutto veniva sempre informato il figlio Carlo, che temeva una Giovanna libera e attiva, che potesse infiammare il serpeggiante sentimento popolare antifiammingo, mettendo in pericolo il suo potere. Fiandra e profonda pianura padana, Gand e Mantova, città d’acqua entrambe nel 1500 diedero i natali a Carlo, figlio di Filippo e di Giovanna la Pazza e a Federico, primo maschio di Francesco II Gonzaga e Isabella d’Este. Tra il 24 e il 25 febbraio nasce Carlo, a Gand. Il padre morirà presto e nel 1516 a soli sedici anni Carlo diventerà re e in seguito, grazie a una serie di improbabili coincidenze, riunirà nella sua persona un impero che non ne vedrà altri uguali. Federico ha un’infanzia diversa, erede del marchesato lascia Mantova come ostaggio del papa Giulio II della Rovere e trascorrerà gli anni più formativi a Roma nel periodo in cui vi lavorano sia Raffaello che Michelangelo. Nel 1519 diventa Marchese di Mantova e comincerà la sua scalata al titolo di duca. Nel 1519 Carlo diventa Carlo V l’imperatore del Sacro Romano Impero sbaragliando gli altri due candidati: Francesco I di Francia che diventerà suo acerrimo nemico e Enrico VIII d’Inghilterra. Entrambi campioni della chiesa cattolica: Carlo fronteggia la riforma luterana e combatte i principi che la sostengono. Durante il suo impero è stampato il primo indice dei libri proibiti. Federico sarà Capitano generale della Santa Romana Chiesa. Entrambi campioni della Chiesa cattolica ma: Carlo V darà il via al sacco di Roma nel 1527, la giusta punizione per un papa disubbidiente e Federico aiuterà i Lanzichenecchi ad attraversare il Po (suo fratello Ferrante comanderà le truppe imperiali nell’assalto alla città eterna). Non ci si deve stupire di questa doppiezza in un periodo storico in cui era vero tutto e il contrario di tutto ma soprattutto quello che rispettava i canoni della Chiesa e dell’Impero: i deboli principi italiani sono costretti a quella politica di continuo cambiamento delle alleanze per potersi presentare dalla parte giusta, quella del vincitore, quando sarà chiaro di chi sarà la vittoria. Ma il vero legame tra i due personaggi ha come baricentro Mantova e soprattutto Palazzo te. 1516, l'anno prima di Claudio Geymonat 08 aprile 2016 Cosa accadeva nel mondo poco prima dell’irrompere della Riforma protestante Prima del 1517 c'è stato il 1516, avrebbe potuto dire senza timor di smentita monsieur Lapalisse. Cosa accadde nell'anno che precede la decisione di Lutero di affiggere le 95 tesi e di dare in questo modo un nuovo corso a parte degli eventi storici? Le cause profonde della Riforma sono antiche e il movimento riformatore pare essere il frutto di una evoluzione lenta ma ineluttabile. Il 1516 rappresenta la messa in atto degli elementi che precedono immediatamente lo choc causato dal 2017. Umanisti, teologi, politici, tutti i protagonisti dell'epoca sono presenti in scena. Iniziamo dalle lettere: Erasmo da Rotterdam sostiene che le Scritture possono essere lette e comprese dal popolo, a patto che questo possa utilizzare traduzioni in lingue a lui note. Pubblica il primo marzo 1516 a Basilea il “Novum Instrumentum”, dedicato a papa Leone X. Propone un Nuovo Testamento sempre in greco e latino, ma sulla base di manoscritti disponibili in greco appena scoperti con la fine dell’impero bizantino; la versione di san Girolamo, la Vulgata, viene dunque lasciata da parte per la prima volta. Le idee contenute nei commenti, nelle note, sono rivoluzionarie: si parla di auspici perché le donne possano leggere il Vangelo, e perché gli operai, le tessitrici, possano cantarlo durante le ore di lavoro. Il battesimo, i sacramenti, appartengono a tutti i cristiani, e allora perché il dogma, la Parola, è nota solo a teologi e monaci? Il testo di Erasmo segna un punto di svolta e verrà ristampato più di 200 volte prima della fine del secolo. Lo stesso anno, sempre il 1516, vede