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Contenuti più popolari
Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 06/27/19 in tutte le aree
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Buonasera a tutti. È il turno dei grossi pezzi in rame da 10 Tornesi, Inizio condividendo il mio primo 1857 entrato in Collezione, nel lontano 2001. Proviene da un Listino N°10 - Estate 2001 del grande Morello, lotto 218 Conservazione assegnata: mSPL Peso 30,65 grammi.5 punti
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Un ritrovamento con il metal in territorio sloveno 22mm 1g circa. [emoji6] Moneta inedita e molto interessante che sposta l'inizio di attività di zecca di almeno 10 anni. Un denaro anonimo che si rifà alle emissioni della zecca di Aquileia. Butterò giu due righe sulla zecca e su questa moneta... Coming soon4 punti
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Bell’ articolo su Cronaca Numismatica di Roberto Ganganelli sulla nuova teca di monete di zecche italiane in Ambrosiana e sulle collaborazioni proficue che la numismatica oggi può offrire ... https://www.cronacanumismatica.com/medagliere-ambrosiano-una-nuova-teca-per-le-monete-delle-zecche-italiane/4 punti
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complimenti Rocco. I tuoi pezzi hanno una freschezza imparagonabile. posto la mia per confronto.3 punti
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Secondo me, per gli ultimi esemplari postati da Giovanni, siamo in un periodo fra il 1129 fino circa 1160. Prima della pace con Pisa del 1158 e probabilmente prima del 1155 datazione dei primi denari con F coniati da Pisa. Chissà se vuol dire qualcosa.3 punti
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Buongiorno a tutti, Mario @dabbene dice parole giuste, ognuno intende e fa Numismatica a modo suo, a me le monete danno un brivido particolare, da quelle più ricche di storia a quelle più recenti, è un qualcosa che viene da dentro, un qualcosa che deriva dall'essere stato segnato in età giovanile da un piacevole incontro con il tondello, che si rinnova ogni giorno. Personalmente non mi sono mai limitato a metterle da parte, ma anche a studiarle con i mezzi a disposizione. Da quando sono sul Forum(ringrazio tutti per la disponibilità) i miei orizzonti si sono allargati, trovo tanta competenza, tanti spunti dalle discussioni, tante risposte e tanti stimoli. Mi piace spaziare da una monetazione all'altra, chiaramente il limite è quello di non poter sapere tutto. Ultimamente grazie alla competenza di tanti ed in particolare dell'amico @Rocco68 sto scoprendo delle affascinanti particolarità della monetazione Napoletana. Auguro a tutti Buona Giornata e Buon Forum?3 punti
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Grazie @avgvstvs me l'ero completamente dimenticato, sono andato a rivedere i tuoi esemplari con la "P" ed ho notato che forse per gli stessi problemi di spazio anche in questi hanno accorciato la legenda mettendo in nesso la "N" con la "R" non potendo mettere la "P" con la "E" per ovvi motivi di incompatibilità, e riguardando anche i vecchi post su quelli con la "C" a inizio legenda tu avevi notato la "E" a volte in probabile nesso con la "N" , non c'è una regola fissa ma in ogni caso sembra tutto finalizzato al risparmio di spazio avvalorando (forse ) l'ipotesi delle "false" "E" lunate. A seguire i due tuoi denari con "P" e la "N " in nesso con la "R" nel n2 credo che abbiano aggiunto anche un archetto al piede della "R" facendo sembrare che quella fosse la "R".3 punti
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Grazie Mario per la risposta. Ho qualche dubbio che sia il 12 carlini di murat. Forse il 12 carlini Repubblicano. Posto foto migliori e aspettiamo qualche altro parere2 punti
