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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 09/26/18 in tutte le aree

  1. Ma poiché non può farlo fino al raggiungimento dei 100 messaggi, ho provveduto a editare titolo e post, che altrimenti sarebbe rimasto, di fatto, un annuncio petronius
    4 punti
  2. A suo tempo si pensò di aprire una discussione apposita per svelare i "segreti" celati dietro ogni immagine degl'euro, purtroppo non ci furono molti utenti coinvolti, perchè comunque il forum non dovrebbe essere fatto di pochi "scrittori" e molti lettori, ma a volte alcune discussioni dovrebbe essere prese un po' più in considerazione e spronarci un po' tutti a curiosare su ciò che possano "significare" determinate monete. Io ci provo, rimetto il link della discussione in questione che si trova comunque in bella vista tra i topic importanti nella sezione euro "monete a circolazione ordinaria". Nessuno si offenderà se qualcuno nuovo abbia voglia di buttare giù qualche riga che avremmo tutti il piacere di leggere. P.s: penso che questa discussione @dabbene non la conosca, ma immagino che sia pane per i suoi denti, c'è cultura, storia e divulgazione!
    3 punti
  3. Certo una bella idea quella di avere una conferenza con tema Euro, in tutte le salse da quelle per la circolazione a quelle per soli collezionisti nei metalli classici di oro e argento per non parlare dei nuovi come il Niobio, insomma ci sarebbe tanto da raccontare anche su queste nuove monete che circolano in Europa. Ogni moneta ha sicuramente tanto da raccontare, le immaggini impresse possono non piacere o piacere, ma il significato di queste monete guarda sicuramente molto più lontano. Ad esempio una delle monete che forse si vedono di più in circolazione sono i 20 cent Astria, apparentemente una moneta con un immaggine di un cancello aperto, non spettacolare che non attrae molto l'attenzione, invece se si scorge meglio da dietro quel cancello si vede un immaggine di un palazzo che è una vera meraviglia. ecco cosa si trova oltre la visuale del cancello aperto. Il Schloss(Castello) Belvedere dove in uno splendido palazzo sono contenuti splendidi capolavori.
    3 punti
  4. La moneta segnalata da @VALTERI è di grande interesse a motivo della singolare tipologia nonché per la rarità dei pezzi. Allo stato attuale della documentazione credo che si possano censire appena 4 esemplari: 1. Attianese (Kroton. Ex Nummis Historia, 1992, n. 92), gr. 1,40 2. NAC AG 18, 2000, 50 (ex Elsen 210, 2000, 12), gr. 1,29 3. Nomos 17, 2018, 22 (from the Vineyard Collection, ex Leu 72, 1998, 44), gr. 1,23 4. BMC 59 (= Rutter, HN, 2126), gr. 1,08 Attianese 1992, 92 NAC AG 18, 2000, 50 (ex Elsen 210, 2000, 12) Nomos 17, 2018, 22 (from the Vineyard Collection, ex Leu 72, 1998, 44) BMC 59 L’esemplare illustrato da Attianese risulta privo di dati provenienza ed erroneamente identificato come diobolo anziché triobolo (p.m. gr. 1,25), definizione, quest’ultima, preferibile anche quella di “hemidrachm” adoperata dai compilatori di Nomos, tenuto conto della partizione ternaria dello statere adottata da Crotone. Alquanto anomalo risulta inoltre il peso (gr. 3,60!) di un esemplare di ignota provenienza segnalato in modo sommario e privo di riproduzione fotografica dallo stesso Attianese (Calabria Greca, n. 373). Gli ess. noti sembrerebbero battuti da un’unica coppia di coni; si trattò, pertanto, di una coniazione di breve durata, elemento che complica non poco un’eventuale collocazione cronologica. Rutter propone un generico inquadramento al 525-475 a.C., inserendo l’esemplare all'interno del gruppo di divisionali a doppia tipologia studiati da Kraay (SM 8, 1958, 99-102). Mi pare tuttavia interessante che l’iconografia del tripode adottata richiami proprio uno di questi divisionali (R/: granchio) per la presenza dei serpenti tra i sostegni del lebete, dettaglio che non si riscontra sulle altre frazioni. G&M 200, 2011, 1154 Per quanto concerne il tipo del R/ (kantharos) il richiamo è agli stateri ascrivibili al momento iniziale della coniazione a doppio rilievo (ca. 430). Artemide, 37E, 2017, 73
    3 punti
  5. Sarebbe bello avere una serie Italiana dedicata ai castelli, propio come quella filatelica, alle volte anche dalle monete false o meglio inventate si potrebbero trarre degli spunti per la realizzazione di una serie che sicurmente con gli anni diventerebbe spettacolare come quella filatelica. L'euro è si una moneta giovane che non ha bisogno di moltissima conoscenza per essere collezionata, non è difficile rintracciare monete tutte diverse che circolano, ma invece l'eucollezione aiuta anche l'integrazione tra i vari paesi dell'eurozona, infatti collezionarle vuol dire anche scoprire nuove culture e nuovi posti o nuovi bellezze artistiche e tantissime commemorazioni che fanno conoscere meglio tutti i Paesi, ed anche noi con le nostre commemorative facciamo conoscere l'italia agli altri, non solo per la pizza e la pasta, ma anche per la Cattedrale di San Marco, la nostra costituzione, Milano EXPO 2015 e Verdi, Dante, Pascoli e Cavour, insomma le monete non servono solo per collezionare ma anche per farsi conoscere dagli altri, perche fatta l'UE bisogna ancora fare i cittadini di questa UE, proprio come circa 150 anni fà fatta l'Italia bisognava fare gli Italiani, un ottimo mezzo è la moneta, che come nel periodo Romano era il miglio mezzo di comunicazione per fare in modo che il messaggio ed il volto dell'Imperatore giungessero in ogni parte dell'Impero, ed oggi i messaggi delle monete commemorative e non vogliono raggiungere tutti i cittadini che queste monete le usano. Qundi collezionare euro non è solo mettere in fila un numero sempre crescente di monte più o meno costose o rare, ma un insieme di messaggio culturale ed integrativo, oltre al piacere di avere delle monete che ormai stanno facendo la storia monetaria, visto che dal 2002 in 16 anni sono state coniate per la circolazione circa 706 monete nei vari tagli, una quantità ormai rilevante che sicuramente andra a crescere ancor di più nel futuro se poi dovessero unirsi ancora altri Paesi all'Eurozona, insomma non bisogna sottovalutare la collezione di Euro monete, che non è utile solo ad avvicinare neofiti alla numismatica, ma crea sicuramente piacere al collezionista. La letteratura sulla monetazione in questine è molto scarna e dopo un bum iniziale per l'introduzione della nuova valuta nel 2002 non si trovano molte informazioni in riviste specializzate se non piccoli articoli, ho invece trovato bello l'intervento fatto nel primo Convegno di Parma, la numismatica e i Giovani, dove @Tm_NPZ ha fatto un ottimo intervento sulla monetazione commemorativa dei 2 euro. Sicuramente ci vorrebbe un maggiore interesse culturale e non solo commerciale, come avviene oggi. Comunque il mio parere e che il collezionismo numismatico è bello perchè non vincolato a nulla, ogni persona può creare la sua collezione in base alle propie possibiltà economiche o alle propie passioni o ai propri piaceri personali, libertà e piacere puro questo è collezionare, questo è la numismatica, libertà e piacere.
