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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 01/09/19 in tutte le aree
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Ho letto ora la bozza del prossimo numero di PN, con prima pagina allegata e titoli e nomi di tutti gli autori ?3 punti
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@ilnumismaticocolgo l'assist complice che son a casa ammalato e ho tutto il tempo di rispondere con calma e non da telefono. Non guardo più con tanto interesse al regno da almeno 5 anni ormai...son parecchio arrugginito anche nel ricordarmi cosa c'è bene da guardare per le varie tipologie...certo è che con questa qualità di ingrandimenti si apprezzano al 100% i dettagli anche più insignificanti ad occhio nudo. è meravigliosa ed a me poi colpisce particolarmente il quasi sorriso che intravedo sul volto del pargolo di destra...è davvero bella ed immagino come in mano possa dare grandi sensazioni.non sono esperto della tipologia quindi non ho dati per poter dire che è una cosa comune,rara,o eccezionale io credo che la bellezza di questo esemplare derivi dalla sua fortuna di essere una delle prime battute(ed essersi allo stesso tempo conservato al meglio)...forse "primo conio" potrebbe esser una nota aggiuntiva ad un cartellino....come anche i riferimenti ad una sana patina naturale. non so ma per come la vedo io adesso forse non userei comunque eccezionale come nota....direi più "di inusuale bellezza" è comunque sottile il confine che separa l'inusuale dall'eccezionale e nella soggettività della materia in questione ci sta avere opinioni diverse. mi viene in mente a proposito la moneta che ha un mio caro amico...un due lire aquila sabauda 1902. moneta considerata rara dai cataloghi in realtà per me anche meno,in fdc diventa una rarità. ma quando è proof(o proof like non ricordo esattamente)e con leggera patina allora li penso di poterlo dire ECZ. e quella del mio amico è così...toglie il fiato. non che l'eccezionale sia rapportato al fdc sia chiaro...un scudo del 66 napoli è già eccezionale in spl....a trovarlo prima alla fine di tutto però le emozioni che ti può dare una moneta(ma anche un qualunque altro oggetto collezionabile) sono prettamente personali e soggettive e difficilmente schematizzabili...e son queste che fan la differenza. saluti marco3 punti
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Ciao Marco, sulla scia del tuo intervento (che ribadisco condivido in pieno), ti lancio un assist, per cercare di ampliare l'orizzonte dell'argomento, e lo faccio proprio su di una moneta di VEIII, comune, ma "diciamo non troppo facile" a mio parere da trovare in un "certo" stato qualitativo (nota bene che a tal proposito ho scritto volutamente il termine qualitativo al posto del più consueto conservativo) come ad esempio quella che ho sottomano. E' una banalissima "fecondità" del '36, ma esamina il dettaglio della scena del R/. Guarda la superficie del modellato, la "pulizia e nitidezza" del dettaglio (ad esempio il ginocchio dx e la gamba dell'Italia a sx, o il profilo dei putti, in particolare di quello a sx co alo sguardo in alto). Osserva la patina nel complesso, le iridescenze marginali, la tipologia di patina formatasi sul lustro. In mano sembra quasi non patinata... invece, esaminandola nel dettaglio, da una "quasi non patinata", ti si apre "un mondo" da ammirare. Si tende molto spesso a non scrivere altro oltre alla sigla conservativa. Io credo che esaminando certi dettagli, anzi, lo stato qualitativo di certi dettagli, potremmo scoprire come a parità di conservazione, anche le banalissime monete di VEIII possano avere "una marcia in più" l'una dall'altra. Non vorrei con questo mio discorso scomodare l'inflazionato termine "eccezionale"... però... Cosa ne pensi? Personalmente sto lavorando molto sotto questo aspetto con il mio nuovo sistema di grading. Per Marco, e per chiunque abbia piacere di approfondire3 punti
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Ah, quindi il feticcio regalato a Quasimodo é l'importanza della sua italianità e del lustro che ha portato alla nazione. Nazione che non potendo permetterselo (o almeno questa giustificazione apporta), fa perdere soldi e da vincoli a terzi, su oggetti personali di terzi. Il tutto al grido del noi, come se il feticcio fosse "nostro". Sarò esagerato, ma a me la situazione sembra semplice e chiara... Il solito "nostro" sulle cose private altrui. Non si parla di "oggetti" ritrovati fortuitamente o della quale provenienza si possano avere dei dubbi, qui si parla di vera e propria PROPRIETA' PRIVATA, legalmente acquisita e pagata. E poi legalmente "vincolata"... Ma tanto é roba "nostra"...3 punti
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Un grande premio non solo per gli autori tutti di questo numero 4, ma un riconoscimento anche per chi ha impiegato molto del suo tempo in prima fila per portare alla luce questo Gazzettino. forse è un caso, ma il mio nickname è 4mori e scrivere sul Gazzettino numero 4.........3 punti
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Il primo gennaio di quest'anno cade il 20° anniversario della nascita dell'euro, evento che non è passato inosservato su diversi media. E' positivo che sia stato ricordato anche perchè ancora oggi c'è la nota diffusa convinzione che sia nato nel 2002, con l'altrettanto ben noto e contorto discorso che "l'euro è arrivato e ha fatto aumentare i prezzi" ecc. ecc. Da subito l'euro si è imposto come seconda valuta più importante del mondo dopo il dollaro USA e in questi 20 anni ha mantenuto una media di circa 1,20 contro quella valuta. Massimo storico 1,6039 Valore alla nascita 1,1667 Minimo storico 0,8230 La massima quotazione storica contro dollaro è anche "assoluta", in quanto il picco massimo dell'ECU sul dollaro fu di 1,4557 nel 1992. Se si fosse deciso di emettere una 2 € commemorativa comune, come fatto nel 2009 per il decennale, a mio parere sarebbe stata fantastica questa proposta di annovi.frizio: http://www.friziodesign.it/coins23.html Buon ventesimo anniversario!2 punti
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Provocazione.... Esiste in Italia in una nota collezione privata un Caravaggio. I proprietari lo possiedono perché lo commissionario all'artista . Ipotizziamo una vendita..... Da un lato i talebani a gridare allo scandalo , talebani senza una lira e spesso rosiconi, dall'altro i legittimi proprietari che non potendolo esportare ci perdono qualche centinaio di milioni . Qualche difettuccio nella legge mi sembra evidente.2 punti