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Ciao @margheludo, sei riuscito a recuperare i pesi di questi esemplari all’interno della discussione? Potrebbe essere un’impresa... Per tornare alla C iniziale, nei lotti dai quali hai tratto le immagini del post #3578 c’è un esemplare con questa lettera (non chiara) che sembrerebbe seguita da una E e da un Nr in legatura. Prova a cercarlo, se non riusvirai a trovarlo lo posterò io nei prossimi giorni, Potrebbe avere senso,2 punti
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Sì, concordo pur'io con questo. Considera, Giuseppe, che quasi tutti gli innumerevoli aspetti numismatici sono già stati trattati in passato.. E' un ambiente questo dove accademici, operatori del settore di rilievo, vecchi appassionati convivono con principianti che pensano di sapere il fatto loro "forti" di pochi mesi o addirittura settimane di letture e collezionismo e poi spariscono. A volte la discussione può risentire di ciò e derivare, ovviamente la maleducazione non è ammissibile... Ma laddove è impossibile non subirla talvolta (è capitato a Senatori del forum come a nuovi arrivati) per fortuna di rado, dipende da noi non farcene condizionare, soprattutto a livello personale, e smorzare i toni pensando ai tanti buoni contenuti e al clima tutto sommato cordiale della stragrande maggioranza.2 punti
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Possiedo il catalogo in pdf (se ti interessa te lo invio). Queste sono le immagini (il massimo ricavabile dal formato del file).2 punti
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DE GREGE EPICURI @T.V.Solo qualche idea: ABB è abbas (=abate, era infatti Abate di San Michele). BON=Bononiae (di Bologna, opp.a Bologna, locativo). ARCHIGY=archigymnasium (non so declinato in quale caso). DEMANE potrebbe essere da separare: DE MANE. I C= non ho proprio idea. (forse I=illustris?) EM= forse eminens, o eminentissimus. Purtroppo questa titolatura non è "sciolta" da Ranieri, e neppure dal British Museum. Non è facile sciogliere le abbreviazioni del latino medievale o moderno (è più semplice con quelle del periodo romano, che sono codificate); probabimente esistono dei siti appositi, che non riesco a individuare. I C per Google è solo: Istituto comprensivo! Penso che I potrebbe essere: inlustris, insignis, Italiae, imperii, iuris (lui era esperto "in utroque iure", diritto civile e canonico)...Mentre per la c maiuscola: civilis, comes, clericus, ecc. Forse " iuris civilis".2 punti
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Ma è mai possibile che dopo migliaia di post in sezione legislazione, in cui sono intervenuti: avvocati, addetti ai lavori, forze dell’ordine e chi più ne ha più ne metta, ancora si confonde un dispositivo temporaneo , quale è il sequestro nelle sue varie forme( tal quale al fermo macchina negli incidenti con lesioni) con una sentenza definitiva di confisca e ancora non si è capito che l’essere indagati, in caso di ipotesi di reato, è un atto dovuto in attesa che venga chiarito chi ha la responsabilità primigenia? Ma perdiamolo un po’ di tempo a leggerla questa benedetta sezione legislazione.....2 punti
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Il seguente articolo, pur avendo dei difetti (si parla qui spesso di Transilvania come di un'entità separata e del tutto autonoma o sotto l'influenza "rumena-valacca" , quando invece era molto legata al Regno d'Ungheria, di cui era una parte integrante; errore ormai vecchio) è interessante perché analizza, seppur brevemente, i vari legami politici e culturali tra l'Italia Rinascimentale e il Regno d'Ungheria e i principati rumeni (di cui la Valacchia di Vlad ne era uno). L’Umanesimo esportato a Est e Dracula al servizio del Papa Pio II contro l’Islam Pensare di spendere l’espressione «Rinascimento Dark», con riferimento alle terre d’Ungheria, Valacchia e Transilvania, potrebbe avere il sapore dell’azzardo. Se non altro