    3 punti
  6. Io condivido con Voi questa Piastra del 1856 con leone a 9 zampe, altro che piovra...
    3 punti
  7. Questa vignetta però la inserisco in questo settore del forum, mi sembra il posto giusto le altre della raccolta si trovano in piazzetta, ne troverete un bel po sulla monetazione USA https://www.lamoneta.it/topic/128335-raccolta-vignette-numismatiche/?page=5&tab=comments#comment-1940317 ______________________________________________________ Sono presenti tre diversi quarter dollar USA. la "draped bust" (1796-1807) - busto drappeggiato - (la nonna raffigurata nel quadro) la "seated liberty" (1838-1891) - la libertà seduta - e la "standing liberty" (1916-1930) - la libertà in piedi - Sei stanca?! Divertente! Sono io quella che è stata in piedi tutto il giorno!
    2 punti
  8. Buongiorno, in questi giorni mentre monitoravo i passaggi sulla Baia di esemplari costantiniani provenienti dalla zecca di Londinium ho incrociato questo esemplare. Busto maschile velato e diademato rivolto a destra / Imperatore in abito militari rivolto a destra reggente lancia e globo. Si tratta di una moneta postuma emessa in onore di Costantino attorno al 337-340 d.C. non molto comune: la serie DIVO CONSTANTINO P / AETERNA PIETAS viene data generalmente R/R2 dal RIC ma la mia sensazione è più per un R2 pieno. Per questo motivo la posto per proporne la visione a chi non la conoscesse. Si tratta di una emissione di diametro ridotto (range 14-16 mm) ed emessa da zecche galliche. Treveri, Lugdunum e Arelate. Le prime due propongono una croce o un chi-rho a rovescio, l’ultima in genere una lettera X o N. Quella proposta in apertura mi pare presenti un chi-rho in campo destro che assieme alla presenza del diadema la fa catalogare come RIC VIII Lugdunum 1, PLG in exe (non visibile), rating Scarce (è la più comune della serie, quindi altre due lionnesi con R). Ciao Illyricum
    2 punti
  9. Onestamente non la ricordavo e hai fatto benissimo a ricordarla, personalmente da quel poco che vedo, ma riprometto di leggerla attentamente, intravedo grandi potenzialità anche se poi so che nel momento che si esce dal commerciale l’attenzione svanisce e resistono quelli che hanno la forza da monologo. Stranamente vedo invece grandi analogie in una splendida discussione tenuta dal grande @King John in monete greche che mi permetto di segnalare ma farei altrettanto per @eracle62 sempre attento a queste discussioni. In fondo cosa fa king john lo stesso che fate voi abbina una moneta all’immagine e fa vedere le relazioni, trovo fantastica quella discussione che seguo tutti i giorni penso che si possa commentarle o anche riprendere alcune di queste monete e pur non essendo un esperto di euro indubbiamente le iconografie fanno le monete, vediamo se si riesce a rilanciarla ....in fondo vedete che Monete antichissime e recenti hanno poi un filo conduttore comune che sono le immagini, i simboli, i messaggi ...
    2 punti
  10. NO..... il conio è lo stesso e la foto che allego del dritto ANS e KUNKER lo confermano , hanno alcuni dettagli che gli danno la stessa paternità. Come vedi, tra il piede sinistro di Poseidone , poggia in un esergo con perline. Sul piano si evidenzia una striatura in verticale , dovuta a un colpo accidentale , o solco dovuto alla lucidatura con abrasivi sul piano del conio, riproducendo questa linea in positivo verticale.. Cosi pure il drappeggio poggiato sul braccio sinistro. In merito all'etnico....... da restauratore posso pensare ( da questa foto) che , ho non è stata pulita per bene e che ancora ci sarebbe da scrostare bene i fondi ( visto l'effetto ottico ) probabilmente gli ossidi coprono ancora tanti punti della moneta. O una cattiva pulitura, hanno scrostato ed asportato parti dei piani. Per mia esperienza , opto per la prima.
    2 punti
  11. << WannaCry esige che paghiamo un riscatto di 300$ in bitcoin. >> .. << Cos'è WannaCry? >> .. << Cos'è un bitcoin? >> Per chi non sapesse la risposta alla prima domanda : https://it.m.wikipedia.org/wiki/WannaCry
    2 punti
  12. Sì, come già detto da @apulian Questa è la seconda banconota (di sole due), firmata da Funk L'altra risale a prima della guerra, ed è decisamente più accattivante, ma entrò in circolazione solo all'inizio del 1945, a causa di un problema con l'etnia della ragazza, che sarebbe stata austriaca anziché tedesca Quanto ai numeri di serie, il catalogo di banconote tedesche in mio possesso, risalente però a quanche anno fa, valuta leggermente di più la banconota con 7 numeri di serie, che quindi, pur rimanendo sostanzialmente comune, sarebbe un po' più rara di quella con 8. petronius
    2 punti
  13. @nikita_ per rimanere in tema anatomico, senza volere offendere nessuno, io semmai riterrei che molti problemi sono sorti anche a causa dei nuovi foristi che hanno studiato con il Centro Universitario Lombardia Orientale (per davvero qualcuno ha effettivamente stampato su dei moduli l'acronimo anatomico e solo successivamente si sono accorti del risultato) PS: si sottolinea e si ribadisce con forza che questo post non è in alcun modo orientato a sminuire o deridere il Centro Università Lombardia Orientale, ne le agenzie affiliate o collegate. Semmai si vuole sorridere bonariamente nell'errore squisitamente UMANO di qualche addetto al settore amministrativo che lo ha commesso.
