Vai al contenuto

Classifica

  1. dabbene

    dabbene

    Guru


    • Punti

      12

    • Numero contenuti

      20026


  2. Baylon

    Baylon

    Utente Storico


    • Punti

      10

    • Numero contenuti

      1585


  3. Legio II Italica

    Legio II Italica

    Utente Storico


    • Punti

      8

    • Numero contenuti

      5275


  4. nikita_

    nikita_

    Guru


    • Punti

      6

    • Numero contenuti

      23206


Contenuti più popolari

Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 10/25/18 in tutte le aree

  1. Nell' immensa produzione della monetazione augustea moltissime sono le monete che tramandano fatti storici , non per nulla Augusto impresse nelle sue monete molto del suo programma di governo , indirizzate anche alla memoria di fatti storici e al ripristino delle antiche tradizioni romane . Una particolare moneta , una delle piu' storiche , forse la piu' storica in assoluto considerando il significato celebrativo della sua iconografia relativo all' evento , non fu emessa a Roma ma a Filippi in Macedonia , luogo della memoria , quando Ottaviano rimase l' unico superstite del triunvirato composto da lui stesso con Antonio e Lepido . La moneta di motivo commemorativo venne coniata quando Ottaviano assunse dal Senato il titolo onorifico di Augusto , quindi non prima del 27 a.C. a perpetuo ricordo della battaglia di Filippi . La moneta al dritto recita : COL AVG D IVL PHIL IVSSV AVG e al rovescio : AVG III VIR DIVO IVL Al rovescio le statue di Augusto e Giulio Cesare in atteggiamento di saluto sopra un palco , interessante il significato simbolico delle due statue affiancate a motivo di consumata vendetta contro gli uccisori di Cesare ma anche significato di continuita' della politica di quest' ultimo . La battaglia di Filippi vide opposte le forze dei triumviri Marco Antonio , Cesare Ottaviano e Marco Emilio Lepido , contro quelle di Marco Giunio Bruto e Gaio Cassio Longino , i principali cospiratori ed assassini di Cesare . La battaglia venne combattuta ad Ottobre del 42 a.C. vicino Filippi in Macedonia , localita' situata lungo la Via Egnatia . Due furono le fasi dello scontro combattute rispettivamente il 3 e il 23 ottobre ; la battaglia fu vinta dalle Legioni dei due triumviri Ottaviano e Antonio , vinta soprattutto per merito di Marco Antonio , mentre Ottaviano si trovava in quel frangente in precarie condizioni di salute , ma era anche privo di grandi doti di stratega , ebbe infatti nella battaglia un ruolo minore . Lepido era invece rimasto a Roma per occuparsi della situazione in Italia , situazione ancora piuttosto precaria in quanto divisa tra i due schieramenti . Nella prima battaglia di Filippi combattuta il 3 Ottobre , Bruto ottenne un brillante successo invadendo fin dentro gli accampamenti di Ottaviano , ma contemporaneamente Antonio ebbe invece la meglio contro Cassio che , sconvolto dalla sconfitta e non informato del successo ottenuto da Bruto , si suicidò . Nella seconda decisiva battaglia , combattuta con estremo accanimento dalle Legioni veterane delle due parti , Marco Antonio diresse con grande energia le sue forze che finirono per sbaragliare completamente l'esercito di Bruto che a sua volta preferì suicidarsi piuttosto che cadere vivo nelle mani di Ottaviano . La moneta emessa a Filippi e rovine della citta' .
    7 punti
  2. sinceramente a mio avviso la discussione non finisce con un dubbio... io per la mia esperienza sul periodo posso dire che la moneta non è né una barbarica coeva, né una ufficiale di Romolo, ma certamente una moneta creata ad hoc tra i secoli XIX e XX, il tutto per una serie di motivazioni che ho espresso e che sono condivise anche da alcuni autori come Kent. questo a prescindere dal rapporto che esiste tra questa, l'altro esemplare e quella che condivide il retro (coniate, una copia dell'altra etc.... loro hanno risposto e io come ho detto ho riportato la loro risposta, che comunque mi lascia perplesso e nella quale tra le righe ho letto la forte pressione del "conferente", forte abbastanza da far chiudere occhi e naso alla casa d'aste, che per mantenere una posizione "accettabile" ha cercato una letteratura e delle motivazioni che potessero almeno reggere oltre al "lo dico io" quindi direi che è iniziata in punta di piedi, ha dato spunti importanti e si è conclusa con la risposta del venditore che non mi pareva carino commentare con scherno. il mio parere in merito mi pare espresso in modo chiaro e supportato (anche rispetto al riuso di un retro così datato) accetto comunque il parere del venditore perché per me è un modo per fare cultura e , lo ribadisco, non una crociata saluti Alain
    6 punti
