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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 10/19/18 in tutte le aree
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L'Hotel che ospiterà il Workshop è il De La Ville in Via Hoepli 6 facilmente raggiungibile con la MM1, linea rossa, sia da Duomo che da San Babila. Ci ospitò già in occasione degli eventi Res Nummariae Mediolaneses e per Colori e Monete, questa è la terza occasione annua al De La Ville. Si trova al 1°piano ed è riservata tutta per noi da molto tempo la grande Sala Duomo. Avrà una disposizione un po' diversa da quella della foto per ospitare i tre tavoli per i Tutor, vedremo meglio i dettagli nei prossimi giorni. Una location centrale, in pieno centro, facilmente raggiungibile coi mezzi, di sabato non è tutto ma certamente aiuta. L'evento parla da solo, non ci sarebbe da aggiungere molto alle Locandine, aggiungo che lo sforzo, come potrete immaginare, organizzativo e gestionale è stato ed è enorme, direi eccezionale, per un evento di tipo solo culturale e non commerciale, differenza non di poco conto, i nomi che partecipano sia al mattino che al pomeriggio raccontano il resto, anni fa si diceva ma a Milano….mai nulla ? Ora ci sono gli eventi e non di poco conto, i treni a volte passano per tanti motivi una volta sola ...prendiamoli, il futuro non si sa mai cosa ci potrà portare, certamente per eventi di questo tipo ci vogliono più fattori, se cade qualche tassello si torna al solito ...ma a Milano ?4 punti
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Ciao a tutti! Quando mia figlia prende un bel voto ci tengo a darle un pensierino, ho già cominciato a "traviarla", non con caramelle ma con monete. (Che perfido che sono!) Visto che a lei piace cavalcare, le avevo preso questa: Oggi mi sono arrivate queste: Da in alto a sinistra in senso orario: - Gran bretagna, Corona commemorativa del Giubileo d'argento della Regina Elisabetta II (1952-1977) - (Grandiosi 38,61 mm di diametro e più di 28 grammi) - Italia, 10 Lire 1950 - Pegaso - (per l'età che ha è ancora messo bene) - Norvegia, 1 Krone 1972 - Fjordpony - (purtroppo non in ottime condizioni) - Somalia, Moneta da 10 Scellini del 2000, Serie Oroscopo cinese, celebrativa del Cavallo - (Praticamente FDC) Piano piano gliele do tutte, la prima sarà la Regina, che lei ha scritto un bel compito di francese. =_=_=_=_=_=_=_=_=_=_=_=_=_=_= Comunque - parlando d'altro - si discute sempre su come e cosa collezionare: quello di concentrarsi sui cavalli, potrebbe essere davvero uno spunto per il futuro della numis-pargola. Servus Njk3 punti
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Proprio oggi ricorre il 2220simo anno dalla famosa battaglia di Zama , che in pratica determino' la fine politica e militare della grande Cartagine , nel post tralascio i fatti precedenti e posteriori alla battaglia , mi soffermo invece sul colloquio molto umano che fecero i due grandi rivali Scipione ed Annibale il giorno prima dello scontro nel quale Annibale cerco' invano di venire a patti con il Romano e cercando in tal modo di evitare lo scontro armato ; segue una breve considerazione sull' uso degli elefanti da parte del cartaginese ad inizio battaglia . Occorre anche dire che il luogo esatto della battaglia non e' stato mai individuato con certezza , diciamo che la battaglia si pensa essersi svolta in un punto pianeggiante situato circa a meta' strada tra Naraggara e Sicca , come si puo' vedere nella cartina allegata . Fatta questa breve premessa veniamo ai fatti che precedettero il giorno dello scontro ; Annibale richiamato in patria dall' Italia si trovo' inevitabilmente a dover affrontare Scipione in Africa e sapendo delle sue splendide vittorie militari ottenute in Spagna , della presa di Cartaghena e le vittorie contro il fratello Asdrubale ed anche delle sue innate qualita' diplomatiche ad accattivarsi amicizie , vedi Masinissa , si senti' pronto ad accettare l' incontro con Scipione sperando di contrattare una pace onorevole per Cartagine evitando il protrarsi della guerra con Roma , al che Scipione si oppose e fu battaglia . Questo il testo completo dell' incontro tra Annibale e Scipione riportato da Polibio , il piu' vicino ai fatti , che scrisse essere stato raccontato anni dopo la battaglia da Scipione in persona . I due comandanti si recarono all' incontro da soli accompagnati ciascuno da un interprete , per primo prese la parola Annibale, che cosi' inizio il dialogo : “Io avrei voluto che mai i Romani avessero estese le loro mire oltre i confini d' Italia e che i Cartaginesi non fossero mai usciti dall' Africa : perche' all' uno e all' altro popolo tali domini erano vasti a sufficienza e insomma quasi fissati dalla natura . Pero' al momento che e' scoppiata una guerra tra di noi , prima a causa della Sicilia , poi un' altra per dominio della Spagna , ed infine , sebbene la fortuna ce ne dissuadesse , siamo arrivati al punto che voi gia' una volta siete stati in pericolo di perdere la vostra patria ed ora ci troviamo noi nella medesima situazione , non ci resta altro che chiedere agli dei la grazia affinche' vogliamo far cessare questa guerra . Io sono pronto a farlo , perche' ho sperimentato con i fatti come sia inconstante la fortuna e come basti una piccola e trascurabile circostanza perche' la bilancia penda a favore dell' una o dell' altra parte e la sorte ci tratti come bambini . Io temo pero' molto o Scipione , sia perche' tu sei molto giovane , sia perche' ogni cosa ti e' riuscita favorevolmente cosi' in Iberia come in Africa e finora la fortuna non ti ha mai torto il suo volto , io temo , dicevo , che per queste ragioni tu non creda alle mie parole benche' esse meritino ogni fiducia . Tu comunque considera da una sola cosa che io ora ti diro' , quale sia lo svolgersi delle vicende umane e non voglio ricordarti avvenimenti del passato , ma cose dei nostri giorni . Io sono Annibale , l' uomo che dopo la battaglia di Canne divenne padrone di quasi tutta L' Italia e poco tempo dopo si avvicino' alla stessa Roma , e posto il campo a quaranta stadi dalla Citta' , decideva cosa fare di voi e della vostra terra . Ora sono qui in Africa ridotto a dover discutere con te che sei Romano della salvezza mia e di quella dei Cartaginesi . Proprio in considerazione di questo , io ti consiglio di non insuperbire ma di comportarti nella situazione presente come deve comportarsi un uomo , cioe' scegliere sempre tra i beni il piu' grande e fra i mali il piu' piccolo . Quale uomo prudente vorrebbe avventurarsi in un pericolo come quello che ti e' davanti ? Se vincerai non accrescerai di molto la tua gloria ne' quella della tua patria ma se sarai vinto distruggerai tutte le gesta nobili ed illustri da te compiute in passato . Ma a quale scopo io sto parlando ? Io propongo dunque che i Romani vengano in possesso di tutto cio' per cui abbiamo fatto guerra in passato : la Sicilia , la Sardegna , le provincie della Spagna e i Cartaginesi si impegneranno a non fare piu' guerra per questi possessi . Si tengano inoltre i Romani anche tutte le altre isole esistenti tra l' italia e l' Africa . Credo che queste condizioni daranno ai Cartaginesi la piu' grande sicurezza per l' avvenire ed a te e ai Romani la piu' grande gloria” Cosi' parlo' Annibale a Scipione , forse presagendo in cuor suo l' esito funesto della battaglia poiche' ormai l' esercito veterano e sempre vittorioso in Italia era quasi decimato dal tempo trascorso , altrimenti la sola esperienza ventennale di guerra in Spagna e in Italia non spiegherebbe questa debolezza interiore verso Scipione invitandolo in tutti modi a trattare la pace anche a costo di perdere tutte le vecchie conquiste che ormai non appartenevano piu' ai Cartaginesi ma ai Romani , ed infatti a conferma , Scipione cosi' rispose ad Annibale : “Non furono i Romani ad iniziare la guerra in Sicilia , ne' a quella per la Spagna . Causa di queste furono indiscutibilmente i Cartaginesi . Tu Annibale , lo sai benissimo e gli dei ne furono testimoni (riferimento al famoso giuramento di Annibale) dando la vittoria non a quelli che cominciarono le ingiuste azioni di guerra , ma a quelli che furono costretti a difendersi . Io piu' di ogni altro considero la mutabilita' della fortuna ed ho la massima considerazione per le vicende umane . Perche' se prima della venuta dei Romani in Africa tu avessi lasciato l' Italia e proposte tali condizioni , io credo che avrei avuto ogni speranza