    2 punti
  14. per quanto io sia ignorante di questa monetazione, forse la risposta potrebbe essere più semplice di quanto non sembri... stiamo parlando di un impero che è per sua natura bilingue se guardo alla monetazione di Numeriano...ma anche di altri nel RIC V, mi accorgo che abbiamo zecche occidentali con KA e XXI e zecche orientali con XXI e KA (Antiochia e Cizico ad esempio) quindi l'uso di numeri in greco non mi pare strano più di tanto, anche perché a volte poteva essere chiarificatore… l'officina 5, era spesso indicata Epsilon per non confonderla con la 4...giusto per fare un esempio
    2 punti
  15. Queste cose che ci racconti @dabbene fanno venire i brividi..., anziché essere tutti felici quando si fanno attività puramente divulgative, alcuni sono tristi e cupi, è proprio vero che l’invidia umana gioca brutti scherzi. Che tristezza...
    2 punti
  16. Salve a tutti. Quest’oggi volevo proporvi una nuova discussione “trasversale”, dato che l’argomento di cui andremo a trattare ci permetterà di spaziare in situazioni storiche e numismatiche dal Mezzogiorno al Settentrione della nostra penisola. Anche questa volta, al centro del nostro dibattito troviamo un sovrano napoletano della dinastia francese degli Angioini, Roberto d’Angiò (1309-1343), autore di una coniazione molto particolare ed estremamente rara che merita di sicuro un approfondimento. Ecco la descrizione del pezzo in esame: Gigliato. D/ + ROBERTUS • DEI GRA IERLM • ET SICIL • REX Robertus Dei gratia Ierusalem et Siciliae Rex. Roberto, per la grazia di Dio, Re di Sicilia e Gerusalemme. Il Re coronato, seduto frontalmente su di un trono con protomi leonine ai lati, tiene nella mano destra lo scettro gigliato e nella sinistra il globo crucigero. R/ + IPPETUU CU SUCCESSOIB DNS TRE PRATI In perpetuum cum successoribus dominus Terrae Prati. Signore in perpetuo della Terra di Prato con i suoi eredi. Croce piana ornata, con le estremità fogliate, accantonata da quattro gigli. CNI XI, p. 345, n° 1 (tav. XXII, n° 4). AR 3,90 g. e 27 mm. (esemplare della Collezione Reale, già ex Collezione Gnecchi, n° 3515). Un altro esempio trovato in rete, dal peso dichiarato di 3,78 g.: Si sa benissimo oramai che il gigliato fu una moneta ampiamente accettata in molti luoghi diversi tra loro, non solo d’Italia, ma anche d’Europa e addirittura fu imitata e scambiata nelle zecche e negli Stati dell’Oriente Latino. Tale fama scaturisce dalla bontà della lega utilizzata per la coniazione di queste monete, molto più ricca di fino rispetto ad altri nominali, non solo italiani, che si potevano trovare in circolazione all’epoca. Era, se vogliamo, una specie di “dollaro” d’argento del Basso Medioevo, utilizzato per i commerci locali nel Regno di Napoli, ma anche per quelli di più vasta portata, tant’è che si sviluppò un vero e proprio giro d’affari intorno all’imitazione del gigliato napoletano o robertino, come veniva chiamato per via del sovrano che lo fece diventare così celebre e ben accetto. Non ci si sorprende, quindi, di trovare una moltitudine di gigliati che si differenziano anche molto da quelli coniati a Napoli durante il regno di Roberto d’Angiò, ma il gigliato “pratese” ha avuto sempre un ruolo molto particolare nella numismatica non solo napoletana, ma italiana in generale, per via della sua esimia rarità, ma soprattutto per i risvolti storici che tale moneta potrebbe rivelare. E allora è il caso di vedere meglio le circostanze storiche che portarono alla realizzazione di questo strano pezzo. Innanzi tutto occorre spiegare perché la definizione di “pratese”. La caratteristica peculiare risiede proprio nella legenda di rovescio, ampiamente sciolta e tradotta in fase di descrizione. In pratica, Roberto d’Angiò, oltre che Re di Napoli, veniva riconosciuto anche come signore della Terra di Prato, la città toscana in provincia di Firenze. Il privilegio signorile si estendeva anche ai suoi eredi, quindi, dopo la morte del sovrano angioino, i suoi successori avrebbero beneficiato della signoria di Prato. Come si configura storicamente un tale potere? Come arrivò Roberto d’Angiò a detenere i diritti su città così lontane da Napoli e dal suo Regno, coinvolte in ben altre realtà politiche? E, soprattutto, come si giunse alla coniazione di una moneta, il gigliato, appunto, che per stile e standard ponderale rientra perfettamente nei meccanismi economici napoletani, ma che è di più difficile inserimento in quelli toscani? Dobbiamo pensare ad un’Italia divisa tra due principali fazioni: i Guelfi, sostenitori del partito filo-papale, e i Ghibellini, favorevoli invece nel riconoscere all’Imperatore di Germania un potere temporale superiore a quello della Chiesa di Roma. L’autorità imperiale, inoltre, voleva anche consolidare la propria influenza in Italia, ormai solo un ricordo rispetto a ciò che era stata nel corso del XIII secolo o anche prima. Gli scontri tra le diverse fazioni nelle città dell’Italia settentrionale portarono i liberi comuni ad indebolirsi per i dissidi e le divisioni interne: sia Firenze che le città limitrofe della Toscana, infatti, erano molto deboli militarmente e non riuscivano a fare fronte alle esigenze belliche che il tempo imponeva. Tra il 1305 ed il 1310, quindi, Roberto d’Angiò, uno dei sovrani più potenti d’Italia, era stato coinvolto nelle lotte politiche toscane e si schierò dalla parte dei Guelfi: il Re di Napoli, infatti, già nel 1305, quando era solamente Duca di Calabria, fu insignito della signoria di Firenze, che mantenne pressappoco fino al 1321, e messo a capo di una lega di città toscane che si opponevano al potere ghibellino ed imperiale in Italia. Prato, la cui situazione militare non era molto diversa da quella della vicina Firenze, aveva vissuto anni migliori dopo che, alla metà del XIII secolo, si era fissato lo Statuto cittadino e il centro aveva riconosciuto la propria qualifica di libero comune. La floridezza economica di quei tempi, dovuta al grande sviluppo dell’industria della lana, era solo un lontano ricordo. Dal 1312 la situazione peggiorò ulteriormente a seguito delle guerre intestine che affliggevano le città toscane: Prato, insieme alla lega di città che facevano capo a Firenze, composta da Siena, Pistoia, Arezzo, Volterra, Colle Val d’Elsa, San Gimignano e San Miniato, si trovò contrapposta alla Pisa di Uguccione della Faggiola, condottiero ghibellino e vicario imperiale in Italia. Uguccione si rivelò una minaccia concreta per i Fiorentini i loro alleati nel 1315, quando le armate