  3. Ti ho preparato questo bel regalino, dedicato a tutti gli amanti dei tondelli... 2 Euro Commemorativo "Anno Europeo del Patrimonio Culturale" Questa moneta viene emessa dallo Stato della Città del Vaticano il 01/06/2018 per commemorare il 2018 l'Anno Europeo del Patrimonio Culturale, iniziativa annunciata dall'Unione Europea nel 2017 e lanciata il 31/01/2018, a cui partecipano i 28 Stati Membri. Autore del soggetto Daniela Longo, incisore Claudia Momoni, in questa emissione viene rappresentato il "Gruppo Scultoreo del Laocoonte", scultura in marmo conservata nel Museo Pio-Clementino dei Musei Vaticani. E' stata emessa per un totale di 101.000 pezzi, di cui 76.000 in Folder FDC, 15.000 in Busta Filatelico Numismatica e 10.000 in Cofanetto Fondo Specchio. Anno Europeo del Patrimonio Culturale L'obiettivo dell'Anno europeo del patrimonio culturale è quello di incoraggiare il maggior numero di persone a scoprire e lasciarsi coinvolgere dal patrimonio culturale dell'Europa e rafforzare il senso di appartenenza a un comune spazio europeo. Il motto dell’anno è: "Il nostro patrimonio: dove il passato incontra il futuro". L’Anno vedrà svolgersi una serie di iniziative e di manifestazioni in tutta Europa per consentire ai cittadini di avvicinarsi e conoscere più a fondo il loro patrimonio culturale. Il patrimonio culturale plasma la nostra identità e la nostra vita quotidiana. Ci circonda nelle città e nei borghi d’Europa, quando siamo immersi nei paesaggi naturali o ci troviamo nei siti archeologici. Non si tratta soltanto di letteratura, arte e oggetti, ma anche dell'artigianato appreso dai nostri progenitori, delle storie che raccontiamo ai nostri figli, del cibo che gustiamo in compagnia e dei film che guardiamo per riconoscere noi stessi. Perché il Patrimonio Culturale ? Il patrimonio culturale ha un valore universale per ciascuno di noi, per le comunità e le società. È importante conservarlo e trasmetterlo alle generazioni future. Si può pensare al patrimonio come a "un qualcosa del passato" o di statico, ma in realtà si sviluppa attraverso il nostro modo di rapportarci ad esso. Per di più, il nostro patrimonio culturale ha un ruolo importante da svolgere nella costruzione del futuro dell’Europa. Questa è una delle ragioni per cui vogliamo raggiungere i giovani, in particolare durante l’Anno europeo. Il patrimonio culturale si presenta in varie forme: tangibile - ad esempio edifici, monumenti, artefatti, abbigliamento, opere d’arte, libri, macchine, città storiche, siti archeologici intangibile - pratiche, rappresentazioni, espressioni, conoscenze, competenze, e i relativi strumenti, oggetti e spazi culturali, cui le persone attribuiscono valore. Ciò comprende la lingua e le tradizioni orali, le arti dello spettacolo, le pratiche sociali e l’artigianato tradizionale natural - paesaggi, flora e fauna digitale - risorse create in forma digitale (ad esempio opere d’arte digitali e animazione) o che sono state digitalizzate in modo da garantirne la conservazione (testi, immagini, video, registrazioni). Prendendoci cura del nostro patrimonio culturale, possiamo scoprire la nostra diversità e avviare un dialogo interculturale su ciò che abbiamo in comune. Quale modo migliore per arricchire le nostre vite se non interagendo con qualcosa di così fondamentale per la nostra identità? Il patrimonio culturale non dovrebbe essere lasciato al declino, al deterioramento e alla distruzione. Per questo motivo, nel 2018, cercheremo i modi per celebrarlo e conservarlo. Cosa accade nel 2018 ? L’Anno europeo appartiene a tutti, affinché ognuno possa sperimentare, apprezzare e godere del patrimonio culturale. Tutti sono invitati a partecipare alle migliaia di attività che si svolgeranno in tutta Europa per far sentire le persone più strettamente coinvolte con il patrimonio culturale. Ogni Stato membro ha nominato un coordinatore nazionale per attuare l’Anno e coordinare gli eventi e i progetti a livello locale, regionale e nazionale. Le principali parti interessate del settore culturale, come pure le organizzazioni della società civile, sono strettamente coinvolti nelle attività dell'Anno europeo. A livello europeo, tutte le istituzioni dell’Unione europea sono impegnati a rendere l’Anno un successo. La Commissione europea, il Parlamento europeo e il Consiglio dell'Unione europea, otre al Comitato europeo delle regioni e al Comitato economico e sociale europeo organizzeranno eventi per celebrare l'Anno e inaugurare attività incentrate sul patrimonio culturale. Inoltre, l'UE finanzierà progetti a sostegno del patrimonio culturale. Un apposito invito a presentare progetti di cooperazione relativi all’Anno è stato pubblicato nell’ambito del programma "Europa creativa". Numerose altre opportunità saranno disponibili nel quadro dei programmi dell'UE Erasmus+, Europa per i cittadini, Orizzonte 2020 e altri ancora. Per far sì che i nostri sforzi lascino un’impronta oltre il 2018, la Commissione, in collaborazione con il Consiglio d’Europa, l’UNESCO e gli altri partner, gestirà dieci progetti a lungo termine. Questi comprenderanno le attività con le scuole, la ricerca su soluzioni innovative per riutilizzare gli edifici appartenenti al patrimonio culturale o per contrastare il traffico illecito di beni culturali. L’obiettivo è stimolare un cambiamento reale nel nostro modo di fruire, tutelare e promuovere il patrimonio culturale, facendo sì che l’Anno europeo crei benefici per i cittadini a lungo termine. Gruppo Scultoreo del Laocoonte Descrizione e Stile Il gruppo statuario raffigura la fine di Laocoonte e dei suoi due figli Antifante e Timbreo mentre sono stritolati da due serpenti marini, come narrato nel ciclo epico della guerra di Troia, ripreso successivamente nell'Eneide da Virgilio, in cui è descritto l'episodio della vendetta di Atena, che desiderava la vittoria degli Achèi, sul sacerdote troiano di Apollo, che cercò di opporsi all'ingresso del cavallo di Troia nella città. La sua posa è instabile perché nel