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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 07/08/19 in tutte le aree
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Buonasera a tutti, non sono presente molto "fisicamente" nel forum ma sono un appassionato collezionista da oltre 20 anni, ne avevo meno di 18 quando cominciai... Volevo renderVi partecipi del mio ultimo acquisto ?7 punti
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Questo breve Post non e' dedicato in particolare a Giano come divinita' in quanto molte e varie notizie su questo antichissimo dio italico romano sono reperibili in rete , ma al suo declino come divinita' venerata dai Romani , declino avvenuto agli inizi dell' Impero anche se il Tempio o i due Templi dedicato/i a Giano rimasero in funzione fino al tempo di Teodosio I , declino che inizio' probabilmente entro il I secolo della nostra era e che si concluse con il primo decreto di Teodosio I del 380 , seguito poi dal decreto del 392 quando inaspri' quello del 380 , proibendo tutti i culti pagani . Giano fu la divinita' forse piu' rappresentativa dei Romani dalla monarchia alla Repubblica , quando la sua immagine bifronte accompagno' e fu impressa sui Quadrigati in argento e sui massicci Assi in bronzo che recavano al rovescio la prua di nave , prima semplice , cioe' anonima , poi con simboli e infine con i monogrammi dei Legati ; l' Asse con Giano e la Prua , fu la moneta bronzea per eccellenza di Roma repubblicana , forse piu' degli argenti , esprimeva e lo fa tutt' ora , la potenza e la fede religiosa incrollabile , unita a quella della forza navale , che infine porto' i Romani a dichiarare orgogliosamente , prima il Mar Tirreno , poi tutto il Mediterraneo : “Mare Nostrum” . La rappresentazione di Giano sulle monete praticamente scompare con la Repubblica , un' era si conclude insieme ad un' altra , Giano nell' Impero compare molto raramente ed anche con dubbio , perche' non piu' rappresentato bifronte come nella Repubblica , ma come una figura che regge uno scettro ; piu' sicura la rappresentazione del suo Tempio nel Foro in quanto espressamente citato nella legenda su alcune monete di Nerone . L' antico Tempio di Giano di epoca repubblicana era situato nel Foro Olitorio , era situato ad est del futuro Teatro di Marcello e direttamente collegato alla leggenda dei 300 Fabii , sterminati al fiume Cremera nel 477 a.C. dai Veienti , tranne uno , da cui discese poi Fabio Massimo detto il “Temporeggiatore” o “scudo di Roma” , il Tempio venne ricostruito da Caio Duilio nel III secolo a.C. dopo la vittoria navale di Milazzo del 260 a.C. , poi di nuovo da Tiberio ; la leggenda narra che il Tempio nacque in seguito all' alleanza fatta tra Romolo e Tito Tazio il Re sabino e da cio' nacque il doppio volto del dio a significare l' unione del popolo romano e di quello sabino , la statua del dio fu posta in un tempietto che pare sia sopravvissuto con varie ricostruzioni , fino alla fine dell' Impero nel luogo chiamato : Tria Fata , dal nome delle tre Parche che erano vicino alle falde del Campidoglio . Anche lo storico bizantino Procopio , testimone della guerra gotica in Italia , ricorda questo Tempio che era fatto tutto in bronzo , lo colloca pero' nel Foro romano , mentre l' antico era situato nel Foro Olitorio e secondo Orazio vicino alla Porta Ratumena , verso il Campo Marzio . Questa la testimonianza diretta di Procopio sul Tempio di Giano nel Foro : “……..Allora avvenne pure che alcuni Romani sforzassero le porte del Tempio di Giano tentando di aprirle di soppiatto . Questo Giano era il primo di quegli Dei antichi che i Romani nella lingua loro chiamano : Penati . Egli ha il suo Tempio nel Foro , di contro al Senato , poco piu’ in la’ di : Tria Fata , che cosi’ chiamano i Romani le Parche . Quel Tempio e’ tutto in bronzo , di forma tetragona , e grande tanto da coprire la statua di Giano . Questa statua anch’essa in bronzo e’ alta non meno di cinque cubiti ( circa metri 2,50 ) , in tutto il resto ha figura umana salvo che ha la testa con due facce , delle quali una e’ volta ad oriente , l’ altra ad occidente . Dinanzi a ciascuna faccia sonvi porte di bronzo , le quali secondo l’antica costumanza romana in tempo di pace e di bene si chiudevano , quando invece si stesse in guerra si aprivano . Venuta pero’ quanto mai in onore presso i Romani la fede cristiana , queste porte non aprivano mai piu’ , neppure quando fossero in guerra ; in quell’ assedio tuttavia alcuni che avevano in mente, secondo io credo , l’ antica religione , si attentarono ad aprirle di soppiatto , senza pero’ riuscirvi totalmente , salvo che le porte non combaciavano piu’ tra loro come prima . Rimasero ignoti coloro che questo tentarono , ne’ in tanto trambusto di cose se ne fece inchiesta veruna . dacche’ ne fu avvertito dalle autorita’ e neppure il volgo , ad eccezione di ben pochi , ne venne a sapere” Da Wikipedia , alcuni luoghi d' Italia che sembrano avere una attinenza con il nome dell' antica divinita' italica romana : Giano viene assunto dal Medioevo a simbolo di Genova , in relazione al suo nome antico di Ianua . Come tale viene spesso accostato al Grifone , altro simbolo di questa città . Troviamo effigi di Giano nel tempietto-fontana di piazza Sarzano (l'erma bifronte sulla cupoletta, proveniente da una fontana cinquecentesca opera della bottega in Genova di Giacomo e Guglielmo della Porta, ancora negli ottocenteschi lampadari di Galleria Mazzini. Una rappresentazione indubbiamente più moderna ed essenziale la troviamo nel palazzo azzurro sito in fiumara. Oltre a Genova, Giano è il simbolo di Tiggiano (provincia di Lecce), Subbiano (provincia di Arezzo), Selvazzano Dentro (provincia di Padova) e Centro Giano (provincia di Roma), San Giovanni Rotondo (Provincia di Foggia). L'immagine di Giano è presente nel gonfalone di Tiggiano(provincia di Lecce) perché secondo un'etimologia popolare il nome del paese potrebbe derivare dal nome del dio Giano (in realtà il toponimo è un prediale costruito sul gentilizio romano Tidius . In Basilicata, presso Muro Lucano (PZ) è presente il toponimo Capo di Giano e Varaggiano , mentre presso Melfi c'è Foggiano . A Pescopagano , in una nicchia sotto l'arco di Porta Sibilla vi è una statuetta raffigurante Giano bifronte . L'immagine di Giano è presente nel gonfalone di Subbiano (provincia di Arezzo) perché secondo un'etimologia popolare il nome del paese deriverebbe dal latino Sub Janum condita ("fondata sotto [il segno di] Giano") , ma in realtà il toponimo è un prediale costruito sul gentilizio romano Sevius . Il nome della città di Avezzano in Abruzzo stando ad un'ipotesi giudicata inverosimile da storici ed archeologi deriverebbe da "Ave Jane", un'invocazione posta sul portale di un tempio consacrato al dio Giano. Secondo la leggenda attorno al tempio ebbe origine la borgata formata dai primi agricoltori stanziati nell'area che originariamente circondava il lago del Fucino . Il toponimo di Selvazzano Dentro di origine romana parrebbe riportare alla presenza di un boschetto sacro al dio Giano (selva di Giano) , l'attuale stemma comunale riporta infatti un altare dedicato al dio . Il nome del dio è invece all'origine dei due toponimi Giano dell'Umbria e Giano Vetusto, non direttamente ma attraverso un nome di persona latino Ianus (al quale sarà originariamente appartenuto il fondo sul quale è sorto il centro abitato) . A Reggio Emilia c'è un Giano su uno spigolo di Palazzo Magnani in Corso Garibaldi. Nel comune di Maddaloni, in Provincia di Caserta, esattamente dinanzi l'ospedale cittadino, sono ancora visibili i resti di un tempio con l'iscrizione "Iano Pacifico". A Trieste vi è una fontana con il volto bifronte del dio, posta all'inizio del Viale XX Settembre. In quanto alla scelta del sito, va notato che nei primi anni dell'Ottocento in quel punto si trovava un recinto con cancello, che segnava l'uscita dalla città . In foto , in ordine : tre probabili rappresentazioni del repubblicano tempio di Giano nel Foro Olitorio , il Giano ai Musei Vaticani , Giano serie fusa , Giano Asse repubblicano coniato , Giano su Quadrigato in argento , due Sesterzi di Nerone con il tempio di Giano nel Foro .6 punti
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Ciao a tutti, intanto complimenti per l'acquisto stratosferico.. e anche un po' di invidia!! Ho letto l'articolo segnalato da Acqvavitus, in cui si ripropone la teoria dell'olio di noce come causa della fragilità dell'inchiostro di questa splendida 25 lire. A questo proposito, posto le testuali parole di Crapanzano, che smentiscono questa teoria: "Nel 1991, in occasione del Convegno di Senigallia, abbiamo organizzato una vendita all'asta di cartamoneta. Un'asta memorabile, in cui vennero presentate, assieme a molte banconote rare, anche numerosi esemplari unici. Basti ricordare che il totale delle vendite superò i 600 milioni, cifra astronomica per l'epoca. Per ordinare la grande massa di biglietti - articolati in oltre 1200 lotti - mi avvalsi della collaborazione di alcuni amici, esperti