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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 07/05/19 in tutte le aree
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Ne ricordo 4 (due chiare e due sulle quali possiamo discutere), oltre quella ricordata sopra da @margheludo: Non mi pare (ho solo la versione tedesca del testo e io il tedesco non è che lo mastichi troppo...) Forse nessuna delle due...3 punti
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Salve @odjob. Innanzi tutto, grazie per il tuo intervento che ho seguito molto attentamente. Permettimi, però, di dissentire con te su alcuni punti, che argomenterò di seguito, perché non sono del tutto corretti. Inizierei lasciando da parte Wikipedia: la ricerca, quella scientifica, passa per ben altre fonti. Per avanzare l'ipotesi dell'esistenza di una nuova zecca, come leggo nel tuo primo post (cito: "Potrebbe trattarsi di una Zecca inedita nel foggiano oppure di una zecca conosciuta tipo Lucera, Siponto (poi Manfredonia) in epoca antica (a.C.) ma di cui non se ne conosce l'operatività nei secoli IX e X della nostra era") servono prove concrete: non necessariamente una zecca attiva in epoca antica (tu dici molto genericamente "a.C.", quindi credo di capire che ti riferisca al periodo greco-romano, almeno fino al I sec. a.C.) rimase in attività anche nell'Alto Medioevo. Mi preme ricordare, quindi, che le zecche antiche, soprattutto quelle del primo Medioevo, non rimanevano aperte ed operative per anni interi con la stessa soluzione di continuità (forse come molti di noi oggi immaginano), ma, al contrario, i periodi di attività erano intervallati da altri periodi, a volte anche lunghi, di stasi e di chiusura (come nel caso della zecca di Salerno dopo Guaimario I). Questi periodi di inattività erano interrotti da nuove riaperture che avevano tempi di durata molto diversi (da pochi mesi a diversi anni, in base alle esigenze dell'autorità politica che ordinava la coniazione). Infatti, nell'Alto Medioevo, i regnanti coniavano in modo discontinuo aprendo o fondando zecche solo all'occorrenza in base alle loro necessità contingenti. Quindi, ipotizzare una continuità di zecca, addirittura nell'ordine di diversi secoli, dal I sec. a.C., se non addirittura precedente a questa datazione, al IX-X secolo mi sembra altamente improbabile. Occorre escludere anche l'ipotetica zecca di Melfi, finora un vecchio "mito" numismatico che ha condizionato l'attività di numerosi studiosi senza che fosse prodotta un'adeguata documentazione che comprovasse concretamente la sua esistenza. Inoltre, la zecca di Melfi, qualora esistesse davvero, fu prerogativa normanna, in quanto loro antica capitale prima della conquista di Salerno, e ricordo che i Normanni non coniarono denari o mezzi denari in argento in Italia meridionale: al contrario di quello che fecero, in realtà, i Longobardi. Anche Melfi, dunque, capitola. Per quanto riguarda la tua affermazione, cito testualmente: " D'Andrea ci parla di operatività della Zecca di Lucera in periodo medievale", dovevi essere più preciso. A quale studio del D'Andrea ti riferisci? Qual è il "periodo medievale" a cui si fa riferimento? Perché, vedi, a me basta rispondere con: "Una zecca fu attribuita a Lucera sia nel 1240 sia nel XV secolo, ma in entrambi i casi l'attribuzione è errata". Tratto da G. Ruotolo, "Lucera", in L. Travaini (a cura di), "Le zecche italiane fino all'Unità", I, Roma 2011, p. 809. Siamo lontani anni luce dal periodo della moneta in esame (X secolo) e non è stata mai provata l'esistenza di una zecca a Lucera a partire dal XIII secolo! Quindi, via anche Lucera! La zecca di Matera l'avevi già tirata fuori in quest'altra discussione: https://www.lamoneta.it/topic/144205-guglielmo-conte-di-puglia/?tab=comments#comment-1652008 e da allora nulla è cambiato su questo fronte. Non credo che occorra citarla all'occorrenza, ogni qualvolta ci troviamo di fronte ad una nuova moneta longobarda o normanna. Poi, sarei curioso di leggere qualche studio