tentativo di liberarsi dalla stretta dei serpenti Laocoonte richiama tutta la sua forza, manifestando con la più alta intensità drammatica la sua sofferenza fisica e spirituale. I suoi arti e il suo corpo assumono una posa pluridirezionale e in torsione, che si slancia nello spazio. L'espressione dolorosa del suo viso unita al contesto e la scena danno una resa psicologica caricata, quasi teatrale, come tipico delle opere del "barocco ellenistico". La resa del nudo mostra una consumata abilità, con l'enfatica torsione del busto che sottolinea lo sforzo e la tensione del protagonista. Il volto è tormentato da un'espressione pateticamente corrucciata. Il ritmo concitato si trasmette poi alle figure dei figli. La statua è composta da più parti distinte, mentre Plinio il Vecchio, in effetti, descrisse una scultura ricavata da un unico blocco marmoreo (ex uno lapide). Tale circostanza ha creato sempre molti dubbi di identificazione ed attribuzione. Storia Antica e Datazione Plinio raccontava di aver visto una statua del Laocoonte nella casa dell'imperatore Tito, attribuendola a tre scultori provenienti da Rodi: Agesandro, Atenodoro e Polidoro. Scrive Plinio: «Né poi è di molto la fama della maggior parte, opponendosi alla libertà di certuni fra le opere notevoli la quantità degli artisti, perché non uno riceve la gloria né diversi possono ugualmente essere citati, come nel Laoconte, che è nel palazzo dell'imperatore Tito, opera che è da anteporre a tutte le cose dell'arte sia per la pittura sia per la scultura. Da un solo blocco per decisione di comune accordo i sommi artisti Agesandro, Polidoro e Atenodoro di Rodi fecero lui e i figli e i mirabili intrecci dei serpenti.» (Plinio il Vecchio, Naturalis Historia, XXXVI, 37) La tradizionale identificazione della statua dei Musei Vaticani con quella descritta da Plinio è ancora generalmente accettata, visto anche che la residenza privata di Tito si doveva trovare proprio sul colle Oppio, dove la statua venne poi ritrovata. Accettata è anche l'attribuzione ai tre artisti rodii, autori anche dei gruppi statuari con storie di Ulisse della grotta di Sperlonga. Varie date sono state proposte per questa statua, oscillanti tra metà del II secolo a.C. alla metà del I secolo d.C.; Bernard Andreae, in alcuni studi, ha ipotizzato che il Laocoonte sia una copia di un originale bronzeo ellenistico, come dimostrerebbero alcuni dati tecnici e stilistici. Sulla parte posteriore della statua si trova infatti del marmo lunense, non utilizzato prima della metà del I secolo a.C., inoltre alcuni dettagli rimandano inequivocabilmente alla fusione a cera persa: ad esempio il mantello che ricade sulla spalla del giovane a destra fino a toccargli il ginocchio deriva quasi certamente da un espediente tecnico necessario a costituire un passaggio per il metallo fuso. Si è ipotizzato che l'originale fosse stato creato a Pergamo, come suggeriscono alcuni confronti stilistici con opere della scuola locale: i pacifici rapporti tra la città dell'Asia minore e Roma erano infatti rafforzati dai miti legati a Troia, dai quali discendevano le leggende di fondazione di entrambe le città. Plinio comunque attesta la presenza a Roma della statua marmorea a metà del I secolo d.C. attribuendola a scultori attivi un secolo prima. Infatti alcune iscrizioni trovate a Lindos, sull'isola di Rodi fanno risalire la presenza a Roma di Agesandro e Atanodoro ad un periodo successivo al 42 a.C., ed in questo modo la data più probabile per la creazione del Laocoonte deve essere compresa tra il 40 ed il 20 a.C., per una ricca casa patrizia, o più probabilmente per una committenza imperiale (Augusto, Mecenate), anche se il Laocoonte sembra lontano dallo stile neoattico in auge nel periodo. Visto il luogo di ritrovamento è anche possibile che la statua sia appartenuta, per un periodo, a Nerone Il Ritrovamento La statua fu trovata il 14 gennaio del 1506 scavando in una vigna sul colle Oppio di proprietà di Felice de Fredis, nelle vicinanze della Domus Aurea di Nerone: l'epitaffio sulla tomba di Felice de Fredis in Santa Maria in Aracoeli ricorda l'avvenimento. Allo scavo, di grandezza stupefacente secondo le cronache dell'epoca, assistettero di persona, tra gli altri, lo scultore Michelangelo e l'architetto Giuliano da Sangallo. Questi era stato inviato dal papa a valutare il ritrovamento, secondo la testimonianza di Francesco, giovane figlio di Giuliano (che, ormai anziano, ricorda l'episodio in una lettera del 1567). Secondo questa testimonianza fu proprio Giuliano da Sangallo ad identificare i frammenti ancora parzialmente sepolti con la scultura citata da Plinio. Esistono comunque testimonianze coeve che danno la stessa identificazione della scultura appena rinvenuta. La Collocazione al Belvedere La statua fu acquistata subito dopo la scoperta dal papa Giulio II, che era un appassionato classicista, e fu sistemata, in posizione di rilievo, nel cortile ottagonale ("Cortile delle Statue") progettato da Bramante all'interno del complesso del Giardino del Belvedere proprio per accogliere la collezione papale di scultura antica. Tale allestimento è considerato l'atto fondativo dei Musei Vaticani. Da allora il Laocoonte, assieme all'Apollo del Belvedere, costituì il pezzo più importante della collezione, e fu oggetto dell'incessante successione di visite, anche