appassionati del settore. Del gruppo dei collaboratori facevano parte, tra gli altri, Ermelindo Giulianini e il professor Libero Mancini, che fu il primo a svolgere approfondite ricerche sulla cartamoneta italiana e a pubblicare, nel 1966, un catalogo organico. Tutti i cataloghi pubblicati negli anni successivi, attinsero a piene mani dalle sue ricerche, taluni senza nemmeno citare la fonte. In particolare, un catalogo allora assai diffuso, non solo copiò molte informazioni, ma riprodusse persino alcune banconote, mascherando il plagio con l'alterazione dei numeri di serie. Amareggiato per l'indifferenza alla sue rimostranze, difficilmente dimostrabili sul piano legale, Mancini escogitò lo stratagemma di inserire, nelle successive edizioni, alcuni errori. Così, quando il diffuso catalogo copiò i suoi dati (errori compresi) egli ebbe modo di citare in giudizio l'editore per plagio. E dopo alcune udienze, Mancini riuscì a ottenere il risarcimento di otto milioni che, per l'epoca, rappresentavano una discreta somma. Mentre mi accingevo a redigere il catalogo dell'asta di Senigallia, ricco di informazioni e biglietti inediti, Mancini mi suggerì di usare lo stesso stratagemma. Uno stratagemma che potremmo definire: "mistificare per demistificare", efficacemente utilizzato anche da quegli studenti che, alcuni anni or sono, fabbricarono delle false sculture di Modigliani, per smascherare la saccente ignoranza di illustri critici d'arte. Fu così che mi venne in mente d'inventare la storia dell'olio di noce, una storia tanto verosimile, quanto fantastica, che decisi di riproporre anche nel catalogo Soldi d'Italia. Come aveva previsto Mancini, di questa storia si sono appropriati alcuni sedicenti cultori della cartamoneta che non hanno nemmeno citato la fonte del plagio. Ribadisco quindi che il 25 lire con l'effige di Vittorio Emanuele III non venne stampato con olio di noce, ma con una base tannica ricavata dalle noci di galla. Con lo stesso composto, il Poligrafico aveva già stampato i biglietti da 10 lire di Umberto dal 1883 al 1888, che pure presentavano lo stesso difetto, causato più dallo scarso potere assorbente della carta, che non dalla qualità del materiale da stampa. Infatti, come i collezionisti ben sanno, bastava piegare quei biglietti profondamente, per fare scomparire parte della stampa. Il difetto era però meno evidente nei biglietti da 10 lire di piccolo formato, che venivano piegati raramente, mentre si accentuò nelle 25 lire che, a causa della grande dimensione, subivano ripetutamente l'onta della piega. In conclusione, è assolutamente certo che: a) il direttore del Poligrafico non decise alcun cambiamento nei metodi di stampa, ne tantomeno l'utilizzo dell'olio di noce. b) Vittorio Emanuele III non manifestò mai alcuna insoddisfazione sulla qualità della stampa c) il direttore del Poligrafico non venne mai rimproverato ne tantomeno rimosso d) sulla questione nulla venne mai messo a tacere, perché non vi era nulla da celare. e) di questa questione non esiste alcune traccia storica, se non nella fantasia della mia mente Con buona pace di chi ha riportato questa panzana, senza nemmeno citare la fonte. Guido Crapanzano" Olio di noce o di galla che sia, maneggiala il meno possibile e abbine gran cura, fallo x chi come me probabilmente non ne possiederà mai una ?4 punti
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taglio 2 euro cc paese Spagna anno 2005 tiratura 7.892.077 condizioni bb città Milano2 punti
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Ciao a tutti, interessante questione. In effetti, gli assegnati furono ritirati dalla circolazione il 24 marzo 1799 in seguito alla Legge 4 Germile VII mentre Gregorio Chiaramonti fu eletto papa il 14 marzo 1800. Faccio un'ipotesi: quando entrò in Roma, Pio VII trovò le casse pontificie svuotate, gran parte dei tesori se li erano rubati i francesi in rotta, il resto l'avevano saccheggiato i napoletani. Le vecchie cedole pontificie di Pio VI erano state massicciamente ritirate e distrutte in pubblici roghi dai repubblicani filo-francesi e la scarsità di moneta metallica (fina - d'argento - o erosa - di rame) è cosa nota. Potrebbe darsi che Pio VII abbia riesumato parte degli assegnati ritirati e non ancora distrutti allo scopo di dare un po' di respiro ai mercati a corto di contante; a titolo di validità avrebbe (sempre ipoteticamente...) apposto il suo timbro in modo da evitare che chiunque fosse ancora in possesso di assegnati non riscossi entro il termine del 24 marzo 1799 potesse immetterli ora sul mercato. Comunque sia, complimenti a @rcamil x la segnalazione!2 punti