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10 autori, coralità di tematiche, periodi e monetazioni, provenienze geografiche molto diverse e anche lontane rispetto a Milano degli autori, in fondo l’italianita per autori e zecche c’e’ già nello stesso Gazzettino. Presentazione in streaming, probabilmente credo con tre autori su dieci presenti, sarebbe carino e anche un giusto riconoscimento vista l’impossibilita' per tutti di esserci fisicamente che chi volesse, ma non e’ assolutamente obbligatorio, ci mandasse da leggere quel giorno una riflessione su cosa rappresenta il Gazzettino e un brevissimo abstract di quanto scritto, una paginetta scarsa direi. Diciamo che interposta persona gli autori sarebbero rappresentati con la lettura in streaming e nel video che rimarrà. La mail per chi volesse e’ la solita [email protected] taggo gli autori @ak72@Tm_NPZ@santone@King John@El Chupacabra@4mori@tornese71@fofo@dux-sab2 punti
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Mi avete emozionato. La numismatica che mi piace. Grazie per i vostri contributi2 punti
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LEGIONE III AUGUSTA La Legione III fu una Legione creata da Ottaviano tra il 41 / 40 a.C. che si distinse nelle operazioni militari nelle provincie d 'Africa dove ebbe sede a Ammaedra , attuale Haidra in Tunisia , dove rimase dal 30 a. C. all' anno 75 ; il nome Augusta dato alla Legione viene nominato per la prima volta nell' anno 14 . Come prima dislocazione conosciuta della Legione III risulta in Numidia ed ebbe base legionaria fino al tempo dei Flavi , a Theveste , attuale Tebessa in Algeria , dal 75 al 128 ; successivamente fu di base a Lambaesis , attuale Lambese – Tazoult , in Algeria , dal 128 al 238 . Sebbene l' Africa fosse una zona abbastanza pacifica dell' Impero romano , tra il 17 e il 24 , la III Augusta si dovette scontrare con Tacfarina , un capo banda delle tribù ribelli dei Numidi e dei Mauritani e tale ribellione fu talmente dura per una sola Legione , la III Augusta , che inoltre non godeva di una stimata forza militare , che dovette intervenire in aiuto anche la Legione IX Hispana ; al termine della guerra la Legione III Augusta divise il campo con la Legione III Gallica dal 238 al 253 nella nota sede di Lambaesis , la quale III Augusta qui rimase da sola fino al 290 , dopo di che si perdono le tracce di altri spostamenti di sede . Con Claudio la Legione III partecipo' alla conquista della Mauritania e alla morte di Nerone avvenne la ribellione del suo Legato , Clodio Macro , ma rimase ucciso nella rivolta e la Legione che Macro aveva formata per aiuto alla Legio III , chiamata Legio I Macriana , venne poi distrutta da Galba . Durante il periodo dei quattro Imperatori la Legio III si dimostro' favorevole a Vitellio , non a Vespasiano , ma il suo Legato di questo periodo per ingraziarsi Vespasiano fece imprigionare il Prefetto del Campo e alcuni Centurioni rimasti fedeli a Vitellio ; dopo i fatti di successione il Legato , di cui non si conosce il nome , porto' poi la Legione a combattere contro i Garamanti nel Nord dell' Africa nella odierna regione del Fezzan . Con Domiziano la III Augusta combatte' contro i Nasamoni una popolazione della Grande Sirti nella Cirenaica . Al tempo di Adriano nel corso dei suoi viaggi nell' Impero , la III Augusta ricevette rinforzi dalla Legio III Gallica o forse dalla III Cyrenaica e il 1 Luglio del 128 , Adriano in occasione di esercitazioni militari pronuncio' un discorso a tema militare giunto fino a noi . Si ha inoltre notizia della presenza di Legionari della III Augusta durante la guerre marcomanniche di Marco Aurelio . Alcuni uomini della III Augusta furono spesso impiegati anche nelle campagne contro i Parti al tempo di Settimio Severo e Caracalla e nel 193 l' Imperatore Settimio Severo concesse alla Legione il titolo di Pia Vindex a seguito dell' impegno mostrato nel corso della guerra civile scoppiata dopo l' uccisione dell' Imperatore Pertinace . Il III secolo coincise con un periodo di difficoltà per la III Augusta , innanzitutto, essa subì ingenti perdite a seguito degli scontri con una tribù del deserto , al punto che Alessandro Severo fu costretto a rinforzarla con uomini provenienti dalla III Gallica , da poco sciolta . Nel 238 , la Legione non appoggio' la rivolta di Gordiano I e Gordiano II contro Massimino , ma la Legio III Augusta per ritorsione venne poi sciolta da Gordiano III e ne danno' la memoria , pero' nel 252 l' Imperatore Valeriano ricostituì la III Augusta con truppe dalla Rezia e dal Norico e la rimandio' nelle sue basi africane a Lambaesis dove rimase fino al 290 con il compito principale di condurre un' azione di contrasto contro una federazione di Berberi che minacciavano questa parte dell' Impero , la guerra si concluse nel 260 sotto Aureliano ; la situazione critica in Africa si ripete' tra il 289 e il 297 , tant'è che l' 'Imperatore Massimiano dovette recarsi personalmente in Africa a guidare le operazioni militari contro i Berberi . Le ultime tracce della permanenza in Africa della III Augusta risalgono agli anni tra la fine del IV e l'inizio del V secolo quando fu divisa in piccoli reparti recanti il nome dell' antica Legione ; stando alle fonti , tale unità fu operativa sino alla fine del IV secolo . Tra gli emblemi della III Augusta erano presenti in tempi diversi , la Lupa con i Gemelli , il Pegaso e il Capricorno .2 punti
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Nel caso del Nobel in questione, il figlio ha venduto una medaglia/premio ricevuta personalmente dal papà. Un oggetto che più personale (e privato) di così, penso non possa essere concepito. Lo stato lo ha vincolato. Potete raccontarmi delle vostre idee idealiste quanto volete e per tutto il tempo che volete, per me é una situazione paragonabile SOLO ai peggiori regimi sovietici o nazisti esistiti.2 punti