notturne, da parte di curiosi, artisti e viaggiatori. Restauri ed Integrazioni Quando il gruppo scultoreo fu scoperto, benché in buono stato di conservazione, presentava il padre ed il figlio minore entrambi privi del braccio destro. Dopo un primo ripristino, forse eseguito da Baccio Bandinelli (che ne eseguì una delle prime copie, intorno al 1520, oggi agli Uffizi, per Leone X), del braccio del figlio minore e di alcune dita del figlio maggiore, artisti ed esperti discussero su come dovesse essere stata la parte mancante nella raffigurazione del sacerdote troiano. Nonostante alcuni indizi mostrassero che il braccio destro fosse, all'origine, piegato dietro la spalla di Laocoonte, prevalse l'opinione che ipotizzava il braccio esteso in fuori, in un gesto eroico e di forte dinamicità. L'integrazione fu eseguita, probabilmente in terracotta, da Montorsoli ed il restauro ebbe un successo duraturo tanto che Winckelmann, pur consapevole della diversa posizione originaria, si dichiarò favorevole al mantenimento del braccio teso. Intanto, tra il 1725 e il 1727, Agostino Cornacchini eseguì un restauro del gruppo scultoreo che versava in condizioni di degrado. Vennero sostituiti il braccio di terracotta del Laocoonte e quello in marmo del figlio, evidentemente rovinati con altri dall'identica posa. Nel 1906 l’archeologo tedesco Ludwig Pollak rinvenne fortuitamente il braccio destro originario di Laooconte, che si presentava piegato, come Michelangelo aveva immaginato: l’arto fu ricollocato alla spalla da Filippo Magi tra il 1957 ed il 1960, che rimosse tutte le integrazioni non originali, secondo i prìncipi del restauro moderno. Influenza Culturale La scoperta del Laocoonte ebbe enorme risonanza tra gli artisti e gli scultori ed influenzò significativamente l'arte rinascimentale italiana e nel secolo successivo la scultura barocca. Straordinaria fu infatti l'attenzione suscitata dalla statua, e se ne trova traccia nelle numerose lettere degli ambasciatori che la descrivono, nei disegni e nelle incisioni che subito dopo iniziarono a circolare per l'Europa. Il forte dinamismo e la plasticità eroica e tormentata del Laocoonte ispirò numerosi artisti, da Michelangelo a Tiziano, da El Greco ad Andrea del Sarto. Michelangelo ad esempio fu particolarmente impressionato dalla rilevante massa della statua e dal suo aspetto sensuale, in particolare nella rappresentazione delle figure maschili. Molti dei lavori di Michelangelo successivi alla scoperta, come il Tondo Doni, lo Schiavo ribelle e lo Schiavo morente, furono influenzati dal Laocoonte. Molti scultori si esercitarono sul gruppo scultoreo facendone calchi e copie anche a grandezza naturale. Il re di Francia insistette molto per avere la statua dal papa o almeno una sua copia. A tal fine, lo scultore fiorentino Baccio Bandinelli ricevette l'incarico dal cardinale Giulio de' Medici papa Clemente VII Medici, di farne una copia, oggi agli Uffizi. Il re di Francia, però, dovette accontentarsi di inviare, intorno al 1540, lo scultore Francesco Primaticcio a Roma per realizzare un calco al fine di ricavarne una copia in bronzo destinata a Fontainebleau. Un'altra copia si trova nel Gran Palazzo dei Cavalieri di Rodi a Rodi. Una copia in gesso, appartenuta al Mengs, si trova nell'Accademia di belle arti di Roma. Il fascino della scultura coinvolse per secoli artisti ed intellettuali come Gian Lorenzo Bernini, Orfeo Boselli, Winckelmann e Goethe, diventando il fulcro della riflessione settecentesca sulla scultura. La tragica mobilità di questa statua è uno dei temi del saggio Laokoön, di Lessing, uno dei primi classici di critica dell'arte. Buona Cultura a Tutti
    4 punti
  4. Eccomi Rocco, la moneta ha pure preso un po’ di patina Perdonate la mia assenza dal forum ma sono stato molto impegnato con lo studio; in ogni caso vi leggo molto spesso! Martin
    4 punti
  5. Comunque sia di unicum parliamo e quindi non mi sorprenderebbe vedere in futuro la tua moneta in un articolo, altra certezza e’ che Lamoneta nella sua storia ha proposto tanti di questi spunti di grande interesse e spessore, ha ragione @adolfos effettivamente poi nel reale o nei colloqui ci si vergogna quasi a parlare positivamente di questo mezzo che raggiunge tutti e fa divulgazione, lo ripeto sempre ma difficilmente si ammette questo e si sbaglia secondo me, sulla moneta in particolare vista la sua unicità e il periodo e anche la zona che ci ha fatto vedere in altre discussioni su monete vicine di tutto e di più credo rimangano tutte ipotesi possibili e da riflessione, certo io una analisi metallografica che oggi anche alcuni privati possono fare la farei per avere dei dati in più .
    3 punti
  6. Sei fantastico a dire poco, questo potrebbe essere un articolo e comunque un modo straordinario di spiegare e raccontare una moneta e i suoi simboli, complimenti veramente !
    3 punti
  7. Taglio: 2€ CC Nazione: Francia Anno: 2017 A Tiratura: 10'000'000 Condizioni: BB Città: Pavia (PV) Taglio: 2€ CC Nazione: Italia Anno: 2018 Tiratura: 4'000'000 Condizioni: SPL Città: Pavia (PV)
    3 punti
