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  1. Rocco68

    Rocco68

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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 07/18/19 in tutte le aree

  1. Buona giornata Discussione molto interessante che mi dà l'opportunità di descrivere una situazione diametralmente opposta a quella romana e di tutte quelle città costruite in terraferma, dove l'acqua potabile poteva essere presente sotto forma di sorgenti naturali, fiumi o rii, oppure estratta da pozzi artesiani o convogliata da acquedotti più o meno lunghi. A Venezia non c'era acqua potabile e non era disponibile in nessuno dei modi sopra citati; il diarista Marin Sanudo, intorno al 1500, scriveva correttamente che “Veniexia è in aqua et non ha aqua”; in città, fin dai suoi albori, si beveva esclusivamente acqua piovana. Già nell'alto medioevo nasceva quindi l'esigenza di raccogliere l'acqua piovana in specifiche cisterne che a Venezia assunsero il nome di "pozzi alla veneziana", denominazione che li differisce da quelli artesiani che raccolgono l'acqua da fonti sotterranee. Com'erano costruiti i pozzi alla veneziana? Innanzitutto la realizzazione era affidata alla confraternita dei “Pozzieri”, aggregata all' “Arte dei Muratori”, costituita da esperti che si tramandavano la professione di padre in figlio e che avevano l'obbligo di lavorare esclusivamente per la costruzione dei pozzi all' “uso di Venezia”; venivano privilegiate aree rialzate che non subissero l'intaccamento dell'acqua salata in caso di innalzamento del livello delle maree, in caso contrario si provvedeva artificialmente all'innalzamento dell'area prescelta; si scavavano delle vasche profonde circa 1,5 metri con delle pareti adeguatamente coibentate da uno strato di circa 50 cm di argilla; sul fondo veniva posta una pietra d'Istria sulla quale veniva costruito verticalmente la canna o sifone centrale in mattoni, che avrebbe consentito il pescaggio dell'acqua e tutto intorno si depositavano strati di ghiaia e sabbia che avrebbero filtrato e depurato l'acqua. La vasca veniva poi sigillata dalla pavimentazione e venivano predisposti dei tombini in adeguati avvallamenti che facilitassero l'adduzione dell'acqua, detti pilelli o gattoli; infine prendeva posto, sopra la colonna, la così detta “vera da pozzo”, generalmente realizzata in pietra d'Istria, rifinita con decorazioni e bassorilievi. Sezione tipo di un pozzo. Esempio di pozzo rialzato. Le “Vere da pozzo” a Venezia erano ovunque; ancora oggi se ne possono contare circa 600 pur non essendo in uso, ma alla fine della Serenissima erano circa 7.000. Per vederne di parecchi tipi, è sufficiente navigare in internet …. ce ne sono alcune estremamente pregevoli, che denotano la maestria degli scalpellini; ci sono poi le uniche due realizzate in fusione di bronzo, all'interno di palazzo Ducale Poiché il costo per la realizzazione di un pozzo era estremamente costoso, la maggior parte di questi veniva fatta realizzare da congregazioni religiose in prossimità delle loro chiese e/o all'interno dei conventi, oppure da famiglie nobili in prossimità e/o all'interno dei loro palazzi; in ogni caso la maggior parte di questi erano accessibili dall'intera popolazione, seppur in determinati orari. C'erano pure i pozzi fatti costruire da famiglie nobili e realizzati in diversi campi o campielli della città per semplice benemerenza (questi riportano scolpito sulla “vera” lo stemma della casata), nonché quelli costruiti a spese dello Stato, ma il numero di questi ultimi rappresentava circa il 10% del totale; su questi era immancabile la presenza del leone marciano, scolpito in “maestà” o “andante”, tutti, o quasi, scalpellinati dalle zelanti masnade giacobine. Per sovrintendere alla manutenzione, pulizia e controllo della salubrità del pozzo concorrevano varie istituzioni; in primis c'erano i fanti dei Provveditori alle Acque, Santità e Comun, seguivano poi i parroci ed i capicontrada, ai quali erano anche affidare le chiavi della copertura della "vera" che veniva aperta due volte al giorno: mattina e sera, al suono della “campana dei pozzi”. Intorno alla metà del 1400 ci si accorse che, comunque, la quantità d'acqua piovana non era sufficiente per dissetare i veneziani; bisognava integrare l'acqua dei pozzi con altra acqua e quindi rivolgere la ricerca in terra ferma. Questa è però tutt'altra storia, che vedrò di sviluppare prossimamente, perché Venezia è particolare e unica e quasi tutti gli aspetti che la coinvolgono, anche quelli che sembrano semplici, in verità non lo sono mai. saluti luciano
    5 punti
  2. E' risaputo che Roma e' una Citta' ricca di acqua , acqua antica e acqua moderna , fornita un tempo da ben 11 o 14 acquedotti tra grandi e piccoli , numero variabile a secondo dei nomi utilizzati , oggi il numero e' di molto inferiore , solo cinque acquedotti , ma che di contro trasportano a Roma piu' volume d' acqua rispetto all' antichita' per essere abitata oggi dal triplo di abitanti . Naturalmente non tutte le acque che arrivavano a Roma antica erano di uguale qualita' , molto dipendeva dal luogo della sorgente , cioe' dal tipo di terreno nel quale si captava l' acqua sorgiva . L' acqua migliore come qualita' e purezza che giungeva ai Romani antichi ed anche ai moderni , in quanto l' acquedotto fu restaurato da Papa Pio IX nel 1870 , e' quella Marcia , il naturalista Plinio il Vecchio la definì “clarissima aquarum omnium”. Una delle migliori e complete descrizioni storiche ed archeologiche dell' acqua Marcia ci giunge dall' Archeologo romano Rodolfo Lanciani vissuto a cavallo del XIX e XX secolo , che cosi' ne parla : “Nell' anno 144 a. C. il Senato , resosi conto che l' aumento demografico di Roma aveva fortemente diminuito l' aliquota pro capite d' acqua in distribuzione , decise la riparazione di due vecchi acquedotti e la costruzione di uno nuovo . Venne stanziata una somma di 8 milioni di Sesterzi per tutto il programma . Fu incaricato dei lavori Quinto Marcio Rex che seleziono' una serie di sorgenti ai piedi del Monte della Prugna , nel territorio di Arsoli vicino al confine con l' Abruzzo , a 4437 metri a destra del trentaseesimo miglio della Via Valeria . Dopo parecchi anni di infaticabile lavoro Quinto Marcio ebbe la soddisfazione di portare l' opera fino ad una grande mostra d' acqua sulla sommita' del Campidoglio . Agrippa riparo' questo acquedotto nel 33 a. C. , poi Augusto ne duplico' il volume d' acqua nel 5 a. C. con l' aggiunta dell' Aqua Augusta ; Tito da una lapide : “rivom aquae Marciae vetustate dilapsum et aquam quae in usum esse desierat reduxit” . Settimio Severo nel 196 ne aumento' ancora il volume con destinazione alle Termae Severianae ; nel 212 /213 , Caracalla da altra lapide : “Aquam Marciam variis kasibus impeditam , purgato fonte , excisis et perforatis montibus , adquisito fonte novo Antininiano , in Urbem perducendam curavit” e costrui' un nuovo ramo lungo quattro miglia per derivarla alle sue Terme . Infine al restauro dell' acquedotto gli Imperatori Arcadio e Onorio dedicarono i proventi della confisca dei beni del Comes Gildone , ribellatosi i Africa . L' acqua Marcia seguiva la riva destra dell' Aniene fino a San Cosimato dove girava intorno a Monte Ripoli , di fronte a San Gericomio e San Gallicano . Qui comincia una linea di viadotti e ponti , i piu' straordinari che si possono vedere nei dintorni di Roma . Essendo