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Ciao Biagio, bella domanda, grazie per averla posta. No, non ho assolutamente paura di questo, anche perchè il lustro (quando è "vivo" e "graffiante") non può essere assolutamente soffocato da una patina, specie di questa natura, integralmente maturata nel monetiere. Le patine a cui bisogna prestare attenzione sono altre, magari sviluppatesi in ambienti poco salutari per le monete, o laddove questi abbiano innescato reazioni dubbie con colori particolarmente coprenti e sgradevoli. Non è proprio questo il caso, ed oltre a garantirtelo, hai davanti a te lo spettacolo che queste fantasmagoriche iridescenze garantiscono. Sto meditando di farne un video... qualora (tempo permettendo) riuscirò, avrai modo di vedere cosa è in mano. Spero altresì che questo post, possa aiutare coloro che ancora non apprezzano le patine prima di tutto a farlo, e nel contempo anche nell'iniziare ad apprezzare la bellezza di una patina "sana" ed il plusvalore UNICO che questa può dare ad una moneta. In ultimo, spero che possa sfatare paure o false dicerie sul fatto che le patine possano "rovinare, coprire e quant'altro si possa dire" la moneta. Le patine SANE sono quanto di più bello possa capitare ad una moneta, ed elevano ulteriormente la loro bellezza rendendoli pezzi unici (questa frase è mia, e me la faccio scrivere sulla bara! )2 punti
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Denari forati ne ho visti già prima ma mai in quelli lucchesi (ma che vai in giro con il lanternino? ). Secondo me è da escludere l'utilizzo portativo mentre una ipotesi ragionevole mi sembra quella che la moneta - o più monete - fosse fissata a un trave in legno, o qualcosa del genere, tramite un chiodo. Forse per preservarla o come amuleto porta fortuna oppure.....oppure....Credo che solamente l'archeologia potrà fare chiarezza. Molti, molti anni fa un cercatore clandestino mi raccontava che tale particolarità era particolarmente frequente nei ritrovamenti all'interno di abitazioni ipogee ma sicuramente sono notizie da prendere con le molle. Non escluderei anche uno stratagemma idoneo al trasporto di più monete con un filo passante per tenere insieme il gruzzoletto. Mah..... Cari saluti2 punti
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Nella monetazione serba il 1/2 dinaro o mezzo grosso, chiamato anche obolus (terminologia derivante dal mezzo denaro od obolo carolingio) è una moneta conosciuta ed usata fin dagli inizi del 1300 e nello stesso periodo di Venezia emette il mezzanino con il dogado di Francesco Dandolo. Ovviamente la tosatura in questo caso viene fatta per portare la moneta al peso corrente delle monete in circolazione guadagnando l'argento. L'area balcanica sente molto la pressione dei turchi che premono ai confini fino al punto di cancellare il regno. Nei periodi di crisi sono molti i "Local Rulers" che emettono senza il controllo dell'autorità centrale (in grossa crisi) monete svalutate. Il mezzo dinaro come sarebbe più giusto chiamarlo (ricordiamoci che Dobrinic afferma che il termine dinar è intercambiabile con il termine gros) in varie sue forme ricorda molto il dinaro o grosso (sempre Dobrinic nel suo catalogo non si riferisce mai alle monete serbe con il termine gros, ma sempre con dinar) con il Cristo in trono al rovescio e le figure (che possono variare) al dritto. le foto 3/4(qui accanto sono due mezzi dinaro dal peso di 0,40 gr. e 0,50 gr. Sono anche detti reduced dinar. Non è difficile ipotizzare la coniazione di mezzi dinari con l'iconografia veneziana proprio per dare valenza di bontà alla propria moneta (contraffatta)2 punti
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Salve @MarengoMare in effetti l'iconografia del rovescio di questa moneta - che i documenti dell'epoca chiamavano più spesso "lucchese d'oro" - è assai interessante e fino ad ora non era stata discussa in modo molto approfondito, tanto che ci ho provato io in un mio contributo dal titolo "La monetazione di Lucca tra la fine del XII e gli inizi del XIV secolo: nuovi contributi" appena uscito sui Quaderni NAC, che saranno presentati a Lugano il prossimo 21 gennaio. Qualcosa avevo accennato anche in un altro mio saggio dal titolo "Da un 'Enrico' all’altro.La monetazione lucchese tra il Mille e gli inizi del Trecento", ma si trattava del testo per un volume di natura storico-artistica e molti argomenti storici e numismatici non li avevo potuti sviluppare anche per i limiti degli spazi che mi erano stati concessi. Le posso anticipare intanto qualcosa qui, ovvero che riprende il motivo dei sigilli del Comune di Lucca che erano già in uso almeno dallo scorcio del XII secolo; tuttavia è interessante che compaia sulle monete auree di Lucca proprio tra il 1267 e il 1269 (datazione da me discussa e proposta nel testo) e che abbia un certo stile e alcune caratteristiche che non ricordano affatto San Martino nei suoi tradizionali attributi, quanto un cavaliere crociato (e armato, con tanto di cotta di maglia ben vsibile in dettaglio negli esemplari più conservati) nelle tipologie più frequentemente usate nella sfragistica francese medievale. Ultima cosa interessante da notare: in questa moneta lucchese l'immagine e la legenda di San Martino prendono il posto che in tutte le altre emissioni della città era stato occupato - almeno fino a quel momento - dal monogramma e dalla legenda con il riferimento all'autorità imperiale. Per le conclusioni alle quali hanno portato queste mie osservazioni e le ipotesi conseguenti vi rimando alla lettura del contributo...così rimane la suspence (e magari leggendo, capite meglio anche le argomentazioni, se ovviamente vi interessa di conoscerle). Un caro saluti a lei, a @teofrasto e a tutti gli altri amici del forum MB P.S. Uno splendido esemplare - che compare nelle mie pubblicazioni con il permesso della Soprintendenza - è quello della collezione Supino conservata al Museo Nazionale di San Matteo di Pisa.2 punti
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Complimenti ...... è difficile comporre un testo così lungo in perfetto stile nonsense.2 punti