di vederle accettate . Tu invece hai lasciato l' Italia contro i tuoi desideri , mentre noi venuti in Africa , siamo diventati padroni di tutto il territorio , e' quindi chiaro che la situazione e ' ora notevolmente mutata . Ma cio' che piu' conta e' che eravamo gia' giunti a patti . I tuoi concittadini , vinti , ci scongiurarono per ottenere la pace , mettemmo per iscritto le condizioni fra le quali , oltre a quelle che tu ora formuli , c' era quella che i Cartaginesi avrebbero restituito i prigionieri senza riscatto , avrebbero consegnato le navi da guerra , avrebbero pagato cinquemila talenti ed avrebbero dato ostaggi in garanzia di adempimento . Avevamo gia' stabilito fra noi tali condizioni e per esse abbiamo mandato ambasciatori al Senato e al popolo romano , anche voi li avete mandati . Noi per comunicare il nostro assenso , voi per chiederne la ratifica . Il Senato approvo' il trattato ed anche il popolo romano diede il suo consenso . Ma i Cartaginesi ottenuto cio' che volevano mancarono ai patti e ricorsero al tradimento , Che c'e' piu' ora da fare ? Tu ora mettiti al mio posto . Dobbiamo togliere le piu' gravi condizioni gia' imposte perche' essi siano premiati della loro slealta' e insegnino a quelli che verrano a violare la fede e i patti stretti coi benefattori ? O perche' ottenuto cio' che richiedono ce ne siano grati ? Non appena ebbero ottenuto supplicando quello che volevano , appena poterono fondare su di te una lieve speranza ci trattarono da nemici . Stando cosi' le cose si potrebbe parlare di pace al popolo romano solo con l' aggiunta di di nuove e piu' gravi imposizioni , non e' assolutamente il caso di togliere qualcosa alle condizioni gia' stabilite . Quale conclusione avra' quindi il mio discorso ? Che voi e la vostra patria vi arrendiate a nostra discrezione oppure che ci vinciate in combattimento” Polibio , Storie , libro XV , 6-8 Polibio seppe del contenuto dell' incontro tra Annibale e Scipione direttamente da Gaio Lelio , intimo amico e stretto collaboratore di Scipione , per intenderci quello che fu Agrippa per Ottaviano , il quale racconto' a Polibio molti fatti della vita di Scipione tra cui il racconto dell' incontro , fatti che Polibio riporto' integralmente nella sua opera storica . Come si puo' capire , in base al dialogo tra i due personaggi , il cui contenuto puo' essere ragionevolmente veritiero nel contenuto , entrambi rimasero fermi sulle loro convinzioni : Annibale da ottimo generale era ben consapevole dell' inferiorita' militare rispetto a Scipione , ormai i suoi superstiti veterani d' Italia , il nerbo del vecchio ed attuale esercito , erano pochi e invecchiati , per questo tento' in tutti i modi di venire a patti con Scipione , Scipione da parte sua rigetto' contro Annibale la responsabilita' della guerra ed ora che era giunto al passo finale non intendeva fermarsi ma concludere vittoriosamente la guerra ; comunque il dialogo tra i due denota un rispetto reciproco e quasi una amicizia velata e reciproca tra i due generali che nascostamente si ammiravano a vicenda . L' utilizzo minimo di ben 80 elefanti nel corso della battaglia di Zama denota la consapevolezza dell' inferiorita' militare di Annibale rispetto all' esercito di Scipione e pur sapendo Annibale che ormai i Romani dai tempi di Pirro sapessero ben difendersi dalla carica degli elefanti , se ne servi ugualmente sperando nel miracolo , ma i Romani aprendo i varchi tra le Legioni schierate fecero disperdere nei corridoi liberi la carica iniziale degli elefanti nella pianura , senza arrecare alcun danno agli uomini ; il resto della battaglia e' noto e le cartine con le fasi della battaglia parlano meglio delle parole . L' esercito di Annibale fu completamente distrutto e Annibale con un pugno di uomini fuggi ad Adrumeto .3 punti
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Riprendo la discussione come promesso. Ci eravamo lasciati con il rinvenimento del ripostiglio di probabile natura votiva di materiale di scarto di un atelier locale. Qualche dettaglio in più è doveroso. Il deposito comprendeva: un imitativa di Tetrico I, tipo Hilaritas Avg; 17 tondelli non coniati e scartati perché difettosi (es. A2-A4); 582 frammenti di tondelli da coniare (es. A14/A615), 2 boudins monetaires (piccole sezioni ritagliate dalla barra cilindrica che poi andavano martellate per formare il tondello vuoto). Ovviamente, nel sito in questione, non è stato trovato solamente questo materiale estremamente interessante! Accanto a varie monete che attestano la frequentazione del santuario fino al IV secolo (moneta di Graziano, zecca di Arles, RIC IX 15) sono stati rinvenuti altri sesterzi (anche precedenti al III secolo) e antoniniani. Un altro ritrovamento interessante è avvenuto all'interno del tempio: un probabile gruzzoletto disperso rispetto al sito di interramento originario nei dintorni delle due vasche del cortile centrale: si tratta di 27 doppi sesterzi di Postumo di cui più della metà riconducibili al cosiddetto Atelier II. Stabilire la composizione originaria del gruzzoletto, anche dal punto di vista numerico non è semplice e va tenuto conto anche di altri rinvenimenti sparsi nelle vicinanze dei sesterzi (monete di Tetrico e Claudio II, che però non possono essere considerate parte del ripostiglio iniziale in quanto le due tipologie, sesterzi e antoniniani, non venivano praticamente mai tesaurizzate assieme se non con qualche sporadica inclusione dell'uno o dell'altro tipo). Tra questi 27 esemplari figura anche un sesterzio classificato come: N. Catalogo Chateaubleau 7 Atelier II, incisore "G", Doppio Sesterzio [IMP C] M CASS LAT POSTVMVS P F AVG V[IR TVS AVG], Giove andante a sinistra con la testa girata, con in mano fulmine e aquila. 12,62 gr - 9h Bastien 180 (stessa coppia di conii dritto e rovescio degli esemplari 180a-b-c riportati da Bastien, stesso conio di dritto del tipo Bastien 178a-b con rovescio PMTRPIIIICOSIIIPP, stesso conio di rovescio del Bastien 205) Se state cercando lumi sul perché ho concentrato il mio interesse su questa singola moneta, presto detto: analizzando i bronzi di Postumo presenti nella mia collezione ho trovato questo esemplare: A sinistra trovate la moneta appartenente al ripostiglio trovato all'interno del tempio di Chateaubleau e a destra il mio esemplare. Se da foto si apprezza fino a un certo punto, vi posso assicurare che dal vivo, cambiando anche le condizioni di luce, è evidente l'identità di conio sia al dritto che al rovescio. Un interessante lavoro di Gricourt-Hollard "L'articulation des frappes de bronze et de billon dans la production de l'atelier II sous Postume" propone una datazione indiretta del pezzo (nel senso che questo studio non prende in esame il pezzo in questione ma il Bastien 178 che ne condivide il conio del dritto): e questa è l'immagine del pezzo catalogato da Bastien al 178a: Come potete vedere, al di là delle interessanti identità di conio, l'articolo a firma di Gricourt-Hollard tende a individuare delle corrispondenze stilistiche e tipologiche tra le emissioni di bronzo proprie dell'Atelier II e un gruppo di antoniniani imitativi legati tra loro da identità di conio... per dimostrare (e ci riescono in maniera evidente!) che l'Atelier II non ha prodotto solamente grandi bronzi ma anche antoniniani, produzione che poi è diventata esclusiva una volta abbandonata quella dei grandi bronzi... una sorta di riconversione dell'officina. Tassello molto importante questo nello studio del 1987 dell'Atelier II perchè diventerà negli anni a venire un punto chiave per sostenere la tesi attuale di Pilon: l'Atelier II va individuato nell'officina 1 di Chateaubleau. Per ora, il mio studio e la mia analisi si fermano qui... il libro di Pilon (questo: https://www.academia.edu/30806742/L_atelier_monétaire_de_Châteaubleau_Officines_et_monnayages_d_imitation_du_IIIe_siècle_dans_le_nord-ouest_de_l_Empire) mi è arrivato un paio di giorni fa e ho appena iniziato la lettura, per cui ancora non mi addentro sull'analisi degli indizi e dei fatti che portano a questa sensazionale conclusione... già così ritengo che ci sia abbastanza materiale interessante in questa discussione, materiale a cui va aggiunto anche questo pezzo discusso qualche giorno fa qui: Infine, se volete avere un'idea di come doveva presentarsi il santuario dei ritrovamenti citati in questa discussione, non dovete far altro che trovare le corrispondenze della pianta dello stesso con la seconda delle vignette