ghibelline collezionavano sempre più successi sui nemici di parte guelfa. Fu proprio in quell’anno (tra l’altro, passato alla storia come il più fulgido per il partito ghibellino in Italia) che Firenze si decise a chiedere aiuto militare a Re Roberto. Quest’ultimo acconsentì, radunando in breve tempo un congruo numero di truppe che, inizialmente, dovevano essere guidate da suo figlio, nonché erede al trono, Carlo d’Angiò (1298-1328), Duca di Calabria dal 1309 e Vicario Generale del Regno. Il comando, però, passò poi all’ultimo momento nelle mani del fratello del Re, Filippo I di Taranto (1294-1332). La colonna partì dunque per Firenze per unirsi al resto dell’esercito guelfo che la lega toscana aveva raccolto per far fronte alla minaccia ghibellina. Lo scontro sembrava giocare a favore dei Fiorentini e dei loro alleati napoletani, vista la loro superiorità numerica. Uguccione, oltre ai Pisani, poteva fare solo scarso affidamento su Lucca, perché questa città era stata presa dai Ghibellini con la forza. Il confronto armato non si fece attendere: la battaglia di Montecatini (29 agosto 1315) sancì la gloriosa vittoria dei Pisani di Uguccione che, contro ogni pronostico, misero in fuga i Fiorentini con i loro alleati. Il comandante napoletano Filippo di Taranto neanche prese parte allo scontro perché, colto da febbre, fu costretto a ritirarsi dal campo di battaglia e a rientrare precipitosamente a Firenze, la cui situazione peggiorava giorno dopo giorno. Roberto d’Angiò, da parte sua, non si mostrò molto preoccupato della sconfitta subita dalle sue truppe in Toscana: Firenze, che dal 1305 si era costituita sotto la sua protezione, rimaneva, con il suo circondario, ancora salda e sicura. Qualche anno dopo, però, tale sicurezza crollò: nel 1325 il baricentro ghibellino da Pisa si era spostato a Lucca che, sotto il suo signore Castruccio Castracani, aveva riscoperto un nuovo periodo di riscossa militare, culminato con la vittoriosa (per i Ghibellini) battaglia di Altopascio il 23 settembre di quello stesso anno. Questa volta, Roberto non aveva inviato alcun aiuto contro il Castracani per favorire i Fiorentini, così, quando questi arrivò addirittura a minacciare la città stessa, essi si rivolsero al Duca di Calabria, Carlo, figlio di Re Roberto, il quale fu eletto dai Guelfi nuovo signore di Firenze a garanzia della protezione angioina sulla città. Carlo accettò e l’anno successivo, nel 1326, il 13 gennaio, si recò a Firenze per prendere possesso del nuovo incarico che gli era stato offerto. Ma la permanenza di Carlo e del suo seguito di Angioini nel capoluogo toscano fu breve: nel 1327, il Duca fu richiamato a Napoli, poiché le truppe tedesche di Ludovico IV il Bavaro (1328-1347), allora Rex Romanorum (1314-1328), minacciavano il Regno nella loro discesa in Italia verso Roma. Si ritiene che il gigliato “pratese” fosse stato battuto intorno al 1326, quindi durante la signoria fiorentina di Carlo d’Angiò, per l’infeudamento di Prato alla casata angioina. Le legende sulla moneta, che vanno lette in modo continuo tra diritto e rovescio, comunicherebbero che Roberto d’Angiò, già Re di Napoli, era anche signore (dominus) di Prato e che il privilegio si estendeva anche ai suoi successori, cioè a Carlo Duca di Calabria. Quest’ultimo, nato dal matrimonio celebrato il 23 marzo 1297 tra Roberto e Jolanda d’Aragona (1273-1302), era l’unico figlio maschio della coppia reale e, nel 1316, contrasse una prima unione, infruttuosa, con Caterina d’Asburgo (1295-1323). Nel 1324, poi, prima di essere chiamato dai Guelfi a Firenze, Carlo sposò in seconde nozze la giovanissima Maria di Valois (1309-1332), dalla quale ebbe la figlia, futura Regina di Napoli, Giovanna I d’Angiò (1343-1381). Appena Carlo si allontanò da Firenze nel 1327, Castruccio ne approfittò per occupare molte città che prima erano cadute sotto la giurisdizione feudale angioina: in nome dell’Imperatore tedesco, il condottiero ghibellino, divenuto intanto Duca di Lucca, arrivò ad attaccare anche Pistoia e Prato. Gli abitanti di questi due centri, soprattutto i contadini che erano quelli più esposti alle scorribande ghibelline nelle campagne intorno alle città, per non subire gli attacchi nemici, scesero a patti con il Castracani: in cambio di un tributo semestrale da pagarsi in denari, i Pistoiesi ed i Pratesi evitarono attacchi e saccheggi da parte dei Ghibellini del condottiero lucchese. In realtà, fino a quando gli Angioini si ersero a garanti della sicurezza dei Guelfi toscani, Firenze e gli altri centri toscani limitrofi non subirono mai il sopravvento della parte ghibellina avversa. Il gigliato “pratese”, dunque, costituisce una moneta commemorativa (e non una medaglia, come credeva Arthur Sambon e com’è riportato anche nel CNI XI) che aveva lo scopo di manifestare la sovranità signorile degli Angioini, di Roberto e di suo figlio Carlo, sui centri guelfi toscani minacciati dall’inarrestabile potenza militare ghibellina. Si potrebbe anche pensare che la moneta circolasse nel ristretto entourage del Duca di Calabria e che difficilmente abbia interagito con la moneta e l’economia locale fiorentina, poiché, come faceva già notare il Sambon, il gigliato era sì una moneta ben accetta all’epoca (quindi magari sarà anche stata accettata in alcune transazioni tra Angioini e Fiorentini), ma era profondamente diversa per caratteristiche fisiche rispetto al sistema monetario ed economico fiorentino. Dobbiamo poi pensare che Prato patteggiò un accordo per non essere occupata dai Ghibellini di Castruccio solo nel 1327, ovvero dopo la partenza di Carlo d’Angiò da Firenze. Dato che Prato non ebbe mai una propria zecca, sembrerebbe più logico ipotizzare che il gigliato in questione fu coniato nel 1326 a Firenze, durante il breve soggiorno del Duca di Calabria in città. Forse la sua breve permanenza e il circoscritto utilizzo del gigliato “pratese”, in unione con lo scopo commemorativo dell’emissione, non consentirono la coniazione di un gran numero di pezzi, anzi, ne frenarono la produzione allo stretto indispensabile per le esigenze degli Angioini, padroni della scena politica cittadina. Dobbiamo poi notare che questa teoria non sembra priva di fondamento, se pensiamo che, a Napoli, la locale zecca incrementò la produzione di gigliati, per volere regio, proprio nel 1326! In questo anno, infatti, furono assunti nuovi manovali in zecca per la lavorazione delle monete d’argento, in vista del successo e delle attenzioni che il gigliato napoletano stava