scientifico, e sottolineo, che spero tu voglia consigliare a tutti noi in merito a questa zecca finora taciuta dai principali repertori. Sia nel tuo primo che nel tuo secondo intervento mi pare di capire che le abbreviazioni SA-TA siano da sciogliere in SANCTA, con "Maria" sottinteso. Anche qui c'è un refuso, perché, se pure diamo per buona la tua interpretazione, "sanctus. -a, -um" è un aggettivo e in quanto tale può riferirsi, nel nostro caso, a qualsiasi altra santa venerata nella liturgia beneventano-capuana o anche franca: mica solo la Vergine Maria godeva di tale appellativo? E allora, chi è questa "Sancta"? Quali prove ci sono che tale titolo onorifico era rivolto solo a Maria? Se confrontiamo la tua ricostruzione con le altre due monete da me illustrate in figg. 2 e 3 dovresti notare che il titolo "Sancta" è accompagnato sempre e in modo esplicito dal nome "Maria". Per quale motivo il mezzo denaro inedito presentato nel mio saggio dovrebbe riportare solo l'aggettivo/appellativo senza indicazione alcuna del soggetto a cui è riferito, mentre nelle altre serie il soggetto c'è e si legge anche chiaramente? Che poi godesse di particolare venerazione presso i Franchi non dimostra nulla, perché, guarda, molte delle antiche cattedrali longobarde dell'Italia meridionale erano dedicate al culto della Vergine. Dunque, via anche l'interpretazione di "Sancta" [Maria]. Passiamo, quindi, al tuo secondo intervento, il n. 16 di questa discussione. Inizio subito leggendo che il Capodiferro non avrebbe avuto l'autorità per battere moneta a Capua perché spettava all'imperatore. Che i rapporti politici siano stati particolarmente stretti tra i due non vi sono dubbi, così come non vi è dubbio alcuno nell'ingerenza imperiale nella scelta di Giovanni XIII come pontefice, e mi sembra che su questi punti mi sia soffermato abbastanza. Il problema è che su questa serie monetale non leggiamo il nome di Pandolfo I, quanto quelli di san Tammaro, nel nostro caso, e della Vergine negli altri due in figg. 2 e 3. Dunque, emettendo questa serie, il Capodiferro non veniva meno al suo impegno politico con Ottone perché semplicemente l'autorità emittente su queste monete non compariva mediante l'indicazione del suo nome. Altrimenti, dovresti cortesemente contestualizzarmi, in rapporto sia alla politica imperiale tedesca che a quella imperiale bizantina, i mezzi denari capuani descritti in A. D'Andrea-V. Contreras, "Le monete delle zecche minori della Campania", II, Castellalto 2011, pp. 48-54, dal n° 3 al n° 9 e poi in Id., "The coins of indipendent Lordships in Campania", Acquaviva Picena 2015, pp. 45-47, dal n° 30 al n° 36. Sui follari con san Demetrio e quelli attribuiti alla zecca di Bari rimando a L. Travaini, "La monetazione nell'Italia normanna", Zurigo-Londra 2016, p. 11*, n° 203 e 203a. Inoltre, si veda anche L. Lombardi, "Sui follari normanni con san Demetrio", in "QdS del Circolo Numismatico Mario Rasile", LXIX, Cassino 2005, pp. 25-40. In queste due sedi già si possono ravvisare i motivi di queste riattribuzioni di zecca. Non occorre aggiungere altro. Sul culto di san Tammaro a Benevento, invece che a Wikipedia, occorre rifarsi agli studi condotti da A. Vuolo, professore di Letteratura latina medievale e Storia del Cristianesimo all'Università degli Studi di Salerno, e opportunamente citati nel mio saggio, oltre che brevemente riassunti nel mio intervento in questa discussione al n. 4. Per tutto il resto, le ipotesi vanno provate con dati autorevoli alla mano, come mi sembra di aver fatto sia nel mio saggio che in questa sede. Colgo l'occasione per sollecitare l'intervento, qualora avessero voglia e tempo, degli esperti di questa monetazione che, sono sicuro, siano ancora molto attivi in questo nostro spazio virtuale. Credo che così potremmo godere di numerosi e validi spunti di riflessione.2 punti
