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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 03/03/19 in tutte le aree

  1. Alcune notizie del Post sono estratte da : L' Antica Roma , di Rodolfo Lanciani . Il culto di Vesta , inteso come conservazione perpetua del fuoco , e' certamente uno dei piu' antichi culti venerati dagli uomini , anche da quelli preistorici poiche' era una necessita' quotidiana mantenere vivo il fuoco . A Roma , dedicate al culto di Vesta , erano preposte un gruppo di sei giovani vergini sacerdotesse scelte tra le famiglie piu' nobili di Roma , ma dovevano possedere dei requisiti inderogabili , vediamo quali erano . L' eta' minima e massima per entrare nell' ordine delle Vestali , era fissato tra sei e dieci anni ; i genitori dovevano essere entrambi viventi , di condizione libera e scevri da ogni colpa nella vita pubblica , ma anche in quella privata , infatti a proposito di questa seconda condizione , Tacito ci fa sapere che nella scelta di una Vestale , in sostituzione di una deceduta nell' anno 19 , erano in ballo due candidate , una , figlia di Domizio Pollione e l' altra , figlia di Fonteio Agrippa , non venne scelta la figlia di Fonteio perche' c' erano screzi con sua moglie e questo fatto fece pensare al Senato che l' astio tra i due genitori non fosse gradito a Vesta , quindi fu scelta la figlia di Pollione . Anche fisicamente le sei ragazze dovevano essere perfette , quelle con disturbi alla vista , alla dizione o con la piu' minima deformazione fisica erano escluse dalla selezione . Il numero delle Vestali era fissato a sei ragazze e tale rimaneva a meno della morte di una di loro ; l' unica rappresentazione ufficiale delle sei Vestali risiede in rarissimo medaglione di Jiulia Domna in cui si vedono le sei sacerdotesse mentre offrono sacrifici davanti al Tempio della dea . Le sei ragazze scelte venivano condotte nell' Atrium Vestae per la cerimonia di investitura , questa iniziava con il taglio dei capelli che venivano appesi in segno di offerta alla dea , alla Lotus capillata , un albero che al tempo di Plinio aveva oltrepassato i 500 anni di vita ; le ragazze venivano vestite con un abito bianco purissimo e giuravano di rispettare i loro sacri doveri ; nei trenta anni del servizio dovevano cambiare anche il loro nome aggiungendo al nuovo : Amata ; la durata del servizio alla dea era fissato in trenta anni , dopo di che erano libere da ogni obbligo , potevano anche di sposarsi . Altro privilegio era quello che alla loro morte potevano essere inumate all' interno delle mura . Nel corso dei trenta anni di servizio alla dea e allo Stato , il trentennio era diviso in tre periodi di iniziazione , dal noviziato al piu' importante , quando la piu' anziana era chiamata , come ultimo nome , Maxima , in pratica come una Madre Badessa o Superiora delle odierne Suore . Come si e' visto , qualche obbligo delle antiche Vestali , con la debita differenza delle diverse epoche storiche , era simile a quello delle odierne Suore cristiane o almeno a quelle di qualche tempo ormai andato . Gli obblighi durante i trenta anni di servizio , ai quali erano soggette le sei Vestali , erano rigidi e gravosi ma comunque partecipavano attivamente alla vita pubblica dello Stato , ma se disattesi potevano portare anche alla morte che prevedeva la sepoltura in vita ; questi obblighi erano pero' compensati da molti privilegi , quali onori , rispetto e ricchezza derivante dalle rendite dell' ordine , tra cui terre , lasciti familiari , testamenti di privati , o dell' Imperatore di turno , Tiberio fu uno di questi . Inoltre le sei Vestali non erano soggette alla legge comune ne' a quella dei Censori ; a loro erano riservati i posti d' onore in tutti i luoghi pubblici e addirittura possedevano una propria scuderia come dimostra una scoperta avvenuta nel 1735 in una fattoria a Prata Porci , una tenuta della Gens Porcia , presso Frascati , vicino Roma , dove fu trovata una lastra in bronzo che portava questa incisione : “Questo cavallo appartiene a Calpurnia Pretestata , Vestalis Maxima , questo cavallo non puo' essere confiscato” , altre lastrine furono trovate in zona che portavano i nomi di Flavia Publicia e Sossia , entrambe Vestali Massime , quindi tutte appartenenti all' Ordine . La fine di queste “Suore” dell' antica Roma e di conseguenza del culto di Vesta , avvenne dopo oltre 1000 anni di vita dell' ordine , nel 394 dopo la morte di Eugenio , Teodosio chiuse il Tempio e spense il fuoco . L’ ultima Vestale Massima fu Coelia Concordia nel 384 , il fuoco sacro venne spento nel 391, il Palladio custodito nel penus Vestae venne distrutto : Zosimo , Libro V , 38 , racconta il pianto disperato e le maledizioni lanciate da una delle ultime Vestali quando Serena , moglie di Stilicone , entrata nel tempio di Cibele , tolse dal collo di Rea la preziosissima collana che l’ adornava e l' indosso' . Ultima curiosita' , all' interno del Tempio di Vesta erano custoditi oggetti sacri risalenti alla fondazione di Roma e il misterioso Palladio , nel 191 al tempo di Commodo il Tempio e la casa delle Vestali presero fuoco ma furono salvati gli oggetti sacri e il Palladio fu portato fuori dal suo nascosto sacrario , fu visto per la prima volta dopo quasi 1000 anni , da alcuni comuni cittadini accorsi per domare l' incendio . In foto , Medaglione di Julia Domna con le sei Vestali offerenti d' innanzi al Tempio , un Sesterzio sempre di Julia Domna con quattro Vestali e un Denario della Gens Cassia con il Tempio di Vesta come era in epoca repubblicana .