il corso della Marcia (e degli altri tre compagni : l' Anio Vetus , la Claudia e l' Anius Novus) , trasversale alle diverse vallate che solcano il pianoro e mantenendosi a mezza altezza tra il fondovalle e le alture soprastanti , gli ingegneri romani hanno dovuto realizzare una serie di ponti e di gallerie , molti dei quali si conservano perfettamente . I ponti sono in tutto sette : Ponte Lupo nella Valle dell' Acqua Rossa , passaggio di quattro acquedotti : Marcia , Anio Vetus , Anio Novus e Claudia , piu' una strada carrozzabile e una corsia per cavalcature . In principio questo Ponte era stato costruito soltanto per l' Anius Vetus con altezza di metri 11,20 , lunghezza 81,10 metri e larghezza 2,75 metri . Dopo l' aggiunta della Marcia divento' alto metri 16,60 , lungo 88,90 e largo 12 metri . Aggiunta anche la Claudia e l' Anio Novus divenne alto 32 metri , lungo 155 e largo 14 metri senza contare i contrafforti ben visibili in foto . Nel Ponte Lupo e nelle gallerie che vi convergono sono rappresentate tutte le eta' e tutti gli stili costruttivi . Ponti dell' Inferno nella Valle omonima , per il passaggio delle acque Claudia e Anio Novus . Ponti delle Forme Rotte per gli stessi acquedotti di sopra , nella Valle San Gregorio . Ponte di San Pietro sempre nella Valle delle Forme Rotte , per il passaggio della Marcia . Ponte San Giovanni sempre nella stessa Valle per il passaggio dell' Anio Vetus , il Ponte venne rifatto da Augusto in opera reticolata e piu' tardi in mattoni da un altro Imperatore di epoca tarda . Da Gallicano fino a sesto miglio della Via Latina la Marcia procede in canale sotterraneo ; da li' fino a Porta Maggiore , Porta San Lorenzo e l' attuale stazione ferroviaria la Marcia era sostenuta da una serie di archi poco meno che trionfali , in blocchi di tufo con cornice di travertino , le stesse arcate servirono poi per la Tepula e la Julia". Recentemente il Ponte Lupo e' stato oggetto di un programma di Freedom a cura di Roberto Giacobbo dal titolo : Il Gigante dell' Acqua , questo il video : https://www.mediasetplay.mediaset.it/video/freedomoltreilconfine/ponte-lupo-il-gigante-dellacqua_F309377001009C23
    3 punti
  3. Tornata in Italia....26 mm. 12,11 grammi
    3 punti
  4. Concordo con Paparoupa esemplari genuini, probabile medesimo conio, puliti uniformemente , usciti sul mercato tutti insieme, e inoltre medesima casa commerciale che li mette in vendita. L’ipotesi piu’ probabile e’ un collezionista seriale, che ha dedicato la sua passione a raccogliere in 50 anni tutti gli esemplari dello stesso conio che ha poi pulito tutti insieme, e ha deciso di venderli tutti insieme ( eccezionale strategia commerciale) attraverso lo stesso dealer, senza citare ovviamente la provenienza . L’altra ipotesi - assai meno probabile - è che vengano da un hoard.... ?
    3 punti
  5. Ti faccio vedere la mia 1791 ... Molto particolare
    3 punti
  6. Con molta soddisfazione, vi presento anche il mio 6 Cavalli, la scuderia si sta ampliando..
    3 punti
  7. Concordo con @ak72 su Francesco Contarini. Si legge, anche se non benissimo, ...ANC CONT. Arka Diligite iustitiam
    2 punti
  8. Analisi interessante @gionnysicily. Tolta la qualità sopra la media rispetto all'ultimo periodo, parte dello stupore deriva dai risultati di monete che danno l'impressione (poi, per carità, andrebbero viste in mano) di esser state restaurate almeno in parte. @gionnysicily, @dupondio, dai vostri interventi vi reputo persone molto competenti in materia, e mi interesserebbe una risposta alla seguente domanda: come valutare la "qualità" di una moneta restaurata? La domanda è generica e non riferita all'asta di cui parliamo. Io personalmente faccio parte di quella fetta di collezionisti, probabilmente minoritaria, che ritiene una moneta SPL se ci è giunta così sino a noi (salvo sacrosante pulizie o restauri conservativi quali asportazione del cancro del bronzo). Ma una moneta stuccata, ripatinata e quindi splendida, semplicemente non corrisponde al mio metro di giudizio per "qualità". Grazie mille per la vostra analisi.
    2 punti
  9. Valido e certamente più divertente e accattivante. Con il metodo Legio II bisogna usare il sistema cognitivo per fare i calcoli e questo già la dice lunga. Perchè sprecare del tempo prezioso per un macchinario PET per un hobby, pur sempre nobile, anzichè utilizzarlo per il bene di molti ? Anche perchè se @pulnon ha la PET a casa.....di chi è lo strumento ? Del bene comune ?..... Ribadisco...il metodo per fare le cose deve essere a portata di tutti (nella media....) e soprattutto a prova di "poco istruito", vuol dire che anche con un livello di istruzione basso deve essere fattibile, comprensibile e riproducibile...quello di Legio II sembra esserlo, un po' meno quello di pul con PET. Aggiungo ..se come l'utente pul suppone la moneta è una fusione...i calcoli fatti sono errati e grossolani, ma sono certo che con tutti quei diplomi e titoli avrà già capito il perchè !!!
    2 punti
  10. Osserva le differenze di spessore nel tondello, rispetto ad un altro 6
    2 punti
  11. Bravissimo hai fatto centro... Non sai quanto mi ha fatto piacere leggere un post come questo lo aspettavo da tempo.... Io è anni che cerco di tenere alto l'interesse anche nelle semplici discussioni, dove a volte basterebbe veramente poco per riuscire ad incentivare gli amici che ci seguono, e quelli che silenti vorrebbero intervenire ma non si sentono particolarmente coinvolti. Io nel mio piccolo insieme ad altri amici qui sul forum abbiamo per un decennio, creato, costruito, donato, aggregato, divulgato, portando quest'ultimo a livelli da record, le nostre discussioni ne sono la riprova, e tutto scritto e fruibile fortunatamente. Poi il vento è cambiato, e le vele purtroppo non hanno più contribuito alla splendida rotta che stava dando lustro all'intera numismatica del paese. Come in tutte le vicende della vita purtroppo, il tempo passa e gli uomini cambiano... Abbiamo ancora gli strumenti a disposizione per far si che ciò ritorni ai massimi splendori, un forum che potrebbe agevolare nuovamente l'aggregazione, un forum con delle potenzialità enormi, un forum che come vedo attraverso il tuo intervento e non solo ultimamente, ha voglia di tornare a sognare.. Forza armiamoci nuovamente di tanta pazienza, tanta passione, e tanta amicizia, e allora tutto diventerà molto più semplice... Io sono tornato anche per questo...perchè non mai smesso di crederci, nonostante.... Eros
    2 punti
  12. condivido, NR in legatura e, come per altri esemplari, piccolo punzone lunato per l'anello della P.
    2 punti
  13. Direi che è una passione comune... negli ultimi anni sono riuscito a completare la raccolta dei colli lunghi, chiudendola proprio col 1859 Torino, preso andando di persona a batterlo a Torino nell'ultima asta di Montenegro :) Sono monete veramente affascinanti e secondo me gli scudi più belli. Finita per modo dire... i pezzi sono mediamente sullo SPL, a parte tre date sul BB (tra le prime che presi) che quando capiterà l'occasione migliorerò. Ecco a voi il mio 1859 Torino, di cui negli ultimi 10 anni non sono passati in asta più di 8 pezzi diversi. Decisamente molto più R4 che R3 e a mio avviso sottovalutato nei vari prezziari
    2 punti
  14. Buon pomeriggio, Rocco Amico mio@Rocco68 eccolo finalmente a casa il mio 9 Cavalli millesimo 1790, dal vivo è veramente uno spettacolo, cosa ne pensate?