il Concilio Lateranense V stabilire tramite la bolla Inter Sollicitudines che qualsivoglia pubblicazione debba essere sottomessa all'approvazione preventiva delle autorità ecclesiastiche. Non sono poche le figure nell’ambito della chiesa cattolica ad auspicare un rinnovamento al proprio interno: fra queste Ulrich Zwingli, prete a Zurigo che rende note sempre nel 1516 le proprie opinioni portanti. Lutero dal canto suo ha già ampiamente iniziato le proprie riflessioni. Al momento ricopre ancora il ruolo di professore di sacre scritture all'università di Wittenberg e di monaco agostiniano al convento di Erfurt e pubblica un commentario sull'epistola ai romani di san Paolo, documento prezioso perché consente di conoscere il suo pensiero alla vigilia degli avvenimenti del 1517 :« l’unica disposizione nei confronti della grazia è l’eterna elezione e predestinazione di Dio». L'anno 1516 da un punto di vista politico vede la pubblicazione del Principe di Niccolò Machiavelli: la realpolitik entra nel linguaggio corrente; nel mentre papa Leone X, un Medici, dona il ducato di Urbino a suo nipote, detronizzando il titolare, a sua volta nipote di un pontefice precedente, l’ineffabile Giulio II. Il papato da tempo subisce le critiche per questa continua commistione fra potere temporale e spirituale. Intanto Carlo di Gand, principe d'Asburgo, diventa re di Spagna col nome di Carlo I. Diventerà più noto come Carlo V, una volta nominato imperatore del Sacro romano impero, e con questa carica dovrà gestire gli albori della Riforma in Germania. A Venezia il 29 marzo compare per la prima volta il termine ghetto per definire l’area in cui sono obbligati a risiedere gli ebrei, a seguito di un decreto del doge Leonardo Loredan: l’inizio di un apartheid che avrà il suo culmine con Auschwitz. In Inghilterra? Tutto va bene, Enrico VIII regna in armonia con la sua sposa Caterina d'Aragona. Unica inquietudine, la regina mette al mondo figli che muoiono tutti in tenerissima età, tranne una bimba che sembra dimostrarsi più tenace: sarà la futura Maria Tudor, Bloody Mary o Maria la cattolica. In Francia il giovane re Francesco I entra nel secondo anno del suo regno, sigla il 18 agosto con il papa il concordato di Bologna, che regolerà i rapporti fra chiesa cattolica e stato francese fino al 1790, anno della sua abrogazione per mano dell'assemblea costituente figlia della rivoluzione. Testo di estrema importanza che rinforza il potere del re donando a lui il diritto di nomina di quasi tutte le cariche ecclesiastiche. In pratica è il sovrano a controllare la chiesa in Francia: se ne servirà per ricompensare le grandi famiglie cui dispensa cariche utili per raccogliere i profitti dei raccolti dei poveri contadini. Un bimbo di 7 anni cresce tranquillamente a Noyon, in Picardia. Si chiama Giovanni Calvino. Un altro nasce, il 2 di febbraio, non lontano da Bergamo: di nome fa Girolamo Zanchi e contribuirà in maniera decisiva alla diffusione del nascente protestantesimo luterano e calvinista anche nei nostri confini. Del 26 novembre è il trattato di Friburgo fra Francia e Svizzera: la Lombardia diventa francese e gli elvetici rinunciano ai progetti di espansione in pianura padana, tracciando il confine fra Como e Varese valido ancora oggi. Tommaso Moro pubblica “L’utopia”, sogno di una società pacifica dove è la cultura a regolare la vita degli uomini: l’umanesimo tocca il suo culmine. Vediamo quindi che nel 1516 erano presenti tutti quegli elementi che saranno costitutivi dei stravolgimenti che da lì a poco sarebbero esplosi: dalla crisi del papato alle spallate dei massimi teologi e pensatori dell’epoca. Il 31 ottobre 1517 non è quindi un fulmine a ciel sereno, ma il frutto di un percorso lungo, che intreccia religione e storia, rivolte sociali e grandi imperi, fughe in avanti e volontà di mantenere lo status quo. I tempi erano maturi per un rivolgimento.