    5 punti
  2. Cercheremo e cerchiamo di fare divulgazione cercando di abbracciare più temi e più aspetti, ce ne saranno altri anche per i video, si cerca di trovare più soluzioni per arrivare poi allo stesso risultato auspicato finale che e’ promulgare, incuriosire, far conoscere la storia, l’identita, la numismatica, i video YouTube e’ una nuova strada innovativa e per tutti, ma lo e’ anche il Gazzettino del Cordusio, lo e’ stata l’esposizione permanente di Monete della zecca di Milano in Ambrosiana sempre per tutti, lo e’ stato il workshop sulla qualità e conservazione delle monete, tutti questi percorsi ed esempi tendono allo stesso risultato finale divulgativo, con strade differenti, ma col medesimo scopo e obiettivo.
    3 punti
  3. DE GREGE EPICURI Visto che @giancarlone non ci pensa (per ora), comincio a proporvi una delle numerose medaglie fatte coniare dal Centro Culturale Numismatico Milanese a partire dagli anni '50. Alcune richiamano gli anniversari importanti della fondazione o ri-fondazione del CCNM; ma per la maggior parte sono commemorative di eventi commerciali, organizzati a Milano dal Centro stesso; questa medaglia in bronzo (50 mm e 64,3 g.) si riferisce al convegno del 1986. La medaglia è di C.Varisco (al D, sul busto, in basso), prodotta dalla ditta Lorioli (al rovescio). Al D un busto a destra di Francesco Sforza, nome fra due stelle; in basso: 1401-1466. Al R: Circolo Culturale Numismatico Milanese- XXV Convegno Numismatico Nazionale- Milano marzo 1986. Quasi tutte le medaglie del CCNM hanno iconografie strettamente "milanesi".
    2 punti
  4. 4) per le monete di questa sezione il pezzo migliore di oggi secondo me...(avrei un'altra monetina del Regno d'Italia che magari posterò anch'essa qui in un altro post vista la rarità e il fatto che l'ho trovata in ciotola) Montenegro 20 parà 1914 800'000 pezzi e ben conservata e patinata
    2 punti
  5. Salve a tutti! oggi ho finalmente trovato il tempo di fare un giro al Cordusio in mattinata... qualche soddisfazione anche oggi c'è stata: 1) due monetine prese ad 1€ sx: 200 reis Brasile 1901 dx: 2 dracme Grecia 1926
    2 punti
  6. Due Fiorini IV Tipo 1626 V Carlo Emanuele I p.s. questo sara' apprezzato da Blaise
    2 punti
  7. Medaglione di Crispina, un vero gioiello numismatico, ex asta Nac 15.
    2 punti
  8. Oggi zero spese, nemmeno una monetina da un euro da inserire nell'apposita discussione mi è stata però regalata questa di seguito, un centesimo del Lombardo-Veneto del 1852 martoriato e con foro. e come si suol dire... ad aquila bicipite donata non si guarda nel becco!
    2 punti
  9. Salve , il medaglione di Lucilla e' questo , di Crispina non lo trovo da riprodurre nel post . Semplicemente meraviglioso . Evidentemente Julia Domna riprese questo medaglione di Lucilla essendo identico e vi aggiunse la legenda VESTA MATER
    2 punti
  10. Esistono, a memoria, anche i medaglioni di Crispina, di cui uno stupendo passato anni fa alla Nac, e di Lucilla, con al rovescio la rappresentazione delle vestali. Adesso sono in giro e non riesco a fare una ricerca delle immagini o dei link. Magari qualche amico riesce a farlo subito.
    2 punti
  11. Conio debole, conio stanco, mancanze volute? Mi aiutate a capire? Piastra 1805 capelli lisci, per gentile concessione del mio Amico Angelo ?
    2 punti
  12. Vedete? .. Non l'ho scritto, ma era da intendere. Ci sono collezionisti che controllano sistematicamente tutti i coni delle monete borboniche.. e ne fanno tesoro e le mettono anche in collezione. Non mi viene da scrivere che sono m.tti, ma vanno apprezzati, perché comunque hanno delle monete diverse; le une dalle altre. @Rocco68.. è uno di questi. Era la mano libera degli incisori che ha creato questo.