riportate nella discussione di ieri Spero di non avervi annoiato troppo e soprattutto di essere riuscito a trasmettervi un po' del mio entusiasmo nel vedere che tutti i miei studi e le mie ricerche nel campo delle imitative stanno iniziando a trovare dei riscontri oggettivi sulle monete, tondelli consunti e bruttarelli che - un po' snobbati (per fortuna mia!) dal mercato numismatico - son finiti nella mia collezione. Ormai credo vi sia chiaro che tra i miei intenti c'è quello di fare opera di condivisione delle monete che raccolgo, credo che formare una sorta di banca dati di informazioni e notizie possa essere utile per tutti oltre che interessante. E' grazie ai confronti reciproci che si possono trovare elementi utili per la ricerca generale! Inoltre, il collezionismo inteso come geloso possesso del pezzo non mi appartiene... certo, la monete ce l'ho fisicamente io, ma idealmente la condivido con tutta la comunità numismatica affinché resti a disposizione per eventuali studi futuri anche da parte di altri utenti... se @gpittini sette anni fa non avesse postato quella foto di quel doppio sesterzio bruttarello e insignificante per molti... be', nessuno avrebbe saputo della sua identità di conio, della provenienza dei suoi "fratelli" ecc ecc, quindi: CONDIVISIONE SIA!3 punti
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Spesso, nei cataloghi di vendita capita di trovare che i grandi bronzi di Postumo non emessi dalla zecca di Treviri (in passato identificata inizialmente con Colonia), siano ricondotti a un generico Atelier II. Si tratta di un centro di produzione che ha visto alternarsi numerosi incisori con risultati di varia natura: dalle emissioni di ottimo stile alle emissioni più rozze e dimensionalmente ridotte, utilizzando sia la coniazione che la fusione quali strumenti produttivi. L'Atelier II è stato individuato e ottimamente censito nel testo di riferimento per i bronzi di Postumo, l'opera di Bastien "Le monnayage de bronze de Postume" del 1967. Successivamente molti sono stati gli studi compiuti da altri autori che hanno completato e integrato la sua opera magistrale, focalizzandosi anche su questo misterioso Atelier II (Gricourt, Hollard, Pilon...). Adesso, piccola pausa... leggetevi questo fumetto! ...anche se in francese, la lettura risulta comunque comprensibile: due (soldati? controllori?) romani girovagando per un vicus - un villaggio rurale - si imbattono in un'officina clandestina dove dei falsari sono intenti a fare... il loro lavoro e la mia gioia - futura di un bel po' di secoli - di collezionista di imitativi! Il luogo non è un luogo a caso, siamo a Chateaubleau un piccolo villaggio rurale della Seine-en-Marne che gode di una discreta fortuna derivata dalla sua posizione lungo la via Agrippa che collega Boulogne-sur-Mer a Lione e Milano e alla presenza in loco di sorgenti ritenute miracolose. Ebbene sì, a Chateaubleau esistevano di sicuro due santuari di una certa importanza: uno dedicato proprio a queste acque miracolose (un cosiddetto sanctuaire de source) che dovevano guarire da sterilità e malattie degli occhi e un altro con una serie di celle multiple dedicate a diverse divinità tra le quali Mercurio, protettore di viaggiatori e commercianti, e la dea Epona, protettrice dei cavalli. A questi due santuari probabilmente se ne deve aggiungere un terzo stando ai più recenti sondaggi archeologici. La pianta del vicus è stata così ricostruita dagli archeologi e, come potete già notare dalla cartina, sono state evidenziate ben 3 strutture adibite alla produzione di moneta. Già, perché è proprio su questo aspetto che volevo incentrare questa discussione: la produzione di moneta locale. Il sito di Chateaubleau, studiato magistralmente da Pilon, è stato un importante centro produttivo di moneta imitativa del III secolo. I ritrovamenti chiave di materiale di scarto di fusione, di tondelli vergini, di tondelli scartati, di materiale metallico destinato alla fusione, di barre preparatrici di tondelli, di matrici di pietra per la produzione di tondelli per fusione e di una grande quantità di stampi in terracotta con calchi di denari, sesterzi e antoniniani ufficiali non lasciano dubbio alcuno circa la presenza di ben tre (o forse di una sola ma articolata in tre officine!) zecche locali attive molto probabilmente dal 260 al 280 d.C. Delle tre officine, due non potevano non "conoscersi" data la loro distanza di pochi metri e, in generale, essendo tutte e tre operanti nel medesimo periodo è alquanto probabile, se non certo, che ci fosse un certo scambio della manodopera impiegata. Una pianta più dettagliata della zona forse rende meglio l'idea: Interessante come in queste tre officine si sia prodotto di tutto: dai denari agli antoniniani passando per i sesterzi, sostanzialmente con questa distribuzione: Lo studio e l'analisi su questo sito, per quel che mi riguarda, è ancora in una fase embrionale, ma già da adesso volevo condividere con voi alcune mie piccole scoperte e qualche sintesi. Di grande interesse è il tempio a nord, il santuario di fonte, dove è stato trovato un vero e proprio ripostiglio di tondelli vergini da coniare scartati in quanto difettati. Il deposito citato è stato rinvenuto nella zona del "bassin nord" e si tratta di un possibile deposito votivo dove il valore in questo caso non era costituito da reali monete in quanto tondelli non coniati, ma da oggetti monetiformi il cui valore risiedeva nel loro peso complessivo. La datazione, resa possibile anche grazie alla presenza di un antoniniano imitativo di Tetrico I con l'hilaritas al rovescio è collocabile tra il 274 e il 280 d.C. Un simile deposito, proprio per la sua natura, può essere stato accantonato quasi sicuramente da un soggetto in stretto contatto con un atelier di produzione di moneta imitativa, quindi con buona dose di probabilità da un addetto alla preparazione dei tondelli o comunque da qualcuno facente parte della filiera produttiva e data la vicinanza di ben tre officine è altamente possibile che il dono sia composto proprio da "prodotti locali". - FINE PRIMA PARTE (...continua nei prossimi giorni) -2 punti
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Non ho trovato questa moneta nella CNI e nel web. Per me: Napoli, Filippo IV, 3 Cavalli ND (1625). 2,04g, 20mm. AV: PHILIPPVS IIII REX RE: PAX REGVM Mia interpretazione: B = Fabrizio Biblia (1623-25). Monete con B 1622-25 /1628. https://numismatica-italiana.lamoneta.it/zecchieri/Fabrizio Biblia AV: La testa è simile a: https://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-FIV/7 ( 3 Cavalli con acciarino , MC, 1626-29) RE: Il motivo è simile a: https://www.acsearch.info/search.html?id=2351026 (Carlo V, 2 Cavalli, ND (1529)). L'iscrizione corrisponde a questa moneta. L'occasione potrebbe essere la conquista di Breda 1625. Trofei e scudo con testa di medusa (Egida) come simbolo di invincibilità. Corretto? Grazie per il vostro sostegno! Complemento: o un gettone?2 punti
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Buongiorno, sono un ignorante totale della materia, ho trovato questa moneta? medaglia? insieme a 10 monete Regno d'Italia Lire 5 Vittorio Emanuele II vari anni (che se non ho capito male valgono poco e niente ? Questa mi ha intrigato di più e girovagando su questo forum sono arrivato fin quì. Può valere qualche cosa? Qualcuno può essere interessato ad acquistarla (anche le monete del Re Vittorio Emanuele in caso) Per il momento vi ringrazio, se ho sbagliato sezione, cambiatela, se ho fatto domande inopportune, cancellatele pure senza riguardo. Grazie. Antonio2 punti