    2 punti
  15. Permettetemi un piccolo passo indietro. La prima volta che vidi un denaro lucchese fui colpito dalla forma del suo tondello, tanto "brutta" rispetto ad altri denari. E mi chiesi il motivo di questa scelta che di certo rendeva la moneta meno "elegante" al cospetto delle sue simili. Visto che stiamo parlando dell'ABC di questa moneta, mi permetto (probabilmente annoiando gli esperti del settore :P) e con l'aiuto di qualche disegno di spiegare le fasi lavorative che portavano alla forma particolare di questo tondello e i motivi di questa scelta. La prima fase era quella di ottenere dalla lega in mistura una lastra da cui venivano ritagliate delle strisce delle dimensioni appena inferiori a quelle dimensione della moneta da ottenere (fig. 1) Fig. 1 Successivamente questa striscia veniva tagliata con delle cesoie per ottenere dei tondelli di forma quadrata (fig. 2). Fig. 2 (in rosso i segni della cesoia :rolleyes: ) Si ottenevano così dei tondelli di forma quadrata (fig.3). Fig. 3 Dal tondello "quadrato" ci cesoiavano i quattro spigoli (fig. 4) Fig. 4 (in rosso sempre i segni della cesoia... :) ) ottenendo un tondello di questa forma (fig. 5) Fig. 5 A questo punto il tondello veniva martellato con un martello a testa tonda per cercare di renderlo il più possibile circolare (fig. 6) Fig. 6 (in rosso i segni del martello a testa tonda ed in verde tratteggiato il lato del tondello prima della martellatura) Come si può vedere dal disegno i segni in rosso della martello, sarebbero dovuti "sparire" nella fase di coniatura, ma come si può osservare su questi denari, essi sono spesso ancora ben visibili. Chiaramente con un processo del genere non sempre si ottenevano tondelli perfettamente circolari (in realtà quasi mai), ma di certo si riuscivano a produrre un quantitativo di tondelli superiore rispetto a a quello che si sarebbe ottenuto cercando di realizzare tondelli perfettamente tondi. Insomma visto il successo del denaro lucchese, la richiesta di moneta era sicuramente molto alta e probabilmente si è optato per questa soluzione penalizzando forse l'aspetto della moneta ma di sicuro ottimizzando il lavoro e la quantità prodotta. Chiedo venia se ho descritto l'ovvio, ma mi auguro che un neofita possa apprezzare la cosa... sperando magari che un esperto possa invece correggere qualche mio strafalcione.
    2 punti
  16. Questo breve Post non e' dedicato in particolare a Giano come divinita' in quanto molte e varie notizie su questo antichissimo dio italico romano sono reperibili in rete , ma al suo declino come divinita' venerata dai Romani , declino avvenuto agli inizi dell' Impero anche se il Tempio o i due Templi dedicato/i a Giano rimasero in funzione fino al tempo di Teodosio I , declino che inizio' probabilmente entro il I secolo della nostra era e che si concluse con il primo decreto di Teodosio I del 380 , seguito poi dal decreto del 392 quando inaspri' quello del 380 , proibendo tutti i culti pagani . Giano fu la divinita' forse piu' rappresentativa dei Romani dalla monarchia alla Repubblica , quando la sua immagine bifronte accompagno' e fu impressa sui Quadrigati in argento e sui massicci Assi in bronzo che recavano al rovescio la prua di nave , prima semplice , cioe' anonima , poi con simboli e infine con i monogrammi dei Legati ; l' Asse con Giano e la Prua , fu la moneta bronzea per eccellenza di Roma repubblicana , forse piu' degli argenti , esprimeva e lo fa tutt' ora , la potenza e la fede religiosa incrollabile , unita a quella della forza navale , che infine porto' i Romani a dichiarare orgogliosamente , prima il Mar Tirreno , poi tutto il Mediterraneo : “Mare Nostrum” . La rappresentazione di Giano sulle monete praticamente scompare con la Repubblica , un' era si conclude insieme ad un' altra , Giano nell' Impero compare molto raramente ed anche con dubbio , perche' non piu' rappresentato bifronte come nella Repubblica , ma come una figura che regge uno scettro ; piu' sicura la rappresentazione del suo Tempio nel Foro in quanto espressamente citato nella legenda su alcune monete di Nerone . L' antico Tempio di Giano di epoca repubblicana era situato nel Foro Olitorio , era situato ad est del futuro Teatro di Marcello e direttamente collegato alla leggenda dei 300 Fabii , sterminati al fiume Cremera nel 477 a.C. dai Veienti , tranne uno , da cui discese poi Fabio Massimo detto il “Temporeggiatore” o “scudo di Roma” , il Tempio venne ricostruito da Caio Duilio nel III secolo a.C. dopo la vittoria navale di Milazzo del 260 a.C. , poi di nuovo da Tiberio ; la leggenda narra che il Tempio nacque in seguito all' alleanza fatta tra Romolo e Tito Tazio il Re sabino e da cio' nacque il doppio volto del dio a significare l' unione del popolo romano e di quello sabino , la statua del dio fu posta in un tempietto che pare sia sopravvissuto con varie ricostruzioni , fino alla fine dell' Impero nel luogo chiamato : Tria Fata , dal nome delle tre Parche che erano vicino alle falde del Campidoglio . Anche lo storico bizantino Procopio , testimone della guerra gotica in Italia , ricorda questo Tempio che era fatto tutto in bronzo , lo colloca pero' nel Foro romano , mentre l' antico era situato nel Foro Olitorio e secondo Orazio vicino alla Porta Ratumena , verso il Campo Marzio . Questa la testimonianza diretta di Procopio sul Tempio di Giano nel Foro : “……..Allora avvenne pure che alcuni Romani sforzassero le porte del Tempio di Giano tentando di aprirle di soppiatto . Questo Giano era il primo di quegli Dei antichi che i Romani nella lingua loro chiamano : Penati . Egli ha il suo Tempio nel Foro , di contro al Senato , poco piu’ in la’ di : Tria Fata , che cosi’ chiamano i Romani le Parche . Quel Tempio e’ tutto in bronzo , di forma tetragona , e grande tanto da coprire la statua di Giano . Questa statua anch’essa in bronzo e’ alta non meno di cinque cubiti ( circa metri 2,50 ) , in tutto il resto ha figura umana salvo che ha la testa con due facce , delle quali una e’ volta ad oriente , l’ altra ad occidente . Dinanzi a ciascuna faccia sonvi porte di bronzo , le quali secondo l’antica costumanza romana in tempo di pace e di bene si chiudevano , quando invece si stesse in guerra si aprivano . Venuta pero’ quanto mai in onore presso i Romani la fede cristiana , queste porte non aprivano mai piu’ , neppure quando fossero in guerra ; in quell’ assedio tuttavia alcuni che avevano in mente, secondo io credo , l’ antica religione , si attentarono ad aprirle di soppiatto , senza pero’ riuscirvi totalmente , salvo che le porte non combaciavano piu’ tra loro come prima . Rimasero ignoti coloro che questo tentarono , ne’ in tanto trambusto di cose se ne fece inchiesta veruna . dacche’ ne fu avvertito dalle autorita’ e neppure il volgo , ad eccezione di ben pochi , ne venne a sapere” Da Wikipedia , alcuni luoghi d' Italia che sembrano avere una attinenza con il nome dell' antica divinita' italica romana : Giano viene assunto dal Medioevo a simbolo di Genova , in relazione al suo nome antico di Ianua . Come tale viene spesso accostato al Grifone , altro simbolo di questa città . Troviamo effigi di Giano nel tempietto-fontana di piazza Sarzano (l'erma bifronte sulla cupoletta, proveniente da una fontana cinquecentesca