    2 punti
  13. Nella parallela discussione “Due zecche misteriose”, il buon Gerardo 2211 ha scritto: http://www.lamoneta.it/topic/93380-due-zecche-misteriose/page-6#entry1533325 Ringrazio di cuore per l’attenzione riservata al mio recedente intervento. Vorrei ora sottoporre all'attenzione dei partecipanti al forum un'ipotesi per una possibile localizzazione di Velecha , già proposta in passato e oggi rafforzata sulla base di recenti ritrovamenti archeologici. Riporto di seguito la prima parte di un articolo pubblicato a mia firma sul Quotidiano del Sud. “ Fra le monete campane risalenti alla fine del III secolo a.C. è ben nota in ambiente numismatico una serie in bronzo che reca l’epigrafe VELECHA, a volte abbreviata in VE. Queste monete hanno al dritto una testa raggiante, simbolo del Sole, e al verso il busto di un cavallo o un piccolo elefante. I caratteri utilizzati appartengono a un alfabeto osco encorio derivato dall’alfabeto greco. Alcune monete sono ribattute su monete mamertine. È opinione prevalente degli studiosi che questa serie sia da collocare cronologicamente nell’ambito delle monete emesse dai popoli italici nel corso della seconda guerra punica (vedi sull’argomento Le monete della Campania antica di Renata Cantilena, Napoli 1987, da pag. 175 in avanti). La provenienza delle monete di Velecha è assegnata in genere alla Campania interna (Friedlander); i più riconducono le monete alla città di Volcei (odierna Buccino), basandosi però solo su una certa assonanza del nome e sulla vicinanza del luogo a Poseidonia. Velecha fino ad oggi resta in definitiva niente più che una città perduta, dove operava una zecca misteriosa. Proviamo a cercarla, questa misteriosa città sannita, nelle pieghe della Storia, utilizzando le preziose informazioni trasmesseci dalla nostra moneta, che si rivelerà essere una vera e propria capsula del tempo. Riviviamo gli anni tumultuosi della seconda guerra punica. Nella fase iniziale Annibale, dopo l’improvvisa apparizione in Italia e le folgoranti vittorie del Ticino, della Trebbia e del Trasimeno, resta comunque ben consapevole di non poter condurre un attacco diretto a Roma, imprendibile per gli illimitati mezzi a sua disposizione. Il suo progetto strategico diventa quindi quello di indurre i popoli italici a rinunciare all’alleanza con Roma e quindi di indebolirla per poi concludere la pace alle proprie condizioni. Annibale si dirige verso le zone della penisola dove ci sono più speranze di far nascere un'opposizione contro Roma, ovvero i territori di lingua osca. Il suo itinerario lo porta dal lago Trasimeno alla Via Flaminia, e di là attraverso gli Appennini alla costa adriatica. Dopo aver lasciato riposare i suoi uomini nel Piceno, raggiunge 1'Apulia settentrionale. Nei popoli italici tuttavia sul rancore verso Roma prevale la diffidenza verso un invasore straniero, e non una sola comunità si unisce ai Cartaginesi. Sarà la disfatta romana di Canne a portare molti fra Sanniti, Lucani, Bruzi, Apuli e Italioti dalla parte di Annibale, anche se non simultaneamente. Le città campane (Capua, Nocera, Nola e altre), da tempo entrate stabilmente nell’orbita di Roma, si trovano in una situazione particolarmente delicata, divise fra il dovere di restare fedeli e sottomesse e la suggestione di ritrovare le antiche autonomie. Tuttavia la presenza sul territorio campano degli eserciti punici reduci da Canne non poco favorisce la scelta di passare, più o meno spontaneamente, nel campo annibalico. Gli storici antichi non tramandano un quadro preciso e completo delle città che defezionano ad Annibale, né di quelle conquistate con le armi dall’uno o dall’altro esercito. Alcuni utili riferimenti si ritrovano comunque in Silio Italico e Tito Livio. Quest’ultimo, quando anticipa i tragici eventi di Canne, elenca i popoli che passeranno in seguito ai Punici: fra questi, in ordine di citazione, i Campani, gli Atellani, i Calatini, gli Irpini, parte degli Apuli, i Sanniti tranne i Pentri, tutti i Bruzi, i Lucani (Libro XXII, cap. LXI). Silio Italico, quando elenca i popoli che dopo la disfatta di Canne passeranno nel campo punico, elenca i Sanniti, i Bruzii, gli Apuli, gli Irpini, Atella e Calatia, seguiti da numerosi altri (Guerre Puniche, libro XI), mentre per Capua fa un discorso a parte. Notiamo che entrambi gli autori distinguono i Sanniti dagli Irpini, mentre la tribù dei Pentri è annoverata fra i Sanniti, ancorché restata fedele a Roma. Seguendo il racconto di Tito Livio, apprendiamo che la prima città a passare nel campo punico dopo la disfatta di Canne è Conza (Libro XXIII, cap. I). Lo storico parla poi delle operazione belliche portate da Magone in Campania per obbligare con la forza i più riluttanti a defezionare, quindi espone dettagliatamente le manovre condotte da Annibale nel tentativo di conquistare i principali centri della regione, da Napoli a Nola, e le contromosse romane. Roma ha perso numerose battaglie, ma non ha ancora perso la guerra: ha il controllo dei mari e nessun flusso di rifornimenti e rinforzi giunge ad Annibale con regolarità. Il Cartaginese non può essere ovunque nello stesso tempo, difficilmente