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LEGIONE XX VALERIA VICTRIX La Legio XX Valeria Victrix fu costituita da Ottaviano , poi Augusto ; la Legione inizio' la sua storia nell' Illyricum a Burnum , attuale Kistanje in Croazia , dal 15 a.C. all' anno 9 ; fu poi in Germania per tamponare la falla sul confine germanico apertasi dopo la sconfitta subita da Varo a Teutoburgo , qui ebbe sede ad Ara Ubiorum , attuale Koln , Colonia , dal 9 al 35 , fu poi sempre in Germania a Novaesium , attuale Neuss , dal 35 al 43 . Partecipo' in seguito all' invasione della Britannia nel 43 , dove rimase stanziata prima a Camulodunum , attuale Colchester , dal 44 al 49 , fu poi spostata come sede a Viroconium Cornoviorum , attuale Wroxeter , dal 66 all' 85 ed infine fu a Deva , attuale Chester , dall' 87 al 393 dove concluse la sua storia conosciuta come Legione romana . Si pensa che il nome Valeria potrebbe riguardare il legame con il console Marco Valerio Messalla Messallino , che dopo aver battuto i Pannoni nel corso della rivolta pannonica del 6 , non solo si meritò gli ornamenta triumphalia , ma che la Legione che comandava e prese parte alle operazioni militari , la Legio XX , fosse fregiata del titolo di : Valeria , dal nome del suo comandante e Victrix . Alla morte di Augusto la XX Valeria Victrix fu tra le Legioni che si ribellarono e solo l' intervento di Germanico riusci a ripristinare l' ordine tanto che poco dopo lo segui nella grande invasione della Germania . Nel 43 con Claudio intraprese l' invasione della Britannia dove tra una guerra e l' altra vi rimase fino alla fine del V secolo . Alla morte di Nerone la XX V.V. parteggio' per Vitellio ; poi al comando di Giulio Agricola sottomise il popolo britanno degli Ordovici e dei Briganti , occupando in seguito l' isola di Mona . Durante il periodo di Domiziano un distaccamento dell Legione XX fu inviato in Germania contro i Catti , mentre con Adriano e Antonino Pio combatte' ancora contro i Briganti in Britannia . La Valeria Victrix fu una delle legioni che si occuparono della costruzione del Vallo di Adriano e probabilmente anche del successivo Vallo Antonino . Alla morte di Pertinace la Legio XX V.V. si schiero' con Clodio Albino contro Settimio Severo , ma sconfitta a Lugdunum da Severo rientro' in Britannia e nel 211 si batte' con i Caledoni sotto Severo fino alla sua morte ad Eboracum . Nel III secolo la Legione XX Valeria Victrix parteggio' per gli usurpatoti Vittorino , Allecto e Carausio ; dalla fine del V secolo , quando la Legione era stanziata a Deva in Britannia , non si hanno piu' notizie . L' emblema della Legione XX V.V. Fu il Cinghiale . In prima foto l' antefissa con l' emblema della Legione XX V.V. trovata ad Holt nel Nolfork , Regno Unito , ma forse proveniente dall' accampamento legionario di Deva .2 punti
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Il mio terzetto di commemorative (per ora non vi so rispondere riguardo alle serie regolari) più rare che ho recuperato dalla circolazione finora sono (fonte: app Eurik): - in alto: 2 euro CC Portogallo 2007 - 50° anniversario Trattati di Roma: 1.500.000 pezzi per la circolazione normale, - a sx: 2 euro CC Finlandia 2005 - 50° anniversario adesione all'Onu: 1.948.394 pezzi per la circolazione normale, - a dx: 2 euro CC Italia 2010 - 200° anniversario nascita Camillo Benso conte di Cavour: 3.942.000 pezzi per la circolazione normale1 punto
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Non proprio, nella scala di valutazione prima del BB c'è MB ed anche in questo caso non si può parlare di distruzione . Comunque, come già accennato da nikita, serve il retro della banconota, ma comunque sia, anche a mio parere non va oltre il BB.1 punto
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Mi sono tolto uno sfizio,avevo in acquistato in passato un obolo coniato consunto senza esergo,ora ne ho trovato uno in condizioni eccelse,raro per questa tipologia,perfettamente leggibile e con un discreto pedigree https://www.cngcoins.com/Coin.aspx?CoinID=3320731 punto
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ciao marco hai colpito il segno, bravissimo. Certo, con questo non voglio assolutamente dire che sia eccezionale, quanto invece, approfondire il contesto valutativo che, a quanto appare, è un pochino "avaro" tranne che per "l'eccezionale" che è talmente scomodato ormai da renderlo superficiale. Questo al di là della sfera emozionale/collezionistica, la mia era più una constatazione tecnico-peritale, di quanto invece le perizie potrebbero essere più complete e dettagliate, invece di essere così "sbrigative" (includo quindi anche il sistema americano, che anche se schematizza in un numero determinati indici valutativi, appare chiaro come sia inidoneo se non propriamente applicato) grazie del supporto, riprenditi presto, un salutone!1 punto
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Bianchetto di Ludovico , complimenti. Vediamo se concorda sul segno @savoiardo1 punto
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Ho seguito e letto con attenzione alcuni interventi su questa discussione e posterò il mio pensiero...su questa "spinosa" questione, ponendovi una domanda alla quale mi sono già risposto : "Ritenete lecito, corretto onesto e giuridicamente opportuno in una democrazia (sic !) intervenire in maniera come descritto in alcuni casi sulle collezioni private ed in particolare sulle monete lecitamente acquistate, possedute, ect. ect. ect ? nei confronti di inermi cittadini ? " (perchè potete dire e pensare quello che volete ma un cittadino è inerme di fronte all'azione di tutela o giudiziaria, in particolare in questi casi dove fondamentalmente si pensa, giustamente, di non aver commesso nulla di male) Conoscete chiaramente la mia risposta ed è NO ! Cercherò di dare una risposta chiara agli utenti cosi "creduloni" da affermare che il tutto viene fatto per il bene dello Stato...appunto dello Stato e non della Nazione e dei suoi cittadini. Una democrazia deve badare al benessere dei suoi cittadini....non ai sogni, ai vezzi o interessi degli uomini di "Stato". Perchè nel caso di collezioni, antichità e monete antiche...di questo si tratta (parere personalissimo). Se non chiaramente di altro. Ma sappiamo tutti che l'arroganza e l'ingordigia non hanno limite. Lo Stato vuole degli oggetti....se vuole una cosa la paga...il giusto prezzo. Se non sussistono limiti per illecita provenienza (altro argomento spinoso e tipicamente italico) in nessun modo si dovrebbe legiferare per limitare la libertà al possesso e all'uso..... se lo si fa allora ci sono interessi occulti verso quei beni, che non trovano per me giustificazione nell'azione "tutelatrice" @bizerba62Non mancano i soldi....non diciamo cose non vere....non si trovano ..non si vedono....non sono arrivati....non sono disponibili...sono in bilancio ma......ma i soldi per tante stupide crociate paternalistiche e di facciata LI TROVANO SEMPRE...specialmente quando si tratta di arte antica e specialmente in molti ambienti e salotti dei dirigenti e preposti alle belle arti, cultura e storia italica. Altro aspetto è quello del "è un bene di interesse nazionale...storico"...io, non so voi, vivo nel 2019, l'impero romano è finito da millenni e altri staterelli minori pure e non