per quella che è la prima parte della definizione. Senza tenere inutili lezioni, osserveremo che sono però almeno due le direttrici che, in questo senso, uniscono l’Italia del Rinascimento con le terre dell’Est. Da una parte v’è il più che comprensibile valore militare dei guerrieri di quelle lande: János Hunyadi, ad esempio, il quale militò per almeno tre anni sotto le insegne del biscione al servizio del duca di Milano, Filippo Maria Visconti. In seguito egli fu voivoda di Transilvania e reggente del regno d’Ungheria. Lo stesso potrebbe dirsi, sempre sotto il profilo squisitamente militare ma a parti invertite, di Filippo degli Scolari - noto anche come Pippo Spano e che fu cavaliere dell’Ordine del Dragone, fondato da Sigismondo di Lussemburgo - che aveva origini palesemente fiorentine. Non a caso proprio a lui Andrea del Castagno dedicò un magnifico ritratto. A quella stessa societas draconistrarum, peraltro, appartenne anche, giusto per esser chiari, Vlad Dracul II, il padre di Vlad Tepes, l’Impalatore, l’uomo che originò in seguito il personaggio letterario di Dracula creato da Bram Stoker. Insomma sotto questo primo profilo, l’idea di un rinascimento dark, diffuso nei Paesi dell’Est è tutt’altro che peregrino giacché molte e ribadite sono le interazioni fra i due territori in esame. Ma se da un punto di vista militare gli scambi e le condivisioni possono essere molteplici, diverso potrebbe sembrarci, a tutta prima, il comune terreno del mecenatismo e dell’arte. Non fu così. Anzi, quanto detto per il profilo militare vale in egual misura per quel che concerne l’aspetto delle architetture e dell’amore per la cultura e la bellezza. In quest’ottica, ad esempio, ricorderemo che, nella seconda metà del Quattrocento, il re ungherese Mattia Corvino, figlio di János Hunyadi e allievo dell’umanista János Vitéz, finanziò i primi monumenti di matrice palesemente rinascimentale in Transilvania, è il caso della loggia della fortezza di Vajdahunyad e della tomba di suo padre. A questo devono aggiungersi gli interventi presso il palazzo principesco di Alba Iulia, caratterizzato da decorazioni chiaramente ispirate alle residenze patrizie veneziane di quel periodo: i soffitti dipinti e dorati, le pareti ricoperte di carte da parati venete e di quadri raffiguranti imperatori romani. Nomi come quel li del veronese Giacomo Resti, del mantovano Giovanni Landi e del veneziano Agostino Serena, lo dimostrano oltre ogni ragionevole dubbio. Da ultimo v’è da considerare l’apporto del sapere, plasmato principalmente presso l’università di Padova, da parte di una nutrita schiera di nobili ungheresi e transilvani che nel centro veneto del Rinascimento - si pensi a figure come Donatello che qui realizzò l’altare ligneo del Santo e il monumento equestre al Gattamelata o alla pittura di Andrea Mantegna - furono studenti delle discipline più diverse. Anche qui qualche nome può certamente confermare questa nostra tesi: Iohannis Megirnig da Sibiu, laureato in medicina, Stephanus Ungarus di Transilvania e János Vitéz, dottori in diritto canonico, Paul Benkner di Brasov, magister artium. Insomma, sostenere l’esistenza di un rinascimento, intriso dei cupi colori delle lande dell’est è posizione non peregrina, anzi è del tutto evidente che per differenti ragioni il rapporto fra le due aree geografiche era oltremodo stretto, complice il ruolo della Serenissima Repubblica di Venezia quale possibile cerniera geografica. Non a caso molti degli esponenti italiani dei cavalieri dell’Ordine del Drago furono veronesi o padovani in quanto appartenenti alle famiglie degli Scaligeri o dei Carraresi. Tuttavia, il campione di questa versione meticcia del Rinascimento, l’uomo che per certi aspetti ne unì vizi e virtù, in maniera estrema, fu proprio Vlad III di Valacchia, detto Dracula. A questo proposito, a integrazione di quanto da tempo