può chiedere aiuti militari ai nuovi alleati e spesso è lui a doverli proteggere dalle rappresaglie. Nel 215 il pretore Marco Valerio Levino riconquista agli Irpini i tre piccoli centri di Vercellium, Vescellium e Sicilinum, non ancora localizzati, ma secondo un’interessante ipotesi (articolo a firma di Mario Izzo pubblicato su Airone 113)) ubicati sulle alture della Daunia (Monte Castiglione, Monte Felice e Monte San Chirico), nell’alta valle del fiume Celone (antico Aquilo). Anche il proconsole Marco Claudio Marcello nel 215 compie stragi e distruzioni sui ribelli, punendo severamente le città riconquistate. L'anno successivo, consoli Marcello e Fabio, il dominio cartaginese sulla Campania è definitivamente spezzato. Nel 213 viene portato a termine con successo il rastrellamento delle città caudine e l'anno seguente i Romani serrano le linee d'assedio su Capua, senza che Annibale possa intervenire efficacemente. Nel 211 Capua si arrende ai romani, seguita dai Calatini, dagli Atellani e dai Sabatini. A questi quattro popoli Roma riserva l’identica sorte della deportazione in massa e della limitazione dei diritti civili, e alle loro classi dirigenti quella della confisca dei beni e della riduzione in schiavitù (Tito Livio, libro XXVI cap. XXXIII e libro XXVI cap. XXXIV). Qui fa il suo ingresso sulla ribalta della Storia la misteriosa Velecha . Edward Togo Salmon, padre dei moderni studi sui Sanniti, ha fatto piena luce sulla questione, ma la cosa è stata inspiegabilmente sottovalutata, se non deliberatamente ignorata, in ambito scientifico. Salmon parte dall’osservazione che le monete emesse da Velecha sono del tutto simili a quelle emesse da Capua, Atella e Calatia nello stesso periodo (E.T. Salmon, Il Sannio e i Sanniti, Torino 1985, pag.98), al punto che il retro di alcune monete presenta l’identica immagine di un piccolo elefante da combattimento, circostanza questa unica nel pur vasto scenario della monetazione greco-romana in Italia. Le caratteristiche morfologiche dell’animale raffigurato avevano portato in un primo tempo gli studiosi a identificarlo con l’odierno elefante indiano, la specie portata in Italia da Pirro, e di conseguenza ad abbassare l’orizzonte cronologico delle serie monetali. Successivamente l’elefante delle monete è stato correttamente identificato in una specie oggi estinta di elefante africano, molto più piccolo della specie attualmente diffusa nel continente. Ed è proprio questa specie di elefante quella che veniva utilizzata negli eserciti di Annibale. Nella realtà storica essi, guidati da un solo uomo in sella e non già muniti di torretta, hanno avuto un peso quasi insignificante nei combattimenti in Italia. Si ritiene che a Canne ne fosse in campo uno solo, essendo tutti gli altri deceduti nell’attraversamento delle Alpi e nelle precedenti battaglie alla Trebbia e al Trasimeno. Le monete di Velecha ci tramandano in definitiva l’immagine di un animale che già non era più presente nelle file di Annibale, e che oggi è addirittura sparito dal pianeta, ma è proprio l’immagine di questo piccolo elefante impressa sulle monete il filo rosso che ci porta finalmente sulle tracce di Velecha , la città perduta con la sua zecca misteriosa. Tornando a Salmon, partendo proprio dall’osservazione che Capua, Atella, Calatia e il popolo dei Sabatini si fossero uniti in una sorta di lega contro Roma, tanto da subire tutte insieme la stessa triste sorte, e che Capua, Atella e Calatia e Velecha battessero monete dello stesso tipo, quasi facessero tutte parte di uno stesso piccolo stato cartaginese, lo studioso perviene alla conclusione che Velecha fosse all’epoca la capitale, ovvero la poleis, dei Sabatini (Salmon, op. cit. pag. 347), popolo da identificare con gli abitanti del territorio della valle del Sabato a Sud di Benevento (Salmon, op. cit. pag. 316). E al centro della valle del Sabato, ovvero del territorio dei Sabatini, è situata la collina della Civita di Atripalda, ove è concordemente localizzata la colonia romana di Abellinum. Come non concludere che proprio qui, e non altrove, sia da localizzare anche l’antica città di Velecha , da riconoscere quale nobilissima antenata dell’antica città romana e della moderna Avellino? “ Ammettendo che questa ipotesi sia fondata, si porrebbero altri interrogativi, ognuno dei quali meritevole di specifico approfondimento: ▪ quale relazione c’è fra gli abitanti di Velecha (i Sabatini) e i Mamertini, sulle monete dei quali sono ribattute alcune delle monete “velechiane”? ▪ sono originari di Velecha alcuni dei mercenari campani reduci dalla Sicilia ai tempi della prima guerra punica? ▪ si spiega così l’uso, relativamente insolito, dell’alfabeto greco anziché di quello etrusco, più usuale? ▪ in che orizzonte cronologico si colloca l’ampia serie di monete fuse riconducibili a Velecha (come indicate nella catalogazione del Garrucci)? ▪ la presenza di questa serie di monete fuse potrebbe sancire in qualche modo l’esistenza di una zecca a Velecha più antica delle altre (Capua, Calatia e Atella)? ▪ Come mai su gran parte delle monete fuse ricorrono insieme i simboli del Sole e della Luna? ▪ è ipotizzabile