ricevendo in molte parti d’Europa e del Mediterraneo. Ma non furono solo gli Angioini ad aiutare militarmente i Guelfi toscani e ad importare a Firenze il gigliato “pratese” di stampo e peso napoletani: sotto Roberto d’Angiò, le finanze del Regno di Napoli erano quasi monopolizzate da potenti banchieri fiorentini. Pensiamo che molte Compagnie bancarie avevano filiali a Napoli che costituivano il fulcro di importanti guadagni. Proprio con il governo di Roberto assistiamo spessissimo all’affidamento dell’incarico di Maestro di Zecca, ufficio fondamentale per la gestione della stessa, ad esponenti di queste potenti Compagnie. Tra questi ricordiamo: 1. Lapo di Giovanni di Benincasa, un mercante fiorentino, fattore della Compagnia degli Acciaiuoli, fu Maestro di Zecca nel 1317. Fu proprio tra il 1317 ed il 1319 che si decise di inserire sui gigliati dei simboli per poter distinguere l’operato delle diverse maestranze, poiché in molti casi si erano verificati dei cali nel peso effettivo delle monete rispetto a quello teorico stabilito (pari quasi a 4 grammi). 2. Donato degli Acciaiuoli, Maestro di Zecca nel 1324 (al 12 febbraio si data l’appalto per il suo incarico), proseguì la battitura dei gigliati di peso accurato, com’era già stato fatto sotto l’amministrazione dei suoi predecessori, Rainaldo Gattola, di Napoli, e Silvestro Manicella, di Isernia. 3. Petruccio di Siena, Maestro di Zecca nel 1325, anch’egli esponente della Compagnia degli Acciaiuoli. 4. Domenico di Firenze, Maestro di Zecca sempre nel 1325, esponente della Compagnia degli Acciaiuoli. 5. Dopo l’intermezzo del napoletano Rogerio Macedonio, nel 1327, a dirigere la Zecca partenopea troviamo nuovamente un fiorentino, un certo Filippo Rogerio, della Compagnia dei Bardi. 6. Pieruccio di Giovanni, ugualmente fiorentino, fu Maestro di Zecca dopo il 1327 ed esponente della Compagnia degli Acciaiuoli. 7. Sempre in una data posteriore al 1327 a capo della Zecca viene annoverato il fiorentino Matteo Villani, della Compagnia dei Bonaccorsi. Tutte queste Compagnie bancarie fiorentine avevano, attraverso il controllo dell’ufficio di Maestro di Zecca, oltre a rapporti commerciali di favore tra Firenze ed il Regno, anche il sopravvento sulla gestione della moneta regnicola e sulla sua circolazione. I Bardi, presso la cui filiale di Napoli lavorò anche il padre di Boccaccio, gli Acciaiuoli e i Bonaccorsi, insieme ad altre Compagnie fiorentine, fallirono a seguito del mancato saldo del debito che i Re si Francia ed Inghilterra avevano contratto con i Fiorentini a seguito dell’allestimento degli eserciti per la Guerra dei Cent’anni. Anche Roberto d’Angiò aveva un grande debito con gli Acciaiuoli, che di fatto erano i banchieri della Casa d’Angiò e tenevano in mano le finanze di mezza Napoli, in quanto questi ricevette un primo prestito di ben 50.000 fiorini d’oro e suo figlio Carlo, Duca di Calabria, beneficiò di un secondo prestito pari a 18.500 fiorini. Dopo la mancata restituzione delle somme dovute dai sovrani francese ed inglese, Roberto non saldò il suo di debito usando come precedenti le insolvenze degli altri due Re, Filippo VI ed Edoardo III. Ma gli Acciaiuoli beneficiarono grandemente della benevolenza regia: sotto Roberto, Niccolò Acciaiuoli fu nominato prima cavaliere e con l’avvento di sua nipote, Giovanna I, fu invece creato, nel 1348, Gran Siniscalco del Regno. Fu proprio Niccolò a farsi promotore del (secondo per la sovrana) matrimonio tra Giovanna I e Luigi di Taranto (1352-1362). Quando questi morì, il 26 maggio del 1362, l’Acciaiuoli fu il principale protettore dei diritti della Regina angioina (a cui, tra l’altro, doveva tutte le sue fortune) quando altri nobili ne minavano il potere. Ma, ritornando in Toscana, Prato rimase ancora per poco tempo in mano angioina: morto Roberto a Napoli, il 16 gennaio 1343, (Carlo era già morto il 9 novembre 1328) Firenze tentò, a partire dal 1350, di conquistare con la forza la città vicina, vedendo la morsa angioina allentarsi dai comuni toscani come un’occasione di rinascita politica. Nel 1351, con un atto cancelleresco approvato da Giovanna I, la Corona di Napoli cedeva i diritti feudali di Prato a Firenze dietro pagamento di una somma ammontante a circa 17.500 fiorini. Anche dietro questo atto si nasconde un disegno politico di Niccolò Acciaiuoli che, in virtù della propria influenza sulla Regina napoletana, spinse la sovrana a concludere un accordo remunerativo con Firenze. Da allora, la città di Prato non è mai uscita più dall’orbita fiorentina.
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  17. Invece il riferimento ci sta tutto...
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  18. Hai fatto 30, allora facciamo 31... Perdonatemi, ma io non resisto
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  19. Ciao a tutti! Avrei bisogno di un Vostro gentile parere su questa moneta che mio figlio ha trovato in spiaggia e cortesemente anche di una valutazione in quanto il pargolo - chissà da chi ha preso? - dice che gliela devo pagare. Io non me ne intendo molto di gradi di conservazione, ma mi sembra alquanto vissuta: posto anche un dettaglio della spilla, che ho visto essere importante per questa moneta: Il diametro (ca. 28 mm) corrisponde, ma è il peso di soli 4,50 g. ad insospettirmi. Ha una bella iridescenza: Ma quello che mi sembra molto strano è che se la tengo controluce viene attraversata dai raggi!!! Grazie in anticipo per ogni vostro commento . Servus, Njk ============================= Fine della storiella, adesso arriva il "PS"... Non è una moneta proprio bella, ma ha una sua storia da raccontare che, nonostante la conservazione, la rende più preziosa di altre meglio conservate. Mio figlio l'ha effettivamente trovata sul bagnasciuga di una spiaggia, ma non di una qualsiasi: quella del "mare caldo" dell'Isola di Vulcano / Eolie (quella vicino alla pozza dei fanghi, per essere precisi). Sia in mare che a riva fuoriescono dei gas sulfurei che si mescolano all'acqua e si crea quasi una melma di filamenti di zolfo. Direi che questa è una bella sfida di resitenza per l'Acmonital! Non so quanto tempo sia rimasta lì sommersa, ma direi che non avrebbe avuto un futuro roseo se non l'avessimo trovata. Adesso - dopo un lungo bagno in acqua demineralizzata - si riposa dagli strapazzi sul mio davanzale: appoggiata su una pietra pomice e davanti ad un ossidiana (entrambe di origine vulcanica, per chi non lo sapesse), su di un morbido tappetino di cuoio. Alla prossima!
