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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 06/29/19 in tutte le aree
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Vi propongo una intervista che mi e’ stata fatta sul sito della rivista AD Architectural Digest, rivista di case, designer, arte, cultura con visualizzazioni sul sito di 1.200.000 contatti mensili. Il titolo e’ “ Collezionare numismatica “, si affrontano diversi e vari temi, anche Lamoneta e’ citata. Credo che la nicchia numismatica si debba aprire sempre più verso l’esterno, verso la società, i mezzi comunicativi prestigiosi e con grandi accessi come per esempio questo, gli esempi in prospettiva possono essere molti, per il momento buona lettura ! https://www.ad-italia.it/news/2019/06/26/collezionare-numismatica/?fbclid=IwAR1zn69kfHL7Rz5QNvCFXRROUr5f_8wuw9fF5W2TjMvw_N7FucAGPN4-luA&refresh_ce=15 punti
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Salve a tutti. Ringrazio @dareios it Lorenzo per la presentazione e per aver apprezzato il saggio su questa moneta che mi ha permesso di riscoprire e raccontare una storia che ha avuto interessanti risvolti non solo dal punto di vista numismatico. Confido di riuscire, in queste poche righe, a riassumere in modo efficace il contenuto del mio studio. Veniamo subito alla descrizione dell’esemplare finora inedito (fig. 1): D/ SA sormontato da tratto di abbreviazione. Contorno perlinato. R/ TA sormontato da tratto di abbreviazione. Contorno perlinato. Fig. 1. Si tratta di un denaro, o, come viene comunemente riconosciuto dalla bibliografia tradizionale, un mezzo denaro, in argento dal peso di 0,42 g. con un diametro di 13 mm. Questi dati mi hanno subito permesso di effettuare un paragone con gli altri cosiddetti mezzi denari (tale dicitura è da me usata in senso convenzionale) usciti dalla zecca capuana nel corso del X secolo, poiché molto simili tra loro. A differenza degli altri nominali coniati a Capua, però, il nostro caso presenta la totale assenza del nome di un regnante, come invece si riscontra sul resto della produzione argentea longobarda capuana, mentre reca al suo posto queste due singolari abbreviazioni, evidentemente interconnesse tra loro. Ho pensato che si potesse trattare di un’emissione “religiosa” e la mia ipotesi ha trovato conferma nell’accostamento della moneta in questione con altre due piccole monetine finora note, ed attribuite tradizionalmente alla zecca di Benevento, che recano legende mariane complementari su entrambi i lati (figg. 2 e 3). Fig. 2. Fig. 3. Anche a livello pondometrico è possibile accostare tra loro questi esemplari, poiché rispettano quasi sempre lo stesso range di peso. Ma le analogie non sono finite qui, perché se si nota bene lo stile con cui sono stati tracciati i caratteri si evidenziano molti punti praticamente identici che accomunano queste ultime due monete con quella in oggetto: ad esempio, la particolare forma cuspidata degli apici oppure il modo di rendere la lettera A, dalla forma estremamente squadrata e spigolosa. Inoltre, persino lo stile della perlinatura sembrerebbe avvicinare i tre esemplari. Ho poi notato che la C nella legenda di D/ in fig. 2, dalla forma quasi quadrata, non è stata mai prodotta su nominali di sicura origine beneventana, soprattutto in quei casi dove si è riscontrata la presenza della stessa abbreviazione SCA. Il che mi ha portato a pensare che questi tre mezzi denari formassero una serie unitaria e che non uscirono dalla zecca di Benevento, come finora si è detto e scritto, ma da quella di Capua. Ma per cosa stanno queste due abbreviazioni, SA e TA? Come ho detto prima, la soluzione più probabile, vista anche la serie in cui è inserita, è che si tratti dell’indicazione del nome di un santo. Ho creduto possibile, quindi, sciogliere le due abbreviazioni in SA(NCTUS) TA(MARUS), ovvero san Tammaro. Vi risparmio le poche note agiografiche che si possono reperire sulla figura di questo santo, ma è importante notare come il suo culto sia radicato, e poi da qui si sia diffuso nell’entroterra campano, nelle regioni corrispondenti alla Liburia e alla Terra di Lavoro, accentuando il legame, anche spirituale, tra il nostro esemplare inedito e la zecca di Capua. Da questo punto di vista, la nostra moneta rappresenta anche una delle più antiche testimonianze del culto di Tammaro pervenuteci, per questo dicevo che la sua importanza si estende ben oltre i confini della numismatica. Infine, la particolarità di non presentare nomi di regnanti, né capuani, né beneventani, mi ha portato alla conclusione che fossi di fronte ad una serie monetale estremamente particolare, emessa per ricordare un evento altrettanto importante. La devozione espressa da questi tipi mi ha fatto pensare subito ad un’occasione celebrativa di natura religiosa e solamente un avvenimento