per Velecha il ruolo di zecca unica utilizzata per le emissioni “annibaliche”, in aggiunta se non in alternativa a Capua? ▪ è possibile, sulla base delle monete greco-romane analoghe a quelle di Capua. Atella, Calatia e Velecha , ampliare lo scenario delle emissioni riconducibili allo “stato” annibalico? ▪ rientrano in questo contesto le monete di IRNTI, MELES, COMPSA, AKUDUNNIAD, ecc.? Grazie per l'attenzione e a risentirci. Si tratta di un utile contributo e con l’occasione riprendo sotto miei vecchi appunti su questa zecca, cercando di collocare la monetazione in un preciso contesto storico-cronologico, che trova stretti paralleli con Atella, Calatia e Capua, che hanno adottato simili standards semilibrale e quadrantale e quindi in un periodo immediatamente precedente e successivo alla battaglia di Canne (216 a.C.), che segnò profondamente l’economia romana (creando le premesse entro il 215 a.C. alla nascita della nuova moneta romana, il denario e tale riforma ovviamente non fu immediatamente recepita da zecche periferiche e ancora fuori dell’orbita romana). Per Velecha viene distinta una fase semilibrale, forse poco prima della battaglia di Canne, e una fase quadrantale, dopo la battaglia di Canne. Per la verità la serie fusa quadrantale non è sicuramente attribuibile a Velecha, essendo anepigrafe e più probabilmente va assegnata a una popolazione sicuramente vicina, per le affinità tipologiche. VELECHA (217-214 a.C.) I° PERIODO: 217-216 a.C. Serie fusa 1 TRIENS semilibrale fuso (53,52-36,14 g.) D/ = Testa radiata di Helios di fronte ; ai lati, segno di valore o o o o . R/ = Protome equina a sinistra ; sopra, CE ; sotto, segno di valore o o o o HN 1341 ; Vecchi 359 ; Syd. AG 331 ; Haeb. p. 173, 1-3, t. 69, 26-27 ; Garr. - Glasgow 1 (H.1) g. 53,52 * Berlin 1 (H.2) g. 45,20 Berlin, H. (H.3) g. 36,14 2 SEXTANS semilibrale fuso (26,20-18,40 g.). D/ = Simile, ma ai lati, segno di valore o o . R/ = Simile, ma sotto, CE ; a sinistra, segno di valore o o . HN 1342 ; Vecchi 360 ; Syd. AG 332 ; Haeb. p. 173, 1-4, t. 69, 28-30 ; Garr. t. LXVI, 9 Roma 1463 (H.1) g. 26,20 Berlin 2 (H.2) g. 24,47 Paris, SNG 1210 g. 21,02 * NAC 46/2008, 327 g. 20,59 Berlin 3 (H.3) g. 18,95 London, BMC 9 (H.4) g. 18,40 Nota: un esemplare è stato rinvenuto a Torre di Satriano, nel 1970 (debbo ancora cercare la fonte bibliografica). 3 UNCIA semilibrale fuso (19,30-13,10 g.) D/ = Simile, ma sotto, segno di valore o . R/ = Protome equina a destra ; sotto, CE ; a destra, segno di valore, o . HN 1343 ; Vecchi 361 ; Syd. AG 333 ; Haeb. p. 173, 1-2, t. 69, 31-32 ; Garr. t. LXVI, 10 * Roma (H.1) g. 19,30 (H.2 = ex Gotha) g. 13,10 II° PERIODO: 216-214 a.C. a) Serie fusa (anepigrafe, di attribuzione incerta) 4 SEMIS quadrantale fuso (36,65-33,53 g.). D/ = Simile, ma a sinistra, segno di valore o o o o o o ; a destra, oggetto incerto. R/ = Crescente sormontato da stella con 9 raggi e 6 punti ; sotto, segno di valore o o o o o o . HN 1346 ; Vecchi 364 ; Syd. AG 345 ; Haeb. p. 174, 1-2, t. 69, 33 ; Garr. t. LXVI, 7 * Berlin 19 (H.1) g. 36,65 Berlin, H. (H.2) g. 33,53 5 TRIENS quadrantale fuso (25.84 g.) D/ = Simile, ma a sinistra, segno di valore o o o o . R/ = Simile, ma la stella ha 7 raggi e 4 punti ; sotto, o o o o . HN 1347 ; Vecchi 365 ; Syd. AG 346 ; Haeb. p. 174, 1, t. 69, 34 ; Garr. - * Berlin, H. (H.1) g. 25,84 6 QUADRANS quadrantale fuso (18.22-15.45 g.). D/ = Simile, ma a sinistra, segno di valore o o o in verticale. R/ = Simile, ma la stella ha 6 raggi e 1 punto ; a destra o o o . HN 1348 ; Vecchi 366 ; Syd. AG 347 ; Haeb. p. 174, 1-2, t. 69, 35 ; Garr. - Berlin, H. (H.1) g. 18,22 (H.2 = ex coll. Rusconi) g. 15,45 7 SEXTANS quadrantale fuso (10,79 g.) D/ = Simile, ma a sinistra, segno di valore o o in verticale. R/ = Simile, ma la stella ha 6 raggi ; sopra, segno di valore, o o. HN 1349 ; Vecchi 367 ; Syd. AG 348 ; Haeb. p. 175, 1, t. 69, 36 ; Garr. t. LXVI, 8 * Roma 1465 (H.1) g. 10,79 b) Serie coniata 8 SEXTANS quadrantale coniato (13.93-10,88 g.). D/ = Simile al tipo 7, ma moneta coniata ; ai lati, segno di valore, o o . R/ = Elefante avanzante a destra ; sopra, CELEXA ; all'esergo, segno di valore o o. HN 1344 ; Samb. 1064 ; Garr. t. LXXXVIII, 9-10 Berlin 1 g. 13,93 ° New York, ANS 1442 g. 12,25 ° München 431 g. 11,98 ° * Paris, SNG 1211 g. 10,88 Nota : Gli esemplari contrassegnati con ° risultano riconiati. Almeno l’esemplare di Berlino è definito riconiato su moneta dei Mamertini recanti i tipi Testa di Marte e APEOΣ/ Toro cornupeta e MAMERTINΩN (288-279 a.C.). Con questi tipi mamertini sono noti due nominali: una quadrupla di ca. 15-18 g e una doppia di 7-9 g, quindi con pesi scarsamente sovrapponibili. Controllare l’undertype…. 9 UNCIA quadrantale coniato (7.41-4.70 g.). D/ = Simile, ma senza il segno di valore. R/ = Protome di cavallo a destra ; sopra, CELEXA. HN 1345 ; Samb. 1065 ; Garr. t. LXXXVIII, 11-12 Berlin 3 g. 7,41 Berlin 2 g. 6,85 ° * Paris, SNG 1212 = Luynes 214 g. 5,52 Berlin 4 g. 4,70 Nota : L’esemplare contrassegnato con ° risulta riconiato su semuncia semilibrale romana con Testa femminile a d./ Cavaliere a destra (= Crawford 39/5, datato al 217-216 a.C.).