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  20. Sì è probabile ma così viene riportato un po' imprecisamente. In effetti l'ho postata proprio per darle visibilità essendo una serie poco nota e con scarsa visibilità. Ciao illyricum
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  21. Mi è stata data come resto ieri: bellissima....
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  22. Wow, una ex Boyd Collection! L'amico@cancun175 ne era un collezionista, aveva svolto ricerche su questo collezionista... Ciao Illyricum [emoji6]
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  23. Quando penso in cosa si potrebbero trasformare/convertire quelle due austere banconote in €uro messe in collezione...... mi viene la pelle d'oca. __
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  24. E' un paio di di giorni che seguo quella discussione sulle più belle rappresentazioni dei guerrieri, e devo dirti che stanno incominciando a piacermi le monete greche, per me ostiche dal punto di vista estetico... Prendendo spunto da quella discussione, forse non sarà il caso di trovare un appiglio per unire questa discussione a quella sull'iconografia dell'Euro creata da @Ciccio 86? Piano piano questa discussione sta diventando sempre più uno spazio dove esprimere le proprie sensazioni a proposito dei 2 Euro, dando vigore al movimento... diciamo, in linea molto generale, una possibile scuola di formazione per giovani divulgatori dell'area Euro.
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  25. Questi sono i post che rendono bella Lamoneta, indubbiamente che tu abbia una grande passione e una grande voglia di arrivare a realizzare quasi una sfida, un sogno sicuramente non può che spingere subito a essere con te, impossibile per me non esserci ... La biblioteca reale indubbiamente e' complessa da realizzare, anche se pero' io vedo un esempio di bibliofili vicino a casa mia a Milano che hanno aperto una libreria, biblioteca, bar, locanda con qualche piatto, internet, saletta per riunioncine, i libri si possono comprare, ma solo anche consultare, leggere, puoi bere qualcosa praticamente attorniato da libri, alcuni anche preziosi, antichi. Questa idea mi piace molto, in fondo e' un po' missione ma anche ormai lavoro. La digitale e' più fattibile, in fondo anche Lamoneta ne ha una, anche Academia edu e' una grande risorsa dove io stesso lascio tutti i miei contributi disponibili, dove non ci siano però diritti, la vedo fattibile magari anche con un gruppo di appassionati che debbano entrare per farne parte, la partenza c'è io credo che tu possa e debba proseguire, sognare e' lecito e a volte qualcosa poi esce fuori, ti seguiremo ...
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  26. Intanto tanti auguri di buona guarigione. Non penso che hai allucinazioni............ottimo.
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  27. Ciò che desidero coltivando la passione per la numismatica mi si è via via chiarito nel tempo passando dal semplice collezionismo di monete allo studio e alla ricerca costante di libri numismatici, purtroppo anche io appartengo a quel gruppo di appassionati che coltiva i suoi interessi per lo più in solitudine, un po' per indole e un po' anche per la mancanza di luoghi di ritrovo comune nella città pur importante dove vivo, Napoli; ciononostante anche da solo qualcosa sto cercando di portare avanti ormai da qualche anno, la mia formazione bibliotecaria e la passione bibliofila accomunata a quella per le monete di ogni epoca mi hanno ispirato un grande sogno, una vasta e quanto più ricca possibile biblioteca numismatica, ne esistono di importanti in Italia settentrionale, tempo fa ho avuto il piacere di visitare quella presente a Padova collegata al museo Bottacin, un esempio di eccellenza a livello internazionale, purtroppo a Napoli non esiste nulla di minimamente paragonabile, nel mio piccolo sto creando una biblioteca privata ricca dei testi di riferimento negli ambiti numismatici che prediligo, ma il progetto più interessante e innovativo da questo punto di vista è un altro, una bibliografia/biblioteca digitale comprendente tutte le pubblicazioni riguardanti le zecche dell'Italia meridionale e della Sicilia e un'altra concernente invece la numismatica bizantina con estensione a tutta la produzione monetale dei popoli germanici in Italia, essendo da solo già questi due progetti sono gravosi per l'impegno e il tempo che richiedono, ma la speranza è di estendere in futuro questo progetto bibliografico ad altri settori numismatici. Per questo lavoro mi avvalgo di una particolare applicazione bibliografica presente in rete, Mendeley (www.mendeley.com) , ci si può registrare gratuitamente e fruire di due giga di spazio per la creazione del proprio database bibliografico, se si vuole accrescere lo spazio di memoria si paga un modesto canone mensile, ma tra le applicazioni bibliografiche esistenti lo spazio concesso gratuitamente è il massimo disponibile. Il vantaggio di una simile bibliografia è di poter creare delle schede bibliografiche ad aggiornamento continuo e molto estese con la possibilità di allegare i full text in pdf ove esistenti e altro materiale inerente al testo schedato come immagini o recensioni, si possono creare anche collegamenti a siti web ove reperire il testo in formato digitale, corredare le schede di abstract sintetici o dei sommari nonchè di tags di identificazione utilissimi per le ricerche di testi specifici. Si tratta in definitiva di uno strumento molto potente che permette la costituzione di raccolte bibliografiche potenzialmente complete nei settori di studio prescelti, basti pensare all'utilità di poter disporre in simultanea, sinotticamente, di molteplici testi inerenti uno specifico tema, il tutto senza ingolfare una scrivania di libri, ma comodamente cliccabile su un tablet anche mentre si sta fuori casa, magari in un bar a fare colazione. Una goduria quindi, ma purtroppo non facilmente condivisibile come avrei voluto, le leggi del copyright impediscono la messa in rete dei database prodotti, di conseguenza i modi di condivisione sono essenzialmente due, il primo è l'installazione dell'applicazione su un computer ad uso pubblico, quello di una biblioteca o associazione, con accesso disponibile ai soli fruitori della biblioteca, il secondo, riservato comunque a pochi, è la costituzione di appositi gruppi privati nel sito Mendeley ai cui membri è permesso condividere e fruire del contenuto e dei pdf di ciascun database da loro prodotto, sono possibili anche gruppi pubblici ma in tal caso la condivisione è limitata solo alle schede bibliografiche senza la fruizione dei testi in pdf il chè limita parecchio il potenziale dei database, al momento essendo da solo le bibliografie da me prodotte sono fruibili solo nei tre computer da me usati nella mia biblioteca e studio personale, ma spero prima o poi di poterle condividere in almeno uno dei modi sopradetti, intanto allego delle immagini per dare un minimo di idea sul lavoro svolto fino a questo momento...