opera della bottega in Genova di Giacomo e Guglielmo della Porta, ancora negli ottocenteschi lampadari di Galleria Mazzini. Una rappresentazione indubbiamente più moderna ed essenziale la troviamo nel palazzo azzurro sito in fiumara. Oltre a Genova, Giano è il simbolo di Tiggiano (provincia di Lecce), Subbiano (provincia di Arezzo), Selvazzano Dentro (provincia di Padova) e Centro Giano (provincia di Roma), San Giovanni Rotondo (Provincia di Foggia). L'immagine di Giano è presente nel gonfalone di Tiggiano(provincia di Lecce) perché secondo un'etimologia popolare il nome del paese potrebbe derivare dal nome del dio Giano (in realtà il toponimo è un prediale costruito sul gentilizio romano Tidius . In Basilicata, presso Muro Lucano (PZ) è presente il toponimo Capo di Giano e Varaggiano , mentre presso Melfi c'è Foggiano . A Pescopagano , in una nicchia sotto l'arco di Porta Sibilla vi è una statuetta raffigurante Giano bifronte . L'immagine di Giano è presente nel gonfalone di Subbiano (provincia di Arezzo) perché secondo un'etimologia popolare il nome del paese deriverebbe dal latino Sub Janum condita ("fondata sotto [il segno di] Giano") , ma in realtà il toponimo è un prediale costruito sul gentilizio romano Sevius . Il nome della città di Avezzano in Abruzzo stando ad un'ipotesi giudicata inverosimile da storici ed archeologi deriverebbe da "Ave Jane", un'invocazione posta sul portale di un tempio consacrato al dio Giano. Secondo la leggenda attorno al tempio ebbe origine la borgata formata dai primi agricoltori stanziati nell'area che originariamente circondava il lago del Fucino . Il toponimo di Selvazzano Dentro di origine romana parrebbe riportare alla presenza di un boschetto sacro al dio Giano (selva di Giano) , l'attuale stemma comunale riporta infatti un altare dedicato al dio . Il nome del dio è invece all'origine dei due toponimi Giano dell'Umbria e Giano Vetusto, non direttamente ma attraverso un nome di persona latino Ianus (al quale sarà originariamente appartenuto il fondo sul quale è sorto il centro abitato) . A Reggio Emilia c'è un Giano su uno spigolo di Palazzo Magnani in Corso Garibaldi. Nel comune di Maddaloni, in Provincia di Caserta, esattamente dinanzi l'ospedale cittadino, sono ancora visibili i resti di un tempio con l'iscrizione "Iano Pacifico". A Trieste vi è una fontana con il volto bifronte del dio, posta all'inizio del Viale XX Settembre. In quanto alla scelta del sito, va notato che nei primi anni dell'Ottocento in quel punto si trovava un recinto con cancello, che segnava l'uscita dalla città . In foto , in ordine : tre probabili rappresentazioni del repubblicano tempio di Giano nel Foro Olitorio , il Giano ai Musei Vaticani , Giano serie fusa , Giano Asse repubblicano coniato , Giano su Quadrigato in argento , due Sesterzi di Nerone con il tempio di Giano nel Foro .
    1 punto
  17. Devo per forza tornare alle monete non ne posso più ,speriamo che ci aiutino tutti. Perchè A B C della moneta medievale ? Ho sempre pensato che il forum debba avere una parte importante nella divulgazione e nella conoscenza ; quanti si sono accostati recentemente al medievale ? Tanti, molti anche giovani, leggono, sicuramente apprendono, ma credo che poi le basi, i fondamenta su come si legge , si interpreta, si cataloga una moneta siano l'essenza ,la partenza. E ora, specifico subito non da maestro, ma semplicemente ispiratore e ideatore di questo post, lancio questa discussione che dovrebbe essere necessariamente didattica, semplice ; argomenti, articoli di spessore per l'utente che vuole progredire, migliorare non mancano, non c'è che da scegliere, vediamo cosa possiamo dire con una moneta in mano, quali caratteristiche e considerazioni ci porta. Adesso mettero' una moneta medievale molto conosciuta a noi, appositamente la metto,è la nostra icona, lo è stata , spero lo sia anche in futuro, spero, se vorranno, gli importanti addetti ai lavori intervenire, sarebbe veramente bello,potrebbe quasi diventare una lezione, una lezione per chi si vuole avvicinare a questa mondo meraviglioso della numismatica medievale . Io dirò solo due, tre cose di questa moneta, poi vorrei che ognuno potesse integrare spiegando un parametro, una caratteristica utile per la moneta ,poi magari in un secondo tempo potremmo ampliare a considerazioni ulteriori per altre monetazioni che invece qui non troveremo presenti Allora si tratta di un denaro di Lucca, il periodo è quello di Enrico III, IV, V, Imperatori e Re d'Italia, ( 1039 - 1125 ), IL MIR e il Bellesia ne elencano vari tipi, questo è un MIR 109, terzo gruppo, Bellesia 3, moneta comune, i dati più importanti da dare sono il peso che per il tipo può variare da gr.0,81 a 1,11 e il diametro di 15- 16mm., e qui mi fermo , di quanti aspetti possiamo parlare ? Materiale,dritto,rovescio, leggende,monogrammi,titolo e analisi metallografiche,possiamo vedere la geometria , se ha dei cerchi interni e di che tipo, se è piana o scodellata, da dove partono le leggende,come sono le lettere delle leggende,cosa troviamo al centro della moneta,monogrammi, iconografie,nomi di città. E poi di imperatori,se ci sono croci, simboli religiosi,se la moneta è in buono stato di conservazione, se è tosata, se ci sono segni identificativi di zecca, lo stile e chissà quanti altri aspetti e considerazioni ci portano a leggere questa moneta, per il momento concentriamoci su questa, ognuno, dica una o due caratteristiche o anche domande, in modo da lasciare spazio a più utenti. Quanto volevo tornare a parlare ,vedere, commentare le monete,il denaro di Lucca, che definii una volta " la più brutta, ma sicuramente, la più affascinante, misteriosa e intrigante " delle monete medievali. Speriamo che il denaro di Lucca mi porti fortuna , ne ho bisogno, e questa discussione metta d'accordo tutti, il mio impegno e la passione sono sempre presenti e immutati ! A voi il pallino....
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  18. Moneta in argento – 900° ANNIVERSARIO DEDICAZIONE DELLA CATTEDRALE DI PISA Anno: 2018 Valore nominale: 5 Euro Metallo: Ag 925/1000 Diametro e peso: 32 mm / 18 gr Artista / i: Annalisa Masini Bordo: godronatura spessa continua Coniata dalla Zecca dello Stato ( IPZS ) Dritto: Piazza dei Miracoli a Pisa, con a sinistra la Torre Pendente (1173-1350) Rovescio: Duomo di Pisa con, posta in primo piano, una formella di bronzo; particolare preso dalla Porta dei Ranieri, di Bonanno Pisano, che ha come soggetto “l'entrata a Gerusalemme”. Note: la Cattedrale di Pisa venne iniziata nel 1064 e venne consacrata nel 1118 da Papa Gelasio II (1118-1119). Oltre allo stile romanico presenta stili lombardo-emiliano, classico, bizantico e a tratti islamico. Inizialmente la Cattedrale non era a croce latina, come ora, ma greca. Nel corso dei secoli le sue porte andarono distrutte, ad eccezione della bronzea Porta dei Ranieri. Questa porta è molto interessante poiché è adorna da 24 formelle riguardanti scene del Nuovo Testamento; fusa attorno al 1180 da Bonanno Pisano
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  19. Per confronto condivido anche il mio 5 Tornesi 1798 con P sotto lo stemma. Entrambi senza il punto di compasso, né al dritto e né al rovescio in mezzo ai tre gigli.