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Sì le mutazioni genetiche possono anche essere dovute a quell'anello mancante. Se ci fai caso noi abbiamo il 97,8 % del DNA simile a quello dei Bonobo del Congo, non per questo però siamo dei Bonobo (purtroppo, almeno eravamo ancora puri). Inoltre c'è in natura la micro (cellule ecc) e macroevoluzione, e nella macroevoluzione si notano fossili e DNA. La selezione naturale gioca anche e soprattutto sulle mutazioni del DNA. In ogni specie vi sono DNA mutevoli, ma questo non vuol dire che vi sia l'opra di una mano divina. Per me la divinità appartiene non ad alieni, un Dio od una schiera di divinità con fattezze umane, ma bensì alla Natura. Difatti io prego il Sole e la Terra Secondo me, quindi è solo un mio pensiero, il rifiuto (non parlo di te ma in generale ovviamente) dell'Evoluzione, quindi come evoluzione naturale, è dovuta ad una mancanza di informazione accademica (io ho la fortuna anche di avere parenti biologi) ; ergo riviste specializzate, libri, conferenze scientifiche, conversazioni a tu per tu con uomini del più elevato sapere; ma anche ad un sentire il bisogno di "appartenere" ad un qualcosa di "maggiore", di "più". Per questo l'Evoluzione, naturale e "banale" non convince poiché l'uomo è talmente accecato dall'essere "al centro dell'Universo" (come la Chiesa in passato disse , per esaltare se stessa e l'uomo), credenti e non credenti, che quando, grazie alla scienza, viene ridimensionata l'esistenza dell'uomo a semplice organismo vivente (come specie, fra l'altro, la più infame, innaturale e laida) con una evoluzione pari agli altri, quindi un animale come gli altri; allora si schiera contro la Scienza. E' solo un mio pensiero ovviamente2 punti
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Salve , per quello che la foto mostra io la lascerei in asta su Catawiki , Salve , se noti bene la scritta ROMA sotto la prora e' presente , non mi piace ma c'e' .2 punti
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Pubblico anche io la mia! comune annata, meno di patina...intatta nei secoli2 punti
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Già che siamo in tema di Sicilia, vi posto un acquisto di novembre. In sala da Bolaffi c’è stata un po’ di bagarre, ho dovuto superare la base non di poco per potermela aggiudicare. Vittorio Amedeo II grano 1719 ex coll. Denina, asta Bolaffi 29 nov. 2018 MIR 902 Vi lascio alle foto di Bolaffi e ai commenti, sono curioso di sapere la vostra in merito a questa controversa coniazione. N.1 punto
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Beh ma certo, è la speranza di tutti. Il mio discorso, forse mi sono espresso male, era che al momento la scienza spiega fino a dove è, giustamente, arrivata oggi. Fra 100 anni spiegherà di più poiché la scienza, al contrario delle pseudoscienze (citavo la numerologia, onomanzia e anagrammi) , è sempre in evoluzione. Però ciò che la scienza spiega oggi, lo ha provato. Ci sono alcuni dubbi ma ovviamente il dubbio (scientifico) è alla base della scienza. La Teoria di Darwin (Wallace ?) sull'Evoluzione ha poco tempo (contestualizzato alla storia del'uomo). Sicuramente però, fra ogni altra "teoria alternativa" è quella che funziona maggiormente Vi sono prove fossili e non solo. Un salutone e buona serata1 punto
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Bella la frase di Pulitzer. Il 1911 è un anno importante per l'Italia. Le celebrazioni sono molteplici e siamo ancora in clima di Belle Epoque. Anche in campo numismatico lo stile Liberty la fa da padrone. La serie del Cinquantenario è tra le più belle della monetazione moderna. Dal punto di vista personale mi ricordo mio padre che comperò il 5 Lire da un barbiere che lo teneva in un cassetto che profumava di Acqua di Colonia... La moneta è questa, non è in gran conservazione ma non la cederei mai. Saluti1 punto
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Benvenuto sul Forum . Ad esempio "faccia di Gorgone" , se l'oggetto postato è una moneta, e per identificare una moneta bisognerebbe almeno iniziare conoscendone metallo, peso e diametro nonchè il rovescio . Unisco, per la figura, una moneta : uno statere di Neapolis di Macedonia .1 punto