credo che ci si appassioni alla storia e alla nazione tutelando monete o altri residuati o artefatti antichi. Sono oggetti storici e come tali vanno trattati, oggetti storico artistici e non "residui di una cultura nazionale primordiale che tanto ha dato ai nostri nonni e padri"..e altri sviolinamenti vari. La tradizione storica e gli eventi si sono tramandati, non sono stati "confiscati" o "tutelati" o "notificati". Per le monete bastano foto e dati ponderali. E la storia è fatta ! Se poi vuoi il pezzo.....paghi ! Concludo : quando una persona detiene un oggetto può disporne come meglio crede, alla luce del sole ed in serenità. Quando cosi non è vuol dire che quel cittadino non vive libero ed il bene da lui posseduto "sotto protezione di sofismi e leggi" non gli appartiene cosi come la sua libertà ! Chi lo pretende, ingiustamente in nome di una cosa lo fa, ma, in totale malafede, e per puro accanimento compulsivo possessivo ! Altra possibilità questi oggetti sono "roba nostra" altra triste sintomatologia del male italico, è roba tua o quando la trovi (e qui sapete tutti come funziona..) o quando te la regalano o quando la compri e la paghi. Roba nostra mi suona strano, a voi no ?1 punto
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Quello che fa pensare a Giovanni Dandolo piuttosto che a Giovanni Soranzo è che il primo è notevolmente più comune, quindi le probabilità sono tutte a suo favore. Arka1 punto
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Ciao purtroppo non ci sono segni identificativi come per i grossi, pertanto le ipotesi sono quelle ventilate.1 punto
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In questo articolo di PN abbiamo una interessante disamina sul tema https://www.panorama-numismatico.com/wp-content/uploads/PN-235-Gianni-Graziosi-monete-bucate.pdf1 punto
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Ho editato la lista delle monete, che altrimenti, anche a discussione chiusa, sarebbe rimasta visibile a tutti @Albarbier per accedere alla sezione annunci, devi aver fatto un minimo di 100 post, se, come mi auguro, contineurai a seguirci e a partecipare, vedrai che non ci volrrà poi molto petronius1 punto
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Paul-Francis Jacquier > Auction 45 Lot number: 1557 Price realized: 320 EUR (Approx. 373 USD) Note: Prices do not include buyer's fees. Lot description: PROBUS, 276-282. Münzstätte Siscia. Antoninian, 4. Em., 1. Phase, 277. IMP C M AVR PROBVS P F AVG. Panzerbüste mit Helm und Stkr., geschultertem Speer, Balteus und Schild links; auf dem Schild Medusakopf. Rv/ VIRTVS PR–OBI AVG/XXIP. Kaiser mit Speer n. links galoppierend, einen gefallenen Gegner niederstechend. C 931. RIC 818. 4,91 g. Seltene Büstenvariante. Gutes sehr schön Erworben in London im November 1995. Starting Price: 85 EUR ILLUSTRAZIONE: L'IMPERATORE PROBO1 punto
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Sapendo da dove arriva la moneta non mi stupirei se la stragrande maggioranza dei Periti la giudicassero FDC ( che condividerei tra l' altro). Non è che se ne vedono tante belle e con una patina da sballo1 punto
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Grazie Pier per l'articolo! Attendiamo tutti speranzosi l'arrivo di un esemplare nella tua collezione...1 punto
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Panama, 1 balboa 2019, commemorativo della Giornata Mondiale della Gioventù ( 22-27 gennaio 2019)1 punto
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La seconda parola mi ha fatto penare... ma la notte ha portato consiglio " continuo trillare di telefonini "1 punto
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denario di MN CORDIUS RUFUS qui la scheda del nostro catalogo: https://numismatica-classica.lamoneta.it/moneta/R-G34/11 punto
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Ciao @ilnumismatico, innanzitutto complimenti per la foto, veramente ben realizzata, ma questo per te non è una novità. Riguardo alla moneta, che è molto bella, volevo sapere da te, che l'hai in mano, come la giudichi, anzi meglio che giudizio scriveresti sul cartellino. Saluti e grazie Marfir1 punto
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gita in Irlanda abbastanza fruttuosa, con questa coppia di 5 cent su cui cerco conferme per le tirature. taglio 5 cent paese Irlanda anno 2016 tiratura 80.000 (?) condizioni qspl città Cong note news, e se mi confermate che 80.000 è la tiratura ufficiale, probabilmente è la moneta più rara che ho trovato in circolazione. nei mesi scorsi ho letto che su malta ci sono tirature ufficiali molto basse non veritiere, non vorrei sia il caso anche per l'Irlanda taglio 5 cent paese irlanda anno 2018 tiratura ?? condizioni qspl città Dublino note news1 punto
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Buongiorno, posto, previo permesso da parte degli autori, una buona presentazione da un punto di vista militare, sui Galli che si scontrarono con Giulio Cesare. L’ESERCITO GALLICO AI TEMPI DELLA CAMPAGNA DI CESARE (58 a.C. – 50 a.C.) Nel magnifico dipinto di Giuseppe Rava quattro cavalieri galli in azione, di cui due provvisti di armatura pesante del tardo La tène. Doverosa premessa: questo articolo è una ricostruzione autoriale di quello che poteva essere l’apparato militare celtico della Gallia nel suo ultimo periodo romanizzazione. Per la stesura di questo “esperimento” ci si è basati su fonti archeologiche, articoli di autori stranieri e libri sull'argomento (tutti indicati in fondo), ma nonostante ciò si rimane comunque nel campo delle ipotesi, non avendo un’ovvia conoscenza diretta degli eventi. Possiamo però affermare di essere sufficientemente sicuri della bontà di questa ricostruzione tanto da volerla condividere con voi. Buona lettura. La conquista della Gallia da parte del divo Giulio Cesare è una delle imprese romane più conosciute e studiate. Il De Bello Gallico è inoltre una delle fonti storiche più esaustive sulla società celtica dell’ultimo periodo, eppure lascia per ovvi motivi innumerevoli aree nebulose. Una di queste è in realtà l’organizzazione militare dei suoi avversari, tralasciata forse perché data quasi per scontata nel mondo romano, avendo ormai da secoli contatti con il popolo d’oltralpe. Ciò ha lasciato spazio a ricostruzioni degli indomiti galli piuttosto farlocche: da una parte descritti come barbari sanguinari senza alcun acume tattico, dall'altra come eroi lontani dalla civilizzazione