si è sostenuto, ossia che l’Impalatore fosse un principe sanguinario e crudele, intendiamo raccontare in queste pagine un volto meno conosciuto del voivoda: quello del principe guardiano, del difensore della propria terra e del proprio popolo e protettore ultimo del Cristianesimo. A fugare immediatamente qualsivoglia smentita, ricorderemo infatti che Vlad III di Valacchia fu l’unico principe cristiano, seppur ortodosso, a rispondere e aderire alla crociata indetta da papa Pio II, nato Enea Silvio Piccolomini, che chiedeva disperatamente di organizzare una difesa cristiana contro lo strapotere ottomano di Maometto II, il Conquistatore. Convocati infatti, con la bolla Vocavit nos del 1459, i principi cristiani d’Europa a Mantova, il pontefice dovette ben presto affrontare una drammatica serie di rifiuti da parte di Firenze, Venezia, Milano e poi dai regni di Francia, Inghilterra e Spagna. Perfino il re d’Ungheria tentennò, aspettando. Solo Dracula, dunque, ebbe il coraggio di affrontare un nemico che, nei numeri, gli era almeno venti volte superiore. E lo fece in piena solitudine. Certo, le ragioni dell’opposizione di Vlad a Maometto II erano di vario ordine: religioso, naturalmente, ma il voivoda intendeva anche fare di Valacchia e Transilvania un unico voivodato indipendente, in grado di autodeterminarsi, cancellando la propria sudditanza all’impero ottomano che prevedeva un tributo annuale di mille bambini e una tassa di diecimila ducati da pagare alla porta di Costantinopoli. Rimane il fatto che questo ruolo di ribelle da un lato e di guardiano della fede cristiana dall’altro, venne grandemente apprezzato dal pontefice, al punto che Pio II nei suoi Commentarii ebbe parole di paura e di apprezzamento insieme per Dracula. Egli lo definì, fra l’altro, «uomo di corporatura robusta e d’aspetto piacente che lo rende adatto al comando. A tal punto possono divergere l’aspetto fisico e quello morale dell’uomo!». Il pontefice aveva infatti visto nel 1463 un ritratto del voivoda inciso sulla copertina di un incunabolo viennese giunto fino a lui. Marin Mincu, autorevole accademico, docente di letteratura presso l’Università di Costanza, ha addirittura sostenuto che Vlad III Dracul avrebbe conosciuto Cosimo de’ Medici e Marsilio Ficino, intrattenendo con loro rapporti epistolari, nutriti dalla sua passione per il Codex Hermeticum e la Tavola di Smeraldo di Ermete Trismegisto di cui proprio Ficino era il massimo esperto del tempo. Una tale sete di cultura, da parte del voivoda, viene confermata dagli storici e dai cronisti del tempo, così come la perfetta conoscenza parlata e scritta di sette lingue: il tedesco, l’ungherese, l’italiano, il latino, il greco, il turco e lo slavo. Ma vi è di più. Nel 1462, finalmente, il pontefice riuscì effettivamente a mettere insieme una somma ragguardevole che poi, nell’impossibilità di destinare direttamente a Vlad, fece pervenire a Mattia Corvino, re d’Ungheria, con preghiera di utilizzarla per finanziare le imprese del voivoda di Valacchia e Transilvania. Ma Corvino si guardò bene dal farlo, nonostante da oltre un anno Dracula avesse impetrato il suo aiuto, e anzi si limitò a incamerare la somma messa a disposizione dal papa, volta a finanziare la campagna di Vlad, tradendo poi quest’ultimo. Per questo, dunque, nella saga a fumetti che ho scritto per i disegni di Andrea Mutti, ho cercato di far emergere il personaggio storico in una prospettiva molto più europea e molto meno hollywoodiana. Certo, non abbiamo rinunciato alla spettacolarità. Andrea, in questo senso, ha adottato una tecnica efficacissima e magnifica, ad acquerello, ispirandosi al lavoro di un grande maestro come Ivo Milazzo, e lavorando magistralmente con gli inchiostri, arricchiti dai colori plumbei e lividi di Vladimir Popov. Lo studio delle architetture dei castelli, dei palazzi, delle case giunge da