ebbe rivolti così profondi da permettere al principe longobardo di Capua-Benevento la realizzazione di nominali sui quali non vi risulti alcun tipo di ingerenza da parte dell’autorità politica in carica: l’istituzione della prima metropolia del Mezzogiorno, quella di Capua, nel 966. Il pontefice allora in carica, Giovanni XIII (965-972), era particolarmente malvisto dalla nobiltà e dal popolo di Roma per via della sua politica filo-imperiale e per le varie lotte che in questo periodo facilmente si scatenavano tra le famiglie aristocratiche romane, sia per il controllo del soglio pontificio, sia per l’acquisizione di beni e terre che, ricordiamo, costituivano la base per un solido potere politico. Giovanni XIII fu quindi vittima di una congiura di palazzo che si trasformò ben presto in rivolta popolare fuori controllo: il papa fu catturato e cacciato da Roma, ma non è chiaro come riuscì a fuggire dal suo esilio in un castello situato sul confine tra Lazio e Campania: l’unica notizia certa è che nel 966 lo si ritrova già a Capua, ospite e protetto di Pandolfo I Capodiferro (943-981). Questi si servì della sua posizione di forza per convincere il pontefice suo ospite a creare una sede arcivescovile a Capua. Pandolfo I aveva realizzato un progetto che i dominatori longobardi di Capua avevano tentato invano di realizzare fin dalla seconda metà del IX secolo. Il primo arcivescovo capuano fu Giovanni, fratello stesso del principe: il potere politico e religioso si trovavano, quindi, riuniti nelle mani di una sola famiglia, il che permise a Pandolfo di serrare il suo controllo sul resto del Principato, soprattutto nelle zone più periferiche, spesso soggette a velleitarie pretese di autonomia dal governo centrale capuano. Con una simile azione, Giovanni XIII riuscì nel contempo a contrastare l’avanzata delle fondazioni di nuove diocesi di rito greco nell’Italia meridionale, le quali avevano visto una fioritura costante per tutto il IX e il X secolo, fin quasi alle soglie dell’anno Mille. Per celebrare una tale ricorrenza, tutt’altro che irrilevante per la storia religiosa e politica del Mezzogiorno longobardo, Pandolfo I emise questa serie, databile quindi al 966. Inoltre, mi è stato possibile approfondire l’apporto politico e finanziario che la comunità ebraica di Capua offrì con spiccata efficacia proprio sotto il governo di Pandolfo Capodiferro. Lascio la parola per opinioni, considerazioni e pareri, sperando di non essere stato troppo prolisso nella mia esposizione. Per qualsiasi informazione in merito al reperimento del saggio in estratto o della rivista che lo contiene potete contattarmi con un MP.8 punti
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Ho appena terminato di leggere un saggio su un mezzo denaro inedito longobardo attribuito alla zecca di Capua dal nostro lamonetiano @Caio Ottavio alias Raffaele Iula. E' un lavoro di 20 pagine da leggere tutte d'un fiato. Non si parla solo della moneta in questione, che tra l'altro permette di attribuire i due mezzi denari battuti a Benevento, anche quelli per la zecca capuana, ma parla di tutto il periodo storico molto travagliato e dei suoi molteplici personaggi che hanno fatto la storia non solo dei ducati longobardi del sud. Il saggio è stato pubblicato sulla "71 Rassegna Storica Salernitana" - Nuova Serie N. 1 Giugno 2019 . Si potrebbe fare una bella discussione su questi particolari mezzi denari longobardi, nati da una esigenza particolare che vorrei fosse lo stesso Raffaele @Caio Ottavio ci raccontasse. Faccio veramente un plauso a Raffaele per questo lavoro che ha fatto. Sicuramente non è stato facile per la varietà degli argomenti trattati. Naturalmente spero che i massimi esperti del forum di questa monetazione vogliano dire la loro nel bene e nel male. Da parte mia, dico solo a Raffaele, ancora una volta, bravooo!4 punti
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Carissimi Scudo1901 e vichydog, Condivido in toto quanto avete scritto. Resta il rammarico di non avere trasmesso alle giovani generazioni la passione per la Numismatica. Perchè Numismatica è Storia ed in quanto tale, Maestra di vita. Mio Nonno girava le campagne per cercare "monete vecchie", lo guardavano di sbieco, ma poi erano ben contenti di disfarsi di quelle che consideravano patacche, ed essendo fuori corso, non potevi neanche comperarti una pagnotta. Mio padre ha fatto di tutto per invogliarmi al collezionismo. Ha notato che non mi piacevano le monete, ma dei quadratini dentellati colorati e quindi... vai con la collezione di francobolli della Repubblica !