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Ciao , no , non e' vero che tutte abbiano questo monogramma RA o altri monogrammi davanti la prua , anzi gli Assi che presentano monogrammi innanzi la prua sono in numero molto esiguo .1 punto
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Immagino che quel “circa” sottintenda che non è stata pesata con bilancino di precisione. Con quel diametro e quell’aspetto “a fiuto” mi sembrerebbe più pesante. Se fosse realmente 0,90 sarebbe decisamente di peso basso.1 punto
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Ciao carissimo, mi dispiace non poter esserci all'incontro ma a causa di un grave problema di salute non potrò muovermi e venire all'incontro. Mi dispiace davvero molto, ti auguro una splendida vacanza e tanti bei ritrovamenti in zona.1 punto
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In questa foto, partendo da destra troviamo lo stemma dei reduci 1848/70, un bottone da cappotto in osso con leone di Venezia in foglia d'oro; una spilla in argento con leone di Venezia in lava per abito da sera femminile; un ciondolo in bronzo raffigurante il leone di Venezia ed in ultima lo stemma da berretto del 1848 della Banda civica di Venezia1 punto
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Bè, prima devi classificare il pezzo da cui è stato preso il calco, se fuso o coniato. il 38/1 per esempio arriva a 55mm. https://numismatica-classica.lamoneta.it/moneta/R-RRB11/11 punto
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Anche episodi biblici sono stati fonte d’ispirazione di rebus come questo di un autore che ben conosciamo. La separazione delle acque del Mar Rosso compiuta da Mosè se la ricordano in tanti, a differenza dell’innalzamento di un serpente di bronzo da parte della guida del popolo ebraico. Una delle tante insidie durante la marcia di Israele nel deserto del Sinai era rappresentata dai serpenti velenosi che si annidavano tra le pietraie. Il racconto del libro dei Numeri (21,4-9) ha come sbocco l’«innalzamento» di un serpente di bronzo da parte di Mosè, quasi come una sorta di antidoto e di ex voto: è curioso notare che a Timna, nella regione mineraria dell’Arabia, nell’area settentrionale sinaitica, sono stati scoperti dagli archeologi piccoli serpenti di rame, metallo che là abbondava, i quali probabilmente avevano la funzione di protezione magica da quei rettili velenosi che infestavano la steppa. La narrazione biblica sottolinea che la liberazione dalla morte per avvelenamento avveniva solo se si “guardava” il serpente innalzato, cioè se si aveva uno sguardo di fede nei confronti di quel “simbolo di salvezza”, come lo definisce il libro della Sapienza (16,6) che spiega: «Chi si volgeva a guardarlo era salvato non per mezzo dell’oggetto che vedeva, ma da Te, salvatore di tutti» (16,7). Gesù, nel dialogo notturno con Nicodemo, stabilisce un parallelo tra quel segno di salvezza e «il Figlio dell’uomo innalzato», cioè sé stesso crocifisso. Da http://www.famigliacristiana.it/blogpost/il-serpente-innalzato.aspx1 punto
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Mi sembra un'ottima soluzione, anche se concordo che è un peccato tagliare le perizie di Tevere, ma tenendo la foto della perizia e moneta prima di tagliarla almeno così avrai la prova che quella moneta specifica era periziata da Emilio. PS: concordo al 100% con l'appellativo Maestro per Emilio1 punto
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Ciao! La prima moneta coniata del valore di una Lira ha visto la luce a Venezia durante il dogato di Niccolò Tron (1471 - 1473) e per questo chiamata spesso Lira Tron o Trono. Prima della sua creazione la Lira già esisteva come moneta di conto (base del sistema monetario e virtuale) e corrispondeva a 20 Soldi; a sua volta, il Soldo, corrispondeva a 12 denari; va da se che una Lira (o Libbra) corrispondeva a 240 denari. Era quindi usata anche nel 1450. saluti luciano1 punto