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  17. La moneta è in alta conservazione, si vede dai rilievi. La plastica, però, dà dei riflessi che non permettono di valutare il lustro ed alcuni particolari. Concordo, perciò, con @Monetaio per quanto ha rilevato. Partecipo a questa discussione con la mia:
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  18. 1 punto
  19. Bella moneta. Anche per me è superiore a SPL per i rilievi ben conservati. In effetti, non mi entusiasmano queste patine, proprio perché (almeno in foto) non permettono di apprezzare il lustro. Ovviamente è un parere personale, ma la patina a me piace leggera ed uniforme proprio per questo... Partecipo alla discussione con il mio esemplare con frattura di conio al D/ a ore 11 circa.
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  20. Grazie Rocco, ho fatto la prova e la moneta è sicuramente d'argento Posto qualche foto del contorno. Grazie a tutti
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  21. Speriamo sia un lavoro ben fatto. Voglio comunque sottolineare che ai falsi d'epoca, che come dice Rocco sono importanti pezzi di storia, vanno affiancati i pezzi buoni in modo da poterli paragonare e studiare.
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  22. Vero, due esemplari apparsi quest'anno della Piastra 1797! Noto che ultimamente molti collezionisti di monete Napoletane amano affiancare ai pezzi buoni anche questi autentici pezzi di storia. So che si sta lavorando per classificare tutti i falsi d'epoca Napoletani giunti fino a noi.
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  23. Ciao Questo tondello ha visto le sue! Non è stato consumato molto dalla circolazione, ma buchi, botte e martellamenti vari ne ha visti un sacco! Il perché del foro penso rimarrà un mistero, magari lo avevano piantato come portafortuna su qualche trave...
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  24. Soprattutto, ancora oggi essenziali. Non esiste ricerca, almeno per la monetazione napoletana, che prescinda da una consultazione del Corpus
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  25. Riguardo al museo Bottacin esiste questa piacevole guida: di seguito il sommario: Buona giornata
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  26. Caro Mario, pur essendo un perfetto ignorante da un punto di vista informatico, conosco il lavoro che deve essere svolto per trasformare un materiale cartaceo in un qualcosa che possa essere messo on-line e consultabile da tutti! Quindi un ennesimo plauso per aver dimezzato i tempi soprattutto durante il periodo estivo!!!!
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  27. Taglio: 2 Euro CC Nazione: Grecia Anno: 2014 B Tiratura: 750'000 Condizioni: BB Città: Pavia (PV)
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  28. Da un listino online, prezzo di quasi regalo Da notare al R/ lo scudetto centrale quasi completamente leggibile Conservazione che anche in asta non si vede quasi mai, e quando c'è, fa il botto. @piergi00, @cembruno5500, @ilnumismatico... che ne dite?
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  29. Questa é la storia che conosci tu.
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  30. Molti ci hanno consigliato di accorciare i tempi tra uscita del cartaceo e la messa on Line per tutti, sui primi Gazzettini la tempistica era di circa 6 mesi, per il numero 5 sarà di circa 3 mesi, ci auguriamo che la decisione possa essere stata gradita ...
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  31. Considerate le opinioni espresse sul tema, di difficile conciliabilità, ed ormai chiare, si invitano gli utenti ad abbassare i toni della polemica ed a ritornare al tema iniziale delle discussione.
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  32. @pandino * Importi comprensivi dell’aliquota IVA vigente. più 9,82 euro di spedizione
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  33. 20,13 = 16,50 + iva 22% poi bisogna aggiungere le spese di spedizione..