una formidabile ricerca di carattere storiografico e iconografico e dai miei molti viaggi in Transilvania. Rovesciando la prospettiva, l’intento è stato quello di far comprendere che Vlad fu per il suo popolo ciò che per i Cubani sarebbe stato qualche secolo dopo Che Guevara: un liberatore, un difensore, un condottiero pronto a tutto pur di battersi per la propria terra e, aggiungiamo, la religione cristiana. Un’icona, dunque. E anche un personaggio molto più complesso di come lo abbiamo sempre conosciuto nella semplice, seppur affascinante, versione di principe delle tenebre. Inferiore nei numeri e nelle forze, egli condusse una campagna di guerra senza quartiere contro Maometto II, arrivando a fare terra bruciata non appena il sultano invase la Valacchia, avvelenando i pozzi, bruciando i boschi, trasformando le pianure in deserti di cenere. Nel famigerato attacco notturno del 17 giugno 1462, magnificamente immortalato nella tela del pittore rumeno Theodor Aman, che porta il titolo de La battaglia con le torce, Vlad assaltò a sorpresa il campo ottomano, sterminando una parte importante delle forze del sultano, fallendo nell’obiettivo d’ucciderlo perché Maometto II aveva disseminato il campo di alcuni sontuosi padiglioni che confusero Vlad, celando agli occhi di quest’ultimo la sua tenda. Tuttavia, quando il mattino successivo il sultano mosse con il proprio esercito verso Targoviste, sede della reggia di Vlad, venne accolto lungo la via da una foresta di ventimila impalati. La vista di un simile scempio lasciò sconvolto e ammirato Maometto II, il quale giunse alla conclusione che un uomo disposto a fare per la propria terra ciò che aveva compiuto Vlad non si sarebbe mai arreso. Decise dunque di ripiegare verso Costantinopoli, lasciando il comando al fratello di Vlad, Radu il Bello, che nell’inverno di quell’anno sarebbe riuscito a prevalere momentaneamente contro Vlad solo grazie al tradimento dei Sassoni di Transilvania, dei Boiardi e del re ungherese Mattia Corvino, ben felice di aizzare i propri baroni contro quel principe guerriero, decisamente fuori controllo. Vlad si consegnò infine a Mattia e rimase prigioniero presso il castello di Buda, in Ungheria, per una dozzina d’anni. Nel 1475, sarebbe riuscito a tornare libero e a riconquistare per la terza volta la Valacchia e la Transilvania. Ma questa è davvero un’altra storia. http://www.ilgiornale.it/news/cultura/l-umanesimo-esportato-est-e-dracula-servizio-papa-pio-ii-1717383.html Una piccola osservazione: nell'articolo si parla dell'Ordine cavalleresco del Drago (o Dragone) rovesciato, il quale è stato fondato dall'Imperatore Sigismondo di Lussemburgo re d'Ungheria, per combattere l'eresia Hussita diffusasi in Boemia e in Moravia. Ebbene il simbolo dell'ordine è anche quello da me utilizzato nel forum.1 punto
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Di tutti i cloni del hemilitron di Lipara del tipo Calciati 4/2, questo è il più convincente... Può essere il prototipo originale ? Prossima Asta Bertolami - Prototipo ? Cloni1 punto
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Fosse stata inconservazione peggiore qualche dubbio.....ma così una stella non è!!!1 punto
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Aggiungo il 10 Tornesi con simbolo " stella a 6 punte" D'Incerti 318 /b Non so a Voi, ma a me sembra una rosetta a 6 petali.1 punto
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Per un'unica annata sue tre monete postate abbiamo già riscontrato ; stella grande, stella piccola, perlinatura/rigatura, caratteri pesanti o leggieri (a dirla dell'Incerti). Beh...c'è tanto da scoprire!!! effettivamente le punte della stella non ci sono.1 punto
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Emanuele Filiberto ci ha donato una bellissima monetazione, è un personaggio molto importante nella dinastia Sabauda, vissuto in un interessante periodo storico, già solo il fatto di poterne parlare per me è un piacere, quindi grazie a te!!!1 punto