( ne ho una ventina di album ed in questo caso non potrei neanch'io comperarmi la pagnotta !). Però mi ha insegnato a catalogare, ad avere un senso estetico ed a chiedermi chi era Giovanni da Verrazzano piuttosto che Dante Alighieri. Nelle fredde Domeniche invernali, mentre io ero nel lavello a staccare francobolli, arrivava con una scatola di scarpe strapiena di monete d'argento incrostate di sporcizia ( chissà dove le aveva comperate!). Si metteva accanto a me e mi diceva: " Queste sono le 2 lire di Umberto, questi sono Aquilotti, queste sono Quadrighe primo e secondo tipo, vedi come sono brutte e sporche, saranno anche piene di microbi ! Adesso le facciamo rinascere ! ". Presto fatto: Bicarbonato di Sodio e acqua tiepida, una leggera sfregatura con le dita... e la moneta era bella e lucente ! ( Ahimè che scempio per i Soloni della numismatica !). Di fronte a questa magìa mi sono innamorato delle monete, lasciando i poveri francobolli a prendere polvere negli album. Ho cercato di fare lo stesso con mio figlio, ma si è fermato alle figurine dei Pokemon ed ai Giochi elettronici sul PC. Colpa di noi padri ? Tempi cambiati ? mah... non saprei dire. Ciao a tutti !4 punti
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Complimenti per l'impegno divulgativo. Il discorso è la cassa di risonanza, più si parla di numismatica in sedi esterne alla stessa, più ci sarà curiosità e dunque interesse.3 punti
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Grazie Raffaele @Caio Ottavio per questo tuo suggestivo saggio e la relativa sintesi esplicativa propostaci, la monetazione altomedievale della Campania è una miniera inesauribile di scoperte e possibilità di approfondimenti dagli importanti risvolti storici, qui davvero la moneta diventa un reperto "monumentale" capace di trasportare con i suoi significati ben oltre la sua stretta funzione. Proprio la tematica religiosa e cultuale assume un rilievo decisamente cospicuo nel contesto storico dell'epoca, siamo in un'epoca di confronti e conflitti anche assai aspri di natura cultuale e dottrinale, la nota controversia delle immagini grecamente detta iconoclastia, il peso delle immagini sacre nel culto diventa il centro di un lungo e aspro contendere che assume forme e modalità diverse nel tempo e che si esprime anche nella coeva monetazione, al contempo i santi locali diventano figure dal fortissimo significato identitario, veri e propri stendardi sacri di una comunità volti a garantire la protezione divina, non è un caso che proprio in quei secoli tra IX e X si ritrovano le prime rappresentazioni di santi su moneta, San Pietro nei denari romani sul finire dell'ottavo secolo, San Michele sulla monetazione longobarda e in particolare sui solidi beneventani di Sicone (817-832), San Gennaro sui follari o mezzi follari di Napoli e di cui è ancora controversa e dibattuta l'attribuzione, personalmente propendo per il ducato di Stefano III (821-832), e adesso una rappresentazione epigrafica di San Tammaro su questi mezzi denari di Capua. L'eco di queste lotte politiche in cui la religione e le figure del culto venivano usate come armi e strumenti di compattamento identitario attraverso la rappresentazione in immagine e/o epigrafica così come mediante la conquista e il possesso di reliquie che garantivano prestigio al territorio in cui erano conservate, trovava una sua limpida e costante espressione nei temi monetali dell'epoca...3 punti
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E bravo Mario, il nostro comunicatore multitasking...3 punti
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La più rara delle reimpresse di Ferdinando II Questo che condivido è l'esemplare della Collezione Pin e quello raffigurato nel Manuale Magliocca.3 punti
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Buonasera a tutti, complimenti Mario @dabbene ho letto l'intervista tutto d'un fiato, ma la rileggo con calma, mi sembra che nell'intervista si siano toccati tutti i temi inerenti la Numismatica, i periodi storici, le monete e La Moneta, il nostro Forum, la passione e lo studio per questi pezzi di Storia, la Divulgazione e tanto altro, non mi dilungo oltre se non nel rinnovare i miei complimenti.2 punti
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Bravo Mario! non sapevo invece che la tua passione numismatica fosse relativamente recente, da come ne parli sembra quasi che per te le monete fossero una passione da calzoni corti ... ?2 punti
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Complimenti Mario , belle parole ! Per un attimo però vorrei fare anche un plauso alla giornalista per aver saputo rivolgere domande interessanti, ma soprattutto intelligenti … all'inizio temevo le solite : ma quanto costano ? etc..2 punti
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Taglio: 2 euro Nazione: Monaco Anno: 2017 Tiratura: 1.383.528 Conservazione: SPL Località: Biella2 punti
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Ancora una lodevole iniziativa di divulgazione, ormai i complimenti a Mario Limido sono una "piacevole tradizione" !2 punti