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Il fuoco greco , la cui invenzione si attribuisce a un greco originario della città di Eliopolis di nome Callinico , oggi si pensa fosse composto da una miscela di pece, salnitro , zolfo , petrolio , nafta e calce viva ; il componente base del “fuoco greco” era quello che oggi conosciamo come petrolio e fu descritto da diversi scrittori antichi . Questa miscela incendiaria veniva gettata sui nemici di terra o di mare tramite lanci di piccoli barili o di sfere riempite con questa miscela , oppure spruzzata dentro un tubo , come un moderno lanciafiamme , tramite pompe azionate a mano . Il salnitro , lo zolfo e la calce , erano prodotti naturali minerali , conosciuti ed utilizzati dagli antichi e facilmente trovabili in natura in varie localita' , ma la pece , il petrolio e la nafta provenivano in antico esclusivamente dall' aerea medio orientale , dalla Mesopotamia ; come venivano utilizzati questi ingredienti ? Leggiamo alcuni passi che ci hanno lasciato gli antichi scrittori latini e greci . Plinio il Vecchio : Naturalis Historia , libro II : “Nella Citta' di Samosata in Commagene si trova uno stagno che emana fango infiammabile , lo chiamano maltha , come tocca qualcosa di solido si attacca , inoltre venuto a contatto segue anche chi lo fugge .Con questo mezzo difesero le loro mura contro gli assalti di Lucullo : i soldati bruciavano dentro nelle loro armature” , in questo passo Plinio fa riferimento all' assedio di Tigranocerta avvenuto nel 69 a.C. da parte di Lucio Licinio Lucullo durante la campagna militare contro il Re di Armenia , Tigrane II . Anche Plutarco quando scrive di Alessandro Magno in marcia verso Babiliona a proposito del “fuoco eterno” , Vita di Alessandro : “Attraversando la Babilonia che subito si sottomise interamente a lui , Alessandro fu particolarmente colpito dalla voragine di Echatana da cui sgorga come una sorgenteun fuoco continuo e dal torrente di nafta che scorre li vicino cosi' abbondante da formare come una palude . La nafta somiglia molto al bitume ma e' cosi' sensibile al fuoco che prima ancora di venire a contatto con la fiamma , sollecitata dalle scintelle che ne sprigionano , s' incendia dando fuoco anche all' aria circostante . Per dimostrare ad Alessandro il potere di quel liquido , i Barbari ne versarono uno strato sottile nel sentiero che conduceva alla dimora reale , quindi accostarono le torce all' estremita' del liquido stesso . Stava facendo buio ed ecco che le prime chiazze presero subito fuoco , dopo di che in un niente senza che alcuno potesse rendersi conto di quanto accadeva , con la velocita' del pensiero , la fiamma arrivo' all' estremita' opposta e il sentiero fu tutta una lingua di fuoco” Le sorgenti di petrolio a sud di Arbela sono citate anche da Strabone , Geografia , libro XVI : “Nelle vicinanze di Arbela si trova anche la Citta' di Demetriade , poi vengono le sorgenti nafta da cui si levano fiamme …...” Anche lo scrittore Quinto Curzio Rufo , vissuto sotto Caligola e Claudio , nella sua opera Storia di Alessandro Magno Macedone : “Alla quarta giornata di marcia Alessandro arrivo' alla Citta' di Mennis (attuale Baba Gurgur) . C'e' li una caverna da cui una fonte emette una massa cosi' grande di bitume da convalidare l' opinione che le mura di Babilonia , opera enorme , siano state spalmate del bitume di questa scaturigine” La stessa notizia ci giunge anche da Erodoto che nelle sue Storie , libro I , scrive : “A otto giorni di marcia da Babilonia c'e' un altra Citta' chiamata Is e attraversata da un fiume non grande esso pure chiamato Is e affluente dell' Eufrate . L' Is con le sue acque trascina anche dei grumi di bitume , da li fu portato a Babilonia il bitume per le mura ; e cosi' fu fortificata Babilonia” Di questa particolarita' di Babilonia ne parlarono anche Diodoro Siculo , Eratostene , Posidonio ed Ammiano Marcellino che nelle sue Storie , libri XXIII e XXIV , quando accompagno' l' Imperatore Giuliano nella campagna in Persia , scrive : “....fra tutte la piu' vicina a noi e' l'Assiria , un tempo estesa e ricca per popolazioni e ricchi villaggi , assume poi un appellativo unico cosicche' ora e' nel suo insieme chiamata Assiria . C'e' abbondanza di frutti e di raccolti usuali e viene fuori il bitume vicino al lago Sosingite (attuale lago Van) . Qui viene fuori anche la nafta glutinosa come la pece , simile anch' essa al bitume e se vi posa sopra un uccelletto il volare gli viene impedito , viene sommerso e scompare del tutto . Quando questo tipo di liquido comincia ad ardere la mente umana non trova altro tipo di estintore che il gettarvi sopra la polvere” Ammiano Marcellino prosegue ancora : “In questi territori e' visibile anche una spaccatura del terreno da dove viene fuori un soffio mortifero , uccide per la pesantezza della puzza ogni essere animato fermatosi nelle vicinanze . Questa peste nasce da un pozzo profondo lasciata la sua bocca larga e se primadi alzarsi verso l' alto si fermasse sulle terre poste li' a fianco , le renderebbe inabitabili con quel puzzo insopportabile” Anche oltre : ”Nei due giorni che seguirono marciammo per duecento stadi e giungemmo a Baraxmalcha , passammo il fiume di qui' e a sette migli da li' attaccammo la Citta' di Diacira , priva di abitanti , ricca di frumento e di sale bianco , vedemmo sulla sua rocca un Tempio dall' alta vetta , l' incendiammo e morirono poche donne che vi si trovavano , passammo oltre una fonte di bitume e occupammo la Citta' di Ozogardana” Dopo Ammiano Marcellino , altri scrittori bizantini ed arabi descrissero abbondantemente di queste sorgenti di bitume , pece e nafta , fino ad arrivare ai nostri giorni quando i popoli arabi hanno fondato la loro ricchezza sul petrolio che un giorno certamente finira' . Rappresentazioni bizantine dell' utilizzo del "fuoco greco"2 punti
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Buonasera a tutti (o forse meglio dire buonanotte, vista l'ora). Spulciando nella prossima asta Rauch mi è capitato di trovare qualcosa che, a mio avviso, è veramente eccezionale sia dal punto di vista numismatico, sia da quello storico, sia per una questione che è prettamente legata ai luoghi in cui sono nato. La moneta è la seguente: Riporto la descrizione del venditore: HISPANIA. Tarraconensis. Bilbilis. Tiberius 14-37. As (12,53 g), Lucius Aelius Seianus, 31 n. Chr. Av.: TI CAESAR DIVI AVGVSTI F AVGVSTVS, Kopf mit Lorbeerkranz n.r. Rv.: MVN AVGVSTA BILBILIS / TI CAESARE V [L AELIO SEIANO] (teilweise in Ligatur), Lorbeerkranz, im Inneren des Kranzes COS. RPC I 398. Der Name von Seianus wurde als Teil seiner damnatio memoriae getilgt. Eine historisch interessante Münze.sch.(D) Per quanto concerne l'aspetto numismatico sono un po' carente, comunque la moneta dovrebbe essere un asse provinciale battuto sotto Tiberio a Bilbilis, in Spagna, intorno al 31 d.C. Al rovescio sono riportati i nomi dei due consoli tra cui figura quello di Lucio Elio Seiano. Seiano, in breve, è stato prefetto del pretorio sotto Tiberio e, durante gli ozi di questo a Capri, ha anche tenuto le redini della politica imperiale per diverso tempo. All'apice della sua carriera politica cadde in disgrazia presso le autorità romane, venne destituito e condannato a morte per volontà dello stesso Tiberio; fu anche condannato alla più terribile delle pene: la damnatio memoriae. Se si osserva il rovescio, infatti, si potrà notare come, da ore 2 a ore 5, manchino le iscrizioni proprio in corrispondenza del nome del console "maledetto". Tuttavia la cosa più significativa per me è il fatto che Seiano è stato un mio compaesano, anzi il più illustre dei miei compaesani nei secoli. E ciò che più mi rattrista è che al massimo 30 persone del mio paese sanno effettivamente, anche un minimo, chi è stato e cosa abbia fatto.2 punti
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Mah....oggi Ho preso un giorno di ferie per andarci, non perché fossi lontano ma perché proprio me lo volevo gustare... E come quando attendi impazientemente una cosa più delude.. Come già mi ero lamentato anni fa per le mie tasche ci soni prezzi inaccessibili, si DicE ChE la repubblica non va più??? 10 lire 1950 in bb/SPL a 22 EURo... Ma dai... E il resto come sopra...E poi comunque a mio avviso poca scelta... La cosa che comunque mi ha un po colpito sono i soldi che girano!! Mai come oggi ho visto gente con rozzi (rotoli) di soldi (50 e 100 euro) che vengono presi fuori dalle tasche e si paga 200/300 euro cme se niente fosse.... Mi sembrava di vedere il Gioco delle tre carte.... Mi spiego?!?2 punti
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Salve doppiopunto. Per quanto vi siano delle differenze (ad esempio nella posizione della sigla P al diritto e nei raggi del sole al rovescio), queste non sono, a mio avviso, così imporanti da poter parlare di differenti tipologie. giudizio personale, sia chiaro2 punti
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La macchia sembra una saldatura . Per quanto riguarda il taglio liscio, secondo me è possibile, ma questo pezzo è troppo usurato per stabilirlo con certezza. Saluti.2 punti