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Ciao @Rocco68 Fu trovata cosi' come la vedi, poi bullettata. Una volta tornato a casa ti sapro' dire della scritta del taglio Un saluto1 punto
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Sembrano le bacche ma senza rametto, in fondo la posizione è quella...1 punto
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@Litra68.... Come posso non accontentare la tua richiesta? Foto di gruppo dei miei 4 Cavalli. 1788 1788 1789 1790 SICI 1790 SICIL data larga 1790 SICIL data stretta 1791 1792 18041 punto
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Capita di rinnovare in conservazione qualche pezzo della Collezione, l'ho fatto numerose volte in tanti anni...... La separazione dei doppioni non è sempre facile, ma se so che il nuovo possessore è un collezionista e se ne prenderà cura come ho fatto io..... Allora la separazione non sarà tanto dolorosa. Lo scrivo qui in questa discussione perché il nominale che ho sostituito è un 3 Cavalli del 1792. Il doppione è in mano di un futuro Grande studioso di monete Napoletane. Il nuovo arrivato...1 punto
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Ammirate questo raro tetradramma di Cizico con testa di Kore al diritto e Apollo su omphalos al rovescio. Nemmeno troppo alto il prezzo di partenza... MYSIA. Kyzikos. Tetradrachm (Circa 4th-3rd centuries BC). Obv: ΣΩTEIPA. Head of Kore Soteira left, wearing grain wreath and with hair in ampyx. Rev: KYZI. Apollo seated left on omphalos, holding plectrum and lyre; bukranion to left, tunny below, uncertain control to right. Cf. SNG BN 413. Very rare Condition: Good very fine. Weight: 13.96 g. Diameter: 24 mm. https://www.biddr.ch/auctions/numismatiknaumann/browse?a=614&l=6295671 punto
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Intanto potremmo controllare se nei registri del BM risulta realizzato un electrotype di questa moneta. Ma non trascuriamo la possibilità di una più semplice copia fatta al volo.... È stata la tecnica più usata per realizzare la moltiplicazione dei pani e dei pesci dei ripostigli di monete magno greche. E ha funzionato benissimo. Oltretutto monete inventate per far piacere alla committenza , coniate, risalgono già al 1500, quindi, fatto salvo per report di ritrovamento ben certificati , niente ci garantisce che un ritrovamento del 1875 sia per forza autentico. È un problema già riscontrato per alcune monete a emissione locale delle mie parti. E simile all’annosa questione delle Idi di Marzo...1 punto
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Salve a tutti. Ringrazio @dareios it Lorenzo per la presentazione e per aver apprezzato il saggio su questa moneta che mi ha permesso di riscoprire e raccontare una storia che ha avuto interessanti risvolti non solo dal punto di vista numismatico. Confido di riuscire, in queste poche righe, a riassumere in modo efficace il contenuto del mio studio. Veniamo subito alla descrizione dell’esemplare finora inedito (fig. 1): D/ SA sormontato da tratto di abbreviazione. Contorno perlinato. R/ TA sormontato da tratto di abbreviazione. Contorno perlinato. Fig. 1. Si tratta di un denaro, o, come viene comunemente riconosciuto dalla bibliografia tradizionale, un mezzo denaro, in argento dal peso di 0,42 g. con un diametro di 13 mm. Questi dati mi hanno subito permesso di effettuare un paragone con gli altri cosiddetti mezzi denari (tale dicitura è da me usata in senso convenzionale) usciti dalla zecca capuana nel corso del X secolo, poiché molto simili tra loro. A differenza degli altri nominali coniati a Capua, però, il nostro caso presenta la totale assenza del nome di un regnante, come invece si riscontra sul resto della produzione argentea longobarda capuana, mentre reca al suo posto queste due singolari abbreviazioni, evidentemente interconnesse tra loro. Ho pensato che si potesse trattare di un’emissione “religiosa” e la mia ipotesi ha trovato conferma nell’accostamento della moneta in questione con altre due piccole monetine