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Per gli amanti dei gatti , @gigetto13 un raro didramma di Taranto con al rovescio l'ecista seduto che gioca con un gattino1 punto
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Ma come fai a saperlo?? Ne h o firmato uno, nel 1984 o giù di lì! ?1 punto
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A proposito di anima credo che le medaglie papali meritino una menzione speciale... Ma chiedo io: questa discussione non potrebbe diventare più bella postando anche delle immagini ? Bene incomincio io con la mia preferita... Medaglia per il Completamento della Basilica di San Francesco da Paola - 18361 punto
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Ciao Dal 1553, anno in cui muore il padre Carlo II, Emanuele Filiberto eredita il ducato e divenne di fatto Duca dello stato sabaudo. Tornò più tardi sui suoi possedimenti, questo è vero, molti erano ancora in mano ai "nemici", ma questo non toglie che nelle sue zecche si battesse a suo nome essendo lui il detentore del titolo e l'unico regnante. Diversa cosa le monete coniate ad Asti che riportano solo il titolo di Principe di Piemonte, in quel periodo il duca era ancora Carlo II... Poi scusa la domanda.. quale sarebbe dovuta essere l'autorità emittente delle monete di cui parli secondo te?1 punto
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Trovo il racconto di Carandini molto convincente. Ho letto anche alcuni suoi libri tra cui "Roma. Il primo giorno". Come giustamente dice nel video, il mito parla di una fondazione "dal nulla" perchè i miti devono spiegare un inizio, ma già Varrone sapeva che dove c'era Roma prima c'era il Septimontium (che non sono i sette colli). Che si sia trattato di una unione di realtà precedenti, nessuno lo mette in dubbio. La questione è se questa aggregazione sia stata spontanea e progressiva (sinecismo) o se vi sia stato un vero e proprio atto fondativo. Gli indizi trovati da Carandini (il muro di Romolo, il deposito di fondazione sotto una delle porte datato alla metà dell'VIII secolo, il primo tempio di vesta e la regia al di fuori delle mura) sono a mio avviso molto convincenti. Il fatto che si conoscano solo 7 Re, non è un problema. Mi pare normale che si tramandino nel tempo solo i nomi dei Re più importanti, quelli che hanno lasciato il segno.1 punto
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C'è una differenza di colore all'interno dell'orecchio... comunque, per la prossima volta, consiglio di postare foto un po' più sfocate1 punto
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Licinio II con legenda LICINIVS IVN NOB CAES e busto drappeggiato e corazzato a s. Sul rovescio la legenda è VIRTVS EXERCIT, stendardo su cui VOT X, due prigionieri ai lati e lettere S - F nel campo. Purtroppo non riesco a leggere la zecca... Arka Diligite iustitiam1 punto
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Guardando il nostro catalogo la riporta così con la legenda del rovescio.. GVLIELMVS •DVX•MAN•MR•MO•FE1 punto
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Buonasera, due ottime osservazioni di @Stilicho: una sulla stella invece del dot, l'altra sull'esergo. L'interpretazione TSA-VI (sesta) non è mia, l'avevo presa per buona, ma viste anche le TSEVI e le TSVI comprendo che non sia esatta. Una rapida ricerca ha forse risolto il caso: ho fotografato Sear V vol., pag. 477, per postare una annotazione credo molto molto interessante in relazione alle RIC 101, 117 e 123, che ci spiega il significato del 'VI' e anche del 'VII' su queste monete. Non conosco perfettamente l'inglese avendo studiato solo tedesco e francese, quindi me la tradurrò domani. Mi sembra di avere capito però che il numerale VI sia una marca di valore posta subito dopo quella di officina, nel nostro caso A: Alla prossima HIRPINI1 punto