mediterranea, puri come il mito del buon selvaggio. Di queste ricostruzioni colpisce spesso la faziosità di una o dell’altra parte, fino ad arrivare ad abomini storici come le donne guerriere (attualmente tanto care ai vichinghi). Eppure la verità è ben lontana da ciò: il guerriero gallico dell’ultimo secolo a.C. era ben lontano da un urlante spadaccino ricoperto di pitture di guerra. Se questo potrebbe essere vero per le popolazioni del Belgio (metà germaniche) e dai lontani abitanti della Britannia, è del tutto errato per i civilizzati signori della Gallia meridionale e centrale, il vero fulcro di potere della Gallia antica. Il periodo di cui parliamo è infatti chiamato dagli archeologi come Tardo La Tène, ultimo tassello di una lunghissima evoluzione partita dall'antica cultura di Hallstatt, risalente all’800 a.C. In questo ultimo periodo i galli intessevano ricchi scambi commerciali con l’Africa, la Grecia, l’Italia e la Spagna. Dopo la grande migrazione del terzo secolo a.C. i celti erano entrati in contatto con una miriade di culture diverse, trasformandole e venendo trasformate da essi stessi. C’erano tribù celtiche stanziate in Egitto, c’era un regno celtico nel cuore dell’Anatolia, i Celtiberi dominavano la Spagna e avevano combattuto contro Roma e Cartagine. E dove non arrivavano i celti, erano gli altri popoli ad arrivare da loro: le colonie greche di Massalia, Emporio e Alalia erano importanti partner commerciali del mondo gallico, mentre i retaggi liguri erano comuni in tutta l’Occitania. Infine, i nemici germani e romani premevano da anni ai confini tribali. Dunque, essendo la società celtica imperniata sulla guerra, che forze militari si trovò ad affrontare nella sua conquista Cesare? Combattevano ancora come i loro antenati conquistatori? Dalle stringate parole di Cesare spesso non riusciamo a notare una reale differenza tra i Germani di Ariovisto e i galli di Vercingetorige, eppure le risultanze storiche nonché archeologiche marcano un’importante distinzione. Cominciamo dal primo punto: la cavalleria. Le forze migratorie che sconvolsero il Mediterraneo nel IV secolo a.C. parevano essere composte da grandi masse di fanteria armate con spade e asce, al cui seguito c’erano i civili (tra cui donne, che, sì, in questo caso, erano solite menare fendenti). La cavalleria, spesso sotto forma di primitivi carri da guerra, aveva una funzione di supporto e trasporto, tanto che in Italia si considerava i Veneti dei cavalieri molto più abili dei celti, all'epoca improntati sulla fanteria. Le compagnie inter tribali di mercenari al servizio dei sovrano ellenistici erano composte da fanti, non cavalieri, spesso protetti da pesanti armature di maglia. Invece, quando Cesare annienta gli Elvezi e penetra in territorio Gallico già da molti anni si parlava di abilissimi cavalieri galli, che avrebbero presto preso servizio nell'esercito romano (primi su tutti gli Edui, alleati di Cesare). I romani erano estremamente abili nel copiare dal nemico e nel prendere il meglio di loro, perciò è gioco facile capire come in quel momento la cavalleria gallica fosse superiore in valore della fanteria celtica. Dalle ricostruzioni sembra che i galli avessero due classi di cavalieri: i cavalleggeri di rango inferiore, spesso piccoli proprietari terrieri capaci di avere solo un cavallo oppure il seguito di qualche nobile importante, armati alla leggera e i cavalieri nobili riccamente equipaggiati. Bisogna ricordare che i galli non avevano le staffe, perciò i loro soldati a cavallo non operavano come i futuri cavalieri medievali, bensì fiancheggiavano e assalivano a sciame le fanterie nemiche, cercando di scardinarne i ranghi più con l’altezza e la velocità dell’animale che con il peso di una carica lancia in resta. I cavalleggeri gallici avevano funzione di esploratori, avanguardia e saccheggiatori, mentre nelle battaglie preferivano tenersi a distanza di sicurezza lanciando giavellotti o inseguendo i fuggitivi brandendo delle lance corte. Oltre all'elmo (non sempre presente) la loro unica difesa era di solito uno scudo rotondo, presto adottato dai cavalieri ausiliari romani (quasi sempre galli, celti cisalpini o ispanici) per la sua leggerezza e comodità. La cavalleria pesante gallica era formata da nobili o seguiti di sovrani, perciò poco numerosa. Parlare di pesante è molto relativo, in realtà, rispetto a un catafratto o un cavaliere medievale: questi uomini erano dei cavalieri leggeri, protetti da una corazza di maglia e da scudo ovale o semi quadrato, mentre le loro armi da offesa erano giavellotti (scagliati prima di una carica), lance e spade per il corpo a corpo. Non era raro che questi uomini smontassero da cavallo e ingaggiassero duelli contro uno o più avversari, mentre il seguito di cavalieri leggeri poteva supportare da distanza. Nella battaglia di Carre, nonché nelle future battaglie contro i parti combattute dal triumvirato, i cavalieri galli si distinsero per abilità e resistenza, formando muri di scudi anche quando erano ormai stati appiedati a causa del fitto dardeggiamento nemico. L’importanza rivestita dalla cavalleria, sfruttata per respingere i germani e nelle guerre tra tribù, portò a modifiche sostanziali nella fanteria. Se precedentemente il guerriero celtico appiedato era un duellante provvisto di scudo e spada, nonché giavellotti, e protetto da una cappa, nel periodo tardo latenico la lancia prese il posto della spada, mentre la difesa fu affidata ad armature di pelle, sormontate dai tipici elmi che divennero ordinanza tra i legionari del primo secolo d.C. La lancia presentava grandi vantaggi rispetto alla spada lunga celtica, il cui apogeo era stato nel IV secolo a.C. : per prima cosa una lancia era più economica, migliore della spada nel combattimento individuale tra fanti (ci sono tantissimi video e fonti storiche che ci fanno capire di come la lancia fosse un’arma migliore di una spada anche in uno scontro uno contro uno) e infine straordinaria per respingere un cavaliere. Se i primi guerrieri celti puntavano a scardinare la formazione nemica con la forza d’urto della fanteria (pensiamo a uno scontro tra celti e opliti etruschi) e quindi sfruttare le spade per sgominare dei nemici non addestrati nel duello, nel primo secolo avanti Cristo i galli utilizzavano la cavalleria per scompaginare il nemico, mentre la fanteria rivestiva un ruolo di supporto o difesa, per cui la lancia era indubbiamente meglio indicata. Inoltre un guerriero armato