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San Tammaro è anche un odierno comune di Caserta attaccato a Capua dove si trova la Reggia Borbonica di Carditello. Riguardo i Santi presenti sulla monetazione longobarda/normanna, non dimentichiamo Santo Stefano a Capua ( monetazione emessa a seguito della conquista della città da parte di Ruggero II) Articolo bellissimo e sicuramente condivisibile2 punti
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Testo con sesso esplicito, ebbe successo ma suscitò non poche polemiche. Per dimostrare le loro capacità su tutt'altro tema, qualche mese dopo i Frankie Goes to Hollywood uscirono con questo casto testo, bello e commovente.2 punti
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Ottima integrazione, @talpa, assolutamente pertinente: hai inquadrato benissimo il senso di questa serie monetale, collegandolo ad un contesto storico-culturale assolutamente compatibile con i risultati che gli studi più recenti in tale ambito hanno fornito. Grazie mille.2 punti
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Taglio: 2 Euro CC Nazione: Italia Anno: 2017 B Tiratura: 1'500'000 Condizioni: BB+ Città: Pavia (PV) Taglio: 2 Euro Nazione: San Marino Anno: 2016 Tiratura: 874'067 Condizioni: SPL Città: Pavia (PV) Taglio: 1 Euro Nazione: San Marino Anno: 2015 Tiratura: 1'675'600 Condizioni: BB Città: Pavia (PV)2 punti
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Dovrebbe essere un quadrante Crawford 141/5a https://numismatica-classica.lamoneta.it/moneta/R-B4/42 punti
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Ecco i nuovi mostri: https://www.ma-shops.de/saive/item.php?id=18549 https://www.ma-shops.de/saive/item.php?id=18548 Ma per qualcuno sono di eccellente fattura ……. ma soprattutto VERE.2 punti
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Ciao e complimenti per l'acquisto. La moneta è sicuramente in ottime condizioni; presenta un metallo sano, senza incrostazioni o punti di corrosione ma presenta anche i tipici difetti di questa emissione, ovvero: mancanze nella leggibilità di alcune parti della legenda (vedi il verso) e tondelli preparati con cura non proprio impeccabile... Nel complesso, considerata la tipologia, io gli attribuirei un BB (anche se a me queste classificazioni, per le monete pre800 proprio non piacciono...). Il discorso sulla rarità è invece, a mio parere, decisamente più complesso. Ferma restando la correttezza della collocazione cronologica che dai al sesino in oggetto; i sesini con l'aquila non possono essere chiusi in un unico contenitore perchè proprio all'interno di questa categoria si nascondono le maggiori rarità... Per essere un poco più concreto provo ad illustrare le tipologie con una rapida carrellata di esemplari (che non ha la pretesa di essere esaustiva): 1° periodo (Josefo Teseo) busto giovanile del duca rivolto a destra con sigle IT, a mio parere classificabile come R2 1° periodo (Josefo Teseo) sesino senza sigle; busto giovanile. Punzone del busto utilizzato per il due bolognini con sigle IT a mio parere classificabile almeno R3 3° periodo (Josefo Teseo) sesino con sigle IT e testa del duca rivolto a destra. A mio parere classificabile R 4° periodo (Gian Francesco Manfredi) sesino con sigle GFM; inedito sino al 2017, di questa tipologia ad oggi conosco quattro esemplari. Penso sia classificabile almeno R4 4° periodo (Gian Francesco Manfredi) sesino senza sigle; assegnabile a questo periodo per evidenti analogie stilistiche. In questo gruppo si possono inserire numerose varianti ulteriormente suddivisibili. Penso sia classificabile come C 4° periodo (Gian Francesco Manfredi) sesino senza sigle e testa rivolta a sinistra, da me inserito nella serie databile 1650 di cui fa parte anche "quel" giorgino che tu ben conosci. Penso sia classificabile almeno R3. 6° periodo (Elia Teseo) con sigle ET in nesso e verso con scritta MVTIN / SESIN: il tuo sesino... In effetti io non ritengo questa tipologia particolarmente rara. Non capita frequentemente nelle vendite all'incanto ma questo è un destino comune a molti piccoli nominali anche se rari o rarissimi. Nel corso del mio studio sulle emissioni di moneta a basso valore liberatorio (sesini, bolognini, muraiole e giorgini) a nome di Francesco I d'Este ne ho potuto analizzare numerosi esemplari e otto sono ancora in mio possesso. Io la classificherei fra NC e R, non oltre...ma è solo il mio parere... A questo punto mi fremo un saluto Mario2 punti