finora note, ed attribuite tradizionalmente alla zecca di Benevento, che recano legende mariane complementari su entrambi i lati (figg. 2 e 3). Fig. 2. Fig. 3. Anche a livello pondometrico è possibile accostare tra loro questi esemplari, poiché rispettano quasi sempre lo stesso range di peso. Ma le analogie non sono finite qui, perché se si nota bene lo stile con cui sono stati tracciati i caratteri si evidenziano molti punti praticamente identici che accomunano queste ultime due monete con quella in oggetto: ad esempio, la particolare forma cuspidata degli apici oppure il modo di rendere la lettera A, dalla forma estremamente squadrata e spigolosa. Inoltre, persino lo stile della perlinatura sembrerebbe avvicinare i tre esemplari. Ho poi notato che la C nella legenda di D/ in fig. 2, dalla forma quasi quadrata, non è stata mai prodotta su nominali di sicura origine beneventana, soprattutto in quei casi dove si è riscontrata la presenza della stessa abbreviazione SCA. Il che mi ha portato a pensare che questi tre mezzi denari formassero una serie unitaria e che non uscirono dalla zecca di Benevento, come finora si è detto e scritto, ma da quella di Capua. Ma per cosa stanno queste due abbreviazioni, SA e TA? Come ho detto prima, la soluzione più probabile, vista anche la serie in cui è inserita, è che si tratti dell’indicazione del nome di un santo. Ho creduto possibile, quindi, sciogliere le due abbreviazioni in SA(NCTUS) TA(MARUS), ovvero san Tammaro. Vi risparmio le poche note agiografiche che si possono reperire sulla figura di questo santo, ma è importante notare come il suo culto sia radicato, e poi da qui si sia diffuso nell’entroterra campano, nelle regioni corrispondenti alla Liburia e alla Terra di Lavoro, accentuando il legame, anche spirituale, tra il nostro esemplare inedito e la zecca di Capua. Da questo punto di vista, la nostra moneta rappresenta anche una delle più antiche testimonianze del culto di Tammaro pervenuteci, per questo dicevo che la sua importanza si estende ben oltre i confini della numismatica. Infine, la particolarità di non presentare nomi di regnanti, né capuani, né beneventani, mi ha portato alla conclusione che fossi di fronte ad una serie monetale estremamente particolare, emessa per ricordare un evento altrettanto importante. La devozione espressa da questi tipi mi ha fatto pensare subito ad un’occasione celebrativa di natura religiosa e solamente un avvenimento ebbe rivolti così profondi da permettere al principe longobardo di Capua-Benevento la realizzazione di nominali sui quali non vi risulti alcun tipo di ingerenza da parte dell’autorità politica in carica: l’istituzione della prima metropolia del Mezzogiorno, quella di Capua, nel 966. Il pontefice allora in carica, Giovanni XIII (965-972), era particolarmente malvisto dalla nobiltà e dal popolo di Roma per via della sua politica filo-imperiale e per le varie lotte che in questo periodo facilmente si scatenavano tra le famiglie aristocratiche romane, sia per il controllo del soglio pontificio, sia per l’acquisizione di beni e terre che, ricordiamo, costituivano la base per un solido potere politico. Giovanni XIII fu quindi vittima di una congiura di palazzo che si trasformò ben presto in rivolta popolare fuori controllo: il papa fu catturato e cacciato da Roma, ma non è chiaro come riuscì a fuggire dal suo esilio in un castello situato sul confine tra Lazio e Campania: l’unica notizia certa è che nel 966 lo si ritrova già a Capua, ospite e protetto di Pandolfo I Capodiferro (943-981). Questi si servì della sua posizione di forza per convincere il pontefice suo ospite a creare una sede arcivescovile a Capua. Pandolfo I aveva realizzato un progetto che i dominatori longobardi di Capua avevano tentato invano di realizzare fin dalla seconda metà del IX secolo. Il primo arcivescovo capuano fu Giovanni, fratello stesso del principe: il potere politico e religioso si trovavano, quindi, riuniti nelle mani di una sola famiglia, il che permise a Pandolfo di