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  34. Buona Giornata, Anche il Museo irpino, sito in Avellino in corso Europa 251, di cui tratteggiai la collezione numismatica nel post n. 10 del 6 Luglio 2018 della discussione “Visitando i musei si scoprono piccole, ma interessanti collezioni numismatiche”, dispone di un catalogo che ne descrive la collezione di monete: “LE MONETE DEL MUSEO IRPINO DI AVELLINO”. La pubblicazione edita per il Co.BE.CAM – Consorzio Beni Culturali Campania – a cura di Consalvo Grella descrive le 925 monete conservate presso il detto museo. Il libro è una riedizione degli articoli sulle monete del Museo stesso, tutti a firma di Grella Consalvo, editi negli Annali Istituto Italiano di Numismatica, arricchiti di qualche aggiornamento. Ogni capitolo descrive le monete per gruppi di provenienza. 1) Il tesoretto repubblicano di Aeclanum, costituito da 85 denari che vanno dal 137/134 a.C. al 45 a.C. rinvenuto in un vaso nel 1970 durante i lavori di aratura nella località Tuoppolo di Aeclanum, un nucleo rurale con poche case coloniche, sulla via Appia presso Mirabella (AV) 2) La collezione Console, costituita da 232 monete e due bronzetti raffiguranti Ercole in assalto e due lucerne, donata al Museo nel 1977 da Emmanuella Console di Montefusco (AV). La collezione era dello zio, Antonio Pappone e comprende monete di Neapolis, Phistelia, Calis, Paestum, Arpi, Siracura e monete del periodo romano-repubblicano, imperiale e bizantino 3) Le monete di Aeclanum – località Grotte, costituite da 74 monete in bronzo, 5 in argento, e 1 in oro che vanno dal III sec. a.C. al 610/641 d.C. 4) Nuove immissioni dal 1973, costituite da 101 monete provenienti da tutta l’Irpinia che vanno dal III sec. a.C. a Carlo V 1516/1556 d.C. 5) Rinvenimenti sporadici della Valle di Ansanto-Mefite e di S. Felicita, consegnate da don Nicola Gambino nel 1967. La raccolta comprende 72 monete in bronzo e 58 in argento 6) Nuove immissioni dal 1986, costituite da 14 monete provenienti da tutta l’Irpinia: una litra di Neapolis, un antoniano di Fausta, moglie di Costantino I, e dei bronzi romani 7) La raccolta numismatica di Zigarelli, costituita da 132 monete, interessante per la varietà delle emissioni pur restando topograficamente anonima. Il volume è stato stampato nel gennaio del 1991 a Napoli presso la LITO-RAMA.
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  35. Ecco invece personalmente glj appicagnoli - anche su monete particolarmente rare / proprio non li digerisco ... so che alcuni collezionisti di papali li apprezzano ma per me snaturano la moneta ...
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  36. Ho aspettato un po' a rispondere, di sicuro come dice l'amico @fofonon è la mezza doppia in oro. Però consiglio @tigro di portarla a far vedere a qualche buon esperto, va vista in mano perché mi sembra moolto interessante
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  37. Salve a tutti. Per la moneta di Adriano ipotizzo un tipo simile: AE sesterzio, coniato a Roma intorno al 134-138 d.C. Al D/ HADRIANVS AVG COS III PP. Busto laureato e drappeggiato volto a destra. Al R/ FORTVNA AVG. La Fortuna stante in piedi regge una cornucopia nella mano sinistra e una patera nella destra. Ai lati, S-C. Rif.: RIC II, 760. Inserisco un'immagine tratta dal web per confronto:
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  38. Buon pomeriggio caro giacutuli se possibile vorrei darti un mio consiglio sei libero di accettarlo o no,e da molto tempo che seguo i tuoi interventi sul forum ossia interventi, commenti,monete postate ecc.non ho mai visto che tu accettassi il parere di molti utenti che hanno studiato una vita la numismatica su conservazione,patine,varianti e presunte rarità, se vorresti diventare collezionista di monete o un numismatico metti da parte la tua presunzione se no non arriveresti da nessuna parte.Si diventa collezionisti o numismatici non solo leggendo molti libri ma anche ascoltando e accettando pareri di studiosi della numismatica che ne sanno molto più di te.
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  39. Scusate se mi intrometto, ma oggi ho visitato il medagliere di Siracusa e forse qualche foto di originali non farà male... Premetto che sono ancora sconvolto dalla bellezza di queste monete, non voglio dilungarmi in aggettivi stucchevoli ma il vederle dal vero è tutta un'altra cosa. Ulteriore premessa :il monetiere è estremamente ben disposto, l'impressione che ne ho ricavato è stata migliore di quella avuta nel caveau di Palazzo Massimo a Roma. Posterò le foto a random non essendo la mia monetazione, il mio intento è solo quello di mostrare la bellezza racchiusa in questo scrigno. Un ringraziamento particolare va alla custode Signora Riccioli Rosalba che con passione, disponibilità e competenza si è prodigato per rendere la nostra visita più gradevole e istruttiva possibile. Purtroppo alla mia richiesta di un eventuale catalogo mi è stato risposto che è in corso di stampa Poi con calma, se vorrete, ne Posterò altre.