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Il seguente articolo, pur avendo dei difetti (si parla qui spesso di Transilvania come di un'entità separata e del tutto autonoma o sotto l'influenza "rumena-valacca" , quando invece era molto legata al Regno d'Ungheria, di cui era una parte integrante; errore ormai vecchio) è interessante perché analizza, seppur brevemente, i vari legami politici e culturali tra l'Italia Rinascimentale e il Regno d'Ungheria e i principati rumeni (di cui la Valacchia di Vlad ne era uno). L’Umanesimo esportato a Est e Dracula al servizio del Papa Pio II contro l’Islam Pensare di spendere l’espressione «Rinascimento Dark», con riferimento alle terre d’Ungheria, Valacchia e Transilvania, potrebbe avere il sapore dell’azzardo. Se non altro per quella che è la prima parte della definizione. Senza tenere inutili lezioni, osserveremo che sono però almeno due le direttrici che, in questo senso, uniscono l’Italia del Rinascimento con le terre dell’Est. Da una parte v’è il più che comprensibile valore militare dei guerrieri di quelle lande: János Hunyadi, ad esempio, il quale militò per almeno tre anni sotto le insegne del biscione al servizio del duca di Milano, Filippo Maria Visconti. In seguito egli fu voivoda di Transilvania e reggente del regno d’Ungheria. Lo stesso potrebbe dirsi, sempre sotto il profilo squisitamente militare ma a parti invertite, di Filippo degli Scolari - noto anche come Pippo Spano e che fu cavaliere dell’Ordine del Dragone, fondato da Sigismondo di Lussemburgo - che aveva origini palesemente fiorentine. Non a caso proprio a lui Andrea del Castagno dedicò un magnifico ritratto. A quella stessa societas draconistrarum, peraltro, appartenne anche, giusto per esser chiari, Vlad Dracul II, il padre di Vlad Tepes, l’Impalatore, l’uomo che originò in seguito il personaggio letterario di Dracula creato da Bram Stoker. Insomma sotto questo primo profilo, l’idea di un rinascimento dark, diffuso nei Paesi dell’Est è tutt’altro che peregrino giacché molte e ribadite sono le interazioni fra i due territori in esame. Ma se da un punto di vista militare gli scambi e le condivisioni possono essere molteplici, diverso potrebbe sembrarci, a tutta prima, il comune terreno del mecenatismo e dell’arte. Non fu così. Anzi, quanto detto per il profilo militare vale in egual misura per quel che concerne l’aspetto delle architetture e dell’amore per la cultura e la bellezza. In quest’ottica, ad esempio, ricorderemo che, nella seconda metà del Quattrocento, il re ungherese Mattia Corvino, figlio di János Hunyadi e allievo dell’umanista János Vitéz, finanziò i primi monumenti di matrice palesemente rinascimentale in Transilvania, è il caso della loggia della fortezza di Vajdahunyad e della tomba di suo padre. A questo devono aggiungersi gli interventi presso il palazzo principesco di Alba Iulia, caratterizzato da decorazioni chiaramente ispirate alle residenze patrizie veneziane di quel periodo: i soffitti dipinti e dorati, le pareti ricoperte di carte da parati venete e di quadri raffiguranti imperatori romani. Nomi come quel li del veronese Giacomo Resti, del mantovano Giovanni Landi e del veneziano Agostino Serena, lo dimostrano oltre ogni ragionevole dubbio. Da ultimo v’è da considerare l’apporto del sapere, plasmato principalmente presso l’università di Padova, da parte di una nutrita schiera di nobili ungheresi e transilvani che nel centro veneto del Rinascimento - si pensi a figure come Donatello che qui realizzò l’altare ligneo del Santo e il monumento equestre al Gattamelata o alla pittura di Andrea Mantegna - furono studenti delle discipline più diverse. Anche qui qualche nome può certamente confermare questa nostra tesi: Iohannis Megirnig da Sibiu, laureato in medicina, Stephanus Ungarus di Transilvania e János Vitéz, dottori in diritto canonico, Paul Benkner di Brasov, magister artium. Insomma, sostenere l’esistenza di un rinascimento, intriso dei cupi colori delle lande dell’est è posizione non peregrina, anzi è del tutto evidente che per differenti ragioni il rapporto fra le due aree geografiche era oltremodo stretto, complice il ruolo della Serenissima Repubblica di Venezia quale possibile cerniera geografica. Non a caso molti degli esponenti italiani dei cavalieri dell’Ordine del Drago furono veronesi o padovani in quanto appartenenti alle famiglie degli Scaligeri o dei Carraresi. Tuttavia, il campione di questa versione meticcia del Rinascimento, l’uomo che per certi aspetti ne unì vizi e virtù, in maniera estrema, fu proprio Vlad III di Valacchia, detto Dracula. A questo proposito, a integrazione di quanto da tempo si è sostenuto, ossia che l’Impalatore fosse un principe sanguinario e crudele, intendiamo raccontare in queste pagine un volto meno conosciuto del voivoda: quello del principe guardiano, del difensore della propria terra e del proprio popolo e protettore ultimo del Cristianesimo. A fugare immediatamente qualsivoglia smentita, ricorderemo infatti che Vlad III di Valacchia fu l’unico principe cristiano, seppur ortodosso, a rispondere e aderire alla crociata indetta da papa Pio II, nato Enea Silvio Piccolomini, che chiedeva disperatamente di