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La firma sul retro potrebbe essere una girata. Come gli assegnati francesi, non nascono come cartamoneta in senso stretto - tipo i miniassegni, che erano degli assegni circolari - e quindi per circolare doveva apporsi la girata. Poi, suppongo, dati i tempi non proprio floridi - come in Francia - si evitò di apporre girata e i "pezzi di carta" circolavano al portatore. Come d'altronde anche i miniassegni: si faceva prima a passarli di mano in mano che firmarli di volta in volta a ogni passaggio. Anche i normali assegni, prima di perdere la trasferibilità, circolavano senza girate, al portatore, soprattutto se in bianco.2 punti
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E' un banale e stranoto gadget che veniva regalato con l'Ergospalma Plasmon (anni '70), vedi n. 4 di questo link: https://www.forumancientcoins.com/monetaromana/falsi/ErgospalmaPlasmon/dettaglio.html2 punti
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Sì, studio le monete greche, ho degli amici collezionisti e numismatici di professione ma sono abbastanza abile nella ricerca in rete (frequento Internet da quando esiste) e gli amici spesso mi sfruttano ? per ricerche di ogni genere. In questo caso ho usato "nude boy" in acsearch e l'ho trovata alla decima occorrenza. Grazie per la bellissima sfinge!2 punti
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Sono quattro monete di Pellegrino. Le prime due sono denari anonimi con la leggenda AQVILEGIA.P.interrotta dalla figura (e senza crocetta ad inizio leggenda) (Bernardi 9). Le ultime due sono denari con QVI in nesso (Bern.10). Visivamente (ma scusatemi le foto, non sono riuscito a farne di migliori) notiamo subito delle differenze. Le prime due sono effettivamente simili alle frisacensi e il pezzo d'argento è stato tagliato dandogli una approssimativa forma tonda; si nota il quadratum supercusum; nella seconda c'è addirittura un angolo ribattuto a martello. La "scodellatura" è quasi inesistente. La quarta è la tipica moneta scodellata, con tondello tagliato probabilmente con una fustella, perfettamente tonda, scodellata con la fascia periferica ben orientata nel sollevamento. La terza è "una via di mezzo". Anche se figure e leggenda sono identiche alla quarta, il tondello è diverso; la scodellatura è appena accennata (e non per schiacciatura !). Chievolan.2 punti
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Salve @odjob. Innanzi tutto, grazie per il tuo intervento che ho seguito molto attentamente. Permettimi, però, di dissentire con te su alcuni punti, che argomenterò di seguito, perché non sono del tutto corretti. Inizierei lasciando da parte Wikipedia: la ricerca, quella scientifica, passa per ben altre fonti. Per avanzare l'ipotesi dell'esistenza di una nuova zecca, come leggo nel tuo primo post (cito: "Potrebbe trattarsi di una Zecca inedita nel foggiano oppure di una zecca conosciuta tipo Lucera, Siponto (poi Manfredonia) in epoca antica (a.C.) ma di cui non se ne conosce l'operatività nei secoli IX e X della nostra era") servono prove concrete: non necessariamente una zecca attiva in epoca antica (tu dici molto genericamente "a.C.", quindi credo di capire che ti riferisca al periodo greco-romano, almeno fino al I sec. a.C.) rimase in attività anche nell'Alto Medioevo. Mi preme ricordare, quindi, che le zecche antiche, soprattutto quelle del primo Medioevo, non rimanevano aperte ed operative per anni interi con la stessa soluzione di continuità (forse come molti di noi oggi immaginano), ma, al contrario, i periodi di attività erano intervallati da altri periodi, a volte anche lunghi, di stasi e di chiusura (come nel caso della zecca di Salerno dopo Guaimario I). Questi periodi di inattività erano interrotti da nuove riaperture che avevano tempi di durata molto diversi (da pochi mesi a diversi anni, in base alle esigenze dell'autorità politica che ordinava la coniazione). Infatti, nell'Alto Medioevo, i regnanti coniavano in modo discontinuo aprendo o fondando zecche solo all'occorrenza in base alle loro necessità contingenti. Quindi, ipotizzare una continuità di zecca, addirittura nell'ordine di diversi secoli, dal I sec. a.C., se non addirittura precedente a questa datazione, al IX-X secolo mi sembra altamente improbabile. Occorre escludere anche l'ipotetica zecca di Melfi, finora un vecchio "mito" numismatico che ha condizionato l'attività di numerosi studiosi