    1 punto
  14. Infine ecco qui la monetina del Regno d'Italia che pure colleziono ma mi rendo conto non essere molto attinente alla sezione: 1 Centesimo Italia su Prora 1911 700'000 pezzi coniati e classificato R nonostante la conservazione non sia eccelsa mi è costato solo 50 cent
    1 punto
  15. Secondo me nessuno sa cosa determini il successo di un soggetto, l'anno scorso la monetà dedicata al ministero della sanità era stata accolta con scetticismo, ora è soldout sul sito ipzs e in internet è venduta a un prezzo ancora accessibile ma maggiore di quello di un anno fa. La moneta commemorativa dei 500 anni dalla morte di Leonardo è si esaurita sul sito della zecca dello stato ma è ancora da verificare l'andamento delle vendite al dettaglio. Sediamoci e guardiamo questo film, intando attendo che mi arrivi la moneta per godermola.
    1 punto
  16. 3) la mia ossessione per l'identificare monete sconosciute mi ha portato ad acquistare per 50 cent l'una questi due rottami.. sx: identificata con poco sforzo come 1 cent delle Indie Olandesi Orientali (1914-1929) dx: purtroppo non ancora identificata... mancando date o simboli navigo un po' in mare aperto per l'identificazione di questa...qualche suggerimento?
    1 punto
  17. Sicuramente il contingente riservato allo shop online non è il 100% del coniato. Domani mattina passo a Piazza Verdi per ritirare i miei due esemplari (uno lo scambio con un amico) e chiedo cosa hanno in stock e cosa è in previsione di arrivo. La settimana scorsa mi avevano assicurato che a fine mese (febbraio) sarebbe arrivato un altro stock.
    1 punto
  18. DE GREGE EPICURI Dovrebbe essere un quinario della famiglia Tituria, ma fra le monete di T.Sabino non la trovo. Forse è il caso di chiedere a @L. Licinio Lucullo
    1 punto
  19. DE GREGE EPICURI Può essere il RIC 363 (se riporta COS XIIII) oppure il RIC 390 (se COS XV); purtroppo sulla moneta postata la cifra non è leggibile. Peccato per le diffuse e profonde abrasioni, la patina sarebbe stata molto bella.
    1 punto
  20. Orpo, mi spiace che sia finito in malo modo, anche se credo che tu ne sia responsabile: quel tipo di dischetti normalmente va trattato con un idroinfuso di semi di coffea canefora preventivamente arroventati, e tale infuso deve essere conservato, durante l'immersione del dischetto, a temperatura non inferiore ai 75°C. Dopo tale trattameno solitamente i dischetti aumentano leggermente il loro volume, talvolta arrivando a compensare mancanze come quella da te evidenziata (in termini volumetrici, ovviamente). Quindi assolutamente no olio e no acqua tiepida, questi due reagenti normalmente trasformano i dischetti in mappazze. E' altrettanto vero, comunque, che la consumazione, dopo il trattamento da me suggerito, è conseguenza naturale.
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  21. shop ipzs non so quando ci sia stato il segnale esatto ma mi sono connesso alle 20:00 del 03/03/2019. Ve lo aspettavate ? Siete sorpresi ? Personalmente mi aspettavo che avesse successo ma non che finisse SoldOut così in fretta.
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  22. Domiziano 81-96 D.C. al R l'imperatore incoronato dalla vittoria
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  23. Di nulla @pedro_88 , i due personaggi rappresentano l'arcangelo Gabriele e la vergine Maria.
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  24. In verità principesax, qualche medaglia l'ho già postata, ora mancano quelle Genovesi, vedi.
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  25. a mio parere la tesaurizzazione avverrà sulla confezione del Trittico messo in vendita dal I.P.Z.S. .......................................... e per la moneta verde, coniata in meno esemplari. Vedremo , ma penso che ci sarà una bella impennata per il cofanetto originale. Per quanto riguarda la tiratura, le monete, diciamo sciolte sono: 7.000 Bianche, 7.000 Rosse, 3.000 Verdi. Per quanto riguarda il Trittico, le devi acquistare tutte e tre (con cofanetto), non c'è altra possibilità al momento, perciò sono 1.000. (in realtà le tre colorazioni fanno un totalke di 3.000). Ma sono, evidentemente due cose ben diverse, sciolte e trittico.
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  26. Ecco altre immagini del rovescio, purtroppo non tanto chiare.