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  28. Nel frattempo possiamo dare uno sguardo a questo tetradramma con la raffigurazione frontale di Zeus Ammone, battuto alla Künker 243 nel 2013. GRIECHISCHE MÜNZEN CYRENAICA BARKE. AR-Tetradrachme, 435/308 v. Chr., Magistrat Akesis; 13,09 g. Silphium//Kopf des Zeus Ammon v. v. BMC 32. Von größter Seltenheit. Herrliche Patina, sehr schön Die griechische Kolonie Barke wird mit dem heutigen el Merdj, einer Stadt im nordöstlichen Libyen identifiziert. Der Silphiumhandel machte die Cyrenaica reich - in Rom wurde Silphium mit Silber aufgewogen. Die Pflanze galt lange als ausgestorben, sie soll jedoch in Libyen wiederentdeckt worden sein. Siphium wurde sowohl als Gewürz als auch als Heilmittel verwendet. Über die Verwendung als Gewürz berichtet uns der Meisterkoch Apicius in seinem Werk "De re coquinaria". Das gegenüber dem kyrenäischen minderwertigere parthische Silphium (Ferula asafoetida) wird heute noch in der indischen Küche eingesetzt (unter der Bezeichnung "Hing", besonders bei Gerichten mit Hülsenfrüchten) - es hat einen intensiven, knoblauchartigen Geschmack. Der hohe Preis des Silphiums erklärt sich aber wohl hauptsächlich durch seine Verwendung als Verhütungsmittel (siehe Riddle, Coins and Contraceptives: The Plant that made Kyrene Famous, in: The Celator Vol. 17, 12 (2003), S. 34 f.). Eine pikante Anspielung darauf findet sich bei Catull (Carmina 7): "Sagen soll ich, wie viele deiner Küsse, Liebste Lesbia, mir genug sind und zuviel sind? - So viel Körner Sandes die Libysche Wüste In dem Silphiumtragenden Cyrene Zwischen Ammons Orakel und des alten Battus hochgeheiligtem Grabmal aufweist, (...)" In chiusura della didascalia, un passo di Catullo che si può tradurre: “Chiedi quanti tuoi baci, Lesbia, mi sian sufficienti e di più. Quanto grande il numero di sabbia libica giace nella Cirene produttrice di silfio tra l'oracolo di Ammone e il sacro sepolcro dell'antico Batto; (…)”
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  29. Chiedo scusa, ma avevo proprio dimenticato quella discussione, e ringrazio sia @VALTERI che @gionnysicily per avere rinfrescato la memoria. E dato che nella precedente discussione non era presente l'esemplare Kunker 193 e NAC 39 la allego in link per una migliore visione di insieme della tipologia. PS: notizie del corpus di Brousseau?
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  30. Classical Numismatic Group, Triton VI, lot 223, 14/01/2003 ISLANDS off THRACE. Thasos. Circa 400-341 BC. AR Tetradrachm (14.93 gm). Estimate $4000 ISLANDS off THRACE. Thasos. Circa 400-341 BC. AR Tetradrachm (14.93 gm). Wreathed head of bearded Dionysos left / QASIO[N], Herakles, clad in lion skin, kneeling right in archer's stance, drawing bow; chelys right, all in linear square. West 28; Pixodarus pg. 162, 15a (this coin); SNG Copenhagen 1022 (same obverse die); Boston MFA 863 (same obverse die). Nicely toned, good VF. Rare. (See color enlargement on plate 7.) ($4000) Ex Numismatic Ars Classica 10 (9 April 1997), lot 213; Pixodarus Hoard.
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  31. La Milano del periodo classico con la sua monetazione è stata finora forse un po' trascurata, eppure tante sono le monete di pregio uscite da questa zecca, in particolare solidi d'oro, con stupefacenti e precise raffigurazioni, vediamo ora un solido di Onorio ( 393 - 423 ), con un bel busto al dritto e una simbolica raffigurazione al rovescio con ai lati M D che indicano la zecca di MEDIOLANVM, da Asta Leu 3, lotto 300
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  32. Sotto l'aspetto prettamente numismatico sicuramente questa, ci racconta l'evolversi della cartamoneta in un periodo storico sicuramente difficile per l'Italia. Ma sono del parere che non rende giustizia allo Scrittore, al numismatico, allo storico, citarne una sola.
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  33. In riferimento all'esemplare del Museo di Napoli, dato che tracce visibili delle lettere PO, forse mancanti nell'etnico, non se ne possono identificare per foto, mi è balenata un'ipotesi in testa, memore di una passata discussione sulla monetazione di Poseidonia: Non saprei dire se e quanto possano esserci dei parallelismi, è che il richiamo è stato immediato, visto che avevo trovato molto interessante la discussione del 2016. La domanda che mi pongo è: possibile che SEI possa essere letto MEG invece? Senza bisogno dei caratteri PO ed in anticipo di un secolo rispetto allo statere a doppio rilievo? Peccato che non disponiamo della foto del rovescio per poter verificare cosa fosse inciso dell'etnico, nel lato in incuso. Chissà non sia recuperabile.
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  34. Se non hai intenzione di venderla non ci sono dubbi .... liberala. Una moneta va tenuta in mano.
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  35. Questa non mi fa dormire stanotte... Subile...null'altro...
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  36. Ecco le tre monete di prossimo conio citate dall'editto o grida del 27 maggio 1848
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  37. Sono convinto che questa moneta andrà subito esaurita, ed il suo valore crescerà infretta, visto che i commercianti sanno che la moneta dedicata Padre Pio, non fa gola solo ai soliti collezionisti numismatici di euro monete, ma anche a molti devoti, e credo che in Italia ed anche all'estero siano davvero in tanti, molti la vorranno anche come porta fortuna o souvenir, insomma il Vaticano toglie la faccia di Francesco dalle monete per non creare della speculazione sulla sua immagine e poi emette una moneta su uno dei Santi che ad oggi sono molto vnerati dai fedeli, strana politica, anche se apprezzo una moneta come questa che rappresenta una persona buona e che del buono ha sicuramente fatto nella sua vita. Aspetto comunque di poterla vedere dal vivo, ma dalla foto ho già potuto aprezzare la bellezza della coniazione.
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  38. Grazie mille per avermi citato ?
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  39. Queste testimonianze fanno bene alla numismatica..
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  40. Grazie @apollonia. Per completezza aggiungo che le monete di cui ai lotti 129-133 dell'asta LEU 3 sono le stesse già condivise al post #176.