organizzare una difesa cristiana contro lo strapotere ottomano di Maometto II, il Conquistatore. Convocati infatti, con la bolla Vocavit nos del 1459, i principi cristiani d’Europa a Mantova, il pontefice dovette ben presto affrontare una drammatica serie di rifiuti da parte di Firenze, Venezia, Milano e poi dai regni di Francia, Inghilterra e Spagna. Perfino il re d’Ungheria tentennò, aspettando. Solo Dracula, dunque, ebbe il coraggio di affrontare un nemico che, nei numeri, gli era almeno venti volte superiore. E lo fece in piena solitudine. Certo, le ragioni dell’opposizione di Vlad a Maometto II erano di vario ordine: religioso, naturalmente, ma il voivoda intendeva anche fare di Valacchia e Transilvania un unico voivodato indipendente, in grado di autodeterminarsi, cancellando la propria sudditanza all’impero ottomano che prevedeva un tributo annuale di mille bambini e una tassa di diecimila ducati da pagare alla porta di Costantinopoli. Rimane il fatto che questo ruolo di ribelle da un lato e di guardiano della fede cristiana dall’altro, venne grandemente apprezzato dal pontefice, al punto che Pio II nei suoi Commentarii ebbe parole di paura e di apprezzamento insieme per Dracula. Egli lo definì, fra l’altro, «uomo di corporatura robusta e d’aspetto piacente che lo rende adatto al comando. A tal punto possono divergere l’aspetto fisico e quello morale dell’uomo!». Il pontefice aveva infatti visto nel 1463 un ritratto del voivoda inciso sulla copertina di un incunabolo viennese giunto fino a lui. Marin Mincu, autorevole accademico, docente di letteratura presso l’Università di Costanza, ha addirittura sostenuto che Vlad III Dracul avrebbe conosciuto Cosimo de’ Medici e Marsilio Ficino, intrattenendo con loro rapporti epistolari, nutriti dalla sua passione per il Codex Hermeticum e la Tavola di Smeraldo di Ermete Trismegisto di cui proprio Ficino era il massimo esperto del tempo. Una tale sete di cultura, da parte del voivoda, viene confermata dagli storici e dai cronisti del tempo, così come la perfetta conoscenza parlata e scritta di sette lingue: il tedesco, l’ungherese, l’italiano, il latino, il greco, il turco e lo slavo. Ma vi è di più. Nel 1462, finalmente, il pontefice riuscì effettivamente a mettere insieme una somma ragguardevole che poi, nell’impossibilità di destinare direttamente a Vlad, fece pervenire a Mattia Corvino, re d’Ungheria, con preghiera di utilizzarla per finanziare le imprese del voivoda di Valacchia e Transilvania. Ma Corvino si guardò bene dal farlo, nonostante da oltre un anno Dracula avesse impetrato il suo aiuto, e anzi si limitò a incamerare la somma messa a disposizione dal papa, volta a finanziare la campagna di Vlad, tradendo poi quest’ultimo. Per questo, dunque, nella saga a fumetti che ho scritto per i disegni di Andrea Mutti, ho cercato di far emergere il personaggio storico in una prospettiva molto più europea e molto meno hollywoodiana. Certo, non abbiamo rinunciato alla spettacolarità. Andrea, in questo senso, ha adottato una tecnica efficacissima e magnifica, ad acquerello, ispirandosi al lavoro di un grande maestro come Ivo Milazzo, e lavorando magistralmente con gli inchiostri, arricchiti dai colori plumbei e lividi di Vladimir Popov. Lo studio delle architetture dei castelli, dei palazzi, delle case giunge da una formidabile ricerca di carattere storiografico e iconografico e dai miei molti viaggi in Transilvania. Rovesciando la prospettiva, l’intento è stato quello di far comprendere che Vlad fu per il suo popolo ciò che per i Cubani sarebbe stato qualche secolo dopo Che Guevara: un liberatore, un difensore, un condottiero pronto a tutto pur di battersi per la propria terra e, aggiungiamo, la religione cristiana. Un’icona, dunque. E anche un personaggio molto più complesso di come lo abbiamo sempre conosciuto nella semplice, seppur affascinante, versione di principe delle tenebre. Inferiore nei numeri e nelle forze, egli condusse una campagna di guerra senza quartiere contro Maometto II, arrivando a fare terra bruciata non appena il sultano invase la Valacchia, avvelenando i pozzi, bruciando i boschi, trasformando le pianure in deserti di cenere. Nel famigerato attacco notturno del 17 giugno 1462, magnificamente immortalato nella tela del pittore rumeno Theodor Aman, che porta il titolo de La battaglia con le torce, Vlad assaltò a sorpresa il campo ottomano, sterminando una parte importante delle forze del sultano, fallendo nell’obiettivo d’ucciderlo perché Maometto II aveva disseminato il campo di alcuni sontuosi padiglioni che confusero Vlad, celando agli occhi di quest’ultimo la sua tenda. Tuttavia, quando il mattino successivo il sultano mosse con il proprio esercito verso Targoviste, sede della reggia di Vlad, venne accolto lungo la via da una foresta di ventimila impalati. La vista di un simile