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Esattamente, se si passa, e il passo non e' difficile, al branco, al bullismo numismatico, allo stalking sulle persone che magari si ritengono avverse, allora la numismatica nel suo insieme, nel suo apparire come comunità ha fallito ....non tanto come scienza ma come comunità civile ...e purtroppo qui sono le guide che la rappresentano che devono dare segnali e indicazioni improntate su principi di solidarietà e di etica di vita.2 punti
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Evento eccezionale! Non vedo l'ora di parteciparvi...2 punti
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Un microscopio io lo considererei quasi essenziale per tutti; innanzitutto per lo straordinario spettacolo dell'osservare le monete antiche "dentro" le superfici, come trovarsi su un pianeta sconosciuto. E osservare è già parte saliente del percorso dell'apprendimento. Oltre al godimento coi "superpoteri" dell'ingrandimento-magari su schermo, pur avendo un briciolo della tua esperienza Tinia, lo ritengo già utile per verificare alcuni punti critici per quanto riguarda la genuinità di una moneta, ad esempio fratture, sul tondello e sui bordi, trama di patine e concrezioni, lo scalino dei rilievi rispetto ai campi etc. Certo non lo uso appieno e molti elementi non dicono nulla a me, a te e ad alcuni altri del forum sicuramente di più. Anzi mi piacerebbe si parlasse di più dell'esame e dei confronti delle monete al microscopio e che si condividessero esperienze in tal senso. Ma non soltanto per la determinazione dell'autenticità o purtroppo constatare la severità di alcuni interventi al bulino... Ma anche per apprezzare tecniche di coniazione nei dettagli, evoluzione di patine e concrezioni, o tutti quegli altrimenti invisibili segni di vita vissuta che la moneta ha accumulato nei secoli...2 punti
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Dr. Busso Peus Nachfolger > Auction 423 Auction date: 7 November 2018 Lot number: 80 Pamphylien (Imitation, van Alfen Typ 4) Aspendos Obol 420/380 v. Chr. Gorgoneion / Kopf der Athena. SNG v. Aulock 4500; SNG BN 28-36. 0.85 g.; Feine Tönung Gutes sehr schön Reinigungskratzer im Revers Ex Auktion Naumann 55, 2017, 343. Estimate: 75 EUR2 punti
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Ragazzi, vi ammiro, non sò (anche se @margheludo ha provato a spiegarmelo) come possiate riuscire ad intravedere queste cose, intanto vi leggo con piacere e con la speranza di riuscire a migliorarmi2 punti
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Ottobre è da diversi anni il mese dedicato alla prevenzione dei difetti, disturbi e malattie oculari, tant’è che per tutto il mese migliaia di ottici optometristi in tutta Italia offrono gratuitamente controlli visivi per la prevenzione e la compensazione dei difetti visivi. Disturbi visivi, come la miopia o l'ambliopia, possono essere corretti in modo efficace e ridotti, utilizzando degli occhiali oppure, grazie al progresso della scienza in questo settore, intervenendo chirurgicamente con la microchirurgia laser. I progressi compiuti negli ultimi anni in campo oculistico hanno reso possibile eseguire gli interventi oculistici senza ricovero e riducendo notevolmente i tempi necessari per il completo recupero della funzione visiva. L’utilizzo di cristallini artificiali di ultima generazione (lenti accomodative) permette un rapido recupero della funzione visiva ed una indipendenza dall’uso di occhiali per lettura. Ma se, oggi, tutto questo è possibile lo si deve anche a Giovanni Battista Quadri (Foto 1), che fu il primo direttore della Clinica Reale di Oftalmiatria, ossia del primo reparto di Clinica Oculistica, inaugurata nel 1815 presso l'Università di Napoli. Nato il 12 settembre 1780 a Vicenza, da Domenico Quadri e Teresa Meneghi, fu, come si apprende dal relativo atto, battezzato Giovanni Battista Orazio Nicolò[1]; all’epoca per omaggiare i padrini si imponevano anche i loro nomi. A dodici anni, incline agli studi letterari, filosofici e delle belle arti, si distinse come compositore di versi e quando aveva sedici anni due suoi sonetti vennero pubblicati nel 1796 nel “Canzoniere per la monacazione di nobile donzella veneta[2]”: uno (Foto 2) nella parte prima di detto canzoniere e l’altro (Foto 3) nella parte seconda; per renderci conto del valore di tali componimenti si pensi che in tale canzoniere erano raccolti scritti di Vincenzo Monti (Alfonsine (RA), 19 febbraio 1754 – Milano, 13 ottobre 1828) di cui fu anche allievo, Ippolito Pindemonte (Verona, 13 novembre 1753 – Verona, 18 novembre 1828), Jacopo Vittorelli (Bassano del Grappa (VI), 10 novembre 1749 – Bassano del Grappa (VI), 12 giugno 1835), di un giovanissimo Ugo Foscolo (Zante (Grecia), 6 febbraio 1778 – Turnham Green (Londra), 10 settembre 1827), infatti è indicato, ancora, come Foscolo Nicolò Ugone, anche se dal 1795 preferiva farsi chiamare solo Ugo Foscolo. Il Quadri fin dall’adolescenza fu molto portato anche per il disegno, tanto che, in età adulta, potette corredare con illustrazioni disegnate di proprio pugno i trattati di chirurgia oculare da lui scritti (Foto 4). Sembra che si fosse dapprima laureato in Medicina all'Università di Pavia, ma anche che avesse studiato a Bologna Scienze naturali e Medicina. Poliedrico e curioso intraprese un viaggio a piedi, dati la penuria economica in cui versava, per gran parte dell’Italia e della Svizzera per compiere delle ricerche sulla classificazione di alcune piante e minerali. Conseguì poi la laurea in Chirurgia all'Università di Padova, dove si distinse come uno dei migliori allievi di Giovanni Battista Morgagni[3] (Forlì, 25 febbraio 1682 – Padova, 5 dicembre 1771), tanto da venire successivamente nominato professore di Chimica. Chiamato, nel 1805, ad insegnare alla cattedra di Anatomia e Chirurgia all'Università di Bologna, lo fece per nove anni. Nel 1807, mentre, grazie all'Illuminismo, si diffondeva velocemente la sanità pubblica, l'igiene della popolazione e delle città, sostenute e dirette dallo Stato che iniziava ad emanare adeguati provvedimenti per evitare pestilenze e disgrazie, il Quadri pubblicò a Bassano del Grappa (VI) la “Guida per gli studiosi dell’arte ostetricia”, a Milano la “Notizia intorno a una specie di fungo velenoso”, fungo da lui scoperto nella foresta Vallombrosa, posta sulle pendici sud del Pratomagno, nel territorio del comune di Reggello (FI) e non ancora classificato, e iniziò ad operare agli occhi con la tecnica appresa dal suo maestro Antonio Scarpa[4] (Motta di Livenza (TV), 19 maggio 1752 – Pavia, 31 ottobre 1832), favoreggiatore del metodo della depressione della cataratta. Il fallimento dei primi tre interventi di cataratta praticati con questa tecnica lo spinsero ad andare a Vienna per apprendere il metodo praticato da Georg Joseph Beer[5] (Vienna, 23 Dicembre 1763 – Vienna, 11 Aprile 1821) e a far pratica presso di lui. Tornato a Bologna, la fama internazionale del Quadri aumentò di continuo, così come il numero delle persone che volevano farsi operare agli occhi da lui, a tal punto che nel 1812 i suoi allievi lo omaggiarono di un incisione di un suo ritratto (Foto 1). Nell'ottobre 1814 il Quadri si trasferì a Napoli, all'Ospedale della Pace, per invito del conte Giuseppe Zurlo (Baranello (CB), 1759 – Napoli, 1828), Ministro dell'Interno del re di Napoli, Gioacchino Murat (nato Joaquin Murat-Jordy a Labastide-Fortunière (Francia), 25 marzo 1767 – Pizzo Calabro (VV), 13 ottobre 1815), e dopo soli due mesi gli fu affidata la Cattedra di Oftalmiatria con sede nell'Ospedale degli Incurabili di Napoli. Il 13 marzo del 1815 venne inaugurata a Napoli la Clinica Reale di Oftalmiatria, ossia il primo vero reparto di Clinica Oculistica in Italia, di cui fu direttore fino al giorno della sua morte, il 26 settembre 1851. L'Istituto, che in breve tempo divenne un punto di riferimento per tutta l’Italia meridionale, era collegata a una scuola volta, sul modello di quella esistente a Parigi[6], ad inserire i ciechi nella vita normale. Negli anni successivi la fama del Quadri, soprattutto nella cura della cataratta e nell’impianto di pupille artificiali, crebbe a tal punto da far giungere a Napoli pazienti provenienti dall’Inghilterra, dalla Russia, dalla Polonia, dalla Spagna, dall’Egitto e dall’America nonché chirurghi desiderosi di assistere ai suoi interventi e per tanto il Sotto-intendente del Distretto di Napoli richiese al Ministero dell'Interno l’istituzione di una Cattedra di Oftalmia presso l’Università di Napoli. Per la cura della cataratta, allora definita ecraxiologia, il Quadri iniziò a sostituire la tecnica della reclinatio lentis