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  41. Classical Numismatic Group, Triton V, lot 1778, 15/01/2002 EGYPT, Alexandria. Antoninus Pius Estimate $3000 EGYPT, Alexandria. Antoninus Pius. 138-161 AD. Æ Drachm. (28.60 gm). Year 5 (=141/142 AD). [AVT K] T AIL AÐP ANTWNEINOC CVECB (sic), laureate head right / Orpheus charming the animals: L E, Orpheus seated right on rock, playing lyre, charming numerous wild animals around. Köln -; cf. Dattari 2996; Milne -. Near VF, brown patina. ($3000) From the David Simpson Collection. Ex Finarte (26 November 1996), lot 940. Orpheus, the son of the Thracian king Oeagrus and the Muse Kalliope, was a master poet, proficient on the lyre, and possessing a melodious voice surpassed by no other mortal. He mesmerised gods and mortals alike with his song. His musical powers were so intense that the birds and animals, even trees and stones, were charmed and drew near to hear his voice. Orpheus married the nymph Eurydike, but their life together was cut short by the bite of a snake that sent Eurydike from the land of the living to the shadowy kingdom of the underworld. Distraught over the death of his beloved, Orpheus descended into the land of shades and made his way to the very throne of Hades and his queen Persephone. His music was so enticing that all the inhabitants of the underworld were entranced, and the King of Darkness granted Orpheus' request to return Eurydike to the light of day provided he dare not look back at her until they both had cleared the gates of Hades. The temptation was too great, though, and Orpheus turned to gaze upon Eurydike for the last time before her spirit sped back to the underworld. Totally disheartened by his second loss, Orpheus shunned all women and sang his songs in the company of Thracian men, who became distracted from their womenfolk. Outraged, the Thracian women ultimately fell on Orpheus and killed him. Severing his head from his body, they cast it into the Hebrus River, where it floated on his lyre, still singing, out to sea. Finally, Orpheus' head drifted to Lesbos, where it was enshrined by the nymphs. ILLUSTRAZIONE: ORFEO INCANTA LE BELVE CON LA SUA MUSICA (MOSAICO PAVIMENTALE ROMANO DI ETA' IMPERIALE, PALERMO, MUSEO ARCHEOLOGICO) Orfeo, un mitico poeta tracio figlio di Eagro e della musa Calliope, con il suono della sua cetra incantava perfino le belve: lupi, cinghiali, orsi, anche leoni lo seguivano affascinati dalla sua musica. Tornato dalla difficile spedizione degli Argonauti, dove era riuscito ad aiutare i compagni con la sua arte, sposò Euridice, ma il pastore Aristeo, che era da tempo innamorato di lei, il giorno stesso delle nozze andò a cercarla per rapirla. Appena lo vide, la fanciulla capì le sue intenzioni e si mise a correre spaventata attraverso il bosco, tanto che non si accorse di una vipera nascosta nell'erba e fu morsa. Quando Orfeo la raggiunse, la bella Euridice era già scesa nel regno dei morti. Lo sposo, inconsolabile, vagò fino a trovare le porte di quel mondo di ombre il cui dio era Ade, che egli supplicò di restituirgli la giovane moglie, accompagnando la sua richiesta con un canto così dolce e commovente che Ade acconsentì, ad un condizione: ”Euridice ti seguirà, te lo prometto, ma tu non voltarti a guardarla finchè non sarete fuori di qui". Felice, Orfeo s'incamminò verso l'uscita, invocando il nome dell'amata. La strada era in salita, immersa nella nebbia, e Orfeo non sentiva i passi di Euridice. Nonostante l'avvertimento, poco prima dell'uscita, Orfeo temendo di essere da solo si girò di scatto... e vide l'ombra della sua sposa allontanarsi con un gesto disperato di addio: il patto era stato infranto. Il povero Orfeo restò lì sette giorni implorando la restituzione dell'amata, ma inutilmente. I suoi lamenti disperati infastidirono le Baccanti, che lo uccisero facendolo a pezzi; così lui potè scendere negli inferi e riunirsi alla sua Euridice.
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  42. Vediamolo anche questo tris d’assi, auguriamoci possa diventare un giorno un poker...poi come sempre tutto dipenderà da noi, da voi, da tutti ...
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  43. I vassoi nascono per far riposare e patinare le monete, non è che si può, DEVONO stare a contatto con il velluto o il floccato. Di sicuro il velluto è la morte loro, ma anche il floccato va bene. Certo spendere soldi nel velluto per poggiarci sopra delle monete comuni non ha senso, ma per monete in metalli pregiati è consigliato. Le ulteriori protezioni servono a bloccare, anzi a rallentare il processo di patinamento, o preservano le monete da cadute accidentali.
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  44. Grazie Mario per tutto il tuo lavoro.. E il tuo grande cuore...
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  45. Riguardo la distribuzione dei 50 centesimi, io stesso ho un'attività commerciale e negli ultimi anni in autunno ricevo dal portavalori rotolini da 50 centesimi con all'interno i 50 cent FDC. Mi è stato riferito che il vaticano consegna i 50 centesimi FDC alla ditta della provincia di Bologna che si occupa di contazione e confezionamento di moneta che ricevo solitamente io. Suddetta ditta li mette in circolazione confezionandole nei rotolini con le circolate. Rotolini che poi vengono distribuiti alle banche e alle aziende di portavalori che si occupano delle distribuzione ai supermercati e ad altri esercizi commerciali.
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  46. Ciao prova a contattare la ditta fiorentina di Alberto Zecchi....sono il top per quanto riguarda vassoi e articoli per numismatica e a richiesta puoi far cambiare il colore del velluto. Il prezzo non è contenuto ma qui stiamo parlando di altissima qualità e professionalità e queste sono cose che giustamente hanno il loro prezzo...credo che di meglio non puoi trovare. Io sono un felice possessore di un monetiere costruito da loro. Ho dato un'occhiata sul sito della ditta e i vassoi che cerchi dovrebbero chiamarsi VSLAB...eventualmente contattando il titolare so che costruiscono il monetine anche su misura e a piacimento del cliente. IL SITO È http://www.albertozecchi.it/home.html pagina 4 sulla linea prodotti numismatica. Spero di esserti stato utile cordialmente.
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  47. Si, però resta un fatto curioso, secondo me.....un collezionista che metta in vendita una collezione Come quelle esitate da NAC o da RN , se avesse avuto il pezzo in questione l’avrebbe conferito, non credo se lo sarebbe tenuto. Quindi significa che non lo avevano....e visto quel che avevano in collezione di raro o unico , la faccenda di questa mancanza è curiosa anziche no....
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