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  27. Io ho qualche "specimen" in collezione, diciamo così a titolo "informativo" ma ho sempre speso spiccioli, nell'ordine dei cinque euro scarsi. Le banconote campione possono piacere o non piacere, ma sono comunque una testimonianza della storia della cartamoneta italiana. Un giorno, probabilmente, cercherò di metterne in collezione uno. Ricordo quando visitai il museo della banca nazionale malese a Kuala Lumpur: tutta una sezione è dedicata agli specimen consegnati dalle banche centrali di tutto il mondo, c'erano anche gli specimen degli euro (introvabili, o quasi....) e ti assicuro che erano davvero belli da vedere Come al solito: de gustibus.... .... Riguardo l'asta.... ma quanto mi piace la banconota da 500 lire 1919 ❤️
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  28. Ecchimeeeee .... 2 Pounds "Britannia", argento 999, peso 31.21 grammi, diametro 38.61 millimetri, contorno rigato
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  29. Ciao @Stilicho , sulla storia del Palladio di Roma esistono piu' versioni , ma tutte concordano sul fatto che fosse una rappresentazione lignea o ricavata da una meteorite caduta sulla Terra , di Pallade Atena , da cui il nome Palladio , ne aumenta il mistero il motivo che mai nessuno avesse visto il Palladio dopo che venne depositato nel Tempio di Vesta al tempo del Re Numa Pompilio , solo alle Vestali era permesso vederlo : " Secondo la tradizione di Arctino di Mileto, citato da Dionigi, invece, Ulisse e Diomede non rubarono il vero Palladio poiché Enea portò con sé la statua in Italia[senza fonte], che venne più tardi trasferita nel tempio di Vesta nel foro romano. La tradizione Latina voleva invece che Diomede riconsegnasse il simulacro a Enea, in Calabria (Apulia) o a Laurento (secondo Varrone e altri)[senza fonte]. Virgilio non si è invece mai espresso chiaramente sul Palladio, benché ne attribuisse il furto all'impius Diomede[senza fonte]. Su alcune monete dell'epoca di Cesare, Enea viene rappresentato con il padre Anchise sulle spalle e il Palladio nella mano destra. Durante il regno dell'imperatore Eliogabalo (218-222), che era il gran sacerdote della divinità solare siriana El-Gabal, il Palladio venne portato coi più importanti oggetti sacri della Religione romana nel tempio di questa divinità a Roma, l'Elagabalium, in modo che solo questo dio venisse adorato.[2] Durante il tardo impero una tradizione bizantina affermava che il Palladio venne trasferito da Roma a Costantinopoli da Costantino I e seppellito sotto la Colonna di Costantino.[3] Altri sostengono che il Palladio sia stato distrutto dalle ultime Vestali nel 394 per evitarne la profanazione. Alcune volte nelle monete con Vesta seduta si vede il Palladio tenuto nella mano destra della dea , Palladio forse reale , forse immaginato come fosse nella realta' . Diomede con il Palladio e la Colonna di Costantino alla cui base la tradizione crede fosse deposto il Palladio .
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  30. Curioso il fatto che lo stesso medaglione , a parte la titolare del dritto , abbia attraversato tre Auguste , quelle conosciute con questo identico rovescio .
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  31. I video sono molto belli e chiari . Il contesto storico sempre conciso e imprescindibile. In effetti utilizzare un supporto stabile per videocamera da parte di tutti i “film makers” e fondo neutro non riflettente sarebbe gradito . Pillole di cultura numismatica gustosissime ! Bravi bravi bravi !!
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  32. Buona domenica a tutto il forum salve Rocco secondo il mio modesto parere non si tratta di conio stanco direi più a delle mancanze volute.
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  33. !!!??? Un'annunciazione tra santi ? Pedro88, benevolmente, non pensi che possa trattarsi di un angelo e della Madonna ?
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  34. Visto lo stato di conservazione, difficile da identificare esattamente, ma potrebbe essere questo https://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-GEV9/2
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  35. A me sembra un banalissimo alone. Certo che se il nostro @jobino ci facesse la grazia di descrivere il presunto difetto, ossia dire se è in rilievo, in incuso, o nessuna delle due, magari si capirebbe qualcosa di più... ma tenderei ad escludere che sia un difetto di conio.
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  36. decisamente si, non vedo traccia della relativa contromarca al dritto... ma magari dal vivo si vede
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  37. Premesso che tutto e' possibile e che la tua ipotesi ha la stessa ragion d'essere della mia mi sento di confermare la mia interpretazione : la presunta "barba" spunta precisamente dal mento del personaggio connotando una decisa volonta' di " maschilizzarlo", probabilmente identificandolo con Wotan stesso. Anche la presenza della lupa e' caratterizzante essendo il lupo ,o meglio I lupi,complemento inscindibile di Odino ,piu' difficile risulta giustificare,dal punto di vista germanico, la presenza dei gemelli sotto la fiera. Certo e' che agli artisti del nord e' sicuramente piaciuta molto l'iconografia della moneta romana in questione forse proprio in virtu' di tale predisposizione ad essere "omologata" ai fini della mitologia nordica. Adelchi.
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  38. Grazie Massenzio conosco le emissioni di Artuquidi e Zengidi ma non questa che riporta un interessantissimo abbinamento tra iconografia romana/latina e un’epigrafia araba. La data gregoriana corrispondente all’Hegira 547 e’ ca. 1152 molto tarda pef la rappresentazione dell’imperatore romano sul diritto. Nella descrizione della moneta ( non ho sottomano il volume sugli Artuquidi) si menziona la legenda del diritto?