scempio lasciò sconvolto e ammirato Maometto II, il quale giunse alla conclusione che un uomo disposto a fare per la propria terra ciò che aveva compiuto Vlad non si sarebbe mai arreso. Decise dunque di ripiegare verso Costantinopoli, lasciando il comando al fratello di Vlad, Radu il Bello, che nell’inverno di quell’anno sarebbe riuscito a prevalere momentaneamente contro Vlad solo grazie al tradimento dei Sassoni di Transilvania, dei Boiardi e del re ungherese Mattia Corvino, ben felice di aizzare i propri baroni contro quel principe guerriero, decisamente fuori controllo. Vlad si consegnò infine a Mattia e rimase prigioniero presso il castello di Buda, in Ungheria, per una dozzina d’anni. Nel 1475, sarebbe riuscito a tornare libero e a riconquistare per la terza volta la Valacchia e la Transilvania. Ma questa è davvero un’altra storia. http://www.ilgiornale.it/news/cultura/l-umanesimo-esportato-est-e-dracula-servizio-papa-pio-ii-1717383.html Una piccola osservazione: nell'articolo si parla dell'Ordine cavalleresco del Drago (o Dragone) rovesciato, il quale è stato fondato dall'Imperatore Sigismondo di Lussemburgo re d'Ungheria, per combattere l'eresia Hussita diffusasi in Boemia e in Moravia. Ebbene il simbolo dell'ordine è anche quello da me utilizzato nel forum.1 punto
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Un'altra delle tue perle... fine fine, a cui non si può dire di no... non finisci mai di stupirci1 punto
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Scusa ma che fretta c'è ? Leggo sempre di una premura esagerata di ricevere ciò che si è ordinato e per chi colleziona penso che la cosa più importante sia riceverle, non importa quando, e non averle a tutti i costi in "tempo reale". Se poi ci sono altre ragioni vorrei che qualcuno me le spiegasse. Sono dell'idea che abbiamo una vita per godere delle nostre collezioni. Se le ricevo un mese dopo quanto preventivato cosa mi cambia ? E poi, seppure le cose siano cambiate negli ultimi anni, essere cliente del Vaticano è comunque sempre un privilegio1 punto
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Ciao @nikita, a me sembrerebbe un tornese datato 1585 con la sigla GR posta sotto la testa, Mir 192/23. Saluti Eliodoro1 punto
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Buonasera a tutti, 10 Tornesi 1852 arrivato a casa... Nella sua terra d'origine...dopo un lungo viaggio da oltreoceano. Ad oggi non conosco varianti per il 1852, quindi resterà da solo senza compagnia nel vassoio. ?1 punto
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Potrebbe essere questa: Impero Romano. Caracalla. 211-217 d.C. Denario. Ag. ca. 201 d.C. D/ ANTONINVS PIVS AVG Busto laureato, drappeggiato e corazzato a destra. R/ PART MAX PONT TR P IIII Trofeo d'armi antropomorfo tra due prigionieri accasciati a terra. RIC 54a.1 punto
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Queste sono invece le notizie relative a San Tammaro, patrono del comune di Grumo Nevano; "Il culto a questo Santo Vescovo nella cittadina di Grumo risale già all’anno mille, infatti, il primo documento che attesta l’esistenza di una sua Chiesa è del 1132. San Tammaro, secondo la narrazione fatta nella Vita Sancti Castrensis, era un vescovo nordafricano arrivato in Campania in seguito alle persecuzioni dei Vandali che, per farne dimenticare la memoria, lo imbarcarono, insieme altri 11 vescovi, mettendolo a prua della nave. L’imbarcazione, attraversato il mar mediterraneo, arrivò a Volturnum e da lì i vescovi partirono per diversi luoghi diffondendo la fede in Gesù Cristo. Tammaro che era vescovo di Cartagine sarebbe stato scelto a reggere la sede episcopale di Benevento, nella cui cattedrale furono poi custodite le spoglie a seguito della morte avvenuta il 15 ottobre del 490 (per un periodo sono state conservate presso il Santuario di Montevergine). Questo santo vescovo, già dal XVII secolo, fu scelto a essere patrono di Grumo, che oggi è il suo principale luogo di culto in Italia. Altre notizie: http://www.parrocchiastammaro.org/Storia/S. T a m m a r o.htm1 punto
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Una meravigliosa frase su ciò che Roma rappresentò ci viene data da Rutilio Namaziano nel V secolo d.C. , nel "De reditu suo": "Fecisti patriam diversis gentibus unam...Urbem fecisti quod prius orbis erat" (Facesti una patria di diverse genti (popoli)...Facesti una città di ciò che prima era il mondo)1 punto