  8. Questa sera, come preannunciato nel precedente post sul recupero del sesterzio di Filippo II, Vi propongo l'intervento che ho effettuato sulla seconda moneta affidatami per la pulizia, un Asse dell'Imperatore Adriano (117-138 d.C.). La moneta presentava discreti rilievi al D/ ma occultati dalla presenza di diverse incrostazioni; al R/, invece, gli stessi erano molto compromessi ma con una minore presenza di incrostazioni e la pulizia ha aiutato a risaltare quelli rimasti. Le operazioni di lavaggio e asportazione meccanica delle incrostazioni, hanno messo in risalto i rilievi e la bella patina grigio scuro, che presenta una certa fragilità. La moneta è di lecita provenienza (Asta Italiana) Ringrazio il committente per aver autorizzato la pubblicazione delle foto.
    3 punti
  9. Personalmente lascio il campo per manifesta inferiorità tecnica . Credo non sarà facile da verificare ma se l'ipotesi di Andrea è giusta siamo di fronte a un'ulteriore prodigio all'interno del nostro Forum. Complimenti a tutti e alla faccia dei sapientoni che dall'esterno ci criticano e in qualche caso ci vogliono male. Un abbraccio Adolfos
    3 punti
  10. Taglio: 50 centesimi Paese: Olanda Anno: 2004 Tiratura: 300.000 Condizioni. BB Città: Levico Terme (TN)
    3 punti
  11. Ho tratto spunti da materiale personale e girando nel web, ( avevo già in mente di fare una cosa del genere, ma ho dovuto aspettare di avere la moneta in mano, quella postata è la mia ) in fin dei conti non è poi così difficile da attuare, un pochino di impegno e pazienza nell'assemblare il tutto... maestro @King John insegna. Si può dire tranquillamente che questo tipo di discussioni sono la Wikipedia nella Wikipedia della numismatica.
    2 punti
  12. Buonasera a tutti ,il gallo e' l'animale sacro a Persefone moglie di Ade . Nella coroplastica funeraria del primo impero e' molto comune trovare tale raffigurazione , direi quindi che vista la datazione della lucerna si tratti di una tomba pagana con dedica "accattivante " alla signora degli inferi .
    2 punti
  13. E poi qualcuno dice che io sono stretto di maniche...
    2 punti
  14. In effetti, riguardo alla presente votazione, non è stato stilato nessun regolamento e quindi la mia Banda d'Italia (nome che ho attribuito al gruppo in onore alle banconote in £ire stampate dalla Banca d'Italia) potrebbe votare! Vediamo però che ne pensa @robindan77 , è sua la discussione in corso. ============================================================================ Voto per l'occhio nero!____ ============================================================================ E ti pareva! occhi scuri non occhio nero! manco un voto falso sa dare! ============================================================================= Ci è andata bene... pensavo che votasse per... l'occhio lungo! =============================================================================
    2 punti
  15. Una volta entrata in collezione è molto difficile che esca ? Ecco la famiglia ? ? ?
    2 punti
  16. Ciao Sergio, anche io la giudico vicina al q FDC per la tipologia, non presenta graffi di conio o difetti tipici in queste Piastre. Ma rispetto in pieno il grado di giudizio espresso dal Signor Varesi, professionalità e correttezza d'altri tempi. Oggi giorno vedo tante conservazioni sopravvalutate.... Solo per un fine, che tutti conosciamo.
    2 punti
  17. Come Determinare il Valore delle Monete Guarda la data sulla moneta Conosci il Paese di emissione Esamina la condizione della moneta Osserva la domanda per la moneta Consulta un catalogo di monete Fai valutare la moneta da un perito qualificato oppure vieni su.... questa vignetta l'ho fatta io
    2 punti
  18. Cari tutti, complimenti, bel pezzo e bella discussione. Personalmente credo però che la questione sia molto più semplice e chiara di quanto sembri. Inanzitutto è ovvio che non poteva essere un falso d'epoca: chi era così fesso da falsificare una moneta mettendoci il nome di una città che non la produceva? Lo so che oggi c'è un po' la tendenza a pensare che i falsi si riconoscano dal fatto che hanno sempre qualcosa di macroscopicamente diverso dagli originali, quasi che i falsari cercassero di mostrare ai posteri (cioè proprio a quelli che oggi ritengono di poter individuare i falsi con facilità) la loro bravura, ma non era così. I falsari cercavano di fare pezzi più simili possibile agli originali, non avendo nessuna voglia di finire cotti alla brace, e dei posteri sicuramente se ne disinteressavano. E non dovevano convincere pochi collezionisti o studiosi che al massimo hanno visto qualche decina di questi pezzi, dovevano convincere anche chi queste monete le usava ogni giorno o quasi. Ergo non si sarebbero mai sognati di inventarsi il nome della zecca, sperando che la faccenda passasse inosservata. Diverso il caso, da me ipotizzato recentemente, che in una zecca clandestina dove si producevano monete di più zecche, potessero per errore essere scambiati i punzoni predisposti per una zecca (Venezia) per scrivere le legende di un'altra zecca (Verona), manifestando così un'incongruità di stile. Ma i nomi erano comuque quelli giusti. Poi a me sinceramente sembra che la legenda VOLTERA abbia lo stile proprio di quella zecca. Dubito anche che si possa trattare di un ibrido o di un errore di zecca. Perché fosse così bisognerebbe ipotizzare che ad un certo punto nella stessa zecca si producessero monete di di entrambe le zecche, cosa che allo stato delle nostre conoscenze appare del tutto improbabile. Non vale neanche il discorso dei punzoni e degli strumenti al seguito di un mastro di zecca