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  40. Per il Museo di Gubbio esiste questa pubblicazione:
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  41. Per le Piastre del 1798 esiste una impostazione della Corona Reale con numerosissime combinazioni: Semplice con una sola linea Doppia linea Con rigatura obliqua ///////// Con rigatura obliqua \\\\\\\\\ Fascia con rombi intervallati da due punti .. Fascia con rombi intervallati con 4 puntini disposti a rombo Il mio Amico @Ledzeppelin81, ne possiede quasi tutte le varianti.
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  42. Buonasera, rileggendo i vari post di questa discussione ho pensato che magari le si poteva dare una sequenza diversa, forse più ragionata, ma io sono dell'avviso, come molti di voi e tra questi l'amico @Rocco68, che sono le monete a cercarci, ed io, proprio ieri sera mi sono imbattuto in una modesta moneta in lega, credo alluminio, che ho sempre tenuto in collezione senza mai approfondirne la storia. Parlo del 2 Francs Francesi millesimo 1943 che riporta oltre al valore le parole 'Lavoro Famiglia Patria'. Anno particolare per la nostra Nazione ma anche per chi ci stava intorno, nella bruttezza della 2Guerra Mondiale qualcosa di positivo accadeva, forse molti non lo sanno, e neppure io lo sapevo, fino a quando non ho trovato sul Web un vecchio articolo della Stampa del 2010. Lo riporto integralmente, un po' lungo da leggere ma piacevole per certi versi, leggiamolo tutto d'un fiato. Riporto anche un pensiero di Primo Levi riportato in calce ad un libro che parlava di quegli anni. CORRISPONDENTE DA PARIGI Primavera-estate del 1943: i ghetti in tutta Europa bruciano, treni riempiti fino all'orlo dai meticolosi burocrati della Soluzione finale trasportano verso le tenebre dei campi migliaia di ebrei, il terrore tutto depositato negli occhi dall'oscura intensità. Si mormorano parole che hanno sangue nelle sillabe. Ma c'è un luogo, nell'Europa unificata dal Nuovo ordine hitleriano, dove tutto ciò sembra un incubo da cui in ogni momento ci si può destare. Il luogo e la sua storia riemergono in questi giorni in Francia sulla scorta di un romanzo denso e commosso, La réfugiée de Saint-Martin, scritto da Jacqueline Dana e ambientato appunto in quell'estate. A Saint-Martin-Vésubie, nelle Alpi Marittime francesi, scorrono giorni sereni: gli ebrei passeggiano per le strade di quel paesino di villeggiatura che sembra un presepe. Incrociano i poliziotti di Vichy, li guardano con aria di sfida e quelli scantonano. Nei prati squadre si sfidano in accanite partite di calcio. Ma a suscitare entusiasmo sono soprattutto gli incontri di boxe: tra i profughi ebrei c'è un ex professionista che ha addestrato alcuni ragazzi alla «nobile arte». I soldati dell'armata italiana di occupazione hanno accettato la sfida, ci si batte con accanimento e cavalleria. La sinagoga è fitta di gente come la scuola ebraica. Tra i giovani, ebrei, francesi e italiani, nascono amori gelosie tradimenti. Si parlano molte lingue a Saint-Martin, lingue che questo villaggio della Via del sale non ha mai udito: tedesco, polacco yiddish. Perché l'eco del miracolo di Saint-Martin, il villaggio dove gli ebrei sono protetti proprio da coloro che dovrebbero perseguitarli, è divampato per la Francia. Sono uomini donne bambini che possono raccontare tutti i capitoli del dramma; sfuggiti alla Notte dei cristalli e ai pogrom dei polacchi, garrotati dalla paura hanno visto all'opera gli sgherri di Horthy e quelli di Laval. Sono dei sopravvissuti, ci sono mille morti pronte per loro. Sanno cosa accade a pochi chilometri, oltre la linea di demarcazione che corre lungo il Var, la Vaucluse, la Vienne, su fino all'Alta Savoia, la zona che Hitler ha concesso a Mussolini