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taglio 2 euro paese Grecia anno 2006 tiratura 950.000 condizioni bb città Milano1 punto
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Ti chiedo scusa e finiamola lì. Evidentemente hai delle competenze legali che io non ho. Mi rivolgerò a Te in caso di problemi :-)) Saluti ( almeno un Saluto da Te posso averlo ? O come il MegaDirettoreGalattico non dai la mano... ?)1 punto
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Buongiorno a tutto il Forum. Continuo con i pezzi del 1857, condividendo il primo dei miei due falsi d'epoca del Tarì. Peso 4,90 grammi. Rispetto a quelli che ho potuto visionare ad oggi, questo pezzo è il migliore come realizzazione. All'epoca, con la piena argentatura ha ingannato parecchi sprovveduti. L'unica pecca è la rigatura nel taglio..... Grossolana.1 punto
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Ciao @Hirpini , personalmente non devo alcuna scusa perche' scrivevo in generale senza fare alcun nome , quindi se ti sei risentito , dipende solo da te ; inoltre come hai notato scrivevo "aggressivo" virgolettato , quindi era un modo di dire , tra amici , come quando un amico in una discussione amichevole manda a quel paese l' altro amico con cui sta parlando , sono modi di dire che in determinate circostanze , come questa , non suonano come un offesa . Comunque se ti sei sentito offeso , me ne dispiace , ma nulla piu' . Nel tuo intervento si capiva bene che scrivevi nelle regole del Forum , pero' bastava un attimo aspettare l' evoluzione inevitabile del Post e tutto si sarebbe chiarito immediatamente , ecco il motivo dell' "aggressivita" ? Per quanto riguarda l' autrice del Post , come avrai letto , gli ho dedicato subito un "appunto" proprio perche' poteva spiegare subito chi fosse e cosa stesse facendo a Luni , si sarebbero evitate inutili e fastidiosi malintesi ; bisogna pero' anche capire chi si iscrive per la prima volta al Forum , forse per alcuni presentarsi con il nome e cognome completo , presuppone che tutto sia gia' scontato , tutti dovremmo gia' sapere chi sia , ma non e' cosi' . Ciao e un amichevole saluto1 punto
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Bonsoir! Mannaggia a voi! Mi avete fatto cadere in tentazione: così ho comprato delle monete da due Euro, che vendevano a 10 Euro, per 12 Euro (almeno la spedizione era compresa)! Per intanto sono sotto osservazione speciale: non si sa mai... con quello che valgono adesso che i prezzi lievitano! Tanto per polemizzare su qualcosa - questo è lo sprito del forum e io sono fiero di farne parte - ho notato che il biglietto all'interno del blister non ha tracce di coniatura ma solo di fusione ? ed ho cerchiato i campi in questione. ... no scusatemi, mi sono confuso con un'altra discussione! Volevo dire che la stampa del blister da molto da desiderare, credevo addirittura fossero dei resti di cartoncino dovuti alla perforazione dello stesso, ma non si muovono o deformano sotto pressione, quindi credo sia solamente un difetto di stampa - che però per 'sti soldi potevano magari far meglio! Mia figlia (quella dei cavalli e delle caramelle) mi ha già fregato la moneta con Idefix, ma che voglio farci?!? Almeno quando schiatto (Tiè! ?) non svende la mia collezione ma se la tiene! Au revoir, Njk PS: a proposito delle mie idee fisse: così Goscinny e Uderzo ci hanno chiamato un cane: "Idée fixe"! Poi adesso per rilassarmi mangio un dessert, un bel babà, magari al rum (Baba au rhum: BABAORVM): e se un ometto (mon petit bonhomme: PETIBONVM) me lo chiede, ne offro uno anche a lui! Un Ping! al mio amico virtuale @cabanes, che così magari allarga il suo orizzonte oltre ai suoi - ed adesso anche miei... - egregi ma vetusti talleri!1 punto