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"Tu ci hai fatto luce su ogni epoca della patria , sulle fasi della sua cronologia , sulle norme dei suoi rituali , sulle sue cariche sacerdotali , sugli istituti civili e militari , sulla dislocazione dei suoi quartieri e vari punti , su nomi , generi , su doveri e cause dei nostri affari , sia divini che umani" Cosi scriveva Cicerone su Marco Terenzio Varrone , l' erudito , storico , scrittore romano e tanto altro , che stabili' la fondazione di Roma avvenuta il 21 Aprile del 753 a.C. . partendo dalla base dei calcoli effettuati dall' astrologo Lucio Taruzio , da Wikipedia : Lucio Taruzio Firmano (o Tarunzio , in latino Lucius Taruntius Firmanus , fl. 86 a.C.; Fermo, I secolo a.C. – ...) è stato un astrologo romano . Lucio Taruzio e Publio Nigidio Figulo sono i primi astrologi romani di cui si ha testimonianza storica . Al suo nome è dedicato il cratere Tarunzio sulla Luna . Taruzio era amico di Cicerone e dell' erudito Varrone . Su richiesta di quest'ultimo , aveva studiato l'oroscopo di Romolo , un'impresa ritenuta comica e stravagante da Cicerone e Plutarco e una cui versione è riportata da Solino . Dopo aver esaminato le circostanze della vita e della morte del fondatore di Roma , calcolò che Romolo fosse nato il 23 settembre , nel secondo anno della seconda Olimpiade , cioè il 771 a.C. La coincidenza di questa data con un'eclissi di sole , riferita da Plutarco , è ripresa e discussa da Giuseppe Giusto Scaligero senza rivelarne la fonte . Dalle vicende della vita e della morte di Romolo , calcolò anche che la Fondazione di Roma dovesse essere avvenuta il 9 aprile , tra la seconda e la terza ora del giorno . Anche questo evento fu accompagnato , secondo Plutarco , da un'eclissi di sole , una coincidenza discussa anche da Giuseppe Giusto Scaligero . Plutarco non dice in quale anno Taruzio collocasse la fondazione di Roma , ma il giorno da lui individuato , il 9 aprile , è anteriore al 21 aprile , data in cui si svolgevano le Palilie , da cui si fa tradizionalmente iniziare il conteggio dell'età di Roma . Concludendo : a quanto pare la data della nascita di Roma deriva esclusivamente da un calcolo matematico astrologico , quindi ognuno ne tragga la propria idea , ma la data della fondazione di Roma , reale o fantasiosa che sia , e' quella di Varrone .1 punto
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Anche se non frequento numismaticamente molto i Longobardi, meno che meno quelli del regno meridionale, ma sono davvero curioso di conoscere questa storia.1 punto
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Fortunatamente ci hai ripensato: è sempre un piacere leggere i tuoi interventi da cui traspare un'enorme conoscenza e competenza sia numismatica sia storica.1 punto
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Cari amici , e' mio obbligo chiarire la decisione che mi ha indotto ad uscire dal Forum , cosa che poco fa ho discusso positivamente con @Reficul , quindi per quanto mi riguarda , decisione annullata . Tutto era nato non da rancori di discussioni avvenute in questo Post , discussioni che seppur a volte un po' accese fanno pero' parte del "gioco" di un Forum , bensi' per altri motivi , che qui non intendo riaprire , ma che ho chiarito con la Direzione . Un carissimo grazie e saluto1 punto
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Bene a Sabato per la parte commerciale del convegno , oggi pomeriggio l' amico Blaise ed io faremo una bella chiaccherata numismatica sulla zecca si Susa e sui suoi denari secusini1 punto
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Una dozzina! Non troppi, ma quasi tutti big del settore!!1 punto
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Buonasera, d'estate sia al mare che nei momenti di Relax rileggo con piacere due opere di Alberto Angela, una giornata nell'antica Roma e Impero, ed ho intenzione di leggere Le grandi Battaglie di Roma Antica di Andrea Frediani.1 punto
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Giulio Castelli, Imperator, Newton ed.... dopo guarderete con più interesse le monete di Maggioriano e della bella Licinia Eudossia...1 punto
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Ciao, questa estate partirò da Lucia Travaini - Monete e storia nell'Italia medievale Poi a seguire vedrò. Magari prendo spunto da questa conversazione. Saluti1 punto
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Avvicinandosi la data del convegno vi dò qualche informazione in più. Il venerdì la conferenza alle 18, tenuta da relatori di eccellenza, grandi conoscitori della monetazione Sabauda, mentre il sabato saranno presenti espositori commercianti di grande livello! Essendo una novità nel panorama numismatico spero accorriate numerosi! Grazie dell'attenzione. Segusium1 punto
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Complimenti per l'iniziativa. Non so se venerdì o sabato ma ci sarò...........1 punto
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Che bella novità! A meno di imprevisti conto di esserci e spero che questa iniziativa possa avere successo. Un in bocca al lupo agli organizzatori.1 punto
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