quando i due dittatori hanno deciso di occupare tutta la Francia. Due volte al giorno devono presentarsi alle autorità, con il numero di identificazione. Niente stella gialla, possono frequentare gli stessi locali dei francesi, nessun altro obbligo. Gli ebrei sanno che a Annecy i soldati italiani hanno circondato la caserma della gendarmeria che aveva rastrellato decine di loro e voleva consegnarli ai tedeschi: materiale per la rappresaglia dopo un attentato a Parigi. Anche a Saint-Martin i miliziani di Pétain volevano applicare le leggi di Vichy che imponevano di dare la caccia agli ebrei. Ma il comandante italiano li aveva cacciati: «Questa è zona nostra, circolate», e quelli se ne erano andati umiliati, ringhiando. È per questo che ogni giorno ebrei arrivati da tutta la Francia si affollano al posto di «frontiera» di Bandol, tra Marsiglia e Tolone, e cercano di passare nella zona italiana. Il generale Trabucchi ha inviato una nota segreta agli ufficiali: rendere impossibile ogni violenza contro gli ebrei. Una organizzazione ebraica già immagina di affittare navi, caricare gli ebrei a Tolone e trasferirli in Africa dove sono sbarcati gli alleati. Sogni, ma sembrano possibili per alcuni mesi. Saint-Martin aveva 1500 abitanti allo scoppio della guerra, con gli ebrei in «residenza amministrativa» la popolazione è raddoppiata. I ricchi hanno affittato belle ville, ma la maggioranza è povera gente. Gli abitanti del villaggio hanno subito intuito che si poteva guadagnare anche con quei villeggianti: così per loro è raddoppiato il prezzo delle patate. Ma provvede una organizzazione ebraica americana che invia denaro e aiuti. Si vive dunque a Saint-Martin e nella zona controllata dalla Quarta Armata una sorta di incredibile sospensione dell'orrore. Perché gli anni delle tenebre non sono stati bui da un capo all'altro dell'Europa. Alcuni degli individui che vi hanno camminato possono servirci da guide in questa traversata. A Saint-Martin-Vésubie tra il novembre del 1942 e il settembre del '43 se ne potevano trovare molti - ed erano italiani: soldati, ufficiali con la divisa di una dittatura di Lilliput ormai al capitolo finale, che difesero e salvarono gli ebrei, seppero evitare la tentazione del Male e l'indifferenza senza sdegno e senza rimorsi, non chiusero gli occhi. Scrissero una pagina gloriosa in un'epoca laida. Ma la memoria degli anni di Vichy, dei piccoli Giuda che lavorarono con l'invasore, in Francia ancora oggi è questione ingarbugliata e invelenita. Così la storia degli ebrei dei dipartimenti del Sud è omessa, per i francesi non esiste. E ora che un romanzo l'ha portata alla luce c'è chi mette in dubbio l'onestà e gli scopi di quegli italiani. Gli ebrei, per parte loro, hanno riconosciuto il ruolo svolto dalle autorità militari e diplomatiche italiane; Serge Klarsfeld, testimone implacabile della Shoah francese, vi ha dedicato pagine intense: «Il solo periodo sereno della mia infanzia fu a Nizza quando la mia famiglia visse sotto l'occupazione italiana». Ma per molti francesi siamo quelli della pugnalata alla schiena, i fascisti che hanno assassinato la Francia agonizzante. È scomodo comparare il farabuttismo dei gendarmi di Vichy con quei soldati fascisti che proteggono gli ebrei. Allora si dice che è il solito machiavellismo italiano: volevano solo costituirsi un credito al momento della inevitabile resa dei conti davanti ai vincitori. Furbi, fertili di espedienti, non eroi. Ma quando dopo l'8 settembre tutto crollò e i soldati ripassarono la frontiera, si portarono dietro, pellegrini di una aspra anabasi sulle montagne, centinaia di ebrei di Saint-Martin: per sottrarli ancora ai tedeschi. Poi in Italia ci furono per aiutarli altri «giusti»: i montanari e i partigiani delle valli del Cuneese.