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  20. Stupenda, non c'è che dire!
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  21. 1 punto
  22. Dici bene, l’ideale sarebbe questo ...ma c’e’ un condizionale di mezzo ... La numismatica lo dico sempre dovrebbe andare oltre alla sua nicchia, in fondo c’e’ un mondo di fuori che potrebbe essere interessato alle identità, alla storia, al documento moneta...ma bisogna intercettarlo e cercarlo questo mondo o questi mondi e bisogna poi raccontarla in modo anche semplice cosa e’ una moneta ; a volte non si capisce ma mi sembra che in fondo chi ne beneficerebbe da tutta questa apertura per numeri e interessi non sia poi così interessato a questo fenomeno divulgativo che poi potrebbe creare il tanto sperato ricambio generazionale e allora si va avanti solo con chi ha la passione e il sentimento di muoversi in questo modo, in questa direzione, chiamiamolo senso civico, chiamiamolo un voler far ricordare a chi verrà chi e’ stato e chi e’, forse oggi c’e’ poi bisogno anche di questo, monete a parte ...
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  23. Altre informazioni sparse. La costruzione del tempio dedicato a Giano nel foro veniva attribuita a Numa Pompilio. Nel merito Livio (I, 19, 1-3) ricorda che: "Quello (ossia Numa) impadronitosi così del potere, si dedicò a rifondare integralmente, con il diritto, le leggi e i costumi, la città (ossia Roma) che era stata fondata con la forza e le armi. Avendo ben compreso che non era possibile abituarsi a tali cose in mezzo alle guerre - perchè con la milizia gli animi diventano sempre più rozzi - pensando di mitigare il duro popolo disabituandolo alle armi, costruì il tempio di Giano, che si trovava nella parte più bassa dell'Argileto, facendone il simbolo della pace e della guerra, in modo che, aperto, indicasse che la città era in armi, mentre chiuso, che tutti i popoli confinanti erano in pace. Due volte dopo Numa il tempio fu chiuso: la prima terminata la prima guerra punica, sotto il consolato di Tito Manlio, la seconda, che gli dei concessero che noi vedessimo, sotto l'impero di Cesare Augusto dopo la guerra di Azio, quando fu stabilita la pace per terra e per mare." Sotto Augusto il tempio fu chiuso in altre due occasioni: dopo la guerra cantabrica e, ma è più incerto, forse dopo la spedizione in Arabia nel 10 d. C.. Negli ultimi anni di vita dell'imperatore, il tempio fu nuovamente riaperto (Oros. VII, 3, 7).
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  24. fotografare l'oro non è semplice.. perché normalmente sull'oro si trovano spesso più segnetti rispetto ad altri metalli... un trucchetto per farli notare poco è quello di fare foto con poca luce...o quanto meno non sparare direttamente luce sulla moneta... cerca una luce diffusa più debole e non diretta...però se hai il telefono in mano e riduci la luminosità.. hai poi problemi di messa a fuoco
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  25. Questa è la mia ho fatto nuove foto...
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  26. Il più difficile a trovarsi e il secondo non il terzo. Blaise
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  27. ...mi spiace... sarà per la prossima !
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  28. Grande conservazione per uno spicciolo del popolo, un vero miracolo che sia giunto a noi quasi intatto. Complimenti @giovanni0770.
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  29. Come dice Mario il tema è assai complesso, perchè per "progredire" ci vuole il lavoro e l'impegno di tutti; l'ideale sarebbe la coordinazione, la cooperazione, la famosa integrazione tra i diversi livelli in modo da divulgare, approfondire, scoprire, cioè offrire tutto il ventaglio di cui la numismatica in generale è detentrice. A questo proposito le iniziative di "contaminazione" e di "propaganda" di questo sapere attraverso canali "nuovi", cioè insoliti, tipo AD, tipo video su Youtube, contribuiscono all'attrazione verso un mondo che, successivamente, deve offrire gli spunti di approfondimento, mantenere alta la curiosità.
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  30. Se ne hanno di invendute. Di solito le tirature sono tali da non esserci grossi problemi (vespa verde a parte!!!).
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  31. Tematica ampia e da riflessione, il mio personalissimo parere e’ che la divulgazione come volontariato culturale la facciano ormai in pochi, nel contempo, e il Cordusio ne e’ una riprova, i privati volendo possono fare molto per fare cultura, divulgarla e anche sponsorizzarla, cosa ancor più difficile. Ci possono essere persone singole, associazioni che operano nella società, imprenditori commerciali che lo hanno fatto o lo fanno, pochi ma ci sono ... Ce ne vorrebbero di più...certo, ma oggi la società e anche la numismatica si muove se c’e’ un ritorno o un interesse, però può essere che ci siano casi isolati in cui il privato affianchi le istituzioni e collabori o sponsorizzi o faccia iniziative, eventi, pubblicazioni per un solo scopo di una crescita culturale collettiva. A volte vedo acquisti di monete importanti, anche qui, e penso, basterebbe a volte anche una sola moneta di un certo tipo per finanziare per un anno un circolo, un Gruppo, una associazione, un evento, una iniziativa, una pubblicazione per la divulgazione e la conoscenza e quindi dipende come sempre da noi...certo di segni di questo tipo io non ne vedo o almeno ne vedo pochissimi però mai dire mai ...il Cordusio in fondo c’e’ e l’intento programmatico dello stesso e’ poi questo.
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  32. Il terzo dovrebbe essere il più difficile da trovare quindi sei a buon punto.
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  33. Più che uno "sdoganamento", @cliff, quella che descrivi è una resa. Non vi partecipo, personalmente, ma la questione è rilevante per capire a cosa andiamo incontro.
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  34. Direi di si, benché la conservazione non sia eccezionale e le foto non siano chiarissime, direi che il particolare che conta mi pare abbastanza evidente. Si intuisce anche li resto della parte iniziale della legenda, con la NR in legatura. Peccato non avere foto più chiare (da queste non sembrerebbe a basso titolo, ma chi può dirlo con certezza) e il peso. Ottima segnalazione!
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  35. Rimando al mio post di un paio d’anni fa dal titolo Emozione del ritrovamento di una moneta?... la dice Andrea Camilleri
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  36. E arriverà un Catalogo anche delle monete di zecche italiane esposte in Ambrosiana. Questo sarà il prossimo passo, ma non il solo, un Catalogo fatto pubblicare per tutti quelli che vorranno da parte del Cordusio e Rotary, si passa dal fare che e’ l’esposizione fissa e permanente al far conoscere che e’ il Catalogo, sempre sulla strada di una divulgazione per tutti....di più non si può ...
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  37. Bella, mi piace. Lo sbarco sulla Luna per me è un evento affascinante. All'epoca ero piccolo e l'ho vissuto solo a posteriori attraverso il racconto dei miei genitori. Ora però sono grande (per non usare termini più consoni ma meno "delicati") e penso che celebrerò l'anniversario con alcuni libri e con questa moneta. In verità mi sono lasciato entusiasmare anche dal dollaro celebrativo degli Stati Uniti, non tanto per la bellezza quanto piuttosto per il fatto che gli americani mi sembravano i più quotati per celebrare l'anniversario. Ora attendo che il dollaro sbarchi a casa mia...
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  38. Ciao Fabio, mi spiace per il tuo libro, anch'io ultimamente ho subito delle manomissioni oltre ad un furto, purtroppo sono cose che succedono anche se non dovrebbero succedere... La tua piastra la reputo molto interessante per la variante delle torri rovesciate, ne avevo già sentito parlare ma è la prima volta che la vedo, sicuramente c'è volontà nel punzonare le torri al contrario, forse un messaggio? Chissà... A me viene in mente un detto in napoletano che si dice quando qualcuno ci rimette pesantemente, a volte anche con la vita : Si' ghiut ca' cap 'asott! (sei andato a testa in giù)... Puoi postare anche il dritto?