serrare il suo controllo sul resto del Principato, soprattutto nelle zone più periferiche, spesso soggette a velleitarie pretese di autonomia dal governo centrale capuano. Con una simile azione, Giovanni XIII riuscì nel contempo a contrastare l’avanzata delle fondazioni di nuove diocesi di rito greco nell’Italia meridionale, le quali avevano visto una fioritura costante per tutto il IX e il X secolo, fin quasi alle soglie dell’anno Mille. Per celebrare una tale ricorrenza, tutt’altro che irrilevante per la storia religiosa e politica del Mezzogiorno longobardo, Pandolfo I emise questa serie, databile quindi al 966. Inoltre, mi è stato possibile approfondire l’apporto politico e finanziario che la comunità ebraica di Capua offrì con spiccata efficacia proprio sotto il governo di Pandolfo Capodiferro. Lascio la parola per opinioni, considerazioni e pareri, sperando di non essere stato troppo prolisso nella mia esposizione. Per qualsiasi informazione in merito al reperimento del saggio in estratto o della rivista che lo contiene potete contattarmi con un MP.1 punto
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Ho sempre trovato un sacco di monete e qualche volta anche banconote sia in Italia che all'estero. Devo dire che in Italia è relativamente difficile rispetto ai paesi anglosassoni. In Italia, la gente tende a non perdere e credo tenda a raccogliere anche. In Usa le monete le buttano praticamente e sono palesemente ignorate. Ho visto gente rendersi conto di aver fatto cadere delle monete ed averle ignorate. Pennies e dimes se ne trovano a flotte, spesso rovinati, calpestati dalle automobili in tutti i parcheggi dei fast food.I nickels e i quarters sono relativamente più rari, forse perché di modulo più grande e la gente li ritrova subito a prima vista quando li perde. Mi ricordo anche a Dublino, prima dell'Euro, davanti al negozio locale la gente usciva e gettava i penny e pence per terra. In Germania ho notato che qualcuno mette le monete da 1,2 e 5 ma anche altre fino a 50 centesimi nelle fioriere... forse per far prendere colore ai fiori? a Mosca, alcuni anni fa i copechi, 5, 10 e 50 (di valore effettivamente bassissimo) tappezzavano le strade e la metropolitana. Invece in Cina ho trovato difficile trovare monete, sarà perché recentemente ne restano solo 3 tagli in circolazione, 0,10 - 0,50 e 1 Yuan. Francamente non ho mai capito questa ostentazione di disprezzo del denaro, ma tant'è. Ultimamente la mia passione per le monete è ripartita dopo il ritrovamento di un 5 centesimi di Singapore e alcune monete svizzere, in particolare un 5 rappen e un paio di mezzi franchi. Quando poi, come nel caso delle monete svizzere, succede che "le riporto a casa, le uso e le rimetto in circolo nel loro sistema monetario", beh in qualche modo mi fa anche contento.1 punto
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Ricordo che da bambino, per un paio di estati, ho frequentato un circolo di scacchi nel mio paese. Erano tutti grandi e con i capelli bianchi ed io ero l'unico bambino. In pratica i miei pomeriggi estivi a metà degli anni '80 erano, compiti per le vacanze, partitella in strada con gli amici e poi la sera questo circolo di scacchi. Non tutti erano entusiasti della presenza di un ragazzino in quell'ambiente e quindi facevo un pò fatica a trovare un tavolo per giocare, spesso guardavo solo. Poi un giorno un "villeggiante", un uomo sulla settantina con una lunga barba bianca, dai modi garbati che sembrava uscito da qualche romanzo ottocentesco mi si avvicinò. Così inizio a raccontarmi storie, anche più interessanti degli scacchi. Forse non era nemmeno un giocatore di scacchi ma era un uomo di una cultura spropositata e capii subito che aveva un'assoluta necessità di trasferirla a qualcuno. Così inizio a raccontarmi aneddoti dei suoi lavori in Africa (era un ingegnere civile) e quasi sempre accompagnava questi racconti con dei regali, spesso erano proprio monete dei posti che aveva visitato. L'anno dopo portò con sé la sua collezione e