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  43. A un paio di anni di distanza (anzi no, proprio due anni esatti, era il 3 luglio, sono andato a verificare or ora) dal mio primo ducatone gonzaghesco (quello era di Casale) che postai sul forum, ecco che arriva una seconda tipologia a far compagnia al primo. In realtà ho in collezione alcune altre monete mantovane di grosso modulo, ma chissà perchè, i ducatoni sono sempre ducatoni e nella mia mente svettano su tutto il resto :P Facezie a parte, ecco la moneta, un ducatone della reggenza di Isabella Clara d'Austria per il figlioletto Ferdinando Carlo (che da grande passerà tristemente alla storia con l'epiteto di "fellone" :angry: ): visto il mio limitato portafogli e visto che è un R2 ho dovuto accontentarmi di una conservazione che qualcuno definirebbe modesta, ma che a mio avviso è più che dignitosa visto che non presenta segni e colpi deturpanti. Esemplari dal BB in su costano cifre assolutamente esagerate, e gli unici esemplari passati recentemente sul mercato a cifre abbordabili presentavano difettosità che rendevano le monete meno gradevoli di questa. Con questa tipologia sono arrivato a 3 esemplari della serie col sole nascente sul mare, fatta coniare dalla duchessa nel 1666, oltre a questa possiedo il 30 soldi e il 60 soldi (che postai alcuni anni fa: http://www.lamoneta....+soldi +mantova). Tutte le altre monete della serie sono un pò delle chimere, il 15 soldi che è teoricamente la meno rara l'ho vista di persona solo una volta (nella collezione di un amico), ma non ho mai avuto l'onore di vederla anche solo una volta sul mercato (il più recente passaggio in asta risale al 1996). Non parliamo poi del mezzo ducatone (anch'esso passato nella ormai famosa asta Aretusa 4 del marzo 1996 e mai più visto), e men che meno del doppio ducatone e sui nominali in oro, tutte monete da museo conosciute in pochissimi pezzi (di questa serie esiste anche il pezzo da 12 doppie in oro -una delle uniche due tipologie di questo peso coniate nella zecca di Mantova-, ma l'unico esemplare conosciuto è conservato nel munzkabinett del Kunsthistorisches Museum di Vienna) Terminata questa piccola disamina, ecco la moneta, e visto che le mie doti fotografiche sono a dir poco pessime, vi dovrete accontentare dello scanner! Come al solito, per concludere, la scheda del nostro solito catalogo Mantova: http://catalogo-mant.../moneta/MN-IC/8
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  44. Salve, tempo fa (post 48) facendo alcune considerazioni sulla sigla G del Maestro di Zecca Marcello Gazella sul Carlino classificato P.R. 4 – MIR 116/1 (Periodo 1503-1504) mi ero spinto oltre l’argomento sigle osservando come questo Carlino potesse essere ricondotto al secondo periodo di regno di Ferdinando il Cattolico (1504-1516), oggi leggendo un articolo su Cronaca Numismatica del gennaio 2008 a cura di Francesco Punzi “I Re Cattolici e le monete in Italia” noto che l’autore a pag. 43 “Monete di Napoli” adduce dei motivi abbastanza validi del tutto identici alla mia opinione espressa nella parte finale di quell’intervento. Ecco il passo estratto: Peter1 > Adesso però, senza pretese, spingendomi un po’ oltre l’argomento sigle, posso osservare che le monete che vanno dal 1514 al 1519, andrebbero divise in due parti e non in due periodi, così come da sempre riportato: una dove compare sulle monete al rovescio il ritratto di Isabella (Ducato PR 1 – Carlino PR 2 e l’altro dove (dopo la morte della regina, avvenuta alla fine dell’anno 1504, ma la notizia giunse a Napoli molto più tardi) Ferdinando è effigiato da solo indifferentemente dall’apposizione della dicitura FERNANDVS ET ELISABET Ciò che ho esposto è frutto di uno studio approfondito di questo periodo storico e la coincidenza delle date, in relazione all’entrata e all’uscita dalla zecca sia dei maestri di zecca che degli incisori, mi hanno portato a questa conclusione….forse azzardata….non direi. Vi riporto cosa scrive il Punzi: (testuali parole) La monetazione Napoletana di Ferdinando il Cattolico può essere suddivisa in due categorie più che in due periodi: nella prima il suo nome è associato ad Isabella, nella seconda compare da solo, con una linea di demarcazione temporale da porre solo teoricamente nel 1505 (0 1506). Ciò perché, anche se Isabella era morta