fino ad allora in voga con l’estrazione attraverso la sclerotica (oggi conosciuta come lensectomia via pars plana), che sostituì nel 1838 con il metodo della doppia depressione. Nel 1818, venne stampato il primo volume delle “Annotazioni pratiche sulle malattie degli occhi[7]” mentre il Quadri, in forma di lettera indirizzata al dottor Sommerville, descrisse “La cura del gozzo”. Da due lettere del Quadri inviate al Conte Leonardo Trissino (13 luglio 1780 - 12 aprile 1841), una del 17 e l’altra del 20 luglio del 1825, si sa che tornato da un soggiorno a Vicenza, fu costretto a trascorrere i primi quattro mesi del 1824 in Sicilia, per porre rimedio ad una oftalmia contagiosa che aveva colpito trecento soldati austriaci di stanza a Palermo: circa la metà dei militari “imperiali”, mandati in Sicilia per sedare i moti insurrezionali del 1820 – 1821, erano già irrimediabilmente ciechi e solo grazie al suo intervento si riuscì a salvare la vista della restante parte. Tale positivo impegno gli valse il plauso e l’approvazione delle autorità superiori, tanto napoletane quanto austriache, ma non mancarono le critiche e forse per addolcire le amarezze procurategli nel 1826 alcuni suoi allievi di medicina gli tributarono una medaglia per onorarlo e incaricarono Raffaele Barbagallo Fichera (Giarre (CT), 13 settembre 1801 – Giarre (CT), 25 settembre 1834), che proprio in quell’anno conseguì la laurea di medicina e chirurgia e divenne chirurgo ordinario dell'ospedale degli oftalmici di Napoli, essendo i suoi progressi nelle scienze mediche rapidi ed eccellenti, di scrivere una memoria illustrante il significato della medaglia e delle iscrizioni prescelte, le opere, i meriti e una breve biografia del Quadri, stampata dalla tipografia C Cattaneo di Napoli (Foto 5). Dall’osservazione dei disegni allegati alla detta memoria si apprende che la medaglia al dritto riporta la leggenda “IO. BAT. QVADRIO. AVDITORES. AMICIQVE. VICENTIAE. N. AN. 1780” in circolo, partendo da sotto della base del collo di schiena e terminante sotto la punta della base del collo di faccia, intorno alla testa di profilo rivolta a destra, con sotto la scritta “V. CATENACCI F.” sempre in circolo in linea con la leggenda, ma con caratteri molto più piccoli. Al retro è presente la leggenda “Ophtal / miatrorum / omnis aevi / facile principi / Neap. 1826”; la leggenda è racchiusa in una cornice circolare costituita da due serpenti le cui code s’intrecciano nelle parte bassa della stessa intrecciati, mentre in alto fra le teste dei serpenti è presente un occhio sul quale è rappresentata l’apertura della pupilla artificiale. Così è la medaglia in piombo del diametro di 40 mm facente parte della Collezione Francesco di Rauso (Foto 6), anche se confrontando il dritto della medaglia fisica con il disegno si nota che la scritta è in caratteri più esili e con un’estensione in circolo minore, infatti inizia alla base del collo di schiena e termina prima della punta del collo. La medaglia descritta immediatamente prima è classificata al numero 910 del catalogo “Medicina in nummis: Katalog der Sammlung Dr. Josef Brettauer” di Eduard Holzmair, edito dalla Selbstverl nel 1937; in esso si legge che ha un diametro di mm. 40 ed è firmata dal Catenacci. Nel giugno del 1827 venne offerto al Re delle Due Sicilie Francesco I (Francesco Gennaro Giuseppe Saverio Giovanni Battista; Napoli, 19 agosto 1777 – Napoli, 8 novembre 1830) un esemplare della medaglia accompagnata da una copia della memoria scritta dal Barbagallo. Un esemplare in bronzo e con diametro di 40 mm di tale medaglia era nella collezione del dottor Giovanni Bovi (1904 - 1984), medico e grande studioso numismatico, che nell’articolo “Le medaglie degli Uomini illustri” edito nel “Bollettino del Circolo Numismatico Napoletano” del periodo Gennaio - Dicembre 1962 Anno XLVII, scrisse: “Dirò, anzitutto, che nella serie delle medaglie degli uomini illustri si pone la medaglia battuta in onore dell’oculista Giovan Battista Quadri; ciò non è giusto, non certo perché il Quadri non si debba considerare illustre, ma perché battuta anteriormente e indipendentemente da quelle della serie”. Dopo di che descrive la medaglia della sua collezione, che ha le stesse effigi di quella nella Collezione di Francesco di Rauso (Foto 6). La medaglia in studio non può essere ascritta alla “serie di medaglie borboniche degli uomini illustri delle Due Sicilie, coniate a Napoli” in quanto risale al 1829 il progetto di Lorenzo Taglioni di coniare 120 medaglie effigianti uomini illustri di Napoli e di Sicilia come oratori, poeti, matematici, politici, filosofi, giurisperiti teologi, fisici ecc.: il primo saggio effigiante da una parte Torquato Tasso e dall’altra una lira circondata da due rami di alloro intrecciati nella parte bassa e terminanti sui bracci della lira era stato coniato nell’estate del 1829 col torchio di sua proprietà acquistato in Francia circa otto anni prima per la sua fabbrica di bottoni, ma solo in seguito a dei controlli, tramutatisi in appoggio dopo averne constatato la buona fede ed intenzione, del Reggente Generale dell’Amministrazione delle monete Prospero De Rosa, il Taglioni ottenne il beneplacito di Sua Maestà di coniare le dette medaglie sempre dopo però aver sottoposto alle autorità i disegni per l’approvazione. La coniazione ufficiale avvenne tra il 1830 e il 1834 e avvenne solo per 17 personaggi[8]. Alcuni esemplari di tale serie recano nella leggenda la “L.TAGLIONI CON.NEAP.” sotto il taglio del busto, ma altri sono senza la scritta “L.TAGLIONI CON.NEAP”. Si può supporre che gli esemplari privi di detta scritta siano stati coniati per primi. Ma torniamo alle medaglie del Quadri. La medaglia custodita dagli eredi del Quadri (Foto 6) presenta un’effige diversa: il volto è sempre di profilo e guarda a destra, ma di dimensioni minori e il collo è tagliato più verso la testa; la fronte è meno coperta dai capelli che sono più corti; la leggenda “OPHTAL MIATRORUM OMNIS AEVI FACILE PRINCIPI NAPOLI 1826” è in circolo iniziando alla base del collo di schiena e terminando prima della base del collo di faccia. Di detta medaglia lo scrivente non conosce né le dimensioni né il materiale con cui è realizzata né il retro. La diversità delle medaglie è spiegabile in quanto allora ai privati era consentito far coniare medaglie purché non nella Regia Zecca, ma dopo aver avuto il beneplacito delle autorità al fine di evitare medaglie con figure scandalose, con segni simbolici e con leggende non convenienti al Governo. Inoltre grazie all’attento e meticoloso studio del dott. Giovanni Bovi[9] apprendiamo che al Re Francesco I pervennero due suppliche per coniare quattro o cinque medaglie in oro ed altre in argento col fine di venderle e che era stato dato all’incisore Vincenzo Catenacci (Napoli 1786 - Napoli 1855), primo incisore dei "diritti"[10] alla Zecca di Napoli dal 1829, il permesso di incidere i conii, ma di non realizzarla nella Regia Zecca. L’esemplare in piombo, pertanto, potrebbe appartenere alla successiva produzione richiesta dagli studenti del Quadri “per poterne ricavare qualche profitto”, e con buona probabilità trattasi di una prova di conio data l’esistenza dell’esemplare in bronzo oggetto dello studio del Bovi nonché facente parte della sua collezione (Foto 6). Nel decennio dal 1840 al 1850 il Quadri fu nominato decano della Facoltà di Medicina della Regia Università di Napoli. La Clinica diretta da Quadri divenne un esempio da seguire, tant’è che nel 1841 il Granduca di Toscana ne avviò una simile a Firenze mentre il Re delle Due Sicilie ne avviò una a Palermo e un'altra a Catania, la cui direzione fu data a due allievi del Quadri, Socrate Pollara, che fu uno degli studenti della clinica di oftalmiatria che gli tributarono la medaglia, ed un tal Mascari[11]. Nel 1842 illustrò all'Accademia Reale di Parigi il metodo della doppia depressione da lui inventato ed utilizzato per la cura della cataratta. La relazione molto apprezzata fu data alle stampe a Parigi nel 1845. Nel 1848 lesse all’Academia delle Scienze di Napoli la Memoria sopra un nuovo istrumento inventato ed usato per fermare con maggiore facilità la pupilla artificiale[12]: realizzava con le proprie mani anche gli strumenti chirurgici necessari per eseguire le tecniche di operazione che con il tempo andava sperimentando. Sempre nel 1848 nel Regno delle Due Sicilie scoppiarono delle insurrezioni popolari (i moti di Palermo del 12 gennaio, quelli di Napoli del 