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  39. Nel DNA l’origine dei Filistei, misterioso popolo biblico È il primo studio in assoluto in cui si analizza il DNA estratto da un antico sito filisteo, che permette di conoscere in modo più approfondito le origini di alcuni tra i più famigerati “cattivi” dell’Antico testamento. Gli autori della Bibbia ebraica vollero mettere in chiaro che i Filistei non erano come loro: questo gruppo di “non circoncisi” viene descritto in diversi passaggi come proveniente dalla “Terra di Caphtor” o "Kaftor" (l’attuale Creta); i Fiistei presero poi il controllo della regione costiera che oggi corrisponde al sud di Israele e alla Striscia di Gaza [il toponimo Palestina nasce più tardi, nel V secolo a.C., per poi diffondersi come nome della provincia dell'Impero romano, ndt], entrando successivamente in conflitto con i vicini Israeliti, riuscendo perfino a rubare loro l’Arca dell’Alleanza. Fra i Filistei citati nella Bibbia ci sono il gigante Golia, che fu abbattuto da Davide, il futuro re giudeo, e Dalila, che privò Sansone della sua forza tagliandogli i capelli. Gli archeologi di oggi concordano sul fatto che i Filistei fossero diversi dai loro vicini: il loro arrivo, all’inizio del XII secolo a.C., sulle coste orientali del Mediterraneo è testimoniato dalle ceramiche che richiamano fortemente l’Antica Grecia, dall’uso di una scrittura egea piuttosto che semitica e dal consumo di maiale. Un nuovo studio, in cui si analizza il DNA estratto da resti umani di un antico sito filisteo, fa seguito alla scoperta nel 2016 di un cimitero nell’antica città filistea di Ascalona, situata nell’attuale Israele meridionale. Inoltre, molti ricercatori mettono in relazione la presenza dei Filistei alle imprese dei Popoli del mare, una misteriosa confederazione di tribù che, secondo fonti storiche egizie e non solo, avrebbe creato scompiglio nel Mediterraneo orientale alla fine della tarda Età del bronzo, nel XIII secolo e all’inizio del XII secolo a.C. Ora, uno studio pubblicato di recente su Science Advances, che fa seguito alla scoperta senza precedenti, nel 2016, di un cimitero nell’antica città filistea di Ascalona, lungo la costa meridionale di Israele, fornisce uno sguardo affascinante sulle origini e sull’eredità genetiche dei Filistei. La ricerca sembra sostenere la loro origine straniera, ma rivela inoltre che questo popolo di “cattivi” finì per mescolarsi con le popolazioni locali, attraverso la celebrazione di matrimoni misti. Lo studio ha analizzato il DNA di dieci serie di resti umani recuperati da Ascalona risalenti a tre diversi periodi: un cimitero della media-tarda Età del bronzo (circa 1650-1200 a.C.), che precede la presenza dei Filistei nell'area; sepolture infantili risalenti alla fine degli anni 100 del 1000 a.C., in seguito all'arrivo dei Filistei nella prima Età del ferro; e individui sepolti nel cimitero filisteo nella tarda Età del ferro (X e IX secolo a.C.). Il DNA estratto dagli individui sepolti nel cimitero suggerisce che i Filistei erano soliti contrarre matrimonio con persone al di fuori della comunità. Secondo i ricercatori, i quattro campioni di DNA della prima Età del ferro, tutti provenienti da neonati sepolti sotto le case dei Filistei, includono in proporzione nella loro firma genetica una maggiore discendenza europea (circa il 14%) rispetto a quanto avviene nei campioni pre-filistei dell’Età del bronzo (dal 2 al 9%). Se è vero che le origini di questo pool genico europeo restano delle ipotesi, l’applicazione dei modelli di studio in regioni come la Grecia, Creta, la Sardegna e la penisola iberica potrebbero fornire delle risposte certe. Daniel Master, direttore della Leon Levy Expedition to Ashkelon, fra gli autori dello studio, considera i risultati dello studio la “prova diretta” a sostegno della teoria secondo cui i Filistei fossero in principio migranti provenienti da Occidente che si stabilirono ad Ascalona nel XII secolo a.C. “È coerente con i testi egiziani, e non solo, che abbiamo osservato, ma anche con il materiale archeologico”. Ciò che i ricercatori trovano ancora più insolito è che questa specifica “deviazione europea” scompare rapidamente ed è presente in modo poco significativo dal punto di vista statistico nel DNA estratto dai campioni di studio provenienti dal cimitero di Ascalona solo pochi secoli dopo le sepolture infantili. Le sepolture successive dei Filistei hanno firme genetiche molto simili a quelle delle popolazioni locali che vivevano nella regione prima dell’arrivo dei Filistei. Questo piccolo balsamario, o contenitore per unguenti, fu posto nella sepoltura di un Filisteo adulto vissuto nel X o nel IX secolo a.C. “Siamo riusciti a fotografare il trasferimento di persone che dall’Europa meridionale arrivavano ad Ascalona”, afferma Michal Feldman, esperto di archeogenetica del Max Planck Institute, fra gli autori dello studio. “Tale trasferimento si arresta molto rapidamente nell'arco di 200 anni, probabilmente perché i Filistei iniziarono a contrarre matrimoni con le popolazioni locali, con l’effetto di affievolire la firma genetica”. “Per oltre un secolo la provenienza dei Filistei è stata al centro del dibattito”, afferma Eric Cline, archeologo non coinvolto nello studio, attualmente impegnato in uno scavo nel sito cananeo di Tel Kabri. “Adesso abbiamo la risposta: l’Europa meridionale, e probabilmente, più nello specifico la Grecia, Creta e la Sardegna. Ciò è coerente con quella che in precedenza sembrava la risposta più plausibile, soprattutto a giudicare dai resti archeologici”. Aren Maeir, archeologo che dirige gli scavi nella città filistea di Tell-es-Safi, la biblica Gath, non coinvolto nello studio, mette in guardia rispetto a un’eccessiva semplificazione della storia dei Filistei, e chiama questi “cattivi" della Bibbia 'un groviglio di genti', o un gruppo transculturale, costituito da persone di diverse origini”. “Sono pienamente d'accordo sulla presenza di una significativa componente straniera tra i Filistei nella prima Età del ferro, ma sono anche convinto che fosse costituita da individui di origine diversa e, aspetto non meno importante, che si mescolò con le popolazioni locali levantine a partire dalla prima parte dell'Età del ferro”, afferma Maeir. A differenza delle popolazioni locali vicine, i Filistei venivano sepolti con pochi oggetti funerari, come un gioiello o brocchette di argilla per unguenti. Per Master, la cosa più interessante è il fatto che, nonostante la rapida assimilazione genetica subita dai Filistei, questo popolo rimase un gruppo culturale distinto e chiaramente identificabile rispetto ai loro vicini per più di cinque secoli, fino alla conquista dei Babilonesi nel 604 a.C. “È piuttosto interessante osservare come il mix genetico dei Filistei sia cambiato così rapidamente”, osserva l’archeologo. “Facendo affidamento soltanto sui testi ebraici, si penserebbe invece che nessuno avrebbe mai voluto mescolarsi con loro”. http://www.msn.com/it-it/notizie/tecnologiaescienza/nel-dna-lorigine-dei-filistei-misterioso-popolo-biblico/ar-AAE1Gv0?ocid=ientp
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  40. Buongiorno, se anche Voi come me talvolta cercate di immaginarVi come potevano esser gli eventi militari dell'esercito romano, Vi segnalo alcuni video: Ciao Illyricum
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  41. Beh allora questo Cordusio qualcosa di buona porta ogni tanto..