senza che fosse prodotta un'adeguata documentazione che comprovasse concretamente la sua esistenza. Inoltre, la zecca di Melfi, qualora esistesse davvero, fu prerogativa normanna, in quanto loro antica capitale prima della conquista di Salerno, e ricordo che i Normanni non coniarono denari o mezzi denari in argento in Italia meridionale: al contrario di quello che fecero, in realtà, i Longobardi. Anche Melfi, dunque, capitola. Per quanto riguarda la tua affermazione, cito testualmente: " D'Andrea ci parla di operatività della Zecca di Lucera in periodo medievale", dovevi essere più preciso. A quale studio del D'Andrea ti riferisci? Qual è il "periodo medievale" a cui si fa riferimento? Perché, vedi, a me basta rispondere con: "Una zecca fu attribuita a Lucera sia nel 1240 sia nel XV secolo, ma in entrambi i casi l'attribuzione è errata". Tratto da G. Ruotolo, "Lucera", in L. Travaini (a cura di), "Le zecche italiane fino all'Unità", I, Roma 2011, p. 809. Siamo lontani anni luce dal periodo della moneta in esame (X secolo) e non è stata mai provata l'esistenza di una zecca a Lucera a partire dal XIII secolo! Quindi, via anche Lucera! La zecca di Matera l'avevi già tirata fuori in quest'altra discussione: https://www.lamoneta.it/topic/144205-guglielmo-conte-di-puglia/?tab=comments#comment-1652008 e da allora nulla è cambiato su questo fronte. Non credo che occorra citarla all'occorrenza, ogni qualvolta ci troviamo di fronte ad una nuova moneta longobarda o normanna. Poi, sarei curioso di leggere qualche studio scientifico, e sottolineo, che spero tu voglia consigliare a tutti noi in merito a questa zecca finora taciuta dai principali repertori. Sia nel tuo primo che nel tuo secondo intervento mi pare di capire che le abbreviazioni SA-TA siano da sciogliere in SANCTA, con "Maria" sottinteso. Anche qui c'è un refuso, perché, se pure diamo per buona la tua interpretazione, "sanctus. -a, -um" è un aggettivo e in quanto tale può riferirsi, nel nostro caso, a qualsiasi altra santa venerata nella liturgia beneventano-capuana o anche franca: mica solo la Vergine Maria godeva di tale appellativo? E allora, chi è questa "Sancta"? Quali prove ci sono che tale titolo onorifico era rivolto solo a Maria? Se confrontiamo la tua ricostruzione con le altre due monete da me illustrate in figg. 2 e 3 dovresti notare che il titolo "Sancta" è accompagnato sempre e in modo esplicito dal nome "Maria". Per quale motivo il mezzo denaro inedito presentato nel mio saggio dovrebbe riportare solo l'aggettivo/appellativo senza indicazione alcuna del soggetto a cui è riferito, mentre nelle altre serie il soggetto c'è e si legge anche chiaramente? Che poi godesse di particolare venerazione presso i Franchi non dimostra nulla, perché, guarda, molte delle antiche cattedrali longobarde dell'Italia meridionale erano dedicate al culto della Vergine. Dunque, via anche l'interpretazione di "Sancta" [Maria]. Passiamo, quindi, al tuo secondo intervento, il n. 16 di questa discussione. Inizio subito leggendo che il Capodiferro non avrebbe avuto l'autorità per battere moneta a Capua perché spettava all'imperatore. Che i rapporti politici siano stati particolarmente stretti tra i due non vi sono dubbi, così come non vi è dubbio alcuno nell'ingerenza imperiale nella scelta di Giovanni XIII come pontefice, e mi sembra che su questi punti mi sia soffermato abbastanza. Il problema è che su questa serie monetale non leggiamo il nome di Pandolfo I, quanto quelli di san Tammaro, nel nostro caso, e della Vergine negli altri due in figg. 2 e 3. Dunque, emettendo questa serie, il Capodiferro non veniva meno al suo impegno politico con Ottone perché semplicemente l'autorità emittente su queste monete non compariva mediante l'indicazione del suo nome. Altrimenti, dovresti cortesemente contestualizzarmi, in rapporto sia alla politica imperiale tedesca che a quella imperiale bizantina, i mezzi denari capuani descritti in A. D'Andrea-V. Contreras, "Le monete delle zecche minori della Campania", II, Castellalto 2011, pp. 48-54, dal n° 3 al n° 9 e poi in Id., "The coins of indipendent Lordships in Campania", Acquaviva Picena 2015, pp. 45-47, dal n° 30 al n° 36. Sui follari con san Demetrio e quelli attribuiti alla zecca di Bari rimando a L. Travaini, "La monetazione nell'Italia normanna", Zurigo-Londra 2016, p. 11*, n° 203 e 203a. Inoltre, si veda anche L. Lombardi, "Sui follari normanni con san Demetrio", in "QdS del Circolo Numismatico Mario Rasile", LXIX, Cassino 2005, pp. 25-40. In queste due sedi già