15 maggio) e il Quadri dipinse 15 acquerelli ritraenti le insurrezioni di Napoli; così con la repressione dei moti rivoluzionari, il medico vicentino venne destituito dall'insegnamento e dalla direzione della Clinica oftamiatrica e fu accusato di simpatie liberali e rivoluzionarie. Nel giugno 1850, grazie anche all'intervento di Antonio Scarpa (Motta di Livenza, 19 maggio 1752 – Pavia, 31 ottobre 1832), suo maestro in passato, il Quadri venne reintegrato nella direzione della Clinica. Nonostante le incomprensioni e le critiche politiche, la sua fama di valente oculista non venne mai oscurata tanto che, alla sua morte, avvenuta in seguito ad una grave dissenteria, il 26 settembre 1851, alle celebrazioni funebri videro la partecipazione di moltissima gente e di notabili e il commendatore Bernardo Quaranta tenne un commovente e profondo encomio funebre dato nel 1852 alle stampe della Tiporafia del Filiatre – Sebezio di Napoli col titolo “Discorso funebre in morte del prof Giovambattista Quadri”. Il Quadri, nonostante la sua grande fama, ebbe nella gestione ospedaliera sempre difficoltà economiche data l’avversione al servilismo amministrativo e gerarchico. Per la fama raggiunta da chirurgo, scienziato, e letterato, la sua città natale, Vicenza ha intitolato a Giovan Battista Quadri una strada e il liceo scientifico inaugurato nel 1972. Bibliografia · Armone Caruso Arturo & Del Prete Antonio, Nascita dell'Oculistica Campana, Napoli, Giannini ed., 2005, pp. 1 – 319 · AA.VV., Giovanni Battista Quadri: Ridar vita agli occhi perduti, Edizioni Egida, Vicenza, 1993, 143 p.. · Barbagallo Fichera Raffaele, Omaggio di una medaglia tributato dagli studenti di Medicina al loro insigne Maestro signor Gio. Batista Quadri, Tip. C. Cataneo, Napoli, 1826, pp. 1 – 35. · Botti Gabriella, Da ospedale-ricovero a ospedale clinico: il Collegio medico-cerusico degli Incurabili di Napoli, in Povertà e beneficenza tra Rivoluzione e Restaurazione, a cura di G. Botti, L. Guidi, L. Valenzi, Napoli 1990. · Bovi Giovanni, Le medaglie degli Uomini illustri, nel Bollettino del Circolo Numismatico Napoletano Anno XLVII Gennaio - Dicembre 1962. · Catenacci Vincenzo - lorioli.it www.lorioli.it/medaglisti/dalla-a-alla-c/493-catenacci-vincenzo · Comitato Storico Siciliano: Storia di Raffaele Barbagallo Fichera ... comitatosiciliano.blogspot.com/2009/08/storia-di-raffaele-barbagallo-fichera.html · di Rauso Francesco, La serie di medaglie borboniche degli uomini illustri delle Due Sicilie coniata a Napoli, in Panorama Numismatico, https://www.panorama-numismatico.com/.../La-serie-di-medaglie-borboniche-degli-u... · Gabriele Davide Maria e Cutolo Angelo, Giovan Battista Quadri vita e medaglie dell’uomo che ridiede la vista al popolo, in Panorama Numismatico 09/2015, p.p. 47 – 53. · Doria Gino, Il Quindici Maggio. Cronaca iconografica del ‘48 a Napoli in XII acquerelli inediti di G. B. Quadri, Philobiblon, Napoli 1949. · Quaranta Bernardo, Discorso funebre in morte del prof Giovambattista Quadri, Tip. del Filiatre-Sebezio, Napoli, 1852. · Virnicchi Tommaso, Negrologia del professor Giovan Battista Quadri, Napoli 1851. · Zazo Alfredo, L’ultimo periodo borbonico, in Storia dell’Università di Napoli, Napoli 1924. [1] Archivio della Curia Vescovile di Vicenza – registri parrocchiali della Cattedrale 37/1203 A. [2] La nobile donzella in questione era Maria Toderini [3] Medico, anatomista e patologo italiano, chiamato in Europa "Sua Maestà anatomica", venne considerato il fondatore dell'anatomia patologica nella sua forma contemporanea. [4] Il suo lavoro nel campo dell'anatomia fu tanto rilevante che diverse parti del corpo umano sono chiamate col suo nome. [5] Divenuto libero docente nel 1803, tenne dal 1818 la prima cattedra di oftalmologia della storia presso l'università di Vienna. Elaborò un metodo per l'operazione della cataratta, detto appunto metodo Beer. [6] Nel 1818 l’Imperatore d’Austria Francesco I chiese una relazione sull’Ordinamento della Clinica, intendendo realizzarne una simile a Vienna, che effettivamente venne istituita l’anno successivo, sotto la direzione del prof. Georg Joseph Beer, che era stato maestro del Quadri. [7] L’opera consta complessivamente di quattro volumi; il secondo, il terzo ed il quarto verranno rispettivamente stampati nel 1825, 1827 e 1830 e una copia di ciascuno di essi è custodita presso la Biblioteca Bertoliana di Vicenza, e un’altra presso la Biblioteca Vaticana. [8] Di seguito si elencano i17 uomini illustri effigiati in tale serie, dando notizia del merito e della data di approvazione di Sua Maestà: Torquato Tasso (Sorrento, 11 marzo 1544 – Roma, 25 aprile 1595), poeta, scrittore e drammaturgo, 20 Gennaio 1830; Pietro Novelli, detto il monrealese, (Monreale (PA), 2 marzo 1603 – Palermo, 27 agosto 1647), pittore e architetto, 20 Gennaio 1830; Marco Tullio Cicerone (Arpino (FR), 3 gennaio 106 a.C. – Formia (LT), 7 dicembre 43 a.C.), avvocato, politico, scrittore, oratore e filosofo romano, 20 Gennaio 1830; Publio Ovidio Nasone (Sulmona (AQ), 20 marzo 43 a.C. – Tomi (oggi Costanza - Romania), 17 o 18), poeta romano, 20 Gennaio 1830; Archimede (Siracusa, 287 a.C. circa – Siracusa, 212 a.C.), matematico, fisico e inventore siracusano, siceliota, 3 Agosto 1830; Flavio Gioia (Amalfi (SA) o Positano (SA) il XIII e il XIV – forse inesistente), inventore e navigatore, 3 Agosto 1830; Marco Vitruvio Pollione (Formia (LT) 80 a.C. circa – dopo il 15 a.C.), architetto e scrittore romano, 3 Agosto 1830; San Tommaso d’Aquino (Roccasecca (FR), 1225 – Abbazia di Fossanova (FR), 7 marzo 1274), - frate domenicano -, teologo, filosofo e accademico italiano esponente della Scolastica, definito Doctor Angelicus dai suoi contemporanei, 8 Agosto 1830; Gian Lorenzo Bernini (Napoli, 7 dicembre 1598 – Roma, 28 novembre 1680), scultore, urbanista, architetto, pittore, scenografo e commediografo, 14 Gennaio 1832; Francesco Maurolico (Messina, 16 settembre 1494 – Messina, 22 luglio 1575), matematico, astronomo e storico, 14 Gennaio 1832; Cario Mario ossia Gaio Mario (Cereatae, Arpinum (FR), 157 a.C. – Roma, 13 gennaio 86 a.C.), militare e politico romano, per sette volte console della Repubblica romana, 14 Gennaio 1832; Alcmeone (Crotone, 516 a.C. – V sec. a.C.), medico e filosofo greco antico, 14 Gennaio 1832; Antonio Genovesi (Castiglione (oggi Castiglione del Genovesi) (SA), 1º novembre 1713 – Napoli, 22 settembre 1769) - sacerdote -, scrittore, filosofo, economista, 12 Febbraio 1834; Alessandro d’Alessandro o Alessandri, (Napoli, 1461 – Roma, 1523), umanista e giurista, 12 Febbraio 1834; Trotula de Ruggiero, conosciuto anche con il nome di Trottula, Trotta, Trocta o Troctula (Salerno, XI secolo), medico della scuola medica salernitana, 12 Febbraio 1834; Giovanni Meli (Palermo, 6 marzo 1740 – Palermo, 20 dicembre 1815), poeta e drammaturgo, 12 Febbraio 1834; Giuseppe Gioeni d'Angiò (Catania, 12 maggio 1743 – Catania, 6 dicembre 1822), naturalista e vulcanologo, 12 Febbraio 1834. [9] Bovi Giovanni, Le medaglie degli Uomini illustri” nel “Bollettino del Circolo Numismatico Napoletano” Anno XLVII Gennaio - Dicembre 1962. [10] La Regia Zecca di Napoli a quel tempo prevedeva un direttore, due incisori per i "ritti" e due per i "rovesci", un aiutante incisore e quattro alunni. [11] Vedi De Crecchio Giuseppe, “Nascita della moderna Oculistica Campana”, in Arturo Armone Caruso & Antonio Del Prete (a cura di), La nascita dell'Oculistica Campana, Giannini Ed., Napoli, 2005, pp. 129 – 135. [12] Una copia è conservata nella biblioteca dell’Accademia Pontaniana di Napoli.2 punti
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Io comunque ci sono e se qualcuno passa al tavolo della Numismatica Felsinea gli offro volentieri il caffè. Quanto poi al fatto che manchino personaggi di rilevo non so che dire ma a parte Verona dove ci sono anche stranieri Bologna resta tra i convegni migliori. Che poi una volta fosse meglio è un altro discorso e vale per tutti i convegni2 punti
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cari @quattrino e @Illyricum65 avendo fatto una verifica posso dire che Romolo è escluso certamente per le questioni stilistiche relative al busto, che è sempre più piccolo e allungato come ricordavo Nepote è l'attribuzione più accreditata per la posizione delle lettere, in alto a ore 10/11 pare potersi vedere la tipica N schiacciata e poi la E quadrata Basilisco non può essere escluso in assoluto perché il busto è quasi identico a quello di Nepote anche se la S di norma scende rispetto alla linea di legenda, e qua non se ne vede traccia per me è Nepote senza grossissimi dubbi2 punti