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  42. Canina! Chi era costui? È la frase di scolastica memoria che mi venne in mente quando per la prima volta mi trovai a girare per Vardacate. Nato a vissuto per molti anni ad Augusta Taurinorum, a Vardacate ci arrivai quasi per caso, molti anni fa. Io praticamente neanche sapevo (ahimè) dove fosse Vardacate, nonostante non fosse poi tanto lontana dalla mia città natale. Se per Ligabue (l’aedo) Corrigium era città “di cosce e zanzare”, per me Vardacate era città di “burbe e zanzare”, visto che praticamente tutti i maschietti di Augusta Taurinorum facevano il CAR a Vardacate e viste le enormi distese di risaie lì presenti , noto pabulum per quegli insetti famelici e spietati. Sia come sia, alla fine… Hic manebimus optime! Esclamai. Trovai il mio primo lavoro , conobbi mia moglie, la sposai, diventai cives di quel municipium e misi su famiglia. Ebbene, come dicevo, passeggiando bel bello per la città, mi imbattei in un monumento: “Canina! Chi era costui? «Canina! questo nome mi par bene d'averlo letto o sentito; doveva essere un uomo di studio, un letteratone del tempo antico: è un nome di quelli; ma chi diavolo era costui?» Dopo qualche mese dal mio arrivo a Vardacate, mi presi una meritata vacanza e con il Cursus Publicus (per la precisione con la Rubra Sagitta) arrivai nell’Urbe, quella con la “U” maiuscola: Roma! Tra le tappe della mia visita vi era una passeggiata sulla Regina Viarum, la via Appia Antica. Armato della mia immancabile guida, varcata la massiccia cortina delle Mura Aureliane dalla maestosa Porta San Sebastiano, dopo una bevuta al vecchio fontanile, iniziai il mio cammino. Subito mi ricordai delle parole del buon Orazio: “ (…) minus est gravis Appia tardis (…) ovvero: “L’Appia è meno faticosa a chi la prende comoda”. Pertanto, seguendo il suo consiglio, mi avviai pedetemptim lungo la strada. Sepolcro di Geta…catacombe di San Callisto e San Sebastiano…Villa e Circo di Massenzio… Tomba di Cecilia Metella…Capo Bove…Indescrivibile il piacere di camminare sull’antico basolato, in una calma surreale…Quanto sembrava lontano il caos dell’Urbe…. …le vestigia sparse cercai per poggi solitarii et ermi….quando ad un certo punto un monumento attirò la mia attenzione… Presi la mia fidata guida e lessi: “monumento detto dei Rabirii, del quale Canina (questo nome mi ricordava qualcosa…) scrive che non solo per la pertinenza delle indicate persone ma per l’eleganza dei suoi ornamenti…ha meritato di avere la preminenza su tutti gli altri per essere ristabilito nel miglior modo che fu possibile. Canina ( a ridaje….) ricostruisce il monumento funerario secondo lo schema di una grande ara, utilizzando, come descrive egli stesso, tutti i frammenti che furono rinvenuti tra le sue rovine”. Proseguii il mio cammino finché, al VI miglio, subito dopo la splendida Villa dei Quintili, incontrai il grande Mausoleo di Casal Rotondo. Ripresi la mia fidata guida e lessi: “…è un sepolcro circolare di età augustea così chiamato a causa di un piccolo casale (guarda caso…), ora trasformato in villa, che vi fu costruito sulla sommità. A lato del monumento, Luigi Canina (Canina….ancora tu….ma non dovevamo non vederci più?) volle alzare una grande quinta in laterizio per esporre i frammenti di marmo che egli riteneva appartenessero alla decorazione della tomba, poiché rinvenuti nei pressi dell’edificio.” : Luigi Canina….Ecco chi era costui!! Luigi Canina, nacque proprio a Vardacate il 24 ottobre 1795. Dal 1818 fu a Roma per studiare e dirigere numerosi cantieri, commissionati soprattutto dalla famiglia Borghese (tra i più famosi i monumentali propilei di ingresso della Villa da Piazzale Flaminio). Contemporaneamente coltivò un profondo interesse per l’archeologia, che lo portò ad essere nominato Commissario alle Antichità dell’allora Governo Pontificio nel 1839. Diresse importanti scavi a Roma (nelle proprietà Borghese, nel Foro Romano, sull’Appia Antica), Tuscolo e Veio, e pubblicò numerosi studi sull’architettura e topografia antiche. A lui si deve la realizzazione, tra il 1851 e il 1855, del progetto per la sistemazione della Via Appia Antica come passeggiata archeologica: si occupò di espropriare l’area, ripulire e restaurare i monumenti ai lati della strada, creando il “museo all’ aperto” che è tuttora davanti ai nostri occhi, per la conservazione sul posto dei reperti archeologici dei monumenti, allestiti su quinte architettoniche in corrispondenza degli antichi sepolcri. Lo studioso, anticipando metodologie oggi affermate, ha realizzato un programma di interventi nel pieno rispetto del rigore scientifico. I reperti mobili, pertinenti ai singoli monumenti, furono recuperati nell’unico modo possibile, ossia inserendoli in una struttura dichiaratamente nuova, limitata all’essenziale, che doveva suggerire la forma del monumento romano solo nella facciata. Sempre a Roma si occupò infine della sistemazione di alcuni monumenti nell’area del Foro Romano. Luigi Canina è sepolto a Firenze, In Santa Croce, tra i grandi (un vero onore, direi). Per concludere, volevo dire che Vardacate non è solo città di burbe e zanzare. Infatti, gode di alcuni bellissimi monumenti come il Duomo di Sant’Evasio (una delle più importanti cattedrali in stile romanico-lombardo del Piemonte), la sinagoga (un vero gioiello nel suo genere) e il Castello (spesso sede di mostre ed eventi). Inoltre (per i golosi) a Vardacate si producono i Krumiri, biscotti tipici della città, famosi in tutto il mondo (indescrivibile il profumo che si sente nelle vie limitrofe alla bottega). Infine, nel secondo fine-settimana di ogni mese, si tiene il Mercatino dell’Antiquariato dove tra le altre cose è possibile trovare tante belle monete. Se vi fa piacere, non preoccupatevi delle zanzare (basta un po' di Autan, dai!) e venite numerosi a Vardacate, alias (Casale Monferrato in provincia di Alessandria)! Un saluto a tutti. Stilicho
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  43. Aggiorno questa vecchia discussione perché ho avuto l'occasione di trovare in una ciotola un 5 centesimi del 1861 con zecca Milano brockage. L'ho presa per la curiosità dell'errore di coniazione e perché in fondo non è poi neanche troppo compromesso. Avevo trovato un'altra discussione con un esemplare molto simile ma non la trovo più... Interessante notare la depressione sul tondello in prossimità di dove doveva esserci la testa di Vittorio Emanuele. Mi sembra che ci siano più esemplari con due facce del diritto che due del rovescio... Anche se preferisco questa perché è classificabile con data e zecca. Tutte le opinioni sono gradite.
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  44. Buonasera e complimenti per la nuova entrata in Collezione. @motoreavapore, le Piastre giovanili sono bellissime.... Ferdinando II si mostra al suo popolo con questo ritratto imberbe e baffetto appena accennato. Le superfici delle monete in argento dei primi anni, presentano quasi tutte quei "puntini scuri" impurità nella lega di argento usata per le Coniazioni.