si possono ravvisare i motivi di queste riattribuzioni di zecca. Non occorre aggiungere altro. Sul culto di san Tammaro a Benevento, invece che a Wikipedia, occorre rifarsi agli studi condotti da A. Vuolo, professore di Letteratura latina medievale e Storia del Cristianesimo all'Università degli Studi di Salerno, e opportunamente citati nel mio saggio, oltre che brevemente riassunti nel mio intervento in questa discussione al n. 4. Per tutto il resto, le ipotesi vanno provate con dati autorevoli alla mano, come mi sembra di aver fatto sia nel mio saggio che in questa sede. Colgo l'occasione per sollecitare l'intervento, qualora avessero voglia e tempo, degli esperti di questa monetazione che, sono sicuro, siano ancora molto attivi in questo nostro spazio virtuale. Credo che così potremmo godere di numerosi e validi spunti di riflessione.2 punti
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Ciao Al Cordusio spesso si trovano monete interessanti, in un caso anche monete rare. Soddisfatto1 punto
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a me sembra una pessima idea, va le prime volte la sorpresa, la novità ma quando è troppo è troppo.1 punto
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Buon pomeriggio @santone ti ha dato le corrette identificazioni. Aggiungo che i Massari identificati dalle rispettive iniziali sono: DD = Domenego Diedo e BV = Benetto Valier. Circa il valore per un eventuale scambio, ti comunico che sono monete comuni; direi che siamo sui €. 100,00 per il ducato del Corner che presenta una ossidazione evidente e sui €. 120,00 per quello del Ruzzini. saluti luciano1 punto
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grazie Federico, troppo buono. questo all' inizio non mi sembrava proprio un caduceo...poi guardando bene...tra le piccoline..1 punto
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Creta, Sybrita. Circa. 400-300 aC. Emiciclo AR, 0,47 gr. Parte superiore di kerykeion / ΣΥ (legatura) nel quadrato di incuso. BMC Creta p.79 2. RRRR.1 punto
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? Si potrà scrivere “cazzo” sul forum? Intendo nella sua accezione esclamativa, di meraviglia, stupore, apprezzamento e - perché no - invidia. Complimenti vivissimi. Ti va ci raccontarci come/dove/quando l’hai avuta?1 punto
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le condizioni non la rendono facile da identificare però, secondo me, viste anche le piccole dimensioni, mi dà piuttosto l'idea che si tratti di Aureliano, tipo questa Aurelian AE Antoninianus. Siscia mint. IMP AVRELIANVS AVG, laureate cuirassed bust right / VICTORIA AVG, Victory walking right, holding wreath and palm, P, S, T or Q to left, star to right. Cohen 243, Sear 11617. quest'immagine è puramente esemplificativa come l'identificazione in quanto le condizioni della moneta non danno certezze, vi sono anche altre Vittorie vole a destra, ma questa mi sembrava più somigliante1 punto
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È da aggiungere che il 20 denari non è comune. Il cavallotto e il 20 denari non sono malvagi per la tipologia. Anzi... La parte più importante di questo cavallotto è la scritta in legenda EX perfettamente leggibile (sta per eccellentissimo) . Questo cavallotto 196 è considerato da Lunardi, giustamente, una moneta diversa rispetto al Cavallotto tradizionale 195 perché la legenda del diritto è ben diversa. Il mercatino del Cordusio è un posto unico anche per il rapporto qualità prezzo.1 punto
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BOEOTIA, Koroneia. Circa 400-350 aC. AR Obol (11 mm, 0,75 g). Scudo di Boeotian / Gorgoneion di fronte con lingua sporgente; [K o retrogrado K] -O fiancheggiamento; tutto all'interno del circolo dell'incuso. Boiotia BCD 171a o b; HGC 4, 1215. Rugosità leggera, decentrato sul retro. Vicino a VF. Raro.1 punto
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Non vorrei sbagliarmi ma siamo di fronte ad un biglietto sicuramente quasi unico e da almeno 20 K se non più. Un sogno irrealizzabile per molti! Se sei arrivato al punto di acquistare questa banconota significa che sei alla fine della raccolta e avrai dei pezzi in collezione da far invidia a tutti qui sul forum. Complimenti vivissimi per la nuova acquisizione. Ora facci vedere anche gli altri tuoi pezzi, non tenerli solo per te?. Condivido con voi un articolo che ho appena finito di leggere: https://www.ilgiornaledellanumismatica.it/belle-e-fragili-le-25-lire-del-re-numismatico/1 punto