attivo sia a Volterra che ad Arezzo, perché sicuramente questo sarebbe statto attentissimo a non fare confusione tra le varie zecche, cosa che lo avrebbe immediatamente portato ad alimentare un bel barbecue, visto che i punzoni stessi avrebbero indicato chi era il colpevole. Rimase solo una soluzione, che mi sembra la più logica: semplicemente la moneta rappresenta una nuova emissione ufficiale, rimasta finora inedita (fortunato il proprietario), della città ricordata nella legenda, cioè Volterra. Con la legenda S. DONATVS evidentemente si voleva imitare il denaro di Arezzo per sfruttarne il successo e far circolare la propria valuta assieme alla concorrente. Né più né meno quanto faranno più tardi innumerevoli zecche con le imitazioni del fiorino di Firenze, per le quali non si faranno certo scrupoli a copiare anche la legenda S. IOHANNES. Così ad esempio è avvento a Rimini, quando la necessità di imitare il grosso agontano con San Ciriaco, un vescovo, costrinse la zecca locale a sostituire il vecchio patrono San Giuliano (solo martire) con S.Gaudenzio, protovescovo della città. Saluti, Andreas
    2 punti
  19. Ragazzi, guardate questa "moneta": Che ne dite? Spike
    1 punto
  20. Buonasera dabbene, Le differenze che ho notato sono soprattutto nei caratteri, più piccoli e tozzi nella 35, mentre la data è solo più piccola...Interessante la differenza del numero 1 delle due date... corona, stella, contorno e bordo invece mi sembrano uguali... Luca
    1 punto
  21. Su FB c'è NumisComic gestito da un bravo disegnatore pure appassionato di monete. Questa che allego ricorda molto la sezione identificazioni (specie prima che FB si diffondesse).
    1 punto
  22. Di una cosa sono certo e mi sento di garantire per voi ...con @King John vedremo slides super ?
    1 punto
  23. @motoreavapore..... Mooolto Particolare?
    1 punto
  24. E uno dei sette angeli che avevano le sette coppe venne, e mi parlò dicendo "Vieni, ti mostrerò il giudicio della gran meretrice, che siede su molte acque I re della terra hanno fornicato con lei e gli abitanti della terra sono stati inebriati del vino della sua fornicazione" (Ap 17, 1-2)
    1 punto
  25. _______________Tagliamo la testa al toro! _Voto occhi ibridi! ____ ============================================================================= Scappa @'ndo_cojo_cojo scappaaaa! ============================================================================= E perché mai? ============================================================================= Se lo sa Mi_manca79 ti taglia qualcos'altro.. ma aspetta qualche altro parere.. ============================================================================= @robindan77 vedi cosa succede? meglio le votazioni regolari =============================================================================
    1 punto
  26. La storia delle zecche e’ sempre estremamente interessante perché poi riconducibile anche ad altre con le quali vedere affinità o differenze.
    1 punto
  27. Non a caso a Venezia abbiamo la zecca a sinistra e il "Palazzo del Prencipe" (Doge) a destra....
    1 punto
  28. aggiungo che ora nella casa che riporta l'iscrizione sono stati trovati 5 scheletri. http://www.ansa.it/sito/notizie/cultura/arte/2018/10/24/pompei-ritrovati-5-scheletri_af61d507-0888-4e18-8b76-1cda7e0c5208.html
    1 punto
  29. @Poemenius io con la rappresentazione grafica degli orientamenti mi perdo sempre... tuttavia lavorando di immagini e scontornamento sfondi e rotazioni varie, sperando di non aver fatto casini con le specchiature, mi vien fuori questo: calcolando quel minimo di tolleranza grafica perchè alla fine si lavora su immagini di dimensioni differenti... direi che l'orientamento mi sembra pressoché identico... o ho cannato qualcosa?!? E con questo non ho idea se tale orientamento, posto che sia corretto!, abbia qualche rilevanza ai fini di aiutare a determinare la bontà o la falsità dei pezzi in analisi.
    1 punto
  30. Molto gentile, credo di poter affermare che così risalta ancor di più tutto il gran lavoro che lei ha fatto ottenendo questo magnifico risultato
    1 punto
  31. mascherare l'eventuale clonazione sostenendo che così è più complicato trovare il prototipo di origine? non so, la butto là eh... piuttosto... se di esemplari "clonati" stiamo parlando, come sono stati realizzati? Per fusione? Pressofusione? Sono stati ricavati dei conii e poi si è proceduto a una coniazione più o meno numerosa e seriale? sarebbe bello vederli in mano tutti e tre per vedere l'esatto orientamento dei conii: visti così, da foto, son tutti ore 6 mi sembra, sarebbe di qualche utilità verificare dal vivo se l'orientamento è perfettamente identico in tutti e tre i casi... credo che anticamente, anche se si manteneva il medesimo orientamento per un tot di colpi di martello e conseguentemente per la realizzazione di un tot di monete, qualche piccola sfasatura degli assi fosse fisiologica pur mantenendosi nell'ambito della medesima "ora" di orientamento. O mi sbaglio?
    1 punto