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  39. DE GREGE EPICURI La monetazione dei bronzi di Postumo è molto complicata; se cerchi con le parole-chiave "Postumo; bronzi" troverai in "Romane imperiali" numerose discussioni in proposito. Esistono almeno due zecche diverse (o tre, secondo altri) che hanno coniato queste monete, con stili differenti. Il peso poi è estremamente vario, da pochi grammi a 35-38 g., e quest ultimi sono considerati "doppi sesterzi", mentre il fatto che la testa sia laureata o radiata conta poco.
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  40. grazie per la citazione! Cosa dire... ogni tuo post è rilevante per bellezza dei tuoi esemplari nonché per la presentazione fotografica che da sempre lì contraddistingue. Ma ciò non toglie nulla al tuo "occhio numismatico" che riesce a leggere dettagli tecnici delle monete anche da foto di vendita di scarsa qualità. complimenti sinceri
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  41. Tornando al tema del topic, forse vale la pena anche leggere qualche altra campana: https://www.huffingtonpost.it/europea/due-trabocchetti-falsano-il-rapporto-su-quanto-ci-e-costato-leuro_a_23680448/?utm_hp_ref=it-economia
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  43. Interessante articolo trovato in Rassegna Numismatica del Dicembre 1929
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  44. Nel mio paese in occasione delle festa in onore di s. Bernardino sono riuscito ad inserire nella rievocazione storica la rappresentazione di una zecca del 15.mo secolo in cui coniavamo col martello monete di nostra fantasia. Se posso darti qualche consiglio chiedi pure tieni presente che le nostre risorse erano molto limitate e le tecniche abbastanza rudimentali
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  45. Interessante questo intervento di @ceolo che pone più spunti che potrebbero essere esaminati. Mi soffermo al momento su un periodo che è forse più importante per Milano di quanto possa sembrare, cioè il passaggio dal Regno Longobardo ai carolingi. Momento che diventa di disconnessione e di cambiamento, è Carlo Magno che lo attua e cause politiche portano Pavia e Milano ad avere dei cambiamenti. A Pavia in quel momento non abbiamo sovrani nella capitale pavese che avrebbe rallentato le sue emissioni, nel contempo sembra che la moneta milanese in quel momento abbia avuto e goduto di un maggior raggio d'azione. Decisioni politiche, strategiche, di cambiamento di Carlo Magno ma anche di ruolo delle due città, d'altronde Pavia era longobarda. Pavia rimane centro politico dove c'è il Palatium, Milano ha la chiesa vescovile ; ruoli diversi e differenti che potrebbero essere definiti in altro modo più economico, Pavia come città Mercato, fiere, mercanti, trasporto fluviale, Genova vicina, Milano più sinteticamente città Industria, quindi una Milano che in quel preciso momento diventa più protagonista e con un suo ruolo attivo.
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  46. Capisco ora l'insieme. Similare al Tucci e con una trattazione temporale più ampia lo Zorzi" Monete e mercanti della Serenissima" bella monografia che arriva fino alla fine della repubblica. Questo librone ha una particolarità. Contiene la collezione della Popolare di Vicenza, collezione che temo si sia persa nelle nebbie del Veneto. Sicuramente non è la storia di Venezia della Treccani, ma trattando di mercanti aiuta a percepire le tematiche che portarono alle varie strade del lungo percorso di Venezia e del perchè fu decretata la sua fine. E' un bel racconto che si snoda attraverso i secoli.
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  47. Continuo con i 9 Cavalli del 1790, non sia mai che spunti un'altra variante ?
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  48. Salve, premesso che non mi occupo di epigrafia monetale, voglio solo informarla che in Sicilia oltre alla più famosa isola di Mozia, esisteva anche un centro chiamato MOTYON. Tale centro viene ricordato dallo storico Diodoro Siculo, il quale narrando le imprese del condottiero siculo Ducezio, ci informa che MOTYON era una città che si trovava nella chora (territorio) di Akragas. Allo stato attuale delle ricerche, questa città viene identificata con il sito archeologico di Vassallagi, nei pressi del paese di San Cataldo, in provincia di Caltanissetta. Per maggiori approfondimenti sul sito archeologico di Vassallaggi, la rimando al seguente link: http://www.regione.sicilia.it/beniculturali/sitepda/pagina_musei.asp?ID=164&IdSito=25&IdC=&IdS=&IdAS=&Prov=E Escludendo con cautela per ragioni grafiche, ľetnico delle emissioni della più famosa Mozia, questo mi sembra ľunico aggancio possibile, anche se la MOTYON della provincia di Caltanissetta non mi risulta abbia mai coniato monete.
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  49. Ciao. Come restrikes ufficiali e individuabili come tali, indicherei anche gli esemplari spagnoli da 100 pesetas 1897, da 20 pesetas 1887 e 1896 e da 10 pesetas 1878, tutti riconiati nel 1961 e 1962. Per capire se si tratta dell'originale o della riconiazione postuma, occorre controllare all'interno delle stelle visibili al dritto delle monete e poste al lato del millesimo. Nella riconiazione, all'interno della stella di sinistra sarà visibile il n. "19" mentre all'interno della stella di destra si leggerà il numero "61" o "62", a seconda dell'anno di riconiazione. In qualche caso, la tiratura della riconiazione è più esigua della tiratura dell'originale, rendendo la riconiazione più rara della moneta originale. M.
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  50. ? ? ? Taglio: 2€ Nazione: Andorra Anno: 2017 Tiratura: ? Conservazione: qFDC Località: Argenta (FE)
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