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Material: Brass Weight: 4.84 g Diameter: 23.50 mm France, Token, Majestic Phono Auditions, Cannes, AU(50-53), Brass1 punto
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Appena divenuto Re delle due Sicilie, il giovane Ferdinando II si trovò a fronteggiare la piaga della falsificazione della sua moneta. I falsari iniziarono già con il 1831 a far circolare Piastre e 10 Tornesi ( i pezzi che ho potuto ad oggi reperire). Condivido il 10 Tornesi del 1831, secondo esemplare che vedo di questo falsario.1 punto
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Ciao @odjob, purtroppo devo rimandarti alla mia precedente risposta, non ho altro da aggiungere. Dietro il compendio che ho esposto qui sul Forum è stato pubblicato un saggio scientifico in peer review con doppia valutazione accademica, il che lascia poco spazio ad ipotesi poco fondate o non verificabili: basta dare un’occhiata alla bibliografia inserita nel mio saggio. Grazie per aver partecipato alla discussione.1 punto
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Buonasera @Rocco68, sposo totalmente il Tuo pensiero: le Piastre con effige giovanile sono bellissime. Hanno un fascino irresistibile, i baffetti poi sono un capolavoro. La dimensione della testa, nel contesto della legenda continua a caratteri grandi, conferiscono alle Piastre giovanili (prima serie) un surplus che le rendono uniche. Concordo anche per i puntini neri sparsi un pò ovunque specialmente sul lato dritto. Come già sottolineato in altre discussioni, non sono altro che impurità presenti nella fusione della lega di argento. Ti ringrazio per i complimenti, sei sempre molto gentile. Dimenticavo, bellissima e dettagliatissima l'incisione in rame su carta di Ferdinando II.....è Tua?1 punto
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Non mi soffermo neanche a commentarla, sarebbe superfluo, ti faccio i mie complimenti.1 punto
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SAMARIA. Circa 375-333 BC. AR Hemiobol (0.21 gm). Estimate $600 SAMARIA. Circa 375-333 BC. AR Hemiobol (0.21 gm). Forepart of winged bull right / Nude boy crouching facing, holding a bird by the neck. Meshorer & Qedar 121. VF. ($600) A completely enigmatic reverse type https://www.acsearch.info/search.html?id=1443571 punto
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Buonasera e complimenti per la nuova entrata in Collezione. @motoreavapore, le Piastre giovanili sono bellissime.... Ferdinando II si mostra al suo popolo con questo ritratto imberbe e baffetto appena accennato. Le superfici delle monete in argento dei primi anni, presentano quasi tutte quei "puntini scuri" impurità nella lega di argento usata per le Coniazioni.1 punto
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Buonasera a tutti, @giuseppe ballauri interessante questa piastra. Oltre alla particolarità delle due acquile mi sembra di vedere una ? sotto la torre nello stemma di Leon e Castilla oppure è la mia fervida fantasia?1 punto
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Taglio : 2CC Nazione : Germania F Anno : 2006 Tiratura : da 4.200.000 a 7.200.000 Conservazione : BB- Citta : Capaccio - Paestum (SA)1 punto
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Ciao, a rovescio ci vedo una Vittoria avanzante verso destra. Tipologia abbastanza comune e non credo che la moneta darà molti altri suggerimenti. Giusto per dare un'idea: Ciao Illyricum1 punto
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Acquistato il libro e letto tutto d'un fiato visto gli interessanti temi trattati.Oltre alla nota gia' citata interessanti i numeri delle monete in nichelio ritirate per soddisfare le esigenze belliche e la descrizione delle nuove monete in sostituzione celebrative dell' impero in "Monital" dalle iniziali dei metalli usati (Molibdeno,Nichelio, Titanio, Acciaio), poi diventato "Acmonital".... "con una nuova lega di produzione nazionale" consistente "in una speciale composizione di acciaio non ossidabile" appunto "acmonital" ossia acciaio monetario italiano in cui nel tempo la percentuale del nichelio ando' via via riducendosi fino a sparire visto l' utilizzo bellico del metallo. Da qui anche il fatto del perche, le monete della serie impero, siano piu' o meno calamitabili o addirittura non calamitabili.1 punto
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Buonasera a tutti, ultimo arrivato nella Famigliola Borbonica Collezione Litra68, il mio modesto ma tanto desiderato 4 cavalli 1789 cifre divise.1 punto