  32. Hai ragione... e correggo il tiro... Sulle tipologie coniate dopo il 1290 dico che si conoscono tutti i nominali battuti a causa del fatto che il Vescovo concedeva l'allogagione della zecca attraverso lettere che ancora si conservano all'archivio volterrano e nelle quali il Vescovo stesso descriveva le tipologie di cui permetteva la coniazione, le leggende e le immagini. L'ultimo grosso scoperto in occasione di una vendita da Sintoni ed inedito, compariva già tra gli studi del Lisini (1909) perchè descritto nel mandato agli zecchieri. Abbiamo invece un buco temporale che arriva più o meno fino al 1290, ed in questo senso la tua proposta può essere molto interessante... ieri sera ho riflettuto sulla tua proposta e credo possa essere una soluzione. A Stahl ho scritto personalmente qualche anno fa per comunicare l'attribuzione corretta di quel pezzo: si tratta di un picciolo di Viterbo battuto da Pietro III (sulla tipologia ha anche recentemente ha scritto @adolfos )
    1 punto
  33. E' interessante la piastra dell'indocina del 1908, moneta in argento 900 millesimi (non è un gettone ovviamente), l'esemplare della foto se autentico (bisognerebbe vederlo dal vivo per esserne certi in quanto girano parecchi falsi) lo valuterei sui 30-40 euro. Saluti
    1 punto
  34. In teoria sì, che io sappia sono sempre usciti con delle edizioni biennali.
    1 punto
  35. L'ho chiesto al convegno di Bologna, mi hanno detto che dovrebbe uscire tra circa un mese.
    1 punto
  36. molto molto bravo, complimenti anche da parte mia
    1 punto
  37. Ciao Nic, non può trattarsi a mio avviso di una moneta ribattuta: si leggerebbero su entrambi i lati almeno le impronte dei coni di incudine e di martello di una stessa officina, ed eventualmente le tracce di una battitura precedente. Così non è possibile... Ma la questione è proprio il fatto che quei coni non corrispondono ad alcuna emissione nota, né di una né dell'altra zecca.
    1 punto
  38. 1 punto
  39. Da collezionista di monete di Arezzo seguo anche io con molto interesse la discussione. Comincio con il fare i complimenti a tutti voi perché leggere le vostre spiegazioni ed ipotesi è veramente piacevole ed istruttivo e fa capire l'altissima preparazione delle persone che frequentano questo forum. Io purtroppo sono un profano ma tento comunque di dare il mio contributo chiedendovi se è possibile che si tratti di una moneta ribattuta non andata a buon fine. Ovvero, è possibile che invece che coniare monete su un tondelli nuovi, possano essere state utilizzate monete di Volterra come tondelli per coniare quelle di Arezzo o viceversa? E questa può essere in qualche modo una moneta "ribattuta male"?
    1 punto
  40. Ciao @Andreas , sono contento di leggerti, e aspettavo appunto un tuo parere, perchè la questione è simpatica e molto complessa. Questo è quello che sostenevo; francamente mi pare la più probabile tra le soluzioni di cui parli. Questo è un denaro che per tipologia dovrebbe collocarsi tra l'ultimissimo Duecento ed il primo decennio del Trecento, ed in quel periodo per la zecca di Volterra conosciamo tutte le commissioni di zecca e le descrizioni delle monete... che questa cosa sia uscita ufficialmente da una zecca (quella di Volterra nella fattispecie) mi sembra davvero difficile da sostenere (poi tutto può essere, ma non ci sono casi analoghi, ed anche il caso di san Gaudenzio che citi non mi pare abbia qualche affinità con il caso in esame, mentre i casi imitativi di Firenze sono riferiti a ben altre aree geografiche e comunque principalmente a periodi più tardi, in contesti, credo, abbastanza differenti). Non mi pare che allo stato delle cose la questione appaia del tutto improbabile (almeno in linea di principio): Non esistono notizie certe sui luoghi in cui molte monete aretine venivano battute, ed in special modo per questo periodo; se aggiungiamo il legame fortissimo tra le due città, rette da due vescovi che da poco abbiamo scoperto essere fratelli (Guglielmino e Ranieri), la cosa potrebbe trovare ancor di più un significato. Non penso tuttavia che possa trattarsi di conii ufficiali mischiati per errore, per la ragione che nessuno dei due appare sovrapponibile o coincidente con altre tipologie analoghe e cronologicamente compatibili. L'incompatibilità dei coni con tutte le altre emissioni coeve valorizza, secondo me, l'ipotesi di un errore avvenuto nell'ambito di una zecca clandestina in cui i coni avrebbero potuto potenzialmente mischiarsi. Appare comunque chiaro che questi ferri siano stati incisi da un maestro incisore operante nel circuito delle coniazioni ufficiali, viste anche le fortissime analogie stilistiche con i punzoni utilizzati nelle due zecche. Dicevo che aiuterebbe molto un'analisi del metallo, che potrebbe riportarci alla lega utilizzata in una delle due zecche, oppure, viceversa, evidenziare un distacco netto. Un dato di questo tipo potrebbe forse aiutarci. Anche una pulizia accurata della moneta potrebbe permettere un confronto epigrafico più chiaro. Un saluto, Magdi
    1 punto
  41. Sesino anonimo ( Delfino Tizzone?) Di Desana con santa Beatrice al R/ SESINO 0,9 GRAMS COPPER 18mm date type scarcity value NOT DATED -- R4 - - - - LEGEND DECIVS IM DECI CON SANTA BEATRICIA BUST FACING LEFT / ST BEATRIX WITH PALM
    1 punto
  42. Wow!!! Questo si che è difficile da trovare in circolazione ? Davvero complimenti
    1 punto