di lancia poteva comunque brandire una spada corta come arma di riserva. Attenzione! Ciò non significa che i primi guerrieri celtici non facessero uso di lance, ma che tale arma fosse vista (soprattutto dalle fonti romane e greche) più che altro come arma da getto o come equipaggiamento secondario. Con lo sviluppo della cavalleria, invece, la lancia assunse un ruolo via via crescente, fino a diventare l’arma standard dei guerrieri gallici. Altro errore è quello di pensare ai guerrieri gallici come masse disordinate. Bisogna ricordare che ciò che Cesare affrontò fu l’intero popolo gallico, dunque la maggior parte dei suoi avversari erano civili armati alla buona, che sfruttavano la mera forza d’urto per cercare di scardinare il muro dei legionari (senza quasi mai riuscirci). Invece la vera classe militare gallica non aveva grandissimi numeri, poiché divisa in una miriade di tribù che raramente poteva schierare più di un migliaio di soldati a piedi e altrettanti a cavallo. Il guerriero a piedi gallo, diciamo di professione sebbene professione non fosse, sapeva combattere fianco a fianco al compagno sfruttando muri di scudi e lance per respingere la cavalleria nemica (tanto che ci sono fonti storiche in cui si parla di “opliti” arverni), scagliava dardi sui nemici in avvicinamento e organizzava cariche in linea molto simili a quelle dei legionari romani. La reale differenza che dava maggiore vantaggio ai romani era il sistema degli ordini, ben più sviluppato, la formazione di centurie autonome e soprattutto la maggiore coesione dei numeri di una legione. Se un clan poteva schierare 1000 guerrieri a piedi ben addestrati, una legione metteva in campo 5 volte tale numero, costringendo i galli a doversi confederare ad altre tribù e quindi con tutte le problematiche che da ciò conseguivano. Se aggiungiamo poi che molti galli combattevano dalla parte dei romani (spesso i clan più ricchi e militarizzati), allora è indubbio il motivo per cui l’esercito romano vinceva sempre in uno scontro in campo aperto. Ci siamo dunque levati dalla mente il guerriero a petto nudo urlante, ma rimangono ancora tre punti di interesse: l’armatura, l’uso della spada e la schermaglia. Iniziando a spiegare il primo punto, è doveroso ricordare come i celti fossero fabbri indubbiamente superiori a quelli italici. I legionari che marciarono per le foreste della Gallia indossavano armature forgiate nella Cisalpina e moltissime delle reclute erano essi stessi liguri o insubri, popolazioni italiche da tempo celtizzate. La X legione, cara al Divo Cesare, aveva la sua sede di reclutamento nel Nord Italia, la cui popolazione era e rimase sempre di stirpe celto-ligure o al limite etrusca. Consegue che i guerrieri migliori dei Galli indossassero anch'essi ottime armature di maglia, molto simili a quelle dei legionari, abbellite da fregi e sormontate da grandi elmi. Come già accennato, però, al contrario dei romani i guerrieri corazzati erano una piccola parte del nucleo militare gallico, mentre la maggior parte doveva accontentarsi di cuoio e semplici cappe nonché l’onnipresente scudo. Sull'uso della spada le fonti sono troppo poche per ricostruire davvero come un celta combattesse: le spade dei cavalieri ritrovate avevano una lunghezza di 80-90 cm e potevano solo colpire di taglio, mentre la fanteria pare utilizzasse ancora le spade tra i 60 e i 70 cm, atte colpire sia di punta che di taglio. Il Gladius Hispaniensis (diverso dal gladio imperiale), arma d’ordinanza del legionario Giulio-Claudio aveva una lunghezza simile ed era palesemente ispirata alla spada celtica, che dunque aveva sviluppato una scherma diversa da quella degli antenati. Infatti, se il guerriero celta del primo periodo sfruttava la spada per calare colpi dall'alto durante una carica opponendo lo scudo a umbone contro il nemico, tanto da avere una catenella di sospensione ad anelli metallici per evitare che l’arma scivolasse nella mischia violenta, il guerriero celta “civilizzato” usava la spada come arma di ripiego, lunga a sufficienza per ferire un cavaliere, ma atta più che altro a sopravvivere in un combattimento fuori formazione contro nemici poco corazzati, ad esempio altri celti o più probabilmente dei germani. È importante però comprendere come l’uso della spada fosse legato allo scudo, non a improbabili combattimenti a due mani come qualche nostalgico del medioevo vuole vedere applicato anche ai galli. Ultimo punto, la schermaglia: certe volte si sente dire che i celti (o i barbari in generale) ritenessero disonorevole uccidere da lontano, dunque non facessero uso di armi da getto. Questo è, semplicemente, un falso mito. Sicuro la spada era vista come arma nobile, ma Cesare ci parla di vere e proprie piogge di giavellotti, sassi (dunque presenza di fromboli) e frecce sulle linee romane. Se attorno ai guerrieri di professione c’erano sempre accompagnatori armati alla leggera equipaggiati con armi da lancio, anche cavalieri e fanti scagliavano dardi contro il nemico, sia in funzione difensiva che per ammorbidire la resistenza prima di una carica. Il giavellotto, comunissimo in Iberia, era quindi un’arma utilizzata anche dai guerrieri gallici, a maggior ragione nelle grandi orde male armate che si opposero alla conquista romana. Infine, Cesare stesso non manca di citare, c’erano gruppi di arcieri, spesso utilizzati come avanguardia ed esploratori. L’arco, anche di dimensioni importanti, era l’arma prediletta per la caccia, che i celti non sfruttavano particolarmente in battaglia (un frombolo è un’arma molto più utile di un arco) se non dopo le decisioni di Vercingetorige, che a quanto pare chiese espressamente ai tanti cacciatori della Gallia di combattere con gli archi. Le genti meno civilizzate del nord, come Belgi e Armoricani, non avendo le stesse protezioni fisiche dei cugini del sud, facevano largo uso di archi e giavellotti, per poi caricare il nemico indebolito. In conclusione, possiamo notare come tantissimi dei luoghi comuni sui “selvaggi” Galli siano in realtà semplici creazioni dell’immaginario collettivo: l’esercito gallico dell’ultimo periodo era invece formato da nuclei altamente specializzati di guerrieri, ben armati e capaci di applicare tattiche avanzate, la cui principale forza era data dalla cavalleria, supportata da linee di lancieri corazzati e da nutriti gruppi di schermagliatori. Ciò che fece pendere la bilancia in favore dei romani, oltre a una straordinaria e superiore organizzazione militare (superiore però a chiunque nel Mediterraneo, pure ai civilizzati greci per esempio), fu soprattutto la divisione politica dei celti, incapaci di fare fronte comune contro un invasore spesso ben accetto, e dall’esiguo numero dei soldati professionisti, che costrinse i magistrati e i re celtici a rimpolpare le armate di miliziani mal armati, del tutto inefficaci contro i soldati romani. Ad ultimo, la frammentazione delle tribù non permetteva ai guerrieri professionisti di creare bande coese tra loro, costringendo a combattere spesso fuori formazione e quindi inadatti a tenere testa alla legione. In futuro, se questo esperimento vi è piaciuto, utilizzeremo questo formato per parlare anche di altri eserciti del mondo antico, dagli Iberici agli Illiri. Vi ringraziamo dunque per la lettura e vi invitiamo a condividere questo articolo per aiutarci nella nostra opera di divulgazione. FONTI PRINCIPALI - Il De Bello Gallico, Caio Giulio Cesare - Celtic Warriors: The armies of one of the first great peoples in Europe, Daithi O'Hogain - Lords of Battle: The World of the Celtic Warrior, Stephen Allen - Celtic Warrior 300 BC–AD 100, Stephen Allen - Rome's Enemies GALLIC & BRITISH CELTS, Peter Wilcox - Celtic Warriors: 400BC-160AD, Tim Newark Tratto da : https://www.facebook.com/regogoloboemetto/?__tn__=%2CdkCH-R-R&eid=ARAPlulxSn-0FQ28RnlxJ3xjQ98ydTWJxaI-0X9c-prD0OOa4fdNRwG6sTyDHYNiDldsPwtxufHPZ5og&hc_ref=ARS_Y-SdUDrKn_xULlP9VLqUKW38ZC0B2zr4at5_SBfj2CrxVQpqwEV36ir1U1-OV6M&fref=nf&hc_location=group1 punto
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Buona serata E' un bel busillis. Certamente nell'area balcanica conoscevano i grossi veneziani, conoscevano la loro iconografia e credo anche il loro peso e dimensione; così come conoscevano anche i grossi serbi, emessi imitando quelli veneziani, molto simili agli originali. Dubito che un commerciante di quei luoghi avrebbe quindi preso una fregatura accettando per un grosso veneziano una moneta simile, ma che pesava la metà; giusto uno sprovveduto, forse, ci poteva cascare. Diverso sarebbe il caso di una moneta coniata apposta per una limitata area e valutata 1/2 grosso perché in quell'area si sentiva la necessità commerciale di una moneta che avesse quelle date caratteristiche. saluti luciano1 punto
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Nel prossimo numero cartaceo di PN dovrebbero esserci anche la prima pagina e l'indice, sarebbe un giusto riconoscimento anche per gli autori di questo numero1 punto
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Altrochè se si pone il problema..... e vengo subito con un esempio ( comprovato da fatti e/o persone che naturalmente non posso/devo far pubblici su questo forum) osio propone in vendita in un'asta italiana, monete classiche, le quali potranno essere acquistate da italiani ma anche da cittadini esteri; a questo punto è la casa d'aste che dovrà chiedere l'autorizzazione all' esportazione, e qui nascono mille interpretazioni, vincoli, richieste di fatture ecc....ecc..... Buona fortuna TIBERIVS1 punto
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Confrontala con questa del link, se vedi somiglianza fai una ricerca in quella direzione: https://www.zeno.ru/showphoto.php?photo=2100291 punto
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Scusami @Brennos2, sarà la foto che non fa apprezzare la testa di Apollo, Anzi questa moneta , fa parte delle prime coniate di questo conio, ovvero di prima battitura. Poiché purtroppo il conio si cominciò a lesionarsi ed arrugginirsi. Penso che questo tetradramma conservato a Monaco , sia tra i più belli. Per confronto...........Altro che grazia ed eleganza !!!!!!!1 punto
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Medaglie che raccontano, il 1848 un mix importante anche e soprattutto per Milano. A tal proposito interessante e’ questo libricino di Franco Calabresi dal titolo “ Le medaglie popolari delle Cinque Giornate di Milano”. Sono riportate e spiegate diverse medaglie del periodo in particolare quelle di Papa Pio IX. Bella anche l’immagine di copertina sulla presa di Porta Tosa.1 punto
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Grazie Massenzio e Chievolan avete correttamente interpretato le mie intenzioni, lungi da me volermi sostituire allo staff volevo invece avvisare l'utente @lucapobianco della normativa di legge per evitargli guai, sono stato frainteso ma a questo punto oltre al fatto già detto che non sta agli utenti del forum giudicare cosa possa o non possa interessare alle autorità aggiungo che la procedura del forum è sempre stata quella di chiudere le discussioni dove era evidente la presenza di pezzi da scavo onde evitare grane legali al sito e ai suoi admin , ricordo altresi che la legge italiana dice semplicemente che TUTTO CIÒ CHE STA NEL SOTTOSUOLO E NEI FONDALI MARINI fa parte del patrimonio indisponibile dello stato anche se si tratta di appezzamenti privati e non fa distinzione fra oggetti romani o medioevali o moderni, accenna solo ad un minimo di 70 anni di età e non sta a nessun privato giudicare cosa sia da consegnare e cosa no, mi spiace se l'autore della discussione se l' è presa ma è un problema solo suo io di sicuro non ho nulla contro di lui anzi , lo inviterei però a farsi un giro nella sezione LEGISLAZIONE di modo da cautelarsi per il futuro Con simpatia1 punto
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No. Convengo che nel Forum alle volte vengono zittite (da parte solitamente dei curatori e a volte da normali utenti) con l'avviso in modo che può apparire a volte prematuro. Ma cosa dovrebbero fare i curatori prima di inoltrare l'avviso? Spiegare a chi apre la discussione quello che già dovrebbe sapere prima di aprirla (perché avrebbe dovuto leggere i termini del Forum)? Io non sono entrato nel merito di questo e neppure sulla gestione delle monete da parte di lucapobianco. Non ho espresso alcun giudizio. Ho affermato solo che la risposta data da @lucapobiancocontiene molte inesattezze (spero tu ne convenga). Siamo in un Forum di Numismatica. Il collezionismo è soggetto a leggi in parte sbagliate e comunque certamente difficili da interpretare. Alcune cose sono comunque chiare ma la risposta in oggetto dimostra che anche queste cose così chiare non lo sono poi per tutti.1 punto
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Buon pomeriggio Rocco, grazie per le tue belle parole!1 punto
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