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  45. Una chiosa direi finale, questa e’ una bella storia, una storia da raccontare, ce ne vorrebbero di più nel mondo conflittuale in cui viviamo, che parte in fondo poi anche da Lamoneta, era un mio scopo e obiettivo culturale per la collettività, ne parlo da più di 10 anni anche qui e parlavo di sogno irrealizzabile, e in effetti così sembrava dovesse rimanere. Provavo e cercavo ma non si riusciva, la storia che raccontavo del padre col bambino per mano che volevano andare senza problemi a vedere le proprie monete, i propri simboli, l’identita’, la loro storia anche una domenica mattina non era realizzabile in una città dai mille fermenti come Milano, il sogno rimaneva sogno. Un giorno si aprì una luce, la percorsi con mille difficoltà, ebbi anche contingenze favorevoli con vari step ma oggi possiamo parlare di un sogno che e’ realtà e che sta anche crescendo, ampliandosi anche con cataloghi divulgativi. C’e’ anche questa numismatica, fatta di sogni, passione, di service per la comunità, e’ quella che mi piace e che sento di dover fare, certo qui il virtuale non c’e’ più ...c’e’ il reale, il realissimo per tutti noi ...
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  46. che poi, alla fine, quelle citate da te sono anche le monete più "economiche" e che allo stesso tempo riescono a dare tanta soddisfazione. condivido!
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  47. Nella classifica delle monete che vengono ritrovate in casa e di cui spesso vengono richiesti autenticità e valore un posto di assoluto rilievo è occupato dalle monete con l'effigie e il nome del Duce Benito Mussolini. Nel 99% dei casi si tratta di "monete" da 20 Lire ma non mancano, in minor misura, anche esemplari da 100 lire e altri valori. Prima di tutto chiariamo una volta per tutte che MUSSOLINI NON POTE' MAI CONIARE MONETE A SUO NOME E CON LA SUA EFFIGIE IN NESSUN FRANGENTE DEL REGNO D' ITALIA (neanche nel periodo della RSI). Questo diritto infatti è rimasto SEMPRE una PREROGATIVA ESCLUSIVA e UNICA riservata al RE VITTORIO EMANUELE III. Pertanto TUTTE queste "PSEUDO-MONETE" o "MONETE DI FANTASIA" che dir si voglia, prodotte probabilmente a partire dagli anni '70 come gadget da destinare ai nostalgici del Regime Fascista, NON FANNO PARTE IN ALCUN MODO DELLA MONETAZIONE DEL REGNO D' ITALIA o di qualsiasi altra monetazione e sono quindi prive di qualsiasi valore storico o numismatico. Nel caso delle 20 Lire l'unica attinenza riscontrabile con la monetazione del Regno d' Italia è semplicemente quella di riprendere le dimensioni e il rovescio di una importante e famosa moneta in ARGENTO chiamata 20 LIRE "ELMETTO" (O "CAPPELLONE") realizzata nel 1928 per il decennale della vittoria nella Grande Guerra e che al dritto reca però, come già sottolineato, il ritratto di profilo del Re Vittorio Emanuele III. C'è poi da aggiungere che nel 99% dei casi si tratta di prodotti realizzati in METALLO NON PREZIOSO e quindi l'unico valore economico attribuibile è quello stabilito dai venditori che commercializzano questo tipo di oggettistica al pari di portachiavi, cartoline, magliette, etc etc. Nelle foto allegate sono visibili due diversi esempi di "monete di fantasia" da 20 lire e un vero esemplare da 20 lire "Elmetto" a cui queste "pseudo-monete" sono ispirate. Moneta autentica Alcune riproduzioni Riproduzione che presenta un ritratto diverso di Mussolini e l'assenza del valore al rovescio
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  48. Si, Stefano grazie dell'intervento intanto, nel Medioevo capitava spesso che le vecchie monete venissero ritirate dalla circolazione, ma invece di essere magari fuse per produrre nuove monete,erano usate di nuovo e riconiate ; ovviamente si formavano delle sovrapposizioni di immagini, leggende e la lettura della moneta diventa difficile, però in questi casi può dare diverse informazioni utile, per esempio per le cronologie. LA TERZA FACCIA DELLA MONETA. Chiariamo subito che la definizione di forte impatto è di Lucia Travaini, in effetti la moneta ha come sappiamo un dritto e un rovescio, sul quale abbiamo già discusso e sul quale poi non tutti sono poi concordi. Quando parla di terza faccia la Travaini intende vedere l'oggetto moneta nella sua complessità , nella iconografia, nei segni, in quello che rappresenta, nella sua simbologia che assume nei vari casi. Abbiamo monogrammi,immagini,stemmi, aquile, Santi ; in particolare nel Medioevo i santi hanno grande diffusione sulle monete e oltre a rappresentare i valori cristiani, rappresentano le varie identità locali, sono simbolo delle città, diventano anche segno di appartenenza. Ma la Travaini si spinge oltre, vede cosa può rappresentare una moneta oltre al suo valore venale ed economico . E allora può diventare segno di memoria, segno di offerta nele tombe lasciate dai devoti o dai pellegrini, un segno e un tramite col Santo venerato o col defunto. La moneta può diventare anche icona, come portafortuna, come reliquia,può mandare tanti messaggi da interpretare e da studiare e credo che in questo campo ci siano ancora molti spazi di ricerca. Si torna al concetto finale di moneta vista non solo per il suo valore, ma come documento e portatrice di messaggi e valori simbolici.
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  49. Le monete possono trovarsi o nei Musei, nelle Corsevatorie,nelle Raccolte Private di Banche , Istituzioni, ma possono essere nei vari circuiti commerciali consueti, ma le puoi trovare anche casualmente nel terreno e quando capita lo studio e le informazioni che possono dare oggi più che mai sono importantissime per la ricerca e lo studio scientifico. Ecco perchè anche un ritrovamento fortuito, casuale deve essere segnalato perchè può essere utilissimo come dato e non si può escludere che la zona possa presentare altre presenze monetali. Sinteticamente i ritrovamenti possiamo distinguerli in casuali, in genere monete isolate, perse accidentalmente, spesso di poco valore, quelle di valore di solito erano custodite con cura, in reperti da scavo, in questo caso possono dare dati sulla circolazione monetaria, se vicino a luoghi di culto o sepolture, i dati allora sono diversi perchè sono abbandoni volontari e qui ci sono dei criteri legati a logiche precise e da analisi ; le monete da strati archeologici possono dare notizie per la datazione dei siti, possono aiutare per le cronologie. Altra fonte sono i ripostigli monetari, i tesoretti occultati o persi accidentalmente e non più recuperati dal proprietario per vari motivi, guerre, malattie, eventi imprevedibili ; spesso sono gruzzoli nascosti dal proprietario in momenti di pericolo e poi non più recuperati per vari motivi . I ripostigli possono dare dati sul circolante del periodo e sul genere di di monete presenti. Vi sono anche ripostigli votivi o in ambiti funerari, nelle fondazioni . Tutti questi ritrovamenti oggi possono dare notizie, se analizzati, sul documento moneta, che si affiancano ai documenti e alle fonti scritte, possono in breve essere fonti di approfondimento e ricerca della storia monetaria.
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  50. Dove eravamo rimasti? Beh, Mario, penso che questa discussione sia propedeutica per i neofiti o per coloro che sono alle prime armi con una moneta medioevale....poi ciascuno ha le sue preferenze, ma devo convenire, considerato anche il seguito che ha avuto la discussione sui denari di Lucca, che nonostante non sia una moneta bella e facile, ha un nutrito seguito!!! Arca dice giustamente "occhio ai punzoni", che sono un po' la combinazione per decifrare questa, ma altre monete medioevali. Mi aspetto che ci sia qualche nuovo appassionato che raccoglie la sfida, non si vince né si perde nulla; per loro consiglio sempre una buona lettura per iniziare e fra i tanti libri, consiglio quello di A. Finetti "Numismatica e Tecnologia". Ottimo per comprendere l'uso dei punzoni e le tecniche di preparazione dei conii. Saluti Luciano
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