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Per prima cosa, bisogna capire lo scopo di questi ferri: sono affini a quelli con cui si fabbricavano le ostie per le messe e, non per niente, la faccia più elaborata è ricca di frasi di ambito sacro, come ben evidenziato da @chievolan: aggiungo che MA è sormontato da un segno di contrazione, ed è quindi il compendio del Nome di Maria. Se però non mi inganno, le mani che si intravedono nelle foto postate da @Ranbelmi dicono che questi ferri sono di grandi dimensioni, e quindi non servivano per fabbricare ostie (sulle quali, fra l'altro, due stemmi "laici" ci sarebbero entrati come cavoli a merenda...). Appurato il probabile utilizzo laico dei ferri, rimane da capire perchè lo stemma sul lato "buono" (in alto nelle foto) è ben curato, al contrario dell'altro. Descriviamoli secondo la terminologia blasonica: - in alto: tre pali, alla banda diminuita attraversante e caricata da tre stelle di sei raggi - in basso: un leone, sostenente sulla coda una (colomba tenente nel becco un ramo d'ulivo?) Lo stemma in basso sembra molto pasticciato, come fosse stato inciso in un secondo tempo rispetto al primo; e la presenza della (colomba?) sembra ulteriormente posticcia, oltre ad essere del tutto insolita araldicamente. Lo stemma in alto ha somiglianze con quelli di due famiglie fiorentine, citate dal Ceramelli-Papiani nella sua puntuale raccolta travasata in internet ( http://www.archiviodistato.firenze.it/ceramellipapiani/? i Rossi (fascicolo Ceramelli-Papiani n° 4093) e i di Iacopo d'Agnolo (fascicolo 2616). Ma la somiglianza è una cosa, l'attribuzione un'altra...1 punto
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Vorrei approfittare del vostro aiuto ancora una volta, per classificare questa moneta in argento del peso di grammi 7,55 per un diametro di 18 millimetri. Sembrerebbe di area indiana ma non è una rupia tanto meno una mezza rupia a causa del suo peso. Ho guardato dappertutto, ma non l'ho trovata. Sarà la vecchiaia che non mi fà vedere più bene come una volta... eh eh. Grazie anticipatamente.1 punto
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Al dritto c'è la professione di fede, con l'aggiunta di "Ali è il ministro di Allah", che avrebbe dovuto farmi pensare a un ambiente sciita, appunto. Vorrei far notare la differenza tra lo stile usato in questa moneta, detto nasta'liq, molto usato in Persia e Afghanistan e lo stile arabo più comune, detto naskh. Allego un'immagine in cui si nota la differenza tra i due stili nella resa della legenda. La riga in basso permetterà di riconoscere i caratteri presenti sulla moneta in questione. Per un approfondimento sui molti stili calligrafici dell'alfabeto arabo v. : https://design.tutsplus.com/it/tutorials/creative-arabic-calligraphy-for-beginners-introduction--cms-221161 punto
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A me piacciono, e non vedo l'ora di toccarle con mano. Sono dell'idea che le 20 e 50 euro attuali siano migliori di quelli precedenti e penso che abbiano migliorato anche 100 e 200. Parlavo del mio biglietto da 200 euro in questo post, qualche tempo fa ... Purtroppo il trend attuale è questo: banconote colorate e astratte, bruttine da guardare. Andate a vedere le ultime emissioni di Norvegia, Svizzera e Israele, giusto per restare in Europa. Mi sto chiedendo ancora chi abbia progettato il biglietto da 200 corone norvegesi, forse l'associazione dei pescatori di merluzzo ? I risultati migliori, a questo punto, mi sembrano quelli ottenuti da Polonia e Ungheria: si sono "limitati" a modernizzare le serie in corso da metà degli anni '90, ottenendo biglietti colorati e sicuri ma gradavoli da vedere. Ad agosto tornerò negli USA e vi assicuro che, come al solito, maneggiare i dollari mi farà rimpiangere gli euro1 punto
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