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Abbiamo solo un problema: un conio non si può reincidere e riportarlo allo stato originario perché si dovrebbe lavorare in addizione di metallo e non in sottrazione ( la reincisione, appunto) l esemplare 9 è solo una moneta che ha subito un tentativo di riparazione in tempi moderni con asportazione parziale del metallo in più derivante dalla rottura del conio in antico. Idem sulla moneta NAC in cui l’intervento è stato più completo e accurato.2 punti
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Buonasera a tutti! Ci sono informazioni relative ai 10 centesimi Slovenia 2018, quest'anno li hanno immessi per la circolazione? Li ho appena trovati in circolazione... Grazie a tutti in anticipo per qualsiasi informazione.1 punto
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@Zenzero una "C (T)" con vertice superiore appiattito e prolungato a mo di apostrofo ( abbreviazione ).1 punto
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taglio 2 euro cc TDR paese Grecia anno 2007 tiratura 3.978.549 condizioni bb città Milano1 punto
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DE GREGE EPICURI Desidero mostrarvi questo bronzo di Cesarea di Cappadocia, che proviene (come altri pezzi che vi sto mostrando) dalle monete del veronese Fornoni, commerciante morto alcuni anni fa. Pesa 8,4 g. e misura 19-20 mm. Al D un ritratto a destra, che dovrebbe (al 99%) essere quello di M.Aurelio; all'inizio avevo avuto un dubbio su Lucio Vero. Si legge: AUTOKPAK.. Al rov. c'è il Monte Argeo, con scritta circolare poco leggibile: ΑΙΟΑΡΘ.. In esergo la data: STI o STgamma. Non l'ho ancora cercata nel RPC on line... Nella collezione Lindgren è al n. 1712.1 punto
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Ciao @avgvstvs anche questo è secondo me della stessa "razza" peccato per la martellata proprio sulla T , in quasi tutti gli esemplari osservati la "A" di IMPERATOR cade a ore 5 ed è molto appiattita (vedi foto che segue ed il raffronto con l'altro esemplare) poi, per chi volesse "cacciarli" in rete, mettiamoci anche la forma squadrata sia del Tondello che del cerchio interno che racchiude il monogramma e ci metterei anche la forma ad ali di gabbiano delle "V" di VVLT anche se non sempre, oltre alla R con piede ad arco . Ciao @Zenzero stiamo parlando di probabili denari coniata a Volterra e quel segnetto al centro del cerchietto rosso, come suggerito da @avgvstvs sarebbe il segno di abbreviazione del nome della città e in concreto si traduce in un escrescenza nel "vertice" superiore della "C"(T) che risulta pure appiattito.1 punto
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Come ogni altro ambito della vita, la numismatica deve essere governata da principi etici altrimenti la conoscenza in questo ambito si trasforma in prevaricazione, in bullismo numismatico...1 punto
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@El Chupacabra ?? Mai visto un 50 C. rigato cosi bello. Belli i rilievi, bellissimo il contorno e anche la patina gli conferisce fascino!1 punto
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Abbiamo fatto circa 9 anni di esercizio, @Zenzero :D Scherzi a parte, essendo una moneta molto diffusa basta cominciare a guardare le foto che si trovano copiosamente in Rete. Si può cominciare proprio da questa discussione, dove in molti casi accanto all'immagine originale sono presenti anche le possibili letture.1 punto
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Mario, la sala è molto bella. Complimenti per la scelta!1 punto
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nelle citazioni relative al pezzo, hanno omesso il RIC X... che dice, pp 211-212 "un terzo esemplare falso utilizza un retro basato su conii di un semisse di Antiochia di Costanzo II " che sia questa1 punto
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Esattamente, la variante è questa; non sono a conoscenza di esemplari senza la P sotto al busto. Se esistono sono sicuramente rarissimi, ma le due varianti principali sono riferibili alla posizione della P. Quella con la P più spostata a sinistra è molto probabilmente più rara; da una ricerca veloce su coinarchives ne ho reperiti 4 passaggi su 38 complessivi (ergo 34 con la P più a destra)1 punto
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Tra un post e l'altro, è trascorso un anno da quando, quasi casualmente, sono entrato a far parte di questa splendida comunità di numismatici e divulgatori, studiosi e scrittori. Un grazie di cuore a tutti. Priamo P.S. I curatori mi perdoneranno se ho scritto il mio ringraziamento in questa sezione, ma è proprio da qui che è nata la mia esperienza in questo Forum.1 punto
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Buongiorno Lukas, come potemmo fare commenti negativi di fronte ad una piastra così ben conservata? Ne passano tantissime sulla rete ma quasi mai cosi ben conservate e questa sembra abbia circolato pochissimo. Ottimo acquisto, complimenti vivissimi. Se proprio vuoi un parere negativo/costruttivo, direi che devi scattare le foto tenendo la moneta parallela alla lente dell'obiettivo, queste foto sono inclinate, quindi non possiamo apprezzare pienamente la bellezza di questo tondello. Come classificazione azzarderei un SPL+ o SPL/FDC, ma attendi anche i pareri dei "luminari borbonici". Saluti Silver1 punto
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Allora come anticipato nell'altra discussione provvedo ad allegare i miei "cavalli" 1 pfennig Brunswick 1851. 5 schilling 1966 Austria1 punto
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@avgvstvsQuesta è tosta, in attesa di studiarla meglio mi è caduto l'occhio su quel piccolo particolare al centro del cerchietto rosso, particolare che te conosci molto bene avendocene brillantemente svelato la natura, .......o sono fuori strada?1 punto
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taglio 50 cent paese San Marino anno 2007 tiratura 390.000 condizioni bb città Milano taglio 50 cent paese San Marino anno 2013 tiratura 182.000 condizioni bb città Milano taglio 50 cent paese San Marino anno 2014 tiratura 762.275 condizioni bb città Milano1 punto
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Guarda che tutti hanno capito benissimo cosa hai scritto e infatti più di uno ha chiarito che quanto da te riportato era errato. Quando poi dici di vendere a peso monete d'oro di interesse numismatico sarebbe interessante capire di cosa si tratta perché vendere a peso monete numismatiche è una emerita cavol..... e comprarle al 30% in meno come dicevi tu è un furto. Comunque se tutti hanno capito in un senso quanto da te scritto ti dovrebbe fare venire il dubbio perlomeno di esserti espresso male o siamo tutti noi che non capiamo nulla e mistifichiamo tutto ?1 punto
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Anche a me arrivata poco fa! Davvero soddisfatto, speriamo mantengano questo andamento per le prossime emissioni.1 punto
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Ciao. La sentenza del T.A.R. Roma, sez. II quater, è la n. 9826/2018 pubblicata il 9.10.2018. In allegato ne posto il testo integrale, reperibile sul sito della Giustizia amministrativa. Saluti. M. TAR Roma sent. n. 9826:2018 del 9.10.2018.pdf1 punto
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Per quanto riguarda "l'obbligare" in un modo o nell'altro i neo-iscritti a legggere il regolamento, devo purtroppo concordare con @Legio II Italica sarebbe come obbligarli a leggere i 10 Comandamenti...tutti li hanno letti, ma per il resto... Mi piace molto invece l'idea di @nikita_ una scritta, magari non tanto da aggiungere alla risposta a un maleducato, ma che compaia per tutti, fissa o lampeggiante per alcuni secondi, ogni volta che si inizia una nuova discussione nelle sezioni di identificazione e valutazione. Secondo me varrebbe la pena appprofondire il discorso, facendo presente l'idea anche a @Reficul petronius1 punto
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Dire "Buongiorno - per favore - grazie" quando si entra in un ambiente e si fa una richiesta non è che riguardi solo lamoneta, è la base dell'educazione per il vivere civile, anche dal gommista o dall'ortolano1 punto
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