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Ciao prima di tutto come detto in precedenza bisognerebbe vedere da che tipo di moneta di moneta è stato fatto il calco e il suo peso reale, da qui puoi vedere esattamente la diversità di peso, poi influisce in maniera fondamentale il preso specifico della lega usata per la fusione, una differenza notevole si avrebbe se un originale è coniato e la copia fusa, in quanto la prima ha avuto una compressione di volume dovuta alla coniazione mentre la seconda no, ha solo riempito uno spazio vuoto, é per questo che le copie di monete false risultano più leggere dell'originale. Influisce anche se in maniera opposta opposta ( dovrebbe risultare più pesante ) il metodo di fusione e di riempimento dello stampo ,che è stato usato, visto che quelli moderni tipo induzione e centrifuga fondono meglio il metallo e lo compattano maggiormente. Però senza una foto della moneta non si può dire niente con esattezza. Calchi in gesso di monete ne abbiamo anche noi al centro numismatico e sono di monete trovate in valle molti anni fa, che un numismatico ci ha regalato. Silvio1 punto
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a questo punto sarebbe interessante vedere il risultato con le foto, comprese quelle del calco, della copia/matrice in resina e del prodotto finito (ancora non riesco a comprendere se trattasi di un esperimento o boh! - anche perché tutto questo ha bisogno di una certa attrezzatura ed esperienza su campo della fusione)..1 punto
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Ciao @Flaminius , se avete usato un bronzo "moderno" questo non contiene rame e stagno ma rame e zinco , si chiama ottone e contiene in media circa il 40% di zinco e 60% di rame , contro il bronzo antico che conteneva circa il 90% di rame e il 10% di stagno , ma nella lega erano inoltre presenti anche altri minerali di impurita' dovuti alla raffinazione antica non eccelsa dei due minerali principali . Circa le fonti , queste le trovi anche in rete , comunque leggi le ottime le informazioni numismatiche di @gpittini1 punto
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Ciao @Flaminius , vorrei chiederti quale lega hai utilizzato per la tua riproduzione dell' Asse , questa lega al tempo in cui fu fuso l' Asse era composta di Rame e Stagno in percentuali di circa 9 : 1 . Per la tua prova hai utilizzato questi due minerali nelle percentuali circa 90% e 10% ? Inoltre penso che avrai calcolato un po' di perdita del peso finale in bronzo dovuto ai tre passaggi : gesso / resina / bronzo .1 punto
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@Litra68.... Come posso non accontentare la tua richiesta? Foto di gruppo dei miei 4 Cavalli. 1788 1788 1789 1790 SICI 1790 SICIL data larga 1790 SICIL data stretta 1791 1792 18041 punto
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sono ducati di Venezia, in argento la prima di Giovanni II Corner, 1709 -1722, la seconda di Carlo Ruzzini 1732- 17351 punto
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Buonasera, d'estate sia al mare che nei momenti di Relax rileggo con piacere due opere di Alberto Angela, una giornata nell'antica Roma e Impero, ed ho intenzione di leggere Le grandi Battaglie di Roma Antica di Andrea Frediani.1 punto
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Ciao amici sovranofili, voglio condividere con voi la nuova sotd Victoria celebration sovereign arrivatami qualche giorno fa. A mio parere la finitura Matt è molto attraente, la satinatura rispetto al lucido l'ho sempre preferita (è come se fosse una bullion satinata) inoltre sotto la luce assume quel colore rosè che mi piace tanto. Va però detto che non è la finitura migliore per mettere in risalto i rilievi, dunque non ritengo siano emissioni da ripetere ogni anno. Per rendere conto dell'idea posto una foto di una sotd Sapphire BU con vicino questa Victoria celebration BU Matt finish In conclusione rispondo a @cinna74 dicendo che i 500£ spesi non discostano tanto dai 450£ del costo della versione proof che però viene coniata in circa 10000 esemplari ogni anno ed è considerata la "vera" Sovereign. Queste sono emissioni speciali di nicchia coniate appunto in tiratura esigua che costano solo 50£ in più ma destinate per ovvie ragioni ad un pubblico ristretto1 punto
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Biagio mi ha fatto avere le foto del suo esemplare, i rilievi dello scudo sono veramente belli!1 punto
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