così vidi per la prima volta le monete antiche. Per me fu una sorta di folgorazione. Ogni moneta mi veniva presentata con vere e proprie lezioni di storia, contestualizzando il tondello in racconti di signori, papi e città. Sergio, così si chiamava, non credo di aver mai saputo il suo cognome, aveva due nipoti che si disinteressavano totalmente dei sui racconti e lui ci soffriva molto, forse anche per questo motivo si affezionò a me. Il terzo anno tornò ancora con la sua collezione ma non per farmela visionare di nuovo ma per donarmela. Era talmente assurda come storia che i miei genitori, increduli, decisero di recarsi a casa di Sergio per chiedere una sorta di conferma sul regalo. Non ci furono altre estati con Sergio, morì in quello stesso anno. Dalle monete ai miei studi di archeologia il passo fu breve. Ricordo perfettamente il giorno che entrai per la prima volta nella facoltà di lettere e filosofia della Sapienza (Roma) per un colloquio con i professori che avevano il compito di "orientare" gli studenti. Quella professoressa tento in tutti i modi di dissuadermi, ma io avevo già scelto. Passò poco tempo ed iniziai a seguire le lezioni del Prof. Panvini Rosati. Ogni santo giorno passavo prima davanti alla facoltà di Giurisprudenza con le aule strapiene di studenti e poi arrivavo nella mia classe con meno di 20 persone in un'angusta aula del museo dei gessi (gipsoteca), con il professore che ci chiamava per nome e con i suoi foglietti svolazzanti. Credetemi ogni santa volta ripensavo a quella professoressa che in pratica scacciava gli studenti invece di assecondarli. Le mie "paghette" settimanali (70mila lire) finivano quasi tutte in un negozietto vicino Piazza di Spagna e da @Umberto Moruzzi. Ecco questa è la mia storia "numismatica", quella di Sergio e quella di uno strano paese che si è permesso di avere un Professore come Panvini Rosati con classi di 20 studenti.1 punto
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Gli slab sono un comodo metodo per evitare di dover decidere .....è la numismatica consumistica....peccato che poi chiudano anche i falsi e non garantiscano l’autenticità di quel che è sigillato ( a differenza dei periziatori nostrani) ma questo non conta....l’importante è che sia nero su bianco e con l’ologramna, poi: bordo e soprattutto autenticità cosa vuoi che siano...1 punto
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Buongiorno, aggiungo alla discussione sulla serie in rame quest'immagine che ho trovato nel mio archivio, penso che sia utile.....si tratta di un 3 Cavalli 1792 con due rovesci: in rilievo e in incuso. Cosa ne pensate?1 punto
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.....armai l'avrete intuito che adoro le Napoletane "particolari", guardate questo Tornese del 1840 con a fianco la stella a cinque punte....un accenno di una stelletta piu' piccola.1 punto
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...se ne stava nel mucchio dei Tari' di Ferdinando IV, adagiata sul velluto rosso. È stata la mia sola e unica 1792, bella patina....soliti graffietti di conio...leggero schiacciamento di conio al R..ma questo del '92 ha un ritratto del Re molto bello e voglio farvelo ammirare. Questo Tari' in particolare, ha la corona reale molto piu' in alto rispetto ai tipi normali, in cui si trova piu' centrale.1 punto
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piccoli gioielli di storia passata, qualche variante lo notata, le tre che ho dato erano come le tue, fresche leggibili, solo al pinsiero sto male, ma ha volte bisogna fare ciò che nn si vuole, la vita gioca brutti scherzi.0 punti
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ciao a tutti, ciao a @simonesrt ed a @rorey36! se poi magari asearch e numisbid si mettessero d'accordo sul prezzo di vendita... questo è più plausibile: https://www.numisbids.com/n.php?p=lot&sid=3033&lot=917 Servus, Njk PS: perdonatemi, ma di questa battuta non ne potevo fare a meno:0 punti
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