  43. Vorrei tornare all'evento che dimostra che volendo innovativi si può esserlo, andare sulle monete e loro conservazioni e' possibile basta farlo, può essere l'inizio di una serie di Workshop pratici per il collezionismo, sempre volendo, si può essere anche tecnologici sfruttando i mezzi offerti oggi, streaming e video on line nel tempo come testimonianza, si può essere culturali e tradizionalisti cercando voci che hanno dato e stanno danno contributi importanti, si può fare tutto sempre volendo. E' la storia bella, brutta, non so ognuno avrà una sua opinione del Cordusio, in un anno eventi come Res Nummariae Mediolanenses , un convegno Culturale solo sulla zecca di Milano che mancava dal 1983, Colori e Monete con apertura agli studiosi di tutte le zecche italiche, la giornata storica e ricordo con la Travaini, massima espressione della nostra numismatica, l'altro storico evento in Ambrosiana con l'apertura dell'esposizione permanente di Monete della zecca di Milano che ora c'è e rimarrà e che non era stato mai fatto, un unicum che sta riscuotendo accessi incredibili dicono in Ambrosiana, passando da Momenti Storici in Ambrosiana sui simboli milanesi di Sant'Ambrogio e la palma di Federico Borromeo per concludere in mezzo a qualche aperitivo numismatico col Workshop sulle monete e sulla loro qualità e conservazione. Ma poiché ci piace il cartaceo arriva un Gazzettino, il terzo, ma assicuro già ora per il quarto, il cartaceo a colori di Res Nummariae Mediolanenses e il Catalogo delle monete in Ambrosiana prodotto dal Cordusio. Questi sono i fatti del 2018, sono lì e rimarranno li, poi ci sono quelli ante 2018, ma fermiamoci su quest'anno che dimostra che volendo si può fare e anche molto e anche cose ritenute impossibili, poi sotto quale maglia o con chi li realizzi e' altro , può interessare o meno, se mi fermo al personale ho fatto tanto per tante realtà italiane in questi anni, le più svariate, fatti e non parole, questa e' la realtà di una storia che può continuare sempre coi fatti, basta avere un minimo di fiducia ...e sempre per la divulgazione di una numismatica per tutti con chi ci starà o chi vorrà, nessuno escluso ...
    1 punto
  44. Questa la mia lettura... Un abbinamento tra il D/ del denaro di Arezzo ed il R/ con denaro di Volterra (con una sola R in legenda... se ho visto giusto). Ipotesi? Se buona vuol dire che nella zecca di produzione vi erano i conii di entrambe le officine monetarie, cosa plausibile se i conii seguivano il mastro di zecca e quest'ultimo si sia spostato dall'una all'altra e poi per errore abbia sbagliato l'abbinamento creando l'ibrido. Più probabile, ma si tratta di un mio pensiero, che si possa trattare di un falso d'epoca e che, nell'officina dove è stato prodotto, si falsificavano sia i denari di Arezzo e che quelli di Volterra creando anche in questo caso, un ibrido con uno scambio di conii. Moneta veramente "curiosa" ed interessante. Mi auguro se ne venga a capo.
    1 punto
  45. @chievolan Santa Croce?? Sei infinitamente curioso . Dunque, se l'accoppiamento dei conii (gruppi o sottogruppi diversi fra loro) appartiene alla stessa zecca il fenomeno durante il medioevo è relativamente frequente anche se di grande interesse per tutta una serie di motivi. Qui, invece, e questo è il bello, i conii non sembrano destinati a essere accoppiati. Personalmente mi è capitato di vedere due esemplari con stessa particolarità in tanti anni e in entrambi i casi l'iconografia fra i due nominali era molto simile. Ebbene le monete da me visionate erano falsi d'epoca. Ora non dico che questo sia il caso della nostra moneta ma comunque non scarterei l'ipotesi a priori. Mi fa piacere che tutti intervengano con considerazioni personali oltrettutto molto ragionevoli. Molto, molto bene. Vi seguo con grande interesse ciao
    1 punto
  46. Temo che l'unica ipotesi valida per ipotizzarne l'autenticità sia immaginare che nel 476 siano state riconiate al dritto vecchie monete ancora in circolazione con un busto fittizio di Romolo Augusto per velocizzare la coniazione di moneta nuova. Per velocizzare le operazioni il busto è stato ricreato in fretta e furia e poi messo in circolazione. Bisognerebbe ipotizzare che a Ravenna fossero finite monete della zecca di Antiochia di 150 anni prima, che per qualche motivo in zecca si fosse decideso di non rifondere la veccjia moneta ma di coniarvi a freddo solo il dritto del nuovo sovrano Romolo Augusto con un busto inventato e non corrispondente allostile del periodo. Ma se la fretta ha portato a questo coso, non si capisce perché invece di riconiare, non si sia utilizzato banalmente la moneta di vecchio conio. Così facendo si perdeva ancora meno tempo. Mica ad ogni nuovo imperatore si mettevano fuori corso le monete dei precedenti. Lo stile è poi lontano da quello del V secolo. perché mai il coniatore ancje se di fretta doveva allontanarsi così tanto dal suo solito stile?
    1 punto
  47. Buonasera ogni tanto mi fa piacere condividere con voi qualche moneta vicereale. Carlino Carlo II 1685, non ricordo sul Magliocca che numero ha ?
    1 punto
  48. Ultimissima lo giuro... "...Mogli in un salotto bene raccontano gli hobby dei mariti. "Il mio è sub". "Il mio è numismatico". "Il mio è sifilitico". Dal fondo del salotto il marito: "Filatelico, cara, filatelico!".
    1 punto
Questa classifica è impostata su Roma/GMT+01:00
×
  • Crea Nuovo...

Avviso Importante

Il presente sito fa uso di cookie. Si rinvia all'informativa estesa per ulteriori informazioni. La prosecuzione nella navigazione comporta l'accettazione dei cookie, dei Terms of Use e della Privacy Policy.