il 24 novembre 1504, la notizia dell’evento raggiunse Napoli almeno nel gennaio 1505, ma il nome Isabella sulle monete non sarebbe scomparso nel 1505, bensì sarebbe stato mantenuto almeno fino alla visita di Ferdinando a Napoli nel 1506 ed anche successivamente. Considerando i seguenti elementi: 1) La zecca Napoletana, dopo la parentesi francese, era stata riaffidata al Maestro di Zecca Giancarlo Tramontano (giugno 1503 - 29 dicembre 1514) identificato dalla sigla IT o T, e successivamente a Marcello Gazella che gli successe il 18 gennaio 1515 (fino al 1527) identificato con la sigla G; 2) Esistono Carlini al nome di Ferdinando ed Isabella, sia con la sigla T che con la sigla G, con il solo ritratto di Ferdinando; 3) La titolatura reale passa da Reges Ispanie Utriusque Sicilie a Rex Aragonum Utriusque Sicilie (a significare che con la morte di Isabella suo nipote Carlo divenne tecnicamente re di Castiglia e Ferdinando re d’Aragona e non di Spagna): 4) La sigla G (Gazella) compare a partire dal 1515. Ciò permette di concludere che i Carlini al nome di Ferdinando ed Isabella, con la sola effige di Ferdinando e con sigla G, vanno attribuiti tutti al secondo periodo di coniazione (1505-15016) e lo stesso varrebbe per buona parte dei Carlini con sigla T; Adesso tralasciando i Ducati (che non presentano alcun problema di catalogazione rispetto a quanto già riportato fino ad oggi) e prendendo solo in esame i Carlini di questo periodo il Punzi così li descrive e li cataloga: Periodo 1503 - 1505 1) Carlino con Ferdinando al dritto ed Elisabetta al rovescio ( con la legenda al dritto FERNANDVS ET ELISABET D G e al rovescio REGES ISPANIE ET VTRISQVE SIC) sigla T - P.R. 2 – MIR 115 Periodo 1505 - 1516 1) Carlino con al dritto Ferdinando ed al rovescio campo inquartato ( con la legenda al dritto FERNANDVS ET ELISABET D G e al rovescio R ARAGONVM VTRISQ SI E) sigla T - P.R. 3 – MIR 116 2) Carlino con al dritto Ferdinando ed al rovescio campo inquartato ( con la legenda al dritto FERNANDVS ET ELISABET D G e al rovescio stesso tipo del precedente) sigla G - P.R. 4 – MIR 116/1 3) Carlino con al dritto Ferdinando ed campo inquartato al rovescio (con la legenda al dritto FERNANDVS DEI GRACIA REX e al rovescio stesso tipo del precedente) sigla T - P.R. 3 – MIR 118 4) Carlino con al dritto Ferdinando ed campo inquartato al rovescio (con la legenda al dritto FERNANDVS ET ELISABET D G e al rovescio stesso tipo del precedente) sigla G - P.R. 4 – MIR 118/1 Conclusione: Personalmente ritengo che questa catalogazione in base al periodo storico di riferimento sia quella giusta (in linea con il Punzi) ma sarebbe, in riferimento alla sigle dei quattro Carlini (periodo 1505 – 1516), logico invertire quello del numero 3 (sigla T) con quello del numero 2 (sigla G) se non altro perché il Gazella subentrò in zecca dopo il Tramontano. Grazie per la Vostra attenzione.
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  45. Per chi colleziona le monete regionali dal rinascimento in su questo tipo di moneta (il ducatone) rappresenta spesso un sogno da raggiungere quanto prima. Chi colleziona monete dei Gonzaga non sfugge a questa regola, anzi, forse lo agogna ancor di più visto che di ducatoni comuni non ne esistono proprio e per tutti si parla di cifre notevoli anche per conservazioni spesso modeste. Era un pò di tempo che ne inseguivo una tra i più comuni (o meno rari che dir si voglia) che nella fattispecie sono quelli coniati a Casale col San Giorgio al rovescio. Al fine ad una recentissima asta di Lugano sono riuscito ad aggiudicarmene uno coniato nel 1617 sotto Ferdinando Gonzaga, ducatone un pò più raro rispetto a quello solito del padre Vincenzo I. La moneta è arrivata oggi ed è davvero un pezzo emozionante, non finirei mai di palpeggiarla :P Qualche ritocchino di abbellimento secondo me l'ha subìto, ma tutto sommato la conservazione è più che piacevole, sul mercato ho visto chiedere centinaia di Euro anche per esemplari pressoché piatti o con deturpazioni notevoli, qui ho speso qualcosa in più ma la moneta è gradevole. Le foto sono prelevato direttamente dal sito della casa d'aste: Per completezza d'informazione questa è la scheda sull'ormai classico catalogo Mantova: http://catalogo-mantova.lamoneta.it/moneta/MN-FPP/51
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